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Aprire un’attività nel 2023: consigli e suggerimenti per avere successo

Aprire un’attività nel 2023 richiede una pianificazione accurata e una valutazione approfondita dell’idea di business. Innanzitutto, è importante identificare il proprio mercato di riferimento e capire le sue esigenze e le tendenze del settore. Ciò permetterà di sviluppare un’offerta di prodotti o servizi adeguata alle necessità dei clienti e di distinguersi dalla concorrenza.

In questa prima fase risulta fondamentale fare una ricerca di mercato per valutare la fattibilità dell’idea di business e verificare la presenza di un’effettiva domanda. Solo coì è possibile evitare di investire tempo e risorse in un progetto destinato a fallire.

Aprire un’attività nel 2023: pianificare il budget e la gestione finanziaria

Un altro aspetto importante nell’aprire un’attività nel 2023 è la pianificazione del budget e la gestione finanziaria. È essenziale definire i costi di avviamento dell’attività e stimare i costi operativi futuri. Questo permette di definire un piano finanziario realistico e di valutare le fonti di finanziamento disponibili.

La gestione finanziaria deve essere tenuta in modo rigoroso, monitorando costantemente i flussi di cassa e mantenendo un registro accurato delle entrate e delle uscite. Si tratta di un sistema che consente di identificare eventuali problemi finanziari in tempo e intervenire tempestivamente. L’investimento iniziale è un parametro che riveste un ruolo particolarmente importante prima di aprire una partita IVA o comunque per capire quando aprire partita IVA senza rischiare troppo. Potrebbe essere necessario ottenere finanziamenti da investitori esterni o richiedere un prestito per avviare l’attività.

Anche tasse e imposte devono essere prese in considerazione. A tale proposito capire le norme fiscali del paese in cui si apre l’attività e considerare il costo dell’adempimento delle tasse e degli obblighi fiscali è davvero fondamentale.

Un successivo step è quello di creare un adeguato piano finanziario a lungo termine che tenga conto delle prospettive future dell’attività e del mercato di riferimento. Ciò permette di pianificare gli investimenti futuri e di garantire una gestione finanziaria solida e duratura nel tempo.

Sospensione Partita IVA

Come aprire un’attività sviluppando una strategia di marketing efficace

Una volta definito il mercato di riferimento e l’offerta di prodotti o servizi, è essenziale sviluppare una strategia di marketing efficace. È proprio in questa fase che deve essere definito il proprio brand e deve essere fatta una comunicazione chiara del valore dell’attività offerto ai clienti.

Ci sono diverse strategie di marketing possono essere adottare, come la pubblicità online e offline, il marketing sui social media e le relazioni pubbliche. Tutte le opzioni disponibili devono essere attentamente valutate prima di scegliere quelle più adatte all’attività e al mercato di riferimento.

Come aprire un’attività puntando su un team di collaboratori competenti

Infine, aprire un’attività nel 2023 richiede la costruzione di un team di collaboratori competenti. Bisogna quindi individuare le figure chiave necessarie per l’attività, come ad esempio un responsabile delle finanze, un responsabile delle vendite e un responsabile delle risorse umane.

Selezionare collaboratori che abbiano le competenze necessarie per il ruolo, ma anche la motivazione e l’entusiasmo per contribuire al successo dell’attività. Creare un ambiente di lavoro positivo e motivante, dove i collaboratori possano sentirsi valorizzati e impegnati. Per costruire un team di collaboratori competenti, è possibile utilizzare diverse strategie, come ad esempio la pubblicazione di offerte di lavoro e l’utilizzo di servizi di recruiting. Creare poi partnership con istituti di formazione e università per individuare giovani talenti in cerca di opportunità di lavoro.

Una volta individuati i collaboratori, è importante fornire loro una formazione adeguata e continuare a investire nella loro crescita professionale. Ciò permette di mantenere elevati i livelli di competenza del team e di garantire un ambiente di lavoro stimolante e dinamico.

Infine, promuovere una cultura aziendale che favorisca la collaborazione e la condivisione delle idee, creando un clima di lavoro sereno e collaborativo. Questo permette di aumentare l’efficienza del team e di creare un’atmosfera positiva che influisce positivamente sulla qualità del lavoro e sul successo dell’attività nel tempo.

Quanti numeri ha la partita iva in Italia e nel resto d’Europa

Quanti numeri ha la partita iva? La composizione e la struttura della partita IVA possono variare da Stato a Stato. Infatti, ogni Paese dell’Unione Europea ha un proprio sistema di identificazione fiscale, che prevede una diversa combinazione di numeri e lettere. La ragione per cui le partite IVA dei vari Paesi hanno una diversa struttura è legata alle differenti normative fiscali e alle differenti esigenze dei singoli Stati. Tuttavia, le partite IVA hanno comunque una validità internazionale, che consente di identificare le imprese e di tracciare le transazioni commerciali a livello internazionale.

Tutto questo è reso possibile grazie alla creazione del sistema VIES (VAT Information Exchange System), che permette di verificare la validità della partita IVA di un’impresa all’interno dell’Unione Europea. In questo modo, è possibile effettuare transazioni commerciali tra imprese di paesi diversi, senza incorrere in problemi di doppia tassazione o di mancato pagamento dell’IVA.

Quanti numeri ha la partita IVA: struttura in Italia e nell’Unione Europea

La partita IVA è un codice identificativo assegnato a tutte le imprese che operano in Italia e nell’Unione Europea. Permette alle autorità fiscali di identificare l’attività economica svolta dall’impresa stessa. La struttura della partita IVA varia a seconda del paese in cui è emessa: in Italia, ad esempio, è composta da 11 cifre, mentre in altri paesi europei può essere più lunga o più corta.

In Italia, il primo carattere della partita IVA indica la tipologia di contribuente, ad esempio se si tratta di un’impresa individuale o di una società di capitali. I successivi sette caratteri rappresentano un numero progressivo che identifica l’impresa all’interno del registro delle imprese. Gli ultimi tre caratteri, infine, sono un codice di controllo che serve a verificare la correttezza della partita IVA stessa.

