Aziende sostenibili: conoscerle per capire le leve per attuare con successo il cambiamento

La crescente attenzione verso gli aspetti della sostenibilità economica, ambientale e sociale sta coinvolgendo in modo sempre più diffuso anche le imprese che operano nel tessuto produttivo italiano.

I dati dimostrano come il numero delle aziende sostenibili nel nostro Paese sia in continuo aumento. Secondo una recente ricerca condotta dall’Osservatorio sulla sostenibilità di GoDaddy e Linkiesta, nel 2021 il 28% delle PMI italiane ha integrato gli obiettivi ESG nel proprio modello di business, con un incremento dell’11% rispetto al 2020. Significativa anche la percentuale di grandi imprese che ha adottato pratiche sostenibili, cresciuta dal 76% dell’anno precedente all’attuale 83%.

Uno studio realizzato da SDA Bocconi in collaborazione con Il Sole 24 Ore ha inoltre evidenziato che oltre l’80% delle aziende con fatturato superiore ai 50 milioni di euro ha già avviato programmi concreti per la riduzione delle emissioni, il risparmio energetico e idrico, e la digitalizzazione di processi, anche mediante l’impiego diffuso della fatturazione elettronica.

Tali dati testimoniano quindi una maturazione della sensibilità del tessuto imprenditoriale italiano verso le tematiche ESG e la loro fondamentale integrazione nelle strategie e operatività aziendali al fine di perseguire modelli di crescita sostenibile e duratura nel tempo, in linea con gli obiettivi internazionali di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030.

Aziende sostenibili: definizione e principi chiave

L’espressione “azienda sostenibile” si riferisce a una realtà produttiva che, nello svolgimento della propria attività economica, adotta un approccio responsabile e trasparente rispetto ai suoi impatti ambientali e sociali. Le aziende sostenibili integrano i rischi e le opportunità economiche, ambientali e sociali nelle strategie aziendali a lungo termine, nei processi e nelle decisioni quotidiane.

Esse perseguono metodi di produzione e gestione che mirano a un equilibrato bilanciamento degli interessi delle diverse componenti coinvolte, garantendo nel contempo la continuità nel tempo del business. A tal fine, si rileva fondamentale l’adozione di pratiche finalizzate al risparmio energetico e alla riduzione delle emissioni, all’utilizzo razionale delle risorse, alla promozione del benessere dei lavoratori e delle comunità vicine.

Particolare enfasi è posta sulla rendicontazione non finanziaria, attraverso cui le aziende sostenibili monitorano e comunicano i propri impatti in termini di emissioni, sicurezza e diritti dei lavoratori, parità di genere, relazioni con le comunità locali e catena di fornitura. Ciò al fine di garantire trasparenza e responsabilizzazione verso gli stakeholder, tra cui gli investitori che, attratti da questo modello, contribuiscono a indirizzare i capitali verso imprese con strategie sostenibili nel lungo termine, come previsto dai principi fondanti della Finanza sostenibile.

Le aziende sostenibili hanno incorporato i fattori ESG (Environmental, Social, Governance) nel proprio governo d’impresa e processo decisionale considerando anche i target dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Pertanto esse rappresentano oggigiorno un modello d’impresa moderno e responsabile, in grado di creare valore condiviso per gli stakeholder e per la collettività, nonché opportunità di crescita duratura per le realtà economiche che ne adottano i principi.

Aziende sostenibili

Azienda sostenibile: Strategie e best practice per la trasformazione sostenibile dell’impresa

Per intraprendere con successo il percorso di trasformazione sostenibile, le aziende devono dotarsi di strategie efficaci e adottare best practice collaudate.

In primo luogo è fondamentale definire una chiara roadmap per fissare obiettivi ambientali e sociali misurabili nel medio-lungo periodo, allineati agli SDGs e agli accordi internazionali. A tal fine risulta cruciale coinvolgere tutti i dipartimenti aziendali in una pianificazione strategica congiunta, istituendo figure di responsibility manager per ciascuna area ESG.

Particolare attenzione va posta sulla gestione delle risorse energetiche, idriche e delle emissioni, attraverso investimenti in efficienza, energie rinnovabili ed economia circolare. Anche le aziende sostenibili, infatti, necessitano di razionalizzare i consumi e abbattere l’impatto ambientale per mitigare i rischi climatici e di approvvigionamento.

È altrettanto importante promuovere, attraverso formazione e programmi innovativi, un cambiamento culturale che orienti i processi aziendali verso soluzioni a minore impatto e coinvolga tutte le componenti lungo la catena di fornitura. Ciò richiede spesso un aggiornamento delle competenze e la creazione di nuove figure professionali rientranti nella categoria dei cosiddetti Green Jobs.

Fondamentale è infine attivare collaborazioni con le realtà industriali del territorio, le istituzioni locali e la società civile per sviluppare progetti sostenibili condivisi, rafforzare i legami con le comunità e massimizzare i benefici delle azioni intraprese a livello economico, sociale e ambientale.

Fattura elettronica scartata: cosa fare quando Sdi non accetta un documento

Con l’ultimo articolo abbiamo visto quali sono alcuni dei messaggi che il Sistema di Interscambio (SdI) restituisce al trasmittente quando si invia una fattura elettronica alla Pubblica Amministrazione. Il SdI però controlla e verifica tutte le fatture elettroniche, anche quelle tra privati con partita IVA. Dai controlli effettuati sono poi restituiti una serie di messaggi con i quali sono notificati eventuali errori da correggere. Quindi le fatture elettroniche possono essere scartate. A seconda del messaggio di scarto ricevuto bisogna comportarsi diversamente e seguire un processo diverso. Infine, dopo che la fattura elettronica scartata da SdI è corretta, si può procedere al rinvio al destinatario. Ma vediamo di capire meglio quali sono questi messaggi di scarto che il sistema invia e cosa fare quando si ricevono.

Fattura elettronica scartata: cosa significa e perché succede

Quando il Sistema di Interscambio riceve una fattura elettronica, la sottopone a scrupolosi controlli. A seguito di questi controlli, il documento può essere accettato e quindi recapitato al destinatario, oppure scartato. Quando la fattura è scartata, il trasmittente riceve entro 5 giorni una “ricevuta di scarto”, anche detta “notifica di scarto”. La fattura è considerata “non emessa”.

