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Cash flow: cos’è, come si calcola e come gestire i flussi di cassa

Il cash flow è un aspetto finanziario molto importante e utile alle aziende per controllare correttamente la liquidità d’impresa. Si tratta di una voce che sintetizza la liquidità accumulata nel corso di un preciso lasso di tempo. L’intervallo temporale può essere mensile, trimestrale e annuale. In pratica serve a definire l’aumento o la diminuzione della liquidità aziendale in un determinato periodo di tempo. Il suo calcolo è dato dalla differenza tra entrate e uscite monetarie e corrisponde alla disponibilità monetaria delle aziende.

Cash flow definizione

Il cash flow è una risorsa molta importante per tutte le aziende. Aiuta le imprese a conoscere sempre la propria disponibilità di liquidità. È conosciuto anche come flusso primario dopo le imposte. Il valore di questo parametro è dato dalla differenza tra il totale delle entrate (cash inflow) e delle uscite (cash outflow). Il valore risultante è inserito anche nella contabilità generale e serve a determinare, all’interno del bilancio aziendale, gli scambi economici avvenuti con l’esterno (costi-ricavi).

Stabilito cos’è il cash flow, è necessario chiarire cosa non è. Non deve, infatti, essere confuso con il bilancio d’esercizio. Il bilancio è un documento che sintetizza tutti i dati quotidiani relativi a un’azienda a seguito della propria attività. Con il bilancio, però, non è possibile verificare l’andamento di un singolo prodotto, la sua redditività, oppure il costo delle materie prime e della distribuzione in generale. Il dettaglio dei singoli dati è tenuto sotto controllo solo grazie alla contabilità analitica, che parte proprio dal cash flow e si addentra nelle specifiche performance, linee produttive o singoli prodotti.

Cash flow

Calcolo cash flow

Il calcolo del cash flow parte dal rendiconto finanziario. Un documento aziendale di fondamentale importanza perché sintetizza i fattori d’incremento e diminuzione delle liquidità disponibili all’interno di un’impresa. In altre parole è un bilancio tra pagamenti effettuati e pagamenti ricevuti un determinato periodo di tempo. Non tiene conto delle spese da pagare e degli importi non ancora effettivi. È necessario, quindi, procedere con il calcolo del flusso di cassa.

Il documento tiene in considerazione anche:

  • proventi degli investimenti
  • passività da sostenere
  • interessi
  • dividendi
  • stipendi
  • tasse

Il cash flow è positivo quando la liquidità acquisita è maggiore di quella persa. Al contrario, è negativo quando la liquidità acquisita è inferiore a quella persa.

Cash flow: le varie tipologie

Esistono diverse tipologie di cash flow. Ciascuna è importante per controllare lo stato di liquidità a disposizione della propria azienda:

  • Flusso di cassa operativo – permette di calcolare la liquidità dovuto a seguito della gestione aziendale. Per calcolarlo occorre conoscere il reddito operativo che, a sua volta, deriva dall’utile aziendale al netto d’imposte e oneri finanziari.
  • Flusso di cassa per l’impresa – rappresenta la liquidità che gli investitori hanno a disposizione. È un parametro molto importante perché aiuta a stabilire la redditività precisa dell’azienda. Il risultato è dato dalla sottrazione delle spese sostenute in un determinato lasso di tempo che parte dal saldo tra attività e passività operative.
  • Flusso di cassa per gli azionisti – il parametro indica la somma da corrispondere agli azionisti che possiedono quote del capitale sociale.

Flussi di cassa: gestirli al meglio

Il cash flow è molto importante per una corretta gestione della propria attività. Serve a raggiungere una stabile e solida economia aziendale e a rispettare tutti gli impegni e gli obblighi prefissati. In combinazione a una corretta gestione dei rischi d’impresa, data dall’analisi della natura di vendite e investimenti, possono essere raggiunti dei risultati notevoli. È sempre molto importante monitorare le dilazioni di pagamento ed evitare che i flussi d’incasso vadano oltre una certa soglia.

Oggi esistono diversi software che permettono una gestione automatizzata e facilitata del proprio cash flow. Programmi che riescono a ridurre al minimo i rischi di cash outflow. Una sana gestione aziendale è composta da tante piccole accortezze che vanno dal corretto calcolo del cash flow a una corretta pianificazione del magazzino, dell’ammortamento e delle attrezzature, passando per previsioni di budget e analisi di ogni dato consuntivo.