Quanti numeri ha la partita iva

Quanti numeri ha la partita iva in Europa

In altri paesi europei, la struttura della partita IVA può essere diversa. Di seguito riportiamo un breve elenco degli Stati dell’Unione Europea, la denominazione della relativa partita iva e la sua composizione:

  1. Austria: UID (Umsatzsteuer-Identifikationsnummer), composta da nove cifre.
  2. Belgio: BTW (Belasting over de Toegevoegde Waarde) o TVA (Taxe sur la Valeur Ajoutée), composta da 10 cifre.
  3. Bulgaria: ДДС (Danak na dobavenata stoynost), composta da nove cifre.
  4. Cipro: ΦΠΑ (FPA, Foros Prostithemenis Axias), composta da nove cifre.
  5. Croazia: PDV (Porez na dodanu vrijednost), composta da 11 cifre.
  6. Danimarca: CVR (Copenhagen Central Business Register), composta da otto cifre.
  7. Estonia: KMKR (Käibemaksukohustuslase registreerimisnumber), composta da nove cifre.
  8. Finlandia: ALV-tunniste (Arvonlisäverotunniste), composta da nove cifre.
  9. Francia: TVA (Taxe sur la Valeur Ajoutée), composta da 13 cifre.
  10. Germania: USt-IdNr. (Umsatzsteuer-Identifikationsnummer), composta da 11 cifre.
  11. Grecia: ΑΦΜ (Arithmos Forologikou Mitroou), composta da nove cifre.
  12. Irlanda: VAT (Value Added Tax), composta da otto cifre.
  13. Italia: Partita IVA (Partita Identificativa IVA), composta da undici cifre.
  14. Lettonia: PVN (Pievienotās vērtības nodokļa reģistrācijas numurs), composta da undici cifre.
  15. Lituania: PVM (Pridėtinės vertės mokesčio mokėtojo kodas), composta da 12 cifre.
  16. Lussemburgo: TVA (Taxe sur la Valeur Ajoutée), composta da otto cifre.
  17. Malta: VAT (Value Added Tax), composta da otto cifre.
  18. Paesi Bassi: BTW (Belasting over de Toegevoegde Waarde), composta da 14 cifre.
  19. Polonia: NIP (Numer Identyfikacji Podatkowej), composta da dieci cifre.
  20. Portogallo: NIF (Número de Identificação Fiscal), composta da nove cifre.
  21. Repubblica Ceca: DIČ (Daňové identifikační číslo), composta da otto cifre.
  22. Romania: CIF (Codul de Identificare Fiscală), composta da nove cifre.
  23. Slovacchia: DIČ (Daňové identifikačné číslo), composta da 10 cifre.
  24. Slovenia: DDV (Davčna številka), composta da o nove cifre.
  25. Spagna: NIF (Número de Identificación fiscal), composta da nove cifre.

La partita IVA è utilizzata per identificare le imprese ai fini fiscali, ma anche per tracciare le transazioni commerciali all’interno dell’Unione Europea e per effettuare transazioni commerciali internazionali.

P.IVA quanti numeri: l’utilizzo da parte delle imprese

La partita IVA è utilizzata dalle imprese per diverse finalità. In primo luogo, serve ad adempiere agli obblighi fiscali, in quanto ogni impresa deve dichiarare i propri guadagni e pagare le tasse dovute. Viene usata per fatturare i propri clienti e per ricevere pagamenti, sia da clienti italiani che esteri. È necessaria per partecipare a gare d’appalto e per avere accesso a finanziamenti pubblici e agevolazioni fiscali. È impiegata per accedere a servizi bancari e finanziari, come l’apertura di un conto corrente o l’ottenimento di un finanziamento.

Quindi è uno strumento fondamentale per tutte le imprese, in quanto consente di identificare e tracciare le transazioni commerciali e di adempiere agli obblighi fiscali.

Codice partita IVA e critiche generali

Tuttavia, la partita IVA ha suscitato anche alcune critiche, legate soprattutto alla sua complessità e alla sua vulnerabilità a frodi ed evasione fiscale.

In particolare, la struttura della partita IVA può risultare difficile da comprendere per le imprese, soprattutto per quelle più piccole o meno strutturate. È oggetto di numerose frodi ed evasione fiscale, soprattutto in passato, quando era più facile creare una partita IVA fittizia o utilizzarla per fini illeciti. Per questo motivo, negli ultimi anni sono state adottate diverse misure per migliorare la sicurezza e la trasparenza della partita IVA. In Italia, ad esempio, è stato introdotto il Registro delle Imprese, che consente di verificare la correttezza delle informazioni fornite dalle imprese, compresa la partita IVA.

Inoltre, l’Unione Europea ha adottato diverse normative per prevenire le frodi fiscali e le evasioni, che prevedono, ad esempio, l’obbligo di indicare la partita IVA del fornitore o del cliente in fattura e la creazione di un sistema di scambio automatico di informazioni tra gli stati membri.

Tracciabilità pagamenti e riduzione dei termini di accertamento

La tracciabilità pagamenti è un argomento sempre attuale e di grandissima importanza per tutti gli imprenditori e i professionisti. Grazie all’articolo 3 del D. Lgs n° 127/2015 è possibile ottenere delle discrete agevolazioni fiscali se pagamenti e incassi sopra i 500€ sono tracciati. Vediamo allora di capire come, quando e a chi si applicano queste agevolazioni

Tracciabilità pagamenti e accertamenti

Attualmente i termini di accertamento per pagamenti e incassi su lavoro autonomo e imprese corrisponde al 31 dicembre del quinto anno successivo a quello di presentazione delle dichiarazioni dei redditi. A stabilire questa scadenza è l’articolo 43 comma 1 del DPR n° 600/1973.