Quando si verifica questa situazione è necessario correggere opportunamente la fattura in questione e inviarla nuovamente al SdI. Correzione ed invio devono avvenire entro massimo 5 giorni dalla ricezione della notifica di scarto. Numero e data del documento non devono variare. La tempistica indicata per la riemissione della fattura va rispettata, per non incorrere nelle sanzioni per tardiva emissione della fattura.

Notifica di scarto: contenuto e significato

Il Sistema di Interscambio per notificare che una fattura elettronica scartata deve essere ricompilata, utilizza dei codici. Ogni codice corrisponde a un preciso errore e a una conseguente modifica e correzione da apportare al documento. Esistono moltissimi codici di errori che il sistema può segnalare, ma tra i più comuni, troviamo sicuramente l’errore:

  • 00324 – IdFiscaleIVA e CodiceFiscale non coerenti (cliente)
  • 00404 – Fattura duplicata
  • 00423 – Valore del campo PrezzoTotale non calcolato correttamente

L’elenco completo dei codici errore è presente sul sito delle specifiche tecniche dell’Agenzia delle Entrate.

Fattura elettronica scartata

Errore 00324 – IdFiscaleIVA e CodiceFiscale non coerenti (cliente)

Con questo errore il SdI segnala che sul documento inviato sono indicati in modo errato i campi P.IVA e Codice Fiscale del destinatario. Diversi i motivi che possono aver portato all’errore. Ad esempio, è possibile aver inserito il Codice Fiscale di una persona fisica, quando invece il destinatario è una società. Un altro comune errore è quello di inserire lo stesso dato per codice Fiscale e Partita IVA, quando invece il destinatario è una ditta individuale o un libero professionista.

Errore 00404 – Fattura duplicata

L’errore 00404 indica che è stato usato lo stesso numero di documento per più fatture. Questo accade, ad esempio, quando una fattura è trasmessa con software gestionale di fatture e un’altra invece utilizzando un canale alternativo, come il cartaceo o le email. Si tratta inoltre di un errore che può capitare quando si tratta dell’invio di una fattura elettronica alla pubblica amministrazione, accettata da SdI, ma scartata dall’ufficio di destinazione. In entrambi i casi, la nuova fattura emessa deve riportare un nuovo numero di documento.

Errore 00423 – Valore del campo PrezzoTotale non calcolato correttamente

Il valore riportato nel campo “PrezzoTotale” risulta errato. Accade quando si inserisce una percentuale di sconto con più di due valori decimali.

Fattura elettronica scartata: come correggere l’errore

A seconda del codice errore notificato da SdI, la fattura elettronica va corretta. Visto che la fattura elettronica scartata non è considerata emessa, non è necessario trasmette al sistema alcuna nota di variazione.

Eseguita la correzione si passa al rinvio del documento. La fattura è così sottoposta a un nuovo controllo da parte del Sistema di Interscambio. Se il controllo va bene, il sistema procede al recapito al cliente.

Per riemettere fattura elettronica scartata è possibile agire in tre diversi modi, spiegati da Agenzia delle Entrate, nella circolare 13 del 2 Luglio 2018:

  1. Emettere fattura con data e numero di documento invariato, entro 5 giorni dalla ricezione della notifica di scarto
  2. Emettere fattura con nuova data e numero di documento, rispettando la successione progressiva delle fatture
  3. Inviare fattura con una numerazione specifica che serve a mettere in evidenza che si tratta di un documento rettificato rispetto a quello precedente.

Fattura elettronica alla Pubblica Amministrazione: le notifiche del Sistema di Interscambio

Con l’articolo precedente: Fattura elettronica alla Pubblica Amministrazione: come crearla, inviarla e conservarla abbiamo iniziato a vedere cos’è e come deve essere compilata una fattura elettronica rivolta alla pubblica amministrazione. Riteniamo che questo argomento debba essere ulteriormente approfondito in merito, soprattutto, alle varie notifiche che il SdI invia ai fornitori. Nell’ultimo paragrafo dell’articolo precedente, infatti, abbiamo iniziato a elencare i vari messaggi che il Sistema di Interscambio può inviare a seguito della ricezione di una fattura elettronica alla Pubblica Amministrazione. Vediamo adesso di entrare nello specifico e capire meglio la diversa natura dei vari messaggi che il sistema genera automaticamente.

File, fatture e messaggi del Sistema di Interscambio

Iniziamo dicendo subito che il Sistema di Interscambio riconosce tre diverse tipologie di file:

  1. FatturaPA – il file è in formato XML ed è firmato digitalmente rispettando le specifiche del formato della FatturaPA. Può contenere una fattura elettronica singola, oppure un lotto di più fatture.
  2. Archivio – si tratta di file compressi in formato .zip contenente una o più FatturePA
  3. Messaggio – file sempre in formato XML che deve essere conforme ad uno degli schemi previsti dalla documentazione del sistema di Interscambio. 

In particolare i file messaggio, altro non sono che le notifiche il SdI restituisce al mittente ogni qualvolta riceve una fattura elettronica per la pubblica amministrazione. Vediamo nel dettaglio queste particolari notifiche.

Fattura elettronica alla Pubblica Amministrazione: Notifiche e messaggi del SdI

Le Pubbliche Amministrazioni possono ricevere esclusivamente fatture elettroniche. Le fatture cartacee non sono più ammesse e accettate. Le PA non possono quindi pagare, nemmeno parzialmente, importi relativi a fatture cartacee. Quando si invia al SdI una fattura elettronica per la pubblica amministrazione, è possibile ricevere molti più messaggi rispetto a quando si invia a un privato con partita IVA. Questo perché le PA possono rifiutare fatture elettroniche che invece sono già state accettate dal Sistema di Interscambio.

Fattura elettronica alla Pubblica Amministrazione

Tra i tanti messaggi che è possibile ricevere, troviamo:

  • Notifica di scarto – in questo caso la fattura elettronica non è riuscita a superare i controlli del SdI. Questo significa che è necessario modificare la fattura come richiesto dal sistema e rinviarla entro 5 giorni dalla notifica.
  • Notifica di mancata consegna – la fattura non è proprio stata recapitata alla Pubblica Amministrazione. Il messaggio del SdI inviato al trasmittente, può essere generato anche solo per segnalare la temporanea impossibilità di recapitare al destinatario il file FatturaPA.
  • Attestazione di avvenuta trasmissione – questa notifica arriva 10 giorni dopo che la fattura elettronica alla pubblica amministrazione non è andato a buon fine. A questo punto è possibile chiedere direttamente alla PA di controllare il documento e liquidare l’importo dovuto.

