Articoli

Come funziona una holding: Il modello organizzativo e le diverse tipologie a confronto

È ancora un quesito diffuso quello relativo al funzionamento di una holding. In tanti, infatti, si chiedono come funziona una holding e com’è strutturata veramente. Si tratta di una particolare struttura aziendale che, sebbene largamente impiegata, non è sempre chiara a molti.

Una holding è una società il cui scopo primario è la detenzione di partecipazioni azionarie in altre società, definiti “partecipazioni finanziarie”. Essa non svolge un’attività operativa propria, limitandosi a sostenere le società controllate tramite la fornitura di servizi amministrativi, finanziari, strategici e organizzativi.

Le holding consentono di razionalizzare i processi aziendali di gruppo, ottimizzare la gestione delle risorse finanziarie e realizzare economie di scala. In Italia la forma giuridica più diffusa è la Srl (società a responsabilità limitata), ma molte assumono anche la forma di SpA.

Secondo dati Istat, nel nostro Paese le holding costituiscono ormai il 2,3% circa di tutte le società di capitali presenti. In particolare, in Lombardia si concentra il maggior numero di holding, pari al 18,4% del totale nazionale, seguite da Lazio (12,2%), Veneto (8,1%) ed Emilia Romagna (7,3%). I dati Istat confermano come le holding ricoprano un ruolo economico rilevante nel nostro Paese. In particolare, si osserva una netta concentrazione nelle regioni del Nord Italia.

La Lombardia, polo economico per eccellenza, ospita oltre 1 holding su 5 presenti sul territorio nazionale, una quota superiore alla somma delle incidenze del Lazio (12,2%) e del Veneto (8,1%), seconde e terze regioni per diffusione.

Cos’è una holding: il modello organizzativo

Il modello organizzativo delle holding prevede una netta separazione tra le attività di direzione strategica, svolte centralmente dagli organi apicali della società capogruppo, e le attività operative delegate alle singole società partecipate.

La capogruppo detiene tipicamente il controllo di diritto, attraverso la maggioranza dei voti esercitabili nell’assemblea, e di fatto grazie alla capacità di nominare amministratori e sindaci. Tuttavia non interferisce nella gestione corrente delle controllate, che godono di ampia autonomia e responsabilità.

La holding si occupa quindi di governance, programmazione e coordinamento generale nel rispetto dei principi di trasparenza, integrità e Responsabilità sociale d’impresa. Le società partecipate mantengono invece una propria individualità giuridica e organizzativa, concentrandosi sulle singole linee di business e territori di competenza.

Questo modello consente alle holding di perseguire efficacemente strategie di diversificazione e internazionalizzazione attraverso un approccio manageriale flessibile e sfruttando le sinergie di gruppo, pur tutelando l’autonomia gestionale delle consociate. La holding può inoltre offrire servizi trasversali quali amministrazione, finanza e controllo di gestione alle consociate, ottimizzandone i processi e riducendo i costi di struttura.

Al tempo stesso, centralizza l’accesso al credito e coopera con le banche per agevolare il reperimento delle risorse finanziarie di cui tutto il gruppo può beneficiare. Questo modello rende anche più efficiente la negoziazione di partnership, forniture e contratti di lungo periodo per conto dell’intero insieme aziendale.

Come funziona una holding

Come funziona una holding: le diverse tipologie

Esistono diverse tipologie di holding a seconda degli obiettivi strategici perseguiti. Le holding finanziarie detengono partecipazioni prevalentemente per ricavarne dividendi e plusvalenze da cessione, senza interferire nella gestione delle consociate.

Le holding industriali controllano invece società attive in diversi settori, pur con logiche di integrazione produttiva e commerciale tra loro, al fine di massimizzare sinergie e ottenere privilegi sul mercato grazie alle economie di fare impresa. Le holding patrimoniali detengono e rivalutano un portafoglio diversificato di asset senza attività industriali, mentre quelle di partecipazione acquisiscono solo minoranze per monetizzare nel tempo gli investimenti, supportare progetti di crescita e creare valore a lungo termine.

Particolarmente diffuse si sono inoltre affermate le holding miste, che combinano le logiche finanziarie e industriali secondo una diversa composizione di portafoglio a seconda dello specifico progetto strategico. Ciascuna tipologia deve ottimizzare la propria struttura per massimizzare la creazione di ricchezza in coerenza con la mission aziendale. È possibile che un’unica holding controlli al suo interno società appartenenti a più tipologie, perseguendo obiettivi plurali.

Idee imprenditoriali: come nasce un’idea imprenditoriale di successo

Le idee imprenditoriali di successo non possono considerarsi il frutto del caso, bensì richiedono un processo strutturato di ideazione e validazione. Esplorare nuove opportunità commerciali e tradurle in un modello di business vincente è tutt’altro che banale, comportando un percorso mentale che deve essere vagliato ed elaborato con saggezza. È innanzitutto necessario sviluppare una visione critica del contesto di riferimento, individuando con professionalità i principali trend, gap di mercato e potenziali profili di clientela.

 

Solo attraverso un’analisi attenta delle dinamiche competitive e dell’evoluzione delle preferenze dei consumatori è possibile generare idee imprenditoriali in grado di intercettare reali esigenze insoddisfatte. Una volta selezionata un’opportunità teoricamente promettente, risulta poi fondamentale testarne la fattibilità e la rispondenza al bisogno reale della base clienti mediante fasi pilota che consentano di perfezionare il value proposition prima del lancio vero e proprio sul mercato.

 

In questo senso, la validazione tecnica del business model attraverso strumenti di rendicontazione gestionale e la successiva concretizzazione dell’iniziativa imprenditoriale richiedono l’ausilio di soluzioni professionali come quelle legate alla fatturazione elettronica, che supportino il monitoraggio delle performance e l’ottimizzazione dei processi di back office. Solo agendo con sistematicità e avvalendosi delle migliori competenze è possibile massimizzare le probabilità di tramutare un’idea in un progetto imprenditoriale di effettivo successo.

