Paesi Sepa: quali e quanti sono

I paesi SEPA sono gli Stati che rientrano nell’area del Single Euro Payments Area (acronimo proprio di SEPA). Si tratta di una zona geolocalizzata di cui fanno parte tutti i cittadini degli Stati Membri dell’Unione Europea che effettuano operazioni di pagamento in euro verso gli altri conti correnti. La zona è caratterizzata da un’armonizzazione di piattaforme, strumenti, infrastrutture e costi che rende possibile eseguire scambi con la medesima moneta. I pagamenti effettuabili sono quelli elettronici che prendono in considerazione strumenti quali: bonifici, addebiti diretti e carte di pagamento.

SEPA: a cosa serve

Il circuito SEPA è stato creato con un preciso scopo di semplificazione di tutte le procedure bancarie. Un incentivo per stimolare gli scambi commerciali europei, aumentare la concorrenza tra i prestatori di servizi di pagamento e, di conseguenza, per far diminuire le tariffe. Si tratta di un sistema basato sulla semplicità, sull’efficienza e sulla sicurezza per un mercato europeo più libero e conveniente.

Con il circuito SEPA infatti è possibile effettuare domiciliazioni di pagamenti su conti stranieri, gestire i pagamenti degli stipendi dei propri dipendenti in tutta Europa accentrando la tesoreria in un determinato Paese, aprire un conto corrente in un paese e gestirlo da un altro, ecc…

Paesi Sepa: quali e quanti sono

I paesi SEPA, quelli cioè che rientrano nell’area SEPA, sono ben 36. Di questi 20 sono i paesi Sepa che rientrano nell’area Euro:

  • Austria, Belgio, Cipro, Croazia, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna.

Altri sette, invece, accettano l’Euro per effettuare e ricevere pagamenti, ma non adottano la moneta unica all’interno del proprio Stato:

  • Bulgaria, Danimarca, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Svezia e Ungheria.

Infine, gli ultimi nove non sono proprio Stati Membri dell’Unione Europea:

  • Città del Vaticano, Andorra, Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Principato di Monaco, Regno Unito, Svizzera e San Marino.

Accettare il sistema SEPA significa accogliere e adottare precisi schemi di pagamento in uso sul mercato nazionale (BON e RID per l’Italia) a quelli standardizzati a livello Europeo:

  1. SCT (SEPA Credit Transfer)
  2. SDD (SEPA Direct Debit).

SEPA Credit Transfer: cos’è e come funziona

Nei paesi SEPA l’SCT (SEPA Credit Transfer) è uno strumento ideato per sostituire  il bonifico nazionale. Un servizio che esiste ormai dal lontano 28 gennaio 2008. Il bonifico SEPA è uno strumento base per eseguire pagamenti da conto a conto. Non rientra in questo schema, invece, il bonifico per cassa. LA transizione dagli schemi nazionali al modello standardizzato è stata progressiva ed è durata fino al primo febbraio del 2014. Da quel momento in poi, il bonifico SEPA è diventato uno schema adottato da tutti i paesi SEPA della Comunità. Il suo utilizzo è normale e diffuso tanto che ormai tutti sanno come fare un bonifico SEPA.

Paesi Sepa

L’SCT prevede ad oggi un tempo massimo di esecuzione di un 1 giorno lavorativo successivo alla data di ricezione dell’ordine grazie alla contrazione del tempo di esecuzione della banca dell’ordinante. All’inizio, per eseguire un bonifico SEPA erano necessario i seguenti codici:

Oggi invece, la procedura è stata migliorata ulteriormente ed è sufficiente l’IBAN del beneficiario. Oggi quando un membro dei Paesi SEPA effettua un bonifico SEPA non può scegliere la valuta di accredito sul conto corrente del beneficiario.

SEPA Direct Debit

L’SDD è lo strumento usato dal circuito SEPA per l’incasso pre-autorizzato su mandato all’addebito richiesto dal debitore a favore di un suo creditore. In Italia è un sistema che ha sostituito il RID.

Paese SEPA: differenza tra Stati UE e Stai non UE

Tra i paesi SEPA non appartenenti all’Unione Europea troviamo: Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera, Principato di Monaco e San Marino. La differenza che intercorre tra loro egli Stati appartenenti alla Comunità è la responsabilità soggettiva che hanno di doversi adeguare dal punto di vista tecnico e legale affinché gli strumenti di pagamento SEPA possano essere utilizzati alle stesse condizioni offerte negli Stati Membri dell’UE.

Ricordiamo, infine, che i Paesi extra SEPA sono, invece, tutti i Paesi non sono indicati finora che non fanno parte dell’accordo economico effettuato tra i vari Paesi che si trovano nel continente europeo.

Circuito SWIFT: cos’è, come funziona ed eventuali alternative

Il circuito Swift è il sistema internazionale più conosciuto e usato al mondo per trasferire denaro. Swift è acronimo di Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication ed è nato nel 1977 come evoluzione del Telex. Prima dell’avvento di questo circuito, le banche che necessitavano inviare denaro all’estero, dovevano inviare intere descrizioni delle operazioni da effettuare. Il vecchio sistema era lento, poco sicuro, inaffidabile e, soprattutto, soggetto agli errori umani. Ma tutto iniziò a cambiare grazie allo Swift e ai protocolli innovativi introdotti per trasferimenti di soldi.

Circuito bancario SWIFT: dalle origini a oggi

La Società per la Telecomunicazione Finanziaria Interbancaria Mondiale ha sede legale a Bruxelles, in Belgio. È un intermediario finanziario esecutore delle transazioni finanziarie. Il circuito Swift è usato dalla quasi totalità di banche nel mondo. Permette il pagamento diretto anche quando debitore e creditore non hanno la stessa banca di appoggio. I pagamenti avvengono su scala internazionale.

La società fornisce anche una serie di software e servizi di varia natura alle istituzioni socie (per lo più banche), oppure ai clienti. Prima dell’avvento del circuito bancario Swift le conferme degli avvenuti pagamenti erano fatte via telegramma. Un sistema particolarmente lento, scomodo e soprattutto pericoloso perché soggetto, come non mai, agli errori umani.

