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Reddito da lavoro autonomo: esercizio abituale ed esclusivo di attività

Il reddito da lavoro autonomo riveste un’importanza significativa nell’ambito del sistema dei redditi in Italia.

I soggetti che percepiscono redditi di questo tipo, svolgendo la propria attività in forma autonoma, costituiscono una categoria consistente dal punto di vista economico e occupazionale. Secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, oltre 4 milioni di Partite IVA sono riconducibili proprio a persone fisiche che esercitano lavori autonomi come liberi professionisti, artigiani, commercianti e agenti di commercio.

In termini di gettito fiscale, i redditi d’impresa e di lavoro autonomo generano ogni anno decine di miliardi di euro di imposte sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) e sul valore aggiunto (IVA). La classificazione e la corretta qualificazione di questi redditi riveste inoltre un ruolo cruciale per l’individuazione degli adempimenti contributivi previdenziali cui sono tenuti i soggetti titolari di partita IVA.

È quindi evidente come il reddito da lavoro autonomo costituisca una voce rilevante nel panorama reddituale italiano, sia per il suo impatto economico sia per gli aspetti di natura fiscale e previdenziale a esso collegati.

Reddito da lavoro autonomo: che cosa si intende per esercizio abituale ed esclusivo

Per reddito da lavoro autonomo si intende quello prodotto tramite l’esercizio continuativo di attività svolte al di fuori di un rapporto di lavoro subordinato e aventi carattere professionale. Affinché il reddito sia qualificabile come autonomo è necessario che l’attività sia esercitata in maniera abituale ed esclusiva.

Per abitualità si intende lo svolgimento dell’impresa o professione in maniera continuativa e sistematica nel corso dell’anno, senza soluzioni di continuità. Generalmente si prende a riferimento un arco temporale minimo di tre mesi.

L’esclusività, invece, implica che l’attività sia prevalente rispetto ad altre che generino reddito. La normativa vigente prevede una soglia del 70% oltre la quale si considera rispettato tale requisito. Nel caso in cui, pur essendoci continuità temporale, la prevalenza economica rispetto ad altre attività non superi tale limite, il reddito è qualificato come misto e non come autonomo a tutti gli effetti. Quindi, per reddito da lavoro autonomo si richiede che esso derivi da un’attività svolta abitualmente e prevalentemente rispetto ad altre generatrici di proventi.

Reddito da lavoro autonomo

Alcuni esempi classici di reddito da lavoro autonomo sono:

  1. Il reddito percepito dai liberi professionisti come avvocati, commercialisti, medici, ingegneri etc. che esercitano in maniera continuativa e prevalente la propria attività;
  2. Il reddito prodotto dagli artigiani, come idraulici, elettricisti, falegnami, che svolgono la propria attività in forma imprenditoriale avendo deciso di aprire una partita IVA;
  3. Il reddito dei lavoratori autonomi senza partita IVA come gli agenti di commercio, rappresentanti, gestori di servizi, che percepiscono compensi in modo continuativo nell’anno.

Questi sono alcuni tipici casi in cui si configura un reddito da lavoro autonomo in quanto derivante da un’attività abituale ed esclusiva.

Redditi da lavoro autonomo: Casistiche e principi contabili

I casi pratici sono utili per chiarire quando si è in presenza di un reddito da lavoro autonomo. Ad esempio, un libero professionista che esercita in via esclusiva la propria attività per l’intero anno solare genera un reddito autonomo.

Diverso il caso di un professionista che in alcuni mesi dell’anno supera la soglia del 30% di compensi percepiti come dipendente presso uno studio associato: il reddito, in questo caso, è qualificato come misto. Anche chi esercita saltuariamente una professione intellettuale è escluso dal regime autonomo.

Il principio contabile OIC 10 stabilisce che il reddito autonomo presuppone il rischio d’impresa e l’assenza di vincoli di subordinazione nello svolgimento dell’attività. I tributaristi evidenziano come i redditi da partecipazione, ad esempio proventi da soci di SRL, siano da qualificarsi in base alla concreta operatività nella società.

In conclusione, dalla normativa e dalla prassi discendono chiari criteri per distinguere correttamente le casistiche di reddito.

Click and collect: una strategia di vendita molto interessante!

Clicca e ritira, ovvero click and collect, è una strategia di commercio elettronico sempre più diffusa e redditizia. Consente ai clienti di ordinare prodotti online, ma ritirarli direttamente in negozio o in punti vendita, evitando così costi e tempi di spedizione. Questo sistema ibrido tra online e offline sta riscuotendo sempre maggiore successo sia tra i consumatori, che amano la comodità e immediatezza degli acquisti digitali, sia tra le aziende, che possono aumentare i propri incassi sfruttando il canale online.

I vantaggi del click and collect sono molti: da un lato migliora l’esperienza clienti e la fidelizzazione, dall’altro aumenta le vendite riducendo tempi e costi legati alle consegne a domicilio. Si tratta di una strategia furba, che permette alle imprese di diffondersi sul web senza dover affrontare gli oneri tipici di un ecommerce, come gestione logistica e spedizioni. In particolare durante la pandemia, quando i negozi fisici erano chiusi al pubblico, il click and collect ha consentito a molte attività di restare aperte eseguendo i ritiri su appuntamento, un vero e proprio “salvavita” per molte realtà commerciali.

Click and collect: cos’è         

Il click and collect, letteralmente “clicca e ritira“, è una strategia di marketing omnicanale che consente ai clienti di effettuare acquisti online e poi ritirare i prodotti presso il punto vendita fisico dell’azienda. Nel dettaglio, il cliente sceglie i prodotti desiderati sul sito web o sull’app dell’insegna commerciale, completa il proprio ordine online e sceglie “ritiro in negozio” come metodo di spedizione. Successivamente, si reca presso il negozio nella data e ora prestabilita per ritirare i prodotti.