Fundraising e innovazione sociale

Oggi, rispetto al passato, è molto più semplice richiedere un finanziamento. Non è sempre necessario ricorrere ai classici istituti bancari, con tassi d’interesse qualche volta, troppo alti. Oggi, esistono infatti delle serie e valide alternative per accedere al credito. Il Fundraising è l’innovazione in campo di finanziamenti e accesso al credito, che permette di raggiungere i propri obiettivi.

Fundraising: cos’è e cosa significa

Il Fundraising è una particolare procedura seguita per riuscire a concretizzare una causa imprenditoriale. Un sistema per mettere insieme capitali a sostegno di progetti aziendali, sociali, ambientali, ecc… Particolarmente utile, ad esempio, nel caso di startup, per le quali la presenza, a volte anche massiccia, di capitali, è sempre richiesta durante tutto il loro intero ciclo di vita.

Fundraising si traduce in italiano in: “raccolta fondi”: fund=fondo e raising=raccolta. In altre parole si tratta dell’insieme di tutte quelle attività, dal marketing alla comunicazione, che servono alle organizzazioni, per raggiungere i propri obiettivi. Sono l’insieme degli strumenti, delle competenze e delle attività, che servono a garantire la sostenibilità dei progetti sociali degli enti non profit, pubblici e privati.

Il grande successo di questa rivoluzionaria forma di accumulo di fondi, si constata anche dai dati ISTAT. L’Istituto, infatti, ha dichiarato che il Fundraising rappresenta, a oggi, un elemento chiave a sostegno delle oltre 300mila organizzazioni no profit italiane, ma anche della Pubblica Amministrazione. Le PA, infatti, sfruttano questo sistema per riuscire a portare a termini diversi in auge con cittadini e imprese. Gli ultimi dati parlano di oltre 540mila addetti che operano a favore di cinque milioni di beneficiari, generando un  valore della produzione che supera i dieci miliardi di euro.

Fundraising: strategie mirate e personalizzate

  1. A. Rosso e Associates in Achieving excellence in fundraising descrivono questa nuova pratica come:

“… La scienza della sostenibilità finanziaria di una causa sociale. Esso è un mezzo e non un fine. Pertanto, è una conseguenza degli obiettivi e dei benefici sociali che un’organizzazione intende raggiungere. Esso dipende anche dalla cultura filantropica e dalla donazione che accomuna un’organizzazione con l’ambiente nel quale opera”.

Rientrano, quindi, in questa descrizione:

  • acquisizione di denaro per un’organizzazione no profit
  • raccolta di denaro per persone bisognose
  • finanziamento di un progetto d’interesse comune

Fundraising

Si tratta di scopi e obiettivi comuni. Il Fundraising non è fatto per realizzare progetti privati, personali o di aziende orientate al profitto. Lo spirito filantropico è un aspetto cardine di questa particolare tipologia di finanziamento. L’organizzazione e i donatori devono quindi condividere la stessa etica, gli stessi valori sociali e morali.

Fundraising e crowdfunding non sono la stessa cosa. Nel crowdfunding la raccolta fondi è demandata a specifiche piattaforme online, come ad esempio Indiegogo, Kickstarter e Produzioni dal Basso. Mentre nel Fundraising diventa di assoluta importanza la figura del Fundraiser.

Fundraiser: chi è e cosa fa

Il Fundraiser, o fundraising manager è un soggetto incaricato di muoversi per sviluppare e attuare le strategie di marketing e comunicazione, atte alla raccolta dei fondi. Può essere un dipendente stipendiato direttamente dall’associazione no profit, oppure lavorare gratuitamente alla causa.

Tra i compiti che deve svolgere ci sono:

  • amministrazione delle attività di raccolta fondi
  • ricerca di nuovi donatori
  • archiviazione dei dati raccolti
  • proporre programmi per la raccolta fondi
  • preparazione di vere e proprie strategie d’azione
  • essere il portavoce e il coordinatore di tutti i volontari.

Una figura assolutamente fondamentale per l’ottima riuscita della raccolta fondi. Un ruolo che richiede competenze specifiche e il conseguimento di master dedicati e specializzanti. Spetta sempre al fundraising manager mantenere i rapporti tra enti e donatori, cercando di soddisfare ogni loro richiesta e necessità.