Altre notifiche:

  • Notifica di scarto esito – esito della PA sostanzialmente o formalmente errato
  • Ricevuta di consegna – controlli SdI superati, fattura elettronica correttamente consegnata alla PA
  • Notifica di esito (accettata o rifiutata) – la Pubblica Amministrazione è libera di accettare o rifiutare la fattura elettronica ricevuta. In caso dovesse rifiutarla, è necessario emettere una nota di credito e creare una nuova fattura elettronica. Il messaggio del SdI è inviato al destinatario, anche per segnalare un’eventuale situazione di non ammissibilità o non conformità della notifica di esito committente
  • Notifica di decorrenza termini – questo messaggio è inviato sia al trasmittente che al destinatario. La notifica parte entro 15 giorni dalla data della ricevuta di consegna o dalla data della notifica di mancata consegna, ma solo se questa sia seguita da una ricevuta di consegna. La notifica serve quando non è stata ricevuta notifica di esito committente entro il termine di 15 giorni.

Firma elettronica

Tutti i messaggi prodotti e inviati dal Sistema di Interscambio sono firmati elettronicamente mediante una firma elettronica di tipo XAdES-Bes.

Il sistema comunque ammette anche un altro formato di firma elettronica: CAdES-BES   (CMS Advanced Electronic Signatures).

Conoscendo le notifiche e i messaggi che il Sistema di Interscambio restituisce ogni volta che è inviata una fattura elettronica alla Pubblica Amministrazione, è possibile comportarsi di conseguenza. I codici servono a notificare, ma anche a dare indicazioni su come e cosa fare in seguito alla loro ricezione. Con queste notifiche è infatti possibile capire se è necessario emettere una nota di credito, piuttosto che rinviare semplicemente la fattura, o ancora se fosse necessario cambiare o aggiungere qualche dato mancante/errato sul documento.

ISA: Indici sintetici di Affidabilità e compliance del settore economico

ISA, acronimo di indici sintetici di affidabilità, sono strumenti atti a verificare che, i titolari di partita IVA, professionisti ed aziende, rispettino la compliance del proprio settore economico. In altre parole sono elementi che hanno sostituito i vecchi studi di settore. Anche se si tratta di uno strumento di auto verifica, sbagliando la loro redazione l’attività incorre in precise sanzioni. Gli indici sintetici di affidabilità servono quindi a capire la situazione reddituale del contribuente, attraverso un’ auto dichiarazione. Gli ISA sono state introdotte nel 2018 e sono definite come compliance fiscale. Lo scopo finale di questo strumento è quello di capire se la situazione reddituale e fiscale del soggetto che presenta l’auto dichiarazione, è in linea con gli standard ipotizzati. Sono quindi utili a capire se le direttive del fisco sono state violate oppure no. Gli sono strumenti utilizzabili da chiunque abbia una partita IVA, anche per chi presenta dichiarazione dei redditi online.

ISA: caratteristiche e premi previsti

Il sistema degli ISA nasce per due motivi:

La norma che ne stabilisce le caratteristiche è il Decreto Legislativo n°50/17. Nel DL è indicato il funzionamento degli ISA e i regimi premiali previsti. Gli Indici sintetici di affidabilità funzionano sulla base di calcoli statistici basati su periodi d’imposta. Ogni anno il contribuente è soggetto a valutazione della propria attività e il risultato è espresso con una votazione compresa tra 1 e 10. A seconda del punteggio ottenuto, il contribuente può ottenere varie agevolazioni.

I soggetti che ottengono un punteggio pari ad 8, ottengono:

  1. esonero dal visto di conformità per la compensazione dei crediti d’imposta
  2. riduzione per un anno dei termini di accertamento dei redditi d’impresa e di lavoro autonomo e dell’IVA.

I contribuenti che invece totalizzano un punteggio pari a 8,5, ottengono, oltre ai precedenti vantaggi, anche l’esclusione dagli accertamenti basati sulle presunzioni semplici.

Infine chi ottiene un punteggio compreso tra 9 e 10, ottiene:

  1. esclusione dall’applicazione della disciplina delle società non operative
  2. esclusione dalla determinazione sintetica del reddito complessivo

Gli ISA prevedono specifiche direttive che devono essere scrupolosamente seguite alla lettera. Qualora queste non venissero rispettate, sono previste sanzioni alquanto salate. È facile non ottenere la sufficienza perché basta veramente poco per sbagliare qualcosa della compliance. Ad esempio, le sanzioni sono applicate nel caso in cui:

  • qualche modulo è compilato in modo scorretto
  • sono effettuati pagamenti sbagliati
  • sono omessi del tutto i pagamenti
  • i moduli non sono presentati nella tempistica corretta

Per avere la certezza matematica che ogni documenti sia compilato correttamente e che non vi siano ritardi e/o imprecisioni, meglio rivolgersi ad esperti dottori commercialisti professionisti in materia.

ISA

ISA: soggetti inclusi ed esclusi

Gli ISA sono usati da imprese e liberi professionisti classificati e suddivisi in macro categorie: agricoltura, manifattura, commercio, ecc. Ogni macro categoria è poi suddivisa in tante piccole sottocategorie alle quali è assegnato un numero chiamato “indicatore”.

I soggetti esclusi sono davvero tanti, tra questi si ricordano, ad esempio:

  • contribuenti che hanno avviato la propria attività durante il periodo di imposta
  • soggetti che hanno chiuso la propria attività durante il medesimo periodo
  • chi eccede ai limiti di guadagno della propria categoria previsti dagli indicatori stessi
  • chi non svolge attività in maniera stabile e continuativa
  • i soggetti che rientrano sotto il regime forfettario
  • lavoratori in mobilità
  • i giovani imprenditori che rientrano sotto un regime agevolato
  • gruppo di volontariato
  • enti di promozione sociale (sempre a regime forfettario)
  • cooperative e consorzi che svolgono attività solo verso aziende socie

Nonostante quindi l’elenco dei soggetti esclusi dagli ISA sia molto lungo, che vi rientra e non rispetta le regole previste dagli indicatori, incorre in sanzioni.

ISA: soglia minima

Il voto minimo accettabile è il 6. Sopra questo valore il risultato è considerato positivo. Un risultato pari o inferiore a 6 invece può portare ad un accertamento da parte delle Agenzia delle Entrate. In questo caso il contribuente può accettare il punteggio inferiore al 6 ed esporsi ad eventuali accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate, oppure adeguarsi al maggior reddito indicato nell’ISA, ottenendo così un punteggio superiore. In questo secondo caso il soggetto deve tassare e versare maggiore IVA su un importo di reddito presunto determinato dall’ISA. Così facendo è possibile evitare eventuali accertamenti.