Il click and collect permette dunque ai clienti di beneficiare della comodità degli acquisti digitali, ma di ottenere subito i prodotti, senza attese e costi di spedizione.  Anche per coloro che vogliono vendere online senza partita IVA, ad esempio tramite un e-commerce su Amazon, il click and collect è una soluzione interessante, perché semplifica la logistica grazie alla gestione del ritiro del prodotto direttamente presso il cliente.

Click and collect

Click & collect: quali vantaggi offre

L’adozione del servizio di click and collect offre numerosi vantaggi alle imprese che desiderano espandere la propria presenza online e offrire ai clienti un’esperienza d’acquisto più flessibile e conveniente. Di seguito sono elencati i principali vantaggi del click and collect per le imprese:

  1. Aumenta le vendite sfruttando il canale online, senza dover gestire le spedizioni: consente alle imprese di offrire ai clienti la possibilità di effettuare acquisti online e ritirare i prodotti direttamente presso il negozio fisico. Questo si traduce in un aumento delle vendite, poiché l’azienda può sfruttare il canale online senza dover affrontare la complessità e i costi associati alla gestione delle spedizioni.
  2. Attira nuovi clienti abituati agli acquisti digitali: è particolarmente attraente per i clienti abituati a fare acquisti online. Offrire loro la possibilità di ritirare i prodotti presso il negozio fisico rappresenta un incentivo per scegliere l’impresa rispetto alla concorrenza.
  3. Riduce i costi di spedizione e reso: Una delle principali sfide per le imprese che operano nel commercio online è rappresentata dai costi di spedizione e reso. Con questo sistema, l’azienda elimina completamente i costi di spedizione e riduce la probabilità di resi, poiché i clienti ritirano direttamente i prodotti presso il negozio fisico. Ciò si traduce in un notevole risparmio di risorse finanziarie e logistiche per l’impresa.
  4. Fornisce informazioni utili sulle preferenze dei clienti: offre un’opportunità preziosa per raccogliere informazioni sul comportamento e le preferenze dei clienti. Durante il processo di ritiro dei prodotti, l’impresa può interagire direttamente con i clienti, ottenendo feedback e informazioni utili per migliorare i propri prodotti e servizi.
  5. Migliora l’esperienza d’acquisto, facendo sentire il cliente al centro dell’attenzione: Il click and collect offre un’esperienza d’acquisto più comoda e flessibile per i clienti. Questo servizio permette loro di selezionare e acquistare i prodotti online, riservandoli per il ritiro presso il negozio fisico in un momento che sia loro più conveniente. In questo modo, l’impresa fa sentire il cliente al centro dell’attenzione, offrendo un servizio personalizzato che si adatta alle loro esigenze.
  6. È un sistema flessibile e integrato con il negozio fisico: rappresenta un sistema flessibile che consente alle imprese di integrare il canale online con il negozio fisico. Questo approccio ibrido offre numerosi vantaggi, poiché l’azienda può sfruttare sia la presenza fisica che il canale online per raggiungere un pubblico più ampio e soddisfare le diverse preferenze dei clienti. Inoltre, il click and collect può essere implementato in modo modulare, consentendo alle imprese di adattarsi alle proprie risorse e alle capacità operative esistenti.

Quindi, il click and collect rappresenta un’opportunità vantaggiosa per le imprese che desiderano ampliare la propria presenza online e offrire ai clienti un’esperienza d’acquisto migliorata. Questo servizio consente di aumentare le vendite, attrarre nuovi clienti, ridurre i costi di spedizione e reso, raccogliere informazioni utili sui clienti, migliorare l’esperienza d’acquisto e integrare il canale online con il negozio fisico.

Flussi finanziari: quali sono, a cosa servono e come equilibrarli

I flussi finanziari rappresentano la componente di liquidità di un’impresa, cioè la capacità di gestire le proprie risorse monetarie nel breve periodo. Una corretta gestione dei flussi finanziari è fondamentale per la sostenibilità e la crescita di un’azienda. Le entrate finanziarie principali di un’impresa sono i ricavi delle vendite dei suoi prodotti e servizi, mentre le uscite finanziarie riguardano costi operativi, investimenti, pagamenti di debiti e altre spese. Il bilancio dell’impresa deve essere sempre in equilibrio tra entrate e uscite.

Una buona gestione dei flussi finanziari prevede:

  1. Il monitoraggio costante di entrate e uscite, anche attraverso report periodici.
  2. La pianificazione finanziaria, ad esempio con budget annuali.
  3. La capacità di ottimizzare l’uso della liquidità, ad esempio riducendo i tempi di incasso e pagamento.

Perché i flussi finanziari sono così importanti? Perché permettono all’azienda di:

  1. Onorare i propri impegni di pagamento verso fornitori, dipendenti, banche, fisco.
  2. Avere la liquidità necessaria per finanziare le attività in essere e i programmi di sviluppo.
  3. Massimizzare la creazione di valore per gli azionisti.

Quindi, una corretta gestione dei flussi finanziari è fondamentale per la solidità, la crescita e la competitività di un’impresa.

Flussi finanziari: cosa sono e perché sono così importanti

Il flusso finanziario all’interno di un’impresa rappresenta l’insieme dei movimenti di denaro che entrano ed escono dall’azienda nel corso delle sue attività. Questi movimenti finanziari riguardano sia le entrate che le uscite di denaro, inclusi i pagamenti da parte dei clienti, i costi operativi, gli investimenti, i prestiti e altre transazioni finanziarie. La gestione efficace del flusso finanziario è di fondamentale importanza per il successo e la sostenibilità di un’impresa. Monitorare attentamente le entrate e le uscite di denaro consente all’azienda di mantenere un equilibrio finanziario sano e di prendere decisioni informate per il futuro.

