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Fringe benefit 2024: tutte le novità sull’aumento dell’importo esentasse

Anche per l’anno 2024 sono previsti i fringe benefit per i lavoratori dipendenti, ma per poterne usufruire è necessario rispettare specifiche caratteristiche e aspetti normativi.

Innanzitutto, l’erogazione dei fringe benefit rimane facoltativa per le aziende e non rappresenta un diritto automatico dei dipendenti. Spetta infatti alla singola impresa individuare quali voci di welfare aziendale intende riconoscere ai propri lavoratori e in capo a chi.

In secondo luogo, occorre fare riferimento alle tipologie di fringe benefit previste dalla normativa fiscale 2024. Rientrano nei benefit solo alcune ben delineate categorie di beni e servizi, come ad esempio l’auto aziendale, i buoni pasto e i rimborsi per utenze o spese di casa, calcolati sempre entro un preciso tetto di esenzione.

Bisogna inoltre considerare che i fringe benefit, pur contribuendo ad integrare la retribuzione dei dipendenti, devono essere erogati nel rispetto della disciplina sulla fatturazione elettronica e della normativa sul lavoro. Il loro ammontare complessivo non può comunque superare, per ciascun lavoratore, il limite massimo stabilito per legge, pari a 2.000 euro annui in presenza di figli a carico.

Pertanto, si può affermare come la disciplina dei fringe benefit 2024 preveda determinate condizioni e vincoli al fine di coniugare le esigenze di aziende e lavoratori nel pieno rispetto delle norme vigenti.

Fringe benefit 2024: chi può usufruirne

Il decreto legge di bilancio 2024 ha apportato modifiche sostanziali al tetto massimo dei fringe benefit che possono essere riconosciuti ai dipendenti in esenzione fiscale. I fringe benefit 2024 rappresentano una forma di retribuzione in natura che si affianca allo stipendio, concepita come beneficio accessorio erogato liberamente dal datore di lavoro. Essi offrono vantaggi fiscali sia al lavoratore, in quanto le somme ricevute non concorrono a formare il reddito imponibile, sia all’azienda che può dedurle interamente.

La legge di bilancio 2024 ha elevato il limite dei fringe benefit a 2.000 euro per i dipendenti con figli fiscalmente a carico e a 1.000 euro per tutti gli altri dipendenti. Per fruire del fringe benefit fino a 2.000 euro è necessario che il lavoratore presenti un’autocertificazione al datore indicando il codice fiscale del figlio o dei figli a carico. Mentre per il rimborso delle utenze domestiche è indispensabile esibire le fatture sostenute nel 2024, con rimborso da effettuare al massimo entro gennaio 2025.

I fringe benefit non sono un diritto ma una facoltà riservata alla libera scelta del datore di lavoro. Tipicamente essi riguardano dirigenti, quadri e personale direttivo ma nulla vieta che siano estesi anche ad altre categorie. L’azienda individua autonomamente le figure cui assegnare i benefici accessori, stabilendolo nel contratto di assunzione. Il welfare aziendale invece si differenzia poiché vale per una generalità di dipendenti. Ad esempio un’auto aziendale può spettare ai ruoli di rappresentanza mentre i buoni pasto competono verosimilmente a tutti i lavoratori. In sintesi, i fringe benefit 2024 possono essere fruiti in base alla discrezionalità aziendale.

Fringe benefit 2024

Fringe benefit manovra 2024: beni e servizi che vi rientrano

I beni e servizi che possono rientrare nei fringe benefit della manovra 2024 sono:

  1. L’auto aziendale, ovvero il mezzo fornito dall’azienda al dipendente per l’attività lavorativa e per uso personale. Il relativo beneficio viene quantificato in base alle tabelle ACI, applicando un coefficiente al costo chilometrico moltiplicato per 15.000 km annui convenzionali.
  2. Le bollette domestiche di luce, gas e acqua, nonché le spese condominiali. Tali utenze possono essere rimborsate al lavoratore entro un massimo di 2.000 euro come previsto per i fringe benefit 2024.
  3. Il rimborso degli interessi su mutui e degli affitti per la prima casa. Si tratta di una voce di benefit introdotta per la prima volta nel 2024.
  4. I buoni pasto, con un tetto di 5,29 euro per i titoli cartacei e 7 euro per quelli elettronici. Rappresentano uno strumento consolidato di welfare aziendale.
  5. Il telefono fornito dall’azienda, gli immobili locati o dati in comodato e i prestiti agevolati.
  6. Le borse di studio e i bonus carburante da 200 euro, assimilabili a veri e propri fringe benefit secondo la disciplina 2024.

Tali voci rientrano nel piano di welfare aziendale e possono essere godute dai lavoratori dipendenti con figli a carico entro il massimale di 2.000 euro individuale.

Budgeting: un concetto fondamentale per ogni impresa

Il budgeting riveste un ruolo strategico anche per le aziende tenute all’emissione di fatture elettroniche. Grazie a tale tecnica di pianificazione e controllo, è possibile programmare con accuratezza i flussi finanziari connessi alla gestione della fatturazione.

La corretta comprensione delle diverse fasi operative del budgeting risulta fondamentale per sviluppare previsioni affidabili in merito ai ricavi attesi, ai costi da sostenere per l’emissione e la trasmissione delle fatture elettroniche, nonché per la gestione dei relativi flussi di cassa in entrata.

Infatti, effettuare stime ragionevoli dei tempi e degli importi delle fatture da emettere, considerando anche eventuali ritardi nei pagamenti, risulta decisivo al fine di programmare con precisione le scadenze finanziarie aziendali.

Essendo il budgeting strutturato in varie fasi quali la raccolta dei dati, l’elaborazione delle stime e il monitoraggio periodico dei risultati, esso permette di ricavare previsioni affidabili sull’andamento della fatturazione attiva e passiva, nonché sui relativi impatti in termini di workload, costi e tempistiche di incasso. Il possesso di competenze specifiche in budgeting risulta quindi essenziale per le aziende, al fine di organizzare e gestire con efficacia i processi connessi all’emissione e alla gestione del ciclo attivo e passivo delle fatture elettroniche.

 

Budgeting significato e importanza per le aziende

Il budgeting riveste un ruolo di fondamentale importanza per una corretta gestione aziendale e per il successo del fare impresa. Attraverso tale pratica, le aziende sono in grado di pianificare nel medio-lungo periodo i propri flussi finanziari, allocando nel modo più efficiente le risorse a disposizione.