Affinché la raccolta fondi vada per il meglio, il Fundraiser deve rispettare e condividere alla perfezione la visione e la mission dell’organizzazione coinvolta. L’ideologia adottata per ottenere i finanziamenti deve seguire, quindi, i valori dell’organizzazione. Importante l’individuazione dei mercati di riferimento  ai quali rivolgersi per raccogliere i capitali. Infine, è fondamentale anche l’impiego del mezzo più adatto allo scopo per ottenere le donazioni desiderate. Anche l’amministrazione, vale a dire l’analisi dei costi e dei ricavi, rientra tra le competenze del Fundraiser.

Cyber crime: come possono difendersi le aziende

Il mondo della tecnologia è in continua evoluzione. Il rapporto che le persone hanno con internet è cambiato nel corso del tempo. Prima l’unica cosa di cui si dovevano preoccupare le persone erano le e-mail. Poi sono arrivate le piattaforme di social media, internet banking, smartphone, ecc… Oggi, anche il ciclo della fatturazione elettronica, che coinvolge moltissime aziende e privati, si svolge interamente online. Un’enorme quantità di dispositivi e sistemi che scambiano di continuo dati e informazioni. Informazioni che ogni giorno sono sottoposte al cyber crime che ha rafforzato la presenza online in maniera consistente negli ultimi anni. La sicurezza informatica aziendale è quindi diventata una priorità per tutti.

Cyber crime: cosa rientra in questa denominazione

Il cyber crime è inteso come reato informatico, vale a dire un’attività criminosa correlata a un sistema informatico. In questa categoria rientrano moltissimi reati, molto comuni, commessi semplicemente con l’ausilio di un computer: diffamazione, le molestie online, istigazione a delinquere, istigazione all’odio razziale, alla pedopornografia, furto di dati privati e personali, danneggiamento dati, frodi, accesso abusivo ai sistemi informativi, diffusione di codici d’accesso, falsificazione di documenti informatici, interferenza in comunicazioni telematiche, ecc… La lista è molto lunga e conta diverse attività criminali legate ai sistemi informatici. E così, mentre il commercio elettronico, diretto o indiretto continua la sua espansione e il piano di digitalizzazione aziendale nazionale sta andando avanti, aumentano anche i reati informatici e il cyber crime cresce esponenzialmente.

Crimine informatico e danni alle aziende

Il cyber crime può causare molteplici danni alle aziende. La criminalità informatica ha purtroppo il potere di rallentare o bloccare il lavoro che si traduce in perdite economiche piuttosto ingenti per molte società. Senza contare che attacchi informatici fanno perdere tempo e risorse, oltre che denaro e investimenti. Un’azienda deve infatti considerare anche il tempo impiegato dai propri dipendenti, o da specifici specialisti, per rimediare e sistemare ai danni informatici subito a seguito, ad esempio, di attacchi hacker. A causa di questo dilagante fenomeno le aziende rischiano di compromettere il proprio sviluppo, perdendo anche di credibilità, affidabilità e immagine.

Cyber crime

Cyber crime: le diverse tipologie

Esistono diversi sistemi attraverso i quali è possibile subire un cyber crime. Per citarne alcuni:

  1. Attacchi di phishing – si tratta di mail ricevute da mittenti presumibilmente affidabili, ma che in realtà sono inviate con l’unico scopo di far “abboccare pesci all’amo del pescatore”. Meglio detto, attraverso un’innocua email, o altra comunicazione fraudolente, la vittima è persuasa a fornire informazioni riservate (come, ad esempio, login e password per l’home banking, i propri dati bancari, oppure i dati della carta di credito). In alcuni casi, inoltre, il malcapitato scarica addirittura un malware che infetta il computer.
  2. Infezioni da malware – il malware è un virus che può infettare un pc o altri device. Attacca alcuni specifici file e li danneggia in modo permanente e irreparabile.
  3. Attacchi Ransomware – i virus ransomware sono, a tutti gli effetti, dei malware che operano in modo tale da poter richiedere un “riscatto”. In pratica questo virus blocca il device su cui è riuscito ad approdare in modo che l’utente non lo possa più utilizzare. Il virus manda poi un messaggio con una richiesta di riscatto che, se pagato, permette di sbloccare il device. Virus di questa natura, possono essere presi semplicemente navigando online, oppure attraverso allegati a email sospette.
  4. Scraping – di per sé lo scraping non rappresenta una vera e propria azione criminale. Il web scraping infatti consiste nel raschiare dati che sono già pubblici sul web, aggregandoli poi in database. Quello che conta però è l’utilizzo dei dati acquisiti. Possono infatti essere sfruttati per perpetrare delle truffe realizzate su misura a svariati malcapitati, oppure per creare campagne di spam e phishing, o per bypassare sistemi di sicurezza.

