Diversificazione conglomerale: cos’è e quali sono i suoi principali modelli applicativi
La strategia di diversificazione conglomerale, se attuata con una visione strategica di lungo periodo, si è rivelata vincente per molte grandi aziende, consentendo loro di conseguire significativi tassi di sviluppo. Secondo un’analisi svolta dalla prestigiosa società di consulenza McKinsey, le grandi imprese che negli ultimi 20 anni hanno diversificato il proprio portafoglio di business attraverso acquisizioni in settori non correlati hanno registrato una crescita media dei ricavi del +26%.
Anche il rapporto annuale 2021 della società di revisione PwC evidenzia come i principali conglomerati mondiali, come General Electric e 3M, siano cresciuti a livello di fatturato aggregato di oltre il 60% proprio grazie alle opportunità di espansione in nuovi mercati rese possibili dalla diversificazione. Uno studio dell’OCSE ha inoltre osservato come le aziende diversificate abbiano retto meglio le crisi macroeconomiche, preservando margini e occupazione. Quindi, se gestita con competenza manageriale, la diversificazione può rappresentare una leva strategica per incrementare stabilmente il business delle grandi imprese su scala globale.
Diversificazione conglomerale: la diversificazione settoriale come strategia aziendale
La diversificazione conglomerale è una strategia adottata da molte grandi imprese per attenuare i rischi connessi alla volatilità della domanda nei singoli settori in cui operano. Entrando in nuovi mercati non correlati, un’azienda persegue l’obiettivo di stabilizzare i flussi finanziari grazie alla compensazione ciclica tra business diversi.
Gli strumenti per diversificarsi sono principalmente le acquisizioni di aziende operative in settori complementari o indipendenti rispetto all’attività originaria. L’ampliamento del portafoglio produttivo e commerciale consente quindi di ridurre la dipendenza da pochi clienti e la vulnerabilità a shock improvvisi che potrebbero colpire singoli comparti.
Altro obiettivo è sfruttare sinergie gestionali, come l’ottimizzazione di costi amministrativi e finanziari grazie a una struttura di “holding” che coordina le diverse divisioni secondo criteri di “fare impresa” professionalmente innovativi.
Uno studio condotto dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) nel quinquennio 2010-2015 ha evidenziato come le grandi imprese diversificate abbiano retto meglio le fasi negative del ciclo economico, preservando margini utili e occupazione. Tuttavia, rimane cruciale selezionare ingressi in business realmente sinergici e complementari. La diversificazione conglomerale rimane quindi una strategia adottata da grandi player internazionali per massimizzare resilienza e performance nel lungo termine, purché attuata con una visione manageriale integrata tra le varie divisioni aziendali.
Diversificazione conglomerale esempio e vantaggi e svantaggi
La diversificazione settoriale presenta aspetti positivi e negativi da valutare attentamente. Tra i vantaggi figura una maggiore stabilità dei flussi finanziari generati da business non correlati, che si compensano nei periodi di contrazione di alcuni mercati. Inoltre, la presenza in più settori permette di sfruttare economie di scala nelle attività di staff comuni.
Gli svantaggi principali sono rappresentati dalla complessità di gestione di realtà aziendali eterogenee, che richiede competenze trasversali non sempre presenti. Può inoltre verificarsi una perdita di efficienza dovuta a sinergie limitate tra attività sparse in segmenti distanti. Infine, rimane il rischio strategico di scelte non ottimali di diversificazione che allontanano l’impresa dai core business originari.
Un esempio di grande azienda diversificata è General Electric, opera da oltre un secolo in settori quali energia, aviation, oil&gas, healthcare grazie anche ad acquisizioni mirate. Le singole divisioni operano come business indipendenti ma sfruttano i vantaggi della “holding“, come l’accesso agevolato al credito e opportunità di aprire partita una iva in valore aggiunto comuni. Inoltre, la struttura di GE Holdings favorisce il riutilizzo di risorse quali personale altamente specializzato e know-how tecnologici avanzati. Grazie poi ad una governance orientata alla strategia di lungo periodo, General Electric ha potuto affrontare con successo le crisi economiche sfruttando la compensazione tra i cicli dei diversi settori. Infine, l’esperienza ultracentenaria dell’azienda dimostra come la diversificazione consenta di radicarsi stabilmente come player globale innovativo anche in nuovi mercati ad alto potenziale.
La diversificazione è una strategia ad alto tasso di complessità che richiede competenze manageriali specialistiche e un virtuoso trade-off tra costi e benefici nel lungo termine.