Content Creator e Influencer: Le Nuove Regole INPS del 2025

Chi Sono i Content Creator?

 

I content creator sono dei personaggi pubblici come influencer, youtuber, streamer, podcaster e blogger che producono contenuti digitali destinati a piattaforme online come Youtube, Instagram e Tiktok. Questi professionisti, che fanno sempre più parte della quotidianità collettiva, mostrando nuovi prodotti sul mercato o semplicemente portando i loro followers con sé durante la giornata, monetizzano attraverso sponsorizzazioni, pubblicità, donazioni dai follower o vendita di prodotti. Ad esempio, un tiktoker può guadagnare promuovendo un prodotto in un video o ricevendo compensi diretti dalla piattaforma in base alle visualizzazioni

Nuove regole INPS per la categoria dei Content Creator

 

Con la Circolare n. 44/2025, l’INPS ha introdotto un importante aggiornamento normativo per il settore dei content creator e degli influencer, figure sempre più centrali nell’economia digitale italiana. Dal 1° gennaio 2025, è operativo il codice ATECO 73.11.03, specificamente dedicato alle attività di influencer marketing e creazione di contenuti digitali. Questo cambiamento rappresenta una svolta significativa, fornendo un riconoscimento formale a professioni che fino a poco tempo fa mancavano di una regolamentazione chiara.

Il nuovo codice ATECO è stato sviluppato in collaborazione con ISTAT, Eurostat, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e associazioni di categoria come l’Associazione Italiana Content & Digital Creators (AICDC). L’obiettivo è garantire maggiore trasparenza fiscale e previdenziale, semplificando la gestione amministrativa per i professionisti del digitale. La regolamentazione non si limita a definire le attività economiche, ma affronta anche aspetti contributivi e fiscali, adattandosi alla rapida evoluzione della “creator economy”.

Inquadramento Previdenziale

L’inquadramento previdenziale varia in base all’attività:

  1. Gestione Separata INPS: Per chi opera come libero professionista senza struttura organizzativa.
  2. Gestione Commercianti: Per chi gestisce attività strutturate come vendita di merchandising o banner pubblicitari.
  3. Fondo Pensioni Lavoratori dello Spettacolo (FPLS): Per chi svolge attività artistiche o promozionali legate a produzioni audiovisive.

Ad esempio, un influencer che partecipa a uno spot pubblicitario dovrà iscriversi al FPLS. Un blogger che vende prodotti personalizzati rientra invece nella Gestione Commercianti.

Esempi Pratici

  • Obbligo Contributivo: Un podcaster che realizza contenuti sponsorizzati per un’azienda deve iscriversi alla Gestione Separata se opera come libero professionista.
  • Esclusione: Un creator che pubblica contenuti senza finalità commerciali non ha obblighi contributivi fino a 5.000 euro annui di reddito.
  • Regime Forfettario: Per chi inizia questa attività abitualmente ma con ricavi limitati (sotto gli 85.000 euro), il regime forfettario offre vantaggi fiscali grazie alla tassazione agevolata.

Impatto Economico

Secondo i dati del settore, nel 2024 l’economia legata ai content creator ha generato in Italia un giro d’affari di oltre 4 miliardi di euro. La spesa per l’influencer marketing è cresciuta del 33% dal 2020 al 2023, raggiungendo i 323 milioni di euro solo nel 2023. Questi numeri evidenziano l’importanza di regolamentare un comparto in forte espansione.

Le nuove regole INPS rappresentano un passo avanti nella formalizzazione della “creator economy”. Per i content creator è essenziale comprendere il proprio regime fiscale e previdenziale per rispettare gli obblighi contributivi ed evitare problematiche legali o amministrative. Affidarsi a un consulente esperto può fare la differenza per gestire al meglio questa transizione normativa.

Rivoluzione IVA e Fatturazione Elettronica: UE verso la Digitalizzazione Fiscale

L’Unione Europea (UE) è pronta a una rivoluzione del sistema dell’IVA, con l’obiettivo di modernizzare e digitalizzare le procedure fiscali, contrastare l’evasione, ridurre gli oneri amministrativi e promuovere un mercato unico più equo e trasparente. La fatturazione elettronica obbligatoria e la rendicontazione in tempo reale emergono come pilastri fondamentali di questa ambiziosa riforma, proiettando il sistema fiscale europeo nel cuore del XXI secolo.

