Solvibilità

La misurazione della solvibilità avviene principalmente tramite indicatori finanziari specifici calcolati su dati di bilancio. L’indice più utilizzato è il rapporto di debito/patrimonio netto (debt-to-equity ratio), che confronta i debiti totali con il capitale proprio; valori elevati indicano maggiore dipendenza da finanziamenti esterni e minore solvibilità. Il coefficiente di autonomia finanziaria, dato dal rapporto patrimonio netto/totale attivo, misura la percentuale di attivi finanziati da capitale proprio; valori superiori al 40-50% segnalano generalmente buona solvibilità.

Un ulteriore indicatore è il rapporto di copertura degli interessi (EBIT/oneri finanziari), che valuta la capacità dell’azienda di pagare gli interessi sui debiti con il reddito operativo. Infine, il rapporto tra attivi non correnti e passivi non correnti (indice di solvibilità strutturale) esamina la sostenibilità dei finanziamenti a lungo termine con investimenti durevoli. Una solvibilità robusta è generalmente caratterizzata da debt-to-equity inferiore a 1-2, autonomia finanziaria superiore al 40%, e capacità di copertura degli interessi superiore a 2-3 volte.​

Solvibilità: fattori che la influenzano

Numerosi fattori determinano il livello di solvibilità di un’azienda. La struttura dei costi (fissi vs. variabili) incide sulla redditività operativa e sulla capacità di generare flussi di cassa; aziende con costi fissi elevati affrontano maggiori rischi se la domanda cala. La composizione dei ricavi, distinguendo tra proventi stabili e ricorrenti versus occasionali, influisce sulla prevedibilità dei flussi finanziari. La qualità degli attivi è critica: immobilizzazioni obsolete o difficilmente liquidabili riducono la reale solvibilità, mentre crediti clienti scaduti o problematici assorbono risorse senza corrispondere a liquidità effettiva.

La gestione della tesoreria, il ciclo operativo (tempo tra acquisto materie prime e incasso vendite), e l’efficienza nella rotazione degli asset impattano significativamente sulla solvibilità concreta. Inoltre, fattori macroeconomici (tassi di interesse, cicli economici, inflazione) e settoriali (competitività, innovazione, normative) modellano continuamente il profilo di solvibilità delle imprese. Una scadenza concentrata di debiti importanti, senza corrispondente generazione di flussi, rappresenta un rischio significativo per la solvibilità anche se gli indici teorici risultano adeguati.​

Solvibilità e accesso al credito bancario

Le banche valutano la solvibilità di un’azienda come parametro fondamentale nella concessione di crediti. Una solvibilità elevata e stabile riduce il rischio di default, permettendo condizioni di finanziamento più favorevoli (tassi inferiori, importi maggiori, scadenze più lunghe). Al contrario, aziende con solvibilità compromessa affrontano tassi di interesse elevati, limiti di importo, e possono vedersi negare il credito totalmente. Rating agenzie e sistemi di credit scoring utilizzano indicatori di solvibilità come elementi decisivi nella valutazione del merito creditizio.

La solvibilità è inoltre elemento di attenzione nella due diligence di acquisizioni e fusioni: acquirenti valutano la solidità patrimoniale della target company per evitare di ereditare debiti insostenibili. Fornitori e partner commerciali, quando accordano termini di pagamento differito, valutano implicitamente la solvibilità del cliente, adattando margini di credito e condizioni contrattuali al rischio percepito. Questo ruolo cruciale rende essenziale per le aziende monitorare costantemente la propria solvibilità e adottare politiche di gestione finanziaria che la mantengano su livelli sostenibili.​

Solvibilità: strategie di miglioramento

Aziende con solvibilità compromessa possono attuare strategie di miglioramento strutturato. L’aumento di capitale (ricapitalizzazione) rinforza il patrimonio netto, migliorando il rapporto debiti/patrimonio. La riduzione del debito tramite rimborsi prioritari o negoziazione con creditori (ristrutturazioni) alleggerisce la leva finanziaria. Miglioramenti operativi che aumentino redditività e flussi di cassa, come ottimizzazione dei costi, diversificazione dei ricavi e innovazione di prodotto, sono fondamentali per generare la capacità di servire il debito e accumulare risorse interne.

Gestione attiva del ciclo operativo (riduzione giorni di credito clienti, ottimizzazione magazzino, negoziazione con fornitori) libera liquidità senza richiedere ricapitalizzazioni. Separazione tra attività core (generatrici di valore) e non-core, con eventuale cessione di quest’ultime, consente concentrazione di risorse. Una corretta strutturazione del piano finanziario pluriennale, con proiezioni credibili di cassa e debito, rappresenta il fondamento per dimostrare a banche e creditori il percorso di recupero della solvibilità.​