Oggi lo Swift è una rete dinamica, veloce e sicura. Permette a oltre 10.000 istituti finanziari dislocati in oltre 212 diversi Paesi d’inviare e ricevere informazioni sulle varie transazioni finanziarie. Il sistema è prevalentemente formato da banche, ma al suo interno troviamo anche istituti di trading, broker, sistemi di compensazione ed enti di gestione d’investimenti. Per entrare a far parte del circuito

Circuito Swift: come funziona

Lo Swift si è differenziato dai precedenti metodi di trasferimento fondi grazie ai codici. Sono chiamati BIC, acronimo di Bank Identifier Code, servono a identificare le banche attraverso una serie di caratteri specifici e univoci. Con i codici ciascuna banca è identificata per una serie d’informazioni:

  1. paese di provenienza
  2. città in cui ha la sede la filiale dalla quale l’utente sta inviando o verso cui sta ricevendo il pagamento
  3. filiale di riferimento

Sapere come fare un bonifico internazionale significa anche essere a conoscenza del fatto che l’IBAN, che individua nello specifico un esatto conto corrente di una determinata banca, deve contenere anche il BIC. Nel corso del tempo il circuito ha conosciuto anche delle evoluzioni. Oggi esiste, ad esempio, il meccanismo di pagamento denominato SEPA (Single Euro Payments Area) che, tramite bonifico, permette di effettuare pagamenti all’interno di una vastissima area. Lo spazio che abbraccia e utilizza questo ingegnoso sistema comprende gli Stati membri dell’Unione Europea e i Paesi dello spazio Economico Europeo (come Islanda e Norvegia). Un sistema che prevede diverse agevolazioni per trasferire denaro da e verso l’estero.

Circuito SWIFT

Swift banca: trasferimento di denaro

Il pagamento in contanti è ormai sostituito, in modo preferenziale, dal bonifico, grazie anche all’avvento del circuito Swift. È però importante capire che con la rete Swift il denaro non concretamente trasferito. In pratica serve solo alle banche per riconoscersi tra di loro e capire da dove sta arrivando il denaro trasferito.

Il circuito ha, sin dagli albori, riscosso subito un grandissimo successo. Con il passare del tempo e grazie anche al diffondersi della tecnologia, lo Swift ha preso sempre più piede. Basti pensare che solo l’anno scorso, l’Europa, Medio Oriente e Africa hanno effettuato addirittura il 45% delle operazioni internazionali sfruttando questo meccanismo. L’America e Regno Unito lo hanno utilizzato per il 40% di tutte le operazioni, mentre nell’Asia Pacifico l’impiego è attestato attorno al 14,5%. Un grandissimo successo.

Il sistema è neutrale, ma spesso è usato come strumento geopolitico. Escludere uno stato dal circuito internazionale, significa non permettergli più di ricevere o inviare denaro verso moltissime parti nel mondo. Una situazione grave che causa non pochi problemi all’importazione e all’esportazione di beni e servizi.

Pagamento Swift e alternative

Nonostante il grandissimo successo del circuito Swift, non è l’unico strumento per il trasferimento internazionale di denaro. Ad esempio, Russia e Cina, nel corso degli anni, hanno sviluppato due alternative:

  1. CIPSCross-Border Interbank Payment System, è gestito dalla People’s Bank of China e basato sulla valuta cinese. È usato da oltre 1280 banche nel mondo (dislocate in Africa, Giappone e Russia).
  2. SPFSSystem for Transfer of Financial Messages, è invece il sistema russo usato, però, prevalentemente sul mercato interno. Nel 2021 ha rappresentato il 20% delle operazioni interne. Vi partecipano 400 banche e nel tempo hanno aderito anche banche straniere di Armenia, Bielorussia, Germania, Kazakistan, Kirghizistan e Svizzera.

Moneta elettronica: vantaggi per imprese, professionisti e cittadini

La moneta elettronica non corrisponde alle criptovalute. Si tratta infatti di una valuta che può essere archiviata elettronicamente su vari dispositivi, ma che, a differenza delle cripto, è supportata da una valuta Fiat. Inoltre è regolamentata dall’autorità centrale. Oggi, la moneta elettronica è una parte importante di ciascuna attività commerciale, che si tratti di un negozio fisico, piuttosto che di un e-commerce per la vendita di prodotti online.

Moneta elettronica: come funziona e cos’è

La moneta elettronica è una valuta archiviabile su:

  • smart card – carte di credito oppure carte di debito
  • sistemi informatici
  • smartphone

è una moneta largamente diffusa e utilizzata in tutto il mondo grazie agli accordi che banche, società finanziarie e processori di rete di monete elettroniche, hanno siglato nel corso del tempo. Oggi è praticamente quasi impossibile trovare un e-commerce che non accetti, come metodo di pagamento, la moneta elettronica per l’acquisto di beni e servizi.

La valuta ha un corso legale e il suo valore è stabilito dal governo che la emette ed è sempre supportata da una moneta fiat. Il denaro Fiat è una valuta a cui corrisponde un asset sottostante, come, ad esempio, l’oro, oppure l’argento. Vista l’ampia diffusione della moneta elettronica, piccole, medie e grandi imprese, la tengono seriamente in considerazione quando si tratta di scambi commerciali.

Tipi di moneta elettronica

Esistono due grandi categorie di monete elettroniche:

  1. Hard – è la valuta usata per transazioni irreversibili, cartolarizzate e di natura procedurale.
  2. Soft – è usata per transazioni reversibili e/o flessibili. Gli utenti possono gestire le proprie transazioni anche dopo aver effettuato il pagamento, richiedendone, ad esempio, l’annullamento o la modifica del prezzo pagato. Il periodo per effettuare eventuali modifiche è comunque limitato nel tempo. A questa categoria corrispondono le transazioni effettuate con i metodi più diffusi e conosciuti al mondo: PayPal, PayTM, Interac, carte di credito, ecc…

Moneta elettronica definizione e caratteristiche

Per essere definita tale, la moneta elettronica deve rispondere a determinate caratteristiche:

  • Riserva di valore – anche se elettronica è pur sempre una riserva di valore, archiviato elettronicamente fino al ritiro fisico vero e proprio.
  • Mezzo di scambio – serve per acquistare un bene o un servizio, vale a dire che è una forma di pagamento e quindi di scambio commerciale.
  • Misura il valore dei beni – come qualunque altra moneta anche quella elettronica serve a valutare il reale valore di un bene/servizio.
  • Pagamento differito – è usata per effettuare pagamenti differiti, cioè è usata come strumento di concessione di credito per rimborsare una fattura.

