Paga in 3 rate Paypal: bello! Ma devi fatturare o fare i corrispettivi

I dati diffusi da Paypal per il 2022 indicano l’utilizzo del servizio Paga in 3 rate da parte di circa 420.000 utenti. Oltre 6 utenti abituali di Paypal su 10, dichiarano inoltre di usare regolarmente il Paga in 3 rate. Un dato che dimostra una verità inconfutabile:

Se non trovi il modo di usare questi gateway di pagamento, con annessa potenza finanziaria che permette di sostenere quasi mezzo milione di prestiti tra i 30 e i 2.000 euro, senza nemmeno fare un controllo di solvibilità, rischi veramente di essere catapultato fuori da qualunque mercato.

Questa settimana faccio due riflessioni su questo dato e sulla premessa di cui sopra, per cercare di arrivare ad una riflessione utile per tutti.

Ma, a questo punto, è probabile che tu ti stia chiedendo: “cosa c’entra tutto questo con FatturaPro”?

Vedi, il Trend di questa settimana, sulle funzionalità più usate di FatturaPro, vede ancora in testa la generazione automatica dei corrispettivi da ordini online.

È un tema di cui abbiamo, in realtà, già ampiamente discusso in questa rubrica. Ma ci sta che questa funzione, che rappresenta uno dei capisaldi di FatturaPro, si riproponga spesso come la più usata dai nostri clienti.

L’Automazione Fiscale è una delle frontiere più delicate della eterna battaglia tra piccole-medie imprese e la velocità.

Un “piccolo imprenditore” deve correre più velocemente dei costi fissi, delle tasse, dei concorrenti, quindi tutto ciò che può aiutarlo a non distrarsi da questa infinita corsa verso il sole, diventa prezioso come un diamante.

Quindi, di tanto in tanto, è giusto analizzare la quotidianità dell’imprenditore, che emette corrispettivi automatici con FatturaPro, da una prospettiva sempre nuova, sempre diversa.

Per evitare che questa rubrica diventi una ripetizione continua di notizie e informazioni già viste, che porterebbe alla morte della rubrica stessa.

È ormai chiaro che il servizio Paga in 3 rate di Paypal stia diventando “l’alter ego” dell’usanza di dilazionare le fatture nel B2B (quindi, se non ce l’hai, è dura…)

La mossa di Paypal, di rendere il suo servizio “agganciabile” facilmente da qualsiasi e-commerce del mondo, è stata semplicemente geniale.

Senza sviluppare codice, chiunque è ormai nella condizione di essere pagato con Paypal, in modo sicuro, senza problemi, con una serie di garanzie sia per chi incassa, sia per chi paga.

Certo, non è gratis! Ma non voglio entrare, adesso, nel merito di questo tema.

Il punto è un altro: il servizio Paga in 3 rate sta diventando una consuetudine, al pari del dilazionamento delle fatture nel B2B. Quell’usanza di emettere una fattura, dichiarandola pagabile in 30 giorni, piuttosto che in 60 o 90.

Con una differenza sostanziale! Nel caso del Paga in 3 rate, chi “vende” incassa l’intero importo subito!

Nel B2B, invece, incassi effettivamente nei tempi che hai dichiarato in fattura, al “lordo” dei tempi bancari (in verità sempre meno problematici), e di ulteriori ritardi nei pagamenti da parte del cliente.

In questo caso, sappiamo bene come recuperare il credito inneschi tutta una serie di altre problematiche e di costi.

Ecco perché la vendita su e-commerce di piccoli servizi, pagabili con Paypal, sta sbarcando anche nel B2B

Per questo motivo, molte micro imprese che vendono servizi, consulenze e prodotti digitali ad altre aziende, stanno cominciando a utilizzare Paypal come metodo di pagamento, anche a chiusura di una vendita “presidiata”.

Cioè:: non stiamo parlando dell’azienda che mette in vendita un software su un portale, e aspetta che qualche estraneo lo compri, senza che nessun venditore parli con l’acquirente.

Mi riferisco ad alcuni nostri clienti, che vendono nel B2B in modo “tradizionale” e poi incassano inviando un’offerta direttamente da una sottospecie di e-commerce verticale, da cui il cliente può accettare l’offerta, firmare il contratto e….pagare online tramite Paypal!

Ecco dove volevo portarti con la mia leggera divagazione di questa settimana. Molti clienti FatturaPro, che appartengono a mercati B2B, iniziano a usare Paypal esattamente come nel B2C, per accelerare i tempi di incasso, dando al tempo stesso al cliente un dilazionamento in 3 mesi.

Inutile aggiungere che questa fase evolutiva apre il fronte anche agli agenti guidati dall’Intelligenza Artificiale, e a un commercio sempre più automatizzato e disintermediato.

Ma questo è il domani. Mentre a me interessava darti una notizia, e condividere una riflessione, sull’oggi. Su quanto sia fondamentale saper cogliere questi trend per capire fino a che punto puoi essere disposto a restarne fuori.

Pagamenti online, Paypal e Paga in 3 rate: tutto bellissimo, poi però tocca fare fatture e corrispettivi!

 

Automatizzare, disintermediare i processi di vendita. Aprirli al futuro degli Agenti AI, che rispondono 24 su 24 e guidano direttamente il cliente verso il suo checkout.

Che si tratti di un cliente che sta comprando una crema su e-commerce, o di una società che sta comprando una consulenza nel B2B.

È tutto fantastico!

Sembrano passati anni luce da quando mandavamo le fatture via e-mail, con i programmini in Access compilati la sera da qualche nipote, figlio o giovane parente per farlo imparare a programmare (e scroccare un softwarino gratis! Chiusa parentesi).

Invece era ieri.

È superfluo stare qui a ricordarti come il mondo stia cambiando velocemente, e come sia materialmente impossibile stare dietro a tutto e tutti.

L’Automazione Fiscale sta entrando intimamente nelle esigenze primarie di qualsiasi azienda, a maggior ragione (paradossalmente) se piccola!

Da bravi italiani, siamo sempre abituati a credere che una micro impresa, così come una piccola o una media, abbia solo bisogno di pane e concretezza.

I software? La tecnologia “di bordo”? Ma sì! Va bene comprarla solo negli anni di vacche grasse, per scaricare un po’ di spese deducibili, alzare un po’ gli ammortamenti, patrimonializzare per migliorare i bilanci e avere, magari, qualche piccolo beneficio dalle banche.

Nel resto del tempo? In periodi “normali” o di vacche magre, siamo abituati a pensare che per fare impresa basti un telefono, la sveglia che suona la mattina presto, e tanta…tanta buona volontà.

Ma non è più così! Oggi qualsiasi impresa va pensata dai fondamentali, e i fondamentali sono tutto ciò che ti lega a una sedia, fosse anche una volta alla settimana, a spippolare su conti correnti, software amministrativi e file di Word piuttosto che Excel.

E questo non perché deve piacere a te! Ma perché se lo aspettano i clienti, e nella mischia dei tuoi mille e più concorrenti, c’è qualcuno – più di uno – che l’ha capito, o lo sta capendo.

Pensaci, ormai anche gli imbianchini girano con il POS mobile tipo SumUp. Ma come? Fino a due anni fa noi italiani eravamo tutti su facebook, o su linkedin, a scrivere o leggere post di improperi sull’obbligo dei pagamenti elettronici.

E oggi? Chiunque riesce a farsi pagare con carta di credito. È indicativo no? Ecco, sul tema del rendere prodotti e servizi acquistabili online, siamo esattamente nello stesso momento di evoluzione che abbiamo visto con i pagamenti elettronici “in presenza”.

Vuoi anche tu implementare un sistema di Automazione Fiscale che ti permetta di aprire i tuoi canali di vendita all’utilizzo di pagamenti elettronici e dilazionati?

Se stai leggendo questa newsletter, e ancora non sei tra gli oltre 3000 titolari di attività che hanno implementato i principi dell’Automazione Fiscale nella loro impresa, hai la possibilità di interagire con il nostro supporto per capire come fare.

Basta riempire questo form, e i ragazzi del Support ti rispondono alla velocità della luce, fissando con te un appuntamento per cominciare a progettare, insieme a te, l’adozione, la messa a punto o il perfezionamento dei tuoi sistemi di incasso e di automazione fiscale.

Avviso importante che devi tenere in considerazione: ad ogni invio di Newsletter, veniamo subissati di richieste da parte di imprenditori che hanno bisogno di prendere appuntamento con noi per sviluppare i temi che trattiamo, e riportarli alla loro realtà e quotidianità aziendale.

Quindi non voglio metterti ansia, o fretta, come nelle migliori televendite. Voglio solo che tu non resti deluso se ti tocca aspettare un po’ di più per pianificare la call con i nostri ragazzi.