Come riportato nel testo, l’accesso al credito bancario costituisce una risorsa preziosa per aziende di grandi e piccole dimensioni, in quanto permette di scongiurare potenziali crisi di liquidità. Tuttavia, per richiedere un finanziamento in banca è necessario dimostrare di possedere un’ottica proiettata al futuro, elaborando differenti scenari possibili sulle capacità dell’impresa di generare reddito e flussi di cassa. A tal fine, risulta fondamentale saper prevedere l’evoluzione aziendale nel medio-lungo periodo e dimostrare la propria capacità di ripagare i debiti contratti.

Il budgeting consente proprio di cogliere tali obiettivi. Attraverso la proiezione di ricavi, costi, investimenti e relativi fabbisogni finanziari, le imprese sono in grado di determinare con largo anticipo l’eventuale necessità di ricorrere a fondi esterni. Ciò permette di elaborare proposte coerenti per il sistema bancario, aumentando la probabilità di ottenere condizioni favorevoli. Risulta particolarmente importante per aziende a rischio di carenza di liquidità nella gestione ordinaria. Grazie al budget preventivo di cassa è possibile prendere decisioni consapevoli su come impiegare le risorse o richiedere tempestivamente finanziamenti.

Il budgeting costituisce quindi uno strumento indispensabile per il fare impresa in contesti sempre più complessi e dinamici, consentendo flessibilità nel processo decisionale. Permette infatti di allocare in modo ottimale le risorse aziendali e compiere scelte consapevoli circa una loro eventuale redistribuzione. Risulta tuttavia necessario disporre di adeguati sistemi informativi, da cui trarre le informazioni contabili e strategiche alla base della costruzione del budget. Grazie ai recenti sviluppi dell’intelligenza artificiale, la pianificazione e analisi finanziaria consente oggi di ricavare previsioni ancora più accurate, affinate dall’interpretazione sistematica della grande mole di dati prodotta dalle imprese. Questi strumenti risultano essere la chiave del futuro del fare impresa in termini di sviluppo e rafforzamento della propria presenza nel mercato di riferimento.

Budgeting

Budgeting: presupposti, fasi operative e utilizzo della tecnologia

Il budgeting è una tecnica di pianificazione e controllo fondamentale per le imprese, in quanto consente di programmare le attività future sulla base di ipotesi ragionevoli.

La corretta elaborazione di scenari economico-finanziari sul medio-lungo periodo risulta essere un presupposto indispensabile per accedere al credito bancario, mitigando così i rischi di crisi di liquidità. Le linee guida dell’EBA sottolineano proprio l’importanza per le aziende di avere un’ottica proiettata sul futuro.

Il budgeting si sviluppa attraverso diverse fasi. In primis, è necessario che i professionisti incaricati dispongano di adeguate informazioni contabili e strategiche, da raccogliere attraverso un flusso strutturato di dati lungo la gerarchia aziendale. Un punto di partenza è costituito dall’analisi dei ricavi, cui segue l’interpretazione dettagliata delle voci contabili che descrivono la vita aziendale.

Una volta raccolte le informazioni, si procede con l’elaborazione di previsioni economiche, patrimoniali e finanziarie riguardanti i ricavi, i costi, gli investimenti e i relativi fabbisogni di capitale. Questo consente di determinare con anticipo l’eventuale necessità di ricorrere al credito esterno, formulando proposte coerenti per diminuire il rischio d’impresa.

Il monitoraggio sistematico del budget e l’identificazione tempestiva di scostamenti rispetto agli obiettivi sono essenziali al fine di garantire flessibilità e reattività del processo. A tal fine, risulta fondamentale dotarsi di idonei strumenti informatici, come software gestionali che agevolino l’interpretazione e l’organizzazione dei dati aziendali in ottica preventiva.

 

Innovazioni come l’intelligenza artificiale stanno ulteriormente potenziando le capacità di budgeting, attraverso l’uso di sistemi di pianificazione e analisi finanziaria in grado di fornire previsioni sempre più accurate, valutando anche diversi scenari di rischio d’impresa e supportando così le decisioni direzionali finalizzate allo sviluppo aziendale.

Rischio d’Impresa: tipologie e fattori determinanti

I soggetti che intendono aprire una partita IVA per esercitare in forma autonoma un’attività economica devono aver piena consapevolezza della componente di Rischio d’Impresa implicita in tale decisione. Quando si decide di fare impresa, infatti, ci si espone a rischi di natura gestionale, finanziaria e industriale connessi all’incertezza dell’iniziativa.

Principalmente i rischi riguardano la sostenibilità economica dell’attività nel tempo, l’evoluzione del contesto competitivo e normativo di riferimento, gli squilibri eventuali nella gestione amministrativa e contabile. Potrebbero altresì emergere problematiche legate al reperimento della clientela, alla volatilità dei prezzi delle materie prime e all’insorgere di concorrenti aggressivi sul mercato.

Per ridurre il grado di aleatorietà connesso all’apertura della partita IVA e alla gestione dell’impresa, risulta fondamentale un’attenta valutazione preventiva di fattibilità, conoscenza approfondita del settore e predisposizione di un business plan realistico, oltreché il ricorso a forme di tutela assicurativa. Solo così sarà possibile intraprendere con successo il percorso imprenditoriale riducendo al minimo i potenziali rischi.

Rischio di impresa: le diverse tipologie

Quando si avvia un’attività imprenditoriale è fondamentale considerare accuratamente il concetto di rischio di impresa, che può presentarsi sotto diverse forme. Rischio da mercato, rischio finanziario, rischio operativo, rischio strategico: tutte queste componenti influenzano l’andamento dell’azienda e vanno gestite adeguatamente.

Il rischio di mercato è connesso ad esempio alle fluttuazioni della domanda, all’insorgere di nuovi concorrenti, all’evoluzione delle preferenze dei consumatori. Il rischio finanziario interessa invece l’esposizione ai tassi d’interesse e la liquidità aziendale.

Ancora, il rischio operativo è legato alla possibilità di insuccessi produttivi o di interruzioni della catena di fornitura, mentre quello strategico concerne scelte manageriali che possono rivelarsi errate, come nuovi investimenti, ampliamento della gamma offerta, modifiche organizzative.

È importante che l’imprenditore sia consapevole di tutte le tipologie di rischio insite nell’attività e le tenga in considerazione nella gestione aziendale, adottando se necessarie tecniche di copertura come la diversificazione, le assicurazioni, le clausole nei contratti. Solo mitigando in modo scientifico il rischio al proprio interno è possibile massimizzare le probabilità di successo e sviluppo nel lungo termine.

