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Processo di budgeting: l’importanza di una corretta pianificazione strategica

Il processo di budgeting ricopre un ruolo fondamentale all’interno della pianificazione strategica di un’azienda. Esso permette di tradurre in modo pragmatico la visione e gli obiettivi di medio-lungo periodo in target operativi e finanziari annuali, verificandone la coerenza. Attraverso il budgeting, la direzione può stimolare la partecipazione trasversale di tutte le funzioni aziendali, chiamate a declinare gli obiettivi strategici in termini propri. Questo consente da un lato di coinvolgere l’intera organizzazione nel raggiungimento degli scopi, dall’altro di responsabilizzare ciascun centro di costo.

Il processo budgetario permette inoltre di testare anticipatamente l’impatto di nuove iniziative strategiche sulla performance economico-finanziaria, come investimenti, aperture di nuovi business, partnership. Ciò consente di valutarne con accuratezza i pro e i contro prima ancora di implementarle concretamente.

Monitorando periodicamente l’andamento gestionale rispetto al budget, la direzione può inoltre cogliere tempestivamente scostamenti e apportare correttivi al piano, se necessario. Così come può valutare sin da subito gli effetti di mutamenti esterni, ad esempio modifiche normative o andamento di mercato.

Sulla base dei risultati conseguiti e dell’esperienza maturata, grazie al budgeting è possibile aggiornare la strategia aziendale, delineando anche possibili scenari futuri. Si comprende quindi come questo strumento rivesta un ruolo determinante nel gestire efficacemente le dinamiche competitive.

Processo di budgeting: Cos’è e quali sono le sue funzioni principali

Il budget può essere definito come lo strumento attraverso il quale l’azienda pianifica preventivamente i risultati finanziari e operativi attesi per il periodo oggetto di analisi. Nello specifico, il budget è un documento contabile programmatico, stilato generalmente su base annuale, che prevede i valori target di conto economico, stato patrimoniale e rendiconto finanziario suddivisi per centri di costo e responsabilità.

I principali obiettivi che il processo di budgeting intende perseguire all’interno di un’impresa sono essenzialmente tre:

  1. Funzione di pianificazione e coordinamento, fissando gli obiettivi operativi, commerciali e finanziari da raggiungere tramite il piano di fare impresa;
  2. Funzione di controllo, verificando periodicamente l’andamento della gestione effettiva rispetto alle previsioni;
  3. Funzione di motivazione, coinvolgendo tutta l’organizzazione nel raggiungimento degli scopi aziendali predefiniti.

Si può affermare che il budget costituisca una vera e propria “bussola strategica” per indirizzare al meglio nel tempo le performance dell’azienda.

Processo di budgeting

Il budget può anche influenzare le decisioni strategiche di un’azienda in diversi modi:

  • Stimola la definizione di obiettivi coerenti con la strategia definita, verificandone periodicamente l’allineamento.
  • Fornisce indicazioni utili su eventuali scostamenti tra risultati attesi e consuntivati, facilitando scelte correttive.
  • Permette di testare preventivamente l’impatto economico-finanziario di nuovi progetti e investimenti strategici.
  • Integra la pianificazione operativa con quella patrimoniale e finanziaria, valorizzando le sinergie.
  • Responsabilizza tutta l’organizzazione al raggiungimento degli obiettivi di medio periodo.
  • Favorisce un approccio predittivo basato su scenari alternativi, anziché reattivo.
  • Supporta processi decisionali strategici come diversificazione, turnaround, ristrutturazioni.

Grazie al budget l’azienda giunge a definire un piano d’azione coerente e misurabile nel tempo, adattandolo prontamente ai cambiamenti di contesto. Questo facilita l’approntamento di manovre strategiche tempestive ed efficaci.

Processo di budgeting fasi: Gli step del processo e l’importanza della pianificazione strategica

La stesura di un processo di budgeting efficace deve basarsi su una metodologia strutturata, costituita da differenti fasi complementari:

  1. Analisi del contesto competitivo, di mercato e normativo, considerando elementi come andamento economico e settoriale, evoluzione della fatturazione elettronica, etc.
  2. Revisione della mission e della vision aziendale, aggiornando gli obiettivi strategici coerenti con trends macroeconomici.
  3. Predisposizione del business plan di medio-lungo periodo contenente la strategia selezionata, i pilastri della politica commerciale e gli investimenti chiave.
  4. Individuazione dei centri di responsabilità e traduzione operativa degli obiettivi generali in target specifici misurabili.
  5. Comunicazione del budget all’interno dell’organizzazione per stimolare la partecipazione trasversale.
  6. Controllo periodico dell’andamento, analizzando scostamenti e predisponendo azioni correttive.

L’importanza di avviare il budgeting da una corretta pianificazione strategica risiede nella capacità di fissare obiettivi armonizzati e raggiungibili, allineando operatività e direttrice evolutiva di medio periodo dell’impresa.

Responsabilità sociale d’impresa: vantaggi economico-finanziari sull’investimento sul valore del brand

La responsabilità sociale d’impresa ha assunto un ruolo sempre più rilevante come fattore strategico nelle dinamiche competitive del mercato contemporaneo. Sono diversi i motivi per cui oggi la CSR è determinante per il successo di un’azienda:

  • I consumatori sono più sensibili alle tematiche etiche e ambientali e preferiscono acquistare beni e servizi di aziende attente alla società e all’ambiente.
  • Gli investitori istituzionali includono criteri di sostenibilità nelle valutazioni degli investimenti, premiando le imprese virtuose.
  • I dipendenti, soprattutto i talenti junior, scelgono prima di tutto un datore di lavoro che condivida i loro valori e li rappresenti.
  • Le comunità locali sostengono maggiormente le aziende che contribuiscono al benessere sociale ed economico del territorio.
  • I governi rendono la CSR sempre più un prerequisito per l’accesso a incentivi, bandi e agevolazioni finanziarie.