Adesso, però, è possibile ottenere una riduzione dei termini di accertamento di ben due anni rispetto a quelli ordinari. Quindi, rispettando determinati criteri è possibile una riduzione che equivale al 31 dicembre del terzo anno successivo a quello di presentazione delle dichiarazioni. In altre parole, Agenzia delle Entrate, si impegna a non controllare i cinque anni precedenti, ma solamente tre dal momento della presentazione della dichiarazione, a patto che alcuni requisiti minimi siano rispettati dai contribuenti. Un aspetto molto importante da tenere sicuramente in considerazione durante la propria pianificazione fiscale.

Agenzia delle entrate pagamenti tracciabili

I termini di accertamento IVA e quelli sulle imposte sui redditi hanno scadenza quinquennale. È possibile ridurre questo termini di due anni a patto che tutti i pagamenti effettuati e ricevuti sopra i 500€ siano correttamente tracciati. Questo significa che tutte le operazioni realizzate devono essere documentate tramite fattura elettronica via SdI (Sistema di Interscambio) e/o memorizzate e tramite l’invio dei corrispettivi. I modi stabiliti con il decreto Mef del 4 agosto 2016, devono pertanto essere pienamente rispettati, ivi compreso quello che stabilisce che la regola vale per tutti i pagamenti oltre i 500€ comprensivi di eventuali imposte.

Pagamento tracciato: come deve avvenire

La tracciabilità pagamenti può avvenire effettuando o ricevendo i pagamenti con:

  1. bonifico bancario
  2. bonifico postale
  3. assegno circolare bancario – recante la clausola di non trasferibilità
  4. assegno circolare postale – recante la clausola di non trasferibilità
  5. carta di credito
  6. carta di debito

Tracciabilità pagamenti

I contribuenti che hanno ricevuto o effettuato anche un solo pagamento con metodo diverso da quelli sopra elencati, non possono beneficiare dell’agevolazione fiscale di riduzione dei termini di accertamento. Quindi, basta anche un solo pagamento fatto o ricevuto in contanti, ad esempio, per perdere il diritto all’agevolazione fiscale.

Inoltre, affinché sia possibile usufruire di tale agevolazione, in dichiarazione dei redditi deve essere comunicata l’esistenza dei requisiti. Per farlo è necessario compilare il riquadro RS indicando:

  • RS 136 dei modello redditi PF e SP
  • RS 269 dei modello redditi SC e ENC

Importante barrare correttamente le caselle corrispondenti, pena la perdita del diritto alla riduzione. Infine, per usufruire della riduzione dei termini di accertamento, la dichiarazione dei requisiti deve essere fatta ogni anno.

Agevolazione fiscale: i soggetti beneficiari

L’art.1 del D.Lgs. n. 127/2015 stabilisce i soggetti che possono beneficiare dell’agevolazione fiscale. Ne possono godere i soggetti passivi che emettono esclusivamente fatture elettroniche utilizzando il Sistema di Interscambio. Dal 2020 rientrano in questa categoria anche i commercianti al minuto grazie alla certificazione telematica dei corrispettivi. A conti fatti è possibile far rientrare nella categoria dei beneficiari anche i soggetti sotto regime forfettario.

Accertamento fiscale: i controlli

I soggetti devono essere in grado di provare che tutte le operazioni attive e passive inerenti alla propria attività, sono eseguite esclusivamente con mezzi tracciabili. A seguito di accertamenti fiscali è possibile che i soggetti siano passibili di sanzioni che vanno da un minimo di 250€ a un massimo di 2000€. Sanzioni applicate nel caso di violazione di obblighi informativi, senza contare che perderebbero anche il diritto di poter continuare a beneficiare dell’agevolazione fiscale.

La tracciabilità pagamenti è difficile da garantire, ma non impossibile. Grazie a piattaforme come quella di FatturaPRO.click è possibile automatizzare qualunque operazione attiva o passiva, garantendo così la piena tracciabilità di ogni operazione eseguita nell’ambito della propria attività.

Merito creditizio: cos’è com’è calcolato e perché è utilizzato

Il merito creditizio è conosciuto anche con la denominazione di credit score. Si tratta di un parametro utilizzato dalle banche per valutare e decidere se un creditore è meritevole di ricevere un finanziamento. In altre parole, è un fattore che stabilisce il grado e la pericolosità di “insolvenza” di un soggetto. Un documento che riassume la storia finanziaria di una persona, registrata e custodita presso la Centrale dei Rischi e gestita dalla Banca d’Italia. Ogni informazione contenuta nel merito creditizio, concorre a generare un punteggio (rating) che gli istituti bancari utilizzano per conoscere e classificare un soggetto e la sua posizione finanziaria.

Conoscere il proprio merito creditizio

Per calcolare il merito creditizio, gli istituti di credito effettuano delle indagini patrimoniali e un’analisi della situazione personale del cliente. La valutazione del rischio di credito prende in esame diversi fattori:

  • livello d’indebitamento del cliente
  • rapporto con crediti già erogati in precedenza
  • flussi di reddito
  • possibilità di godere o meno di fonti di patrimonio alternative
  • disponibilità del proprio patrimonio personale
  • solvibilità
  • abitudini comportamentali
  • abitudini di spesa, risparmio e gestione del denaro

Ogni soggetto, nel corso della propria vita, accumula (spesso inconsapevolmente) tutta una serie d’informazioni creditizie e finanziarie personali. Quindi, quando una persona, o un’impresa, desiderano accedere a un credito, le banche analizzano tutti i dati immagazzinati fino a quel momento. In questo modo possono giudicare e classificare il cliente come un “buon pagatore” o un “soggetto a rischio” che presenta alte probabilità di bancarotta. Tutti i dati disponibili sono presenti nei database del Sistema di Informazioni Creditizia (SIC) DI CRIF, Experian, CTC e nella Centrale Rischi Banca d’Italia, ma anche in Camera di Commercio e in Conservatoria.

Qual è l’obiettivo della valutazione del merito creditizio del cliente

La normativa che regola il merito creditizio è contenuta nel decreto legge 4 del 13 agosto del 2021, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 settembre del 2010. Tutto ciò che riguarda il merito o il rischio credito è racchiusa nella Riforma del Credito e inviata a ciascun istituto bancario. Ogni banca è invitata a controllare e monitorare il merito creditizio di ciascuna persona fisica o giuridica che richiede un mutuo, un prestito personale o un finanziamento.