Solo per chiarezza.

A te il link per prenotarti!

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ESG e performance di lungo termine

Nell’epoca contemporanea dominata dalla ricerca ossessiva di risultati immediati, le imprese si trovano sempre più spesso intrappolate in una visione miope che privilegia le performance di brevissimo periodo a discapito di una crescita sostenibile e duratura. Tuttavia, un crescente corpus di evidenze scientifiche e casi di studio dimostra che l’integrazione dei fattori ESG (Environmental, Social e Governance) nelle strategie aziendali rappresenta non solo un imperativo etico, ma un vero e proprio acceleratore di valore economico a lungo termine.

La rivoluzione del paradigma: oltre il mito del trade-off

 

Per decenni, il mondo imprenditoriale è stato dominato dalla convinzione che sostenibilità e profittabilità fossero due obiettivi inconciliabili. Questa percezione si è rivelata non solo errata, ma profondamente dannosa per la competitività aziendale. Le aziende che integrano la sostenibilità nelle loro strategie hanno il 75% in più di probabilità di migliorare significativamente i propri ricavi e il 52% di maggiori possibilità di superare i concorrenti in termini di redditività.

La meta-analisi condotta dalla NYU Stern School su oltre 1.000 studi pubblicati tra il 2015 e il 2020 ha definitivamente demolito il falso mito del trade-off sostenibilità-profitto. I risultati sono inequivocabili: il 58% degli studi aziendali dimostra una relazione positiva tra ESG e performance finanziarie, mentre solo l’8% evidenzia correlazioni negative. Questi dati, confermati da 13 meta-analisi che coprono 1.272 studi unici, attestano una correlazione positiva robusta e persistente nel tempo.

Il meccanismo di creazione del valore: Come l’ESG diventa profitto

 

L’implementazione di strategie ESG efficaci genera valore attraverso molteplici canali sinergici che trasformano gli investimenti in sostenibilità in vantaggi competitivi tangibili.

Riduzione del costo del capitale

 

Le aziende con rating ESG elevati beneficiano di un accesso privilegiato ai mercati finanziari con costi di finanziamento significativamente inferiori. Secondo lo studio MSCI, le società con i punteggi ESG più alti si finanziano a un tasso medio del 6,8%, mentre quelle con rating bassi affrontano costi del 7,9%. Questa differenza, apparentemente modesta, si traduce in milioni di euro di risparmi annuali per aziende di media-grande dimensione.

L’87% dei CFO riconosce che i fattori ESG hanno un impatto diretto sul costo del capitale, mentre il mercato dei sustainability-linked bonds sta emergendo come strumento privilegiato per le aziende virtuose di accedere a capitali a condizioni vantaggiose.

Efficienza operativa e innovazione

 

Le pratiche sostenibili si traducono in immediati risparmi operativi e incrementi di produttività. Un esempio paradigmatico è rappresentato da un’azienda farmaceutica che, riprogettando i processi produttivi secondo principi “green”, ha ottenuto una riduzione del 75% delle emissioni di gas serra e significativi risparmi nei costi di produzione.

La metodologia ROSI (Return on Sustainability Investment) sviluppata dalla NYU Stern Center for Sustainable Business quantifica questi benefici: una società automotive ha registrato un valore attuale netto quinquennale pari al 12% del fatturato annuale grazie agli investimenti in sostenibilità.

Attrazione di talenti e stakeholder engagement

 

Le aziende ESG-oriented registrano un aumento del coinvolgimento dei dipendenti fino al 40%, traducendosi in maggiore produttività, minor turnover e costi di recruitment inferiori. La capacità di attrarre e trattenere talenti di alta qualità rappresenta un vantaggio competitivo sempre più critico in un mercato del lavoro caratterizzato da crescente mobilità e selettività.

L’approccio strategico: dalla teoria degli stakeholder alla pratica ESG

 

La teoria degli stakeholder di Edward Freeman, formulata nel 1984, ha anticipato di decenni l’attuale paradigma ESG. Freeman sosteneva che le imprese durature nel tempo devono creare valore per tutti gli stakeholder, non solo per gli azionisti, costruendo relazioni stabili e durature che generano vantaggi competitivi sostenibili.

Questo approccio si traduce in una governance più efficace e trasparente, che migliora la gestione del rischio e aumenta la resilienza aziendale. Le aziende che adottano modelli di governance orientati alla sostenibilità dimostrano una maggiore capacità di anticipare e gestire shock esterni, come evidenziato durante la pandemia COVID-19.

Evidenze quantitative: I numeri della trasformazione

 

I dati più recenti confermano l’accelerazione del fenomeno: il 91% delle aziende con strategie ESG integrate prevede un aumento dei ricavi nel 2025, mentre il 69% anticipa una crescita della redditività. Le aziende che implementano strategie ESG registrano un 28% di miglioramento del ROI delle attività aziendali, con benefici che spaziano dalla riduzione dei costi operativi (30%) all’incremento dell’innovazione (37%).

Un altro studio condotto su 3.651 aziende in 19 paesi del G20 ha dimostrato una relazione negativa e significativa tra pratiche ESG e costi di capitale, confermando che l’investimento in sostenibilità riduce sistematicamente il costo del finanziamento per le imprese.

Prospettive future: La sostenibilità come imperativo competitivo

 

L’evoluzione del panorama normativo, con l’introduzione della Direttiva Corporate Sustainability Reporting (CSRD) e dei nuovi standard di rendicontazione, sta trasformando la sostenibilità da opportunità a necessità competitiva. Le aziende che non si adatteranno a questo nuovo paradigma rischiano di essere escluse dalle catene del valore globali e di perdere l’accesso ai capitali.

Il futuro appartiene alle aziende che sapranno integrare strategicamente i fattori ESG nei loro modelli di business, trasformando la sostenibilità da costo a investimento, da compliance a vantaggio competitivo. In questo scenario, la performance di lungo termine non sarà più una conseguenza fortuita, ma il risultato di scelte strategiche consapevoli e orientate alla creazione di valore condiviso per tutti gli stakeholder.

La sostenibilità non è più una questione di “se”, ma di “quando” e “come”. Le aziende lungimiranti stanno già raccogliendo i frutti di questa trasformazione, mentre quelle che rimangono ancorate a paradigmi obsoleti rischiano di trovarsi progressivamente marginalizzate in un mercato che premia sempre più la capacità di coniugare performance economica e impatto positivo sulla società e sull’ambiente.

Importazione righe CSV su Fatture Elettroniche

Da qualche giorno è disponibile in FatturaPro una nuova modalità di importazione delle righe di vendita per semplificare il processo di fatturazione.

Una funzione che è balzata subito in vetta alle più usate di FatturaPro

Non c’è da stupirsi: l’e-commerce si sta confermando uno dei settori più in crescita ad ogni livello, nonostante l’instabilità geopolitica e la costante opera di drammatizzazione dei media.

Questi sono i dati (di fatto) al di là delle opinioni:

  • L’ e-commerce B2C in Italia nel 2025 crescerà del 6 % rispetto al 2024, superando i 62 miliardi €, di cui:
    – Prodotti: oltre i  40 miliardi di € (+6 %)
    – Servizi: 22 miliardi di € (+8 %)

    • L’e commerce complessivo (B2C + C2C) ha raggiunto 85,4 miliardi € nel 2024, con +6 % sul 2023 .
    • Il mercato B2C da solo vale circa 40,1 miliardi € nel 2025, con crescita del +6 %
    (Dati osservatori.net).

Le aziende che vendono attraverso almeno un negozio online sono 91.000, in crescita del +3,4 % rispetto al 2024.

Le aziende che hanno un “piccolo e-commerce”, si trovano a dover fronteggiare le aspettative e le abitudini di acquisto da parte di clienti che sono ormai totalmente assuefatti dalla potenza di Amazon, e dei grandi colossi di abbigliamento, con la loro capacità di distribuzione a getto continuo, senza sosta, e i loro efficientissimi processi di reso.

Non mi stancherò mai di dire che il primo strumento da mettere a punto, per fare parte di questo gioco, è eliminare la Burocrazia Fiscale, per abbattere anche del 50-80% costi e tempi di pre-delivery.

Ovvero di tutte quelle fasi che vanno dalla ricezione dell’ordine all’assegnazione del pacco allo spedizioniere, o corriere che sia.

Certo il prodotto deve essere valido, quantomeno corrispondente a quanto promesso nella scheda e nella pagina di acquisto, certo i resi devono essere gestiti in velocità e la consegna veloce come la luce.

Ma se tutto il processo inizia inciampando sulla necessità di gestire bolle, corrispettivi e fatture per il tramite dell’intervento umano, la vedo durissima.

