Automazione Fiscale: ecommerce integrati al fisco? Parliamone qui

Automazione Fiscale: nasce uno spazio per chi vuole un e-commerce integrato col fisco

Un recente sondaggio ha rivelato che quasi l’80% dei gestori di e-commerce danno priorità assoluta al checkout, ovvero la chiusura del processo di acquisto.

Il campione ha dichiarato che circa il 12% del fatturato proviene dalla capacità del sistema di accompagnare il cliente verso l’acquisto di un prodotto venduto in upselling e crosselling, proprio durante la fase conclusiva della sessione utente.

Hai fatto 30…fai 31!

Questo “modo di dire” rappresenta al meglio la situazione: un cliente è entrato nel negozio online, ha scelto un prodotto e ha “rotto gli indugi”: è la fase in cui tutte le difese e le contromisure dell’utente si sono abbassate, e quello è il momento in cui stimolarlo ad acquistare ancora di più.

Solitamente le proposte di upselling e crosselling da checkout vanno a segno quando il sistema è “capace” di proporre all’acquirente l’item giusto. Può essere un elemento che fa da corredo, e completa l’acquisto del prodotto principale che ha attratto il cliente.

Oppure può essere una vendita legata allo stesso prodotto. Il sistema propone all’utente di acquistarne una quantità maggiore a un prezzo più vantaggioso, o di aderire a un pacchetto di servizi più completo di quello scelto inizialmente, a patto di farlo subito.

Quando lo scenario è dinamico, serve una tecnologia intelligente: ecco perché l’Automazione Fiscale diventa indispensabile per questi scenari della Customer Journey

 

Mettere a punto questi processi sembra banale, ma non lo è affatto.

E i dati dimostrano che è proprio dietro a questi meccanismi, a queste strategie di dettaglio, che si nascondono le marginalità di un settore che vive di una competizione sempre più globale, nella quale è difficile emergere senza le infinite risorse di Amazon e dei grandi negozi online.

Ed è qui che entra in gioco l’importanza dell’Automazione Fiscale: un sistema così dinamico non può appoggiarsi su processi rigidi e predeterminati.

Oltre un certo limite, il gestore dell’e-commerce non può preconfigurare “a monte” bundle e lotti da proporre durante la fase di checkout.

Ecco perché gli imprenditori digitali investono sempre di più su tecnologie di checkout intelligenti.

Capaci di calcolare le variabili di acquisto, di comprendere il profilo dell’acquirente anche al primo acquisto, e di analizzarne il comportamento nel tempo secondo le discipline del behavioural marketing.

Cioè quel comparto del marketing strategico che adatta la strategia da usare con un cliente sulla base dei suoi comportamenti all’interno di un negozio online (behaviour).

Dietro a tutto questo sforzo fatto di scelte tecnologiche, visione, e strategie sia digitali che imprenditoriali, deve esserci poi un sistema capace di gestire corrispettivi e fatture in modo altrettanto intelligente, flessibile e tecnologico.

Ecco perché Automazione Fiscale è un termine che sta assumendo un ruolo sempre più prioritario nell’ambito dei negozi digitali.

Un universo in espansione, al punto tale che era necessario trovargli una casa: questa è Automazione Fiscale, lo spazio che abbiamo creato su Substack per parlare di connessioni e automazioni col fisco

Sono convinto valesse la pena di “violare le regole” della rubrica dedicata ai trend per presentarti questo progetto.

Del resto, se leggi questa Newsletter da un po’, avrai capito che mi piace variare e provare a sorprendere.

A volte le routine sono utili, ma possono essere anche noiose e divulgare questa notizia non solo aiuta a spezzare la monotonia, ma lo fa per una “buona causa”, se così posso dire.

Il canale Substack di FatturaPro non è un progetto di monetizzazione.

L’accesso ai contenuti è gratuito, non servono né soldi né iscrizioni forzate per accedervi, proprio perché ho deciso di crearlo anzitutto per spirito di servizio.

Credo profondamente in un’Italia a trazione digitale, dove i negozi online stanno già giocando un ruolo essenziale per generare Prodotto Interno Lordo e posti di lavoro.

Ne abbiamo enormemente bisogno dal momento che la nostra amata nazione ha perso il suo posto nell’élite mondiale dell’industria, e le pubbliche amministrazioni soffrono di una cronica carenza economica, con effetti drammatici sulle assunzioni.

Perché vale la pena iscriversi al nostro Substack dedicato al tema dell’Automazione Fiscale

Veniamo alle cose pratiche.

Il nostro Substack nasce, anzitutto, perché il mercato chiedeva a gran voce uno spazio dedicato al tema dell’Automazione Fiscale, anche se in pochi hanno saputo percepire questa spinta per tempo.

Quindi, da una parte il settore sta manifestando un interesse crescente verso l’esperienza del Checkout, come testimoniato anche dagli sforzi concreti prodotti dagli sviluppatori dei principali sistemi e-commerce del mondo (Shopify, Woocommerce, Prestashop).

Dall’altro lato, lo stesso settore sta volgendo il suo sguardo verso il tema della semplificazione dei pagamenti elettronici e delle connessioni con i flussi dati del Fisco.

Un interesse che sfocia anche nella crescita esponenziale che sta registrando il settore dei POS, la cui evoluzione è degna di nota: da strumenti percepiti come “male necessario”, a bocchettone che può connettere un’attività fisica con il mondo digitale.

Uno dei tanti fronti di evoluzione che ti invito ad osservare, grazie al quale negozio fisico e negozio online hanno confini sempre più sfumati e porte di comunicazione sempre più aperte, con l’abbattimento di tante soglie tecniche e tecnologiche, la cui rimozione comportava, una volta, investimenti copiosi.

Fino ad oggi.

Cosa ci sarà di diverso tra lo spazio su Substack e i canali di FatturaPro dedicati all’Automazione Fiscale, come il blog e questa newsletter?