Rischio d’Impresa

Rischio d’Impresa: tutti i fattori industriali, finanziari e gestionali alla sua base

Avviare un’impresa implica una sana valutazione del Rischio d’Impresa, influenzato da molteplici fattori. I rischi industriali dipendono dalle caratteristiche del settore di attività e dalla sua ciclicità. Un contesto maturo e saturato presenta maggiori insidie rispetto ad un mercato in forte espansione.

I fattori finanziari rivestono un ruolo di primaria importanza per la valutazione del rischio connesso all’avvio di un’impresa. In particolare, la disponibilità iniziale di capitale proprio è fondamentale per affrontare la fase di start-up, sostenendo i costi di avviamento e primo funzionamento in attesa che l’attività decolli.

Anche la struttura dei flussi di cassa prevista, con la tempistica di incasso delle vendite e di pagamento dei fornitori, incide significativamente: squilibri di cassa potrebbero portare a problemi di liquidità.

Rilevante risulta altresì la modalità di finanziamento prescelta, ad esempio attraverso ricorso ad investitori esterni o al sistema bancario: in tal caso, andrà valutato attentamente il grado di indebitamento risultante e la sostenibilità degli oneri finanziari.

Una buona strutturazione di questi elementi fondanti è fondamentale per ridurre l’aleatorietà dell’iniziativa imprenditoriale e assicurarne la tenuta economico-finanziaria nel medio-lungo termine. Una dotazione patrimoniale solida e l’apertura di una partita IVA costituiscono presupposti più favorevoli per superare le eventuali crisi di liquidità.

Rilevanti infine i profili gestionali: competenze ed esperienza imprenditoriale, capacità manageriale, organizzazione aziendale e qualità del business plan. Scelte strategiche errate o sottovalutazione dei rischi possono minare la solidità di una startup.

Mitigare tali componenti di rischio richiede approfondita analisi preventiva e costante monitoraggio nel tempo, adottando ove necessario tecniche di copertura per ridurre al minimo il grado di incertezza connaturato ad ogni attività d’impresa.

Fondo transizione industriale: cos’è, come funziona e quali sono i requisiti di ammissione

Il Fondo transizione industriale rappresenta uno strumento fondamentale per supportare i processi di ammodernamento e sostenibilità del tessuto produttivo italiano. Gestito dal Ministero dello Sviluppo Economico, il Fondo mette a disposizione delle imprese manifatturiere risorse economiche rilevanti per intraprendere quei cospicui investimenti pluriennali necessari a ridisegnare i modelli produttivi in un’ottica di eco-compatibilità.

Parliamo di progetti altamente innovativi e complessi dal punto di vista tecnologico-industriale, finalizzati a innalzare gli standard di efficienza energetica, adottare soluzioni per l’economia circolare, utilizzare nuovi materiali ecocompatibili, ridurre le emissioni inquinanti. Interventi strutturali di questa portata richiedono ingenti capitali che poche imprese potrebbero sostenere con mezzi propri.

Il Fondo per la transizione industriale si rivela dunque uno strumento imprescindibile per agevolare concretamente la sostenibilità del settore manifatturiero nazionale, fornendo un adeguato supporto finanziario sia nella forma di finanziamenti a tasso agevolato che sotto forma di contributi a fondo perduto. Ciò consente alle aziende industriali di affrontare con maggiori risorse e tempistiche più efficienti la duplice sfida della riconversione ecologica dei processi e del rilancio competitivo sui mercati internazionali.

Fondo transizione industriale: cos’è, obiettivi generali e le finalità

Il Fondo per la transizione industriale è uno strumento gestito dal Ministero dello Sviluppo Economico al fine di promuovere e supportare i processi di ristrutturazione e riconversione del tessuto produttivo manifatturiero nazionale verso un modello di sviluppo economico più sostenibile ed eco-compatibile.

Istituito in attuazione dell’articolo 37-decies del decreto-legge n.34/2020, il Fondo consente il finanziamento agevolato di ingenti investimenti pluriennali delle imprese volti alla transizione del proprio apparato industriale verso tecnologie e modelli produttivi a minor impatto ambientale, in un’ottica di economia circolare.

Gli obiettivi perseguiti sono principalmente l’aumento dell’efficienza energetica dei processi, la riduzione dell’impronta carbonica, il riutilizzo e riciclo intelligente delle risorse, la sostituzione dei cicli produttivi più vetusti e inquinanti con nuove soluzioni green based. Ciò al fine di accelerare la riconfigurazione dell’industria manifatturiera italiana secondo parametri di eco-sostenibilità e compatibilità ambientale.

Fondo transizione industriale

Fondo per la transizione industriale: modalità di accesso e requisiti

Per poter accedere alle risorse del Fondo transizione industriale, le imprese devono presentare dei progetti di investimento che rispettino alcuni requisiti chiave:

  1. Gli investimenti proposti devono riguardare la riconversione dei processi produttivi verso soluzioni a minor impatto ambientale, nel rispetto dei criteri di economia circolare.
  2. L’investimento complessivo ammissibile non può essere inferiore a 30 milioni di euro e deve essere realizzato entro 18 mesi dalla data di concessione del finanziamento.
  3. Le imprese devono avere sede legale in Italia, almeno 250 dipendenti e un fatturato annuo superiore a 50 milioni di euro.
  4. Le agevolazioni prevedono un mix di finanziamenti a tasso agevolato e contributi a fondo perduto. Tutti devono essere in misura compatibile con le norme UE sugli aiuti di stato.
  5. È necessario presentare una dettagliata relazione illustrativa del progetto e dei suoi impatti in termini di sostenibilità.
  6. Sono valutati positivamente gli investimenti in sinergia con attività di R&S e con altre imprese del territorio.

Fondo per il sostegno alla transizione industriale: Modalità di accesso e requisiti

Il Fondo per la transizione industriale mette a disposizione delle imprese due distinte tipologie di agevolazioni: finanziamenti a tasso agevolato e contributi a fondo perduto. I finanziamenti prevedono la concessione di prestiti, da parte di banche e intermediari finanziari accreditati, per una quota fino al 50% dell’investimento ammissibile. Questi sono da restituire in un arco di tempo massimo di 15 anni. I contributi a fondo perduto sono invece erogati direttamente dallo Stato. Servono a coprire fino al 25% dell’investimento, in conformità alla normativa europea sugli aiuti di Stato. Sono ammissibili le spese relative a impianti, macchinari e attrezzature, programmi informatici, opere murarie e impiantistiche, investimenti immateriali, attività di R&S.