Per evitare di dover gestire a mano ogni corrispettivo, fattura o documento fiscale in generale, la parola d’ordine – fino ad oggi – era: interoperabilità

L’interoperabilità è l’ostacolo maggiore che frena la produzione e la gestione dei documenti fiscali durante le fasi di pre-delivery.

Per interoperabilità si fa riferimento a tutte quelle modalità e soluzioni tecnologiche in grado di mettere diversi gestionali e piattaforme in comunicazione tra loro, di passarsi i dati senza l’intervento dell’uomo.

Solitamente tutto questo si ottiene attraverso integrazioni, ovvero lo sviluppo di codice specifico nei software che devono essere messi in comunicazione, affinché vengano aggiunte istruzioni sulle modalità di trasferimento delle informazioni e dei dati.

Un lavoro che solitamente rappresenta un progetto nel progetto, capace di portarsi dietro ingenti investimenti di tempo e di denaro.

Ma una PMI italiana non ha sempre le risorse economiche, e di tempo, per pagare e aspettare che questo tipo di soluzione venga studiato, budgetizzato, realizzato e testato, per poi entrare in produzione.

Ecco perché FatturaPro pensa sempre in modo trasversale alle sue soluzioni, come l’importazione righe, e alle modalità per implementarlo.

Vogliamo consentire, a chi deve far partire un negozio online, tra mille sfide iniziali, di lavorare senza perdere tempo.

E senza investire fiumi e fiumi di denaro.

FatturaPro nasce da imprenditori che conoscono la quotidianità del tessuto imprenditoriale italiano

FatturaPro è ciò che vorrei trovare sul mercato se oggi fossi io a dover aprire un e-commerce.

Quando stai per aprire un’attività, non ti fermi a pensare all’importanza di creare un processo di fatturazione ergonomico. Ti concentri sul prodotto, sulla piattaforma, sulla grafica. E tante altre cose sicuramente fondamentali.

Eppure, se non tieni fortemente in considerazione questo aspetto, ti trovi molto presto a fare i conti con la scelta di non attribuire la giusta priorità a questo tema.

Ecco perché ogni aspetto, ogni sviluppo, viene curato per dare a chi fa impresa diverse opzioni per implementare FatturaPro nei processi di business e per utilizzarne le funzioni principali.

A prescindere dalle possibilità di investimento e dalla complessità che ogni singolo gestore di negozi può ricercare.

A volte ci sono tempi e risorse per implementazioni complesse, che comportano maggiori tempi di attesa e maggiori costi.

Altre volte, la necessità in fase di startup per l’imprenditore è badare al sodo. Andare alla ricerca di concretezza, strade brevi e semplici.

Il comune denominatore, tra questi due estremi, rimane sempre uno e lo vediamo ogni singolo giorno in cui parliamo con tanti imprenditori che hanno business online: eliminare la burocrazia fiscale e velocizzare i processi di produzione dei documenti fiscali, senza rischi di errori, rallentamenti e possibili non conformità normative (e relative conseguenze).

Qualunque sia la situazione presente dell’imprenditore, FatturaPro rappresenta un valido alleato per abbattere la Burocrazia fiscale e dare così vita alla Automazione fiscale

Se la tua situazione ricade tra quelle in cui non c’è spazio, né forse bisogno, di fare integrazioni complesse col tuo gestionale, l’importazione delle righe di vendita da file CSV fa esattamente al caso tuo.

Uno spaccato perfetto della trasversalità e delle opportunità che FatturaPro offre nel disporre di strade differenti per ottenere risultati simili.

Tutto avviene in modo estremamente semplice: si crea un file CSV direttamente dal backend del tuo e-commerce, o dal sistema di contabilità, o da qualunque altro strumento utilizzi per impostare la documentazione di vendita.

La maggior parte di questi strumenti dispone della possibilità di creare file CSV, ma nella peggiore delle ipotesi questo formato si può creare anche lavorando banalmente con dei copia/incolla su file Excel, avendo semplicemente l’accortezza di salvare il tutto – per l’appunto – in formato CSV.

Fatto questo, FatturaPro è oggi abilitato a importare questo tipo di file, e a leggere tutti i singoli campi che compongono ciascuna riga.

Inclusi: prezzi, sconti, codice prodotto, ecc.

Qualsiasi dato può essere dato in pasto a FatturaPro in un singolo click, come da tradizione FatturaPro.

Non solo B2C.…perché l’e-commerce non è più soltanto uno strumento per “clienti privati”

FatturaPro non si distingue soltanto per la capacità di essere adattabile alle diverse forme di complessità delle aziende, delle organizzazioni e delle architetture che caratterizzano le differenti aziende e-commerce e le loro piattaforme.

Oggi, con le innumerevoli funzionalità, tools e caratteristiche (di cui l’importazione delle righe è solo l’ultima), possiamo diventare un partner preziosissimo anche per chi crea negozi online dedicati alla vendita di servizi o prodotti B2B.

La novità della importazione righe, di cui abbiamo parlato, è pensata anche per loro.

Aprendo la strada verso progetti sperimentali che anche le imprese B2B possono affrontare, prima di decidere – ad esempio – se investire su integrazioni più profonde e automazioni più spinte.

Vuoi anche tu scoprire i benefici di una fatturazione efficiente, semplice ed ergonomica rispetto alla quotidianità di chi fa impresa?

Le strade che ti permettono, oggi, di valutare l’adozione di FatturaPro nella tua attività, sono davvero tante.

Ecco perché sempre più persone si rivolgono al nostro support per ricevere consigli e consulenze che possono aiutare a inquadrare più velocemente il proprio scenario e il percorso più idoneo per passare da una fase di startup a una fase di consolidamento.

Come invito sempre a fare, ti consiglio di mettere alla prova il nostro Support. Troverai nel nostro team un centro di competenze, un riparo, per chi vuole lanciarsi in una avventura e-commerce senza commettere passi falsi, e senza disperdere soldi che potrebbero servire ad avviare più serenamente ed efficacemente l’impresa.

Come puoi contattare il nostro Support Team? Segui il link qui sotto:

 

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Nuove Misure di Sostegno per Imprese in Crisi e Settore Moda

Il Decreto-Legge 26 giugno 2025, n. 92, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 146 del 26 giugno 2025, introduce un pacchetto articolato di misure straordinarie per il sostegno dell’occupazione nelle imprese italiane colpite da difficoltà strutturali. Il provvedimento, entrato in vigore il 27 giugno 2025, rappresenta una risposta concreta del Governo alle sfide che stanno attraversando diversi settori produttivi, con particolare attenzione alle aree di crisi industriale complessa e alla filiera della moda a cui afferiscono molte PMI italiane.

Le misure per le aree di crisi industriale complessa

Esonero dal contributo addizionale CIGS

L’articolo 6 del decreto dispone l’esonero dal contributo addizionale previsto per l’accesso alla Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS) per l’anno 2025. Questo beneficio è riservato alle imprese che operano in territori riconosciuti come “aree di crisi industriale complessa” ai sensi del DL 83/2012.

Il contributo addizionale, normalmente calcolato sulla retribuzione globale che sarebbe spettata al lavoratore per le ore di lavoro non prestate, varia in funzione dell’intensità di utilizzo delle integrazioni salariali: 9% fino a 52 settimane, 12% oltre le 52 settimane e fino a 104 settimane, e 15% oltre le 104 settimane in un quinquennio mobile.

L’esonero rappresenta un intervento mirato a ridurre gli oneri contributivi per le aziende già colpite da difficoltà strutturali, consentendo loro di beneficiare del trattamento straordinario senza versare la contribuzione normalmente richiesta. Tuttavia, l’esonero non è concesso a chi attiva procedure di licenziamento collettivo nel corso del periodo di integrazione, incoraggiando i datori di lavoro a utilizzare gli ammortizzatori come strumento per la salvaguardia effettiva dell’occupazione.

Il finanziamento dell’intervento è previsto per un importo di 6,5 milioni di euro per l’anno 2025, con copertura tramite il Fondo sociale per occupazione e formazione.

Contesto delle aree di crisi industriale complessa

Le aree di crisi industriale complessa riguardano territori soggetti a  recessione economica e perdita occupazionale di rilevanza nazionale, derivanti dalla crisi di una o più imprese di grande o media dimensione con effetti sull’indotto, oppure da una grave crisi di uno specifico settore industriale con elevata specializzazione territoriale.

Attualmente sono riconosciute come aree CIC diverse zone distribuite in quattordici regioni italiane, tra cui Val Vibrata (Abruzzo), Acerra-Marcianise-Airola, Torre Annunziata-Castellammare e Battipaglia-Solofra (Campania), Trieste (Friuli-Venezia Giulia), Taranto (Puglia), Porto Torres e Portovesme (Sardegna), Gela e Termini Imerese (Sicilia), e molte altre.

