POS di nuova generazione: il gancio tra negozio offline e online

POS: Porta aperta tra due mondi, Online e Offline. 

Solo pochi anni fa, il POS era visto come il male assoluto. Qualcosa di dolorosamente necessario, da osteggiare il più possibile.

Negli ultimi 5 anni, tuttavia, Banca d’Italia ha registrato un incremento di terminali pari a oltre mezzo milione di unità.

In parte, sicuramente, lo si deve al fatto che molti esercenti si sono rivolti a sistemi di pagamento alternativi, con formule più convenienti a seconda delle transazioni.

Ma non è certamente solo questo il motivo, anche perché proprio in funzione di una diversificazione dell’offerta, molti terminali dei circuiti tradizionali sono stati dismessi.

Cos’è cambiato? Cosa è veramente successo? E perché questo trend è incredibilmente importante per te?

Entriamo subito nel vivo per scoprirlo.

Il tessuto imprenditoriale italiano e il concetto di costo-beneficio

Non è la prima volta che, in questa rubrica, affrontiamo l’argomento del POS nelle sue nuove declinazioni e funzionalità.

Sappiamo bene che, anzitutto, l’oggetto “terminale” è proprio cambiato, in una evoluzione generazionale che l’ha visto passare da semplice terminale digitale-analogico, a “punto di contatto intelligente” con la clientela, anche grazie alla rivoluzione in essere sui registratori di cassa.

Ma noi italiani non siamo così attratti da questo genere di innovazione. E, al tempo stesso, siamo molto avversi alle imposizioni dello Stato.

In questa riflessione mi ci metto anche io, sia chiaro.

Specie quando abbiamo la sensazione di dover pagare noi, di tasca nostra, il costo del cambiamento.

Eppure, già con la Fatturazione Elettronica è successo qualcosa di simile: da legge ostile e contestatissima, siamo arrivati a 6 anni di distanza dalla sua entrata in vigore senza che nessuno si sia smaterializzato. 

Nel caso del POS, ciò che ha permesso al cambiamento – ancora in corso – di prendere vita, è qualcosa di ulteriormente diverso.

Il tessuto di esercenti e piccoli imprenditori italiani ha capito il principio di costo- beneficio.

Il POS è una rottura. Costa in commissioni, costa in canoni e costa in manutenzione, per quanto i prezzi si siano calmierati, proprio in funzione dell’arrivo di diversi player alternativi.

Però, oltre ad essere comodo per il cliente pagante, ha un altro risvolto che lo ha reso via via sempre più accettabile e accettato.

Il POS è diventato un dispositivo intelligente, che può trasmettere dati e dare vita a dei piccoli processi che possono ripagare tutti i fastidi che comporta.

POS: Automazione fiscale… e non solo

Grazie alla nuova generazione di terminali, è possibile gestire la contabilità fiscale con livelli di automazione che diventeranno sempre più profondi, con la graduale adozione dei registratori di cassa.

Gli esercenti stanno iniziando a capire che, per quanto il mantenimento di un POS sia costoso, e per quanto possa ridurre i margini di escapologia che qualche esercente ha continuato a mantenere in voga, nonostante i tempi non siano favorevoli per queste cose, il ritorno è troppo importante.

Un ritorno fatto di scontrini che vengono gestiti in automatico, di una contabilità fiscale che non richiede più ore di gestione, di chiusure di cassa, di verifica per via dei conti che non tornano.

E questi benefici piacciono. 

Arrivano a piacere persino di più rispetto ai fastidi e alle abitudini da cambiare che l’evoluzione dei POS si porta dietro.

Quindi, se consideriamo che:

  • Con i nuovi POS è aumentata la concorrenza tra player, e i canoni hanno registrato una significativa flessione (in alcuni casi anche le commissioni)
  • Ci sono meno cose da fare, perché è sempre più facile che questa nuova generazione di POS introducano automatismi fiscali graditissimi
  • Sono in molti casi anche facili da implementare, perché possono collegarsi senza fili e non richiedere più linee ISDN antiquate (e anch’esse costose),

Appare chiaro perché questi nuovi terminali risultano molto più accettati dagli esercenti e dai “piccoli imprenditori” italiani rispetto al passato.