Il progetto dello spazio Substack ha un taglio molto diverso. Ovviamente, sui canali di FatturaPro ti parlo delle novità che riguardano la piattaforma, le sue innovazioni, e tutto ciò che riguarda la capacità delle nostre tecnologie di rispondere a bisogni conclamati o del tutto nuovi.

Su Substack, invece, voglio sbizzarrirmi nel parlare dell’evoluzione del mondo E-Commerce.

Ovviamente il tema dell’Automazione Fiscale farà da cornice al tutto, ma il mio obiettivo è rivolgermi anche agli imprenditori di PMI che un E-Commerce ancora non ce l’hanno, che stanno pianificando di crearlo e non vogliono commettere errori, impostando strategie sbagliate.

Quindi, rispetto ai canali tradizionali di FatturaPro, che ovviamente rimarranno in piedi e del tutto autonomi, su Substack troverai una pluralità di contenuti.

Non solo dal punto di vista degli argomenti, ma anche sul piano della multimedialità: presto troverai anche video, interviste, podcast.

Coinvolgeremo anche persone esterne alla nostra azienda: imprenditori, esponenti del comparto tecnologico, fino ad arrivare a personalità istituzionali.

Se hai anche solo un minimo interesse in questo settore e su questi temi, non puoi davvero non iscriverti. Non troverai niente di equiparabile, ed era il momento che qualcuno lo facesse.

Iscriviti gratuitamente su:

https://fatturapro.substack.com

Incentivi autoproduzione energia: ultimi giorni per PMI e fotovoltaico

Il mondo delle piccole e medie imprese italiane ha tempo solo fino al 30 settembre 2025 per presentare domanda di accesso agli incentivi per l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili. Si tratta di un’opportunità straordinaria nell’ambito del PNRR che può coprire fino al 40% dei costi di investimento per impianti fotovoltaici, minieolici e sistemi di accumulo.

Chi può beneficiare degli incentivi per l’autoproduzione energia

La misura “Sostegno per l’autoproduzione di energia da Fonti Rinnovabili nelle PMI – FER” si rivolge a tutte le piccole e medie imprese operanti sul territorio nazionale, con alcune importanti esclusioni. Non possono accedere agli incentivi le imprese che operano nel settore carbonifero, nella produzione primaria di prodotti agricoli, nella pesca e nell’acquacoltura.

Un requisito fondamentale è il rispetto del principio DNSH (Do No Significant Harm), previsto dall’articolo 17 del regolamento UE n. 852/2020, che garantisce che gli investimenti non arrechino danni significativi all’ambiente.

Risorse disponibili e ripartizione territoriale

Il bando mette a disposizione 178.668.093 euro, risorse residue dall’attuazione del primo sportello agevolativo. Una quota significativa è riservata alle aree del Mezzogiorno: il 40% delle risorse è destinato alle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Un ulteriore 40% è riservato specificamente alle micro e piccole imprese, dimostrando l’attenzione particolare verso le realtà imprenditoriali più piccole.

Interventi ammessi per l’autoproduzione energia

Gli investimenti finanziabili comprendono l’installazione di impianti solari fotovoltaici o minieolici destinati all’autoconsumo immediato. È possibile includere anche sistemi di accumulo e stoccaggio dell’energia dietro il contatore per l’autoconsumo differito.

Le spese ammissibili includono anche le apparecchiature e tecnologie digitali necessarie al funzionamento degli impianti e la diagnosi energetica ex-ante, obbligatoria per accedere all’agevolazione.

Entità dei contributi per l’autoproduzione energia

I programmi di investimento devono prevedere spese ammissibili non inferiori a 30.000 euro e non superiori a 1.000.000 euro. Le percentuali di contributo variano in base alla dimensione dell’impresa:

  • 40% per micro e piccole imprese
  • 30% per medie imprese
  • 30% per la componente aggiuntiva di stoccaggio di energia elettrica
  • 50% per la diagnosi energetica

Modalità di presentazione delle domande

Le domande devono essere presentate esclusivamente online attraverso la piattaforma informatica di Invitalia (www.invitalia.it), soggetto attuatore della misura. Il portale è accessibile dalle ore 12:00 dell’8 luglio 2025 fino alle ore 12:00 del 30 settembre 2025.

L’accesso alla piattaforma richiede identificazione tramite SPID, Carta Nazionale dei Servizi o Carta di Identità Elettronica. La procedura è riservata al rappresentante legale dell’impresa o a un soggetto delegato con potere di rappresentanza.

Criteri di valutazione e graduatoria

La selezione avviene attraverso una procedura valutativa a graduatoria. I criteri di valutazione includono la capacità addizionale di produzione di energia rinnovabile, l’incidenza degli impianti fotovoltaici iscritti nel Registro delle tecnologie, la sostenibilità economica dell’investimento e il possesso di certificazioni ambientali.

Sono previsti punteggi aggiuntivi per le PMI in possesso del rating di legalità o della certificazione sulla parità di genere.

Vantaggi strategici dell’autoproduzione energia

L’investimento in autoproduzione energetica offre benefici concreti alle PMI. La riduzione dei costi in bolletta può raggiungere il 60%, con possibilità di copertura dei consumi fino al 75% grazie ai sistemi di accumulo. L’investimento medio viene ripagato in circa quattro anni, considerando sia l’incentivo che il risparmio mensile sulle bollette.

Oltre ai vantaggi economici, l’autoproduzione di energia migliora l’immagine “green” dell’azienda, elemento sempre più valorizzato da clienti, fornitori e istituti di credito.

​​FatturaPRO.click diventa asset per il controllo di gestione nelle PMI

Il controllo di gestione è una “dottrina” del management aziendale, salita alla ribalta con l’inasprimento delle normative sul rischio d’impresa, e le possibili ripercussioni penali a carico di Amministratori di aziende e non solo.

FatturaPro, partito come sistema “semplice” di Fatturazione Elettronica, oggi racchiude al suo interno anche numerosi strumenti essenziali sul controllo di gestione.

Delle vere e proprie chicche, capaci di aiutare l’imprenditore a rimanere al largo di bassi fondali che possono risultare fatali.

