Regime IVA per cassa
Il regime IVA per cassa anche conosciuto come cash accounting è entrato in vigore a partire dalla fine del 2012 ed è un regime alternativo a quello IVA ordinario o per competenza.
Come funziona?
Questo regime è stato creato soprattutto per tutelare le PMI e i piccoli imprenditori. Spesso accade che questo tipo di attività o di lavoratori non siano pagati nei tempi prestabiliti.
Per questa ragione chi adotta questo regime può calcolare l’ammontare periodica dell’IVA da versare, considerando solo le operazioni per le quali l’incasso o l’esborso di denaro è già avvenuto. Questo significa che la liquidazione periodica dell’IVA, in questo regime, tiene conto del momento stesso di pagamento del corrispettivo, per individuare il mese o il trimestre di riferimento.
Invece se il pagamento avviene con modalità diverse dal contante (bonifico, carta di credito, ricevute bancarie, ecc.), sono di riferimento i documenti contabili prodotti che attestino l’avvenuto accredito dei corrispettivi su fattura elettronica emessa.
Come far parte del regime IVA per cassa?
Per poter aderire al cash accounting (sottoscrivibile sia ai privati, che soggetti esercitanti attività d’impresa, arte e professioni) bisogna rispettare i seguenti requisiti:
- Non aver superato un fatturato di 2 milioni di euro nel precedente periodo di imposta;
- Appartenere solo al regime IVA per cassa e non ad altri (come ad esempio quello del margine);
La registrazione avviene tramite la dichiarazione IVA annuale e ha un durata di tre anni.
Le fatture elettroniche e il regime IVA per cassa
Per la fatture di cash accounting è necessario scrivere la seguente dicitura:
“Operazione con IVA per cassa, come previsto dell’art. 32 bis del D.L. 83/2012, convertito in Legge 134/2012”.
La fatturazione elettronica prevede una specifica sezione nel file XML “DatiAnagraficiCedenteType” il rigo RF17 IVA per cassa (art. 32-bis, D.L. 83/2012).