Uno degli aspetti cruciali del flusso finanziario è la capacità di sostenere le spese correnti dell’impresa. Senza una gestione adeguata del denaro che entra e che esce, un’azienda può trovarsi in difficoltà nel pagare fornitori, dipendenti e altre obbligazioni finanziarie. Il flusso finanziario permette di identificare eventuali squilibri tra entrate e uscite, consentendo all’impresa di adottare misure correttive tempestive, come la riduzione dei costi o l’aumento delle entrate, per garantire la continuità operativa.

Flussi finanziari

Inoltre, il flusso finanziario è un elemento chiave nella pianificazione e nella gestione delle attività future dell’impresa. Una corretta pianificazione finanziaria richiede una valutazione accurata delle entrate e delle uscite previste, consentendo all’impresa di stabilire obiettivi finanziari realistici e di adottare strategie adeguate a raggiungerli. Questo può includere decisioni di investimento, di finanziamento o di gestione delle risorse finanziarie disponibili.

Un flusso finanziario ben gestito offre anche benefici come una migliore capacità di fare impresa. Quando un’azienda ha una visione chiara delle proprie risorse finanziarie e delle sue esigenze di liquidità, è più in grado di cogliere opportunità di crescita e di fare investimenti strategici. Un flusso finanziario stabile e prevedibile offre la flessibilità necessaria per affrontare situazioni impreviste o per cogliere vantaggio da circostanze favorevoli sul mercato. Infine, il flusso finanziario è importante anche per garantire la conformità alle normative fiscali e legali. Tenere traccia accurata di tutte le transazioni finanziarie consente all’impresa di adempiere ai suoi obblighi fiscali e di presentare le dichiarazioni finanziarie richieste in modo corretto e tempestivo.

Flusso finanziario: come equilibrarlo tra entrate e uscite

Per equilibrare i flussi finanziari è fondamentale monitorare attentamente tutte le entrate mensili (stipendio, rendite, ecc…) e tutte le uscite ricorrenti (mutuo, bollette, rate, spesa, ecc…). Solo identificando con precisione tutte le voci di entrata e uscita è possibile trovare modi per ottimizzare ed equilibrare la propria situazione finanziaria.

Una volta effettuato il monitoraggio, l’elemento chiave è ridurre le spese superflue, cercando di risparmiare su alcune voci di spesa, come ad esempio diminuendo gli acquisti non essenziali, riducendo i consumi energetici, ecc… In parallelo, è opportuno valutare come aumentare le entrate, ad esempio aprire una partita IVA e svolgere un’attività secondaria e parallela a quella dell’impresa principale.

Non da ultimo, la corretta pianificazione mediante la redazione di un budget mensile dettagliato permette di avere maggior consapevolezza di quanto e come si spende, identificare chiaramente le priorità e i propri obiettivi finanziari, che possono essere il risparmio per spese future, l’estinzione di prestiti, ecc… Questo consente di operare le scelte più appropriate per riequilibrare i flussi in entrata e uscita.

Monitoraggio e analisi accurata delle finanze, taglio delle spese superflue e della cattiva abitudine al consumismo, aumento delle fonti di reddito e pianificazione tramite budget: questi i punti chiave per equilibrare i flussi finanziari.

Factoring pro solvendo: come funziona e come può aiutare le imprese

Secondo i dati dell’Associazione Italiana per il Factoring pro solvendo e pro soluto:

  • Nel 2021 il factoring pro solvendo in Italia ha registrato una crescita del 27% rispetto all’anno precedente, raggiungendo un giro d’affari di quasi 11 miliardi di euro.
  • La quota di mercato del factoring pro solvendo è salita al 30%, diventando una delle tipologie di factoring in più rapida ascesa.
  • Le imprese che nel 2021 hanno usato per la prima volta questo strumento sono aumentate del 19% rispetto al 2020.

Questa crescita è dovuta principalmente alle esigenze delle imprese di reperire liquidità di cassa, che sono aumentate durante la crisi pandemica.

I vantaggi del factoring pro solvendo rispetto ad altre forme di finanziamento sono:

  1. L’accesso immediato a risorse fresche, trasformando i crediti ancora da incassare in disponibilità liquida.
  2. L’esternalizzazione della riscossione dei crediti alla società di factoring, semplificando i processi aziendali.
  3. La maggiore flessibilità, dal momento che non sono necessarie garanzie reali o personali.

Le imprese stanno dunque ricorrendo sempre più spesso a questo strumento per soddisfare il fabbisogno di capitale circolante e finanziare la ripresa economica. I dati confermano come il factoring pro solvendo si sta imponendo come una soluzione concreta per le PMI in cerca di liquidità.

Cessione pro solvendo: che cos’è veramente

Questa soluzione si tratta quindi di una forma particolare di factoring che consente a un’azienda di cedere i propri crediti commerciali ancora da incassare a una società di factoring, ottenendo in cambio una liquidità immediata.

A differenza del factoring tradizionale, che riguarda crediti già scaduti e fatturati, con il factoring pro solvendo l’impresa cede crediti futuri verso i propri clienti, a fronte della emissione di fatture elettroniche ma non ancora incassati perché non scaduti.

Il processo di cessione del credito avviene mediante contratto con la società di factoring (o factotum): l’azienda cede, tramite appunto un processo che si chiama cessione di credito“, i propri crediti commerciali non ancora esigibili e la società di factoring corrisponde subito una somma pari a una percentuale degli stessi, solitamente compresa tra l’80% e il 90%.

factoring pro solvendo

Quando poi i crediti giungono a scadenza è la società di factoring a incassare direttamente le fatture dai clienti finali.