Ma è davvero un argomento che ti riguarda così da vicino? E perché? Vediamo insieme alcuni dati:

  • Il 58% delle PMI italiane usa software di controllo di gestione (≈ +3 p.p. vs 2021). Fonte: Osservatori Digital Innovation – Politecnico di Milano, 2022
  • Il 93% adotta almeno un gestionale, ma solo 29% ha integrazioni tra applicazioni; 27% lavora ancora a silos. Fonte: Osservatori/AssoSoftware, 2022
  • oltre 1 PMI su 2 segnala margini in crescita dopo l’adozione di gestionali/BI. Fonti varie su campioni PMI 2022–2024
  • Ecosistema dati: mercato Big Data & Analytics in Italia ≈ €3,42 mld (2024), +20% YoY; BI nelle grandi imprese: 93%. Fonti: Osservatori BDA, 2024
  • PMI & digitale: 54% investe con decisione, ma solo 19% usa tecnologie avanzate in modo strutturato; barriere: skill gap 59%, connettività 47%. Fonti: report PMI Italia 2023–2024

Controllo di gestione: da semplici dati su un grafico a sistema per prendere decisioni

Se gestisci una PMI, oggi non ti mancano di certo i dati.

Quello che ti manca, è il modo di trasformarli in decisioni. Senza un controllo di gestione, resti in una dimensione onirica fatta di sensazioni:

“dunque, il fatturato è ok, i costi – sì – sono quelli che avevo pensato a inizio anno, in cassa c’è qualche soldino, quindi tutto a posto”.

Poi il mese dopo scopri che il margine è evaporato, perché nel giro di poco hai versato l’IVA, hai saldato una fattura di cui ti eri quasi dimenticato, in più hai pagato qualche tassa che sembrava insignificante.

Con un impianto essenziale — budget, forecast, scostamenti — metti sul tavolo una serie di dati che puoi vedere “con gli occhi”, e non con le sensazioni.

 E smetti di navigare a vista. In poche settimane passi da report sparsi a una pagina con i numeri che contano. Perché il Controllo di Gestione è questo, saper aggregare bene i numeri, sfruttando correttamente i gestionali, in modo da sapere mese su mese, anno su anno, quale sarà la situazione del tuo conto corrente.

E la parte veramente “succosa” è questa: non devi rifare tutto il tuo sistema informativo.

Ti basta integrare ciò che hai e decidere come organizzare l’inserimento dei dati in modo ergonomico, affinché tutti aggiornino la situazione. Qui sotto trovi benefici, prove, e una procedura pratica in 5 mosse. Alla fine ti propongo un assessment gratuito per costruire il tuo cruscotto KPI in tempi brevi.

I Benefici concreti per una Piccola-Media Impresa

  • Decisioni per l’appunto più rapide. Fissando i KPI vitali ( come ad esempio ricavi per linea, margine lordo, MOL/EBITDA, cassa, DSO/DPO, rotazione magazzino) hai la possibilità di monitorarli, e di farlo praticamente in tempo reale, ovunque tu sia. Così puoi prendere decisioni concrete sulla base di fatti rappresentati da numeri, e non da sensazioni e opinioni.
  • Più margine senza “tagliare a caso”. Le analisi di scostamento (price/volume/mix/costi) mostrano dove stai raggiungendo, superando o mancando i tuoi obiettivi economici, finanziari e di performance. E puoi correggere listini, potenziare canali, o strutturare l’azienda, sulla base di ciò che sta accadendo realmente.
  • Cassa prevedibile. Con un forecast rolling 90/180 giorni, riesci a prevenire gli stress di tesoreria, hai sicuramente più credibilità agli occhi agli occhi della banca e ti rapporti efficacemente con i fornitori, evitando di ritrovarti a “spegnere incendi”.
  • Tutti allineati. Un cruscotto condiviso evita il ping-pong sui file: ogni centro di costo ha i propri target e il proprio perimetro di responsabilità, e per ogni dato esiste un grafico, o un cruscotto numerico, che ti parla in modo “sincero” di come stanno andando le cose.

Questi benefici non arrivano dai prodotti gestionali, in realtà. E questo ti potrà sembrare strano: arrivano dal processo. E il processo parte dai dati in apertura: adozione in crescita, ma integrazioni basse. Tradotto: se sistemi il flusso dati, giochi con un vantaggio competitivo immediato. Vediamo perché.

La disciplina “paga”

Il 29% di integrazione fra applicazioni significa che in molte PMI il dato “viaggia” a mano: esportazioni, copia/incolla, riconciliazioni infinite. L’effetto è un quadro di dati impreciso, tempi lunghi e report in cui nessuno crede davvero. Il primo effetto del controllo di gestione è pulire il dato alla fonte e ridurre i passaggi manuali, con ricadute positive sulla reportistica che diventa un asset realmente utile e efficace.

Quando oltre una PMI su due dichiara margini in crescita dopo l’adozione di gestionali di Business Intelligence, il messaggio che esprime questo dato è che la disciplina paga. Non è (solo) tecnologia, quindi, ma un’agenda fatta di confronti continui tra obiettivi e risultati che si incontrano, per aiutarti a maturare decisioni. Una volta al mese, tutte le settimane, ogni giorno. Questo poi lo decidi tu.

Il mercato Big Data & Analytics cresce a doppia cifra e la Business Intelligence è quasi ovunque, quando un’impresa struttura i propri processi affinché siano sempre misurabili.

Possono sembrare concetti solo da grande azienda, ma non è così.

Questo ti interessa per due motivi: 1) strumenti e competenze scendono di prezzo; 2) puoi copiare processi maturi e portarli “leggeri” nella tua azienda. Non ti serve un data lake per iniziare: ti serve una pagina con KPI coerenti.

Se fin qui ti ritrovi, è il momento di “giocare” un po’ con le cose pratiche:

Come si inizia a implementare un controllo di gestione? 5 possibili mosse essenziali

 

 

1) Scegli i KPI vitali (massimo 8, non uno di più).
Parti da ciò che muove davvero l’utile: ricavi per linea/prodotto, margine lordo (€/%), MOL/EBITDA, break-even (volumi/prezzi), rotazione magazzino, DSO/DPO, cassa netta. Ogni KPI deve avere una definizione univoca e un responsabile. Nessuna guerra tra file Excel e tools “scollegati”.