Idee imprenditoriali: l’ideazione e la validazione dell’idea

L’ideazione e la convalida dell’idea costituiscono una fase critica nel processo di sviluppo di un’iniziativa imprenditoriale. È indispensabile effettuare accurate attività di market research al fine di comprendere appieno la struttura di mercato di riferimento, le dinamiche competitive in atto e i possibili trend disruptivi (vale a dire trend di mercato o innovazioni tecnologiche che sono in grado di modificare profondamente uno specifico settore economico, creando nuove opportunità ma anche minando posizioni consolidate). Solo raccogliendo dati e informazioni precise attraverso fonti istituzionali, report di settore, interviste one-to-one e gruppi di discussione è possibile identificare opportunità commerciali ancora inespresse e segmenti insoddisfatti di clientela.

Idee imprenditoriali

Una volta selezionata un’idea di business che appare promettente, è essenziale elaborare un business plan dettagliato per valutarne la fattibilità tecnica ed economico-finanziaria. È necessario definire chiaramente il modello di revenue, stimare i costi da sostenere, stilare previsioni su volumi e margini attesi in un rapporto risk-benefit.

Cruciale risulta poi testare sul mercato l’idea imprenditoriale, al fine di validarne gli assunti e migliorarne gli aspetti non rispondenti alle reali esigenze della customer base. Soltanto attraverso una fase pilota, in cui raccogliere il feedback di un campione di clienti target attraverso sondaggi post-vendita e focus group, è possibile apportare i necessari aggiustamenti al value proposition e al modello operativo prima del lancio vero e proprio.

Solo espletando in modo sistematico e professionale queste attività preliminari di market analysis e pre-testing sul campo è dunque possibile aumentare la probabilità di successo delle idee di business nel momento in cui sono portate strutturalmente sul mercato.

Idea imprenditoriale: la realizzazione dell’idea e la crescita dell’impresa

La realizzazione dell’idea imprenditoriale e la successiva fase di crescita dell’impresa risultano delicate e complesse. Una volta convalidata un’idea di business tramite un processo strutturato di market research e pre-testing, è necessario tradurla in un veicolo aziendale concreto, costituendo la società e identificando le risorse più idonee in termini di competenze manageriali, capacità tecniche e network relazionale.

Parallelamente, vanno definiti piani operativi dettagliati per coordinare in modo efficace le varie funzioni aziendali durante le delicate fasi di startup e scaling. Risulta essenziale implementare sistemi di controllo di gestione evoluti per monitorare costantemente performance, scostamenti e leva finanziarie. Assolutamente rilevante risulta poi impostare una governance solida basata su linee guida strategiche chiare, processi organizzativi allineati agli obiettivi e strutture decisionali snelle. Necessita promuovere una cultura aziendale propensa al cambiamento, all’innovazione e al lavoro per obiettivi.

Solo mediante un approccio scientifico e professionale nel portare avanti in contemporanea tutti questi fondamentali fattori abilitanti – come ad esempio l’utilizzo di piattaforme cloud per la contabilità e la fatturazione o servizi che consentano di guadagnare soldi extra svolgendo piccoli lavori – è possibile supportare in modo continuativo la crescita dimensionale e reddituale della startup, affermandola con successo sul mercato.

Investimenti aziendali: Le strategie migliori per la crescita e lo sviluppo dell’impresa

Gli investimenti aziendali costituiscono una voce fondamentale nel bilancio di ogni impresa e pianificarli al meglio è cruciale per garantire la crescita e lo sviluppo nel tempo. Esistono però molteplici strategie tra cui le aziende possono scegliere per indirizzare correttamente le risorse.

Innanzitutto è importante distinguerli in base all’oggetto: investimenti in capitale fisso come macchinari, impianti e infrastrutture; in capitale umano con formazione del personale; in ricerca e sviluppo per innovazione di prodotto; in marchi e brevetti.

Un altro criterio è legato alla temporalità: investimenti per esigenze correnti, finalizzati all’ordinaria amministrazione; di medio periodo per l’ampliamento della capacità produttiva; di lungo periodo con visione strategica pluriennale. Particolare attenzione meritano gli investimenti esteri, che consentono di conquistare nuovi mercati espandendosi all’estero in ottica internazionale.

Infine, le scelte possono basarsi sul ciclo di vita aziendale: investimenti per il lancio di start up innovative, per il consolidamento nella fase di crescita, oppure per il rinnovamento e il reengineering in ottica di turnaround nelle fasi mature o di crisi.

Con un’attenta pianificazione che tenga conto degli obiettivi, del profilo di rischio e dei fondi disponibili è possibile individuare la strategia di investimento più idonea alle singole esigenze.

 

Investimenti aziendali in innovazione e ricerca

L’innovazione e la ricerca costituiscono asset strategici per qualsiasi impresa che intenda svilupparsi nel lungo periodo e mantenersi competitiva in un contesto economico in rapido mutamento. Investire risorse in queste aree risulta quindi fondamentale per fare impresa in modo sostenibile.

Tra le principali voci di spesa finalizzata all’innovazione figurano l’assunzione di personale altamente specializzato – come data scientist, ingegneri, chimici – destinato a potenziare i laboratori di ricerca e sviluppo aziendali. Rilevante anche la quota di budget allocata annualmente in collaborazioni con centri universitari ed enti di ricerca, al fine di attingere nuove competenze e favorire il trasferimento tecnologico.

Importanti anche gli investimenti in proprietà intellettuale – brevetti, marchi, design – per tutelare il know-how aziendale e trarne un vantaggio competitivo brevettando le proprie scoperte. Senza dimenticare il capitolo digital trasformation, aspetto sempre più cruciale per l’implementazione di modelli open innovation e processo 4.0 condotti in ottica datadriven.

Una saggia allocazione delle risorse finanziarie verso queste direttrici rappresenta un formidabile moltiplicatore del valore aziendale, abilitando processi efficaci per fare impresa puntando sul fattore innovazione. Gli investimenti in R&S sono agevolabili fiscalmente attraverso il credito d’imposta per ricerca e sviluppo.