Moneta elettronica

La moneta elettronica e i suoi molteplici vantaggi

Da quando esiste, la moneta elettronica ha apportato una vasta gamma di benefici a livello globale. Che si tratti di aprire una nuova partita IVA e vendere prodotti online, piuttosto che fare impresa vecchio stile con un negozio fisico, il denaro elettronico ha regalato innumerevoli vantaggi a tutti:

  • Versatilità e praticità – è possibile effettuare pagamenti in qualunque parte del mondo e verso qualunque luogo nel mondo. Basta un click, è facile e veloce, un metodo pratico che non richiede alcuna abilità o conoscenza particolare per essere usato.
  • Tracciabilità e storicità – le transazioni effettuate con moneta elettronica lasciano il “segno”. Vale a dire che sono registrate digitalmente e possono essere seguite e ricontrollate anche a distanza di tempo.
  • Evita attività fraudolente – proprio grazie al fatto che risulta essere tracciabile e quindi per ogni operazione è possibile risalire a dati e informazioni relative, le transazioni sono più sicure e scongiurano i rischi di frodi e attività sospette.
  • Immediatezza – Le transazioni elettroniche sono rapide e immediate. Il denaro è trasferito istantaneamente da una parte all’altra, con una velocità mai sperimentata prima dall’economia globale.
  • Sicurezza – è un metodo di pagamento sicuro perché tracciabile e protetto da misure di sicurezza avanzate (autenticazione e tokenizzazione).

Istituto di moneta elettronico

Gli attori che prendono parte alla produzione e circolazione della moneta elettronica sono tre:

  1. istituzioni finanziarie (banche) – elaborano le transazioni
  2. società non bancarie – produttrici di software e hardware usati nelle e per le operazioni digitali
  3. portafogli digitali (wallet) – magazzini virtuali per la moneta che, attraverso la verifica delle credenziali dei vari utenti, permettono la gestione quotidiana del denaro elettronico.

Il denaro elettronico rappresenta quindi il futuro dei pagamenti e delle transazioni mondiali. I consumatori sono ormai abituati a usare i mezzi di pagamento elettronico e hanno accettato tranquillamente anche scontrini elettronici e fatture elettroniche. Il mondo cambia e punta alla digitalizzazione globale per semplificare e velocizzare al massimo il commercio mondiale.

Come fare un bonifico: ecco come funziona nel 2022

Come fare un bonifico non è più un problema al giorno d’oggi. Esistono tanti diversi modi per effettuarne uno con o senza conto corrente. Bancario, online, postale, o addirittura con PayPal. È un’operazione facile, sicura e veloce. Il trasferimento di denaro tra un conto corrente a un altro, appartenenti a soggetti diversi, non è mai stato così semplice. Effettuato per eseguire pagamenti, è uno dei metodi più vecchi che esistano come modalità di saldo e trasferimento risorse.

Bonifico: cos’è

Sembra scontato, ma è bene specificarlo: un bonifico è il trasferimento di denaro tra due diversi conti correnti appartenenti a due differenti titolari. Quando, invece, il denaro è spostato tra due conti correnti appartenenti allo stesso titolare, si tratta di giroconto. Esistono diverse tipologie di bonifico, che si distinguono in base all’istituto che ne prende il carico:

  1. bancario – il conto corrente di partenza è bancario, quello di arrivo può anche essere postale.
  2. postale – il conto corrente di partenza è postale, quello di arrivo può anche essere bancario.

Come fare un bonifico bancario

Il bonifico bancario è possibile effettuarlo presso lo sportello di una banca, oppure direttamente online. Online è necessario che il conto corrente di partenza abbia abilitata l’operatività denominata e-banking.

Il bonifico presso lo sportello, invece, consiste semplicemente nel recarsi presso l’istituto di credito ed esternare la volontà di eseguire un bonifico. È necessario compilare un modulo con le seguenti voci:

  • dati dell’ordinante – nome, cognome, codice fiscale
  • dati del beneficiario – nome e cognome
  • IBAN del conto corrente beneficiario
  • somma da trasferire
  • Paese di destinazione della somma, se in Italia o all’estero
  • firma

è l’impiegato a inviare la richiesta di bonifico. Al termine dell’operazione è rilasciata una ricevuta che ne attesta l’esecuzione. Il bonifico è solitamente accreditato nel giro di qualche giorno. Il pagamento presso lo sportello può essere saldato in contanti, con carta di credito o bancomat, oppure con PostePay. L’istituto di credito è solito richiedere il pagamento di un corrispettivo per l’esecuzione dell’operazione.

Come fare un bonifico postale

La procedura è del tutto simile a quella di come fare  un bonifico bancario. Il postale può essere eseguito online, presso lo sportello di un ufficio postale, oppure utilizzando un’applicazione mobile. Allo sportello è necessario seguire la medesima prassi del bonifico bancario e comunicare gli stessi dati. Al termine dell’operazione l’impiegato rilascia sempre una ricevuta e i soldi sono trasferiti nell’arco di qualche giorno (per i bonifici esteri, fuori Europa, occorrono più giorni).

Come fare un bonifico online

Il bonifico online, come visto, è possibile sia dal sito della propria banca, che da quello delle poste (se si possiede un conto alla Posta). In entrambi i casi basta eseguire la registrazione sul sito di riferimento, accedere con le proprie credenziali e selezionare l’opzione corrispondente dal menù di riferimento.

L’unica differenza consiste nella selezione del servizio in caso di bonifico dal sito delle Poste. Qualora fosse necessario trasferire denaro da un conto BancoPosta a un altro, è necessario selezionare la voce “Postagiro”, altrimenti per trasferimenti verso un conto corrente, selezionare “bonifico”.

Come fare un bonifico

L’istituto postale differenzia anche tra Bonifico SEPA, in caso di conto corrente beneficiario in Italia o Europa e Bonifico Estero, per destinatari Extraeuropei. Infine, bonifico SEPA per detrazioni Fiscali quando è necessario effettuare un pagamento per il quale sussista il diritto ad avere delle agevolazioni.

Come fare un bonifico dal bancomat

Oggi, è possibile effettuare un bonifico anche presso un semplice sportello bancomat. All’ATM, dove di solito i soldi sono prelevati, è possibile recarsi per trasferire contanti. Inserita la carta e digitato il PIN, basta accedere alla sezione  bonifico (o trasferimento denaro). I dati richiesti sono:

  1. IBAN
  2. intestatario del conto
  3. causale

Il terminale richiede la conferma dell’operazione e, su richiesta, rilascia una ricevuta cartacea.