Sanzioni amministrative

L’articolo 8 comma 1 del DL 471/97 stabilisce le sanzioni applicate in caso di omissione della comunicazione dei dati relativi ai fini della costruzione o dell’applicazione degli indici. Queste risultano pari ad importi compresi tra 250 e 2000 euro.

Lo stesso decreto prevede anche la possibilità per il soggetto di sanare le violazioni di natura fiscale tramite il ravvedimento operoso. Modalità e termini sono indicati nella norma stessa.

Associazioni datoriali: cosa sono, come funzionano e quali vantaggi offrono

In Italia esistono diverse associazioni datoriali. Le aziende che decidono di entrare a far parte di una o più associazione possono usufruire di diversi vantaggi. Quando si parla di sindacati il pensiero va subito alle associazioni per i lavoratori dipendenti (CGIL, CISL, UIL). In realtà esistono anche i sindacati di datori di lavoro, cioè al servizio delle imprese e dei titolari di partita IVA. Ogni associazione è organizzata a livello nazionale ed articolata in diverse divisioni e presidi territoriali. Queste hanno lo scopo di rappresentare e tutelare gli interessi di una specifica categoria. Forniscono inoltre servizi utili collettivamente ad ogni imprese aderente, mettendo a disposizione validi strumenti di gestione, amministrazione, propaganda e sostegno.

Associazioni datoriali: tipologie e caratteristiche

In Italia esistono centinaia di associazioni datoriali. Queste si suddividono in base alla categoria, alle dimensioni, al territorio geografico e al settore economico/industriale.

L’elenco completo ed esaustivo di ogni associazione datoriale attiva sul territorio è presente sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico. Riportiamo intanto una breve lista delle più importanti associazioni di categoria:

  • Confindustria – Confederazione Generale dell’Industria Italiana raggruppa e rappresenta le grandi imprese manifatturiere e di servizi italiani; comprende anche banche e aziende pubbliche (dal 1993)
  • Confcommercio – Confederazione Generale Italiana delle Imprese, delle Attività Professionali e del Lavoro Autonomo, è un organismo italiano di rappresentanza delle imprese impegnate nel commercio, nel turismo e nei servizi (settore terziario) che associa oltre 700.000 imprese

Associazioni datoriali

  • Confapi – Confederazione della Piccola e Media Industria Privata, nata nel 1947 che associa e tutela le PMI (conta 94.000 imprese aderenti per un totale di addetti di circa 900.000 sul territorio nazionale)
  • Confesercenti – associazione che rappresenta le piccole e medie imprese del commercio e del turismo, del terziario, dell’artigianato e della piccola industria (rappresenta 350 mila imprese italiane, per una occupazione di circa 1 milione di addetti)
  • Confartigianato – rete europea di rappresentanza degli interessi e di erogazione di servizi all’artigianato e alle piccole e micro imprese. È stata fondata nel 1946 e oggi rappresenta oltre 700.000 imprenditori associati
  • CNA – Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, che associa le imprese del settore artigiano. È una delle associazioni datoriali che fa parte del gruppo CNEL

E l’elenco continua…

  • Confetra – Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica, riunisce le imprese del settore del trasporto, della spedizione, della logistica e nonchè deposito delle merci
  • ANCE – Associazione Nazionale dei Costruttori Edili che associa le imprese edili nata nel 1946 e che rappresenta a livello nazionale gli imprenditori privati di ogni dimensione e forma giuridica, operanti nei settori delle opere pubbliche, dell’edilizia abitativa, commerciale, direzionale e anche industriale
  • Confagricoltura – Confederazione Generale dell’Agricoltura Italiana che associa agricoltori ed imprese agricole. È anche la più antica associazione datoriale in Italia
  • Coldiretti – è la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana.
  • Assicredito e ABI – Associazione Sindacale fra le Aziende del Credito, rappresenta le associazioni delle imprese del settore creditizio e anche finanziario
  • APA – Associazione Provinciale Allevatori
  • CIA – Confederazione Italiana Agricoltori
  • CIDEC – Confederazione Italiana degli Esercenti Artigiani e Commercianti e nonchè delle Attività del Terziario del Turismo e dei Servizi
  • Confcooperative – Confederazione Cooperative Italiane
  • Confedilizia – Confederazione Italiana Proprietà Edilizia
  • Confitalia– Confederazione Italiana degli Operatori Economici

 

L’elenco è molto più lungo, ma questo è sufficiente a far capire quanto e come siano rappresentate e tutelate le imprese italiane.

Associazioni datoriali per i liberi professionisti

Non solo le imprese, ma anche i liberi professionisti possono contare sulle associazioni datoriali. Tra queste, ad esempio,  ricordiamo:

  • Confprofessioni – organizzazione di rappresentanza dei liberi professionisti in Italia;
  • UNIALPCE Unione Italiana Autonoma Liberi Professionisti Comparto Economia rappresentativa delle categorie professionali economiche.
  • ALP, associazione che raccoglie i liberi professionisti di ogni categoria.
  • ANACI, associazione nazionale degli amministratori di condominio.
  • ANAPI, associazione nazionale dagli amministratori professionisti di immobili.
  • Assoingegneri, associazione degli ingegneri liberi professionisti.
  • ANAMA – Associazione Nazionale Agenti e Mediatori d’Affari
  • FIAIP – Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali
  • FIMAA – Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari

Contratti Collettivi di Lavoro

Le associazioni datoriali ogni anno si riuniscono per definire i contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL). Oltre a questo, a livello locale, le associazioni si occupano anche di discutere e analizzare questioni legate  a problemi lavorativi locali. Fungono anche da mediatori sindacali in casi di controversie. Quindi detengono un duplici ruolo. Da una parte sostengono il dialogo tra Governo ed imprese e dall’altro offrono servizi di tutela e assistenza diretta ad aziende, imprenditori e titolari di partita Iva.

Accertamento fiscale: cos’è e come funziona

Nell’articolo precedente: “Responsabilità del commercialista: chi paga se sbaglia?” abbiamo visto in cosa consiste la responsabilità di un dottore commercialista. Accertata cos’è e com’è valutata dalla legge italiana la responsabilità di un professionista consulente finanziario e tributario, è bene adesso capire cosa sia un accertamento fiscale e come funziona. Ai telegiornali, sui quotidiani o semplicemente parlando, spesso salta fuori l’argomento degli “accertamenti fiscali”. Se ne sente parlare tanto, ma non sempre è ben chiaro cosa sia, come funziona e perché qualcuno dovrebbe essere oggetto di accertamento fiscale da parte dell’amministrazione finanziaria.