È fondamentale pianificare con accuratezza il processo di investimento in innovazione, indicando obiettivi, responsabilità e metriche per valutarne i risultati. Per le PMI risulta strategico accedere a fondi europei e nazionali destinati al sostegno di progetti innovativi, spesso erogati tramite bandi regionali.

Diversificazione conglomerale

Sviluppo impresa: Ottimizzazione dei processi e ampliamento dell’offerta

Le imprese che desiderano svilupparsi e garantirsi una crescita duratura nel tempo possono perseguire una strategia mirata a ottimizzare l’efficienza dei processi produttivi e ad ampliare la gamma di prodotti/servizi offerti.

Per quanto riguarda l’ottimizzazione dei processi, risulta fondamentale investire nella digitalizzazione attraverso l’implementazione di sistemi ERP avanzati, nell’automazione di alcune fasi lavorative mediante robotica e nella riorganizzazione degli spazi produttivi secondo i dettami dell’Industria 4.0.

L’ampliamento della proposta commerciale, invece, può concretizzarsi attraverso la diversificazione in nuovi settori merceologici, mirando a soddisfare bisogni prima insoddisfatti; lo sviluppo di linee complementari all’offerta principale; il lancio di nuovi formati di prodotto più eco friendly e rispettosi dei principi di responsabilità sociale d’impresa.

Un altro strumento utile per aumentare la quota di mercato è la penetrazione commerciale su territori ancora vergini, attraverso l’apertura di nuovi punti vendita o accordi con rivenditori esteri volti all’internazionalizzazione. Con investimenti strategici su questi driver, molte imprese hanno ampliato con successo il proprio business nel tempo.

È importante valutare con attenzione la sostenibilità economico-finanziaria di questo tipo di investimenti valutandone con precisione costi, tempistiche di ritorno e impatto sul conto economico. Gli aiuti del PNRR potranno consentire alle imprese di accedere a finanziamenti agevolati per progetti di digitalizzazione, ammodernamento impianti e transizione digitale. La consulenza di figure esperte come temporary manager e business coach può supportare la governance di questi delicati processi di trasformazione aziendale.

 

Travel influencer: dalla passione per i viaggi al business

I travel influencer stanno vivendo un momento di grande sviluppo e si stanno affermando sempre di più come una vera e propria professione. Negli ultimi anni il numero di questi creator di contenuti a tema viaggi è cresciuto in modo esponenziale, grazie alla diffusione dei social network che hanno permesso a molti di trasformare la propria passione in un lavoro remunerato.

Chi sa costruirsi una fanbase numerosa e affezionata diventa una risorsa preziosa per l’industria del turismo, che vede negli influencer dei moltiplicatori eccezionali per promuovere destinazioni e servizi. Le grandi capacità di engagement dei travel creator sul proprio pubblico attirano così le sponsorship di operatori del settore, portali di prenotazione, strutture ricettive.

Grazie a collaborazioni di questo tipo abbinate ad altre forme di monetizzazione come affiliate marketing o e-commerce, i migliori travel influencer sono oggi in grado di trasformare la condivisione della propria passione per i viaggi in un lavoro a tempo pieno, con guadagni annui anche a sei zeri. Naturalmente è necessario approcciare questa attività in modo strutturato e professionale, curando costantemente community management, strategie social, branding personale.

Ma le potenzialità di guadagno sono evidenti, come dimostrano i casi di successo emersi negli anni, che hanno reso il mestiere di travel influencer ambito e redditizio se svolto con consapevolezza e dedizione.

Travel influencer: Dalla passione per i viaggi alla community online

I travel influencer hanno saputo trasformare la propria passione per i viaggi in una community altamente coinvolta sui social media. Queste figure hanno origine dalla propensione personale alla scoperta di nuove culture e mete turistiche, spesso radicate fin dalla giovane età. Grazie alle potenzialità del digital marketing e in particolare alle piattaforme di social network più diffuse come Instagram e YouTube, i travel influencer hanno iniziato a condividere online le proprie experience di viaggio attraverso racconti, fotografie e video originali.

Nel tempo, la qualità e l’autenticità dei contenuti prodotti ha permesso di fidelizzare un pubblico sempre più ampio di appassionati, desiderosi di ricevere spunti, consigli e ispirazioni per programmare le proprie vacanze. Gli algoritmi di engagement tipici dei social media hanno poi avviato dei processi di viralità che hanno fatto espandere esponenzialmente le dimensioni di queste nicchie tematiche di viaggiatori. Oggi è possibile reperire dettagliate metriche sull’audience raggiunta, analizzando i canonici key performance indicators (KPI) di ciascuna piattaforma: follower, interazioni, tassi di crescita confermano l’alto livello di coinvolgimento raggiunto da taluni esperti di settore.

Grazie all’autorevolezza guadagnata nel tempo nel proprio segmento e alla mole di contenuti geo-taggati pubblicati, i travel influencer sono ormai considerati a tutti gli effetti dei punto di riferimento del travel content marketing online.

Governata da algoritmi di machine learning basati su big data derivanti dalle interazioni degli utenti, l’architettura tecnologica dei social media favorisce la viralità di contenuti autentici e di valore come quelli prodotti dai travel influencer. Monitorando le performance tramite analisi avanzate dei dati quantitativi e qualitativi su engagement, demografiche del pubblico e competitors di settore, i travel influencer ottimizzano costantemente la propria strategia di content creation.

Costantemente aggiornati sulle nuove tendenze del digital travel marketing e sull’evoluzione delle piattaforme, i travel influencer sanno adattare il proprio storytelling alle preferenze di fruizione dei consumatori mantenendo altamente performanti i propri canali.

Secondo lavoro online

Travel influencers: Come trasformare la passione per i viaggi in un lavoro

I travel influencer più esperti hanno quindi saputo monetizzare la propria attività sui social media, trasformando la passione per i viaggi nella loro professione. Quando si raggiunge una fanbase considerevole, di solito stimabile in decine di migliaia di follower attivi, diventa infatti possibile attirare l’interesse di brand del settore turistico.