2) Disegna il modello dati.
Mappa le fonti: ERP/gestionale, CRM, e-commerce, fogli di calcolo, contabilità industriale. Stabilisci le chiavi di raccordo (prodotto, cliente, canale, centro di costo) e la frequenza di aggiornamento (giornaliera/settimanale/mensile). Se oggi il 62% aggiorna “a pezzi”, tu punta a un flusso completo e ricorrente: meglio pochi dati coerenti che mille tabelle incoerenti. E ricordati: per gli utenti, l’immissione dei dati deve avvenire in modo ergonomico, come portare un orologio. Questa è la tattica vincente per non perdere il controllo di tutto, solo perché nessuno ha tempo o voglia di aggionare i dati.

3) Budget & Forecast (driver-based).
Costruisci un budget annuale e un forecast rolling mensile. Usa driver chiari (volumi × prezzo × mix) e assegna obiettivi per centro di costo. Il senso non è “indovinare il futuro”: è confrontare mese su mese l’atteso con il reale e capire subito dove intervenire.

4) Analisi scostamenti (mensile, calendario fisso).
Ogni mese al massimo, verifica lo scostamento tra ogni singolo KPI che prevedevi di raggiungere, confrontandolo con il dato presente. Chiudi poi l’analisi con 3–5 azioni al massimo: un’azienda che migliora 3 KPI in un mese, un quadrimestre, o anche in un anno, semplicemente non è più la stessa azienda di prima. Non farti prendere dalla fobia del 100% di KPI superati.

5) Cruscotto BI (3 viste).

  • C-level: una pagina dedicata ai KPI di redditività e cassa.
  • Finance: analisi per centro di costo e leve margine.
  • Operation: magazzino, tempi, scarti, livelli di servizio.
    Automatizza refresh e distribuzione (report programmati). Evita di “abbellire”: conta la leggibilità. Un numero giusto in meno è meglio di dieci numeri vaghi.

In questa fase capirai se ti serve un connettore (Zapier/n8n), un layer di trasformazione leggero o già uno schema stella in BI. L’importante è non fermarti al “progetto”: metti in produzione la prima pagina e migliora dal giorno dopo.

Strumenti: come seguire un processo di messa a punto

  • Prima pensa ai dati (qui addirittura un foglio di carta ti può aiutare). Se non partiamo dai dati, e dalle priorità, l’entusiasmo ti passerà presto, e l’avventura finirà prima di iniziare. Parti da definizioni e flussi.
  • Integra i dati senza duplicarli. Evita nuovi silos: ERP/gestionale + BI + connettori; i fogli restano utili, ma diventano output, non sorgenti parallele.
  • Aggiorna con disciplina, ma trova anche il modo di farla facile. Passare da aggiornamenti “a pezzi” a un refresh completo è già un vantaggio competitivo: i competitor decidono su dati vecchi, tu probabilmente ancora non puoi. Mettere la testa su questo aspetto ti aiuterà.
  • Misura il costo della non-decisione. Un mese senza scostamenti costa più di qualsiasi licenza.

La verità è semplice: lo stack “perfetto” non esiste. Esiste uno stack sufficiente, integrato e sotto controllo. Se vuoi, nell’assessment vediamo cosa tenere, cosa collegare e cosa eliminare.

I principali dubbi di un imprenditore che affronta questo tema

Cos’è il controllo di gestione in una frase?
È il sistema che mette in fila obiettivi (budget/forecast) e risultati, misura gli scostamenti e ti obbliga a decidere.

Quali KPI non possono mancare?


Margine lordo, MOL/EBITDA, break-even, cassa (DSO/DPO), rotazione magazzino, ricavi per linea/prodotto e volendo molto di più (ma tu parti da poche cose)

Il resto è “un di più”, diciamo..

Quanto ci metto a partire?

Una settimana per un MVP: KPI definiti, calendario scostamenti, primo foglio di budget. 30–60 giorni per un cruscotto di Business Intelligence stabile che si aggiorna in tempo reale.

Se hai letto fin qui, l’ultimo miglio è logico: trasformare l’intenzione in operatività.

Vuoi un primo cruscotto KPI in 30 giorni per migliorare il livello di controllo dell’azienda, ed essere subito “a posto” con le aspre leggi sulla crisi di impresa?

Prenota un assessment gratuito. In 60 mettiamo le basi per mappare dati, KPI e flussi interessanti per la tua situazione specifica.

 

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Digitalizzazione PMI: al via il fondo UE da 10 miliardi

La digitalizzazione delle PMI europee ha raggiunto un punto di svolta storico. Un nuovo fondo da 10 miliardi di euro della Banca Europea per gli Investimenti (BEI), sviluppato in collaborazione con fondi sovrani e investitori privati, rappresenta la più ambiziosa iniziativa mai lanciata per accelerare la trasformazione digitale del tessuto produttivo continentale.

Un investimento strategico senza precedenti

L’iniziativa si inserisce nel piano operativo BEI 2025-2027, che prevede investimenti annuali di oltre 95 miliardi di euro, di cui una quota significativa destinata specificamente alla digitalizzazione delle PMI e alle tecnologie innovative. Il programma TechEU, con un volume di finanziamento di almeno 20 miliardi di euro nel 2025, rappresenta il cuore pulsante di questa strategia.

La portata dell’investimento diventa ancora più evidente considerando che nel 2024 il Gruppo BEI ha già sostenuto oltre 431.000 piccole e medie imprese, mantenendo un volume di finanziamento di 45 miliardi di euro destinati alle PMI. Questo rappresenta il 47% del volume totale delle firme della BEI.