Accertamento fiscale: cos’è

L’accertamento è una procedura con la quale è possibile determinare la base imponibile e tutte le imposte relative ai singoli tributi. Sulla base imponibile è poi determinata l’aliquota sulla quale è calcolata l’imposta da pagare.

In campo tributario è onere del contribuente autodeterminare le basi imponibili e i singoli redditi. L’amministrazione finanziaria ha il solo compito accertativo (per errata dichiarazione) o sostitutivo (omessa dichiarazione). In altre parole è il contribuente che deve presentare dichiarazione dei redditi mediante autocertificazione, mentre l’amministrazione controlla che la dichiarazione sia stata presentata e sia formalmente corretta.

L’accertamento definitivo quindi può variare da uno a tre atti:

  1. dichiarazione dei redditi non modificata dall’amministrazione
  2. avviso di accertamento e dichiarazione
  3. dichiarazione, avviso di accertamento e sentenza del giudice.

Accertamento fiscale: tutta la procedura

A seguito della presentazione della dichiarazione dei redditi, la stessa è sottoposta a controllo da parte dell’ufficio locale delle Agenzia delle Entrate. L’ufficio controllo solamente la validità formale del documento presentato, eseguendo poi dei controlli a campione. In altre parole sceglie random dei soggetti a cui la dichiarazione sarà controllata in base a tutti i dati in loro possesso.

Per recuperare dati e informazioni necessari al controllo, l’ufficio dell’AdE si rivolge a vari enti e società che effettuano riscossioni, ai pubblici ufficiali, alle banche, ecc… È inoltre nelle sue facoltà eseguire dei controlli presso le sedi operative e amministrative delle società e dei professionisti soggetti al controllo. La Guardia di Finanza collabora con Agenzia delle entrate per recuperare i dati necessari al controllo.

Accertamento fiscale

Infatti, prima di emettere l’avviso di accertamento, la Finanza invia ai Comuni segnalazione per predisporre, entro massimo sessanta giorni dalla richiesta, tutti i dati e i documenti necessari a determinare il reddito complessivo del contribuente sottoposto a controllo.

Altro ruolo importante è ricoperto dall’anagrafe tributaria. Si tratta di un sistema informatico elettronico contenete tutte le principali notizie risultanti dalle precedenti dichiarazioni dei redditi. I dati dell’anagrafe sono recuperati dal comune, dalle banche, dalle poste, dagli uffici pubblici., dalle Camere di Commercio, ecc…

La situazione fiscale

Dalla somma e dal controllo di tutti i dati raccolti viene fuori la situazione fiscale del soggetto sottoposto a controllo. L’ufficio dell’Agenzia delle Entrate confronta quindi questa situazione con la dichiarazione dei redditi presentata dal contribuente.

A questo punto se dal controllo risultano degli errori, l’amministrazione invia un “avviso bonario” al contribuente. È così richiesto di pagare per mettersi in pari con le somme dovute per le imposte non versate, o per le eventuali sanzioni connesse. Se il cliente paga bene, altrimenti gli importi dovuti sono iscritti a “ruolo”.

Accertamento fiscale: l’avviso

È un atto con il quale l’amministrazione finanziaria comunica al contribuente che, a seguito di un accertamento fiscale, non è stata correttamente applicata la normativa tributaria. Sull’avviso di accertamento fiscale è indicato il corretto imponibile calcolato dall’amministrazione.

Sull’avviso sono contenuti i seguenti dati:

  • imponibile
  • aliquote applicate
  • imposte dovute
  • ritenute d’acconto
  • crediti di imposta
  • motivazioni di accertamento
  • dispositivi
  • sottoscrizione

L’amministrazione finanziaria ha tempo per notificare l’avviso di accertamento entro e non oltre il 31 dicembre del quarto anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione.

Se la dichiarazione dei redditi invece è nulla od omessa, l’avviso deve essere notificato entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui la dichiarazione doveva essere presentata.

L’avviso è notificato:

  • in mano al contribuente
  • al domicilio fiscale del contribuente
  • a mezzo PEC

Il pagamento del dovuto deve essere fatto entro sessanta giorni dalla notifica dell’avviso. Se il pagamento non è effettuato, l’espropriazione forzata è avviata entro il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello in cui l’accertamento è diventato definitivo.

Accertamento fiscale: come presentare ricorso

Il ricorso a un accertamento fiscale può essere presentato per vizio dell’atto (quando ad esempio nell’avviso manca uno o più dati obbligatori), oppure perché non esiste il debito tributario indicato nell’avviso, o infine per errata indicazione dell’importo del debito tributario.

Anagrafe tributaria: banca dati della fiscalità italiana

Quando abbiamo parlato del risparmiometro, è stato fatto cenno all’anagrafe tributaria. Il riferimento è stato necessario in virtù del fatto che i dati raccolti dagli istituti bancari e dai mediatori finanziari, devono, per legge, essere trasmessi direttamente all’anagrafe tributaria. Ma che cos’è effettivamente l’anagrafe tributaria? E qual è il ruolo che svolge nel quadro fiscale generale dell’Italia?

Con il decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973 n° 605, nasce l’anagrafe tributaria. Si tratta di una baca dati utilizzata per la raccolta e l’elaborazione relativi alla fiscalità di tutti i contribuenti italiani. Cerchiamo quindi di capire meglio come funziona e quale il suo obiettivo.

Anagrafe tributaria: che cos’è e come funziona

L’amministrazione finanziaria in Italia, utilizza dati proveniente dall’anagrafe tributaria. I dati sono raccolti grazie alle denunce e alle dichiarazioni dei redditi dai soggetti d’imposta e dagli accertamenti effettuati. Qui sono inoltre raccolte tutte le informazioni, le notizie e i dati ritenuti importanti per scopi tributari.

Ogni informazione contenuta nell’anagrafe tributaria corrisponde a una operazione, nonché a un soggetto. Il soggetto può essere una persona fisica, una persona giuridica, una società, un’associazione, o un’organizzazione di persone o di beni prive di personalità giuridica. Ogni soggetto è identificato tramite Codice Fiscale o Partita IVA. L’insieme di tutti i dati forma il complesso dell’archivio anagrafico dei codici fiscali e delle partite IVA.