Le aziende di questo comparto operano oggi attraverso sofisticate strategie di influencer marketing, identificando sul mercato creator di contenuti verticali come i travel influencer, per veicolare campagne pubblicitarie geo-localizzate. Questi ultimi possono collaborare in diverse forme: produzione di branded content patrocinati su commissione, partecipazione come ambassador a fiere ed eventi, affiliazioni commerciali con codici sconto.

Tra i network di macro-influencer più attivi in questo ambito vi sono sicuramente Webfluence per il mercato italiano e Mediakix a livello internazionale. Entrambi mettono in contatto agenzie e brand con talent certificati, fornendo reportistica dettagliata sulle performance. Come sottolineato da Midia Research, anche TikTok sta diventando una piattaforma sempre più redditizia per il travel content, grazie alla possibilità di guadagnare con i Live e le dirette sponsorizzate.

Diversificazione conglomerale: cos’è e quali sono i suoi principali modelli applicativi

La strategia di diversificazione conglomerale, se attuata con una visione strategica di lungo periodo, si è rivelata vincente per molte grandi aziende, consentendo loro di conseguire significativi tassi di sviluppo. Secondo un’analisi svolta dalla prestigiosa società di consulenza McKinsey, le grandi imprese che negli ultimi 20 anni hanno diversificato il proprio portafoglio di business attraverso acquisizioni in settori non correlati hanno registrato una crescita media dei ricavi del +26%.

Anche il rapporto annuale 2021 della società di revisione PwC evidenzia come i principali conglomerati mondiali, come General Electric e 3M, siano cresciuti a livello di fatturato aggregato di oltre il 60% proprio grazie alle opportunità di espansione in nuovi mercati rese possibili dalla diversificazione. Uno studio dell’OCSE ha inoltre osservato come le aziende diversificate abbiano retto meglio le crisi macroeconomiche, preservando margini e occupazione. Quindi, se gestita con competenza manageriale, la diversificazione può rappresentare una leva strategica per incrementare stabilmente il business delle grandi imprese su scala globale.

Diversificazione conglomerale: la diversificazione settoriale come strategia aziendale

La diversificazione conglomerale è una strategia adottata da molte grandi imprese per attenuare i rischi connessi alla volatilità della domanda nei singoli settori in cui operano. Entrando in nuovi mercati non correlati, un’azienda persegue l’obiettivo di stabilizzare i flussi finanziari grazie alla compensazione ciclica tra business diversi.

Gli strumenti per diversificarsi sono principalmente le acquisizioni di aziende operative in settori complementari o indipendenti rispetto all’attività originaria. L’ampliamento del portafoglio produttivo e commerciale consente quindi di ridurre la dipendenza da pochi clienti e la vulnerabilità a shock improvvisi che potrebbero colpire singoli comparti.

Altro obiettivo è sfruttare sinergie gestionali, come l’ottimizzazione di costi amministrativi e finanziari grazie a una struttura di “holding” che coordina le diverse divisioni secondo criteri di “fare impresa” professionalmente innovativi.

Diversificazione conglomerale

Uno studio condotto dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) nel quinquennio 2010-2015 ha evidenziato come le grandi imprese diversificate abbiano retto meglio le fasi negative del ciclo economico, preservando margini utili e occupazione. Tuttavia, rimane cruciale selezionare ingressi in business realmente sinergici e complementari. La diversificazione conglomerale rimane quindi una strategia adottata da grandi player internazionali per massimizzare resilienza e performance nel lungo termine, purché attuata con una visione manageriale integrata tra le varie divisioni aziendali.

Diversificazione conglomerale esempio e vantaggi e svantaggi

La diversificazione settoriale presenta aspetti positivi e negativi da valutare attentamente. Tra i vantaggi figura una maggiore stabilità dei flussi finanziari generati da business non correlati, che si compensano nei periodi di contrazione di alcuni mercati. Inoltre, la presenza in più settori permette di sfruttare economie di scala nelle attività di staff comuni.

Gli svantaggi principali sono rappresentati dalla complessità di gestione di realtà aziendali eterogenee, che richiede competenze trasversali non sempre presenti. Può inoltre verificarsi una perdita di efficienza dovuta a sinergie limitate tra attività sparse in segmenti distanti. Infine, rimane il rischio strategico di scelte non ottimali di diversificazione che allontanano l’impresa dai core business originari.

Un esempio di grande azienda diversificata è General Electric, opera da oltre un secolo in settori quali energia, aviation, oil&gas, healthcare grazie anche ad acquisizioni mirate. Le singole divisioni operano come business indipendenti ma sfruttano i vantaggi della “holding“, come l’accesso agevolato al credito e opportunità di aprire partita una iva in valore aggiunto comuni. Inoltre, la struttura di GE Holdings favorisce il riutilizzo di risorse quali personale altamente specializzato e know-how tecnologici avanzati. Grazie poi ad una governance orientata alla strategia di lungo periodo, General Electric ha potuto affrontare con successo le crisi economiche sfruttando la compensazione tra i cicli dei diversi settori. Infine, l’esperienza ultracentenaria dell’azienda dimostra come la diversificazione consenta di radicarsi stabilmente come player globale innovativo anche in nuovi mercati ad alto potenziale.

La diversificazione è una strategia ad alto tasso di complessità che richiede competenze manageriali specialistiche e un virtuoso trade-off tra costi e benefici nel lungo termine.

Processo di budgeting: l’importanza di una corretta pianificazione strategica

Il processo di budgeting ricopre un ruolo fondamentale all’interno della pianificazione strategica di un’azienda. Esso permette di tradurre in modo pragmatico la visione e gli obiettivi di medio-lungo periodo in target operativi e finanziari annuali, verificandone la coerenza. Attraverso il budgeting, la direzione può stimolare la partecipazione trasversale di tutte le funzioni aziendali, chiamate a declinare gli obiettivi strategici in termini propri. Questo consente da un lato di coinvolgere l’intera organizzazione nel raggiungimento degli scopi, dall’altro di responsabilizzare ciascun centro di costo.