Quindi il factoring pro solvendo consente all’impresa di ottenere liquidità immediata trasformando in disponibilità finanziaria i crediti non ancora incassati, gestendo poi in outsourcing tutta l’attività di follow-up e rivendita dei crediti.

Factoring pro solvendo: tutti i vantaggi per le imprese

Il principale beneficio del factoring pro solvendo è la disponibilità immediata di liquidità, consentendo all’impresa di incassare in anticipo i crediti e di monetizzarli prima della loro naturale scadenza.

In questo modo l’azienda può ottenere le risorse finanziarie per:

  • Finanziare nuovi investimenti in campagne marketing, ricerca e sviluppo, rinnovo magazzino. I fondi derivanti dal factoring possono essere il volano per nuovi progetti di crescita.
  • Ottimizzare la gestione del capitale circolante, riequilibrando le poste attive e passive e migliorando l’efficienza.
  • Avere maggiore flessibilità operativa, potendo contare su risorse aggiuntive per il business senza ricorrere a prestiti o altre forme di indebitamento.

Un altro vantaggio è la semplificazione della gestione amministrativa dei crediti ceduti: la società di factoring esternalizza infatti tutte le complesse attività di recupero e incasso del credito.

Questo consente all’azienda di:

  • Ridurre i costi per le risorse umane dedicate alla riscossione crediti.
  • Eliminare i ritardi e le insolvenze, dal momento che la società di factoring opera ricorrendo anche a strumenti specialistici.

Il factoring, e in particolare il factoring pro solvendo, offre numerosi benefici in termini di liquidità, efficienza e capacità di finanziamento per la crescita del business.

Cessione di credito: tipologie e vantaggi

La cessione di credito è una pratica sempre più diffusa tra le imprese per ottenere liquidità in tempi rapidi e gestire al meglio l’esposizione al rischio di credito. Secondo i dati della Banca d’Italia, nel 2021 i crediti ceduti da imprese e famiglie in Italia hanno raggiunto i 132 miliardi di euro, in crescita del 12% rispetto all’anno precedente.

La cessione pro soluto è la forma più utilizzata, con 108 miliardi di euro di crediti ceduti (+13% sul 2020). Negli ultimi anni è in forte crescita anche il factoring, che ha raggiunto i 24 miliardi di euro (+8% sul 2020). I dati confermano come la cessione di crediti si stia diffondendo in molti settori, soprattutto nelle costruzioni, nel commercio e nei servizi. Le PMI ricorrono sempre più spesso a questo strumento per reperire rapidamente liquidità, mentre le grandi imprese lo usano soprattutto per ottimizzare la gestione del capitale circolante.

Tra i fattori che stanno sostenendo questa crescita ci sono certamente la diffusione delle piattaforme digitali per la gestione dei crediti e l’espansione degli operatori finanziari attivi in questo business, che offrono condizioni sempre più favorevoli.

Che significa cessione del credito

La cessione di credito è un’operazione attraverso cui un soggetto, denominato cedente, trasferisce ad altri soggetti, detti cessionari, i propri crediti vantati nei confronti di terze persone, denominate debitori ceduti. Questa operazione consente al cedente, tipicamente un’impresa, di ottenere liquidità monetaria in cambio della cessione dei propri crediti, trasferendo al cessionario il relativo rischio di incasso.

La cessione del credito può avvenire per diversi motivi: reperire fonti di finanziamento senza ricorso a prestiti bancari, migliorare la gestione del capitale circolante e i tempi di incasso, offrire ai clienti maggiore flessibilità di pagamento. Dal punto di vista contabile la cessione dei crediti è registrata come operazione straordinaria nel bilancio di esercizio, senza alterare il conto economico.

I crediti ceduti sono eliminati dall’attivo dello stato patrimoniale e sostituiti dalle disponibilità monetarie ricevute dalla cessione, iscritte nella voce “disponibilità liquide“. Questo meccanismo consente al cedente di trasformare i crediti non ancora incassati in liquidità immediata, monetizzando dunque i crediti prima della loro naturale scadenza. La cessione del credito può essere quindi uno strumento per ottimizzare la gestione finanziaria dell’impresa.

Cessione di credito: le diverse tipologie

Esistono diversi tipi di cessione del credito, che si differenziano per la misura in cui il cessionario subentra nel rapporto creditorio, per la tempistica dell’incasso e per il trasferimento di rischi e oneri.

La cessione pro soluto prevede che il cessionario subentri totalmente nel rapporto creditorio, diventando egli stesso creditore nei confronti del debitore ceduto. Questo consente al cedente di ottenere l’incasso in un’unica soluzione, monetizzando il credito e trasferendo integralmente al cessionario il rischio di insolvenza del debitore.

Cessione di credito

Nella cessione pro solvendo invece il cessionario deve pagare al cedente solo quando otterrà effettivamente il pagamento dal debitore, in base quindi alla sua capacità di riscuotere il credito. Questo tipo di cessione permette al cedente una maggiore pianificazione fiscale, potendo contabilizzare l’incasso solo quando avverrà materialmente.

Il factoring è una particolare tipologia di cessione pro soluto in cui il cessionario, detto factor, anticipa al cedente l’importo dei crediti ceduti e si incarica lui stesso di riscuoterli dai debitori, addebitando al cedente le somme eventualmente non riscosse. Questo meccanismo consente al cedente di ottenere liquidità immediata, a fronte di un onere per interessi pagati al factor. Ogni tipologia di cessione ha dunque pro e contro in termini di tempistica di incasso, rischio trasferito, oneri e opportunità di pianificazione fiscale.