Ammortizzatori sociali per i grandi gruppi

L’articolo 7 introduce una misura di grande rilievo per i gruppi di imprese con almeno 1.000 dipendenti sul territorio nazionale. In presenza di un accordo quadro firmato con i sindacati maggiormente rappresentativi, il Ministero del Lavoro e il Ministero delle Imprese, è possibile richiedere una proroga della CIGS fino al 31 dicembre 2027.

Questo ammortizzatore straordinario, concesso in deroga alla normativa ordinaria, si colloca in continuità con trattamenti già avviati e consente di sospendere i lavoratori fino al 100% dell’orario. L’obiettivo è duplice: gestire le eccedenze di personale in maniera non traumatica e favorire processi di reindustrializzazione e riconversione produttiva.

La spesa pubblica prevista è considerevole: 30,7 milioni di euro nel 2025, 31,3 milioni nel 2026 e 32 milioni nel 2027, coperta con riduzioni del Fondo sociale e altri meccanismi di compensazione.

Sostegno in caso di cessione aziendale

L’articolo 8 prevede un ulteriore strumento a favore dei lavoratori coinvolti in cessazioni aziendali. In presenza di un accordo governativo presso il Ministero del Lavoro, può essere concessa una proroga della CIGS per sei mesi non rinnovabili, nel caso in cui esistano prospettive concrete di cessione dell’azienda e riassorbimento occupazionale.

Principio di condizionalità attiva

Il decreto introduce un importante principio di condizionalità attiva per i lavoratori beneficiari degli ammortizzatori sociali. Il lavoratore decade dal diritto al trattamento se:

  • Rifiuta corsi di formazione o non li frequenta regolarmente
  • Non accetta un’offerta di lavoro con retribuzione almeno all’80% di quella precedente, a condizione che la sede sia entro 50 km o raggiungibile in massimo 80 minuti con mezzi pubblici

L’elenco dei lavoratori sospesi deve essere trasmesso al Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa (SIISL), la piattaforma del Ministero del Lavoro che ha l’obiettivo di incrociare i dati relativi alle domande e offerte di lavoro in Italia.

Il sostegno al settore moda

L’articolo 10 rappresenta una boccata d’ossigeno per il settore moda italiano, da tempo in particolare difficoltà. La misura stabilisce l’incremento del tetto di spesa per le disposizioni già previste dalla legge di bilancio 2024, estendendo per tutto l’anno 2025 gli ammortizzatori sociali in favore dei lavoratori dipendenti di datori di lavoro operanti nei settori tessile, dell’abbigliamento, calzaturiero (TAC), conciario e settori affini.

Viene riconosciuta un’integrazione in deroga per un ulteriore periodo massimo di 12 settimane dal 1° febbraio 2025 fino al 31 dicembre 2025. Questo si aggiunge alle 12 settimane già previste fino al 31 gennaio 2025, per un totale potenziale di 24 settimane di copertura.

La crisi del settore moda italiano

Il settore moda italiano sta attraversando una fase particolarmente critica. Secondo i dati più recenti, a febbraio 2025 la produzione della moda scende del -12,9%, rappresentando il 25esimo mese consecutivo con trend negativo. Nel primo bimestre del 2025, la produzione scende del 12,7%, peggiorando la flessione dell’11,8% registrata nel 2024.

Le esportazioni nei primi due mesi del 2025 scendono del 6,0% su base annua, con una flessione più intensa (-10,1%) nei mercati extra UE. Il settore automotive risulta il più colpito in tutti i paesi europei, ma il calo è marcato anche nei settori della moda e nella lavorazione dei metalli.

Per il 2025, le previsioni indicano un calo dei ricavi del 5,8% rispetto al 2024, con un picco del -7,7% per i settori core: abbigliamento, accessori e calzature. L’export dovrebbe attestarsi a -2,8%, in un contesto generale dove il fatturato 2024 del settore moda ha raggiunto quota 96 miliardi di euro, in calo del 5,3%.

 

Decreti attuativi e procedure

Per l’implementazione pratica delle misure previste dal decreto, è necessaria l’emanazione di specifici decreti ministeriali che definiscano le modalità operative. L’INPS, con la circolare n. 3 del 15 gennaio 2025, ha fornito un quadro riepilogativo delle novità in materia di ammortizzatori sociali per il 2025.

Il Ministero del Lavoro ha già emanato diversi decreti attuativi, tra cui il decreto n. 989 del 28 marzo 2025 concernente le misure di sostegno al reddito per i lavoratori dipendenti da imprese operanti in aree di crisi industriali complesse.

Il ruolo del Fondo sociale per l’occupazione e formazione

Il Fondo sociale per occupazione e formazione rappresenta lo strumento principale di finanziamento delle misure previste dal decreto. Gli interventi finanziati attraverso tale fondo riguardano contributi economici o sgravi contributivi concessi ai lavoratori per il sostegno al reddito e ai datori di lavoro per l’assunzione di categorie specifiche come giovani, donne, disoccupati e soggetti svantaggiati.

Prospettive e implicazioni future

Il Decreto-Legge 92/2025 si inserisce in un quadro più ampio di politiche attive del lavoro e di sostegno alla reindustrializzazione del Paese. Le misure previste rappresentano un importante segnale di attenzione del Governo verso i settori in difficoltà, bilanciando il sostegno immediato ai lavoratori con l’obiettivo di favorire processi di riconversione e riqualificazione produttiva.

L’introduzione del principio di condizionalità attiva e il rafforzamento del sistema informativo SIISL dimostrano la volontà di modernizzare gli strumenti di politica attiva, rendendoli più efficaci nel favorire il reinserimento lavorativo e lo sviluppo delle competenze.

Per il settore moda, l’estensione degli ammortizzatori rappresenta un sostegno fondamentale in una fase particolarmente critica, mentre per le aree di crisi industriale complessa l’esonero dal contributo addizionale può alleggerire significativamente i costi per le imprese che investono nella salvaguardia occupazionale.

Il successo di queste misure dipenderà dalla loro implementazione operativa e dalla capacità di integrarsi con le altre politiche industriali in corso di definizione, in un momento cruciale per il futuro dell’industria italiana e la sua competitività sui mercati globali.

Meglio una sincronizzazione oggi che una ricerca domani!

I mesi appena trascorsi sono indubbiamente alcuni tra i più stressanti della vita imprenditoriale. Fare i conti è sempre un’attività tediosa, sebbene necessaria, e preparare tutto per il commercialista può risultare un lavoro interminabile, specie se i conti non tornano. Se per le fatture il problema è parecchio arginato, i corrispettivi sono spesso una spada di Damocle sull’imprenditore e può succedere che, anche per qualche euro i conti non tornano. Il nostro consiglio è semplice ma molto risolutivo: sincronizzazione del cassetto  fiscale.

Che si intende con sincronizzazione del cassetto fiscale? 

 

Quando parliamo di sincronizzazione del cassetto fiscale ci riferiamo a una buona pratica da tenere a mente, soprattutto quando una buona parte dei documenti fiscali emessi sono dei corrispettivi. 

Negli ultimi mesi, l’Agenzia delle Entrate è in continuo aggiornamento e può capitare che, durante uno di questi, risulti essere irraggiungibile. Quello che succede è semplice: riceviamo un messaggio di errore che ci comunica che l’AdE non è raggiungibile e il corrispettivo viene messo in emergenza. 

Molto spesso, però, soprattutto se parliamo di vendite e-commerce con grandi volumi, può succedere che la situazione si risistemi in poco tempo, ma con qualche minuto di troppo. Spesso, infatti, mossi dalla buona volontà di emettere un corrispettivo nei confronti del nostro cliente, procediamo ad emetterlo manualmente, lascando da parte quello che sarebbe dovuto partire automaticamente dal plugin dedicato del nostro e-commerce. 

Spesso, però, l’AdE riesce comunque ad intercettare il corrispettivo che pensavamo ormai in errore e ci ritroviamo con un doppio scontrino per una vendita. 

A cosa serve quindi la sincronizzazione del cassetto fiscale? 

 

La sincronizzazione del cassetto fiscale  è un degno alleato per evitare questo tipo di errori e ci aiuta a risparmiare ore di tempo prezioso quando, a fine anno contabile, dobbiamo trovare in tutti i modi una discrepanza nascosta chissà dove in qualche giorno dell’anno appena passato. È buona prassi effettuarlo in modo sistematico almeno una volta alla settimana in modo da evitare di dover perdere tanto tempo in futuro. 

Come effettuare la sincronizzazione del cassetto fiscale con FatturaPRO.click? 