Il processo budgetario permette inoltre di testare anticipatamente l’impatto di nuove iniziative strategiche sulla performance economico-finanziaria, come investimenti, aperture di nuovi business, partnership. Ciò consente di valutarne con accuratezza i pro e i contro prima ancora di implementarle concretamente.

Monitorando periodicamente l’andamento gestionale rispetto al budget, la direzione può inoltre cogliere tempestivamente scostamenti e apportare correttivi al piano, se necessario. Così come può valutare sin da subito gli effetti di mutamenti esterni, ad esempio modifiche normative o andamento di mercato.

Sulla base dei risultati conseguiti e dell’esperienza maturata, grazie al budgeting è possibile aggiornare la strategia aziendale, delineando anche possibili scenari futuri. Si comprende quindi come questo strumento rivesta un ruolo determinante nel gestire efficacemente le dinamiche competitive.

Processo di budgeting: Cos’è e quali sono le sue funzioni principali

Il budget può essere definito come lo strumento attraverso il quale l’azienda pianifica preventivamente i risultati finanziari e operativi attesi per il periodo oggetto di analisi. Nello specifico, il budget è un documento contabile programmatico, stilato generalmente su base annuale, che prevede i valori target di conto economico, stato patrimoniale e rendiconto finanziario suddivisi per centri di costo e responsabilità.

I principali obiettivi che il processo di budgeting intende perseguire all’interno di un’impresa sono essenzialmente tre:

  1. Funzione di pianificazione e coordinamento, fissando gli obiettivi operativi, commerciali e finanziari da raggiungere tramite il piano di fare impresa;
  2. Funzione di controllo, verificando periodicamente l’andamento della gestione effettiva rispetto alle previsioni;
  3. Funzione di motivazione, coinvolgendo tutta l’organizzazione nel raggiungimento degli scopi aziendali predefiniti.

Si può affermare che il budget costituisca una vera e propria “bussola strategica” per indirizzare al meglio nel tempo le performance dell’azienda.

Processo di budgeting

Il budget può anche influenzare le decisioni strategiche di un’azienda in diversi modi:

  • Stimola la definizione di obiettivi coerenti con la strategia definita, verificandone periodicamente l’allineamento.
  • Fornisce indicazioni utili su eventuali scostamenti tra risultati attesi e consuntivati, facilitando scelte correttive.
  • Permette di testare preventivamente l’impatto economico-finanziario di nuovi progetti e investimenti strategici.
  • Integra la pianificazione operativa con quella patrimoniale e finanziaria, valorizzando le sinergie.
  • Responsabilizza tutta l’organizzazione al raggiungimento degli obiettivi di medio periodo.
  • Favorisce un approccio predittivo basato su scenari alternativi, anziché reattivo.
  • Supporta processi decisionali strategici come diversificazione, turnaround, ristrutturazioni.

Grazie al budget l’azienda giunge a definire un piano d’azione coerente e misurabile nel tempo, adattandolo prontamente ai cambiamenti di contesto. Questo facilita l’approntamento di manovre strategiche tempestive ed efficaci.

Processo di budgeting fasi: Gli step del processo e l’importanza della pianificazione strategica

La stesura di un processo di budgeting efficace deve basarsi su una metodologia strutturata, costituita da differenti fasi complementari:

  1. Analisi del contesto competitivo, di mercato e normativo, considerando elementi come andamento economico e settoriale, evoluzione della fatturazione elettronica, etc.
  2. Revisione della mission e della vision aziendale, aggiornando gli obiettivi strategici coerenti con trends macroeconomici.
  3. Predisposizione del business plan di medio-lungo periodo contenente la strategia selezionata, i pilastri della politica commerciale e gli investimenti chiave.
  4. Individuazione dei centri di responsabilità e traduzione operativa degli obiettivi generali in target specifici misurabili.
  5. Comunicazione del budget all’interno dell’organizzazione per stimolare la partecipazione trasversale.
  6. Controllo periodico dell’andamento, analizzando scostamenti e predisponendo azioni correttive.

L’importanza di avviare il budgeting da una corretta pianificazione strategica risiede nella capacità di fissare obiettivi armonizzati e raggiungibili, allineando operatività e direttrice evolutiva di medio periodo dell’impresa.

Break-even point: tutti i segreti sulla soglia di redditività dell’impresa

Il calcolo del break-even point rappresenta uno strumento fondamentale per la pianificazione strategica di un’impresa. Conoscere il volume minimo di attività necessario a raggiungere il punto di pareggio tra costi e ricavi consente di:

  1. Valutare la sostenibilità economica di un progetto imprenditoriale fin dalle sue fasi iniziali, evitando di sostenere perdite.
  2. Fissare obiettivi di vendita realistici e raggiungibili, soprattutto in caso di lancio di nuovi prodotti/servizi.
  3. Monitorare l’andamento sales rispetto alle previsioni e intervenire tempestivamente in caso di scostamenti.
  4. Ottimizzare la gestione dei costi fissi, con la possibilità ad esempio di abbassare il break-even riducendo le spese non strettamente necessarie.
  5. Sostenere processi di diversificazione e ampliamento dell’attività valutando ex ante la sostenibilità economica.
  6. Aggiornare periodicamente l’analisi break-even per tener conto di cambiamenti di scenario.

Questo strumento di controllo di gestione riveste un ruolo chiave per massimizzare le performance dell’impresa e prevenire situazioni di perdita, rappresentando quindi un valido alleato per il successo del business nel tempo.

Break-even point: Che cos’è

Il break-even point, noto anche come punto di pareggio, indica il volume minimo di vendite al quale un’azienda riesce a pareggiare i propri costi totali, ottenendo quindi un risultato economico nullo (non in utile né in perdita). In sostanza, rappresenta il livello di fatturato necessario a coprire integralmente tutte le uscite aziendali, tra cui costi fissi e variabili. Solo superando tale soglia si inizia ad ottenere un margine operativo lordo ed eventuali utili.