Lo scopo è quello di evitare che i soggetti con un basso livello di merito creditizio, possano accedere a una delle predette formule. Un sistema ideato per evitare le situazioni relative ai crediti deteriorati e salvaguardare l’integrità dell’intero sistema creditizio italiano. Il merito del credito offre la possibilità di accedere in maniera rapida a prestiti importanti (se la valutazione è positiva). I parametri analizzati sono oggettivi, così da evitare qualunque pregiudizio o valutazione soggettiva. Grazie al rating un soggetto (inteso come persona fisica, oppure giuridica) ha la possibilità di accedere a un flusso di credito tanto più alto quanto lo è il proprio rating. Infine, ma non per importanza, i tassi d’interesse migliori (quindi più bassi!) sono riservati a chi possiede un merito creditizio alto.

Merito creditizio

Rating creditizio

Il rating creditizio è una vera e propria classifica. Questa comprende una lunga e complessa sequenza di classi, secondo le quali le banche decidono di concedere l’accesso a linee di credito, oppure no. Il rating più alto è indicato con le lettere: AAA. Si tratta dell’indicazione di massima sicurezza finanziaria. A seguire si trovano: AA, A, BBB, BB, ecc… La classe di merito più bassa corrisponde alla lettera C. Questa lettera identifica un alto rischio d’insolvenza finanziaria ed è un dato preso molto in considerazione da ciascun istituto di credito. In particolare troviamo:

  1. AAA: sicurezza elevata
  2. AA: sicurezza
  3. A: ampia solvibilità
  4. BBB: solvibilità
  5. BB: vulnerabilità
  6. B: elevata vulnerabilità
  7. CCC: rischio
  8. CC: rischio elevato
  9. C: rischio molto elevato 

Alla fine della raccolta e dell’analisi di tutti i dati relativi alla situazione creditizia e finanziaria di un soggetto, l’istituto di credito decide se concedere o meno un muto, un finanziamento o un prestito personale. In sede decisionale, il rapporto creditizio, svolge un ruolo essenziale per ottenere una linea di credito.

Aprire attività senza soldi: spirito d’iniziativa e propensione al risparmio

Nell’articolo precedente: “Attività da aprire a casa: quali e come” abbiamo visto che oggi esistono moltissime possibilità per sviluppare un’impresa online. Non è sempre necessario avere molti fondi a disposizione per realizzare il proprio business. È infatti possibile anche aprire attività senza soldi, o comunque senza ingenti capitali a disposizione. In alcune circostanze è necessario poter fare affidamento su partner e finanziatori e, senza dubbio, è impossibile rinunciare a un buon business plan per trovare la soluzione migliore all’attività da avviare.

Aprire attività senza soldi puntando alle risorse gratuite

Chi vuole iniziare a fare impresa, ma non possiede notevoli capitali, può (e deve) fare riferimento alle migliaia di risorse gratuite che può trovare online. Il web è ricco di opportunità gratuite da sfruttare. Ad esempio, molte grandi piattaforme permettono di vendere da subito i propri prodotti, potendo così risparmiare sulla realizzazione di un proprio e-commerce. In alternativa è possibile vendere beni, prodotti e servizi direttamente sui Social Media (come Instagram, Pinterest, oppure  TikTok).

Le risorse online gratuite esistono e sono a disposizione di chiunque sappia come sfruttarle. Per saperlo, però, è importante conoscere bene le esigenze del proprio business e stilare un elenco di tutte le reali necessità da soddisfare.

Come aprire un’attività senza soldi: gestione di entrate e uscite

L’onestà paga, anche e soprattutto quella con se stessi. All’inizio aprire un’attività senza soldi non è semplice e pone difronte a molte difficoltà. La differenza è data però dall’onestà di gestione di entrate e uscite. È opportuno essere onesti con se stessi e quantificare in modo corretto le uscite da sostenere. In secondo luogo bisogna calcolare esattamente quando le prime entrate andranno finalmente a coprire le spese iniziali. Solitamente una nuova attività, prima di “ingranare la marcia giusta” e realizzare un vero profitto dal proprio lavoro, impiega circa sei mesi di tempo.

Aprire attività senza soldi

 

Gestire le finanze in modo oculato significa anche saper (e dover) risparmiare. Quindi, anche l’apertura di un conto corrente aziendale deve essere fatto con cognizione di causa, conoscendo approfonditamente il suo costo reale.

Aprire attività commerciale senza soldi: cercare dei finanziatori

Per aprire un’attività senza soldi è importante cercare dei finanziatori disposti a investire sul progetto da realizzare. I primi a cui rivolgersi sono, solitamente, amici e familiari. Le persone più care e vicine al futuro imprenditore, sono anche quelle che, solitamente, sono più predisposte, rispetto agli altri, a partecipare alle idee da sviluppare.

Qualora poi i finanziamenti così ottenuti (o non ottenuti in alcuni casi), non fossero sufficienti per partire con l’attività, le piattaforme di crowdfunding rimangono sempre un’ottima alternativa. Questo sistema permette di coinvolgere molti utenti nella propria idea di business e di parteciparvi attivamente finanziando il progetto, la realizzazione e il commercio.

Rappresentano un’altra grande opportunità gli investitori privati. A differenza dei familiari, degli amici, o delle piattaforme di crowdfunding, chi decide d’investire privatamente in un progetto lo fa perché crede nell’idea proposta e il business plan presentano è solido e accurato. Solitamente investono il proprio denaro e sono loro stessi imprenditori, oppure ex-imprenditori.

Da ultimo, ma non per importanza, citiamo anche i classici istituti di credito ai quali è sempre possibile richiedere un finanziamento per piccole imprese. Per aprire un’attività, bastano, il più delle volte, poche risorse finanziari. 3000€ possono bastare per avviare un’attività senza doversi “indebitare” esageratamente e senza dover sottostare a interessi proibitivi.