Le piattaforme digitali al centro della riforma

 

Un elemento cardine di questa trasformazione riguarda le piattaforme digitali. Entro la fine del decennio, le imprese che operano attraverso piattaforme digitali saranno soggette a nuovi obblighi fiscali. In particolare, qualora i fornitori di servizi che utilizzano tali piattaforme non provvedano all’applicazione dell’IVA, sarà responsabilità diretta delle piattaforme stesse assicurare il versamento dell’imposta.

Questa misura si propone di eliminare le disparità concorrenziali presenti nel mercato, poiché ad oggi numerosi servizi digitali sfuggono all’imposizione fiscale rispetto alle attività economiche tradizionali. Settori come gli affitti di breve durata e il trasporto di passeggeri tramite app (ad esempio, Uber) saranno tra i principali destinatari di questa riforma.

È importante sottolineare che gli Stati membri avranno la facoltà di esentare le piccole e medie imprese (PMI) da questi nuovi obblighi, una possibilità che ha ricevuto il sostegno anche da parte del Parlamento Europeo.

Fatturazione elettronica obbligatoria e monitoraggio in tempo reale: un nuovo paradigma fiscale

A partire dal 2030, la fatturazione elettronica diventerà obbligatoria per tutte le imprese che operano a livello transfrontaliero. Addio ai registri cartacei e alle dichiarazioni tradizionali: i dati relativi alle transazioni saranno trasmessi direttamente alle autorità fiscali in tempo reale, eliminando la possibilità di manipolazioni o ritardi strategici.

Grazie a un sistema di monitoraggio digitale avanzato, le amministrazioni finanziarie potranno disporre di una visione chiara e immediata di ogni transazione, rendendo il sistema fiscale più equo e meno vulnerabile a pratiche elusive.

Per semplificare ulteriormente gli adempimenti, gli sportelli unici per l’IVA saranno potenziati, consentendo alle imprese di gestire tutte le operazioni online attraverso un’unica interfaccia disponibile nella propria lingua. Inoltre, la riforma estenderà questa semplificazione anche alle vendite nazionali di beni strategici come gas ed energia elettrica, superando le complessità che finora hanno gravato sulla gestione fiscale delle aziende.

Benefici economici attesi dalla riforma dell’IVA

La Commissione Europea ha posto l’accelerazione della riforma fiscale come priorità, rafforzando gli strumenti per contrastare sprechi ed elusioni. Grazie a un piano volto a colmare le lacune del sistema, Bruxelles prevede di recuperare fino a 11 miliardi di euro all’anno, intercettando risorse che attualmente si disperdono a causa dell’evasione fiscale.

Anche per le imprese i vantaggi sono significativi: si stimano risparmi annuali per 4,1 miliardi di euro in oneri normativi e una riduzione di 8,7 miliardi di euro nei costi amministrativi nell’arco di un decennio.

Verso una dichiarazione fiscale unica per le multinazionali

Oltre alla digitalizzazione dell’IVA, il Parlamento Europeo ha stabilito di regolamentare anche i gruppi multinazionali, introducendo una dichiarazione fiscale unica per le aziende che operano in diversi paesi2. Questa misura mira a superare la frammentazione degli obblighi fiscali tra le diverse giurisdizioni, imponendo ai grandi operatori del mercato una rendicontazione più trasparente e centralizzata.

In questo modo, le multinazionali non potranno più sfruttare le differenze tra le legislazioni nazionali per minimizzare il carico fiscale. Una dichiarazione unica semplifica le procedure, riduce i costi burocratici e previene le scappatoie che finora hanno consentito a molte aziende di alleggerire eccessivamente il proprio conto fiscale.

Superare gli ostacoli legali per una piena implementazione

Per agevolare una rapida adozione della fatturazione elettronica, la Commissione Europea ha proposto di riformare gli ostacoli legali (Articoli 218 e 232, Direttiva IVA dell’UE) che gli stati membri devono affrontare per imporre i requisiti. Come parte del pilastro dei Requisiti di segnalazione digitale delle riforme IVA nell’era digitale (ViDA), la CE imporrà l’uso della fatturazione elettronica per tutte le transazioni B2B intracomunitarie a partire da luglio 2030. Questo, e qualsiasi regime di rendicontazione digitale delle transazioni degli Stati membri, sarà conforme alla EN-16931, lo standard UE per la fatturazione elettronica, che richiede una e-fattura strutturata di nuova definizione per le forniture intracomunitarie.

