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Le basi del commercio elettronico

Le basi del commercio elettronico

Oggi siamo tutti abituati a utilizzare il nostro smartphone per cercare prodotti e servizi in qualsiasi momento della giornata e da qualsiasi luogo. Che si tratti della spesa quotidiana, di una cenetta a base di sushi o dell’acquisto di un monitor per l’ufficio, siamo certi che qualcuno online saprà rispondere alla nostra richiesta. Il fenomeno del commercio elettronico si è sviluppato negli anni partendo da alcune realtà particolarmente presenti, come ad esempio eBay e Amazon.

Prima della regolamentazione da parte del Fisco di queste realtà, in molti si sono inventati “venditori online” un po’ per hobby e un po’ per allargare la propria cerchia di clienti.  Con il proliferare dei venditori semiprofessionali, il Fisco ha pensato di mettere dei precisi paletti a queste attività, definendo il numero massimo e l’importo massimo annuali oltre ai quali scattava la necessità di aprire una partita IVA ed entrare a pieno titolo nel mondo del commercio.

Il primo aspetto che caratterizza il commercio online rispetto a quello di prossimità è la possibilità di servire un mercato ampio (nazionale e potenzialmente internazionale) con un costo di gestione limitato: al posto di un affitto per il locale, si ha un costo per la gestione della logistica e delle spedizioni; la “bellezza” del negozio si trasferisce dal mondo reale a quello di un bel sito chiaro e attraente.

L’altra faccia della medaglia diventa la reperibilità, dove un buon posizionamento sul territorio – spesso pagato con un affitto più elevato – nel mondo dell’online equivale alla presenza su un marketplace o all’investimento in pubblicità. La rete, infatti, non fa favori e sconti a nessuno: puoi avere il miglior prodotto sul mercato senza che il tuo cliente riesca a trovarti e solo con una opportuna politica di marketing diventa possibile raggiungere il proprio cliente.

Negozio fisico e negozio virtuale

Quante volte ci siamo recati in un centro commerciale e abbiamo ceduto all’acquisto d’impulso? Una vetrina ben allestita, un cartello con uno sconto interessante e magari un prodotto vicino a quello che avevamo in mente di acquistare sono tutti fattori che permettono ancora oggi ai negozi tradizionali di avere successo. Diverso è il discorso per chi non si trova all’interno di queste strutture e deve cercare di portare la clientela attraverso la pubblicità e il passaparola. 

Questo è molto simile a quanto succede online: chi si trova in un marketplace ha la possibilità che il suo prodotto esca nelle ricerche, mentre chi ha un sito proprio rischia di non essere trovato e pertanto deve creare una propria clientela investendo in marketing e promozioni.

Ovviamente sia il centro commerciale, sia il marketplace chiedono una percentuale sul giro di affari in cambio della presenza all’interno di un ambiente con una elevata pedonabilità (reale o virtuale)

Circa il tipo di merce che si presta meglio a uno o all’altro tipo di vendita, è facile intuire che quando la valutazione personale fa parte del processo di acquisto, le dinamiche vanno aggiustate di conseguenza. Facciamo qualche esempio…

Un capo di abbigliamento può avere una vestibilità diversa anche se la taglia è quella dichiarata e per questo chi vende abiti e indumenti solitamente offre un servizio che prevede il cambio per taglia non adatta o per altri problemi di vestibilità e in questo modo riesce a competere con gli acquisti fatti nei negozi fisici; chi vende prodotti sfusi come frutta e verdura offre una clausola di sostituzione nel caso il prodotto ricevuto sia ritenuto di qualità non adeguata, sia danneggiato o non corrisponda a quanto visualizzato sul sito.

Un telefonino o un monitor non sono invece soggetti a un processo di valutazione qualitativa o personale dato che si tratta di prodotti di consumo dei quali sono note caratteristiche e prestazioni.  In questo caso vale il Codice del Consumo che prevede alcune norme specifiche per gli acquisti online come il diritto di recesso.

Chi paga il trasporto nel commercio elettronico?

Questo è probabilmente l’argomento più delicato relativamente al commercio elettronico di beni: quando il cliente vuole restituire o far sostituire il bene, quando c’è una discrepanza tra  quanto ordinato e quanto ricevuto (errore nella fornitura) o più semplicemente il corriere ha danneggiato il bene, cosa si può fare? Quali sono i diritti e i doveri di ciascuna delle parti in causa (venditore, acquirente e trasportatore)?

Non si tratta di un tema di facile soluzione, ma come accade spesso, è la politica del venditore a fare la differenza: più si offre un trattamento di riguardo all’acquirente e più si riesce a vincere la resistenza psicologica che rende l’acquisto online meno “d’impulso” rispetto al negozio. Ovviamente non tutti gli acquirenti sono animati dalle migliori intenzioni e allo stesso modo non tutti i commercianti brillano per trasparenza e correttezza. I social sono pieni di “consigli” per trarre il massimo beneficio come acquirenti e i negozianti spesso offrono clausole di vendita non proprio di favore. Nel mezzo troviamo comunque la maggior parte dei clienti e dei venditori.