Aprire un’attività in proprio senza soldi: conclusioni

Aprire un’attività senza soldi non è certo un’impresa facile, ma nemmeno impossibile. Non esiste un manuale che insegni a fare impresa e partire con una nuova attività. Ogni caso è a se stante e le situazioni cambiano e si evolvono in modo sempre diverso. L’importante è perseverare, andare sempre avanti e credere, fino in fondo, alle proprie idee.

Conto corrente aziendale o privato: quale usare per la propria attività

In un precedente articolo abbiamo già visto quale possa essere il costo conto corrente oggi per un privato e un’azienda. I piccoli e medi imprenditori devono quindi valutare se utilizzare un conto corrente aziendale, piuttosto che uno privato. Non è solo il costo di apertura e gestione mensile/annuale che decreta la scelta definitiva. Un conto business, in linea generale, dovrebbe essere sempre considerato a se stante, rispetto a quello privato.

Conto corrente aziendale VS privato: le differenze

La differenza fondamentale tra un conto corrente aziendale e uno privato, riguarda la provenienza del denaro depositato. Nel conto aziendale è depositato il flusso degli introiti proveniente esclusivamente dalla sfera lavorativa. In quello privato, invece, si trovano i soldi attinenti alla propria sfera personale.

Il costo varia in base a diversi fattori: commissioni di transazione, spese di manutenzione, commissioni di deposito, ecc…Alcuni istituti bancari possono offrire alle piccole e medie imprese la possibilità di aprire anche il conto gratuitamente. Stesse agevolazioni previste, in alcuni casi anche per le start up innovative. Non pagare il conto corrente, significa, comunque, dover sottostare a restrizioni e limiti più rigidi.

Le aziende possono anche aprire un conto corrente aziendale di risparmio. Si tratta di un sistema che permette di separare e risparmiare sul capitale circolante e a guadagnare dagli interessi su eventuali fondi. Alcuni, comunque, richiedono un deposito minimo.

Conti correnti aziendali: perché separare le finanze dalla sfera privata

Presa la decisione di fare impresa è importante capire che le finanze della sfera privata devono essere tenute separate da quella aziendale. I motivi sono tanti, soprattutto per una S.R.L.:

  1. la divisione salvaguarda le finanze personali da eventuali problemi finanziari
  2. è più facile monitorare e gestire le finanze aziendali in vista di eventuali futuri investimenti
  3. i soldi aziendali possono essere impiegati più facilmente per migliorare la gestione contabile dell’impresa
  4. è possibile ottenere linee di credito aziendale dalle banche

Conto corrente aziendale

Apertura conto corrente aziendale: perché farlo?

Aprire un conto business presenta indubbi vantaggi per chi decide di diventare imprenditore:

  • Possibilità di usufruire di detrazioni fiscali.
  • Tutela dei risparmi privati e viceversa – il merito creditizio personale, o quello aziendale non subiranno alcun impatto negativo qualora vi fossero delle difficoltà nell’una o nell’altra sfera d’azione.
  • Miglior traccia di entrate e uscite – un conto corrente aziendale è facile e semplice da usare e permette di gestire al meglio il flusso di denaro in entrata e in uscita dalla propria ditta. Il conto aziendale è il termometro di un’azienda che ne monitora il reale stato di salute.
  • Pagare le tasse con facilità – dal conto dell’azienda è più semplice pagare le tasse e accedere a detrazioni fiscali.
  • Aumenta la credibilità e la professionalità di un’impresa – avere un conto corrente aziendale contribuisce a migliorare l’immagine della propria azienda agli occhi degli altri. La rende più professionale e, di conseguenza, più affidabile.

Conto corrente aziendale online: cosa offrono le banche

Le esigenze di un imprenditore sono diverse da quelle di un privato cittadino. Le caratteristiche da controllare prima di aprire un conto business sono tante:

  • Costi – come abbiamo detto possono variare moltissimo a seconda delle commissioni di transazione, spese di manutenzione, commissioni di deposito, ecc… Alcuni istituti sono disposte a rinunciare alle commissioni richiedendo pero un saldo minimo ogni mese. In altri casi, invece, le banche applicano le commissioni di transazione solo se viene superato un determinato volume di transizioni mensili. Come questa, esistono altre decine di caratteristiche che possono far crescere o diminuire il costo di un conto aziendale (online o fisico).
  • Servizi e opzioni disponibili – oltre al costo è da tenere in considerazione i servizi aggiuntivi messi a disposizione dalle banche: applicazioni mobile, carta di credito aziendale che permette l’accesso ad una linea di credito per imprese, servizi per la ricezione di pagamenti online e fisici, ecc…
  • Esigenze personali – per scegliere il giusto conto corrente aziendale è importante vedere quali sono le proprie esigenze da soddisfare (ad esempio come il numero di transazioni commerciali mensili, piuttosto che la possibilità di fare a meno di filiali fisiche).

Qualunque sia l’attività svolta, scegliere di tenere separato il conto privato da quello aziendale, è sicuramente l’opzione migliore. Facilita il lavoro e offre numerosi vantaggi.

Fundraising e innovazione sociale

Oggi, rispetto al passato, è molto più semplice richiedere un finanziamento. Non è sempre necessario ricorrere ai classici istituti bancari, con tassi d’interesse qualche volta, troppo alti. Oggi, esistono infatti delle serie e valide alternative per accedere al credito. Il Fundraising è l’innovazione in campo di finanziamenti e accesso al credito, che permette di raggiungere i propri obiettivi.

Fundraising: cos’è e cosa significa

Il Fundraising è una particolare procedura seguita per riuscire a concretizzare una causa imprenditoriale. Un sistema per mettere insieme capitali a sostegno di progetti aziendali, sociali, ambientali, ecc… Particolarmente utile, ad esempio, nel caso di startup, per le quali la presenza, a volte anche massiccia, di capitali, è sempre richiesta durante tutto il loro intero ciclo di vita.

