Attività che non esistono in Italia: le differenze tra mercato del lavoro italiano e internazionale
Negli ultimi anni, la globalizzazione dei mercati e l’evoluzione di gusti e stili di vita hanno portato all’emergere di nuove professioni e tipologie di impresa in molti Paesi, mentre alcune di esse risultano ancora inadeguatamente rappresentate nel tessuto produttivo italiano. In sostanza sono molte le attività che non esistono in Italia! Secondo dati Istat, nel nostro Paese sono ancora pochissime ad esempio le aziende di videogiochi, pur essendo l’Italia tra i principali mercati a livello globale per l’industria dell’entertainment. Solo l’1,2% del fatturato internazionale del settore proviene da studio di sviluppo italiani (Fonte: AESVI).
Anche le professioni legate alla sharing economy, che dagli Stati Uniti si stanno diffondendo in tutto il mondo, sono poco diffuse in Italia. Gli addetti al car sharing e al bike sharing coprono solo lo 0,3% degli occupati nazionali secondo l’Istat, a fronte di quote ben più elevate in Germania (1,2%), Francia (0,9%) e UK (0,7%).
Analogamente, le figure del digital marketer e del social media manager, ormai basilari in molte imprese estere, sono ancora di nicchia nel nostro tessuto produttivo. L’Osservatorio JobPricing stima che tali profili professionali siano presenti in appena lo 0,05% delle aziende italiane. Questi dati dimostrano come alcune attività emergenti a livello internazionale siano da introdurre e incentivare anche nel nostro Paese per adattare l’economia alle trasformazioni in atto.
Attività che non esistono in Italia: le professioni non presenti nel mondo del lavoro italiano
Il panorama del mercato del lavoro italiano presenta alcune peculiarità rispetto ad altri contesti internazionali, evidenziando l’assenza di determinate figure professionali. Un esempio è rappresentato dai social media manager, che in Italia stanno iniziando a diffondersi solo di recente nonostante il ruolo strategico ricoperto nella promozione del brand aziendale tramite piattaforme digitali. Altra figura ancora poco sviluppata è quella del community manager, specializzato nella gestione e moderazione di comunità online.
Ugualmente sottodimensionata rispetto ad altri paesi risulta la figura del college counselor, ovvero il responsabile del counseling universitario che orienta e supporta gli studenti nella scelta dei percorsi formativi post-diploma. Tale ruolo ricopre un’importanza primaria in sistemi dove il passaggio al livello terziario dell’istruzione è molto più articolato.
Infine, sembrano mancare prospettive di impiego e idee imprenditoriali nell’ambito dello sviluppo di applicazioni per realtà aumentata e virtuale, nonostante le potenzialità di queste tecnologie siano ormai ampiamente riconosciute. Si tratta di alcuni esempi di come la struttura del mercato del lavoro italiano presenti ancora margini di sviluppo per l’inserimento di nuove professioni emergenti a livello internazionale, capaci di generare opportunità occupazionali altamente qualificate.
Attività commerciali straniere assenti sul territorio nazionale
Il tessuto commerciale e imprenditoriale italiano presenta ancora alcune significative differenze rispetto ad altri contesti internazionali, evidenziando l’assenza sul territorio nazionale di catene distributive estere particolarmente diffuse a livello globale.
Uno degli esempi più eclatanti è la bassa penetrazione dei grandi discount alimentari come Aldi e Lidl, in forte espansione in Germania, Francia e Spagna ma solo di recente approdati in Italia. Altro caso sono le librerie universitarie statunitensi Barnes & Noble, leader mondiale del settore, che non hanno mai aperto sedi nel nostro Paese.
Ugualmente carente risulta la presenza di fast food come Taco Bell e Wendy’s, popolarissimi negli Stati Uniti ma sconosciuti al pubblico italiano. A differenza di quanto avviene in altre grandi economie, risultano ancora poco diffuse catene specializzate nella vendita diretta di elettrodomestici ed elettronica come la tedesca Saturn.
Le ragioni di tali mancate penetrazioni vanno ricercate in barriere normative, culturali e dimensionali del mercato. Tuttavia, il consolidamento di alcune di queste insegne potrebbe generare nuove opportunità di reddito da lavoro autonomo come franchisee e favorire una concorrenza potenzialmente vantaggiosa per i consumatori.