Coltivatore diretto: chi è, cosa fa e su quali agevolazioni può contare
Il coltivatore diretto è un imprenditore agricolo con codice Ateco specifico, iscritto alla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura dedito alla coltivazione di terreni. Si tratta di un’attività che non va confusa con l’imprenditore agricolo professionale che invece di svolgere solo attività manuale si occupa anche di dirigenza e organizzazione.
Coltivatore diretto: chi è
Per diventare un coltivatore diretto è necessario aprire una partita IVA e iscriversi alla Camera di commercio competente sul territorio di riferimento. L’attività principale svolta da questo imprenditore agricolo è manuale e riguarda la coltivazione dei terreni, oppure l’allevamento di bestiame. Il lavoro può essere svolto in autonomia, oppure con il supporto della propria famiglia. Ci sono alcuni specifici requisiti da rispettare affinché la legge riconosca il ruolo di coltivatore diretto e per poter usufruire del regime previdenziale INPS. I requisiti sono oggettivi e soggettivi:
- Il soggetto deve dedicarsi direttamente alla coltivazione del terreno, o all’allevamento del bestiame.
- Il lavoro svolto dal coltivatore e dalla sua famiglia deve corrispondere almeno a un terzo del lavoro complessivo necessario a condurre l’attività.
- Deve svolgere tale attività per almeno 104 giorni l’anno.
- L’attività agricola deve essere continuativa e prevalente.
- Il lavoro principale del coltivatore deve essere dato dall’agricoltura e dall’allevamento, dal quale deve anche poter ricavare la maggior parte del proprio reddito.
- Svolgendo molteplici attività, deve essere individuata quella prevalente.
Iscrizione a INPS e INAIL è obbligatoria. Invece quella al Registro delle Imprese prevede l’esonero per tutti coloro che hanno realizzato un fatturato inferiore a 7.000€ annui. Chi fattura di più deve invece procedere all’iscrizione.
Come diventare coltivatore diretto
Per diventare coltivatore diretto è necessario aprire una partita IVA con relativo codice Ateco specifico, iscriversi alla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura, all’INPS e all’INAIL. Il coltivatore diretto deve occuparsi della coltivazione diretta del terreno o dell’allevamento di bestiame. Può occuparsi dei terreni in qualità di:
- proprietario
- affittuario
- usufruttuario
- enfiteuta
Deve perciò possedere un diritto reale sul terreno in cui svolge la propria attività. È il comune di appartenenza che rilascia uno specifico certificato, della durata di un anno, nel quale è specificato il ruolo, la qualifica e il rispetto di tutti i requisiti di coltivatore diretto.
Coltivatori diretti e diritto di prelazione
Il coltivatore diretto ha il diritto di prelazione sul terreno dove lavora, nel caso di compravendita. In questo modo ha la possibilità di diventare, se già non lo fosse, il proprietario del terreno dove fare impresa. I soggetti che lavorano un terreno in affitto da almeno due anni, hanno quindi la possibilità di entrarne in possesso sfruttando il diritto di prelazione. Lo stesso vale nel caso in cui il soggetto operasse tramite società agricola (solo, però, se la metà dei soci è formata da coltivatori diretti). Invece, in caso di vendita forzata, permuta, fallimento, espropriazione, il diritto di prelazione non si applica.
Agevolazione PPC
Tra le tante agevolazioni che hanno i coltivatori diretti troviamo anche quella di comprare terreni con imposte agevolate:
- Imposta catastale all’1% sul prezzo totale;
- Imposta di registro – 200 euro fissi;
- Bollo: esente;
- Imposta ipotecaria – 200 euro fissi.
Le agevolazioni PPC valgono per qualunque tipo di terreno, indipendentemente dalle dimensioni e dall’ubicazione. L’unica regola da rispettare, affinché si possano applicare le agevolazioni sulle imposte, è che il terreno in questione deve essere classificato come agricolo.
Imprenditore agricolo professionale VS coltivatore diretto
Queste due figure non sono la stessa cosa. L’imprenditore agricolo professionale differisce dal coltivatore diretto in:
- l’imprenditore deve impiegare solo il 50% del proprio tempo nell’attività agricola;
- dal proprio lavoro, l’imprenditore agricolo professionale, deve ricavare almeno il 50% del proprio reddito complessivo;
- l’imprenditore non svolge solo un lavoro manuale, ma anche e soprattutto di gestione e organizzazione;
- può avere manodopera stipendiata alle proprie dipendenze;
- non ha diritto di prelazione sull’eventuale acquisto del terreno che lavora
Si tratta, quindi, di due distinte figure professionali che, come le differenze tra impresa e azienda, sono distinte tra loro anche se spesso confuse nell’attività svolta e nei ruoli ricoperti.