La procedura prevede la presentazione di una dettagliata relazione di progetto, documentazione contabile societaria e certificazioni attestanti il rispetto dei requisiti dimensionali. L’accesso è garantito a imprese di capitali con unità produttiva nazionale. Queste devono avere un organico medio dei 250 dipendenti e fatturato annuo superiore a 50 milioni di euro negli ultimi due esercizi.

Flussi finanziari: quali sono, a cosa servono e come equilibrarli

I flussi finanziari rappresentano la componente di liquidità di un’impresa, cioè la capacità di gestire le proprie risorse monetarie nel breve periodo. Una corretta gestione dei flussi finanziari è fondamentale per la sostenibilità e la crescita di un’azienda. Le entrate finanziarie principali di un’impresa sono i ricavi delle vendite dei suoi prodotti e servizi, mentre le uscite finanziarie riguardano costi operativi, investimenti, pagamenti di debiti e altre spese. Il bilancio dell’impresa deve essere sempre in equilibrio tra entrate e uscite.

Una buona gestione dei flussi finanziari prevede:

  1. Il monitoraggio costante di entrate e uscite, anche attraverso report periodici.
  2. La pianificazione finanziaria, ad esempio con budget annuali.
  3. La capacità di ottimizzare l’uso della liquidità, ad esempio riducendo i tempi di incasso e pagamento.

Perché i flussi finanziari sono così importanti? Perché permettono all’azienda di:

  1. Onorare i propri impegni di pagamento verso fornitori, dipendenti, banche, fisco.
  2. Avere la liquidità necessaria per finanziare le attività in essere e i programmi di sviluppo.
  3. Massimizzare la creazione di valore per gli azionisti.

Quindi, una corretta gestione dei flussi finanziari è fondamentale per la solidità, la crescita e la competitività di un’impresa.

Flussi finanziari: cosa sono e perché sono così importanti

Il flusso finanziario all’interno di un’impresa rappresenta l’insieme dei movimenti di denaro che entrano ed escono dall’azienda nel corso delle sue attività. Questi movimenti finanziari riguardano sia le entrate che le uscite di denaro, inclusi i pagamenti da parte dei clienti, i costi operativi, gli investimenti, i prestiti e altre transazioni finanziarie. La gestione efficace del flusso finanziario è di fondamentale importanza per il successo e la sostenibilità di un’impresa. Monitorare attentamente le entrate e le uscite di denaro consente all’azienda di mantenere un equilibrio finanziario sano e di prendere decisioni informate per il futuro.

Uno degli aspetti cruciali del flusso finanziario è la capacità di sostenere le spese correnti dell’impresa. Senza una gestione adeguata del denaro che entra e che esce, un’azienda può trovarsi in difficoltà nel pagare fornitori, dipendenti e altre obbligazioni finanziarie. Il flusso finanziario permette di identificare eventuali squilibri tra entrate e uscite, consentendo all’impresa di adottare misure correttive tempestive, come la riduzione dei costi o l’aumento delle entrate, per garantire la continuità operativa.

Flussi finanziari

Inoltre, il flusso finanziario è un elemento chiave nella pianificazione e nella gestione delle attività future dell’impresa. Una corretta pianificazione finanziaria richiede una valutazione accurata delle entrate e delle uscite previste, consentendo all’impresa di stabilire obiettivi finanziari realistici e di adottare strategie adeguate a raggiungerli. Questo può includere decisioni di investimento, di finanziamento o di gestione delle risorse finanziarie disponibili.

Un flusso finanziario ben gestito offre anche benefici come una migliore capacità di fare impresa. Quando un’azienda ha una visione chiara delle proprie risorse finanziarie e delle sue esigenze di liquidità, è più in grado di cogliere opportunità di crescita e di fare investimenti strategici. Un flusso finanziario stabile e prevedibile offre la flessibilità necessaria per affrontare situazioni impreviste o per cogliere vantaggio da circostanze favorevoli sul mercato. Infine, il flusso finanziario è importante anche per garantire la conformità alle normative fiscali e legali. Tenere traccia accurata di tutte le transazioni finanziarie consente all’impresa di adempiere ai suoi obblighi fiscali e di presentare le dichiarazioni finanziarie richieste in modo corretto e tempestivo.

Flusso finanziario: come equilibrarlo tra entrate e uscite

Per equilibrare i flussi finanziari è fondamentale monitorare attentamente tutte le entrate mensili (stipendio, rendite, ecc…) e tutte le uscite ricorrenti (mutuo, bollette, rate, spesa, ecc…). Solo identificando con precisione tutte le voci di entrata e uscita è possibile trovare modi per ottimizzare ed equilibrare la propria situazione finanziaria.

Una volta effettuato il monitoraggio, l’elemento chiave è ridurre le spese superflue, cercando di risparmiare su alcune voci di spesa, come ad esempio diminuendo gli acquisti non essenziali, riducendo i consumi energetici, ecc… In parallelo, è opportuno valutare come aumentare le entrate, ad esempio aprire una partita IVA e svolgere un’attività secondaria e parallela a quella dell’impresa principale.

Non da ultimo, la corretta pianificazione mediante la redazione di un budget mensile dettagliato permette di avere maggior consapevolezza di quanto e come si spende, identificare chiaramente le priorità e i propri obiettivi finanziari, che possono essere il risparmio per spese future, l’estinzione di prestiti, ecc… Questo consente di operare le scelte più appropriate per riequilibrare i flussi in entrata e uscita.

Monitoraggio e analisi accurata delle finanze, taglio delle spese superflue e della cattiva abitudine al consumismo, aumento delle fonti di reddito e pianificazione tramite budget: questi i punti chiave per equilibrare i flussi finanziari.

Esenzioni fiscali: cosa sono e chi può beneficiarne

Le esenzioni fiscali rappresentano uno strumento molto utile per sostenere categorie di soggetti considerati meritevoli di aiuto da parte dello Stato, come enti non profit, famiglie in difficoltà economica e imprese innovative. Grazie alle esenzioni, questi soggetti ottengono una riduzione dell’ammontare delle tasse e imposte dovute, che può risultare determinante per le loro attività. Gli enti non profit come le ONLUS sviluppano attività di interesse generale, quali assistenza sociale, volontariato e ricerca scientifica. Le esenzioni fiscali di cui godono rappresentano quindi un supporto fondamentale per disporre delle risorse necessarie allo svolgimento della loro preziosa funzione sociale.