Gestire efficacemente i rischi e le opportunità della sostenibilità è pertanto diventato elemento centrale per qualsiasi piano strategico. Le imprese devono integrare la CSR nel business model se vogliono adattarsi alle profonde trasformazioni in atto nel tessuto sociale ed economico globale.

Responsabilità sociale d’impresa: definizione di CSR (Corporate Social Responsibility)

La responsabilità sociale d’impresa, abbreviata con l’acronimo inglese CSR (Corporate Social Responsibility), può essere definita come l’insieme delle politiche e attività volontarie messe in atto dalle aziende per mitigare gli impatti negativi delle proprie azioni sui sistemi sociali ed economici in cui operano.

Si tratta di un approccio gestionale che mira a coniugare gli obiettivi di profitto con la sostenibilità nel tempo dei flussi finanziari aziendali, attraverso lo sviluppo di pratiche rispettose delle persone e dell’ambiente. Le sue fondamenta sono rappresentate dai principi etici di accountability, trasparenza, rispetto dei diritti umani e tutela dell’ecosistema.

La CSR non è semplice responsabilità filantropica, ma costituisce un vero e proprio modello di business sostenibile che porta le imprese a integrare le esigenze del contesto sociale e ambientale nel proprio sistema di governo, nei processi produttivi e nelle strategie di marketing. Un approccio, questo, che si è affermato come imperativo strategico per le aziende moderne.

Responsabilità sociale d'impresa

La CSR può contribuire in modo significativo alla sostenibilità dei flussi finanziari aziendali attraverso diversi meccanismi:

  1. Riduzione dei costi, ad esempio minimizzando gli sprechi produttivi od Ottimizzando i consumi energetici. Questo ha implicazioni positive sui costi operativi.
  2. Aumento della redditività grazie alla possibilità di fissare prezzi premium per prodotti/servizi csr-oriented, che rispondono alle richieste dei clienti più sensibili.
  3. Miglioramento della reputazione e dell’immagine di brand, fattori indispensabili per acquisire nuovi clienti e fidelizzare quelli esistenti.
  4. Maggiore attrattività verso investitori istituzionali e fondi che includono criteri ESG nelle scelte di portafoglio.
  5. Riduzione del risk management grazie alla mitigazione di rischi legati a fattori ambientali e sociali, come ad esempio cause legali.
  6. Incentivi pubblici quali agevolazioni fiscali per progetti a impatto sociale e crediti di imposta per investimenti green.

La CSR determina una crescita sostenibile e durevole dei flussi di cassa generati dall’attività caratteristica di impresa.

La CSR e i benefici economici e sul brand reputation 

Gli investimenti in progetti di responsabilità sociale d’impresa consentono di generare significativi ritorni economici e una crescita duratura del brand reputation. Numerose evidenze empiriche dimostrano come le aziende virtuose sotto il profilo CSR riescano ad accrescere il proprio fatturato grazie all’apprezzamento dei consumatori sensibili a tematiche di sostenibilità. Ciò avviene ad esempio attraverso la possibilità di fissare prezzi premium, l’acquisizione di nuove fette di mercato, la riduzione dell’elasticità della domanda di fronte ad aumenti di listino.

Inoltre, investendo sul sociale le imprese consolidano la propria reputazione agli occhi di tutti gli stakeholder: clienti, fornitori, dipendenti, comunità. Ciò accresce il valore immateriale del brand, fattore sempre più determinante per distinguersi nell’era della continua concorrenza e della fatturazione elettronica.

Questo impatto benefico sulla reputazione aziendale si ripercuote positivamente sul business fornendo vantaggi competitivi concreti: minori costi di customer acquisition, opportunità di differenziazione, riduzione del rischio di boicottaggi, maggiore employer branding nell’attrarre talenti. Quindi, la CSR si dimostra una chiave per ottenere un ritorno sull’investimento a lungo termine grazie alla crescita organica del fatturato e al rafforzamento del brand.

Incentivi imprese: cosa sono, quali sono e come sfruttarli

Gli incentivi imprese rappresentano uno strumento importante messo a disposizione dallo Stato e dagli enti pubblici per sostenere il tessuto produttivo e imprenditoriale italiano. Oggi l’ecosistema delle agevolazioni si presenta particolarmente articolato e differenziato, nel tentativo di supportare al meglio i diversi settori e realtà aziendali.

Accanto alle misure trasversali, che mirano ad agevolare soprattutto gli investimenti in innovazione, ricerca e sviluppo, internazionalizzazione e tutela ambientale, sono presenti numerose iniziative “su misura” per singoli comparti. Ad esempio, per la manifattura e le PMI operanti nel made in Italy ci sono fondi dedicati, così come per il comparto turistico-alberghiero sono attive linee di finanziamento per ammodernamento delle strutture e ampliamento dei servizi.

Anche grazie al contributo delle risorse europee del PNRR, gli strumenti a sostegno delle imprese si fanno oggi più consistenti, coprendo una quota sempre maggiore delle spese per investimenti innovativi e di rilancio dell’economia. Rimangono tuttavia ancora ampi margini di miglioramento per semplificare l’accesso di piccole e medie realtà a queste opportunità, che potrebbero accrescere competitività e sviluppo del nostro sistema produttivo sui mercati.

Incentivi imprese: cosa sono

Gli incentivi per le imprese rappresentano una serie articolata di agevolazioni, sotto forma di contributi a fondo perduto, finanziamenti agevolati o sgravi fiscali e contributivi, che lo Stato e altri enti pubblici mettono a disposizione delle aziende al fine di promuovere e sostenere determinate politiche di sviluppo economico-produttivo.