Digitalizzazione PMI: le tre direttrici tecnologiche del cambiamento

Automazione dei Processi Robotici (RPA)

L’RPA rappresenta una delle tecnologie più mature e immediatamente applicabili per la digitalizzazione delle PMI europee. Come dimostrato dal caso di Automation Hero, azienda finanziata dalla BEI, l’Intelligent Process Automation permette alle organizzazioni di ridurre gli errori umani e riassegnare i dipendenti a compiti più soddisfacenti. La soluzione sviluppata dall’azienda utilizza intelligenza artificiale proprietaria per automatizzare i processi aziendali, principalmente nel settore dei servizi finanziari.

I benefici dell’RPA si concretizzano in investimenti a basso costo con risultati rapidi, eliminando il peso delle tecnologie legacy e dei processi manuali ripetitivi. Le PMI possono ora accedere a soluzioni di automazione precedentemente riservate alle grandi corporazioni, ottenendo un processo decisionale più veloce e informato.

Intelligenza Artificiale Generativa

Il settore dell’IA rappresenta circa l’80% del gap di investimento tecnologico europeo, stimato tra 5-10 miliardi di euro annui. La Commissione Europea ha già stanziato 1,3 miliardi di euro per tecnologie strategiche critiche, inclusa l’intelligenza artificiale, mentre il programma AI Factories ha un budget di 10 miliardi di euro dal 2021 al 2027.

Il progetto europeo AI MATTERS, con un finanziamento di 60 milioni di euro, offre alle PMI coperture fino al 100% dei costi per micro e piccole imprese, 90% per le medie imprese. Questo programma si concentra specificamente su applicazioni AI per l’ottimizzazione della produzione, manutenzione predittiva e collaborazione uomo-robot.

Cybersecurity per l’Automazione

La sicurezza informatica rappresenta una priorità assoluta nell’era dell’automazione digitale. L’Unione Europea ha messo a disposizione 145,5 milioni di euro attraverso due programmi chiave: il Digital Europe Programme e Horizon Europe. Il primo round da 55 milioni di euro si concentra specificamente su soluzioni di cybersecurity per il settore sanitario, mentre il secondo round da 90,5 milioni di euro supporta PMI di vari settori, con particolare focus sull’integrazione dell’AI generativa per migliorare le operazioni di cybersecurity.

Il programma CYSSME (Cybersecurity for SMEs), finanziato dall’UE con 101 milioni di euro, offre supporto specifico per micro, piccole e medie imprese. L’iniziativa considera che le sfide di cybersecurity per le aziende europee possano essere risolte con prodotti e soluzioni di origine europea.

Meccanismi di finanziamento innovativi per la digitalizzazione delle PMI

La BEI ha sviluppato strumenti finanziari sofisticati per supportare la digitalizzazione delle PMI. Il co-investimento AI Facility da 150 milioni di euro, lanciato nel 2020, ha già dimostrato la capacità di investire insieme ai gestori di fondi supportati dal Fondo Europeo per gli Investimenti. Questa struttura permette di supportare circa 20-30 piccole e medie imprese nel settore dell’intelligenza artificiale.

Gli accordi recenti dimostrano l’efficacia di questo approccio: la partnership con Santander ha sbloccato 370 milioni di euro per sostenere piccole imprese nella transizione verde, mentre l’accordo con Mediobanca ha reso disponibili 200 milioni di euro per microimprese e aziende guidate da donne.

L’ecosistema di supporto alla digitalizzazione delle PMI

I Digital Innovation Hub rappresentano coordinatori regionali cruciali nell’ecosistema di innovazione e digitalizzazione. Questi hub servono come ponte tra domanda e offerta di soluzioni digitali, fornendo consulenza tecnica e finanziaria alle PMI. La loro importanza è cresciuta esponenzialmente durante la pandemia COVID-19, quando hanno preso azioni rapide per supportare le PMI nelle circostanze difficili.

La propensione alla digitalizzazione delle PMI non è influenzata solo da fattori finanziari, ma anche da elementi non finanziari come conoscenza e ambizione. Gli hub di innovazione digitale giocano un ruolo cruciale nel supportare questo processo di trasformazione.

Risultati misurabili e impact economico

Le ricerche dimostrano che le PMI beneficiarie del finanziamento del Gruppo BEI crescono significativamente di più in termini di asset e numero di dipendenti rispetto alle aziende comparabili che non ricevono supporto BEI. Per ogni 1% di aumento del capitale di rischio fornito dal FEI in una regione, si registra storicamente un aumento dell’1,4% nell’attività di altri investitori nella stessa regione.

Nel 2020, delle 52 unicorn europee high-tech supportate da venture capital, 28 erano state sostenute dal FEI nelle fasi iniziali del loro sviluppo. Le startup in cui il FEI ha investito capitale di rischio hanno mostrato una probabilità tre volte maggiore di partecipare a operazioni di fusione e acquisizione o di sperimentare un’offerta pubblica iniziale.

Digitalizzazione PMI: sfide e opportunità future

Meno del 20% delle PMI europee risulta altamente digitalizzato, rispetto al quasi 50% delle grandi corporazioni. I livelli di digitalizzazione sono particolarmente bassi nelle aziende dell’Europa orientale e meridionale e nei settori tradizionali. Questo gap rappresenta un’enorme opportunità di crescita che il nuovo fondo da 10 miliardi di euro mira a colmare.

La digitalizzazione non riguarda solo l’acquisizione di sistemi IT, ma coinvolge cambiamenti fondamentali nelle dimensioni aziendali: processi, prodotti e modelli di business. L’automazione crescente nella produzione, l’integrazione di simulazione e analisi dati nei processi e nelle catene di approvvigionamento possono realizzare guadagni sostanziali e continui in produttività ed efficienza delle risorse.

Il nuovo fondo europeo da 10 miliardi di euro rappresenta quindi non solo un’iniezione di capitale, ma una strategia complessiva per posizionare l’Europa come leader globale nella digitalizzazione delle PMI, combinando finanziamenti, supporto tecnologico e competenze specialistiche in un ecosistema integrato che promette di trasformare radicalmente il panorama imprenditoriale continentale.