Provenienza del flusso dei dati

I dati che arricchiscono il database dell’anagrafe tributaria sono raccolti da diverse fonti:

  1. denunce e dichiarazione dei redditi dai soggetti d’imposta e accertamenti fiscali ex articolo1 del DPR 605/1973;
  2. dichiarazioni fiscali annuali dei redditi e dell’IVA dei contribuenti (ai sensi dell’art. 31 comma 1 del D.P.R. n. 600/1973, ma anche dalle comunicazioni ex l. 311/2004 e dal d.l. 223/2006);
  3. comunicazioni obbligatorie (come ad esempio utenze elettriche, telefoniche, assicurazioni, contenziosi tributari, contratti immobiliari registrati, contratti d’affitto, proprietà immobiliari, proprietà di azioni e partecipazioni in società, ecc…);
  4. segnalazioni di dati, aggiornamenti e notizie da parte dei comuni.

L’Anagrafe Tributaria è gestita prevalentemente da Agenzia delle Entrate (AdE) che si occupa dell’acquisizione, della conservazione e degli eventuali aggiornamenti di tutti i dati.

A cosa serve l’Anagrafe Tributaria

L’Anagrafe Tributaria è quindi la più grande banca dati fiscali di cui dispone il Fisco. Una ricca e potente fonte informativa anagrafica, finanziaria e fiscale (vale a dire della capacità contributiva di ciascun soggetto). L’Anagrafe svolge inoltre un ruolo di valutazione dei rischi ed è un valido strumento per ogni attività svolta dalle amministrazioni finanziarie. Senza contare che svolge un ruolo essenziale nell’accertamento e nel controllo finanziario finalizzato al contrasto dell’elusione e dell’evasione fiscale.

Anagrafe tributaria

Come se tutto questo non fosse già sufficiente di per se, l’Anagrafe Tributaria ha lo scopo di contrastare il riciclaggio, la criminalità organizzata, il finanziamento al terrorismo internazionale, le frodi contro l’Unione Europea e in materia doganale e il traffico internazionale di stupefacenti.

Come sono utilizzati i dati contenuti nell’Anagrafe

Tutti i dati contenuti all’anagrafe tributaria possono essere utilizzati per:

  • il controllo cartolare della dichiarazione fiscale
  • accertamenti
  • verifiche
  • accessi
  • ispezioni
  • attività di riscossione coattiva e sanzionatoria
  • anali del rischio

In particolare l’analisi del rischio è svolta a discrezione dell’amministrazione e consiste nel calcolo della capacità contributiva di ciascun soggetto fiscale. Da questa analisi preliminare, seguono poi ulteriori verifiche portate avanti da enti e organi territorialmente competenti.

Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate, per effettuare i dovuti controlli e accertamenti, si avvalgono anche di un’altra serie di dati, conservati presso l’Anagrafe Tributaria. Ci riferiamo a tutti i dati relativi alle partite IVA, il redditometro, l’esterometro, rapporti finanziari (come ad esempio i conti correnti con tutti i dati a essi collegati), il risparmiometro, l’invio telematico dei corrispettivi giornalieri e la fatturazione elettronica.

Tutte le attività di controllo svolte, si basano su un accurato incrocio e studio dei dati e delle informazioni provenienti dalle diverse fonti, che vanno ad alimentare la banca dati dell’anagrafe.

Il sistema interno

Il sistema centrale dell’anagrafe è basato su quattro diversi mainframe. La memorizzazione dei dati è stata affidata a una Storage Area Network, una rete ad velocità di trasmissione. Mentre la storicizzazione dei dati è realizzata da una Tape Area Network.

Risparmiometro: cos’è, come funziona e a cosa serve

Nel 2019 Agenzia delle Entrate ha introdotto diversi strumenti per combattere l’evasione fiscale. In primis la fatturazione elettronica, seguita a ruota dallo scontrino elettronico e infine dal risparmiometro. Un algoritmo avanzato che controlla conti correnti di contribuenti e imprese, valutando ciascuna situazione fiscale personale.

Risparmiometro: cos’è e quali sono gli obiettivi

Il risparmiometro è uno strumento di Agenzia delle Entrate per combattere l’evasione fiscale. Si tratta di un algoritmo che controlla i conti correnti dei contribuenti e delle imprese e individua eventuali discrepanze tra quanto riportato in dichiarazione dei redditi e quello che è presente sul conto stesso.

L’obiettivo del risparmiometro è quello di riuscire a individuare chi non ha dichiarato tutti i redditi percepiti e chi ha ottenuto compensi al nero (dunque introiti sommersi e non dichiarati al fisco). Lo scopo è quindi riuscire a trovare una corretta collaborazione con le banche per reprimere l’evasione fiscale, piaga dilagante e sempre presente in Italia.

Il risparmiometro è previsto da norma di legge. Per quanto riguarda il redditto d’impresa e di lavoro autonomo, la normativa di riferimento è contenuta nell’art 32 del DPR 600/1973 e 51 del DPR 633/1972. Dal gennaio del 2012 l’Esecutivo ha imposto a Poste Italiane, intermediari finanziari, imprese di investimento, OICR (Organismi di investimento collettivo del risparmio), società di gestione e risparmio, ecc. A comunicare all’anagrafe tributaria le movimentazioni dei rapporti avuti con qualunque soggetto.

Decreto Legislativo 119/2018: più poteri alla Guardia di Finanza

Con il decreto legislativo 119/2018 sono stati attribuiti alla Guardia di Finanza molti più poteri di controllo sui movimenti finanziari dei contribuenti, sulle posizioni fiscali e accesso a molti più dati rispetto al passato. La guardia di Finanza infatti oggi collabora con Agenzia delle Entrate, accedendo al database delle informazioni comunicate all’Anagrafe Tributaria dagli operatori finanziari.

Il Risparmiometro quindi ha messo nelle mani del Fisco e della Guardia di Finanza uno strumento in più per controllare ogni singola operazione, obbligando i contribuenti a tracciare tutte le operazioni eseguite.

In definitiva oggi, la lotta all’evasione fiscale si combatte su due diversi fronti. Da un lato si cerca di limitare l’uso del contante, favorendo pagamenti tracciati e premiando quelli digitale (come ad esempio avviene con la lotteria degli scontrini). Dall’altro si cerca di rendere efficaci i controlli dei movimenti delle masse finanziare, con strumenti come il risparmiometro.