Anche le famiglie a reddito basso o medio-basso beneficiano spesso di detrazioni e deduzioni dall’IRPEF e di esenzioni dall’IMU che possono alleviare sensibilmente il carico fiscale e migliorare il loro bilancio. Infine, le agevolazioni destinate alle imprese innovative e alle startup consentono alle nuove attività imprenditoriali di affrontare la fase di avvio ed espansione con meno vincoli fiscali. Ciò risulta vitale per promuovere lo sviluppo economico e occupazionale. Quindi, per categorie come enti non profit, famiglie a basso reddito e nuove imprese, le esenzioni fiscali possono rappresentare un valido supporto per poter portare avanti al meglio il proprio ruolo nella società.

Esenzioni fiscali: cosa sono esattamente

Le esenzioni fiscali rappresentano un meccanismo mediante il quale è concesso un beneficio fiscale che comporta l’esclusione totale o parziale dalla base imponibile di determinate categorie di reddito. Tale agevolazione consente di ridurre l’importo delle imposte dovute, contribuendo così a favorire specifici settori o situazioni particolari all’interno del sistema fiscale di un Paese.

Nel contesto delle esenzioni fiscali, l’esenzione IVA rappresenta una delle forme più comuni e rilevanti di agevolazione. L’IVA, acronimo di Imposta sul Valore Aggiunto, è un’imposta indiretta che grava sul consumo di beni e servizi. L’esenzione IVA comporta l’esclusione totale o parziale dell’imposta sulle operazioni che rientrano in specifiche categorie o soddisfano determinati requisiti. Questa può riguardare diversi ambiti e settori economici. Ad esempio, possono essere esenti da IVA le operazioni nel settore sanitario, l’istruzione, la cultura, i servizi sociali, le assicurazioni, le operazioni finanziarie e le attività degli enti non profit. L’obiettivo di queste esenzioni è quello di favorire l’accesso a servizi essenziali o di interesse pubblico, stimolare la crescita economica o garantire un trattamento fiscale equo.

Esenzioni fiscali

Le esenzioni fiscali, compresa l’esenzione IVA, possono avere un impatto significativo sia sulle imprese che sulle finanze pubbliche. Da un lato, le imprese che beneficiano di tali agevolazioni possono godere di maggiori margini di profitto, di una maggiore competitività sul mercato o di una riduzione dei costi. Dall’altro lato, l’esenzione IVA comporta una diminuzione delle entrate fiscali per lo Stato, che potrebbe dover compensare questa riduzione attraverso altre fonti di finanziamento o effettuando una redistribuzione delle imposte tra i contribuenti.

Le esenzioni fiscali devono essere attentamente regolamentate per evitare abusi o distorsioni del sistema fiscale. Le autorità fiscali devono stabilire criteri chiari e precisi per definire quali operazioni o settori possano beneficiare di tali agevolazioni, al fine di garantire una corretta gestione delle risorse pubbliche e un equo trattamento tra i diversi soggetti coinvolti.

Esenzione fiscale: chi ne può beneficiare

Le esenzioni fiscali sono generalmente concesse a determinate categorie di soggetti in base alla loro attività e alla loro situazione economica. Gli enti non profit, tra cui le ONLUS, possono beneficiare di svariate agevolazioni ed esenzioni al fine di supportarne la loro attività a scopo sociale e solidale. Ad esempio le ONLUS sono esentate dall’IVA e godono di detrazioni IRPEF per le donazioni effettuate. Queste forme di sostegno fiscale risultano fondamentali per consentire a tali organizzazioni di disporre delle adeguate risorse per svolgere le proprie finalità sociali.

Anche famiglie e soggetti con redditi bassi sono destinatari di diverse esenzioni, come detrazioni dall’IRPEF e dall’IMU per la prima casa, al fine di agevolarli economicamente. Le agevolazioni imprese e startup innovative, comprese le neoimprese, risultano essenziali per supportare la nascita e lo sviluppo del tessuto produttivo e imprenditoriale. Si tratta di benefici come il regime forfetario e le detrazioni per gli investimenti in innovazione e ricerca.

Infine, l’esenzione IMU sulla prima casa costituisce una forma di beneficio fiscale fondamentale per agevolare l’acquisto dell’abitazione principale, bene primario per i cittadini. Le esenzioni fiscali sono concesse principalmente per raggiungere finalità di interesse generale, quali il sostegno alle categorie sociali più fragili, la promozione del non profit e l’incentivazione degli investimenti e dell’imprenditoria.

Factoring pro solvendo: come funziona e come può aiutare le imprese

Secondo i dati dell’Associazione Italiana per il Factoring pro solvendo e pro soluto:

  • Nel 2021 il factoring pro solvendo in Italia ha registrato una crescita del 27% rispetto all’anno precedente, raggiungendo un giro d’affari di quasi 11 miliardi di euro.
  • La quota di mercato del factoring pro solvendo è salita al 30%, diventando una delle tipologie di factoring in più rapida ascesa.
  • Le imprese che nel 2021 hanno usato per la prima volta questo strumento sono aumentate del 19% rispetto al 2020.

Questa crescita è dovuta principalmente alle esigenze delle imprese di reperire liquidità di cassa, che sono aumentate durante la crisi pandemica.

I vantaggi del factoring pro solvendo rispetto ad altre forme di finanziamento sono:

  1. L’accesso immediato a risorse fresche, trasformando i crediti ancora da incassare in disponibilità liquida.
  2. L’esternalizzazione della riscossione dei crediti alla società di factoring, semplificando i processi aziendali.
  3. La maggiore flessibilità, dal momento che non sono necessarie garanzie reali o personali.

Le imprese stanno dunque ricorrendo sempre più spesso a questo strumento per soddisfare il fabbisogno di capitale circolante e finanziare la ripresa economica. I dati confermano come il factoring pro solvendo si sta imponendo come una soluzione concreta per le PMI in cerca di liquidità.

Cessione pro solvendo: che cos’è veramente

Questa soluzione si tratta quindi di una forma particolare di factoring che consente a un’azienda di cedere i propri crediti commerciali ancora da incassare a una società di factoring, ottenendo in cambio una liquidità immediata.