Cessione di crediti: tutti i vantaggi

La cessione dei crediti consente al cedente di ottenere diversi vantaggi, sia in termini di liquidità che di gestione del rischio e dei rapporti con i clienti. Il principale beneficio è senza dubbio l’ottenimento di liquidità immediata in cambio dei crediti, senza dover attendere la naturale scadenza degli incassi. Questo permette di gestire meglio le esigenze di cassa dell’azienda, finanziando il capitale circolante o affrontando spese impreviste.

Inoltre, con la cessione pro soluto il cessionario subentra totalmente nel rapporto creditorio, diventando egli stesso creditore dei debitori ceduti e accollandosi il rischio di insolvenza. Questo consente al cedente di migliorare e rendere più certi i tempi di incasso, liberandosi dell’incertezza legata all’effettiva solvibilità dei debitori.

Infine, offrire la possibilità ai clienti di cedere i crediti vantati nei loro confronti può aumentare la fedeltà e la soddisfazione dei clienti, garantendo una maggiore flessibilità di pagamento. I clienti possono infatti cedere i crediti per ottenere liquidità immediata, soprattutto se si trovano in temporanea difficoltà finanziaria.

Patent box: cos’è e come funziona il regime opzionale

Il regime Patent Box si sta diffondendo sempre di più tra le imprese italiane che investono in innovazione e ricerca, grazie alla possibilità di abbattere in modo significativo il carico fiscale sui redditi generati da software, brevetti, marchi e disegni industriali. Questa crescente popolarità è confermata dai dati. Secondo un’analisi dell’Osservatorio sulla fiscalità di confronti internazionali, il numero di imprese che hanno beneficiato del Patent box è più che raddoppiato negli ultimi quattro anni, passando da 549 nel 2016 a 1.232 nel 2019.

In termini di gettito fiscale, l’agevolazione ha comportato minori entrate per l’erario di circa 330 milioni di euro nel 2019, più del doppio rispetto ai 150 milioni del 2016. La diffusione è trasversale, con PMI innovative e grandi gruppi che ricorrono sempre di più al Patent box. Ma i maggiori beneficiari sono le imprese dei settori ad alta intensità di ricerca e innovazione, come farmaceutico, chimico, meccanico, automobilistico ed elettronico.

Questi dati confermano come il regime Patent box stia diventando una misura strutturale apprezzata dalle imprese più dinamiche, che compensa almeno in parte gli alti costi sostenuti per ricerca e sviluppo. Tuttavia la sua effettiva diffusione è ancora inferiore rispetto ad altri paesi europei. Per questo il governo italiano sta valutando ulteriori interventi per semplificare l’accesso al Patent box, soprattutto per le PMI.

Patent box cos’è

Il regime Patent box, anche definito “patrimoniale“, è un regime opzionale previsto nell’ordinamento fiscale italiano che permette alle imprese di tassare i redditi derivanti dall’utilizzo di software protetto da copyright e di beni immateriali tutelati da brevetti, marchi d’impresa e disegni e modelli industriali. Questi redditi sono assoggettati a un’aliquota agevolata pari al 15%, anziché alla normale aliquota IRES/IRPEF che può arrivare fino al 24%.

In questo modo il Patent box consente un risparmio fiscale importante sui redditi connessi a beni immateriali, generati soprattutto da attività di ricerca e sviluppo. Il regime Patent box, come regime opzionale OSS, è facoltativo: spetta alle imprese decidere se aderirvi o meno, presentando un’apposita dichiarazione.

Per fruire dell’agevolazione è necessario però determinare la “base imponibile agevolata”, ossia la parte dei ricavi effettivamente riconducibile all’utilizzo di beni immateriali tutelati. Questo richiede un’attività documentale accurata e costi di adempimento amministrativo che vanno ponderati assieme al risparmio fiscale ottenibile.

Patent box

Patent box: a chi si applica e come funziona

Il regime Patent box si applica alle imprese residenti in Italia che sostengono spese per ricerca e sviluppo volte alla creazione di software protetto da copyright e beni immateriali tutelati da brevetti, marchi e disegni industriali. Non sono previsti limiti dimensionali o settoriali, quindi il regime Patent box può essere fruito sia da PMI innovative che da grandi imprese e in tutti i settori industriali e dei servizi.

Il regime funziona attraverso la determinazione di una “base imponibile agevolata“, che rappresenta la parte dei ricavi dell’impresa effettivamente riconducibile all’utilizzo economico di beni immateriali tutelati. Su questa base imponibile è poi applicata un’aliquota IRES/IRAP ridotta al 15%, anziché quella ordinaria. Questo meccanismo consente di ottenere un notevole risparmio fiscale sui redditi legati allo sviluppo e sfruttamento industriale e commerciale di tecnologie e asset immateriali.

Inizialmente il regime prevedeva una procedura di calcolo della base imponibile agevolata molto complessa. Successivamente sono state introdotte alcune semplificazioni, tra cui un regime semplificato, per agevolare l’accesso soprattutto alle PMI. Tuttavia la procedura rimane mediamente onerosa. Per questo spetta alle imprese valutare con attenzione se il risparmio fiscale ottenibile giustifica gli adempimenti richiesti per il regime.

Patent box 2023: vantaggi e limiti

I vantaggi principali del regime Patent box consistono nel notevole risparmio fiscale che è possibile ottenere tassando i redditi derivanti da beni immateriali con un’aliquota pari al 15%, anziché quella del regime ordinario che è molto più alta, arrivando anche al 24%.

Questo risparmio fiscale può tradursi in maggiori risorse per reinvestire nello sviluppo di nuove tecnologie e prodotti basati proprio sulla proprietà intellettuale tutelata. Tuttavia per accedere al regime è necessario determinare la “base imponibile agevolata”, vale a dire la parte dei ricavi effettivamente correlabili all’utilizzo di beni immateriali tutelati. Questo richiede un’attività documentale complessa, che comporta costi di gestione e adempimenti burocratici non trascurabili.