Il calcolo del break-even point risulta di fondamentale importanza nella pianificazione strategica di un’impresa. Infatti, è lo strumento principe che permette di comprendere in anticipo il volume minimo di vendite da raggiungere, ad esempio in relazione al lancio di nuovi prodotti o all’apertura di nuovi canali commerciali.

Inoltre, il calcolo deve essere dinamico nel tempo tenendo conto di fattori quali l’inflazione dei costi, l’evoluzione dei prezzi di vendita, i cambiamenti normativi come l’introduzione della fatturazione elettronica. Ciò per monitorare costantemente la sostenibilità economica dell’attività d’impresa.

Break-even point

 

Nel calcolo del break-even point è necessario considerare principalmente quattro fattori chiave:

  • Costi fissi – Sono quelle voci di costo che rimangono invariate a prescindere dal volume di produzione/vendite, come ad es. affitto dei locali, utenze, ammortamenti.
  • Costi variabili – Variano in funzione del volume di attività, come materie prime, manodopera diretta, imballaggi, etc.
  • Prezzo medio unitario – È il prezzo medio al quale i prodotti/servizi sono venduti sul mercato.
  • Volume di vendite – Rappresenta la quantità complessiva di unità prodotte/vendute nell’arco di tempo considerato.

Una volta quantificati questi elementi, è possibile applicare la formula matematica del break-even point:

Costi fissi / (Prezzo medio unitario – Costo variabile unitario) = Volume di vendita di pareggio

Break even point: Come calcolarlo

Il calcolo esatto del break-even point è fondamentale per pianificare al meglio le attività produttive e di vendita di un’impresa.

La formula da applicare prevede l’inserimento di quattro variabili quantitative:

  1. Costi fissi mensili, intendendo con ciò tutte le uscite indipendenti dal volume di fare impresa, come affitto, utenze, spese amministrative (esempio: € 5.000);
  2. Costo variabile unitario, vale a dire i costi che variano in funzione della quantità prodotta, ad esempio materie prime e manodopera diretta (esempio: € 25 per unità);
  3. Prezzo medio di vendita unitario (esempio: € 50 per unità);
  4. Volume di vendite previsto in unità.

Applicando la formula “Costi Fissi / (Prezzo Unitario – Costo Variabile Unitario)” a questi valori numerici, il risultato è:

5000 / (50 – 25) = 5000 / 25 = 200 unità

Ciò significa che il livello minimo di vendite per raggiungere il break-even è di 200 unità. Solo superando tale volume in corso d’esercizio è possibile realizzare profitti.

Ecco un esempio numerico dettagliato per il calcolo del break-even point:

Impresa: Columbus S.r.l. (produzione valigie di cuoio)

Costi fissi mensili:

  • Affitto capannone: €2.000
  • Utenze: €500
  • Amministrazione: €1.000
  • Ammortamenti: €500
  • Totale costi fissi: €4.000

Costo variabile unitario:

  • Acquisto cuoio: €15/valigia
  • Lavorazione: €10/valigia
  • Totale costo variabile/valigia: €25
  • Prezzo di vendita unitario: €50/valigia

Applicazione formula:

  • Costi fissi: €4.000
  • Costo variabile unitario: €25/valigia
  • Prezzo unitario: €50/valigia

€4.000 / (€50 – €25)

€4.000 / €25

= 160 valigie

Interpretazione:

Per raggiungere il break-even point e non andare in perdita, Columbus S.r.l. deve produrre e vendere almeno 160 valigie al mese. Solo superando questo volume di affari potrà iniziare a generare utili.

Incentivi imprese: cosa sono, quali sono e come sfruttarli

Gli incentivi imprese rappresentano uno strumento importante messo a disposizione dallo Stato e dagli enti pubblici per sostenere il tessuto produttivo e imprenditoriale italiano. Oggi l’ecosistema delle agevolazioni si presenta particolarmente articolato e differenziato, nel tentativo di supportare al meglio i diversi settori e realtà aziendali.

Accanto alle misure trasversali, che mirano ad agevolare soprattutto gli investimenti in innovazione, ricerca e sviluppo, internazionalizzazione e tutela ambientale, sono presenti numerose iniziative “su misura” per singoli comparti. Ad esempio, per la manifattura e le PMI operanti nel made in Italy ci sono fondi dedicati, così come per il comparto turistico-alberghiero sono attive linee di finanziamento per ammodernamento delle strutture e ampliamento dei servizi.

Anche grazie al contributo delle risorse europee del PNRR, gli strumenti a sostegno delle imprese si fanno oggi più consistenti, coprendo una quota sempre maggiore delle spese per investimenti innovativi e di rilancio dell’economia. Rimangono tuttavia ancora ampi margini di miglioramento per semplificare l’accesso di piccole e medie realtà a queste opportunità, che potrebbero accrescere competitività e sviluppo del nostro sistema produttivo sui mercati.

Incentivi imprese: cosa sono

Gli incentivi per le imprese rappresentano una serie articolata di agevolazioni, sotto forma di contributi a fondo perduto, finanziamenti agevolati o sgravi fiscali e contributivi, che lo Stato e altri enti pubblici mettono a disposizione delle aziende al fine di promuovere e sostenere determinate politiche di sviluppo economico-produttivo.

Nello specifico, i contributi a fondo perduto consistono in erogazioni a titolo gratuito destinate a coprire in via diretta una quota delle spese ammissibili sostenute dall’impresa per particolari progetti. I finanziamenti agevolati consentono invece l’accesso a prestiti bancari a condizioni migliorative rispetto a quelle di mercato. Gli incentivi fiscali assumono invece la forma di sgravi su tasse e imposte quali l’IRES, l’IRAP, i contributi previdenziali.