Fundraising si traduce in italiano in: “raccolta fondi”: fund=fondo e raising=raccolta. In altre parole si tratta dell’insieme di tutte quelle attività, dal marketing alla comunicazione, che servono alle organizzazioni, per raggiungere i propri obiettivi. Sono l’insieme degli strumenti, delle competenze e delle attività, che servono a garantire la sostenibilità dei progetti sociali degli enti non profit, pubblici e privati.

Il grande successo di questa rivoluzionaria forma di accumulo di fondi, si constata anche dai dati ISTAT. L’Istituto, infatti, ha dichiarato che il Fundraising rappresenta, a oggi, un elemento chiave a sostegno delle oltre 300mila organizzazioni no profit italiane, ma anche della Pubblica Amministrazione. Le PA, infatti, sfruttano questo sistema per riuscire a portare a termini diversi in auge con cittadini e imprese. Gli ultimi dati parlano di oltre 540mila addetti che operano a favore di cinque milioni di beneficiari, generando un  valore della produzione che supera i dieci miliardi di euro.

Fundraising: strategie mirate e personalizzate

  1. A. Rosso e Associates in Achieving excellence in fundraising descrivono questa nuova pratica come:

“… La scienza della sostenibilità finanziaria di una causa sociale. Esso è un mezzo e non un fine. Pertanto, è una conseguenza degli obiettivi e dei benefici sociali che un’organizzazione intende raggiungere. Esso dipende anche dalla cultura filantropica e dalla donazione che accomuna un’organizzazione con l’ambiente nel quale opera”.

Rientrano, quindi, in questa descrizione:

  • acquisizione di denaro per un’organizzazione no profit
  • raccolta di denaro per persone bisognose
  • finanziamento di un progetto d’interesse comune

Fundraising

Si tratta di scopi e obiettivi comuni. Il Fundraising non è fatto per realizzare progetti privati, personali o di aziende orientate al profitto. Lo spirito filantropico è un aspetto cardine di questa particolare tipologia di finanziamento. L’organizzazione e i donatori devono quindi condividere la stessa etica, gli stessi valori sociali e morali.

Fundraising e crowdfunding non sono la stessa cosa. Nel crowdfunding la raccolta fondi è demandata a specifiche piattaforme online, come ad esempio Indiegogo, Kickstarter e Produzioni dal Basso. Mentre nel Fundraising diventa di assoluta importanza la figura del Fundraiser.

Fundraiser: chi è e cosa fa

Il Fundraiser, o fundraising manager è un soggetto incaricato di muoversi per sviluppare e attuare le strategie di marketing e comunicazione, atte alla raccolta dei fondi. Può essere un dipendente stipendiato direttamente dall’associazione no profit, oppure lavorare gratuitamente alla causa.

Tra i compiti che deve svolgere ci sono:

  • amministrazione delle attività di raccolta fondi
  • ricerca di nuovi donatori
  • archiviazione dei dati raccolti
  • proporre programmi per la raccolta fondi
  • preparazione di vere e proprie strategie d’azione
  • essere il portavoce e il coordinatore di tutti i volontari.

Una figura assolutamente fondamentale per l’ottima riuscita della raccolta fondi. Un ruolo che richiede competenze specifiche e il conseguimento di master dedicati e specializzanti. Spetta sempre al fundraising manager mantenere i rapporti tra enti e donatori, cercando di soddisfare ogni loro richiesta e necessità.

Affinché la raccolta fondi vada per il meglio, il Fundraiser deve rispettare e condividere alla perfezione la visione e la mission dell’organizzazione coinvolta. L’ideologia adottata per ottenere i finanziamenti deve seguire, quindi, i valori dell’organizzazione. Importante l’individuazione dei mercati di riferimento  ai quali rivolgersi per raccogliere i capitali. Infine, è fondamentale anche l’impiego del mezzo più adatto allo scopo per ottenere le donazioni desiderate. Anche l’amministrazione, vale a dire l’analisi dei costi e dei ricavi, rientra tra le competenze del Fundraiser.

Fondo Impresa Donna: legge Bilancio 2021

Ormai è più di un anno dall’inizio della crisi pandemica, ma sono molti di più dall’inizio della crisi economica (e tutte le sue derivazioni) nel territorio italiano. Nonostante ciò,  la crisi ha accelerato il processo della messa in atto delle misure per contrastare le principali problematiche del paese. Dai famosi bonus monopattino fino alla legge di Bilancio del 2021.  Il settore che lo stato ha selezionato è stato quello delle imprese femminile. Oggi questi soldi si chiamano Fondo Impresa Donna (o “fondo di impresa femminile”).

Fondo Impresa Donna: cos’è e perché esiste?

Il Fondo Impresa Donna nasce per dare un sostegno economico alle imprese femminili. Il governo ha emanato questo decreto con lo scopo di dare una nuova vita al mercato italiano. Portare in campo nuove risorse per contrastare l’alto tasso di disoccupazione femminile del nostro paese, che, purtroppo, è tra i più alti nell’UE.

Il governo ha messo a disposizione ben 40 milioni di euro per questo fondo, tuttavia le risorse non finisco qui, perché grazie al sostegno del PNRR si sono potuti destinare circa 400 milioni per la stessa causa (Gazzetta Ufficiale del 14 dicembre 2021).

Nonostante la legge di Bilancio del 2021 sia stata approvata da qualche tempo, abbiamo dovuto aspettare diversi mesi prima di avere le modalità di attuazione per l’intervento economico per le imprese femminili. La misura, come accennato prima, ha l’obiettivo di provare a mettere in equilibrio il nostro sistema imprenditoriale, dando pari opportunità. Questa interverrà sia durante il periodo di nascita delle imprese che durante il loro periodo di crescita e sviluppo, in modo da “accompagnarle” durante il loro percorso di consolidamento, per dare a loro una vera possibilità di permanenza nel mercato

Il Fondo di impresa femminile è stato stipulato per diversi motivi, ma possono essere tutti riassunti nel promuovere e rafforzare le imprese femminili per diffondere una vera opportunità di crescita nel paese, dando a loro pari opportunità nei diversi settori. Detto ciò, la domanda da rispondere è: cosa sono le imprese femminili?  

Imprese femminili: cosa sono?