Nello specifico, i contributi a fondo perduto consistono in erogazioni a titolo gratuito destinate a coprire in via diretta una quota delle spese ammissibili sostenute dall’impresa per particolari progetti. I finanziamenti agevolati consentono invece l’accesso a prestiti bancari a condizioni migliorative rispetto a quelle di mercato. Gli incentivi fiscali assumono invece la forma di sgravi su tasse e imposte quali l’IRES, l’IRAP, i contributi previdenziali.

Incentivi imprese

Tramite tali strumenti, lo Stato intende perseguire primari obiettivi quali il sostegno agli investimenti in ricerca e sviluppo, il processo di internazionalizzazione delle PMI, la riconversione e riqualificazione verso la transizione ecologica, nonché il rafforzamento della capitalizzazione e patrimonializzazione d’impresa.

Proprio la molteplicità e articolazione delle agevolazioni disponibili rende necessaria un’attenta ricognizione delle misure maggiormente rispondenti alle specifiche esigenze e al progetto d’investimento di ciascuna impresa. A tal fine, è fondamentale effettuare un’analisi comparata degli strumenti in base ai settori merceologici di riferimento, alle tipologie di spesa ammesse a incentivo, alle modalità e alle percentuali di erogazione del contributo. Solo valutando attentamente tali criteri di eleggibilità è possibile individuare il giusto mix di incentivi da attivare, massimizzando così i benefici economici e finanziari derivanti dall’accesso alle agevolazioni.

Incentivi impresa: e principali agevolazioni

Esistono numerosi strumenti differenziati per settore produttivo che le imprese possono valutare per finanziare i propri programmi di sviluppo e ammodernamento. Per il manifatturiero risulta strategico il Contratto di Sviluppo, previsto dal D.L. n. 91/2017 convertito con L. n. 123/2017, che tramite Invitalia eroga fino al 50% del valore degli investimenti pluriennali legati a progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale. Per l’artigianato e le PMI manifatturiere il Ministero dello Sviluppo Economico concede contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati tramite il Fondo 394/81, specificamente rivolto ad aumentare la sostenibilità e digitalizzazione dei processi produttivi.

Nel settore turistico-alberghiero, invece, le risorse del PNRR consentiranno alle imprese di richiedere fino al 80% di contributo su progetti di riqualificazione energetica e antisismica o ampliamento dell’offerta del proprio business.

Tali misure prevedono naturalmente l’assolvimento di precisi requisiti dimensionali, di localizzazione e coerenza degli interventi proposti con gli obiettivi economici e ambientali perseguiti. In particolare, alcuni incentivi sono riservati esclusivamente a PMI e start-up innovative, fissando soglie massime di fatturato e numero di dipendenti. È inoltre richiesta l’ubicazione della sede legale od operativa dell’impresa in determinate aree territoriali, siano esse zone economiche speciali o regioni target di politiche di coesione e sviluppo locale.

Proposta di valore: come dovrebbe essere fatta

Saper redigere una proposta di valore efficace è diventata una competenza fondamentale per il successo di un’impresa. Dati recenti confermano come le aziende che presentano correttamente la propria offerta commerciale tramite questo strumento abbiano statisticamente maggiori possibilità di finalizzare con successo affari e collaborazioni.

Uno studio della Harvard Business Review ha riscontrato che le startup che includono una proposta di valore ben strutturata nella fase iniziale di pitching agli investitori riescono ad attrarre capitale privato con una probabilità superiore del 27%.

Anche nell’ambito B2B, ricerche condotte da importanti centri statistici confermano che oltre l’80% dei processi di vendita che prevedono la stesura di un documento esplicativo dell’offerta da parte del vendor vanno a buon fine, contro percentuali che non raggiungono il 60% quando manca tale presentazione formale.

Quindi, saper estrarre e comunicare i difetti di mercato ai quali si intende porre rimedio, illustrando soluzioni, vantaggi competitivi e added value in maniera organica e persuasiva, aumenta in maniera oggettiva e dimostrabile le chance di crescita e successo di un’attività imprenditoriale.

Proposta di valore: cos’è, cosa deve contenere

Una proposta di valore è uno strumento fondamentale per qualsiasi impresa, soprattutto nella fase iniziale in cui è necessario “aprire una partita IVA” per avviare la propria attività.

Questa rappresenta un documento di marketing tramite il quale un’azienda presenta in modo organico e persuasivo la soluzione proposta per soddisfare i bisogni di un particolare segmento di clienti target. Oltre a contestualizzare il mercato di riferimento e le necessità insoddisfatte dei potenziali clienti, una proposta di valore efficace deve chiaramente illustrare:

  1. Le caratteristiche tecniche del prodotto/servizio offerto;
  2. I benefici concreti che esso è in grado di generare per il destinatario, in un’ottica di risoluzione di problemi e massimizzazione del valore;
  3. Gli elementi distintivi e le competenze chiave dell’impresa che consentono di erogare la specifica soluzione.

Proposta di valore

Solo comprendendo nel modo più accurato possibile questi aspetti, il lettore è in grado di valutare appieno l’utilità e la rispondenza dell’offerta rispetto alle proprie esigenze. Una proposta di valore ben strutturata e completa permette di fugare eventuali dubbi sul servizio proposto e di comprendere appieno in cosa esso possa tradursi in un valore aggiunto. Inoltre, evidenziare con chiarezza i benefici attesi agevola il lettore nel validare se l’offerta sia effettivamente in linea con le sue necessità e aspettative.

Proposte di valore: come deve essere strutturata e best practice per la stesura

La proposta di valore rappresenta uno strumento chiave per chi intende “fare impresa“, sia che si tratti di startup sia di attività già avviate. Questa dovrebbe presentare una struttura lineare ma incisiva, dividendo idealmente il contenuto in quattro sezioni.