Come fare un bonifico con PayPal

PayPal rappresenta oggi, uno dei più comuni e utilizzati metodi di pagamento, soprattutto per quanto riguarda gli acquisti online (e non solo). Per trasferire soldi con PayPal è necessario avere solo ed esclusivamente un dato: l’indirizzo di posta elettronica del beneficiario.

Il sistema distingue però due differenti modalità di trasferimento soldi:

  1. pagamento beni e/o servizi – nel caso di acquisti per i quali sono emesse regolarmente fatture elettroniche e ricevute.
  2. trasferimento denaro tra amici – nel caso il motivo del trasferimento non corrisponda all’acquisto di beni e servizi, ma semplicemente allo spostamento di soldi in qualità di regalo.

PayPal, in realtà, permette di effettuare pagamenti solo ed esclusivamente verso altri conti PayPal. Non è possibile effettuare un trasferimento di contanti verso un conto corrente.

Pagare con il telefono: facile, veloce e conveniente

Pagare con il telefono oggi è una realtà diffusa e affermata. Una modalità di pagamento semplice, veloce e sicura resa possibile da una tecnologia innovativa e testata in ogni paese d’Europa e del mondo.

Come pagare con il telefono

NFC acronimo di Near Field Communication è la tecnologia sfruttata per effettuare i pagamenti con il telefono. In italiano è tradotto come “Comunicazione di prossimità” e permette trasmissioni wireless dei dati. Si tratta della stessa tecnologia utilizzata per il pagamento contactless, usufruibile senza chip e molto spesso anche senza PIN (almeno per quanto riguarda le transazioni sotto i 25 euro).

Per utilizzare la tecnologia NFC e pagare con il cellulare, lo smartphone deve avere l’abilitazione NFC. Installata un’apposita app (come ad esempio Apple Pay oppure Google Pay) basta aggiungere la propria carta di credito/debito e il telefono si trasforma magicamente in un portafoglio.

Al momento del pagamento è sufficiente aprire l’applicazione di riferimento, selezionare la carta di pagamento che si desidera utilizzare e avvicinare il cellulare al terminal per la transazione. Anche la carta di credito/debito deve possedere l’abilitazione NFC (riscontrabile dalla presenza di un’icona raffigurante delle piccole onde bianche decrescenti).

Applicazione per pagare con il telefono

Esistono molte applicazioni per pagare con il telefono. È possibile scegliere in base al produttore del proprio smartphone. Apple Pay, ad esempio, è l’applicazione per effettuare pagamenti per chi possiede un iPhone. Invece Google Pay è usata dagli utenti titolari di un telefono Android. In entrambi i casi i passaggi da seguire per concludere una transazione sono davvero semplici.

Il cellulare va tenuto a una distanza di soli quattro centimetri dal terminale. Il pagamento è confermato sia sullo schermo del cellulare che su quello del terminal. In alcuni casi è presente anche un avviso sonoro. Basta seguire le indicazioni richieste sullo smartphone. Qualche volta è necessario inserire anche un Pin di sicurezza, oppure apporre l’impronta digitale, o una scansione facciale per un riconoscimento completo.

Pagare con il telefono

Smartphone NFC

Per poter essere utilizzati come mezzo di pagamento, gli smartphone devono avere la tecnologia NFC integrata. Si tratta di un apposito chip che, di norma, oggi, è presente su quasi tutti i cellulari più famosi e commercializzati. Ad esempio, tutti i modelli d’iPhone a partire dalla versione sei in poi, possiedono  un chip NFC.

Per quanto riguarda invece i modelli Android, per scoprire se hanno l’abilitazione necessaria a effettuare pagamenti contactless, basta verificare dalle impostazioni di sistema se è presente o meno la voce: “NFC e pagamento”.

Pagare con il telefono è possibile quando il cellulare è acceso, la batteria carica e in presenza di connessione internet stabile.

Pagare con smartphone: i vantaggi

Pagare con smartphone conviene a clienti ed esercenti e presenta molti vantaggi:

  • Velocità – bastano davvero pochi secondi per effettuare un pagamento. In questo modo la transazione risulta più facile e fluida e si evitano code di attesa inutile e frustrante. Inoltre il cellulare è sempre a portata di mano e pronto per essere utilizzato, molto di più rispetto a contanti e portafoglio.
  • Igiene – il denaro contante è molto sporco. Monete e banconote sono portatori d’innumerevoli agenti patogeni. Passando di mano in mano trasmettono e veicolano germi e batteri ovunque. Invece, il sistema di pagamento con smartphone è molto più igienico e sicuro per la salute di tutti. Pagare con il telefono significa non toccare nulla che non ci appartenga, niente soldi, niente terminali, nessuno scambio di virus e batteri. È sicuramente uno dei metodi di pagamento più igienici che esista.
  • Facilità – pagare con il telefono è ormai diventata una pratica comune e abituale per la maggior parte delle persone (clienti ed esercenti). Sono in tanti gli utenti che si aspettano di poter pagare con questo sistema e non solamente i più giovani.

Pagare con il cellulare è sicuro!

Pagare con il telefono è molto sicuro. Il numero della carta di credito non è mai inviato e segnalato. I pagamento con smartphone sono più sicuri di quelli eseguiti direttamente con carta, proprio perché durante l’operazione i dati della carta non sono mai visualizzati, né inviati.

Anche in caso di furto o smarrimento del cellulare, i malintenzionati non possono usarlo per effettuare pagamenti. Non potranno, infatti, confermare le transazioni per mancanza del riconoscimento digitale, facciale o dell’inserimento del PIN di sicurezza. È comunque importante usare sempre il blocco dello schermo.

Pagamento contactless: cos’è e come ha cambiato l’economia

Il pagamento contactless è ormai entrato a far parte della vita quotidiana di molti consumatori. Poter effettuare acquisti semplicemente avvicinando la carta di credito o lo smartphone a un terminal, ha semplificato moltissimo le transazioni. Il commercio ne ha beneficiato grandemente e la realtà si diffonde sempre di più, ogni giorno che passa.

Pagamento contactless: cos’è e come funziona

I pagamenti contactless sono pagamenti effettuati attraverso un sistema che non necessita di contatto fisico tra i dispositivi impiegati a tale scopo: carte di credito/debito/bancomat o dispositivi mobili e i terminal autorizzati a ricevere i pagamenti (POS). Difatti, contactless significa, letteralmente: “senza contatto”

Oggi, più che mai, a seguito dell’obbligo POS entrato in vigore a partire dal 30 giugno 2022, il pagamento contactless è un vantaggio e un’agevolazione per tutti, esercenti e clienti. Avvicinando bancomat o carta al POS il terminal riconosce la tecnologia contactless e permette la transazione.