Due restrizioni esistenti della Direttiva IVA sulla fatturazione elettronica da riformare a partire dall’inizio del 2025 sono:

  • La Direttiva IVA dell’UE (Articolo 218) attualmente impone agli stati membri di accettare la fatturazione cartacea o elettronica. Le fatture cartacee ed elettroniche hanno pari valore legale. Gli stati membri devono pertanto innanzitutto richiedere una valutazione e un’approvazione dalla CE prima di imporre la sola fatturazione elettronica all’interno del loro stato. Ciò è soggetto all’accordo unanime del Consiglio sulla base di una proposta della Commissione. La Direttiva IVA sarà modificata per ritirare questa preventiva autorizzazione a derogare alla Direttiva IVA dell’UE. A più lungo termine, verrà imposta la preminenza della fatturazione elettronica rispetto alle fatture cartacee.

  • Oggi i fornitori sono liberi di introdurre la fatturazione elettronica nell’UE, ma devono chiedere il permesso ai clienti se desiderano che tali fatture sostituiscano il ruolo delle fatture emesse su carta – Articolo 232, Direttiva IVA dell’UE. Anche questo obbligo sarà ritirato nella Direttiva.

Impatto sulle piccole imprese e scenari futuri

A partire dal 1° gennaio 2025, l’Unione Europea consentirà agli Stati membri di esentare dall’obbligo di applicazione dell’IVA le piccole imprese con ricavi lordi annui fino a 85.000 euro, stabilite in un punto qualsiasi dell’UE. Sebbene queste modifiche siano rivolte alle piccole imprese dell’UE, potrebbero interessare anche le imprese non residenti e dell’UE che forniscono servizi o acquistano da tali piccole imprese.

La riforma dell’IVA promossa dall’Unione Europea rappresenta una svolta epocale per il sistema fiscale europeo. Grazie alla digitalizzazione, alla fatturazione elettronica obbligatoria e alla cooperazione tra gli Stati membri, si punta a contrastare l’evasione, semplificare gli adempimenti e creare un mercato più equo e competitivo. Questa trasformazione avrà un impatto significativo su tutte le imprese, offrendo nuove opportunità ma richiedendo anche un adeguamento alle nuove regole e tecnologie.

Spese non imponibili o imponibili? Questo è il dilemma!

La gestione delle spese aziendali è un aspetto cruciale per qualsiasi impresa, poiché influenza direttamente la base imponibile IVA e il reddito di impresa. Non sempre è semplice classificarle e si può incorrere in errori talvolta gravi nella conseguente redazione delle fatture elettroniche collegate. Diventa, quindi, molto importante distinguerle in modo adeguato e agire di conseguenza .

In questo articolo cercheremo di analizzare insieme alcune delle macro aree in cui sono collocate le spese aziendali cercando di fare chiarezza insieme apportando anche qualche esempio e soffermandoci in modo particolare su un aspetto molto importante relativo alla situazione degli imprenditori in regime forfettario

La cosa principale da sapere è che le spese possono essere classificate in due grandi categorie principali: spese non imponibili e spese imponibili. Questa prima distinzione è fondamentale per comprendere come le diverse tipologie di costi siano trattate ai fini fiscali.

Le spese aziendali sono disciplinate da normative specifiche che ne definiscono la natura fiscale. In particolare, l’articolo 15 del D.P.R. 633/72 stabilisce quali costi non concorrono alla formazione della base imponibile IVA, mentre altre disposizioni regolano le spese che contribuiscono al reddito d’impresa.

Spese Non Imponibili (ex Art. 15)

Le spese non imponibili sono quelle che non concorrono alla formazione della base imponibile IVA. Queste includono:

  1. Spese anticipate in nome e per conto del cliente: Si tratta di anticipazioni finanziarie effettuate da un professionista o azienda a favore del cliente, come marche da bollo o diritti di segreteria.
  2. Interessi moratori o penalità: Somme dovute a titolo di interessi moratori o penalità per ritardi nelle operazioni commerciali.
  3. Beni ceduti a titolo gratuito: Sconti o abbuoni su beni venduti.
  4. Somme relative ad imballaggi e recipienti: Costi associati all’imballaggio dei prodotti venduti.

Queste spese devono essere correttamente documentate per poter essere considerate esenti da IVA.

Esempio Pratico

Un avvocato anticipa al cliente una spesa di 150€ per bolli durante un procedimento legale; questa somma viene addebitata nuovamente al cliente senza applicazione dell’IVA perché rappresenta una semplice anticipazione finanziaria effettuata in nome e per conto del committente.