Nell’introduzione è opportuno delineare il contesto di riferimento, ovvero il mercato e il settore in cui opera l’azienda, descrivendo sinteticamente dimensioni, trend e dinamiche principali. Particolare attenzione va dedicata poi a evidenziare i fattori, interni ed esterni, che hanno motivato la necessità di effettuare l’analisi e predisporre la proposta di valore.

La seconda parte si focalizza sul customer profiling attraverso una descrizione dettagliata del segmento di clienti target in termini di caratteristiche socio-demografiche, esigenze, problemi, priorità e processi decisionali. Conoscere nel profondo i reali bisogni del target di riferimento è cruciale per strutturare un’offerta effettivamente rispondente.

Il cuore della proposta è la presentazione della soluzione, illustrandone le principali caratteristiche distintive sia sotto il profilo qualitativo che tecnologico/funzionale e spiegandone il meccanismo di funzionamento. Particolare attenzione va posta nel mettere in evidenza i concreti benefici che la soluzione è in grado di apportare al destinatario. Infine, nel paragrafo di chiusura è bene sintetizzare il posizionamento competitivo raggiunto rispetto agli eventuali competitor presenti sul mercato, evidenziando i punti di forza esclusivi rispetto alle alternative disponibili.

Applicando tali “best practicestrutturali e adottando un linguaggio semplice ma specifico, tempestivo nei concetti chiave e armonico nell’impaginazione, è possibile massimizzare l’efficacia persuasiva del documento.

Tassa sulle mance e fatturazione degli introiti

In Italia il pagamento delle tasse e imposte è un obbligo di legge. Contribuire al sostentamento dello Stato tramite il versamento di contributi e imposte è doveroso per tutti i cittadini e le attività economiche. Tra le tante troviamo anche la tassa sulle mance, introiti aggiuntivi molto frequenti per alcune categorie lavorative come camerieri, baristi, estetiste. La normativa prevede che su queste somme, percepite con generosità dai clienti, vada versata un’aliquota IRPEF che varia dal 23% al 43% a seconda dei casi.

Se consideriamo che in alcuni settori le mance possono arrivare a costituire anche oltre il 30-40% dello stipendio annuale, è facile capire come il prelievo fiscale su queste entrate possa incidere in modo significativo sui guadagni finali di un’attività. Per un ristorante medio il mancato introito dovuto alla tassazione sulle mance può ammontare a diverse migliaia di euro l’anno, soldi che altrimenti potrebbero essere reinvestiti nell’azienda.

È quindi importante che tutti i soggetti economici, dipendenti e datori di lavoro, ottemperino agli obblighi di monitoraggio e versamento delle imposte per operare nel rispetto delle normative.

Tassa sulle mance: normativa fiscale e obblighi dichiarativi

Le mance rappresentano un’entrata reddituale che la normativa tributaria italiana ha regolamentato con precisione. Vediamo nel dettaglio la disciplina fiscale relativa a questa particolare forma di reddito.

Ai sensi dell’articolo 50 del Tuir, le somme percepite a titolo gratuito dal lavoratore dipendente, come appunto le mance, configurano reddito assimilato a quello di lavoro dipendente. Pertanto, sul relativo importo si applicano le cosiddette “imposte“, ovvero la ritenuta d’acconto effettuata dal sostituto d’imposta (datore di lavoro o committente) secondo le aliquote Irpef relative al reddito complessivo.

Tassa sulle mance

Il percipiente ha l’obbligo di comunicare preventivamente al sostituto d’imposta l’ammontare presunto delle mance al fine del calcolo corretto delle ritenute. In sede di dichiarazione dei redditi annuale poi dovrà indicare l’effettivo importo percepito a titolo di liberalità, in modo che il fisco possa verificare la corretta applicazione del prelievo. Pertanto, la normativa prevede precisi oneri di monitoraggio e trasparenza che i lavoratori sono tenuti a rispettare per la tassazione di questa particolare voce di reddito.

Tassa sulle mance e fatturazione degli introiti: registrazione contabile e versamento delle ritenute

Come anticipato, la normativa prevede l’obbligo per i lavoratori di documentare fiscalmente le somme ricevute a titolo di mancia. Ai sensi dell’articolo 54 del DPR n.633/1972 e in ottemperanza al principio di “Pagare le tasse è obbligatorio”, il percipiente deve effettuare la registrazione contabile delle mance mediante ricevute fiscali o annotazioni su appositi registri. Nello specifico, il registro delle mance (cosiddetto “mance book“) deve riportare data, nome del cliente, importo ricevuto ed eventuali note illustrative. Tale documentazione deve essere conservata agli atti per i successivi controlli dell’Agenzia delle Entrate.

Successivamente, il soggetto che ha operato le ritenute (sostituto d’imposta) dovrà provvedere al versamento periodico delle somme trattenute. Il datore di lavoro – che normalmente svolge tale funzione – effettuerà i pagamenti alle scadenze previste per i contributi INPS (in genere entro il 16 del mese successivo) utilizzando il mod.F24. In tal modo si assicura la corretta riscossione delle imposte dovute sul reddito aggiuntivo costituito dalle mance.

Click and collect: una strategia di vendita molto interessante!

Clicca e ritira, ovvero click and collect, è una strategia di commercio elettronico sempre più diffusa e redditizia. Consente ai clienti di ordinare prodotti online, ma ritirarli direttamente in negozio o in punti vendita, evitando così costi e tempi di spedizione. Questo sistema ibrido tra online e offline sta riscuotendo sempre maggiore successo sia tra i consumatori, che amano la comodità e immediatezza degli acquisti digitali, sia tra le aziende, che possono aumentare i propri incassi sfruttando il canale online.