Affinché il sistema funzioni correttamente le carte devono essere dotate di tecnologia RFID, acronimo d’Identificazione a Radio Frequenza. Un’innovazione che consente di non inserire la carta all’interno del Pos per poter essere riconosciuta. Per quanto riguarda invece i cellulari, volendo utilizzare uno smartphone come strumento di pagamento, questo deve essere dotato di tecnologia NFC, acronimo di Near Field Communication. In pratica il cellulare si trasforma in un portafoglio virtuale.

Pagamento con carta contactless

Le carte contactless sono dotate di una targhetta elettronica che contiene tutte le informazioni necessarie affinché sia riconosciuta come tale dai terminal usati per effettuare i pagamenti. Avvicinando la carta al POS il pagamento si finalizza automaticamente, senza dover inserire fisicamente la carta all’interno del dispositivo o dover digitare codici di sicurezza.

Per riconoscere se una carta è contactless oppure no basta controllare se sulla superficie è presente un simbolo che rappresenta delle piccole onde bianche che aumentano di grandezza da sinistra verso destra. Sempre più commercianti espongono il simbolo per far capire ai propri clienti che in quel locale è possibile pagare anche tramite questa innovativa modalità di saldo. La maggior parte delle carte attualmente in circolazione possiede ormai questo simbolo e la relativa tecnologia. Si tratta sia di bancomat che carte di credito, debito o prepagate.

Pagamento contactless

Come funziona il pagamento contactless per i commercianti?

Molti commercianti sono intimoriti dai costi per l’acquisto o il noleggio di un POS contactless, o dalle relative commissioni richieste per l’uso di questa tecnologia. Solo due imprese su tre ne posseggono uno e solo il 53% dei POS dispone di questa tecnologia. Sono molti a pensare che adottare una tecnologia del genere per la propria impresa sia, oggi, ancora troppo oneroso.

Per questo motivo il Governo ha previsto una proposta di legge che prevede zero commissioni per le transazioni sotto i 25 euro. In ottica di digitalizzazione delle PMI l’incentivo proposto vuole spronare il settore terziario ad adottare il pagamento pos contactless. La strada da seguire è quindi quella di diminuire i costi dei servizi offerti, incentivando i commercianti ad adeguarsi alle nuove tecnologie.

Pagamento contactless e sicurezza

Per effettuare un pagamento contactless è sufficiente avvicinare la carta al terminal e la transazione è automaticamente eseguita. In molti casi non è nemmeno richiesto di digitare un pin. Il pagamento contactless è molto sicuro, nonostante molti siano ancora dubbiosi.

La sicurezza di questa modalità di pagamento è garantita anche da:

  1. la transazione è registrata solo una volta
  2. funziona solo se il POS è attivo e pronto a ricevere il pagamento
  3. per importi superiori a 25 euro è sempre richiesto un PIN di sicurezza
  4. le carte emesse da qualunque ente bancario o simile, tutela comunque il cliente.

Usare il pagamento contactless aumenta la fiducia nelle transazioni e riduce i tempi di operatività. Una tecnologia che presenta molteplici vantaggi per tutti, commercianti e clienti.

I dati parlano chiaro:

  • 35 milioni le carte contactless
  • 1 carta su 2 è contactless
  • Oltre un milione le transazioni effettuate nel 2018 con questo metodo di pagamento
  • Un servizio che registra il 150% di crescita di utilizzo

Usare un pagamento contactless migliora l’esperienza di acquisto, oltre a semplificarla e renderla molto più fluida e veloce rispetto ai vecchi sistemi di pagamento. Senza contare che oggi come oggi non necessario avere una carta o un bancomat per acquistare contactless. È sufficiente avere uno smartphone con tecnologia NFC e il cellulare si trasforma in carta/portafoglio.

Criptovalute crollo: cos’è successo e qual è la situazione

Nei mesi successivi al novembre del 2021 sui giornali era comune leggere: “criptovalute crollo del 70% del loro valore” , o titoloni simili. Infatti, dalla fine dell’anno scorso a oggi, le criptovalute hanno perso, complessivamente, oltre il 70% del loro valore e la stessa Bitcoin, criptovaluta originale di riferimento, è scesa sotto il 18.000 dollari USA. In molti si chiedono se questo non sia l’ennesimo crollo del mercato volatile delle criptovalute, oppure l’inizio della fine per la moneta digitale. Nonostante tutto, però, gli investitori vedono ancora un possibile futuro per la moneta digitale.

Criptovalute: un nuovo tipo di asset

Il Bitcoin è stato introdotto nel 2009 e ha rappresentato un innovativo asset. Nonostante un tiepido approccio iniziale, in poco tempo i Bitcoin sono arrivati a valere quasi 20.000 dollari alla fine del 2017. A dicembre 2017, i primi bitcoin futures su una borsa regolamentata sono stati quotati dal Chicago Board Options Exchange. Le opzioni su bitcoin sono seguite al Chicago Mercantile Exchange nel gennaio 2020. Nell’ottobre del 2020 è arrivato anche il primo bitcoin exchange-traded fund (ETF), facendo lievitare l’attenzione alle criptovalute.

All’inizio dell’era delle criptovalute, i Bitcoin erano piuttosto disconnessi dal circuito tradizionale dei mercati finanziari. Da quando, però, hanno iniziato a essere considerati come un altro semplice “asset”, hanno anche cominciato a risentire dei macrofattori che influenzano i mercati classici.

Criptovalute crollo, guerra in Ucraina, aumento dei prezzi del petrolio e aumento dei tassi d’interesse dello 0,75% a giugno 2022, sono tutti collegati tra loro. Tutti questi fattori hanno impattato violentemente sulle criptovalute, non solo sui Bitcoin.

Crollo criptovalute oggi: ecco la situazione

Oltre alla situazione generale mondiale, ci sono altri fattori che hanno decretato un drastico crollo delle criptovalute:

  1. Tra maggio e giugno del 2022 i valori delle stablecoin sono crollati;
  2. Binance (il principale exchange di criptovalute) ha sospeso i prelievi di Bitcoin a causa una “transazione bloccata”;
  3. la piattaforma di prestito Celsius Network ha bloccato prelievi e trasferimenti citando condizioni di mercato “estreme“.