Gestione delle scadenze: ecco come fare in pochi semplici passaggi.

Chi di noi non si è mai trovato alle prese con una RiBa a 30, 60 o 90 giorni? La gestione dei pagamenti dilazionati rappresenta una delle sfide più comuni nella vita imprenditoriale italiana. Che sia per tradizione consolidata nel nostro tessuto commerciale, per le difficoltà economiche che attraversano il mercato europeo, o per il desiderio di mantenere rapporti collaborativi con i clienti rimanendo competitivi, spesso ci ritroviamo a dover gestire scadenze multiple e complesse. Ma come orientarsi efficacemente in questo scenario, soprattutto nell’era della fatturazione elettronica?

Gestione delle scadenze e FatturaPRO.click

 

Le vie percorribili per la gestione delle scadenze in piattaforma sono due: creare delle scadenze ad hoc, che verranno inserite nei metodi di pagamento della fattura (con i pacchetti PLUS) o la gestione manuale delle scadenze. 

Sebbene la prima sia indubbiamente più allettante, la gestione manuale delle scadenze è consigliata per chi deve effettuare solo qualche fattura di tanto in tanto con questa modalità o non necessita di tutti gli automatismi e tool aggiuntivi di un pacchetto PLUS. 

Gestione delle scadenze manuali: i passaggi da seguire 

 

La prima cosa da fare per poter inserire più scadenze nella stessa fattura è andare nelle impostazioni del proprio profilo e nella sezione avanzate andare alla voce gestione scadenze scegliendo l’opzione manuale dal menù a tendina.

Una volta fatto questo passaggio bisognerà salvare le modifiche e andare a creare la fattura. 

Quando sarete in modifica della fattura, noterete una nuova sezione: scadenze

Cliccandoci sopra si aprirà la sezione dedicata della fattura in cui troverete il tasto verde aggiungi. 

 

A questo punto bisognerà inserire:

 

  • Il metodo di pagamento
  • L’iban, qualora si scelga bonifico come metodo di pagamento
  • La data di scadenza della rata 
  • L’importo della rata 

 

Cliccando su Salva e Nuovo sarà possibile inserire subito una nuova scadenza. Una volta terminato il processo, all’ultima scadenza inserita, bisognerà cliccare su Salva e Ritorna.

NB: è importante che la somma delle rate sia precisamente il totale della fattura in quanto la piattaforma non effettua aggiustamenti automatici sui dati immessi. In caso di incongruenza verrà segnalato l’errore in fase di salvataggio della fattura. 

Una volta che avrai creato la fattura che presenta più scadenze, dovrai fare il processo inverso nelle impostazioni riportando la scadenza in automatico. 

 

Sebbene la gestione avanzata delle scadenze dei pacchetti PLUS sia più comoda e permetta il salvataggio di determinate modalità di pagamento, la possibilità di gestire le scadenze in modo manuale è un grande aiuto per chi ha bisogno, in alcune circostanze, di mettere a disposizione un dilazionamento del pagamento. 

Per ogni ulteriore dubbio restiamo sempre a disposizione. 

 

Il team di supporto

 

Regala un registratore fiscale senza cassa alla tua attività

Tra poco più di due mesi, partono i mercatini natalizi che trasformeranno l’Italia in un immenso E-commerce di 6.000 metri quadrati, dove il registratore fiscale senza cassa svolgerà un ruolo di vitale importanza.

Con la fine della pandemia, i numeri di questa “nicchia” dei mercatini ha cominciato a macinare numeri interessanti, che possono essere estremamente rilevanti per te, e per la tua attività.

Ti spiego perché, e il motivo che mi induce a definire i mercatini un “immenso e-commerce”.

Nell’epoca del turismo “mordi e fuggi” i mercatini di Natale rappresentano un’attrazione per i viaggiatori in cerca di foto curiose da scattare e piccoli acquisti per regali originali e ricordi

Molti esercenti, che gestiscono un negozio “fisico” tutto l’anno, intuiscono l’importanza di creare presidi di vendita che permettano di portare la loro attività ovunque ci siano dei clienti da servire.

Siamo cresciuti in una società che ci ha abituati a inquadrare il negoziante in un certo modo, l’ambulante in un altro.

Questo perché, fino a non molto tempo fa, impostare e avviare un esercizio commerciale in un “negozio fisico”, piuttosto che ambulante, comportava una serie di differenze troppo marcate.

Le infrastrutture necessarie e gli strumenti erano troppo diversi tra loro.

Riuscire a portare un negozio fisico in piazza era davvero complicato, e di fatto significava aprire due esercizi commerciali completamente diversi e ridondanti.

Avere le risorse economiche e mentali per fare entrambe le cose, non era effettivamente una cosa per tutti.

Oggi la storia è completamente diversa. E che tu abbia un negozio fisico, un e-commerce, o un’attività ambulante, l’onda di questo cambiamento ti riguarda comunque da vicino, affinché diventi possibile – per te – cavalcarla, invece di restarne travolti.

Le nuove norme sulla digitalizzazione fiscale rendono possibile inquadrare un negozio, un e-commerce e una “bancarella” nello stesso ecosistema, senza più sdoppiamenti, ridondanze e costi duplicati. Il registratore fiscale senza cassa è il comune denominatore

Di solito, le novità normative e di legge portano complicazioni e costi.  Non è il caso delle nuove norme che hanno sdoganato il registratore fiscale senza cassa, che ha reso la gestione fiscale dei documenti molto più semplice.

Ma non è solo un fatto di procedure che si vanno a semplificare.

Il registratore senza cassa, permette di fare cose che in passato non erano possibili, come – banalmente – il fatto di poter spostare il punto cassa da un negozio a una bancarella senza particolari implicazioni.

Lo stesso “bocchettone fiscale”, e lo stesso ecosistema, possono essere quindi usati – in modo centralizzato – in tutte e tre le dimensioni commerciali dentro cui può fare operazioni commerciali un’attività oggi:

  • Negozio fisico
  • Negozio itinerante o pop up
  • E-Commerce

Certo, per poter operare in tutte e tre le dimensioni, servono ovviamente le abilitazioni del caso connesse alla propria ragione sociale in camera di commercio, ma niente non è certamente un ostacolo, specie di fronte allo spettro di opportunità a cui un esercente si apre cogliendo tutte queste occasioni.