I vantaggi del click and collect sono molti: da un lato migliora l’esperienza clienti e la fidelizzazione, dall’altro aumenta le vendite riducendo tempi e costi legati alle consegne a domicilio. Si tratta di una strategia furba, che permette alle imprese di diffondersi sul web senza dover affrontare gli oneri tipici di un ecommerce, come gestione logistica e spedizioni. In particolare durante la pandemia, quando i negozi fisici erano chiusi al pubblico, il click and collect ha consentito a molte attività di restare aperte eseguendo i ritiri su appuntamento, un vero e proprio “salvavita” per molte realtà commerciali.

Click and collect: cos’è         

Il click and collect, letteralmente “clicca e ritira“, è una strategia di marketing omnicanale che consente ai clienti di effettuare acquisti online e poi ritirare i prodotti presso il punto vendita fisico dell’azienda. Nel dettaglio, il cliente sceglie i prodotti desiderati sul sito web o sull’app dell’insegna commerciale, completa il proprio ordine online e sceglie “ritiro in negozio” come metodo di spedizione. Successivamente, si reca presso il negozio nella data e ora prestabilita per ritirare i prodotti.

Il click and collect permette dunque ai clienti di beneficiare della comodità degli acquisti digitali, ma di ottenere subito i prodotti, senza attese e costi di spedizione.  Anche per coloro che vogliono vendere online senza partita IVA, ad esempio tramite un e-commerce su Amazon, il click and collect è una soluzione interessante, perché semplifica la logistica grazie alla gestione del ritiro del prodotto direttamente presso il cliente.

Click and collect

Click & collect: quali vantaggi offre

L’adozione del servizio di click and collect offre numerosi vantaggi alle imprese che desiderano espandere la propria presenza online e offrire ai clienti un’esperienza d’acquisto più flessibile e conveniente. Di seguito sono elencati i principali vantaggi del click and collect per le imprese:

  1. Aumenta le vendite sfruttando il canale online, senza dover gestire le spedizioni: consente alle imprese di offrire ai clienti la possibilità di effettuare acquisti online e ritirare i prodotti direttamente presso il negozio fisico. Questo si traduce in un aumento delle vendite, poiché l’azienda può sfruttare il canale online senza dover affrontare la complessità e i costi associati alla gestione delle spedizioni.
  2. Attira nuovi clienti abituati agli acquisti digitali: è particolarmente attraente per i clienti abituati a fare acquisti online. Offrire loro la possibilità di ritirare i prodotti presso il negozio fisico rappresenta un incentivo per scegliere l’impresa rispetto alla concorrenza.
  3. Riduce i costi di spedizione e reso: Una delle principali sfide per le imprese che operano nel commercio online è rappresentata dai costi di spedizione e reso. Con questo sistema, l’azienda elimina completamente i costi di spedizione e riduce la probabilità di resi, poiché i clienti ritirano direttamente i prodotti presso il negozio fisico. Ciò si traduce in un notevole risparmio di risorse finanziarie e logistiche per l’impresa.
  4. Fornisce informazioni utili sulle preferenze dei clienti: offre un’opportunità preziosa per raccogliere informazioni sul comportamento e le preferenze dei clienti. Durante il processo di ritiro dei prodotti, l’impresa può interagire direttamente con i clienti, ottenendo feedback e informazioni utili per migliorare i propri prodotti e servizi.
  5. Migliora l’esperienza d’acquisto, facendo sentire il cliente al centro dell’attenzione: Il click and collect offre un’esperienza d’acquisto più comoda e flessibile per i clienti. Questo servizio permette loro di selezionare e acquistare i prodotti online, riservandoli per il ritiro presso il negozio fisico in un momento che sia loro più conveniente. In questo modo, l’impresa fa sentire il cliente al centro dell’attenzione, offrendo un servizio personalizzato che si adatta alle loro esigenze.
  6. È un sistema flessibile e integrato con il negozio fisico: rappresenta un sistema flessibile che consente alle imprese di integrare il canale online con il negozio fisico. Questo approccio ibrido offre numerosi vantaggi, poiché l’azienda può sfruttare sia la presenza fisica che il canale online per raggiungere un pubblico più ampio e soddisfare le diverse preferenze dei clienti. Inoltre, il click and collect può essere implementato in modo modulare, consentendo alle imprese di adattarsi alle proprie risorse e alle capacità operative esistenti.

Quindi, il click and collect rappresenta un’opportunità vantaggiosa per le imprese che desiderano ampliare la propria presenza online e offrire ai clienti un’esperienza d’acquisto migliorata. Questo servizio consente di aumentare le vendite, attrarre nuovi clienti, ridurre i costi di spedizione e reso, raccogliere informazioni utili sui clienti, migliorare l’esperienza d’acquisto e integrare il canale online con il negozio fisico.

Flussi finanziari: quali sono, a cosa servono e come equilibrarli

I flussi finanziari rappresentano la componente di liquidità di un’impresa, cioè la capacità di gestire le proprie risorse monetarie nel breve periodo. Una corretta gestione dei flussi finanziari è fondamentale per la sostenibilità e la crescita di un’azienda. Le entrate finanziarie principali di un’impresa sono i ricavi delle vendite dei suoi prodotti e servizi, mentre le uscite finanziarie riguardano costi operativi, investimenti, pagamenti di debiti e altre spese. Il bilancio dell’impresa deve essere sempre in equilibrio tra entrate e uscite.

Una buona gestione dei flussi finanziari prevede:

  1. Il monitoraggio costante di entrate e uscite, anche attraverso report periodici.
  2. La pianificazione finanziaria, ad esempio con budget annuali.
  3. La capacità di ottimizzare l’uso della liquidità, ad esempio riducendo i tempi di incasso e pagamento.