Incentivi imprese

Tramite tali strumenti, lo Stato intende perseguire primari obiettivi quali il sostegno agli investimenti in ricerca e sviluppo, il processo di internazionalizzazione delle PMI, la riconversione e riqualificazione verso la transizione ecologica, nonché il rafforzamento della capitalizzazione e patrimonializzazione d’impresa.

Proprio la molteplicità e articolazione delle agevolazioni disponibili rende necessaria un’attenta ricognizione delle misure maggiormente rispondenti alle specifiche esigenze e al progetto d’investimento di ciascuna impresa. A tal fine, è fondamentale effettuare un’analisi comparata degli strumenti in base ai settori merceologici di riferimento, alle tipologie di spesa ammesse a incentivo, alle modalità e alle percentuali di erogazione del contributo. Solo valutando attentamente tali criteri di eleggibilità è possibile individuare il giusto mix di incentivi da attivare, massimizzando così i benefici economici e finanziari derivanti dall’accesso alle agevolazioni.

Incentivi impresa: e principali agevolazioni

Esistono numerosi strumenti differenziati per settore produttivo che le imprese possono valutare per finanziare i propri programmi di sviluppo e ammodernamento. Per il manifatturiero risulta strategico il Contratto di Sviluppo, previsto dal D.L. n. 91/2017 convertito con L. n. 123/2017, che tramite Invitalia eroga fino al 50% del valore degli investimenti pluriennali legati a progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale. Per l’artigianato e le PMI manifatturiere il Ministero dello Sviluppo Economico concede contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati tramite il Fondo 394/81, specificamente rivolto ad aumentare la sostenibilità e digitalizzazione dei processi produttivi.

Nel settore turistico-alberghiero, invece, le risorse del PNRR consentiranno alle imprese di richiedere fino al 80% di contributo su progetti di riqualificazione energetica e antisismica o ampliamento dell’offerta del proprio business.

Tali misure prevedono naturalmente l’assolvimento di precisi requisiti dimensionali, di localizzazione e coerenza degli interventi proposti con gli obiettivi economici e ambientali perseguiti. In particolare, alcuni incentivi sono riservati esclusivamente a PMI e start-up innovative, fissando soglie massime di fatturato e numero di dipendenti. È inoltre richiesta l’ubicazione della sede legale od operativa dell’impresa in determinate aree territoriali, siano esse zone economiche speciali o regioni target di politiche di coesione e sviluppo locale.

Proposta di valore: come dovrebbe essere fatta

Saper redigere una proposta di valore efficace è diventata una competenza fondamentale per il successo di un’impresa. Dati recenti confermano come le aziende che presentano correttamente la propria offerta commerciale tramite questo strumento abbiano statisticamente maggiori possibilità di finalizzare con successo affari e collaborazioni.

Uno studio della Harvard Business Review ha riscontrato che le startup che includono una proposta di valore ben strutturata nella fase iniziale di pitching agli investitori riescono ad attrarre capitale privato con una probabilità superiore del 27%.

Anche nell’ambito B2B, ricerche condotte da importanti centri statistici confermano che oltre l’80% dei processi di vendita che prevedono la stesura di un documento esplicativo dell’offerta da parte del vendor vanno a buon fine, contro percentuali che non raggiungono il 60% quando manca tale presentazione formale.

Quindi, saper estrarre e comunicare i difetti di mercato ai quali si intende porre rimedio, illustrando soluzioni, vantaggi competitivi e added value in maniera organica e persuasiva, aumenta in maniera oggettiva e dimostrabile le chance di crescita e successo di un’attività imprenditoriale.

Proposta di valore: cos’è, cosa deve contenere

Una proposta di valore è uno strumento fondamentale per qualsiasi impresa, soprattutto nella fase iniziale in cui è necessario “aprire una partita IVA” per avviare la propria attività.

Questa rappresenta un documento di marketing tramite il quale un’azienda presenta in modo organico e persuasivo la soluzione proposta per soddisfare i bisogni di un particolare segmento di clienti target. Oltre a contestualizzare il mercato di riferimento e le necessità insoddisfatte dei potenziali clienti, una proposta di valore efficace deve chiaramente illustrare:

  1. Le caratteristiche tecniche del prodotto/servizio offerto;
  2. I benefici concreti che esso è in grado di generare per il destinatario, in un’ottica di risoluzione di problemi e massimizzazione del valore;
  3. Gli elementi distintivi e le competenze chiave dell’impresa che consentono di erogare la specifica soluzione.

Proposta di valore

Solo comprendendo nel modo più accurato possibile questi aspetti, il lettore è in grado di valutare appieno l’utilità e la rispondenza dell’offerta rispetto alle proprie esigenze. Una proposta di valore ben strutturata e completa permette di fugare eventuali dubbi sul servizio proposto e di comprendere appieno in cosa esso possa tradursi in un valore aggiunto. Inoltre, evidenziare con chiarezza i benefici attesi agevola il lettore nel validare se l’offerta sia effettivamente in linea con le sue necessità e aspettative.

Proposte di valore: come deve essere strutturata e best practice per la stesura

La proposta di valore rappresenta uno strumento chiave per chi intende “fare impresa“, sia che si tratti di startup sia di attività già avviate. Questa dovrebbe presentare una struttura lineare ma incisiva, dividendo idealmente il contenuto in quattro sezioni.

Nell’introduzione è opportuno delineare il contesto di riferimento, ovvero il mercato e il settore in cui opera l’azienda, descrivendo sinteticamente dimensioni, trend e dinamiche principali. Particolare attenzione va dedicata poi a evidenziare i fattori, interni ed esterni, che hanno motivato la necessità di effettuare l’analisi e predisporre la proposta di valore.

La seconda parte si focalizza sul customer profiling attraverso una descrizione dettagliata del segmento di clienti target in termini di caratteristiche socio-demografiche, esigenze, problemi, priorità e processi decisionali. Conoscere nel profondo i reali bisogni del target di riferimento è cruciale per strutturare un’offerta effettivamente rispondente.