Bisogna infatti tracciare, analizzare e documentare in modo puntuale i ricavi connessi a brevetti, software, marchi e disegni industriali, discriminandoli da quelli delle attività ordinarie. Questi oneri amministrativi sotto forma di consulenze, certificazioni, analisi interne rappresentano un vero e proprio limite del regime Patent box, che le imprese devono ponderare attentamente confrontandoli coi potenziali risparmi fiscali.

Non a caso anche le semplificazioni introdotte hanno lasciato il regime complessivamente più complesso del regime ordinario. Sta quindi alle singole imprese valutare se l’accesso al Patent box si giustifica dati gli oneri richiesti.

Modello di business: cos’è, a cosa serve e quanti ne esistono

Il modello di business è la descrizione di come un’azienda crea, distribuisce e offre valore ai propri clienti e di come trasforma quel valore in reddito e profitti. Include elementi come:

  1. La proposta di valore offerta ai clienti
  2. I segmenti di mercato a cui ci si rivolge
  3. Le attività principali per creare quel valore
  4. Le risorse e competenze necessarie
  5. I canali di distribuzione.

Avere un modello di business ben definito e studiato presenta molti vantaggi per le imprese:

  • Aiuta a focalizzarsi sui clienti reali e soddisfare i loro bisogni
  • Permette di ottimizzare le risorse e le attività impiegate
  • Rende più facile prendere decisioni strategiche consapevoli
  • Migliora la competitività e le performance aziendali
  • Facilita l’accesso a finanziamenti per la crescita

De facto, le aziende che hanno un modello di business chiaro e coerente crescono più velocemente e hanno più probabilità di avere successo. Una ricerca Nielsen mostra che le imprese con un modello di business ben definito sono cresciute del 132% in più rispetto alle altre nell’arco di 5 anni.

Inoltre, le imprese che rivalutano e aggiornano regolarmente il proprio modello per adattarlo ai cambiamenti del mercato sono ancora più avvantaggiate. Definire e ottimizzare il modello di business è una pietra miliare fondamentale per la crescita e i profitti di un’impresa.

Modello di business: una definizione esaustiva

Abbia quindi visto che un modello di business definisce come un’azienda crea, distribuisce e offre valore ai propri clienti e come la trasforma in profitti. Il modello descrive le strategie e le relazioni con i partner che permettono all’azienda di operare.

Una corretta definizione del modello di business è fondamentale sia per le aziende tradizionali sia per quelle native digitali dell’economia digitale.

Un modello di business ben definito permette infatti di:

  • Identificare in modo preciso la proposta di valore e i clienti target
  • Pianificare efficacemente le attività, le risorse e i flussi economici per raggiungere gli obiettivi
  • Stabilire le metriche giuste per la misurazione delle performance
  • Definire le strategie più idonee per generare ricavi e redditività
  • Ottimizzare la pianificazione fiscale in base alle entrate e ai costi.

In particolare nell’economia digitale, dove i modelli di business sono più fluidi e frequentemente basati su abbonamenti e revenue streams digitali, definire chiaramente il modello operativo dell’azienda è fondamentale per gestirla efficacemente e trarne profitto.

Un modello di business ben definito è la base per prendere decisioni strategiche consapevoli e pianificare al meglio le attività dell’azienda, sia essa tradizionale o digitale.

Modello di business

Modelli di business: i principali elementi che lo caratterizzano

I principali elementi che dovrebbero far parte della definizione di un modello di business aziendale sono:

  • La proposta di valore: definisce qual è il valore che l’azienda offre ai propri clienti in termini di prodotti, servizi o soluzioni. Risponde alla domanda: cosa offriamo ai clienti che valga il loro denaro?
  • Il segmento di mercato: identifica quali sono i clienti a cui ci si rivolge e quali bisogni specifici si vogliono soddisfare. Aiuta a segmentare il mercato e a focalizzarsi su una nicchia.
  • Le attività chiave: descrivono le attività principali che l’azienda svolge per creare e fornire la propria proposta di valore ai clienti. Sono la base del business.
  • Le risorse chiave: indicano le risorse e le competenze principali che l’azienda utilizza, come per esempio risorse finanziarie, umane, conoscenze tecniche, Know-how specifico.
  • Le relazioni con i partner: includono la descrizione di eventuali partnership chiave che l’azienda ha instaurato per migliorare le proprie attività o ampliare la propria offerta.
  • I canali di distribuzione: comprendono i modi con cui l’azienda comunica con i clienti e offre loro la propria proposta di valore, come la vendita diretta, i canali indiretti, il digitale, l’e-commerce ecc…
  • I flussi di entrate: mostrano le principali fonti di reddito del modello di business, come revenue streams basate su commissioni, vendite di prodotti, servizi, abbonamenti, pubblicità.

Un modello di business efficace è scalabile e redditizio, creando valore per i clienti e per l’azienda. Tuttavia è importante che i modelli di business abbiano un impatto positivo su persone e società, non solo su azionisti e profitti. Ridefinire i modelli di business per bilanciare meglio obiettivi economici con valori sociali e umani, grazie all’innovazione e alla tecnologia, è la chiave per la sostenibilità a lungo termine.

Economia digitale: come le tradizionali attività economiche sono state trasformate da Internet

L’economia digitale, o Internet economy, include tutte quelle attività economiche supportate da Internet e dalle tecnologie digitali. Il suo impatto sull’economia globale è enorme e in costante crescita. Secondo le stime, l’economia digitale ha generato un valore globale di circa 11,5 trilioni di dollari nel 2019, pari al 15% del PIL mondiale. Si prevede che possa raggiungere i 25 trilioni di dollari entro il 2025, con un tasso di crescita annuo del 10-15%.