Risparmiometro

Risparmiometro: i dati che vengono comunicati

Banche e intermediari finanziari hanno obbligo di legge di comunicare all’anagrafe tributaria i seguenti dati, ogni qualvolta intraprendono rapporti con qualunque soggetto:

  1. Numero Conto corrente
  2. Conto deposito titoli e/od obbligazioni
  3. Numero Conto deposito a risparmio libero/vincolato
  4. Gestione patrimoniale
  5. Certificati di deposito e buoni fruttiferi
  6. Portafoglio
  7. Conto terzi individuale/globale
  8. Dopo incasso
  9. Cessione indisponibile
  10. Cassette di sicurezza
  11. Depositi chiusi
  12. Acquisto e vendita di oro e metalli preziosi
  13. Operazione Extra-conto
  14. Contratti derivati
  15. Carte di credito/debito
  16. Garanzie
  17. Crediti
  18. Finanziamenti
  19. Fondi pensione
  20. Rapporti fiduciario ex legge n. 1966/1939
  21. Gestione collettiva del risparmio
  22. Patto compensativo
  23. Finanziamento in pool
  24. Partecipazione
  25. Prodotti finanziari emessi da imprese di assicurazione
  26. Altri rapporti

Quando sono comunicati dati

La periodicità di comunicazione dei dati può essere mensile, oppure annuale. È mensile, ad esempio, per i rapporti finanziari e le operazioni extra-conto comprensive del codice identificativo, oppure per quanto riguarda i dati anagrafici dei vari soggetti.

Sono annuali invece per i dati relativi all’identificazione del rapporto, o dei vari saldi (compreso quello iniziale alla data di apertura), i dati relativi agli importi totali, alla giacenza media annua, ecc…

I dati così comunicati sono utilizzati dall’Agenzia delle Entrate, dalla GdF, dagli Agenti della Riscossione, dall’ Autorità Giudiziaria, dall’Ufficio Italiano cambi, dal Ministero dell’interno, dagli esperti del Servizio consultivo e Ispettivo tributario.

Imprese e attività di lavoro autonomo

Visto scopo e funzionamento dello spesometro, per le imprese e le attività di lavoro autonomo (individuali o collettive che siano) è molto importate prestare attenzione ai conti diversi da quelli dell’impresa.

Sarebbe opportuno infatti che eventuali movimenti in entrata su conti estranei all’attività, avvenissero esclusivamente tramite bonifico e in maniera tracciata. Se così non venisse fatto, l’Amministrazione Finanziaria potrebbe infatti sospettare che tali versamenti potrebbero arrivare da attività non dichiarate.

Agenzia delle Dogane e dei Monopoli: cos’è e come funziona

L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli è una delle tre agenzie fiscali al servizio del Ministero delle Finanze. Le altre due sono Agenzia delle Entrate e l’Agenzia del Demanio. L’ADM (acronimo di Agenzia delle Dogane e dei Monopoli) svolge tutte le attività tecniche e operative per conto del Ministero.

La ritroviamo, ad esempio, parte attiva e importante nel sistema ideato per la Lotteria degli Scontrini, che entrerà in vigore dal primo gennaio 2021. ADM è anche l’Agenzia incaricata di assegnare e rilasciare il codice Eori, indispensabile nei rapporti con le autorità delle dogane degli Stati Europei, di cui abbiamo trattato in un articolo precedente:

ADM è stata istituita grazie al decreto legislativo 30 luglio 1999 n°300, ed ha incorporato anche la vecchia AAMS (Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato – il precedente organi del Ministero dell’Economia e delle Finanze addetto, tra l’altro, alla gestione del gioco pubblico).

Il 26 aprile 2018 il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha approvato un nuovo statuto di ADM. Questo ha previsto un riassetto delle risorse umane e una semplificazione amministrativa dell’Agenzia. Una riorganizzazione che ha portato 400 incaricati a essere declassati a semplici funzionari.

Agenzia delle Dogane e dei Monopoli: quali sono i suoi compiti

ADM è un ente pubblico dotato di personalità giuridica e ampia autonomia regolamentare, amministrativa, patrimoniale, organizzativa, contabile e finanziaria, dipendente, politicamente, dal Dipartimento delle Finanze.

Le sue competenze sono molteplici:

  1. Gestisce il sistema doganale italiano (si accerta tra l’altro dell’applicazione e della riscossione delle accise)
  2. Regola il comparto del gioco pubblico in Italia (ivi compresa la famosa futura Lotteria degli scontrini)
  3. Verifica gli adempimenti dei concessionari e degli operatori del settore del gioco
  4. Contrasta il gioco praticato illegalmente
  5. Controlla la produzione, la distribuzione e la vendita dei tabacchi lavorati
  6. Assicura l’afflusso regolare delle imposte gravanti sui tabacchi
  7. Controlla le merci in ambito tributario ed extra-tributario
  8. Si occupa della gestione del laboratori chimici
  9. Promuove e partecipa ai consorzi e alle società private previsti dall’art. 59 comma 5 del decreto istitutivo
  10. Redige e pubblica il libro Blu (rapporto statistico sul gioco d’azzardo in Italia)

I suoi funzionari sono riconosciuti come ufficiali/agenti di Polizia Giudiziaria e Tributaria, che possono accertare reati e violazioni di legge relative alle dogane.

Agenzia delle Dogane e dei Monopoli

Gli obiettivi perseguiti

Agenzia delle Dogane e dei Monopoli si è posta quattro diversi obiettivi, suddivisi in macro categorie. La prima è quella relativa all’impegno della crescita economica del paese. Obiettivo questo che intende perseguire facilitando la circolazione delle merci negli scambi internazionali (ecco quindi che ritorna l’importanza del codice Eori).

Il secondo riguarda invece la lotta all’evasione fiscale e alle frodi contro lo Stato. ADM contribuisce alla fiscalità interna e tutela gli interessi finanziari dell’Italia e dell’Unione Europea. Per questo motivo è addetta alla riscossione di tributi specifici, oltre ad avere poteri di polizia tributaria e giudiziaria.

Il terzo obiettivo è quello relativo al gioco d’azzardo e del settore dei tabacchi. L’Agenzia infatti esercita il ruolo di presidio dello Stato nei settori dei giochi e dei tabacchi. ADM assicura la riscossione dei tributi per l’Erario e allo stesso tempo tutela il cittadino attraverso concessioni e atti regolamentari.