Cyber crime: come possono difendersi le aziende

Il cyber crime è una versa e propria piaga che minaccia la stabilità e la libertà di aziende e persone. Per contrastarlo è necessario rivolgersi a esperti del settore, utilizzare software di protezione e sicurezza specifici e soprattutto usare tanto buon senso. Essere e rimane informati costantemente sulle nuove tecniche che si sviluppano nel mondo della criminalità informatica, aiuta a prevenire moltissimi reati informatici.  È consigliato quindi fare affidamento su una realtà IT specializzata che possa garantire sistemi di sicurezza personalizzati e di alto livello, che possa garantire anche una costante gestione e un monitoraggio di qualità.

Fondo Impresa Donna: legge Bilancio 2021

Ormai è più di un anno dall’inizio della crisi pandemica, ma sono molti di più dall’inizio della crisi economica (e tutte le sue derivazioni) nel territorio italiano. Nonostante ciò,  la crisi ha accelerato il processo della messa in atto delle misure per contrastare le principali problematiche del paese. Dai famosi bonus monopattino fino alla legge di Bilancio del 2021.  Il settore che lo stato ha selezionato è stato quello delle imprese femminile. Oggi questi soldi si chiamano Fondo Impresa Donna (o “fondo di impresa femminile”).

Fondo Impresa Donna: cos’è e perché esiste?

Il Fondo Impresa Donna nasce per dare un sostegno economico alle imprese femminili. Il governo ha emanato questo decreto con lo scopo di dare una nuova vita al mercato italiano. Portare in campo nuove risorse per contrastare l’alto tasso di disoccupazione femminile del nostro paese, che, purtroppo, è tra i più alti nell’UE.

Il governo ha messo a disposizione ben 40 milioni di euro per questo fondo, tuttavia le risorse non finisco qui, perché grazie al sostegno del PNRR si sono potuti destinare circa 400 milioni per la stessa causa (Gazzetta Ufficiale del 14 dicembre 2021).

Nonostante la legge di Bilancio del 2021 sia stata approvata da qualche tempo, abbiamo dovuto aspettare diversi mesi prima di avere le modalità di attuazione per l’intervento economico per le imprese femminili. La misura, come accennato prima, ha l’obiettivo di provare a mettere in equilibrio il nostro sistema imprenditoriale, dando pari opportunità. Questa interverrà sia durante il periodo di nascita delle imprese che durante il loro periodo di crescita e sviluppo, in modo da “accompagnarle” durante il loro percorso di consolidamento, per dare a loro una vera possibilità di permanenza nel mercato

Il Fondo di impresa femminile è stato stipulato per diversi motivi, ma possono essere tutti riassunti nel promuovere e rafforzare le imprese femminili per diffondere una vera opportunità di crescita nel paese, dando a loro pari opportunità nei diversi settori. Detto ciò, la domanda da rispondere è: cosa sono le imprese femminili?  

Imprese femminili: cosa sono?

Secondo il Dipartimento per le pari opportunità possono essere considerate imprese femminili se rispettano uno dei requisiti qui elencati:

  • Imprese individuali in cui il titolare è una donna;
  • Società di persone (o cooperative) in cui le donne rappresentino almeno il 60% della compagine sociale;
  • Società di capitali in cui la maggioranza dei componenti dell’organo di amministrazione è costituita da donne o la maggioranza delle quote di capitale è detenuta da donne;
  • I consorzi composti dal 51% o più da imprese femminili.

Linee d’azione del progetto

Ora bene, esistono due linee di azione per gli incentivi, divise in base alla situazione dell’impresa:

  • Nascita e sviluppo delle imprese femminili;
  • Sviluppo e consolidamento di imprese già attive.

Tuttavia questo non è tutto, Il Fondo sostiene, come menzionato nel sito di Unicamere Veneto, anche “azioni per la diffusione della cultura e la formazione imprenditoriale femminile”. Questo significa che il Ministero dello Sviluppo economico e il Ministero dell’economia e finanze, non promuovono questo fondo solo per le imprese ma anche per portare un valore di imprenditorialità dentro alle aule delle nostre scuole e università: “diffusione di cultura imprenditoriale tra le donne, di orientamento e formazione verso percorsi di studio nelle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche, di sensibilizzazione verso professioni tipiche dell’economia digitale e attraverso azioni di comunicazione per diffondere la cultura femminile d’impresa e promuovere i programmi finanziati dal Fondo stesso.”