Spese Imponibili

Le spese imponibili sono quelle che contribuiscono alla formazione della base imponibile IVA, essendo collegate all’esercizio dell’impresa o professione.

1.Costi operativi generali: Affitto dello studio, utenze (luce, acqua), stipendi dei dipendenti.

  • Acquisto materiali o forniture necessari all’attività.

2.Servizi esterni come consulenza legale o marketing.

3.Spese viaggio se rientrano nella normale gestione dell’impresa, anche se sostenute dal personale dipendente.

4.Ammortamenti su beni strumentali, inclusa l’ammortizzazione annuale degli immobili utilizzati nell’esercizio dell’attività d’impresa.

5.Contributi previdenziali obbligatori, pagati sia dal datore di lavoro sia dal lavoratore dipendente tramite deduzione sul salario lordo prima delle tasse IRPEF applicabili ai soliti parametri legalmente fissati dalla normativa vigente nel territorio nazionale italiano. 

Esempio Pratico

Un’azienda acquista materie prime necessarie alla produzione dei propri beni; questi costi sono considerati operativamente pertinenti e rientrano nella base imponibile IVA perché strettamente collegati all’esercizio dell’attività d’impresa.

Spese non imponibili (anticipazioni) in Fattura Elettronica

Nella fatturazione elettronica, le anticipazioni effettuate in nome e per conto del cliente devono essere indicate separatamente dal compenso principale con l’apposizione del codice N1 “escluse ex artt.” nel campo relativo all’IVA nel file XML della fattura digitale inviato tramite SDI (Sistema Di Interscambio). In questo modo si evita l’applicazione dell’IVA su tali importi oltre a facilizzare la corretta rendicontazione fiscale degli stessi mediante procedure automatizzate sempre più diffuse grazie allo sviluppo tecnologico attuale sempre più orientato verso processi digitalizzazione totale nel settore amministrativo-contabile aziendale italiano ed internazionale.

Focus sui Forfettari: Il Bollo Assolto

Per i forfettari (regime fiscale agevolato), il pagamento delle imposte avviene attraverso un sistema semplificato basato su percentuali fisse sul fatturato lordo senza distinzione tra costituente reddito oppure no. La questione relativa al bollo assolto dei forfettari in fattura è uno degli argomenti più spinosi riguardante la compilazione della fattura elettronica e molto spesso le interpretazioni su dove vada inserito o meno sono le più disparate, rischiando di creare confusione oltre ad incorrere in sanzioni da parte delle autorità di controllo.

Secondo recentissimi chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate riguardanti il regime forfettario agevolato introdotto dalla Legge n°145/2018 (Legge Bilancio 2019), il pagamento degli oneri fiscali come i bolli assolti deve essere trattato separatamente rispetto alle altre voci deducibili ai fini IRPEF.

In particolare:

  • Il bollo assolto non è più assimilabile alle anticipazioni e di conseguenza non ci si può rivalere sul committente per il suo pagamento. Il bollo deve essere conteggiato tra le detrazioni IRPEF disponibili solo fino al limite massimo previsto dalla normativa vigente.
  • Ciò significa che mentre prima poteva beneficiare indirettamente della deduzione totale ai fini IRPEF tramite la riduzione della quota parte soggetta a tassazione nel regime forfettario tradizionale pre-2019, oggi tale possibilità è limitata ai soliti parametri fissati dalla legge fiscale generale applicabile anche ai regimi specializzati diversificati rispetto al regime ordinario d’imposta.

 

Comprendere la differenza tra spese non-imponibili ed esenti è fondamentale sia dal punto di vista fiscale che amministrativo-contabile per consentire alle aziende di ottimizzare le proprie strategie fiscali sempre mantenendo un’alta trasparenza nei confronti di clientela finale ma soprattutto nei confronti dell’autorità di vigilanza, garantendo una maggiore equità e giustizia distributiva del carico tributario sul territorio nazionale senza pregiudicare la competitività economica globale delle singole realtà produttive presenti su tutto il territorio UE

Bando CONneSSi 2025: Agevolazioni per l’Internazionalizzazione Digitale delle MPMI

La Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi ha presentato il Bando CONneSSi 2025, un’iniziativa finanziaria rivolta alle Micro, Piccole e Medie Imprese (MPMI) per potenziare la loro competitività sui mercati globali attraverso strumenti digitali. Con una dotazione di 2,5 milioni di euro, il bando mira a sostenere progetti di marketing digitale, ottimizzazione della presenza online e strategie di export innovativo.

