fbpx

Per cassa o per competenza?

Per cassa o per competenza?

Ci sono vari modi di tenere i conti per conoscere l’andamento dell’attività e quando la prima nota era sostanzialmente il metodo principale con cui venivano registrati i movimenti contabili che interessavano cassa e banca, i totali riportati dopo ogni operazione venivano letti per sapere quanto c’era in cassa e in banca. Si trattava di un conto preciso sotto il profilo aritmetico, mentre sotto quello della gestione poteva portare a errori grossolani: avere dei soldi in cassa o in banca non rappresentava in alcun modo una situazione di attivo. Era unicamente una “fotografia istantanea” dei flussi di cassa e banca, quasi come guardare i soldi presenti nel cassetto. Nonostante queste situazione siano qualcosa del passato, tutt’oggi ci si pone la domanda su come gestire i propri conti, per cassa o per competenza?

Per cassa o competenza: ai tempi della prima nota

Molti anni fa, però, non era ancora nato il complesso meccanismo dei pagamenti dilazionati, ideati da alcune grandi aziende italiane per ottenere dai fornitori una forma occulta di finanziamento. Prima di questa trasformazione nei termini di pagamento, il tempo che trascorreva tra l’acquisto dei beni destinati alla trasformazione o alla rivendita e il momento della vendita con relativo incasso rappresentava nella sostanza la necessità di disporre di un capitale operativo

Il capitale richiesto da questi acquisti e costi operativi poteva essere ottenuto tramite fidi bancari, con costo del denaro a due cifre che potevano anche raggiungere il 20% annuo. Castelletti, fidi, ricevute bancarie, cambiali e altre soluzioni permettevano di lavorare. Mandare il conto “in rosso” non solo era possibile, ma aveva un preciso trattamento a livello di costi bancari e interessi in dare. Con l’introduzione dei termini di pagamento con rateizzazione a due o più mesi, le banche offrono soluzioni cuscinetto come le Ricevute bancarie e il finanziamento contro fattura. 

Pagamenti dilazionati

Inizia così la “guerra” dei pagamenti in cui clienti e fornitori cercano di scaricare fra loro e sulle banche le varie dilazioni di pagamento, generando per le banche significativi profitti e per molte aziende una forma di finanziamento sulle spalle dei fornitori che si trovano così a dover assorbire dei significativi costi finanziari. 

Alla luce di tutte queste complesse dinamiche diventa quindi chiaro che i soldi nel cassetto o in banca non sono più un parametro che definisce la salute dell’azienda. Nascono i concetti di esposizione con clienti e fornitori, a cui vanno sommati quelli di fiscalità intesa come riprese e competenze. Soprattutto su questi ultimi concetti l’Italia non brilla per chiarezza e stabilità creando nel corso degli anni ‘90 e 2000 una serie quasi annuale di aggiustamenti e revisioni delle norme in nome dell’anti evasione che poi diventa anche anti elusione.

Le riprese fiscali

Tradotto in pratica, per il Fisco tutta una serie di spese non sono più imputabili ai costi, oppure sono assoggettate ad ammortamento su più anni e via dicendo. Un caso da manuale è il pranzo con un cliente o un potenziale acquirente che come spesa di rappresentanza viene trasformato in un ammortamento pluriennale a meno che l’attività non rientri in poche specifiche categorie. 

I flussi di cassa, della banca e quanto invece diventa contabilmente un profitto o una perdita si complica significativamente e porta l’imprenditore e l’artigiano ad applicare un diverso approccio alla gestione dell’azienda. Si abbandona la cassa a favore di un calcolo basato su tempi di pagamento, esposizione, tipo di merce o servizio acquistati e altro ancora. Si acquista un bene per rivenderlo o si acquista per utilizzarlo nel processo produttivo? Le attrezzature tecniche e i mobili come vanno gestiti? Entra in campo il concetto di competenza, ovvero la fruizione di un bene o di un servizio nel tempo di esistenza dell’azienda. Il Fisco provvede a regolamentare questo aspetto introducendo i beni materiali e immateriali ammortizzabili, quelli scaricabili entro l’anno e comunque i ratei relativi all’effettivo utilizzo all’interno dell’anno fiscale. Questo vale anche per servizi in abbonamento acquistati o ceduti, dove l’importo va ripartito sulle mensilità e attribuito ai mesi di effettiva fruizione, sempre all’interno dell’anno fiscale.

Ratei e risconti

I due strumenti contabili che si prendono cura di questi concetti sono i ratei e i risconti. Un rateo è una quota di entrata (rateo attivo) o di uscita (rateo passivo) futura che misura ricavi o costi già maturati, ma non ancora rilevati, mentre il risconto è una quota di costo (risconto attivo) o di ricavo (risconto passivo) non ancora maturata, ma che ha già avuto la sua manifestazione finanziaria.

Tutto questo diventa particolarmente rilevante nel momento in cui la fatturazione elettronica mette dei termini precisi alle date in cui possono essere imputate le fatture emesse e quelle ricevute.

Per cassa o competenza: gli ammortamenti

I beni durevoli sono gestiti attraverso il meccanismo degli ammortamenti, ovvero si presuppone che la loro fruizione prosegua nel corso degli anni e pertanto il loro costo viene attribuito a più anni se il loro costo di acquisto è superiore a 516.46 euro al netto dell’IVA. A seconda della natura del bene, lo Stato ha una serie di agevolazioni atte all’ammodernamento delle imprese e dei professionisti e il continuo rinnovo e ampliamento dei termini va attentamente considerato con il supporto di un fiscalista esperto, così da non perdere le opportunità messe a disposizione.

Un altro principio da non sottovalutare è quello di pagare nell’anno fiscale quello che effettivamente potrebbe essere scaricato e in questo caso i servizi finanziari di noleggio operativo e leasing permettono di allineare le spese scaricabili con l’utilizzo del bene. In altre parole conviene di più noleggiare che acquistare, anche se si ha la disponibilità economica per un acquisto immediato.

La competenza è indispensabile

Ogni fattura di acquisto e di vendita vanno qualificate in base alla loro reale natura e non si può più lavorare semplicemente inserendole come costo o ricavo. Ogni movimento va visto per quello che è: un bene destinato alla rivendita, oppure un bene strumentale, un servizio o un investimento tecnologico e molto altro ancora. In base alla sua natura va quindi gestito temporalmente nel modo opportuno, mettendolo in un flusso finanziario che ne tenga conto.

Possiamo quindi rispondere alla domanda “per cassa o per competenza?” nel seguente modo: i soldi in banca o in cassa (anche se ormai il contante è quasi un ricordo) non sono un indicatore affidabile, mentre un opportuno calcolo per competenza di tutti i vari movimenti in entrata e uscita è quello che ogni imprenditore dovrebbe sempre avere sotto mano.

Con FatturaPRO.click stiamo operando sulla nostra piattaforma per rispecchiare in modo sempre più preciso e affidabile questa situazione, offrendo ai nostri abbonati una rappresentazione grafica dei flussi tenendo conto di tutti questi aspetti di competenze e ammortamenti.

Link a: ApprofondimentiLink a: ApprofondimentiLink a: Parliamo di business, dall’inglese all’italianoLink a: Da SapereLink a: Da Sapere
Link a: Parliamo di business, dall’inglese all’italiano

Link a: Approfondimenti
Link a: Da Sapere