Tanti imprenditori si stanno accorgendo dell’opportunità dietro alla digitalizzazione totale del fisco, e si muovono in modo controintuitivo (e questo è un piccolo cambiamento epocale che devi considerare)

Per decenni le tematiche fiscali hanno inciso in modo diretto sulle scelte imprenditoriali degli esercenti italiani.

Il fattore tasse ha influenzato scelte strategiche in modo profondo.
Ma davanti all’evidenza dei numeri stanno cambiando tante cose, nel modo di ragionare di chi gestisce un esercizio fisico.

Bancarelle e mercatini, ancora oggi, sono terreno ideale di hobbisti e esercenti occasionali, che muovendo pochi pezzi e pochi volumi di vendita, attrezzano i propri banconi itineranti senza una vera e oculata gestione fiscale.

Non c’è da biasimare questa scelta, e non mi riferisco solo al fattore fiscale. Battere gli scontrini su una bancarella, non era mica una cosa semplice fino a poco tempo fa.

Dovevi acquistare un registratore di cassa apposito, farlo autorizzare, collegarlo. E poi dovevi tenere conto del meteo, della pioggia, della neve, dell’umidità.

Per non parlare del rischio di furti.

Il vecchio registratore di cassa è pensato per una gestione del contante che può fare gola a qualche malfattore, pronto ad approfittare del viavai di gente per portare a segno qualche piccolo colpo.

Con il registratore fiscale senza cassa cambia tutto.

Sparisce il contante, niente più necessità di tenere dispositivi collegati alla corrente o a sistemi “via filo”.

Oggi, con un minimo di organizzazione, che ha le stesse implicazioni e difficoltà intrinseche all’uso di un tablet per guardare film durante un viaggio.

Montare, quindi, un POS a batteria collegato a una piccola stampantina bluetooth, collegando il tutto a internet tramite un semplice hotspot, ti permette di portare il tuo sistema fiscale anche su una bancarella.

Ma i vantaggi non si limitano a questo.

E qui sta il succo del discorso: una gestione fiscale digitale, diventa anche il “pretesto” per acquisire dati di contatto “non sensibilI” del cliente, che possono diventare uno strumento per mantenere un contatto col consumatore.

Un turista che è in cerca di piccoli regali e di prodotti che non troverebbe mai più altrove, tantomeno in un paese lontano, può essere solo contento di acquistare tramite POS.

Allo stesso modo, un esercente può sfruttare l’occasione per acquisire la sua e-mail e i suoi dati di contatto con consenso, per creare un rapporto con l’acquirente da prolungare attraverso le altre due dimensioni di vendita in cui un esercizio può lavorare: negozio fisico ed e-commerce.

L’azzeramento dei limiti fisici di un esercizio commerciale tradizionale che va oltre il fattore fiscale

Nel 2023 e nel 2024 il numero di esercenti che hanno scelto di aprire la propria attività anche alla vendita su strada, e presso “negozi pop up”- che sarebbero i punti vendita “volanti” solitamente presenti nei corridoi dei centri commerciali – ha registrato un aumento del 4 e dell’8%.

Sono ancora numeri abbastanza piccoli, ma rappresentano pur sempre un trend di crescita del 100%.

Un tempo, l’esercente medio avrebbe pensato solo ai costi, tenendosi alla larga da queste opportunità:

  • Eccessive implicazioni dovute all’incremento dei codici ATECO e delle SCIA che servono per portare l’esercizio commerciale nei mercatini
  • Costi di commissione dovuti all’uso del POS associato alla vendita di piccoli prodotti a basso costo
  • Tante difficoltà tecniche.

Oggi le difficoltà tecniche sono un ricordo, e quanto alle altre implicazioni, la scelta diventa quella di superarle attraverso la possibilità di acquisire una fascia di clientela che, fuori dai mercatini e dalle opportunità create dai periodi di festività, non raggiungeresti mai.

Come un imprenditore che si rispetti, la scelta è sobbarcarsi qualche difficoltà e qualche costo in più, in funzione di maggiori possibilità di guadagno che ripagano gli investimenti creando nuovo profitto!

Ecco perché ti dicevo che il registratore fiscale diventa lo strumento per trasformare i mercatini in un immenso e-commerce

Acquisire i dati di contatto del cliente, durante l’emissione di uno scontrino virtuale da fargli pervenire via e-mail, è l’occasione ghiotta che un numero crescente di imprenditori non si sta lasciando sfuggire per mantenere un rapporto con l’acquirente a distanza e tutto l’anno.

Dalla bancarella all’e-commerce, se il cliente abita lontano.

Dal mercatino al negozio fisico, e poi all’e-commerce, se il cliente vive vicino.

Gli esercenti che operano in questa modalità, e che hanno aperto anche un piccolo e-commerce per permettere ai propri clienti di diventare clientela affezionata, e di acquistare prodotti artigianali introvabili tutto l’anno, sono aumentati del 16% nel 2024.

Anche grazie alla facilità con cui, oggi, è possibile aprire un e-commerce senza investimenti di impatto, e senza tempi di attesa troppo lunghi.

Perché tutto ciò è importante per te?

Ho voluto scrivere questo pezzo non solo per darti degli spunti, basati sull’analisi di alcuni trend in crescita.

Ma, più che altro, per recapitarti un messaggio: il tessuto imprenditoriale italiano sta cambiando a una velocità impressionante.

Forse non tanto quanto dovrebbe, visto e considerato che il mondo attorno a noi sta cambiando a una velocità centro, forse mille volte superiore.

Tuttavia, sei cosciente di quanto l’italiano sia tipicamente restio ad affrontare cambiamenti epocali, rispetto agli insegnamenti ricevuti dai propri mentori del passato, siano essi parenti o persone con cui sono cresciuti lavorativamente.