Perché i flussi finanziari sono così importanti? Perché permettono all’azienda di:

  1. Onorare i propri impegni di pagamento verso fornitori, dipendenti, banche, fisco.
  2. Avere la liquidità necessaria per finanziare le attività in essere e i programmi di sviluppo.
  3. Massimizzare la creazione di valore per gli azionisti.

Quindi, una corretta gestione dei flussi finanziari è fondamentale per la solidità, la crescita e la competitività di un’impresa.

Flussi finanziari: cosa sono e perché sono così importanti

Il flusso finanziario all’interno di un’impresa rappresenta l’insieme dei movimenti di denaro che entrano ed escono dall’azienda nel corso delle sue attività. Questi movimenti finanziari riguardano sia le entrate che le uscite di denaro, inclusi i pagamenti da parte dei clienti, i costi operativi, gli investimenti, i prestiti e altre transazioni finanziarie. La gestione efficace del flusso finanziario è di fondamentale importanza per il successo e la sostenibilità di un’impresa. Monitorare attentamente le entrate e le uscite di denaro consente all’azienda di mantenere un equilibrio finanziario sano e di prendere decisioni informate per il futuro.

Uno degli aspetti cruciali del flusso finanziario è la capacità di sostenere le spese correnti dell’impresa. Senza una gestione adeguata del denaro che entra e che esce, un’azienda può trovarsi in difficoltà nel pagare fornitori, dipendenti e altre obbligazioni finanziarie. Il flusso finanziario permette di identificare eventuali squilibri tra entrate e uscite, consentendo all’impresa di adottare misure correttive tempestive, come la riduzione dei costi o l’aumento delle entrate, per garantire la continuità operativa.

Flussi finanziari

Inoltre, il flusso finanziario è un elemento chiave nella pianificazione e nella gestione delle attività future dell’impresa. Una corretta pianificazione finanziaria richiede una valutazione accurata delle entrate e delle uscite previste, consentendo all’impresa di stabilire obiettivi finanziari realistici e di adottare strategie adeguate a raggiungerli. Questo può includere decisioni di investimento, di finanziamento o di gestione delle risorse finanziarie disponibili.

Un flusso finanziario ben gestito offre anche benefici come una migliore capacità di fare impresa. Quando un’azienda ha una visione chiara delle proprie risorse finanziarie e delle sue esigenze di liquidità, è più in grado di cogliere opportunità di crescita e di fare investimenti strategici. Un flusso finanziario stabile e prevedibile offre la flessibilità necessaria per affrontare situazioni impreviste o per cogliere vantaggio da circostanze favorevoli sul mercato. Infine, il flusso finanziario è importante anche per garantire la conformità alle normative fiscali e legali. Tenere traccia accurata di tutte le transazioni finanziarie consente all’impresa di adempiere ai suoi obblighi fiscali e di presentare le dichiarazioni finanziarie richieste in modo corretto e tempestivo.

Flusso finanziario: come equilibrarlo tra entrate e uscite

Per equilibrare i flussi finanziari è fondamentale monitorare attentamente tutte le entrate mensili (stipendio, rendite, ecc…) e tutte le uscite ricorrenti (mutuo, bollette, rate, spesa, ecc…). Solo identificando con precisione tutte le voci di entrata e uscita è possibile trovare modi per ottimizzare ed equilibrare la propria situazione finanziaria.

Una volta effettuato il monitoraggio, l’elemento chiave è ridurre le spese superflue, cercando di risparmiare su alcune voci di spesa, come ad esempio diminuendo gli acquisti non essenziali, riducendo i consumi energetici, ecc… In parallelo, è opportuno valutare come aumentare le entrate, ad esempio aprire una partita IVA e svolgere un’attività secondaria e parallela a quella dell’impresa principale.

Non da ultimo, la corretta pianificazione mediante la redazione di un budget mensile dettagliato permette di avere maggior consapevolezza di quanto e come si spende, identificare chiaramente le priorità e i propri obiettivi finanziari, che possono essere il risparmio per spese future, l’estinzione di prestiti, ecc… Questo consente di operare le scelte più appropriate per riequilibrare i flussi in entrata e uscita.

Monitoraggio e analisi accurata delle finanze, taglio delle spese superflue e della cattiva abitudine al consumismo, aumento delle fonti di reddito e pianificazione tramite budget: questi i punti chiave per equilibrare i flussi finanziari.

Factoring pro solvendo: come funziona e come può aiutare le imprese

Secondo i dati dell’Associazione Italiana per il Factoring pro solvendo e pro soluto:

  • Nel 2021 il factoring pro solvendo in Italia ha registrato una crescita del 27% rispetto all’anno precedente, raggiungendo un giro d’affari di quasi 11 miliardi di euro.
  • La quota di mercato del factoring pro solvendo è salita al 30%, diventando una delle tipologie di factoring in più rapida ascesa.
  • Le imprese che nel 2021 hanno usato per la prima volta questo strumento sono aumentate del 19% rispetto al 2020.

Questa crescita è dovuta principalmente alle esigenze delle imprese di reperire liquidità di cassa, che sono aumentate durante la crisi pandemica.

I vantaggi del factoring pro solvendo rispetto ad altre forme di finanziamento sono:

  1. L’accesso immediato a risorse fresche, trasformando i crediti ancora da incassare in disponibilità liquida.
  2. L’esternalizzazione della riscossione dei crediti alla società di factoring, semplificando i processi aziendali.
  3. La maggiore flessibilità, dal momento che non sono necessarie garanzie reali o personali.

Le imprese stanno dunque ricorrendo sempre più spesso a questo strumento per soddisfare il fabbisogno di capitale circolante e finanziare la ripresa economica. I dati confermano come il factoring pro solvendo si sta imponendo come una soluzione concreta per le PMI in cerca di liquidità.