Fondo Impresa Donna: legge Bilancio 2021

Regole per i progetti

Le regole in merito al tetto massimo di capitale permesso per i progetti e le tempistiche per la sua presentazione, sono state ben definite e possono essere riassunte in questo modo: 

  • Budget massimo di 250 mila euro per le nuove imprese;
  • Budget massimo di 400 mila euro per le imprese già inserite nel mercato;
  • Tempo massimo di presentazione di 2 anni, per entrambe le tipologie di imprese.

Quali progetti possono essere presentati?

Possono fare domande per il fondo le imprese che operano nei seguenti settori economici:

  • Artigianato;
  • Industria;
  • Trasformazione di prodotti agricoli;
  • Commercio;
  • Turismo e servizi.

Fondo Impresa Donna: le modalità operative

Grazie al fondo,  le imprese femminili potranno avere contributi a fondo perduto fino all’80% dell’investimento (con una spesa massimo di 100 mila euro) per la creazione di una nuova impresa, ovvero nella prima delle due linee di attuazione menzionate prima.

Inoltre, per le donne disoccupate è stato previsto un aiuto ancora maggiore. Per questa tipologia di candidate il contributo a fondo perduto potrà raggiungere fino al 90% dell’investimento. Nonostante ciò, se si supera il limite dei 100 mila euro, la percentuale del contributo a fondo perduto scema fino ad arrivare al 50%. 

Invece per le imprese già esistenti valgono le seguenti misure:

  • Nate da meno di 3 anni:  possono ottenere il 50% del contributo a fondo perduto e il 50% tramite finanziamento agevolato a tasso zero da restituire in 8 anni.
  • Nate da più di 3 anni: possono richiedere il contributo a fondo perduto e un voucher da 5 mila euro per spese di assistenza tecnica e gestione.

Fondo Impresa Donna: come fare domanda

Le procedura per richiesta deve essere compilata esclusivamente in formato elettronico, nella sezione dedicata del sito di Invitalia. Tutte le domande dovranno passare attraverso un processo di valutazione per essere accettate.

LIPE: istruzioni di compilazione per il 2022

LIPE= liquidazioni periodiche IVA, per il 2022 Agenzia delle Entrate (AdE) aggiorna le istruzioni per la comunicazione dell’IVA trimestrale. Anche il software per la compilazione e il controllo delle comunicazioni subisce degli aggiornamenti sostanziali. Tra i vari aggiornamenti troviamo, ad esempio, la sospensione dei versamenti nel settore sport da gennaio ad aprile, prevista direttamente dalla Legge di Bilancio 2022.

Le federazioni sportive nazionali, devono indicare con il codice 2, l’accesso alla sospensione dei versamenti IVA. La sospensione è ideata e valida per tutte le federazioni sportive nazionali, gli enti di promozione sportiva e le associazioni e società dilettantistiche e professionali. Quindi, aggiornamenti LIPE e nuove specifiche tecniche.

LIPE: nuove specifiche tecniche e sospensione versamenti settore sport

Abbiamo quindi detto che per le seguenti categorie:

  • federazioni sportive nazionali
  • enti di promozione sportiva
  • associazioni e società dilettantistiche e professionali

La Legge di bilancio 2022 ha previsto delle sospensioni dei versamenti per:

  • somme dovute a titolo di ritenute alla fonte dei sostituti d’imposta
  • contributi previdenziali
  • contributi assistenziali
  • IVA
  • Imposte sui redditi

Questo significa che i pagamenti relativi ai mesi di gennaio, febbraio, marzo e aprile rimangono congelati.  Agenzia delle Entrate (AdE) ha quindi aggiornato tempestivamente le istruzioni relative alla compilazione delle comunicazioni Iva tenendo conto dell’articolo 1, comma 923 lettera C della Legge n° 234/2021, al rigo VP1 nella casella relativa agli “Eventi eccezionali” debutta il codice 2.

Eventi Eccezionali si riferiscono a tutti i soggetti che hanno beneficiato di agevolazioni fiscali in materia di IVA che sono previste per chi ha subito calamità o altre tipologie di situazioni gravi.