 

La sincronizzazione del cassetto fiscale con FatturaPRO.click è davvero semplice e richiede solo un paio di minuti. Tutto quello che bisognerà fare è andare nella sezione “corrispettivi” dal menù di sinistra. 

In alto a destra troverai il pulsante “Sincronizza Cassetto Fiscale”. Ti verrà chiesto il range temporale da sincronizzare e la password di Fisconline per motivi di sicurezza. 

Una volta effettuata la sincronizzazione sarà possibile vedere se ci sono dei doppioni di corrispettivi e agire prontamente eliminando il doppione cliccando sul tasto del cestino che trovi in corrispondenza a destra. 

La sincronizzazione del cassetto fiscale è una semplice pratica che, però,  può darci una grande mano in sede di periodi importanti come quello appena trascorso. 

Per qualsiasi dubbio non esitare a contattarci!! Siamo qui per darti una mano in caso di bisogno. 

 

Il team di supporto 

L’ecommerce è l’industria italiana del futuro?

Le funzionalità FatturaPro che riguardano il mondo degli ecommerce, si rivelano le più usate anche questa settimana.

Il lavoro che stiamo facendo, per raccontarti i trend principali di ogni singola settimana delle funzionalità di FatturaPro più usate dagli utenti, sta assumendo i contorni di un piccolo osservatorio sull’economia italiana.

Mi rendo conto che il titolo possa sembrare un pizzico fuorviante. L’ecommerce non è un’industria, e in molti casi l’accostamento di questi due termini risuona come una vera e propria contraddizione.

Ma posso dirti, in tutta franchezza, che non lo ritengo affatto un titolo acchiappa click. Piuttosto, possiamo attribuire alle prossime righe che stai per leggere un significato di piccola speranza, un tentativo di avviare un nuovo “miracolo italiano” in scala ridotta.

È esagerato? Cerchiamo di capirlo attraverso numeri che non riguardano FatturaPro, ma il quadro generale del settore.

Volumi di affari in aumento, cambiamento sociale e occupazione: ecco perché l’ecommerce può soppiantare la nostra tradizione industriale in via di estinzione

Per molti anni l’economia, il welfare, il quadro occupazionale italiano hanno fatto molto affidamento sul comparto italiano.

Industrie di Stato, industrie private, dalla Fiat all’Olivetti passando per le varie Montedison, ma anche tutta l’industria trasporti e infrastrutture, Ferrovie dello Stato, Tirrenia, Alitalia, sono solo alcuni nomi di realtà dove un dipendente poteva essere assunto dopo gli studi, e arrivare fino alla pensione senza mai cambiare datore di lavoro.

Carriere che duravano 30-40 anni filati, durante i quali un dipendente aveva la sicurezza necessaria per aprire finanziamenti, comprare casa, cambiare l’automobile, sposarsi, e garantire ai figli la possibilità di studiare.

Molte di queste industrie generavano volumi di fatturato plurimiliardari, ma non avevano nemmeno l’obbligo di presentare un bilancio. Al di là delle solite speculazioni politiche, e fatte le dovute eccezioni, a nessuno importava veramente di come andassero le performance economiche e finanziarie di queste enormi realtà.

Oggi è tutto cambiato. Tanti nomi, tra quelli citati a caso qui sopra, non esistono più. Oppure esistono, sotto altri nomi, sotto altri stati.

L’impatto sui dati occupazionali e sulla fiducia dei consumatori è stato enorme. Viviamo in questo nuovo ciclo economico da qualche decennio, e non ce ne ricordiamo nemmeno più di cosa significasse la possibilità di scegliere una vita tranquilla.

Fatta magari di compensi modici, di scarse soddisfazioni personali, ma di certezze e continuità.

L’ecommerce, anche se lentamente, sta cominciando a offrire opportunità di nuove forme di stabilità, non equiparabili (ancora) a quelle del passato, ma di cui la società italiana ha sicuramente bisogno.

Il comparto ecommerce si “nutre” di tutte le competenze e di tutti quegli spazi di opportunità che il mercato globale offre in questo momento

Se ti fermi a pensarci un attimo, l’ecommerce incarna tutto ciò che oggi rappresenta il centro di gravità esatto del nostro scenario sociale.

Guardiamo la questione dal lato dell’imprenditore. Oggi è impensabile creare una fabbrica da zero in Italia. Tra costi dei terreni, dei capannoni, normative, e la complessità della gestione tributaria, è praticamente impossibile riuscirci.

Il carico da 90 lo mette la questione competitività: per tutte le ragioni di cui sopra, una fabbrica cinese, o asiatica in generale, avrà sempre maggiori possibilità rispetto a una fabbrica creata in Italia.

Ma l’ecommerce è diverso. È un tipo di attività che permette di partire testando il mercato, volendo non serve nemmeno un garage “alla Steve Jobs”. Si può partire persino dalla casa di mamma e papà, realizzando comunque un’attività seria, che non truffa i clienti e anzi li soddisfa.

Per poi ampliare struttura societaria, organizzazione e spazi, proporzionalmente all’incremento di ordini e giro di affari.

Per i lavoratori, la maturazione del comparto ecommerce in Italia incrocia perfettamente il livello di crescita registrato dai corsi universitari dove si apprendono proprio le competenze che servono a un ecommerce per crescere.

Percorsi di studi che interessano la filiera del marketing, dell’ingegneria informatica, del controllo di gestione.

Imprenditori che hanno la possibilità di imparare sul campo, e studenti che – magari privi inizialmente di uno spirito imprenditoriale – vogliono portare sul mercato del lavoro le competenze per le quali hanno studiato.

Una convergenza perfetta che in parte aiuta a spiegare i numeri di una crescita, quello del comparto ecommerce in Italia, per l’appunto.

Ma quali sono questi numeri?

Come si stanno affermando i negozi online in un paese tecnologicamente bloccato da una tradizione di “si è sempre fatto così”

In effetti, se avessimo letto tutte le righe precedenti meno di 20 anni fa, avremmo pensato a un articolo scritto da un pazzo.

Fino al 2008, dati alla mano, l’Italia era tra gli assoluti fanalini di coda per quanto concerne non solo lo sviluppo di attività online, ma anche i volumi di acquisto e di spesa.

Gli italiani erano terrorizzati anche solo all’idea di comunicare a “un sito” il proprio codice fiscale, figuriamoci cosa potessero pensare dell’idea di fornire i dati di una carta di credito, o aprire un conto Paypal.

Ma, come sempre, l’italiano evolve nel mezzo delle crisi. E con il Covid è cambiato tutto.

Nel 2023, l’intero mercato ecommerce italiano ha raggiunto circa €80,6 mld, con una crescita annua del +7,8% rispetto al 2022 (dati Unioncamere e Agenda Digitale).

Anche questi numeri – nel 2008 – sarebbero sembrati impossibili.

Una filiera che sostiene 380.000 posti di lavoro.

Market Research Future indica una crescita del +5,2% per il 2025‑2035, con una incidenza del settore ecommerce sul PIL che potrebbe superare il 5%.

Sarebbero numeri che potrebbero incidere in maniera nettamente superiore rispetto a settori come il calcio, considerato da tutti una delle 10 industrie più profittevoli al mondo.

Come si incastra FatturaPro in questo scenario che tende a seminare positività in mezzo a tante “brutte notizie”

Per sviluppare un ecommerce in Italia, con le poche risorse che abbiamo e le scarse quantità di formule a sostegno della crescita, degli errori imprenditoriali e della sostenibilità di una startup che cerca di scalare, non basta la capacità imprenditoriale, non basta il marketing.

Né il controllo di gestione.

Per quanto siano tutte e tre competenze vitali, in Italia serve una quarta colonna.

Che è l’automazione fiscale.

Sviluppare un ecommerce, portarlo dal salotto di mamma e papà a diventare una vera e propria “piccola industria”, che genera PIL, dispensa stipendi e supporta le carriere delle nuove leve, è un percorso che non può prescindere dall’azzeramento della burocrazia fiscale.

Per fortuna gli strumenti per farlo ci sono, e noi di FatturaPro – oltre a sviluppare soluzioni per creare questi strumenti – mettiamo a disposizione dei nostri clienti anche le competenze per affinare procedure e processi capaci di automatizzare l’intera catena della burocrazia fiscale.

Ecco perché la nostra piattaforma, quasi tutte le settimane, mette al primo posto le funzionalità relative agli ecommerce tra le funzioni di FatturaPro più usate dai nostri clienti.

Competenze che ormai sbordano abbondantemente dai confini della fatturazione, della gestione dei corrispettivi e della soluzione che hanno a che vedere con problematiche di integrazione e applicative in generale.

E che ormai lambiscono anche i confini della competenza fiscale, di processi organizzativi e di una corretta impostazione di un ecommerce in via di sviluppo, di rilancio o di consolidamento.