Criptovalute crollo

Alla luce di tutto questo, gli utenti della piattaforma blockchian pubblica Solana ne hanno assunto il controllo temporaneo, per evitare che il proprietario dell’account mettesse in liquidazione le proprie posizioni e facesse scendere ulteriormente i prezzi. Solana è, infatti, la più grande piattaforma con circa 20 milioni di dollari USA. La situazione generale ha fatto diminuire notevolmente la fiducia degli investitori nel settore e nelle criptovalute.

Il Crypto Fear & Greed Index è quasi al minimo storico di 9/100, un dato che indica “paura estrema“. L’indice era a 75/100 quando Bitcoin ha raggiunto il suo massimo di novembre 2021.

Criptovalute crollo e prospettive per il futuro

Alla luce di questo drastico crollo, le prospettive future sono piuttosto nebbiose e molteplici. Il mondo della moneta digitale è estremo e volatile, soggetto anche a bruschi cambiamenti e influenzato da elementi insospettabili. Alcuni credono che sia il momento buono per “acquistare al ribasso”. Altri, invece, più pessimisti, pensano che ormai sia arrivata la fine delle criptovalute.

Alcuni bitcoiner più risoluti vedono questo periodo come un momento in cui la monta digitale inizierà un periodo di accumulo basato sulla storia passata. Sono in molti, comunque, a cercare segnali di riferimento più solidi e durevoli.

Molti altri sostengono che questa sia l’ennesima bolla di criptovalute. Una bolla che si inserisce in un tipico ciclo di mercato. Prevedono, quindi, un mercato che tenderà a rialzarsi e un settore che si riprenderà in modo soddisfacente per tutti.

Le bolle di mercato sono, da sempre, studiate con interesse dagli economisti. Studi e ricerche che hanno comunque messo in evidenza quanto gli asset colpiti da una bolla, non riescano mai a tornare ai massimi precedenti la bolla stessa. Lo stesso ex segretario al lavoro statunitense Robert Reich ha equiparato le criptovalute agli ormai (purtroppo) famosi schemi Ponzi. Non regolamentati seguono una strada che porta all’inevitabile crollo e alla fine definitiva.

Crollo delle criptovalute: conclusioni

Le criptovalute, oggi, devono anche affrontare altri problemi, legati all’energia, alla privacy e alla sicurezza (cyber security). Inoltre l’interesse della banca centrale per il mondo delle cripto, rischia di erodere ulteriormente l’interesse dei suoi principali investitori.

In conclusione criptovalute, crollo e investimenti sono elementi comuni della stessa storia, intrecciati tra loro come una trama per studiata a tavolino. Investire nelle criptovalute è sempre stato rischioso, ma oggi lo è ancora di più. È necessario, quindi, fare molta attenzione e non perdere mai di vista la situazione generale dei mercati, oltre che quella socio economica mondiale.

Obbligo pos: come funziona dal 30 giugno

Dal 30 giugno 2022 è scattato l’obbligo POS per negozianti e studi professionali. Gli esercenti sono tenuti ad accettare i pagamenti con bancomat e carte di credito. Non è più possibile rifiutare i pagamenti elettronici anche se le somme sono molto basse. Sono previste e pronte a scattare sanzioni amministrative a seguito di possibili segnalazioni da parte dei clienti.

Obbligo POS: i soggetti a cui sono applicate le nuove regole

Dal 30 giugno, negozianti e studi professionali devono essere muniti di POS e accettare sempre i pagamenti con bancomat (carta di credito o carta di debito), indipendentemente dall’importo. A imporre il nuovo obbligo POS è decreto legge 36/2022 (cosiddetto “decreto Pnrr 2”, articolo 18, commi 1, 2 e 3) che attua gli obiettivi fissati nel PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza).

L’obbligo doveva partire dal 1° gennaio del 2023, ma il decreto legge lo ha anticipato all’inizio della seconda metà del 2022. Sono quindi applicabili le sanzioni a tutti gli esercenti che rifiutano il pagamento con carta di credito e bancomat. L’obbligo POS deve essere rispettato da tutti coloro che vendono prodotti e/o prestazioni di servizio, anche professionali. È comunque possibile evitare di far pagare tramite POS, senza far scattare le eventuali sanzioni, quando i professionisti possano materialmente dimostrare “l’oggettiva impossibilità tecnica” relativa al suddetto pagamento.

Obbligo POS 2022: le conseguenza per chi non si adegua

I soggetti che dovessero negare la possibilità di pagare tramite POS (bancomat, carta di credito o debito) sono soggetti a sanzioni pecuniarie, un po’ come accade per le sanzioni scontrino elettronico. La sanzione amministrativa ammonta a 30 euro, aumentata del 4% del valore della transazione stessa, per la quale è rifiutato il pagamento con carta.

Ad esempio, se il cliente deve pagare 100€ con il POS e l’esercente non ne fosse provvisto, la cifra che il negoziante deve pagare come sanzione ammonta a 34 euro. Il calcolo è dato dalla base di 30 euro previsti come sanzione pecuniaria , più il 4% di 100 euro, che corrisponde a 4 euro.

Obbligo pos

Obbligo pagamento POS: I casi di oggettiva impossibilità tecnica

Alla regola esiste un’eccezione, o meglio, è previsto una casistica particolare. Il decreto legge 179/2012 articolo 15, stabilisce che i negozianti possono non accettare il pagamento con POS solo nei casi di oggettiva impossibilità tecnica. Qualora si dovessero verificare tali circostanze, le sanzioni amministrative applicate, sono quelle previste dalla legge 689/81, con riferimento alle procedure e ai termini (a eccezione dell’articolo 16, che disciplina il pagamento in forma ridotta).

L’oblazione amministrativa, vale a dire l’alternativa alla contestazione della sanzione di effettuare il pagamento in forma ridotta, non è più valida. L’oblazione consente, infatti, al soggetto contravventore di pagare una somma pari a un terzo del massimo della sanzione. In alternativa, se più favorevole e qualora sia stabilito il minimo della sanzione edittale, pari al doppio del relativo importo, oltre alle spese del procedimento. Il pagamento è previsto entro 60 giorni dalla contestazione immediata, oppure se questa non dovesse sussistere, dalla notificazione degli estremi della contestazione.