Il cuore della proposta è la presentazione della soluzione, illustrandone le principali caratteristiche distintive sia sotto il profilo qualitativo che tecnologico/funzionale e spiegandone il meccanismo di funzionamento. Particolare attenzione va posta nel mettere in evidenza i concreti benefici che la soluzione è in grado di apportare al destinatario. Infine, nel paragrafo di chiusura è bene sintetizzare il posizionamento competitivo raggiunto rispetto agli eventuali competitor presenti sul mercato, evidenziando i punti di forza esclusivi rispetto alle alternative disponibili.

Applicando tali “best practicestrutturali e adottando un linguaggio semplice ma specifico, tempestivo nei concetti chiave e armonico nell’impaginazione, è possibile massimizzare l’efficacia persuasiva del documento.

Flussi finanziari: quali sono, a cosa servono e come equilibrarli

I flussi finanziari rappresentano la componente di liquidità di un’impresa, cioè la capacità di gestire le proprie risorse monetarie nel breve periodo. Una corretta gestione dei flussi finanziari è fondamentale per la sostenibilità e la crescita di un’azienda. Le entrate finanziarie principali di un’impresa sono i ricavi delle vendite dei suoi prodotti e servizi, mentre le uscite finanziarie riguardano costi operativi, investimenti, pagamenti di debiti e altre spese. Il bilancio dell’impresa deve essere sempre in equilibrio tra entrate e uscite.

Una buona gestione dei flussi finanziari prevede:

  1. Il monitoraggio costante di entrate e uscite, anche attraverso report periodici.
  2. La pianificazione finanziaria, ad esempio con budget annuali.
  3. La capacità di ottimizzare l’uso della liquidità, ad esempio riducendo i tempi di incasso e pagamento.

Perché i flussi finanziari sono così importanti? Perché permettono all’azienda di:

  1. Onorare i propri impegni di pagamento verso fornitori, dipendenti, banche, fisco.
  2. Avere la liquidità necessaria per finanziare le attività in essere e i programmi di sviluppo.
  3. Massimizzare la creazione di valore per gli azionisti.

Quindi, una corretta gestione dei flussi finanziari è fondamentale per la solidità, la crescita e la competitività di un’impresa.

Flussi finanziari: cosa sono e perché sono così importanti

Il flusso finanziario all’interno di un’impresa rappresenta l’insieme dei movimenti di denaro che entrano ed escono dall’azienda nel corso delle sue attività. Questi movimenti finanziari riguardano sia le entrate che le uscite di denaro, inclusi i pagamenti da parte dei clienti, i costi operativi, gli investimenti, i prestiti e altre transazioni finanziarie. La gestione efficace del flusso finanziario è di fondamentale importanza per il successo e la sostenibilità di un’impresa. Monitorare attentamente le entrate e le uscite di denaro consente all’azienda di mantenere un equilibrio finanziario sano e di prendere decisioni informate per il futuro.

Uno degli aspetti cruciali del flusso finanziario è la capacità di sostenere le spese correnti dell’impresa. Senza una gestione adeguata del denaro che entra e che esce, un’azienda può trovarsi in difficoltà nel pagare fornitori, dipendenti e altre obbligazioni finanziarie. Il flusso finanziario permette di identificare eventuali squilibri tra entrate e uscite, consentendo all’impresa di adottare misure correttive tempestive, come la riduzione dei costi o l’aumento delle entrate, per garantire la continuità operativa.

Flussi finanziari

Inoltre, il flusso finanziario è un elemento chiave nella pianificazione e nella gestione delle attività future dell’impresa. Una corretta pianificazione finanziaria richiede una valutazione accurata delle entrate e delle uscite previste, consentendo all’impresa di stabilire obiettivi finanziari realistici e di adottare strategie adeguate a raggiungerli. Questo può includere decisioni di investimento, di finanziamento o di gestione delle risorse finanziarie disponibili.

Un flusso finanziario ben gestito offre anche benefici come una migliore capacità di fare impresa. Quando un’azienda ha una visione chiara delle proprie risorse finanziarie e delle sue esigenze di liquidità, è più in grado di cogliere opportunità di crescita e di fare investimenti strategici. Un flusso finanziario stabile e prevedibile offre la flessibilità necessaria per affrontare situazioni impreviste o per cogliere vantaggio da circostanze favorevoli sul mercato. Infine, il flusso finanziario è importante anche per garantire la conformità alle normative fiscali e legali. Tenere traccia accurata di tutte le transazioni finanziarie consente all’impresa di adempiere ai suoi obblighi fiscali e di presentare le dichiarazioni finanziarie richieste in modo corretto e tempestivo.

Flusso finanziario: come equilibrarlo tra entrate e uscite

Per equilibrare i flussi finanziari è fondamentale monitorare attentamente tutte le entrate mensili (stipendio, rendite, ecc…) e tutte le uscite ricorrenti (mutuo, bollette, rate, spesa, ecc…). Solo identificando con precisione tutte le voci di entrata e uscita è possibile trovare modi per ottimizzare ed equilibrare la propria situazione finanziaria.

Una volta effettuato il monitoraggio, l’elemento chiave è ridurre le spese superflue, cercando di risparmiare su alcune voci di spesa, come ad esempio diminuendo gli acquisti non essenziali, riducendo i consumi energetici, ecc… In parallelo, è opportuno valutare come aumentare le entrate, ad esempio aprire una partita IVA e svolgere un’attività secondaria e parallela a quella dell’impresa principale.

Non da ultimo, la corretta pianificazione mediante la redazione di un budget mensile dettagliato permette di avere maggior consapevolezza di quanto e come si spende, identificare chiaramente le priorità e i propri obiettivi finanziari, che possono essere il risparmio per spese future, l’estinzione di prestiti, ecc… Questo consente di operare le scelte più appropriate per riequilibrare i flussi in entrata e uscita.

Monitoraggio e analisi accurata delle finanze, taglio delle spese superflue e della cattiva abitudine al consumismo, aumento delle fonti di reddito e pianificazione tramite budget: questi i punti chiave per equilibrare i flussi finanziari.