A differenza del factoring tradizionale, che riguarda crediti già scaduti e fatturati, con il factoring pro solvendo l’impresa cede crediti futuri verso i propri clienti, a fronte della emissione di fatture elettroniche ma non ancora incassati perché non scaduti.

Il processo di cessione del credito avviene mediante contratto con la società di factoring (o factotum): l’azienda cede, tramite appunto un processo che si chiama cessione di credito“, i propri crediti commerciali non ancora esigibili e la società di factoring corrisponde subito una somma pari a una percentuale degli stessi, solitamente compresa tra l’80% e il 90%.

factoring pro solvendo

Quando poi i crediti giungono a scadenza è la società di factoring a incassare direttamente le fatture dai clienti finali.

Quindi il factoring pro solvendo consente all’impresa di ottenere liquidità immediata trasformando in disponibilità finanziaria i crediti non ancora incassati, gestendo poi in outsourcing tutta l’attività di follow-up e rivendita dei crediti.

Factoring pro solvendo: tutti i vantaggi per le imprese

Il principale beneficio del factoring pro solvendo è la disponibilità immediata di liquidità, consentendo all’impresa di incassare in anticipo i crediti e di monetizzarli prima della loro naturale scadenza.

In questo modo l’azienda può ottenere le risorse finanziarie per:

  • Finanziare nuovi investimenti in campagne marketing, ricerca e sviluppo, rinnovo magazzino. I fondi derivanti dal factoring possono essere il volano per nuovi progetti di crescita.
  • Ottimizzare la gestione del capitale circolante, riequilibrando le poste attive e passive e migliorando l’efficienza.
  • Avere maggiore flessibilità operativa, potendo contare su risorse aggiuntive per il business senza ricorrere a prestiti o altre forme di indebitamento.

Un altro vantaggio è la semplificazione della gestione amministrativa dei crediti ceduti: la società di factoring esternalizza infatti tutte le complesse attività di recupero e incasso del credito.

Questo consente all’azienda di:

  • Ridurre i costi per le risorse umane dedicate alla riscossione crediti.
  • Eliminare i ritardi e le insolvenze, dal momento che la società di factoring opera ricorrendo anche a strumenti specialistici.

Il factoring, e in particolare il factoring pro solvendo, offre numerosi benefici in termini di liquidità, efficienza e capacità di finanziamento per la crescita del business.

Cessione di credito: tipologie e vantaggi

La cessione di credito è una pratica sempre più diffusa tra le imprese per ottenere liquidità in tempi rapidi e gestire al meglio l’esposizione al rischio di credito. Secondo i dati della Banca d’Italia, nel 2021 i crediti ceduti da imprese e famiglie in Italia hanno raggiunto i 132 miliardi di euro, in crescita del 12% rispetto all’anno precedente.

La cessione pro soluto è la forma più utilizzata, con 108 miliardi di euro di crediti ceduti (+13% sul 2020). Negli ultimi anni è in forte crescita anche il factoring, che ha raggiunto i 24 miliardi di euro (+8% sul 2020). I dati confermano come la cessione di crediti si stia diffondendo in molti settori, soprattutto nelle costruzioni, nel commercio e nei servizi. Le PMI ricorrono sempre più spesso a questo strumento per reperire rapidamente liquidità, mentre le grandi imprese lo usano soprattutto per ottimizzare la gestione del capitale circolante.

Tra i fattori che stanno sostenendo questa crescita ci sono certamente la diffusione delle piattaforme digitali per la gestione dei crediti e l’espansione degli operatori finanziari attivi in questo business, che offrono condizioni sempre più favorevoli.

Che significa cessione del credito

La cessione di credito è un’operazione attraverso cui un soggetto, denominato cedente, trasferisce ad altri soggetti, detti cessionari, i propri crediti vantati nei confronti di terze persone, denominate debitori ceduti. Questa operazione consente al cedente, tipicamente un’impresa, di ottenere liquidità monetaria in cambio della cessione dei propri crediti, trasferendo al cessionario il relativo rischio di incasso.

La cessione del credito può avvenire per diversi motivi: reperire fonti di finanziamento senza ricorso a prestiti bancari, migliorare la gestione del capitale circolante e i tempi di incasso, offrire ai clienti maggiore flessibilità di pagamento. Dal punto di vista contabile la cessione dei crediti è registrata come operazione straordinaria nel bilancio di esercizio, senza alterare il conto economico.

I crediti ceduti sono eliminati dall’attivo dello stato patrimoniale e sostituiti dalle disponibilità monetarie ricevute dalla cessione, iscritte nella voce “disponibilità liquide“. Questo meccanismo consente al cedente di trasformare i crediti non ancora incassati in liquidità immediata, monetizzando dunque i crediti prima della loro naturale scadenza. La cessione del credito può essere quindi uno strumento per ottimizzare la gestione finanziaria dell’impresa.

Cessione di credito: le diverse tipologie

Esistono diversi tipi di cessione del credito, che si differenziano per la misura in cui il cessionario subentra nel rapporto creditorio, per la tempistica dell’incasso e per il trasferimento di rischi e oneri.

La cessione pro soluto prevede che il cessionario subentri totalmente nel rapporto creditorio, diventando egli stesso creditore nei confronti del debitore ceduto. Questo consente al cedente di ottenere l’incasso in un’unica soluzione, monetizzando il credito e trasferendo integralmente al cessionario il rischio di insolvenza del debitore.

Cessione di credito

Nella cessione pro solvendo invece il cessionario deve pagare al cedente solo quando otterrà effettivamente il pagamento dal debitore, in base quindi alla sua capacità di riscuotere il credito. Questo tipo di cessione permette al cedente una maggiore pianificazione fiscale, potendo contabilizzare l’incasso solo quando avverrà materialmente.

Il factoring è una particolare tipologia di cessione pro soluto in cui il cessionario, detto factor, anticipa al cedente l’importo dei crediti ceduti e si incarica lui stesso di riscuoterli dai debitori, addebitando al cedente le somme eventualmente non riscosse. Questo meccanismo consente al cedente di ottenere liquidità immediata, a fronte di un onere per interessi pagati al factor. Ogni tipologia di cessione ha dunque pro e contro in termini di tempistica di incasso, rischio trasferito, oneri e opportunità di pianificazione fiscale.