I pagamenti con POS, essendo pagamenti elettronici, sono soggetti a eventuali errori e/o malfunzionamenti tecnici. Di conseguenza è possibile, per gli esercenti, evitare le sanzioni in caso di

  1. malfunzionamento del POS
  2. problemi a rilevare la carta
  3. problemi di connettività a internet che rendono impossibile la trasmissione del pagamento avvenuto
  4. guasti alla rete elettrica

Per evitare le sanzioni, però, è necessario che i negozianti comunichino i disservizi e siano in grado di dimostrarne l’effettività.

Obbligo POS professionisti

L’obbligo POS non vale solo per i commercianti, ma anche per tutti i professionisti che vendono beni e/o servizi. Come per gli esercenti, anche i professionisti potrebbero limitarsi ad accettare anche un unico circuito di pagamento e una sola tipologia di carta di debito e di credito, ma devono comunque accettare il pagamento elettronico.

Per andare incontro a tutti, il Governo ha comunque previsto anche un bonus POS che consiste in un aiuto per acquistare o noleggiare strumenti digitali dedicati alle transazioni B2C, legati a sistemi di pagamento elettronico. Nonostante il bonus, è importante sapere che, per accettare i pagamenti con POS e assolvere all’obbligo POS, basta installare un’app sul proprio smartphone.

Già in passato, i precedenti Governi (Conte e Monti) avevano provato a stabilire l’obbligo POS per i negozianti, ma senza successo. Il governo Conte II, con l’art. 23 del Decreto legge n.124, stabiliva dal 1° luglio 2020 una multa pecuniaria di 30 euro più il 4 % dell’importo rifiutato. Tuttavia, nel corso della conversione in Legge del DL n. 124/2019, l’art. 23 veniva abrogato. Il Governo Monti provò nel 2021 con il Decreto-legge 179/2012, articolo 15, comma 4, ma ugualmente senza risultati.

Lotteria degli scontrini: un venditore può rifiutare la partecipazione?

La lotteria degli scontrini è uno strumento con il quale Governo ed Agenzia delle Entrate vogliono combattere l’evasione fiscale. Insieme all’introduzione della fatturazione elettronica e ai corrispettivi telematici, la lotteria è stata creata appositamente affinché i negozianti emettano regolarmente scontrino fiscale. Nell’articolo: “Lotteria degli scontrini: che cos’è e come funziona” abbiamo visto cos’è nello specifico e quale meccanismo di funzionamento abbia. Volendolo riassumere in modo semplice e conciso, si può dire che la lotteria degli scontrini è una misura anti evasione, con il quale l’Esecutivo, spera di far rientrare, almeno in parte, il fenomeno dilagante dell’evasione fiscale. Qualunque soggetto maggiorenne e residente in Italia, che effettua acquisti di beni o servizi al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa, arte o professione, può partecipare alla lotteria degli scontrini. E come ogni lotteria che si rispetti, anche quella statale mette in palio diversi premi in denaro attribuibili tramite estrazione mensile e annuale.

Lotteria degli scontrini: come si partecipa

La partecipazione alla lotteria è facoltativa. Per farlo è necessario recuperare dal Portale Lotteria un apposito codice lotteria. Questo deve poi essere comunicato all’esercente presso il quale è effettuato l’acquisto del bene/servizio. Il rivenditore deve comunicare ad Agenzia delle entrate ogni codice ricevuto. AdE infine fornirà all’Agenzia dei Monopoli tutte le informazioni raccolte per procedere alle varie estrazioni.

Gli acquisti con i quali concorrere alle varie estrazioni devono essere superiori ad 1€. Il codice rilasciato dal Portale Lotteria è alfanumerico a barre ed è generato partendo dal proprio codice fiscale. Il Portale Lotteria è strutturato con un’area pubblica, cui possono accedere tutti gli utenti interessati, e un’area riservata il cui accesso è consentito, attraverso lo SPID Livello 2, la Carta d’Identità Elettronica (CIE) o la Carta Nazionale dei Servizi (CNS).

Lotteria degli scontrini

Premi previsti per il 2021

I premi in palio nella lotteria degli scontrini sono diversi a seconda che il pagamento del bene/servizio, sia stato effettuato in contanti, piuttosto che con carta di credito.

I premi previsti per i pagamenti in contanti sono:

  • Estrazione annuale – 1.000.000 euro
  • Mensile – 30,000 euro (3 premi mensili)
  • Settimanale – 5000 euro (7 premi settimanali)

I premi previsti per i pagamenti con cashless sono:

  • Estrazione annuale – 5.000.000 euro
  • Mensile – 100,000 euro (10 premi mensili)
  • Settimanale – 25000 euro (15 premi settimanali)

Sono previsti premi anche per gli esercenti, ma solo per i pagamenti con carta. I premi prevedono:

  • Estrazione annuale – 1.000.000 euro
  • Mensile – 20,000 euro
  • Settimanale – 5000 euro (15 premi settimanali)

Lotteria degli scontrini: un esercente può rifiutarsi di partecipare?

Una domanda che in molti si pongono da quando è nata l’idea della lotteria degli scontrini, è quelle che prevede l’ipotesi nella quale un esercente si rifiuti di acquisire o trasmettere i codici lotteria e i dati della transazione.

Inizialmente il decreto legge che sanciva la lotteria, aveva previsto una serie di sanzioni amministrative, da 100 a 500€. I commercianti che avessero rifiutato di acquisire il codice fiscale del contribuente o non avessero trasmesso i dati della prestazione/cessione, avrebbero dovuto pagare una multa. Ma questo schema è stato definitivamente abbandonato, preferendo lo sviluppo di un processo che coinvolgesse direttamente i consumatori nella lotteria stessa.

In pratica adesso i venditori che si rifiutano di partecipare alla lotteria possono essere segnalati direttamente dai clienti. Le segnalazioni avvengono per via telematica alle autorità fiscali. Per segnalare un esercente che si rifiuti di partecipare alla lotteria è presente un’apposita sezione direttamente sul Portale Lotteria.

Questa strategia rischia di trasformarsi però in una vera e propria delazione fiscale, nella quale gli esercenti rischiano di essere segnalati come contribuenti fiscalmente a rischio. Questo perché le varie segnalazioni sono usate dal Fisco (Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza) per le analisi del rischio di evasione fiscale, così come disposto dal decreto legge n°201 del 2011. Questo significa che le varie segnalazioni dei contribuenti possono mettere in cattiva luce l’esercente che saranno esposti a maggiori controlli e vedranno abbassarsi il proprio rating fiscale.