A chi si rivolge il bando CONneSSI 2025? Requisiti di accesso

Il bando è destinato a imprese con:

  • Sede legale o operativa nelle province di Milano, Monza-Brianza e Lodi;
  • Sito web/e-commerce attivo in almeno una lingua straniera, con dominio registrato prima del 1° luglio 2024;
  • Presenza su marketplace internazionali (Amazon, eBay) o social media (Facebook, Instagram, LinkedIn, TikTok);
  • Iscrizione al Registro delle Imprese e regolarità contributiva previdenziale e camerale.
    Esclusione automatica per chi ha già beneficiato dei bandi CONneSSi 2023 e 2024.

Cosa finanzia il bando? Attività ammissibili e contributi

Le imprese selezionate ricevono un contributo a fondo perduto del 60% su spese ammissibili, con:

  • Contributo massimo: 10.000 € a progetto;
  • Investimento minimo richiesto: 4.000 €.

Esempi di spese coperte:

  1. Digital marketing:
    • Creazione di contenuti multilingue (testi, video, infografiche);
    • Gestione campagne su social media e influencer marketing;
    • Email marketing e pubblicità display.
  2. Search Engine Optimization (SEO):
    • Ottimizzazione tecnica e contenutistica per mercati esteri;
    • Miglioramento della velocità e della mobile-friendliness del sito;
    • Link building e analisi dei competitor.

3.Campagne pubblicitarie:

    • Google Ads e Bing Ads in lingue straniere;
    • Promozioni su marketplace internazionali (es. Alibaba, Amazon Global).

        4.Servizi esterni:

    • Fino al 30% del budget può essere destinato a consulenti per la gestione delle campagne.

 

Esclusioni:

  • Spese legate al mercato italiano;
  • Progetti già finanziati da altri bandi;
  • Acquisto di hardware o software non direttamente collegati alle attività di export.

Scadenze e modalità di presentazione

  • Apertura piattaforma: 6 febbraio 2025 (ore 09:00);
  • Chiusura: 14 aprile 2025 (ore 14:00), con possibile esaurimento anticipato dei fondi;
  • Piattaforma: Domande compilate online su restart.infocamere.it.

Selezione:

  • Ordine cronologico di arrivo delle domande;
  • Lista d’attesa per ulteriori assegnazioni (fino al 5% del budget totale).

Documentazione richiesta:

  • Certificazione del sito web/e-commerce;
  • Report delle attività digitali già svolte;
  • Completamento del self-assessment digitale su digitalexport.it.

Formazione obbligatoria e supporto

Le aziende vincitrici devono partecipare a un corso gratuito di 3 ore su:

  • Export digitale: Strategie per penetrare nuovi mercati;
  • Intelligenza Artificiale: Strumenti per l’analisi dei dati e l’automazione delle campagne.
    Il corso, erogato da Promos Italia, è finalizzato a massimizzare l’efficacia degli investimenti.

Consulenza specializzata:

Aziende come LG Industry offrono supporto nella preparazione delle domande, nella scelta delle strategie e nella rendicontazione, garantendo compliance con i requisiti del bando.

Perché partecipare al bando CONneSSI 2025? Vantaggi concreti

Secondo dati di LG Industry, il 60% delle MPMI che hanno adottato strumenti digitali ha registrato un aumento del fatturato estero entro 12 mesi. Esempi di successo includono:

  • DonadonSDD: Azienda manifatturiera che, grazie a campagne su Alibaba.com, ha incrementato le esportazioni del 40% in due anni;
  • PMI del settore moda: Ottimizzazione SEO e social media ha triplicato le visite da mercati UE extra-Italia.

Cosa succede dopo l’approvazione?

  • Rendicontazione: Entro 300 giorni dalla pubblicazione delle graduatorie;
  • Verifiche: La Camera di Commercio controlla la congruenza tra spese dichiarate e obiettivi raggiunti;
  • Revoca del contributo: In caso di inadempienze o documentazione incompleta.

Il Bando CONneSSi 2025 è un’opportunità unica per le MPMI lombarde di competere a livello globale. Con un mix di finanziamenti, formazione e strumenti digitali, le aziende possono:

  • Ampliare la propria visibilità su mercati esteri;
  • Ridurre i costi di acquisizione clienti;
  • Sfruttare trend come l’IA e il video marketing breve (es. TikTok, Reels) per engagement mirato.

Per massimizzare le chance di successo, è consigliabile avvalersi di consulenti esperti e iniziare subito a preparare la documentazione.