Cessione pro solvendo: che cos’è veramente

Questa soluzione si tratta quindi di una forma particolare di factoring che consente a un’azienda di cedere i propri crediti commerciali ancora da incassare a una società di factoring, ottenendo in cambio una liquidità immediata.

A differenza del factoring tradizionale, che riguarda crediti già scaduti e fatturati, con il factoring pro solvendo l’impresa cede crediti futuri verso i propri clienti, a fronte della emissione di fatture elettroniche ma non ancora incassati perché non scaduti.

Il processo di cessione del credito avviene mediante contratto con la società di factoring (o factotum): l’azienda cede, tramite appunto un processo che si chiama cessione di credito“, i propri crediti commerciali non ancora esigibili e la società di factoring corrisponde subito una somma pari a una percentuale degli stessi, solitamente compresa tra l’80% e il 90%.

factoring pro solvendo

Quando poi i crediti giungono a scadenza è la società di factoring a incassare direttamente le fatture dai clienti finali.

Quindi il factoring pro solvendo consente all’impresa di ottenere liquidità immediata trasformando in disponibilità finanziaria i crediti non ancora incassati, gestendo poi in outsourcing tutta l’attività di follow-up e rivendita dei crediti.

Factoring pro solvendo: tutti i vantaggi per le imprese

Il principale beneficio del factoring pro solvendo è la disponibilità immediata di liquidità, consentendo all’impresa di incassare in anticipo i crediti e di monetizzarli prima della loro naturale scadenza.

In questo modo l’azienda può ottenere le risorse finanziarie per:

  • Finanziare nuovi investimenti in campagne marketing, ricerca e sviluppo, rinnovo magazzino. I fondi derivanti dal factoring possono essere il volano per nuovi progetti di crescita.
  • Ottimizzare la gestione del capitale circolante, riequilibrando le poste attive e passive e migliorando l’efficienza.
  • Avere maggiore flessibilità operativa, potendo contare su risorse aggiuntive per il business senza ricorrere a prestiti o altre forme di indebitamento.

Un altro vantaggio è la semplificazione della gestione amministrativa dei crediti ceduti: la società di factoring esternalizza infatti tutte le complesse attività di recupero e incasso del credito.

Questo consente all’azienda di:

  • Ridurre i costi per le risorse umane dedicate alla riscossione crediti.
  • Eliminare i ritardi e le insolvenze, dal momento che la società di factoring opera ricorrendo anche a strumenti specialistici.

Il factoring, e in particolare il factoring pro solvendo, offre numerosi benefici in termini di liquidità, efficienza e capacità di finanziamento per la crescita del business.

Rivalsa INPS 4 fattura elettronica agenzia entrate: cos’è e come inserirla correttamente in fattura

La corretta indicazione della rivalsa INPS nelle fatture elettroniche riveste una notevole importanza sia per i fornitori che per l’Agenzia delle Entrate. Per i fornitori che emettono fattura elettronica, specificare tale voce è fondamentale per diversi motivi:

  1. Consente di addebitare correttamente ai clienti i costi del personale dipendente utilizzato per erogare la prestazione fatturata. Questo in base al principio contabile per cui tutti i costi devono essere imputati ai clienti finali.
  2. Garantisce la possibilità di riversare effettivamente all’INPS – attraverso il modello F24 – l’ammontare dovuto a titolo di rivalsa. In assenza di tale indicazione, l’INPS non avrebbe modo di calcolare la somma da versare.
  3. Permette di dimostrare, in caso di controlli, di aver addebitato ai clienti tutti i costi effettivamente sostenuti per poter ottenere i ricavi dichiarati.

Per l’Agenzia delle Entrate invece l’indicazione della rivalsa in fattura elettronica consente di:

  1. Verificare che i fornitori stiano addebitando ai clienti tutti i costi di competenza come previsto dalla legge, evitando distorsioni fiscali.
  2. Monitorare il corretto versamento di quanto dovuto all’INPS a titolo contributivo.

Quindi, la rivalsa INPS 4 fattura elettronica agenzia entrate può essere considerata un’informazione rilevante sia per una corretta fiscalità da parte dei fornitori che per le attività ispettive dell’Agenzia delle Entrate. Un suo omesso o errato utilizzo nelle fatture elettroniche potrebbe comportare sanzioni.

rivalsa INPS 4 fattura elettronica agenzia entrateRivalsa INPS 4 fattura elettronica: cos’è e qual è il suo scopo

La rivalsa INPS è un contributo aggiuntivo che i datori di lavoro devono versare all’INPS a titolo di recupero di una parte dei costi sostenuti per alcune prestazioni assistenziali e previdenziali erogate ai dipendenti.

In pratica sulle fatture emesse ai clienti i fornitori che applicano la fatturazione elettronica per Forfettari devono indicare questa voce di costo (rivalsa INPS) per poter poi riversare all’INPS quanto dovuto. Quando e perché deve essere inserita? La rivalsa INPS va sempre inserita nelle fatture elettroniche emesse, per ogni periodo di lavoro svolto dai dipendenti, per la quota parte di competenza del cliente.

 

Ad esempio se un dipendente ha lavorato il 50% del mese per un cliente, nella fattura emessa a quest’ultimo verrà addebitato anche il 50% dell’importo complessivo della rivalsa INPS dovuta per quel mese. L’importo è pari a circa il 24% dei contributi previdenziali INPS a carico dell’azienda (come TFR, malattia, maternità e ferie). Indicando correttamente la rivalsa INPS nelle fatture elettroniche si rende noto al cliente il costo del lavoro “nascosto” dietro la prestazione fatturata, permettendo poi all’azienda di assolvere l’obbligo di versamento all’INPS.