Delazione fiscale e segnalazione esercenti

È chiaro quindi che un venditore “può” a tutti gli effetti rifiutare di partecipare alla lotteria degli scontrini, ma a proprio rischio e pericolo. Si tratta infatti di una situazione alquanto delicata. Basti pensare ad un esercente che non “possa” acquisire il codice fiscale e il codice lotteria di un contribuente, o che non possa trasmettere i dati ad AdE, a causa di un sovraffollamento nel negozio. In questo caso il malcapitato, potrebbe incappare in una segnalazione da parte di un contribuente a propria insaputa.

Non voler partecipare alla lotteria degli scontrini non costituisce di fatto una vera e propria “evasione” visto che l’emissione dello scontrino è stata comunque regolarmente effettuata e, di conseguenza, il suo importo concorre al calcolo del volumi d’affari e dei ricavi ai fini IVA e di altre imposte.

In pratica i contribuenti potrebbero trovarsi nelle mani uno strumento alquanto pericoloso e ritorsivo nei confronti dei commercianti. Alcuni potrebbero infatti arrivare a segnalare un commerciante al quale non sia stato addirittura richiesta nemmeno la partecipazione alla lotteria. Difatti ad oggi ai contribuenti non è chiesto alcuna altra precisazione in merito alle eventuali segnalazioni. Basta collegarsi al Portale Lotteria, nella sezione riservata, e procedere alla segnalazione.

Si spera quindi in nuovi e più dettagliati provvedimenti che possano evitare situazioni incresciose che mettono in cattiva luce i negozianti e che potrebbero portare a controlli a tappeto da parte del Fisco.

Pagamento in contanti: limiti e regole per il 2021

Per combattere l’evasione fiscale in Italia negli ultimi anni, sono state adottate diverse misure. Tra queste le più importanti sono sicuramente quelle legate all’adozione della fatturazione elettronica  e dei corrispettivi telematici. Va ricordato però che questi mezzi sono stati posti in essere per incentivare i pagamenti tracciati e disincentivare il pagamento in contanti. Questo rimane sempre possibile, ma sono stati fissati dei limiti e delle modalità precise, per arginare il fenomeno. Infatti anche per questo 2021 il limite previsto per i pagamenti in contanti è pari a 2000 €, anche se è già in corso l’approvazione per una maggiore restrizione per il 2022.

Il limite di pagamento in contanti è stato ritoccato dalla Legge di Bilancio 2020, che ha stabilito una soglia più bassa rispetto a quella precedente. La legge di bilancio ha infatti fissato il limite di soglia per i pagamenti in denaro e la tracciabilità delle spese detraibili IRPEF al 19%. Il limite fissato che varrà anche per tutto il 2021 è posto a 1999,99 euro. Precedentemente era pari a 2999,99 euro. Per il 2022 il governo ha previsto un’ulteriore stretta di vita, facendo scendere la soglia a 999,99 euro. Il limite vale per qualunque tipologia di pagamento, che si tratti di un prestito, un regalo, oppure una donazione (regola che vale anche tra parenti).

Pagamento in contanti: cosa stabilisce la legge di bilancio

In vigore dal primo luglio 2020 e valida per tutto il 2021, la Legge di Bilancio 2020, ha stabilito che è possibile eseguire pagamenti con carta moneta fino al massimo di 1999,99 euro. Allo scoccare dei 2000€ è richiesto obbligatoriamente il pagamento tramite l’utilizzo di strumenti tracciabili come il bonifico bancario, carta di credito, carte di debito, o assegni. Questo vale per i pagamenti tra persone e aziende, mentre non ha validità per quanto riguarda il prelievo o il versamento di somme di denaro sui propri conti correnti, in quanto considerati trasferimenti tra stesso soggetto.

Queste disposizioni porteranno a una non troppo lenta e progressiva diminuzione di circolazione di denaro contante. Alla regola sono comunque previste delle deroghe e delle esclusioni. È il caso, ad esempio, dei pagamenti di cittadini stranieri non residenti in Italia (altrimenti detti turisti) che effettuano pagamenti sul territorio nostrano. Loro infatti possono effettuare pagamenti in contanti oltre i 3000 € nei confronti di operatori di commercio al minuto, agenzie di viaggio e turismo.

Oneri detraibili IRPEF

Modificando le disposizioni previste per i pagamenti in contanti, sono cambiati anche gli oneri detraibili dall’IRPEF al 19%. Questi cambiamenti hanno interessato i pagamenti per spese:

  • mediche e mediche specialistiche
  • funebri
  • assicurazioni rischio morte
  • addetti all’assistenza personale nei casi di non autosufficienza
  • veterinarie
  • interessi passivi mutui prima casa
  • intermediazioni immobiliari per abitazione principale
  • frequenza scuole e università
  • erogazioni liberali
  • iscrizione ragazzi ad associazioni sportive, palestre, piscine, altre strutture e impianti sportivi
  • affitti studenti universitari
  • abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale

Pagamento in contanti

Quindi affinché queste spese possano essere detraibili al 19%  dell’IRPEF, devono essere sostenute usando delle modalità di pagamento tracciabile. Per quanto riguarda le spese mediche, i medicinali e le prestazioni sanitarie rese dalle strutture pubbliche o private accreditate al Servizio Sanitario Nazionale, potranno comunque ancora essere pagate in contanti.

Pagamento in contanti di stipendio

Dal primo luglio 2018 è vietato pagare uno stipendio in contanti. Il pagamento della retribuzione è possibile solo ed esclusivamente tramite bonifico bancario sull’IBAN del collaboratore/dipendente, oppure tramite pagamenti elettronici e assegni bancari/postali. Al momento rimangono ancora esclusi i rimborsi spese per le trasferte  e gli anticipi di spese per conto del datore o del committente.

I datori di lavoro o i committenti che non rispettassero l’obbligo di tracciabilità degli stipendi, sono soggetti a sanzioni amministrative pecuniarie che oscillano tra i 1000 e i 1500 euro.

Disincentivazione all’uso del contante

Per cercare di disincentivare la massimo l’uso del contante per pagamenti, il Governo ha ideato il famoso sistema chiamato cashback di Stato. Questo consiste in un rimborso in denaro a tutti coloro che effettuano abitualmente acquisti con metodi di pagamento tracciabili. Sono escluse le spese eseguite per attività d’impresa o esercizio di professione.