Ad un livello che, probabilmente, non avremmo mai immaginato prima e non avremmo potuto prevedere.

Ma il POS introduce anche un ulteriore livello di automazione (e innovazione)

Proprio in virtù della sua caratteristica di “dispositivo intelligente”, il POS è anche – ormai – un pozzo di dati, che possono essere sfruttati per sviluppare l’attività in modo del tutto etico.

Questi dispositivi sono, infatti, destinati a diventare dei “touchpoint”, come si dice in gergo “tecnico” nel settore retail.

Dei punti di contatto tra l’attività e il cliente stesso.

Degli strumenti che possono condividere, in modo protetto e sicuro, informazioni preziose.

Che oltre a essere indirizzate ad Agenzia delle Entrate, possono essere condivise anche con le aree interne della tua stessa attività o piccola impresa.

In particolare con il Servizio Clienti.

So già cosa stai per pensare.

Ancora una volta, il tuo istinto italiano produce i suoi riflessi. 

Non si tratta di spiare il cliente, o di passare le sue informazioni sulle abitudini di acquisto e di pagamento a qualche entità sottobanco, per aprire chissà quale mercato di informazioni occulte.

Niente affatto! 

Possiamo, invece, reinserire queste informazioni all’interno di piccoli ecosistemi digitali che possono aiutare il cliente a vivere un’esperienza “post acquisto” migliore.

Il miglior antidoto contro il “buyer remorse”

Offrire al cliente una meravigliosa esperienza post acquisto, aiuta a calmare quel senso di rimorso che ognuno prova quando acquista qualcosa.

Far sentire il cliente coccolato e immerso in un rapporto che, senza risultare invadente e fuori luogo, è ciò che lo accompagna nei momenti successivi all’acquisto.

Ovviamente questo funziona se fatto bene e con uso di tecniche comunicative, di marketing e vendita professionali, valorizza l’acquisto senza disturbare.

Di sicuro succede anche a te di trovarti bene a contatto con il servizio di un’azienda, e ti ritrovi periodicamente a riacquistare determinati prodotti, o servizi, dalla stessa impresa, soprattutto quando questi acquisti sono associati a una sensazione di benessere.

Mettere in piedi dei sistemi che fanno proseguire questo piacere nel tempo, nei giorni successivi, mantiene il consumatore collegato alla sua fonte di benessere. Lo fa fantasticare e desiderare il giorno in cui tornerà a godersi quell’esperienza ancora e ancora.

Senza che qualche concorrente possa distrarlo e portarlo via.

OK, il POS avrà sempre più un ruolo importante in tutto questo. Perché trasmettendo i dati al Servizio Clienti, può diventare quel “touchpoint”, quel dispositivo intelligente che innesta processi automatici di marketing, di comunicazione e di offerte mirate che tengono il cliente legato.

Collegato e informato.

Senza essere né fastidiosi, né pesanti.

POS: il Ponte tra Online e Offline, dicevamo

Ma non è tutto, perché – come se fosse poco ciò che abbiamo detto – il POS diventa anche il punto di congiunzione tra il mondo fisico e il mondo online.

Tra negozio fisico e e-commerce.

Mentre leggi questa riflessione, infatti, sempre più esercenti si stanno munendo di strumenti per poter vendere online, H24 e raggiungendo clienti in tutto il mondo.

Il POS può diventare quel dispositivo capace di “agganciare”, ad esempio, un cliente occasionale, che entra in un esercizio commerciale lontano da casa, e che può innescare dei processi di marketing utili affinché questa persona lontana possa essere invogliata a comprare ancora.

Grazie all’online, per l’appunto.

Ecco perché il POS non è più un terminale di pagamento,  ma un dispositivo che proietta esercizi ed imprese verso il commercio del futuro, fatto di punti vendita fisici e e-commerce.

Vuoi ricevere una nostra consulenza per capire come puoi, anche tu, progettare il tuo ponte di connessione tra offline e online, anche se non hai un e-commerce e il tuo POS non fa (ancora) le cose mirabolanti che abbiamo raccontato qui?

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