Quanto costa assumere un dipendente?
Oggi sono molti gli imprenditori che si pongono la domanda: Quanto costa assumere un dipendente?. Si tratta di una questione che può sembrare banale ma che in realtà merita un’attenta disamina, in quanto i fattori che concorrono a determinare l’effettivo costo di un’assunzione sono diversi e vanno attentamente valutati.
I dati statistici attualmente disponibili attestano che in Italia il numero di lavoratori dipendenti ammonta ad oltre 17 milioni di unità. Secondo le più recenti stime del Ministero del Lavoro, infatti, la quota di occupati con un regolare contratto da lavoro dipendente rappresenta il 65% circa della popolazione attiva del Paese.
Per quel che concerne la media dei costi che annualmente un datore di lavoro sostiene per ciascun dipendente, gli studi condotti dalla Fondazione di Vittorio stimano che gli oneri medi del personale ammontino a circa 36.000 euro annui per dipendente. A questa cifra, che comprende retribuzione, oneri fiscali e previdenziali, TFR, welfare aziendale e altre voci, vanno ovviamente aggiunti eventuali costi indiretti come formazione, attrezzature e altri esborsi di gestione del personale.
Il quesito “Quanto costa assumere un dipendente?” non ammette quindi una risposta univoca ma pretende l’analisi ponderata di molteplici aspetti, come certificano i rilevamenti statistico-informativi autorevoli. Solo una valutazione attenta delle spese dell’assunzione consente una programmazione oculata delle strategie HR di un’impresa.
Assumere un dipendente: i costi diretti dell’assunzione
Quanto costa assumere un dipendente? I costi diretti legati all’assunzione di una risorsa umana attraverso un lavoro dipendente comprendono diverse voci di spesa che è necessario considerare adeguatamente.
La retribuzione rappresenta sicuramente la componente più rilevante. Essa include non solo lo stipendio base dovuto al dipendente in ragione dell’orario e della mansione svolta, ma anche eventuali straordinari, indennità e altri elementi retributivi accessori previsti dal contratto nazionale di lavoro applicato. La retribuzione, come è ovvio, varia in funzione delle competenze e dell’esperienza posseduta dal candidato prescelto.
Altro costo diretto da non sottovalutare assolutamente è quello legato ai contributi previdenziali e assicurativi che l’azienda, in qualità di datore di lavoro, è tenuta a corrispondere all’INPS e all’INAIL. Tali contributi, calcolati in percentuale sulla retribuzione del dipendente, sono finalizzati a garantire le coperture previdenziali come la pensione e l’assistenza in caso di malattia o infortunio sul lavoro.
Anche il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) rientra a pieno titolo tra i costi diretti di un’assunzione, sebbene talvolta venga sottostimato. Esso consiste in un accantonamento effettuato dal datore di lavoro corrispondente all’indennità che spetterà al lavoratore al momento della risoluzione del rapporto e rappresenta quindi un esborso finanziario rilevante. Ulteriori spese dirette sono attribuibili alle eventuali imposte sul reddito e sul fatturato. L’inserimento di una nuova risorsa, infatti, determina un incremento dei volumi di attività e dell’imponibile fiscale dell’azienda.
La valutazione dei costi di assunzione di un dipendente richiede un’attenta stima di tutte le voci elencate, al fine di poter effettuare una corretta pianificazione economico-finanziaria e verificare la sostenibilità di un investimento di questo tipo per l’impresa.
Quanto costa assumere un dipendente: i costi indiretti dell’assunzione
Dopo aver esaminato i costi diretti legati all’assunzione di un nuovo dipendente, è altrettanto importante analizzare le voci di spesa cosiddette “indirette” che un’azienda è tenuta a sostenere. Quanto costa assumere un dipendente? La risposta non può prescindere da una valutazione globale di tutte le implicazioni economiche di questa operazione.
Tra i costi indiretti rilevanti rientrano sicuramente i fringe benefit. Molte imprese offrono infatti una gamma di benefici, quali auto aziendale, bonus finanziari e attività ricreative e sportive, con l’obiettivo di attrarre e trattenere personale altamente qualificato. Tali voci, seppur difficilmente quantificabili in via preventiva, incidono in misura significativa sui bilanci aziendali.
Altra voce di costo indiretto da considerare con attenzione è quella relativa alla gestione del personale. Essa comprende spese amministrative, legali, contabili e gli stipendi del personale preposto alle risorse umane, impegnato nelle attività di assunzione, formazione e gestione dei dipendenti. Anche gli investimenti in attrezzature e strumenti di lavoro vanno attentamente valutati, in quanto variabili a seconda del ruolo coperto dal candidato. Si pensi ad esempio ai costi per hardware informatico, software specialistici e altre dotazioni necessarie allo svolgimento dell’attività lavorativa.
Da non dimenticare, infine, l’eventualità di dover affrontare le spese connesse ad un possibile licenziamento, comprendenti gli aspetti legali, le indennità e i costi della nuova selezione, che potrebbero ripercuotersi pesantemente sul bilancio aziendale. Pertanto, un’assunzione sostenibile richiede una preventiva analisi comparata di tutti i costi, sia diretti che indiretti, al fine di valutarne compiutamente la sostenibilità economico-finanziaria