Infine, il quarto obiettivo preposto per l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli è quello relativo alla salute e al benessere dei cittadini. Questo compito lo svolge controllando tutte le merci in ingresso all’interno del paese. ADM si impegna a combattere il contrabbando, la contraffazione, il riciclaggio e il traffico illecito di armi, droga, rifiuti, alimenti e farmaci non rispondenti alla normativa sanitaria vigente.

I principi dell’organizzazione

L’Agenzia è organizzata sulla base dei seguenti principi generali riferiti all’azione amministrativa:

  • legalità
  • trasparenza
  • imparzialità

L’azione dell’Agenzia è quindi volta a valorizzare gli stili di gestione orientati al conseguimento dei risultati e a una corretta e proficua conduzione delle relazioni sindacali. In Agenzia è promossa la sperimentazione di soluzioni innovative in materia di pari opportunità e sostenibilità ambientale. L’organo sostiene l’assunzione responsabile delle decisioni e lo sviluppo di rapporti cooperativi con altri organi ed enti statali e non. Una responsabilità basata sulla consapevolezza della dimensione economica e sociale delle scelte gestionali e all’affermazione del senso etico dei fini pubblici primari.

Infine Agenzia delle Dogane e dei Monopoli sostiene il decentramento delle responsabilità operative, attraverso un’organizzazione interna centrale e periferica improntata a criteri di efficienza e flessibilità.

Evasione fiscale: un fenomeno dilagante

Se ne sente tanto parlare, ma non tutti sanno effettivamente cosa sia e come viene compiuta. In Italia il fenomeno dell’evasione fiscale, negli ultimi decenni si è paurosamente aggravato. I vari Governi hanno cercato di arginare il problema, ma non sempre sono riusciti a risolverlo o per lo meno a ridurlo. Uno spiraglio di luce in fondo al tunnel si è avvistato con le manovre che mirano alla dematerializzazione e digitalizzazione dei processi di gestione dei documenti fiscali e dei dati.

Ne sono un esempio lo scontrino elettronico, l’introduzione della fatturazione elettronica e, dal primo gennaio 2021, l’entrata in vigore della Lotteria degli Scontrini.

Evasione Fiscale: cos’è e come funziona

Per evasione fiscale, in ambito di scienza delle finanze, si intende l’insieme dei metodi adottati per ridurre o eliminare del tutto il prelievo fiscale da parte dello Stato sul cittadino. L’Italia purtroppo in quest’ambito vanta un triste primato. È lo stato europeo con la più alta percentuale di evasione fiscale. Recenti stime dimostrano che l’evasione fiscale in Italia è pari a 300 miliardi di euro l’anno, evasione riconducibile a imposte dirette, al lavoro al “nero” e all’economia sommersa (vale a dire l’insieme di tutte le attività economiche che contribuiscono al prodotto interno lordo, ma che non sono registrate e dunque regolarmente tassate).

Sul podio comunque non si trova da sola, ma in buona compagnia. Seguita a ruota da Germania e Francia, combatte una guerra dura da ormai svariati anni. L’evasione fiscale si manifesta attraverso la violazione di specifiche norme fiscali.

L’evasione fiscale in termini giuridici non può essere considerata un furto. Questo perché ha a oggetto somme di denaro che, in assenza dell’evasore, non esisterebbero. Nonostante questo però l’evasione tende a ledere il tessuto socio-economico di un paese perché fa diminuire il gettito fiscale statale. Il gettito fiscale, cioè l’insieme delle entrate nell’erario di uno Stato, serve a fornire ai cittadini i servizi necessari. Servizi che non possono essere forniti se manca il gettito fiscale perché gli evasori non pagano le tasse.

Come avviene l’evasione fiscale

Ci sono vari metodi per evadere il fisco. Quello più noto è non emettere regolare fattura, ricevuta fiscale o scontrino elettronico per operazioni di vendita di beni e servizi. É considerata evasione fiscale anche quando è emessa regolare fattura, ma per importo parziale rispetto a quello realmente sostenuto.

Anche redigere dichiarazioni dei redditi false, equivale a evadere il fisco. Tutte le informazioni mancanti, parziali, o infedeli portano a un successivo mancato versamento dell’imposta realmente dovuta. Le tipologie di evasione continuano e le ritroviamo anche in ambito di lavoro regolarmente concettualizzato. Quando a un dipendente parte dello stipendio è somministrato in forma non documentata, si parla sempre di evasione fiscale.

Evasione Fiscale

Le alterazioni del cedolino paga (ad esempio quando sono indicate false trasferte e/o richieste di rimborsi non dovuti) sono considerate evasione fiscale, tanto quando accordarsi segretamente per evitare l’esposizione in fattura del dovuto (anche alterandone le voci).

Infine la più classica delle evasioni fiscali: non pagare imposte e tributi e non eseguire adempimenti obbligatori (come ad esempio pagare il canone RAI, oppure apporre la dovuta marca da bollo, o evitare di pagare il bollo auto).

Elusione fiscale: cos’è e come funziona

Quando tributi e tasse non sono pagati, ma senza violare la legge, si parla di elusione fiscale. In altre parole la legittimità formale delle norme è rispettata, ma il fine rimane sempre lo stesso. Questo è il caso in cui i contribuenti che “non contribuiscono” lo fanno andando a sfruttare le carenze dell’ordinamento giuridico. In questo modo riescono a non pagare tributi e tasse senza violare la legge e, di conseguenza, senza essere assoggettati a sanzioni da parte delle autorità.

L’elusione fiscale è normata dal DPR n° 600/1973 articolo 37-bis che sancisce l’inopponibilità all’amministrazione finanziaria di atti, fatti e negozi, privi di valide ragioni economiche, diretti ad aggirare obblighi o divieti previsti dall’ordinamento tributario e a ottenere riduzioni di imposte o rimborsi, altrimenti indebiti. Tramite questa norma la pubblica amministra “disconosce” i vantaggi tributari che vengono conseguiti attraverso l’elusione delle disposizioni relative alle imposte.

Conclusioni

Alla fine che si tratti di evasione fiscale vera e propria, piuttosto che di elusione fiscale, lo scopo rimane sempre lo stesso: evitare di pagare tasse e contributi, o quanto meno di ridurne la pressione. In ogni caso l’Esecutivo ha cercato di ridurre il fenomeno attraverso una serie di manovre volte alla digitalizzazione del sistema fiscale, introducendo sistemi come lo scontrino elettronico, la Lotteria degli scontrini e l’ormai nota, fattura elettronica.