Holding di partecipazione: cos’è, implicazioni fiscali e adempimenti
Il termine “holding di partecipazione” è diventato ampiamente diffuso, specialmente nell’ambito economico e finanziario. Spesso ne sentiamo parlare nei telegiornali e nei programmi che trattano di economia, e nel nostro Paese abbiamo importanti esempi come Exor per la famiglia Agnelli, Gruppo Mediobanca, Fininvest per Berlusconi, e così via. La maggioranza degli imprenditori italiani non è consapevole dei numerosi vantaggi offerti dalla costituzione di una società di questo tipo, spesso pensando che tali strumenti siano esclusivamente a vantaggio dei grandi capitalisti.
Quando utilizzata correttamente, una holding può diventare uno strumento per pianificare l’attività aziendale dal punto di vista fiscale, creando un coordinamento tra diverse aziende e gestendole in modo ottimale dal punto di vista commerciale, industriale e finanziario.
Holding di partecipazione: cos’è
Una holding può essere semplicemente descritta come una società finanziaria che possiede totalmente o parzialmente quote o partecipazioni di altre società controllate. Di conseguenza, una società di tipo holding esercita un ruolo direttivo sulle altre imprese, spesso detenendo il controllo completo del loro capitale sociale. Le società controllate possono essere coinvolte nello stesso processo produttivo od operare in settori economici diversi.
Analizzando più approfonditamente quanto appena spiegato, troviamo una società madre o capogruppo che si colloca in cima alla gerarchia e una serie di società figlie o controllate, comunemente definite subsidiary. Il controllo esercitato dalla holding si manifesta in diverse forme. Il metodo più comune e diffuso è il possesso della maggioranza delle azioni o delle quote delle società figlie. In alcuni casi, è stipulato un contratto che definisce i termini per la subordinazione di una società alla holding di riferimento.
Uno degli aspetti interessanti di questo sistema è l’indipendenza giuridica mantenuta da ciascuna entità all’interno del gruppo societario. Ciò rappresenta un notevole vantaggio, in quanto riduce al minimo il rischio d’impresa. Ogni società controllata è responsabile autonomamente per eventuali perdite finanziarie, senza coinvolgere direttamente la capogruppo holding.
Per chiarire ulteriormente il concetto, è utile fare alcuni esempi di holding. A livello internazionale, uno dei gruppi più influenti è la Berkshire Hathaway, che controlla importanti società come la Fruit of the Loom nel settore dell’abbigliamento, Kraft Heinz nel settore alimentare e BNSF Railway nel settore dei trasporti. Inoltre, possiede partecipazioni in colossi come IBM, Apple, Coca Cola, American Express e Bank of America, solo per citarne alcuni.
A livello nazionale, un’importante holding italiana è la Exor Group. Analizzando la struttura societaria, si nota come tra le sue società controllate ci siano aziende prestigiose come FCA (Fiat Chrysler Automobiles), Ferrari, The Economist, Banca Leonardo, Gruppo l’Espresso e la squadra di calcio Juventus, di cui detiene oltre il 63% del capitale.
Società holding: implicazioni fiscali
Come qualsiasi altra società di capitali, una holding di partecipazione è soggetta al pagamento dell’IRES con un’aliquota del 24%. Tuttavia, rispettando i requisiti stabiliti dalla normativa, è possibile optare anche per il regime di trasparenza fiscale, che consente di determinare la tassazione direttamente a carico dei soci, come avviene per le società di persone.
L’articolo 87 del DPR n.917/86 prevede una detassazione del 95% sui dividendi provenienti sia da società residenti che estere, a condizione che tali società non facciano parte dei cosiddetti paesi a fiscalità privilegiata, beneficiando del regime di PEX. Questa disposizione comporta un notevole vantaggio se confrontiamo i dividendi distribuiti a un socio persona fisica con quelli distribuiti alla holding.
Nel caso del socio persona fisica, la società che distribuisce gli utili deve applicare una ritenuta d’imposta del 26,00% a partire dagli utili distribuiti a partire dall’anno 2018. In passato, era addirittura il socio a dover pagare l’IRPEF su una percentuale dei dividendi percepiti (49,72% fino al 2016 e 58,14% per gli utili relativi all’esercizio 2017). Per quanto riguarda gli utili percepiti dalla holding, spetta alla stessa holding pagare le imposte, ma nella misura del 5% dell’importo incassato.