Secondo il Dipartimento per le pari opportunità possono essere considerate imprese femminili se rispettano uno dei requisiti qui elencati:

  • Imprese individuali in cui il titolare è una donna;
  • Società di persone (o cooperative) in cui le donne rappresentino almeno il 60% della compagine sociale;
  • Società di capitali in cui la maggioranza dei componenti dell’organo di amministrazione è costituita da donne o la maggioranza delle quote di capitale è detenuta da donne;
  • I consorzi composti dal 51% o più da imprese femminili.

Linee d’azione del progetto

Ora bene, esistono due linee di azione per gli incentivi, divise in base alla situazione dell’impresa:

  • Nascita e sviluppo delle imprese femminili;
  • Sviluppo e consolidamento di imprese già attive.

Tuttavia questo non è tutto, Il Fondo sostiene, come menzionato nel sito di Unicamere Veneto, anche “azioni per la diffusione della cultura e la formazione imprenditoriale femminile”. Questo significa che il Ministero dello Sviluppo economico e il Ministero dell’economia e finanze, non promuovono questo fondo solo per le imprese ma anche per portare un valore di imprenditorialità dentro alle aule delle nostre scuole e università: “diffusione di cultura imprenditoriale tra le donne, di orientamento e formazione verso percorsi di studio nelle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche, di sensibilizzazione verso professioni tipiche dell’economia digitale e attraverso azioni di comunicazione per diffondere la cultura femminile d’impresa e promuovere i programmi finanziati dal Fondo stesso.”

Fondo Impresa Donna: legge Bilancio 2021

Regole per i progetti

Le regole in merito al tetto massimo di capitale permesso per i progetti e le tempistiche per la sua presentazione, sono state ben definite e possono essere riassunte in questo modo: 

  • Budget massimo di 250 mila euro per le nuove imprese;
  • Budget massimo di 400 mila euro per le imprese già inserite nel mercato;
  • Tempo massimo di presentazione di 2 anni, per entrambe le tipologie di imprese.

Quali progetti possono essere presentati?

Possono fare domande per il fondo le imprese che operano nei seguenti settori economici:

  • Artigianato;
  • Industria;
  • Trasformazione di prodotti agricoli;
  • Commercio;
  • Turismo e servizi.

Fondo Impresa Donna: le modalità operative

Grazie al fondo,  le imprese femminili potranno avere contributi a fondo perduto fino all’80% dell’investimento (con una spesa massimo di 100 mila euro) per la creazione di una nuova impresa, ovvero nella prima delle due linee di attuazione menzionate prima.

Inoltre, per le donne disoccupate è stato previsto un aiuto ancora maggiore. Per questa tipologia di candidate il contributo a fondo perduto potrà raggiungere fino al 90% dell’investimento. Nonostante ciò, se si supera il limite dei 100 mila euro, la percentuale del contributo a fondo perduto scema fino ad arrivare al 50%. 

Invece per le imprese già esistenti valgono le seguenti misure:

  • Nate da meno di 3 anni:  possono ottenere il 50% del contributo a fondo perduto e il 50% tramite finanziamento agevolato a tasso zero da restituire in 8 anni.
  • Nate da più di 3 anni: possono richiedere il contributo a fondo perduto e un voucher da 5 mila euro per spese di assistenza tecnica e gestione.

Fondo Impresa Donna: come fare domanda

Le procedura per richiesta deve essere compilata esclusivamente in formato elettronico, nella sezione dedicata del sito di Invitalia. Tutte le domande dovranno passare attraverso un processo di valutazione per essere accettate.

Superbonus 110 ultime notizie: quarta cessione del credito d’imposta

Se vi state chiedendo ancora una volta quali sono, in merito al Superbonus 110, ultime novità, iniziative, aggiornamenti e agevolazioni, sappiate che sono nuovamente cambiati i termini stabiliti per la cessione del credito. Di nuovo in discussione la legge del decreto n°17 del 1° marzo 2022, nella quale è inserita la possibilità di una quarta cessione del credito. Vediamo quindi come funziona, a oggi secondo le ultime novità, la cessione del credito, alla banca o alla posta, oppure lo sconto in fattura.

Superbonus 110 ultime notizie sulla cessione del credito

L’articolo 119 del Decreto Rilancio, ha stabilito che, per i bonus edili, come ad esempio il 100, è possibile richiedere la detrazione nella propria dichiarazione dei redditi, oppure lo sconto in fattura o la cessione del credito.

Lo sconto in fattura, così come spiega il termine stesso, permette di sfruttare uno sconto direttamente nella fattura del fornitore. La cessione del credito, invece, consiste nel cedere il proprio credito agli istituti bancari, istituti assicurativi, fornitori, o altri intermediari terzi. A questi è richiesto di anticipare gli importi per conto del committente.

Cessione del credito: l’onere della banca

Chi chiede di usufruire dell’agevolazione rappresentata dalla cessione del credito, deve essere consapevole che non si tratta di un’operazione a costo zero. Infatti, se da una parte gli istituti bancari concedono la liquidità necessaria al committente, dall’altra trattengono una parte del credito d’imposta. Quest’ultimo serve a coprire le spese sostenute dalle banche per la gestione delle pratiche  e l’erogazione dei soldi.

Il credito d’imposta è concesso se e solo se i pagamenti del finanziamento avvengono a SAL, vale a dire a stato avanzamento lavori, oppure alla fine delle opere, vale a dire a saldo. Il Decreto Sostegni ter ha introdotto la possibilità di cedere il credito d’imposta fino a un massimo di tre volte. La prima volta libera, le altre due subordinate a intermediari bancari e assicurativi autorizzati. Le cose cambiano invece con il Decreto Energia e la possibilità di accedere a una quarta cessione del credito, sulla quale è già stato detto che si tratta di:

“Un altro risultato è che è consentita nuovamente una cessione del credito ulteriore rispetto a oggi: questo è un fatto positivo, perché dà la possibilità a molte aziende di trovare più facilmente un compratore per il credito, e dunque di ricevere una boccata d’ossigeno”. 