Cessione di crediti: tutti i vantaggi

La cessione dei crediti consente al cedente di ottenere diversi vantaggi, sia in termini di liquidità che di gestione del rischio e dei rapporti con i clienti. Il principale beneficio è senza dubbio l’ottenimento di liquidità immediata in cambio dei crediti, senza dover attendere la naturale scadenza degli incassi. Questo permette di gestire meglio le esigenze di cassa dell’azienda, finanziando il capitale circolante o affrontando spese impreviste.

Inoltre, con la cessione pro soluto il cessionario subentra totalmente nel rapporto creditorio, diventando egli stesso creditore dei debitori ceduti e accollandosi il rischio di insolvenza. Questo consente al cedente di migliorare e rendere più certi i tempi di incasso, liberandosi dell’incertezza legata all’effettiva solvibilità dei debitori.

Infine, offrire la possibilità ai clienti di cedere i crediti vantati nei loro confronti può aumentare la fedeltà e la soddisfazione dei clienti, garantendo una maggiore flessibilità di pagamento. I clienti possono infatti cedere i crediti per ottenere liquidità immediata, soprattutto se si trovano in temporanea difficoltà finanziaria.

Cosa sono le criptovalute e come gestire le fatture per i pagamenti in cripto

Cosa sono le criptovalute? Nonostante siano in circolazione da anni, sono ancora in molti a chiederselo. Le criptovalute sono una forma di valuta digitale decentralizzata che utilizza la crittografia per garantire la sicurezza delle transazioni e la creazione di nuove unità di valuta. Al contrario delle valute tradizionali, come il dollaro o l’euro, le criptovalute non sono emesse da una banca centrale o da un’autorità governativa, ma sono basate su un sistema distribuito chiamato blockchain. Questo sistema registra tutte le transazioni di criptovalute in modo sicuro e immutabile, rendendole trasparenti e accessibili a tutti.

Le criptovalute hanno avuto una crescita esponenziale negli ultimi anni, grazie alla loro natura decentralizzata e alla loro capacità di bypassare le restrizioni imposte dai governi e dalle istituzioni finanziarie tradizionali. Ci sono molte criptovalute diverse, con Bitcoin che è la più famosa e la più grande per capitalizzazione di mercato. Tuttavia, molte altre criptovalute sono state sviluppate con l’obiettivo di risolvere specifici problemi nel settore finanziario o di fornire servizi decentralizzati su blockchain. Nonostante le loro potenzialità, le criptovalute rimangono un argomento controverso, poiché molte persone sono preoccupate per la loro volatilità e per il loro potenziale utilizzo per attività illegali come il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo.

Cosa sono le criptovalute

Ma quindi, cosa sono le criptovalute realmente e quale potenziale hanno? Le criptovalute sono una forma di valuta digitale che utilizza la crittografia per garantire la sicurezza delle transazioni e la creazione di nuove unità di valuta. Ci sono molte criptovalute diverse, con Bitcoin che è la più famosa e la più grande per capitalizzazione di mercato. Bitcoin è stata creata nel 2009 da un programmatore anonimo con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. Bitcoin è stato il primo esempio di criptovaluta e ha aperto la strada per lo sviluppo di molte altre. Oltre a Bitcoin, alcune delle criptovalute più famose includono Ethereum, Ripple, Bitcoin Cash, Litecoin, Binance Coin e Tether. Ognuna di queste criptovalute ha la propria comunità di sostenitori e la propria filosofia di utilizzo. Ethereum, ad esempio, è stata creata nel 2015 da un programmatore canadese chiamato Vitalik Buterin ed è stata progettata per supportare la creazione di applicazioni decentralizzate su blockchain. Ripple, invece, è stata creata nel 2012 da una società chiamata Ripple Labs ed è stata progettata per semplificare le transazioni finanziarie tra banche e altre istituzioni finanziarie.

Tuttavia, oltre alle criptovalute più famose, esistono anche molte altre criptovalute più piccole e meno conosciute. Alcune di queste criptovalute sono nate per risolvere problemi specifici, come ad esempio Monero, che è stata progettata per garantire la privacy delle transazioni, o Dogecoin, che è stata creata come una sorta di scherzo ma ha acquisito una notevole popolarità. Altre criptovalute, tuttavia, sono state create semplicemente per capitalizzare l’interesse generale per le criptovalute e non hanno alcuna utilità pratica. L’ecosistema delle criptovalute è in continua evoluzione, con nuove criptovalute create ogni giorno e molte altre esistenti che scompaiono con il tempo, senza tenere conto poi del famoso crollo delle criptovalute che è avvenuto non più tardi di un anno fa. Ciò rende difficile mantenere il passo con tutte quelle esistenti e capire quali sono quelle che hanno un reale valore e utilità.

Criptovalute come funzionano

Le criptovalute funzionano attraverso un sistema decentralizzato di registro contabile, noto come blockchain, che permette di mantenere la sicurezza e la trasparenza delle transazioni senza l’intervento di intermediari come le banche. Ogni transazione è registrata in un blocco, che è poi collegato in modo immutabile a quello successivo. Questo sistema crea una catena di blocchi, o blockchain, che rappresenta la storia completa di tutte le transazioni effettuate sulla rete. La blockchain è mantenuta da una rete distribuita di nodi, o computer, che collaborano tra loro per validare e confermare le transazioni.

Cosa sono le criptovalute

Per generare nuove unità di valuta, le criptovalute utilizzano un processo noto come mining, che richiede la risoluzione di complessi problemi matematici attraverso l’uso di potenza di calcolo computazionale. Questo processo richiede un notevole consumo energetico e ha un impatto significativo sull’ambiente. Una volta che un blocco di transazioni è confermato e aggiunto alla blockchain, è assegnata una ricompensa in criptovaluta al miner che ha risolto il problema matematico. La creazione di nuove unità di valuta è limitata nel tempo e in quantità, in modo da garantire la stabilità del valore della valuta.

Le criptovalute sono progettate per essere sicure e resistenti alla frode. La sicurezza è garantita attraverso l’utilizzo di algoritmi di crittografia avanzati, che proteggono la privacy delle transazioni e la sicurezza dei fondi. Le chiavi private sono utilizzate per confermare e autorizzare le transazioni, e la blockchain pubblica garantisce la trasparenza e la tracciabilità delle transazioni. Inoltre, le criptovalute sono resistenti alla falsificazione grazie alla blockchain immutabile, che rende impossibile modificare o cancellare le transazioni passate. Tuttavia, come in ogni sistema, esistono ancora alcune vulnerabilità e rischi di sicurezza, come gli attacchi informatici ai wallet e alle piattaforme di scambio.

