Liquidazione giudiziale
La liquidazione giudiziale è una procedura concorsuale introdotta dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019), che sostituisce il precedente istituto del fallimento. Destinata alle imprese commerciali in stato di insolvenza irreversibile, ha l’obiettivo di liquidare il patrimonio aziendale per ripartire il ricavato tra i creditori in modo ordinato e trasparente. A differenza del fallimento, la liquidazione giudiziale introduce un approccio più neutro, con maggiore attenzione alle soluzioni alternative di risanamento, ma si attiva quando ogni tentativo di salvataggio risulta impraticabile.
Quando si applica la liquidazione giudiziale?
La procedura è avviata quando un’impresa commerciale:
- Non è in grado di far fronte ai debiti (stato di insolvenza), dimostrato da inadempimenti o altri indicatori oggettivi (es. protesti, pignoramenti).
- Supera la soglia minima di debiti scaduti e non pagati (almeno 30.000 euro).
- Non rientra in categorie escluse (start-up innovative, imprese minori, enti pubblici).
La richiesta può essere presentata dal debitore, da un creditore, dal pubblico ministero o da organi di vigilanza. Il tribunale competente valuta i presupposti ed emette una sentenza dichiarativa, nominando un curatore per gestire la procedura.
Fasi della liquidazione giudiziale
- Apertura della procedura:
Con la sentenza, il tribunale nomina il curatore, che redige l’inventario dei beni e sospende l’attività gestionale dell’imprenditore. Viene pubblicata la dichiarazione di insolvenza nel Registro delle Imprese . - Liquidazione dell’attivo:
Il curatore vende i beni aziendali (immobili, macchinari, crediti) attraverso aste o trattative private. L’obiettivo è massimizzare il ricavato per soddisfare i creditori. - Ripartizione del passivo:
I crediti sono soddisfatti in base alla graduatoria legale:- Creditori privilegiati: dipendenti, fisco, istituzioni finanziarie con garanzie reali.
- Creditori chirografari: fornitori, clienti, altri creditori non garantiti.
- Chiusura:
Redatto il bilancio finale, il tribunale dichiara la cessazione della procedura e cancella l’azienda dal Registro delle Imprese. Eventuali residui attivi sono distribuiti ai soci.
Differenze con il fallimento
Sebbene la liquidazione giudiziale sostituisca il fallimento, le differenze sono principalmente terminologiche e procedurali:
- Priorità al risanamento: Il Codice della Crisi privilegia strumenti di composizione negoziata (es. accordi di ristrutturazione) prima di avviare la liquidazione.
- Ruolo attivo del curatore: Ha maggiori poteri per verificare l’esistenza di soluzioni alternative alla liquidazione.
- Soglie dimensionali: L’esclusione per imprese minori mira a evitare procedure costose per realtà con debiti ridotti.
Esempio pratico
Un’azienda manifatturiera accumula debiti per 600.000 euro (300.000 verso una banca con ipoteca su macchinari, 200.000 verso fornitori e 100.000 per stipendi arretrati). Il tribunale dichiara la liquidazione giudiziale.
- Fase 1: Il curatore vende i macchinari per 250.000 euro e un immobile per 200.000 euro.
- Fase 2: Riparte il ricavato:
- 250.000 euro alla banca (creditore privilegiato con garanzia reale).
- 100.000 euro ai dipendenti (privilegio sui crediti di lavoro).
- 100.000 euro rimanenti sono distribuiti ai fornitori, che ricevono il 33% del credito (100.000/300.000).
- Fase 3: L’azienda viene cancellata dal Registro, e i soci non ricevono nulla per l’insufficienza dell’attivo.
Conseguenze per l’imprenditore
- Perdita del controllo: L’imprenditore non può più gestire l’attività o disporre dei beni.
- Responsabilità personali: In casi di gestione fraudolenta, rischia azioni legali per risarcimento danni.
- Iscrizione in pubblici registri: La sentenza è trascritta nel Registro delle Protesti e nel CRIF, con impatto negativo sulla reputazione creditizia.
La liquidazione giudiziale rappresenta l’extrema ratio per gestire il dissesto di un’impresa, garantendo una ripartizione equa delle risorse tra i creditori. Sebbene sia un percorso complesso e irreversibile, il Codice della Crisi mira a bilanciare tutela creditoria e possibilità di recupero, incentivando interventi tempestivi prima del collasso definitivo. Per le aziende, la lezione è chiara: monitorare gli indicatori di crisi e agire prima che l’insolvenza diventi insormontabile.
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