Hai un ecommerce? Testa, senza impegno, la competenza e la reattività del nostro Support Team

Se anche tu stai sviluppando un ecommerce, o ti appresti ad affrontare una fase di consolidamento, e vuoi capire come iniziare a investire sull’Automazione Fiscale, evitando così rallentanti in ambito:

  • Produzione e gestione delle Fatture Elettroniche da vendita ecommerce
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Stop definitivo alla fattura elettronica per le prestazioni sanitarie

Con l’entrata in vigore del Decreto Legislativo n. 81 del 12 giugno 2025, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 134 del 12 giugno, il panorama normativo della fatturazione elettronica per le prestazioni sanitarie ha subito una svolta definitiva. Il provvedimento, noto come “Decreto Correttivo”, ha sancito in via permanente il divieto di fatturazione elettronica tramite Sistema di Interscambio (SdI) per le prestazioni sanitarie erogate verso persone fisiche, ponendo fine a una lunga serie di proroghe annuali che caratterizzavano questo settore da diversi anni.

Fatture per prestazioni sanitarie: dalle proroghe annuali alla decisione definitiva

Le origini del divieto

Il divieto di fatturazione elettronica per le prestazioni sanitarie affonda le sue radici nel Decreto-Legge n. 119 del 2018, quando il Garante per la Protezione dei Dati Personali aveva espresso forti perplessità circa la compatibilità del sistema con la normativa sulla privacy. L’autorità garante aveva evidenziato che il transito dei dati sensibili dei pazienti attraverso il Sistema di Interscambio presentava “rilevanti criticità in ordine alla compatibilità con la normativa in materia di protezione dei dati personali”.

Le proroghe successive

Negli anni seguenti, l’obbligo è stato costantemente prorogato attraverso diversi interventi normativi. Il Decreto Milleproroghe 2025 (DL n. 202/2024) aveva inizialmente previsto una proroga fino al 31 marzo 2025, successivamente estesa a tutto il 2025 durante l’iter di conversione in legge. Questa continua necessità di proroghe aveva creato un clima di incertezza per gli operatori del settore, che si trovavano ogni anno a dover attendere le decisioni del legislatore.

La decisione definitiva del decreto correttivo

L’articolo 2 del Decreto Legislativo n. 81/2025 ha modificato l’articolo 10-bis del DL 119/2018, rendendo permanente il divieto di fatturazione elettronica per i soggetti tenuti all’invio dei dati al Sistema Tessera Sanitaria. La norma stabilisce che “in nessun caso le fatture elettroniche relative all’erogazione di prestazioni sanitarie nei confronti degli assistiti debbano essere emesse tramite il Sistema di Interscambio”.

Soggetti interessati

Il divieto si applica a un’ampia categoria di operatori sanitari, come previsto dall’articolo 3, comma 3, del Decreto Legislativo n. 175/2014. Tra i soggetti interessati figurano:

  • Le strutture sanitarie pubbliche e private
  • Gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico
  • I medici chirurghi e odontoiatri
  • I farmacisti e le farmacie
  • I veterinari
  • Altri professionisti sanitari come psicologi, infermieri, fisioterapisti
  • Gli ottici che inviano dati al Sistema Tessera Sanitaria

Le motivazioni della scelta legislativa per le prestazioni sanitarie

Tutela della privacy

La relazione illustrativa al Decreto Correttivo ha chiarito le motivazioni alla base della decisione di rendere permanente il divieto. La principale ragione risiede nella necessità di garantire un’adeguata tutela dei dati personali contenuti nelle fatture sanitarie, considerando la particolare delicatezza delle informazioni relative alla salute dei pazienti.

Considerazioni economiche

Un aspetto fondamentale della decisione riguarda l’esigenza di evitare il sostenimento di costi significativi sia da parte degli operatori sanitari, sia dell’Amministrazione finanziaria. L’implementazione di un sistema di fatturazione elettronica per il settore sanitario avrebbe richiesto investimenti infrastrutturali considerevoli per individuare un sistema di gestione alternativo al Sistema di Interscambio, in grado di garantire la protezione dei dati personali.

Modalità operative per gli operatori sanitari

Fatturazione verso persone fisiche

Gli operatori sanitari dovranno continuare a emettere fatture per le prestazioni rese a persone fisiche esclusivamente in formato cartaceo o in formato elettronico che non transiti attraverso il Sistema di Interscambio. Questa modalità operativa, già chiarita dalla circolare dell’Agenzia delle Entrate n. 14/E del 2019, rimane l’unica consentita per i rapporti con i pazienti privati.

Fatturazione verso soggetti giuridici

Resta invece confermato l’obbligo di fatturazione elettronica tramite Sistema di Interscambio per le prestazioni sanitarie rivolte a soggetti giuridici, quali società ed enti. Analogamente, tutte le prestazioni non sanitarie, come consulenze e relazioni professionali, continuano a essere soggette all’obbligo di fatturazione elettronica secondo le regole generali.

Novità per il sistema tessera sanitaria

Dall’invio semestrale a quello annuale

Il Decreto Correttivo ha introdotto una significativa semplificazione anche per quanto riguarda l’invio dei dati al Sistema Tessera Sanitaria. L’articolo 5 del decreto modifica l’articolo 12 del Decreto Legislativo n. 1/2024, stabilendo che a partire dai dati relativi all’anno 2025, la trasmissione delle informazioni sanitarie avverrà con cadenza annuale anziché semestrale.

Modalità operative del nuovo sistema

La nuova disciplina prevede che tutti i soggetti obbligati provvedano alla trasmissione dei dati delle spese sanitarie una volta all’anno, entro un termine che sarà stabilito con decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Questo cambiamento mira a semplificare gli adempimenti per gli operatori sanitari, riducendo la frequenza delle comunicazioni e migliorando l’efficienza complessiva del sistema.

Impatto sulla dichiarazione precompilata

Nonostante la modifica della tempistica, la dichiarazione dei redditi precompilata manterrà la sua piena operatività. Una volta trasmessi tutti i dati relativi all’anno precedente, il Sistema Tessera Sanitaria provvederà a rendere disponibili all’Agenzia delle Entrate i dati aggregati per tipologia di spesa, consentendo l’elaborazione della dichiarazione precompilata entro il 30 aprile dell’anno successivo.

 

Nonostante il parere favorevole del Garante, il legislatore ha preferito mantenere il divieto permanente, privilegiando considerazioni di carattere economico e operativo. Questa scelta riflette la volontà di evitare un regime di incertezza che aveva caratterizzato il settore per anni, fornendo finalmente una soluzione definitiva agli operatori sanitari.

Il Decreto Correttivo rappresenta quindi un punto di svolta definitivo per il settore sanitario, fornendo certezza normativa e semplificazione amministrativa, pur mantenendo fermi i principi di tutela della privacy dei pazienti che avevano ispirato le prime decisioni in materia di fatturazione sanitaria.

La domanda delle domande: come si emette una fattura?

La fattura elettronica è entrata a far parte della vita dell’imprenditore ordinario già dal 2019, mentre l’obbligo per il forfettario ha atteso il 2024 per entrare in vigore. Sin dalla sua nascita e ancora oggi, la fattura elettronica ha creato una grande divisione nel mondo imprenditoriale tra chi la trova comoda e innovativa e chi rimpiange i cari fogli di carta e le marche da bollo comprate al tabacchi. 

Che ci piaccia o no oggi la fattura elettronica è un elemento indispensabile e imprescindibile per ogni imprenditore ma su una cosa siamo tutti d’accordo: purché sia veloce e semplice da compilare! 

La nostra piattaforma, sin dagli albori nel lontano 2014 quando abbiamo iniziato a lavorare per le PA, si è sempre posta un obiettivo fondamentale: rendere la fattura elettronica facile e alla portata di tutti.

L’intuitività e semplicità è un elemento che ha sempre caratterizzato FatturaPRO.click sia agli albori con la PA sia quando ha aperto le porte agli imprenditori a seguito dell’obbligatorietà della fatturazione elettronica.

Sebbene la facilità d’uso della piattaforma sia notevole, ci rendiamo conto che chi si accinge a fare la sua prima fattura con noi potrebbe necessitare di una mano, e noi siamo qui apposta! 

Quali sono i passaggi per poter emettere una fattura con FatturaPRO.click?

 

Per prima cosa bisognerà spostarsi sul menù a sinistra e andare su “fatture e note di credito” e cliccare sul pulsante verde Aggiungi. Una volta fatta questa operazione saremo dentro la fattura. Vediamo insieme quali sono le sezioni sulle quali bisognerà operare. 