Rivalsa INPS 4 fattura elettronica agenzia entrate: come inserirla correttamente in fattura elettronica

È fondamentale inserire la rivalsa INPS nella fattura elettronica in modo corretto, seguendo le indicazioni dell’Agenzia delle Entrate:

  1. La denominazione. La voce deve essere denominata “Rivalsa INPS” o “Rivalsa art. 2119 cc”, valorizzando obbligatoriamente il tipo di dato CNT336.
  2. Le voci di costo. La rivalsa rientra nella categoria “oneri accessori”, andando a incidere sul costo indiretto del personale dipendente utilizzato per fornire la prestazione.
  3. Collocazione in fattura. La rivalsa deve essere inserita in una riga separata, alla fine del dettaglio delle voci di costo, indicando anche l’aliquota di calcolo (solitamente 24%).

Esempio:

Descrizione Quantità Prezzo Unitario Aliquota IVA Importo IVA Importo Rig

Rivalsa INPS 1 500,00 esente 0,00 500,00

Altri aspetti. Non sono presenti limiti di importo ma è importante saper calcolare correttamente l’ammontare in base alle norme vigenti, poiché in occasione dei controlli l’Agenzia delle Entrate potrebbe contestare un importo irregolare. Quindi, indicando una corretta rivalsa INPS in fattura elettronica si evita il rischio di sanzioni ed è possibile riversare all’INPS effettivamente quanto dovuto a titolo di contributi.

Sgravi contributivi: cosa sono e come possono aiutare le aziende italiane

Gli sgravi contributivi sono uno strumento importante per supportare le aziende italiane, alle prese con un costo del lavoro troppo elevato e una pressione fiscale tra le più alte d’Europa. I numeri dimostrano in modo chiaro l’impatto positivo di queste agevolazioni. Secondo uno studio di Confindustria, gli sgravi contributivi valgono in media 4.500 euro l’anno per dipendente. Per le aziende questo si traduce in risparmi tra il 5% e il 15% sul monte salari annuo, a seconda del settore e delle dimensioni.

Uno studio ISTAT mostra poi che le aziende che usufruiscono di sgravi contributivi hanno una produttività del lavoro mediamente superiore fino al 20% rispetto a quelle “ordinarie”, grazie alle maggiori assunzioni, formazione e investimenti resi possibili dalle agevolazioni. In base ai dati Unioncamere, nel 2021 le imprese italiane hanno beneficiato complessivamente di sgravi contributivi per un valore di oltre 12 miliardi di euro. Una cifra in costante crescita negli ultimi anni.

Questi numeri dimostrano chiaramente come gli sgravi contributivi siano in grado di alleggerire sensibilmente i costi del lavoro per le aziende, migliorandone la redditività e la produttività e quindi la competitività sul mercato. Naturalmente è necessario che le agevolazioni fiscali siano ben modulate ed evitino sprechi o abusi, favorendo le giuste condizioni per un miglioramento strutturale delle imprese. Ma quando ben calibrate, come dimostrano i dati, possono dare risultati concreti a supporto del tessuto produttivo e occupazionale italiano.

Sgravi contributivi

Sgravi contributivi: che cosa sono

Gli sgravi contributivi sono agevolazioni fiscali introdotte dallo Stato che consentono alle aziende di beneficiare della riduzione o dell’esonero, totale o parziale, dei contributi previdenziali dovuti per i propri dipendenti. In pratica, le imprese pagano un ammontare ridotto di contributi all’INPS su determinate tipologie di lavoratori o in presenza di specifiche condizioni.

Gli sgravi contributivi mirano a ridurre il costo del lavoro per le aziende e a incentivare determinate condotte, come le assunzioni stabili, gli investimenti in formazione o lo sviluppo di settori strategici. Queste agevolazioni possono essere concesse in via definitiva o transitoria, per un determinato periodo di tempo. Spesso sono riviste e aggiornate nella legge di bilancio annuale, in base alle priorità e agli obiettivi del Governo.

La legge di bilancio, ad esempio, potrebbe confermare e prorogare molti sgravi attualmente in vigore, ma anche introdurne di nuovi per far fronte alla difficile congiuntura economica. In ogni caso gli sgravi contributivi rappresentano uno strumento utile per agevolare le imprese, soprattutto PMI e settori in difficoltà, riducendo il carico fiscale sul costo del lavoro.

Sgravio contributivo: quali sono e come possono aiutare concretamente le imprese

Gli sgravi contributivi possono aiutare concretamente le imprese italiane grazie a diversi meccanismi:

  1. Riducendo il cuneo fiscale e i costi del lavoro: la riduzione dei contributi pagati dalle aziende si traduce in minori spese, a vantaggio della redditività e della competitività.
  2. Incentivando le assunzioni stabili e la formazione: gli sgravi per le assunzioni a tempo indeterminato e gli investimenti in formazione spingono le imprese ad adottare queste pratiche virtuose, a beneficio della produttività.
  3. Supportando lo sviluppo di determinati ambiti produttivi: l’esenzione o la riduzione dei contributi in alcuni settori strategici vuole stimolare la crescita di quelle filiere.
  4. Favorendo la crescita e la competitività, soprattutto delle PMI: le piccole e medie imprese, che difficilmente riescono a ottimizzare la propria pianificazione fiscale, traggono maggiori benefici dagli sgravi contributivi.

In sintesi, gli sgravi possono abbassare il costo del lavoro e incentivare pratiche aziendali utili alla crescita, migliorando redditività, produttività e competitività delle imprese specie PMI. Sono però necessarie politiche strutturali per favorire la giusta pianificazione fiscale e rendere gli sgravi contributivi davvero efficaci nel lungo termine.