Superbonus 110 ultime notizie

Superbonus 110 ultime notizie sulla quarta cessione del credito

Il Decreto Energia ha introdotto quindi la possibilità di optare per una quarta cessione del credito maturato. La legge stabilisce che banche e intermediari terzi, una volta soddisfatte le precedenti richieste, possano erogare una quarta cessione di credito. Inizialmente banche e istituti intermediari autorizzati erano considerati responsabili solidamente per il recupero dell’importo. Oggi, invece, qualcosa è cambiato e sembra che non debbano più essere considerate tali.

Antonio Federico, capogruppo del Movimento 5 stelle e relatore del Decreto Energia ha detto:

“L’emendamento al decreto Energia, a firma mia e del collega relatore Squeri, introduce la possibilità di una quarta cessione. Questo vale solo per i soltanto per i correntisti delle banche cessionarie. Un passo avanti significativo rispetto alla formulazione precedente del Governo che prevedeva la responsabilità solidale degli istituti di credito. L’interlocuzione con l’esecutivo ha prodotto una soluzione utile a sbloccare l’impasse in cui si trovano le imprese. Ora, infatti, potranno portare i crediti in compensazione alla quarta cessione”.

Tutte queste novità sono applicabili esclusivamente alle cessioni del credito comunicate all’Agenzia delle Entrate a partire dal 1° maggio 2022. Importanti novità anche per i titolari di partita IVA e soggetti IRES. L’articolo 29 TER infatti, stabilisce delle novità anche per  i soggetti IRES e titolari di partita IVA. Chi trasmette dichiarazione dei redditi entro il 30 novembre 2022, può inviare la comunicazione dell’esercizio delle opzioni relative allo sconto in fattura o della cessione del credito, anche oltre il 29 aprile, ma entro il 15 ottobre 2022.

Bando INAIL: proroga al 23 febbraio 2022

Il Bando ISI è stato inizialmente revocato, perché tutti i fondi sono stati dirottati a favore delle misure contro il Covid-19. INAIL ha pubblicato il bando solo nel mese di novembre 2020, in cui erano stati messi a disposizione 211.226.450 euro  per i consueti  finanziamenti annuali a fondo perduto. Fondi destinati a realizzare progetti che dovevano servire a migliorare i livelli di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Il click day, vale a dire il giorno previsto per l’invio delle domande, si è concluso regolarmente l’11-11-2021. Il 3 febbraio, L’istituto, sul proprio sito istituzionale, ha annunciato il rinvio della scadenza per la presentazione della documentazione e, di conseguenza, anche per la pubblicazione degli elenchi definitivi dei progetti approvati. Vediamo quindi quali sono le nuove date per il Bando INAIL.

Bando INAIL: le nuove scadenze

INAIL ha annunciato le seguenti nuove proroghe:

  • Upload della documentazione entro il  23 febbraio 2022, ore 18:00 (annullata la data del 4 febbraio 2022)
  • Pubblicazione degli elenchi cronologici definitivi entro il 31 marzo 2022 (data rinviata rispetto al 16 marzo 2022).

Il 3 dicembre scorso, invece, sono già stati pubblicati gli elenchi provvisori dei beneficiari, suddivisi per regione e asse di finanziamento.

Gli elenchi riportano tutte le domande correttamente inoltrate, in ordine cronologico di arrivo di arrivo registrato dai sistemi INAIL. Ogni domanda è contrassegnata in base all’esito con una serie di lettere:

  • S – posizione utile per l’ammissibilità
  • S-REC – subentrate in posizione utile a seguito dell’esclusione di domande annullate per violazione delle regole tecniche
  • N – provvisoriamente non ammissibili per carenza di fondi

Per l’ammissibilità vera e propria le domande contrassegnate dalle lettere “S” ed “S-REC” devono essere convalidate. La convalida avviene a seguito dell’invio del modulo di domanda (modulo A) e della documentazione a suo completamento, entro le ore 18 del 23 febbraio 2022.

Bando INAIL: i destinatari

Come per gli anni precedenti, i destinatari del bando INAIL sono:

  • Imprese iscritte alla Camera di Commercio, industria, artigianato e agricoltura
  • Enti del terzo settore appartenenti all’asse 2.

Bando INAIL

Bando INAIL: assi di finanziamento

Le risorse finanziarie sono ripartite per assi di finanziamento e in base alle regioni. Gli assi di Finanziamento sono:

  •  1  – Progetti d’investimento (primo avviso)
  •  1 – Progetti per l’adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale (secondo avviso)
  •  2 – Progetti per la riduzione del rischio da movimentazione manuale di carichi (MMC)
  • 3 – Progetti di bonifica da materiali contenenti amianto
  •  4 – Progetti per micro e piccole imprese operanti in specifici settori di attività:
      • Pesca (codice Ateco A03.1)
      • Fabbricazione di mobili (codice Ateco C31)

Importo erogabile

Sono previste delle soglie massime erogabili alle varie aziende:

  • 130.000 euro per tutti i progetti rientranti negli assi 1, 2, 3.
  • 50.000 euro per tutti i progetti rientranti nell’asse 4.

Bando INAIL: le procedure informatiche

Il 1° giugno 2021, INAIL ha annunciato l’apertura delle procedure informatiche e una tabella cronologica con la quale sono indicate le modalità d’inoltro delle domande:

  • Compilazione domande – dal 1° giugno 2021 al 15 luglio 2021 ore 18.00
  • Download codici identificativi – dal 20 luglio 2021
  • Comunicazione regole tecniche per l’invio della domanda online – entro il 15 luglio
  • Click day – 11 novembre 2021
  • Comunicazione elenchi provvisori dei beneficiari – 25 novembre 2021, poi posticipato al 3 dicembre 2021
  • Upload documentazione e invio – 23 febbraio 2022 h. 18.00
  • Pubblicazione elenchi definitivi – entro il 31 marzo 2022

È inoltre stato messo a disposizione un numero telefonico per ottenere assistenza e informazioni: 06.6001 del Contact center Inail.