Sezione Documento

 

Nella sezione documento della fattura abbiamo varie voci ma qui esamineremo insieme quelle che ci interessano per l’emissione di una fattura: 

 

  • Tipo documento: nel creare una nuova fattura quello che troveremo di default sarà la voce fattura ma dal menù a tendina sarà possibile selezionare varie voci come nota di credito, nota di accredito, vari tipi di autofattura e molto altro 
  • Numero: riguarda il numero della fattura. Se è la prima che si emette per l’anno corrente si dovrà lasciare il numero 1 oppure quello successivo all’ultima fattura emessa con altro gestionale o sul sito di AdE, per evitare di avere un rifiuto da parte dello Sdi
  • Sezionale: è un suffisso che si aggiunge alla numerazione della fattura. Può essere compilato con massimo 3 caratteri ed è utile qualora si voglia fare una distinzione interna delle fatture emesse. Se abbiamo un’attività che ha un banco alimentari ma abbiamo anche dei tavoli dove serviamo piatti  pronti si potrà utilizzare, ad esempio, il sezionale A per le fatture emesse per l’alimentari mentre il sezionale T per il servizio ai tavoli. 
  • Data : La data in cui viene emessa la fattura. Ricordiamo che una fattura va emessa entro 12 giorni dalla data dell’’operazione. 
  • Causale: Indica il motivo per cui stiamo emettendo la fattura.

 

Ci sono altre voci nella sezione documento ma vanno compilate solo in determinati casi e solo se strettamente richiesto dal cliente. 

Mittente 

 

La sezione mittente è quella più semplice da gestire in quanto per il 99% dei casi non c’è niente da dover fare qui. I dati del mittente, infatti, saranno già compilati di default dalla piattaforma che reperisce le informazioni  da quelle che avrai inserito nel tuo profilo. Una delle pochissime occasioni in cui potresti aver bisogno di operare nella sezione mittente è quando devi preparare una fattura con ritenuta d’acconto. Abbiamo parlato di questo argomento in un altro articolo che ti lasciamo qui

Destinatario

 

La sezione destinatario è una tra le più importanti della fattura elettronica. In questa sezione bisognerà inserire i dati del cliente verso cui emettiamo la nostra fattura. Vediamo insieme i vari campi da compilare: 

  • Codice destinatario: il codice destinatario è composto da sette caratteri alfanumerici e viene dato a disposizione del programma di fatturazione al proprio cliente in modo da ricevere direttamente in piattaforma le fatture elettroniche, quello di FatturaPRO.click, ad esempio, è W4KYJ8V. Nel caso si stia emettendo fattura verso un cliente privato che non ha p.iva andranno inseriti sette zeri. Diverso è per le pubbliche amministrazioni, che hanno un codice destinatario di 6 cifre. Per queste ultime la nostra piattaforma dispone di un elenco che aggiorniamo periodicamente, una volta trovato il codice destinatario desiderato la piattaforma compilerà automaticamente gli altri dati. 
  • Pec destinatario: La pec destinatario va compilata SOLO SE non si è a conoscenza di un codice destinatario. La compilazione di uno dei primi due campi esclude la compilazione dell’altro. 
  • Denominazione: In questo campo andrà inserita la denominazione dell’azienda verso cui stiamo emettendo fattura 
  • Nome e Cognome : Questi campi vanno compilati se si emette fattura verso un privato senza partita iva e vanno lasciati in bianco in caso di fattura verso azienda. 
  • Partita IVA: In questo campo va inserita la partita iva del cliente o lasciato in bianco qualora si tratti di privato cittadino sprovvisto di p.iva.
  • Codice fiscale : Qui andrà inserito il cf dell’azienda e del privato cittadino. 

 

Gli altri dati sono relativi all’indirizzo di fatturazione del cliente 

 

La compilazione di questi campi richiede un’attenzione particolare quando parliamo di fattura estera, argomento che abbiamo già trattato in passato e che ti invitiamo a consultare qui qualora ne avessi bisogno. 

Dati pagamento 

 

Nella sezione dati pagamento abbiamo alcune informazioni relative per l’appunto al pagamento della fattura. Vediamoli insieme 

 

  • Esigibilità iva : Questa sezione ci permette di decidere il tipo di esigibilità, sia essa immediata, differita o scissione dei pagamenti, meglio conosciuta come split payment. Qualora non venisse indicata verrà selezionata di default quella immediata, il tipo di esigibilità standard usata nelle fatture elettroniche. 
  • Sconto: utile in fase di finalizzazione della fattura per effettuare un arrotondamento sull’importo totale.  
  • Tipo di pagamento: In questa sezione è possibile scegliere il modo in cui il nostro cliente pagherà la fattura che stiamo preparando come ad esempio contanti, bonifico o altre opzioni presenti nel menù a tendina. 
  • Codice IBAN: andrà compilato solo se si richiede un tipo di pagamento a mezzo bonifico. 

 

Qual’è uno degli scogli della fattura elettronica? Sicuramente le righe del documento

 

Righe documento

 

Le righe del documento sono spesso uno dei tasti dolenti della compilazione della fattura, questo a causa delle varie voci che ogni riga può contenere (per andare in contro a ogni esigenza) ma le voci fondamentali da tenere in considerazione sono solo alcune di cui parliamo qui sotto: 

 

  • Tipo riga: A questa voce sarà possibile decidere il tipo di riga da inserire, sia essa una riga normale legata a un compenso, una riga di acconto, sconto, storno o anticipazione e altre presenti dal menù a tendina. 
  • Codice: Questa voce è utile qualora si sia popolata la sezione prodotti e servizi della piattaforma. Da qui è possibile, infatti, richiamare un prodotto o un servizio precedentemente caricato nel sistema. 
  • Descrizione: In questa voce andremo a descrivere di cosa parla la riga che stiamo aggiungendo. Se abbiamo una  
  • Importo: in questa sezione andrà inserito l’importo della riga. Si può decidere di inserire l’importo iva inclusa o via esclusa. 
  • Sconto : in questa voce è possibile inserire uno sconto in percentuale da inserire alla riga che stiamo compilando. 
  • Quantità: la quantità dei prodotti che si vanno a sommare in questa riga. Se abbiamo inserito un prodotto che si chiama “maglietta” ad esempio, dal valore di 10 euro al pezzo, inserendo 5 nella sezione quantità avremo una riga da 50 euro in quanto avremo 5 pezzi da 10 euro. 
  • Aliquota iva: cliccando sull’aliquota iva si aprirà un menù a tendina in cui saranno messe a disposizione tutte le aliquote ed esenzioni codificate da Assosoftware
  • Ritenuta: Di default questa voce è segnata a NO ma sarà necessario impostarla a SI se si sta facendo una fattura con ritenuta d’acconto. 

 

Una volta salvata la riga, a destra avrai degli ulteriori pulsanti per modificarla, eliminarla o aggiungere quelli che vengono chiamati altri dati gestionali. Questi dati sono utili in alcuni casi specifici come, ad esempio, l’inserimento dei dati relativi ai lotti cui la riga fa riferimento o a una lettera d’intento legata alla fattura che stiamo emettendo. Riguardo la lettera d’intento abbiamo già parlato e ti invitiamo a cliccare qui per maggiori approfondimenti. 

Documenti correlati 

 

I documenti correlati di una fattura sono informazioni aggiuntive che collegano la fattura stessa ad altri documenti o riferimenti esterni, con lo scopo di garantire la tracciabilità e la correttezza delle operazioni contabili e amministrative. Sono particolarmente importanti nella fatturazione elettronica, soprattutto nei rapporti con la Pubblica Amministrazione e negli appalti pubblici, dove è spesso obbligatorio inserire riferimenti come il CIG (Codice Identificativo Gara) e il CUP (Codice Unico di Progetto. 

 

A proposito di CIG e CUP ti invitiamo a leggere la nostra piccola guida che ti spiega in poche parole come aggiungerli in fattura. 

 

Allegati 

 

Gli allegati della fattura sono dei file che si possono allegare alla fattura che andiamo ad inviare. 

Questa è una sezione che spesso invitiamo ad utilizzare soprattutto quando ci viene chiesto come fare delle righe a 0 che siano solo descrittive. 

Ci teniamo a ricordarvi che le righe a 0, sebbene siano consentite da alcuni nostri competitor, non sono né belle da vedere né accettate volentieri dall’Agenzia delle Entrate. Quello che suggeriamo spesso ai nostri clienti è inserire un rimando all’allegato nella riga della fattura e inserire un allegato con tutte le descrizioni e righe che si desidera. 

 

Sembrano davvero tante cose da tenere a mente ma vi assicuriamo che è più facile a farsi che a leggersi! Per tutto il resto noi restiamo comunque a vostra completa disposizione per chiarire qualsiasi dubbio! 