Se un numero sempre maggiore di italiani stanno optando per cambiare il proprio modo di guardare agli affari, anche a costo di superare determinati pregiudizi su fisco e commissioni bancarie, allora vuol dire che è davvero in atto una rivoluzione.

E quando una grande rivoluzione ha inizio, sono dell’idea che sia sempre meglio esserne coscienti e prenderne parte, piuttosto che combatterla.

Non credi?

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Il team di FatturaPro è a tua disposizione sempre e gratuitamente per darti le giuste direttive, affinché tu possa abbracciare tutti i vantaggi della digitalizzazione e automazione fiscale.

Considera, però, che siamo a settembre. Tempo di rientri, tempo di cominciare a pensare alle strategie di fine anno. Abbiamo le linee molto calde, ma tu contattaci e ti risponderemo non appena arriverà il tuo turno nella coda.

Per questo motivo, ti suggerirei sinceramente di mandarci una tua richiesta di contatto senza impegno, prima ancora di chiudere questo articolo, per poi attendere in relax la nostra risposta che arriverà nel minor tempo possibile.

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Dazi USA: l’evoluzione delle spedizioni internazionali dal 29 agosto

Dal 29 agosto 2025 la parola “dazi USA” assume oggi un significato completamente nuovo nel panorama del commercio internazionale. L’eliminazione del regime de minimis significa che tutti gli invii verso gli USA, indipendentemente dal valore e dal paese di origine, sono ora soggetti a tariffe doganali. Questa misura estende a livello globale quanto già applicato a Cina e Hong Kong dal 2 maggio 2025 tramite l’Executive Order 14256.

La rivoluzione dei dazi USA: addio alla soglia minima

 

Il provvedimento si inserisce in una strategia più ampia dell’amministrazione Trump volta a contrastare la crescita esponenziale delle spedizioni esenti da dazi, passate da 134 milioni nel 2015 a oltre 1,3 miliardi nel 2024, per un valore di 64,6 miliardi di dollari. La Casa Bianca giustifica l’adozione del provvedimento come misura di contrasto agli abusi sistematici del sistema de minimis, incluso l’ingresso di merci contraffatte e sostanze illecite.

Impatto operativo sui dazi USA: due regimi differenziati

La nuova normativa sui dazi USA prevede modalità operative differenziate in base al canale di spedizione utilizzato. Per i pacchi inviati tramite il circuito postale internazionale, è previsto un regime transitorio di sei mesi con due possibili modalità di applicazione dei dazi:

  • Dazio ad valorem: calcolato in base alle aliquote IEEPA applicabili al paese di origine
  • Dazio specifico forfettario: compreso tra 80 e 200 dollari per collo, a seconda dell’aliquota del paese di provenienza

Per le spedizioni via corrieri espressi (FedEx, DHL, UPS), la sospensione dell’esenzione è immediata e totale, richiedendo una dichiarazione doganale completa (ACE) con codice HS e paese di origine. Questo comporta l’applicazione integrale dei dazi USA ordinari senza possibilità di esenzioni.

Conseguenze immediate: la sospensione di Poste Italiane

L’impatto dei nuovi dazi USA si è manifestato immediatamente con la decisione di Poste Italiane di sospendere dal 23 agosto l’accettazione di spedizioni contenenti merci destinate agli Stati Uniti. La sospensione, che interessa sia privati che aziende, è stata motivata dai tempi ristretti concessi per l’adeguamento: le modalità operative sono state pubblicate dalla dogana americana solo il 15 agosto, lasciando appena due settimane per implementare le nuove procedure.

Questa “azione inevitabile e necessaria” accomuna tutti gli operatori postali europei, con poste tedesche, ceche, francesi e spagnole che hanno annunciato misure simili. Rimangono attivi solo i servizi di corrispondenza senza merci e il servizio “Poste Delivery International Express”, che segue un processo logistico differente con assistenza doganale inclusa.

Impatti per le PMI italiane

Per le PMI italiane, i nuovi dazi USA rappresentano una sfida complessa che varia significativamente in base alla tipologia di prodotto e al modello di business. Con l’introduzione di un dazio del 15% sui beni importati dall’Unione Europea, le aziende italiane si trovano di fronte a scenari diversificati:

I prodotti di nicchia e alta qualità possono difendere i margini puntando sulla ricerca della qualità e sul riconoscimento di un premium price, mentre i beni di largo consumo subiscono una pressione competitiva maggiore che rende difficile trasferire l’onere al consumatore finale.

Secondo le stime di Confindustria, le imprese italiane rischiano una perdita complessiva fino a 23 miliardi di euro in esportazioni, con oltre 34.000 aziende che esportano negli USA potenzialmente coinvolte. L’effetto combinato tra dazi USA e svalutazione del dollaro (13% dal 2024) potrebbe portare l’aliquota effettiva percepita dalle imprese italiane al 21%.

Strategie di adattamento al nuovo panorama internazionale

Le aziende che operano nell‘e-commerce devono rivedere completamente le proprie strategie logistiche e commerciali per affrontare i nuovi dazi USA. Alessandro Colnago di ExportUSA sottolinea come “per la prima volta, le imprese hanno un quadro certo e stabile su cui pianificare”, evidenziando l’importanza di adattarsi rapidamente alle nuove normative.

Le strategie più efficaci includono il consolidamento degli ordini per ridurre i costi per unità, l’utilizzo di fornitori di servizi logistici terzi (3PL) negli Stati Uniti, e la scelta di Incoterms DDP (Delivered Duty Paid) per evitare rifiuti da parte dei clienti. Per le PMI più strutturate, l’apertura di filiali americane e l’utilizzo di strategie come la “prima vendita” o il “costo industriale” possono permettere di calcolare i dazi USA su valori più bassi rispetto al prezzo di vendita finale.

La fine dell’era del de minimis segna un punto di svolta nelle relazioni commerciali transatlantiche, richiedendo alle aziende italiane una rapida capacità di adattamento per mantenere la competitività nel strategico mercato americano.