L’avvento di Internet ha cambiato radicalmente il modo in cui operano la maggior parte dei settori economici, dal commercio al turismo, dai media alle telecomunicazioni.

Le principali tendenze includono:

  1. L’avvento dell’e-commerce, che ha rivoluzionato il retail e il mondo delle vendite;
  2. Il boom dello streaming, che ha trasformato i media e l’industria dell’intrattenimento;
  3. L’affermazione delle aziende native digitali (come i GAFA) che hanno creato nuovi modelli di business.

Questa rivoluzione digitale rappresenta un’enorme opportunità per aprire una partita IVA e fare impresa in settori in crescita e poco saturi, basati sul digitale. Chi vuole fare impresa in questo contesto può avvantaggiarsi di costi contenuti, barriere d’ingresso ridotte e un potenziale mercato globale.

Internet ha cambiato radicalmente il modo di fare economia e impresa, rendendo disponibili nuovi canali di vendita, nuovi modelli di business e nuove opportunità per chi vuole aprire partita IVA e lavorare sfruttando la digital transformation.

Economia digitale: Nuove modalità di vendita e distribuzione

L’avvento di Internet ha rivoluzionato in modo radicale il modo in cui i beni e i servizi sono venduti e distribuiti. Le principali innovazioni in questo senso sono:

  1. L’e-commerce, ovvero la vendita online. Attraverso i siti web e le app, i prodotti possono essere acquistati con pochi click in tutto il mondo, 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
  2. Le aziende tradizionali hanno dovuto integrare questo canale digitale nel proprio modello di business per non perdere quote di mercato. Molti negozi fisici oggi hanno anche un e-commerce.
  3. Lo streaming, che permette la distribuzione di contenuti in modo diretto agli utenti attraverso Internet, come ad esempio la musica in streaming o le serie e i film in streaming.
  4. La sharing economy ha modificato il modo di offrire servizi, tramite piattaforme online che mettono in contatto chi offre temporaneamente un bene o servizio e chi ne ha bisogno.

Economia digitale

Internet ha costretto le aziende tradizionali ad adeguarsi e integrare nel proprio business le nuove modalità di vendita e distribuzione digitale, fondamentali per rimanere competitive sul mercato. Chi non l’ha fatto ha spesso perso terreno.

Economia e azienda digitale: Nuovi modelli di business e revenue streams

Internet ha permesso alle aziende di sviluppare nuovi modelli di business e di generare ricavi attraverso canali digitali.

I nuovi modelli di business si basano su:

  • Vendita di abbonamenti: invece della singola transazione, si offrono servizi in abbonamento mensile o annuale. È il caso per esempio di piattaforme di e-learning, servizi di streaming e software.
  • Freemium: si offre un servizio di base gratuito per attirare utenti, con funzionalità aggiuntive a pagamento. È diffuso in app e servizi digitali.
  • Marketplace: si crea una piattaforma digitale in cui mettere in contatto acquirenti e venditori, ad esempio siti di e-commerce o piattaforme per la sharing economy.

Le nuove revenue streams digitali includono:

  • Vendita di contenuti digitali: ebook, musica, corsi online, software.
  • Pubblicità online: le aziende possono vendere spazi pubblicitari sui propri siti web e app e guadagnare dal display advertising.
  • Affiliazioni: si guadagna una commissione per vendite realizzate da utenti acquisiti tramite il proprio link affiliato.

Questi nuovi modelli, diffusi grazie all’avvento di Internet, hanno ampliato le opportunità di business per le aziende non solo nelle modalità di vendita e distribuzione ma anche nei modelli di ricavo.

Silver economy: una nuova grande opportunità di business

La silver economy indica l’economia legata al consumo della popolazione over 65 e rappresenta un settore in forte crescita a livello globale. Sono sempre più le aziende che decidono di rivolgersi agli anziani, cogliendo le numerose opportunità di business in questo nuovo campo.

Secondo le stime, entro il 2050 la popolazione over 65 arriverà a toccare i 2 miliardi di persone, raddoppiando rispetto ai livelli attuali. Di conseguenza, i consumi legati alla terza età sono destinati ad aumentare in modo significativo. Attualmente, il valore della silver economy a livello mondiale è di circa 6 trilioni di dollari l’anno e si prevede possa raggiungere i 15-20 trilioni nel 2050. In Italia si stima che il valore economico della silver economy valga già 160 miliardi di euro l’anno, con una crescita prevista del 20% entro il 2025.

Le principali opportunità di business in questo settore riguardano la salute, l’assistenza, gli alimenti per la dieta, i servizi per la mobilità e il tempo libero e, in generale, tutti i prodotti e i servizi che rendano la vita degli anziani più confortevole e indipendente.

Per chi decidesse di aprire una partita IVA orientata alla silver economy potrebbe trattarsi di un business redditizio e in forte crescita, data la domanda sempre crescente da parte degli over 65.

Silver economy cos’è, come funziona e quante opportunità può avere

La silver economy è un fenomeno in costante crescita, guidato dall’aumento dell’aspettativa di vita e dall’invecchiamento demografico. Si stima che gli over 65 nel mondo raddoppieranno nei prossimi 40 anni, raggiungendo i 2 miliardi di persone. Tutto ciò comporta un’espansione dei consumi legati alla terza età, che si prevede possano toccare i 15 mila miliardi di dollari entro il 2050.

Questo è un mercato ricco di opportunità per tutte quelle aziende che vogliono fare impresa rivolgendosi al target degli anziani. Le esigenze di questa fascia di popolazione riguardano beni e servizi legati alla salute, ai trasporti, all’assistenza domiciliare ma anche al tempo libero e alla socializzazione.

Per cavalcare la tendenza della silver economy e aprire una partita IVA legata a questo mercato in crescita, è necessario studiare nel dettaglio le esigenze specifiche degli anziani e, di conseguenza, sviluppare prodotti e servizi dedicati per soddisfarle al meglio.