 

 

Il team di supporto 

Automazione fiscale: i dati di un risparmio tra i 2.400 e i 3.600 euro

Nel 2023 alcune aziende hanno speso tra i 2.422 e i 3.600 euro per produrre i documenti fiscali, ecco perché sta esplodendo il trend della Automazione Fiscale

Abbiamo parlato di Automazione Fiscale solo pochi numeri fa, ma le funzioni di FatturaPro direttamente connesse ai fondamentali della Fatturazione continuano a confermarsi quelle più usate dai nostri clienti anche questa settimana.

Del resto, la Fattura Elettronica si sta espandendo sempre di più.

Nel 2019, quando è diventata obbligatoria per gran parte delle imprese italiane, non è stata accolta a braccia aperte, ma adesso chiunque abbia un’attività si aspetta di poter scambiare fatture elettroniche con clienti e fornitori.

Dal 2022 al 2023, il numero di fatture elettroniche è cresciuto del 29 %, evidenziando una forte digitalizzazione del ciclo fatture in Italia

Questo dato fornisce lo spunto per comprendere perché, oggi, il tema dell’Automazione Fiscale stia diventando così irrinunciabile, anche per piccoli esercenti, a livelli che – forse – non avremmo mai immaginato, considerando la ritrosia di noi italiani alle novità e ai cambiamenti.

Specie quelli un po’ forzati, che arrivano da un cambio del quadro normativo, da obblighi e da leggi.

Dati di Confcommercio e di finanze.gov dicono che, nel 2023 – ad esempio – le partite iva aperte in Italia erano oltre 3 milioni.

Per la precisione 3.696.657.

Queste hanno generato un volume di fatture pari a 1,325 miliardi di fatture elettroniche, secondo Agenzia delle Entrate.

Ora. Sappiamo che non tutte le Partite Iva, nel 2023, avevano l’obbligo di Fatturazione Elettronica. Ad esempio, i forfettari non erano ancora in regime di obbligo, e sappiamo che le partite iva forfettarie, nel 2023, rappresentavano ben il 47% del totale (dati finanze.gov).

Considerando tutti questi fattori, possiamo stimare in circa 678 il numero di Fatture Elettroniche prodotte in media da ogni attività nel 2023.

Quanto costa produrre fatture elettroniche “manualmente”

Per rimanere coerenti con la riflessione che stiamo facendo, consideriamo sempre i dati del 2023, che sono quelli più completi e più vicini che abbiamo tra quelli che puoi leggere tu stesso, attraverso le varie fonti che sto lasciando lungo la stesura di questa semplice analisi.

E cominciamo col rispondere ad una semplice domanda: quanto ci vuole a gestire manualmente una Fattura Elettronica?

Anche con un gestionale, una fattura gestita manualmente comporta almeno 10 minuti tra:

  •     Raccolta e verifica dati del cliente
  •     Inserimento voci e importi
  •     Calcolo IVA, ritenute, eventuali sconti
  •     Generazione e invio all’Agenzia delle Entrate
  •     Archiviazione e salvataggio

Se moltiplichi questi 10 minuti per 678 fatture, ottieni qualcosa come 113 ore di lavoro su base annua.

Sono il corrispettivo di 14 giornate lavorative piene, full-time.

Due settimane in cui una risorsa qualificata si occupa solo di fatture, senza minimamente considerare (per ora), errori di compilazione, nuove compilazioni causate da documenti fiscali respinti dal Sistema di Interscambio, e fatture da riemettere a seguito di Note Credito per le più disparate cause.

Ora non ci resta che calcolare il costo medio aziendale di un dipendente per 14 giornate full time

Per questo calcolo, ci vengono in aiuto dati forniti dal Sole 24 ore, di Confcommercio e dal MEF, che parlano di un costo aziendale medio di 38.000 euro/anno. Cioè 173 euro al giorno.

Se moltiplichiamo questo costo alle 14 giornate lavorative piene, da considerare come tempistica di gestione manuale dell’intero volume annuo di fatture elettroniche prodotte da una attività, si arriva a un costo di 2.422 euro.

E, ripeto, non stiamo considerando:

  •     Errori di compilazione
  •     Fatture da rettificare o riemettere
  •     Tempi morti per invii non riusciti
  •     Gestione note di credito o insoluti

Con questi elementi, il costo reale può superare facilmente i 3.600 euro l’anno. Per un’attività di puro supporto amministrativo.

Un costo destinato ad aumentare, con l’aumento fisiologico delle retribuzioni e del volume medio di fatture prodotte, che spiega la sempre maggiore adesione delle imprese ai principi di Automazione Fiscale

Anche se in Italia siamo molto legati, ancora, al concetto di piccola bottega, e siamo affezionati al principio di lavorare “il giusto e l’onesto”, alla ricerca di un equilibrio tra vita privata, affetti e lavoro, la società in cui viviamo sta rafforzando una serie di “pattern”.

Ovvero fenomeni che si ripetono in una certa sequenza, in maniera quasi fisiologica e automatica.

Così, anche le piccole aziende familiari che costellano il tessuto imprenditoriale italiano, e che ne rappresentano l’ossatura, stanno percorrendo un bivio.

Alcune chiudono, non necessariamente per bilanci in perdita e fallimenti. Ma, a volte, per soglie elevate di età raggiunte da titolari che non se la sentono più di lavorare in un mercato così competitivo, veloce e sotto un costante vortice di rivoluzione che persiste da circa 10 anni.

Altre, invece, rimangono nella mischia. E allora sono indotte a crescere, anche se poco in alcuni casi.

Una crescita che riguarda il volume di fatture generate, il volume di affari, a cui spesso e volentieri corrisponde un incremento dei dipendenti addetti all’erogazione dei servizi, all’assistenza e al controllo di gestione.

Questo significa un incremento di tutti i potenziali costi che abbiamo visto prima, sia quelli espliciti, sia quelli impliciti.

Costi espliciti: stipendi e varie tasse che rimandano direttamente alle varie trattenute da considerare per un collaboratore dipendente.

Costi impliciti: i costi generati dalla produzione di Fatture Elettroniche. Un costo che non puoi vedere a bilancio, ma che c’è, esiste e – come hai visto – viene costantemente analizzato da entità importanti.

Organi di stampa e informazione, enti di statistica sociale, enti di controllo.

L’Automazione Fiscale è l’unica “disciplina” che può abbattere, quantomeno, i costi di produzione delle Fatture Elettroniche

 

Come può riuscirci?

Automazione Fiscale significa inserire il Pilota Automatico nel processo di Fatturazione, e lasciare che sia un sistema “powered by FatturaPro” a fare il lavoro, inclusi i controlli di validità e accettazione del documento fiscale post invio al Sistema di Interscambio.

Ma prima ancora di essere un beneficio che arriva dalla tecnologia informatica, e prima ancora di essere una confortevole ottimizzazione dei processi aziendali, l’Automazione Fiscale è – anzitutto – un taglio dei costi.

Certamente, implementare in azienda l’Automazione Fiscale di FatturaPro non è gratis, così come non lo è l’erogazione dei servizi che offriamo alle oltre 5.000 aziende italiane che, mentre scrivo questo articolo, ci stanno dando la loro fiducia.

Ma ci sono due considerazioni da fare:

1) Il costo di un abbonamento FatturaPro, che comprenda il meglio delle funzionalità collegate all’Automazione Fiscale, non arriva minimamente al volume dei costi stimabili sulla base dei dati 2023, sviscerati nelle righe qui sopra.

2) FatturaPro trasforma in un costo fisso ciò che, senza, diventa un costo variabile. Gli stipendi dei dipendenti aumentano, così come – verosimilmente – capiterà anche a te di aumentare il volume di fatture prodotte. FatturaPro ha registrato, da quando esiste (circa 10 anni), un solo aumento fisiologico dei canoni. E non stiamo certamente parlando di rincari epocali, come in molti atri mercati e in molti altri settori.

Ecco perché, se ancora non l’hai fatto, questo è il TUO momento per portare l’Automazione Fiscale all’interno della tua attività

Ogni settimana, con l’uscita dei vari numeri di questa rubrica, apro le porte a centinaia di imprenditori, invitandoli a prendere contatto – senza impegno – con il nostro Support.

Senza chiedere un euro, senza aspettative di acquisto da parte dei clienti che occupano il tempo del nostro Support Team per chiederci aiuto e consigli.

Approfittane.

Hai dei dubbi, o hai bisogno di condividere idee e consolidare visioni su come ottimizzare la gestione fiscale nella tua organizzazione, al fine di renderla più sostenibile, più ergonomica e regalare ai tuoi collaboratori giornate lavorative più distese e libere dal peso della fatturazione?

Allora segui il link qui sotto e prendi subito contatto con i nostri ragazzi del supporto!

 

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