Tornando al trasporto, chi fa vendite online solitamente ha accordi con corrieri e servizi di consegna a domicilio a seconda della distanza da coprire, disponendo di tariffe preferenziali negoziate in base ai volumi. Nel caso di un reso è quindi importante che si offra il servizio al cliente con le proprie tariffe preferenziali, sempre che si voglia addebitare il servizio.

In un negozio, il cambio merci non ha un costo, ma solo delle condizioni per la restituzione del bene ed è per questo che ancora i “saldi” sono oggetto di grande interesse per i clienti dei negozi fisici. I volumi dei famosi “Black Friday” sono elevati, ma anche quelli dei saldi di fine stagione hanno volumi di tutto rispetto, soprattutto grazie alla possibilità di vedere la merce prima dell’acquisto che, in molti casi, si basa su un budget di spesa e non su una specifica necessità. 

Cosa serve per vendere online?

Partendo dal presupposto che abbiate già definito il settore merceologico e la vostra presenza online come parte di un marketplace o con un sito proprio, che abbiate definito gli aspetti della logistica e costruito una presenza online dove tutto è ben documentato, spiegato, illustrato e presentato, è essenziale che gli aspetti fiscali siano integrati nella vostra soluzione così da offrire al cliente un’esperienza d’acquisto lineare, rapida e semplice.

Una volta si prevedeva il pagamento differito con bonifico, mentre oggi la maggior parte degli e-commerce sono integrati con qualche soluzione di pagamento online, allo stesso modo l’emissione del corrispettivo o della fattura deve avvenire in modo automatico e con la certezza che i dati richiesti siano quelli necessari a produrre il documento fiscale richiesto dal cliente.

La legge prevede chi opera esclusivamente online possa evitare l’emissione del corrispettivo a ogni vendita, provvedendo solo a una registrazione dei totali giornalieri suddivisi per aliquota su un registro dei corrispettivi cartaceo o elettronico. Di fronte a un processo quasi integralmente automatizzato e digitale, la presenza di un passaggio su carta appare come una stonatura e per questo è vivamente consigliato adottare una soluzione che permette di evitare in toto il registro. Con FatturaPRO.click questo si ottiene attivando l’emissione di un Documento Commerciale Online a ogni transazione, quando non sia addirittura richiesta fattura dal cliente. In questo modo il registro dei corrispettivi non è più necessario e tutti i dati per la dichiarazione IVA e i versamenti sono prodotti in modo automatico.

In pratica, non si può pensare a un’attività di commercio elettronico senza aver attivato tutte le procedure necessarie all’espletamento degli adempimenti fiscali, con un occhio di riguardo alle soluzioni che possono ridurre al minimo gli interventi manuali

A titolo esemplificativo, possiamo consigliare a un negozio fisico che offre anche la vendita online, dove ogni attività di commercio elettronico va gestita come se fosse una vendita fisica, di emettere uno scontrino a ogni transazione portata a termine online. 

Chi invece non ha un negozio fisico può dotarsi di una soluzione per l’emissione di corrispettivi o fatture a ogni transazione portata a termine per evitare il registro dei corrispettivi. In questo caso, appare chiaro che l’automazione sia la soluzione più pratica, dato che ogni piattaforma di commercio elettronico offre la possibilità di utilizzare dei plug-in specifici.

In particolare, la nostra piattaforma FatturaPRO.click si interfaccia con le soluzioni di commercio elettronico più diffuse come PrestaShop, WooCommerce e Shopify. Con la nostra piattaforma, chi vende online ha la possibilità di gestire le vendite con l’automazione totale o verificando ciascun ordine per confermarlo.

Pensare alla crescita di un commercio elettronico

Anche se può sembrare un controsenso, cercare di individuare il proprio mercato anche in termini territoriali, bilanciando i costi di trasporto rispetto al valore dei beni venduti, oppure considerando la deperibilità dei beni venduti e, conseguentemente, limitare l’area servita è un buon punto di partenza per evitare errori e scontentare la clientela.

La rete ha una memoria molto lunga e bastano poche recensioni negative per pregiudicare l’attività; la tentazione di “globalizzarsi” è certamente forte, ma una buona dose di realismo e senso pratico va comunque messa in conto.

I tempi e i costi di trasporto sono i limiti con i quali vi dovete sempre confrontare a meno che non vendiate beni immateriali, che possono usufruire di una consegna online.

Crescendo, nel tempo potrete affrontare il tema della logistica, distribuendo sul territorio dei centri di smistamento, ma questo vi auguriamo sia la vostra prossima preoccupazione grazie al successo conseguito.

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