Silver economy

Silver economy: nuovi bisogni da soddisfare

Le persone anziane hanno esigenze specifiche che vanno dalle cure alla salute al food per finire ai servizi legati alla mobilità e al sociale. Le aziende possono sviluppare prodotti e servizi per soddisfare questi nuovi bisogni. Con i nuovi bisogni della silver economy, ci sono tante opportunità di business per le aziende che vogliono sviluppare prodotti e servizi dedicati agli anziani. I loro bisogni spaziano in diversi settori:

  1. Salute: c’è richiesta di servizi come la telemedicina, app per monitorare vari parametri, ausili per la vestibilità, la deambulazione e le attività domestiche.
  2. Alimentazione: alimenti per diete ipocaloriche e semplificate, cibi in pasti pronti per anziani che vivono soli.
  3. Trasporti: servizi di mobilità e taxi dedicati agli anziani, mezzi pubblici accessibili.
  4. Assistenza: si possono sviluppare servizi di assistenza domiciliare per la cura della persona e le faccende domestiche.
  5. Socializzazione: sviluppo di piattaforme e app per mantenere le relazioni sociali e stimolare le capacità cognitive.

Tutti questi esempi di prodotti e servizi connessi ai bisogni degli anziani rappresentano opportunità di business per le aziende che vogliono cogliere le potenzialità della silver economy.

Come guadagnare soldi extra: idee imprenditoriali da terzo millennio

Oggi apprendere come guadagnare soldi extra è una competenza importante e sempre più richiesta, date le pecche dell’attuale sistema economico e la crescente precarietà della forza lavoro. Secondo alcune stime, negli ultimi 5 anni il numero di italiani che ha incrementato i propri guadagni con un’attività complementare è aumentato del 35%, arrivando a coinvolgere oltre 10 milioni di persone.

Tra le categorie più interessate:

  • Lavoratori autonomi e freelance, che integrano i compensi irregolari.
  • Dipendenti con contratti precari o part-time.
  • Neo-laureati e giovani professionisti con redditi ancora bassi.

Le motivazioni principali che spingono verso fonti di reddito aggiuntive sono:

  • Incrementare i risparmi: per il 51% degli italiani che fanno soldi extra.
  • Maggiore libertà e flessibilità: per il 35% dei lavoratori complementari.
  • Realizzazione personale: per il 14%, guadagnare seguendo le proprie passioni.

Le possibilità per creare flussi di guadagno additivi sono numerose e in continua evoluzione, grazie anche alle opportunità offerte dall’economia digitale.

Oggigiorno apprendere come guadagnare soldi extra è competenza sempre più richiesta per diverse categorie di lavoratori. L’abilità di trasformare passioni e capacità in fonti redditizie secondarie è vista come un’assicurazione contro precarietà e insicurezza del reddito principale.

Come guadagnare soldi extra: idee imprenditoriali nuove e innovative

Sfruttando le nuove opportunità offerte dall’economia digitale è possibile generare flussi di guadagno aggiuntivi per imparare come guadagnare soldi extra e integrare i propri redditi. Una fonte extra di introiti può derivare dalla vendita di prodotti tramite il commercio elettronico di un e-commerce, creando un proprio negozio online oppure affidandosi a piattaforme collaborative tipo Amazon e eBay. Per le start-up innovative e digitali i costi iniziali sono ridotti e i canali di vendita numerosi.

Un’altra possibilità è l’affiliazione a programmi che consentono di guadagnare una commissione su prodotti venduti tramite il proprio link pubblicitario. L’affiliato non deve preoccuparsi di magazzino e gestione ordini, e può scalare facilmente il business.

Anche il dropshipping, ovvero la vendita di prodotti acquistati solo su ordine del cliente, è un modello di business interessante per guadagni “extra” senza particolari costi iniziali, sfruttando i canali social e le piattaforme e-commerce.

Come guadagnare soldi extra

Infine sono numerosi i modi per monetizzare passioni e competenze attraverso servizi online: dal digitare articoli a creare e vendere corsi su tematiche di proprio interesse, fino all’organizzazione di eventi virtuali o alla creazione di prodotti digitali come ebook o template.

Le moderne opportunità imprenditoriali dell’economia 3.0 consentono di attivare strategie generate da bassi costi iniziali, automazione e peculiarità personali. Richiedono però anche fantasia, attitudine digitale e costanza per essere opportunamente sfruttate come fonti di reddito complementari.

Come guadagnare qualche soldo extra: trasformare passioni e hobby in reddito

È possibile integrare i propri redditi sfruttando competenze e interessi personali attraverso nuove forme imprenditoriali abilitate dalla rete. Ad esempio una passione per la fotografia può trasformarsi in un’attività redditizia offrendo ritratti, servizi per eventi e matrimoni o corsi online per principianti. L’evoluzione tecnologica rende più accessibile e scalabile il business della fotografia. Anche chi ama scrivere può far diventare questa attività una fonte di guadagno extra creando un blog personale o specializzato, contenuti per aziende e SEO copy. I social network incrementano la visibilità e i canali distributivi.

Anche hobby tipicamente casalinghi come il cucito, l’uncinetto e il fai da te possono diventare attività complementari grazie all’e-commerce, con produzione personalizzata e vendita attraverso le piattaforme di social selling.

Le passioni e gli interessi personali possono costituire una base interessante su cui costruire strategie di guadagno additive se opportunamente strutturate in chiave imprenditoriale. Sfruttando le potenzialità del web e dei nuovi media, integrare i propri redditi diventa possibile anche solo part-time. Richiede però creatività, organizzazione e costanza nel far convogliare il proprio hobby verso un modello generatore di valore economico.