Fattura elettronica e criptovalute la nuova era digitale

La fattura elettronica e le criptovalute rappresentano un’innovazione tecnologica nella gestione dei pagamenti elettronici. L’integrazione di queste due tecnologie può semplificare notevolmente i processi di fatturazione e pagamento, offrendo un’alternativa più efficiente e sicura ai metodi di pagamento tradizionali. Le fatture elettroniche consentono di inviare, ricevere e archiviare le fatture in formato digitale, eliminando la necessità di carta e riducendo i tempi di elaborazione e le possibilità di errore. L’utilizzo delle cripto come metodo di pagamento, invece, offre una maggiore sicurezza e privacy per le transazioni, grazie all’utilizzo della crittografia avanzata e della blockchain.

Per gestire le fatture elettroniche per i pagamenti in cripto, è necessario utilizzare un sistema di pagamento elettronico integrato con la blockchain. I fornitori di servizi di pagamento elettronico devono offrire soluzioni di pagamento in cripto che consentano alle aziende di accettare pagamenti in modo rapido e sicuro. È importante che questi sistemi siano conformi alle normative in vigore per prevenire il riciclaggio di denaro e l’evasione fiscale. Inoltre, le aziende devono essere in grado di integrare facilmente i dati delle transazioni criptovalute nella loro contabilità aziendale, in modo da poter monitorare e gestire i loro flussi di cassa in modo accurato e trasparente. La fattura elettronica e questa nuove forme di valuta digitale offrono un nuovo modo di gestire le transazioni commerciali, riducendo la complessità e i costi del processo di pagamento e offrendo maggiori garanzie di sicurezza e privacy.

Società di comodo, evasione ed elusione fiscale

Le società di comodo possono avere conseguenze deleterie non solo in Italia, ma anche a livello globale. L’uso di queste società per evadere le tasse e nascondere l’identità dei veri proprietari può creare disuguaglianze economiche e causare la perdita di entrate fiscali per gli Stati, con conseguenze negative per la fornitura dei servizi pubblici essenziali. Sono solitamente usate per attività illecite, come il riciclaggio di denaro sporco e il finanziamento del terrorismo. Per questi motivi, è fondamentale che gli Stati collaborino a livello internazionale per prevenire e combattere l’evasione fiscale causata dalle società di comodo, garantendo un sistema fiscale equo e trasparente per tutti.

Società non operativa: regolamentazione e normativa

La regolamentazione delle società di comodo è un tema cruciale nella lotta all’ evasione fiscale e all’elusione fiscale. La difficoltà principale risiede nel fatto che le società di comodo sono progettate per nascondere l’identità dei veri proprietari e rendere difficile l’individuazione delle persone responsabili dell’azienda. Ciò ha reso la regolamentazione di queste strutture un compito arduo per le autorità, che spesso devono lavorare a lungo per identificarle e per capire quali sono gli individui coinvolti.

Tuttavia, sono state adottate diverse misure per regolamentare le società di comodo e limitare il loro utilizzo per fini illeciti. Ad esempio, alcuni Paesi hanno introdotto leggi che richiedono la registrazione delle società e la divulgazione dell’identità dei veri proprietari, mentre altri hanno sviluppato sistemi di controllo più sofisticati per identificare le società di comodo. Organizzazioni internazionali come l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) hanno sviluppato standard internazionali per la regolamentazione di queste società.

Ci sono ancora molti problemi aperti, tuttavia. Ad esempio, l’applicazione delle leggi e delle regolamentazioni sulle società di comodo è spesso complessa, e le autorità sono costrette a collaborare su scala internazionale per identificare e perseguire i responsabili. Alcuni Paesi ancora non hanno introdotto leggi e regolamenti adeguati a regolamentare queste strutture, rendendo difficile la lotta all’evasione fiscale e all’elusione fiscale a livello globale.

Società non operative: strumenti per l’evasione fiscale

Le società di comodo sono diventate un’arma comune nell’evasione fiscale. Spesso, i proprietari sono individui o aziende che cercano di nascondere i loro beni e di evitare di pagare le tasse. In molti casi, sono create in Paesi a bassa tassazione e utilizzate per creare artificiosi flussi finanziari che permettono di nascondere le attività reali dell’azienda. Questo rende difficile per le autorità fiscali individuare i veri proprietari delle società, e di conseguenza rende difficile riscuotere le tasse che spettano.

L’utilizzo di società di comodo per l’evasione fiscale ha effetti negativi sull’economia globale. Infatti, l’evasione fiscale priva gli Stati delle risorse necessarie per finanziare i servizi pubblici, come l’istruzione e la sanità. Le società di comodo hanno anche effetti negativi sulla concorrenza, in quanto consentono alle imprese di mantenere prezzi artificialmente bassi, poiché evadono le tasse e non devono coprire i costi che altre imprese legali devono sostenere. Questo può portare a un mercato distorto e a una concorrenza sleale che danneggia le aziende che rispettano le leggi fiscali. In generale, sono una minaccia per l’economia globale e la loro regolamentazione è di fondamentale importanza per preservare l’equità e la sostenibilità dell’economia mondiale.

Società di comodo: impatto su tassazione ed economia globale

Le società di comodo rappresentano un grave problema per la tassazione e l’economia globale. Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), l’evasione fiscale causata dalle società di comodo ha un costo globale compreso tra i 100 e i 240 miliardi di dollari l’anno. Ciò significa che gli Stati perdono ingenti entrate fiscali che potrebbero essere utilizzate per finanziare servizi pubblici essenziali come la sanità e l’istruzione. L’uso di società di comodo può creare disuguaglianze economiche poiché i ricchi proprietari di queste società possono evadere le tasse mentre i cittadini comuni devono pagarle.

L’impatto negativo sulla tassazione e sull’economia globale è ancora più preoccupante se si considera che solo un piccolo numero di individui e aziende è responsabile della maggior parte dell’evasione fiscale. Secondo uno studio della Banca mondiale, solo l’1% della popolazione mondiale possiede il 45% di tutte le ricchezze mondiali e controlla il 60% di tutte le società di comodo. Questo significa che l’evasione fiscale causata dalle società di comodo è concentrata nelle mani di una piccola élite di individui e aziende, che hanno un impatto significativo sulla tassazione e sull’economia globale. Per contrastare questo fenomeno, è fondamentale che gli Stati adottino misure efficaci per prevenire e combattere l’evasione fiscale causata proprio dalle società non operative.