LIPE

LIPE: disposizioni aggiornate da Agenzia delle Entrate

Riportiamo il dettaglio delle specifiche LIPE 2022 che Agenzia delle Entrate ha riportato direttamente sul proprio sito ufficiali:

“… Il codice 2 va indicato dalle Federazioni sportive nazionali, enti di promozione sportiva e associazioni e società sportive professionistiche e dilettantistiche che hanno il domicilio fiscale, la sede legale o la sede operativa nel territorio dello Stato e operano nell’ambito di competizioni sportive in corso di svolgimento ai sensi del d.p.c.m. 24 ottobre 2020. Per tali soggetti l’articolo 1, comma 923, della legge n. 234 del 2021, ha sospeso i termini dei versamenti relativi all’imposta sul valore aggiunto in scadenza nei mesi di gennaio, febbraio, marzo e aprile 2022.”

Le modifiche adottate da AdE coinvolgono, di conseguenza, anche le specifiche tecniche per la compilazione della comunicazione delle liquidazioni IVA periodiche e i relativi software di compilazione e controllo. Gli aggiornamenti fanno riferimento al 10 febbraio 2022.

LIPE: sospensione versamenti IVA settore sport e competizioni in corso

Agenzia delle Entrate ha pubblicato le nuove indicazioni per la compilazione delle LIPE 2022 dopo la decisione di sospendere i versamenti IVA.

Le novità sono indicate nella circolare n°3/4 del 4 febbraio 2022. I primi soggetti che beneficiano delle sospensioni dei versamenti IVA sono, come abbiamo detto, le federazioni sportive nazionali, enti di promozione sportiva e associazioni e società sportive professionistiche e dilettantistiche. I soggetti devono avere il domicilio fiscale, la sede legale, oppure la sede operativa sul territorio dello stato e devono operare nell’ambito delle competizioni sportive, ancora in corso di svolgimento.

Non tutti i soggetti del mondo dello sport hanno accesso e diritto alla sospensione dei versamenti Iva previsti dalla Legge di Bilancio 2022. Anche le varie associazioni e federazioni sportive possono usufruire dell’agevolazione esclusivamente nell’ambito di attività e competizioni sportive ancora in corso di svolgimento. La competizione sportiva deve quindi essere in corso di svolgimento alla data del 1° gennaio 2022. La data è stata prevista direttamente nella Legge di Bilancio 2022.

Startup innovative e agevolazioni IVA

Le Startup innovative, hanno la possibilità di sfruttare una serie di agevolazioni IVA. I vantaggi fiscali a loro riservati sono molteplici: deduzioni e detrazioni per le imposte dirette IRPEF e IRES e benefici a livello d’imposte indirette. Le regole che disciplinano la costituzione delle startup innovative sono contenute nell’ articolo 25 del D.L. n. 179/2012  e con la  Legge n. 221/2012. Per incentivarne lo sviluppo, il legislatore ha previsto una serie di agevolazioni, tra le quali ritroviamo, appunto, quelle relative all’IVA. Vediamo di cosa si tratta.

Startup innovative agevolazioni

Tra le agevolazioni previste per le Startup innovative, ci sono quelle relative ai rimborsi annuali e alla compensazione dell’imposta sul valore aggiunto. Quando in dichiarazione IVA risulta un saldo a credito del contribuente, si prospettano tre diverse possibilità:

  1. richiesta di rimborso totale o parziale – solo se l’ammontare è superiore a euro 2.582,28 e se deriva da una delle seguenti situazioni:
  • cessazione attività
  • se l’aliquota media sugli acquisti e importazioni supera quella media sulle operazioni attive, aumentata del 10%
  • in presenza di operazioni non imponibili per esportazioni
  • presenza di acquisti di beni ammortizzabili
  • rimborsi Iva spettanti ai rappresentanti fiscali in Italia di società non residenti
  • esportazioni e cessioni intracomunitarie di prodotti soggetti ad accisa
  1. riporto all’anno successivo del credito utilizzabile nelle liquidazioni periodiche
  2. compensazione

La decisione può essere manifestata all’interno della dichiarazione IVA stessa. Rimborso o compensazione, invece, possono anche essere scelte durante l’anno attraverso i rimborsi infrannuali.

Il rimborso può essere richiesto e spetta solo se risultano eccedenze d’IVA detraibile, dalle dichiarazioni dei due anni precedenti.

Rimborso IVA: come funziona

Il rimborso IVA deve essere effettuato entro tre mesi dalla dichiarazione annuale. Esistono diverse modalità di rimborso a seconda degli importi da versare:

  • rimborsi inferiori o uguali a euro 30.000,00 – basta la dichiarazione annuale
  • rimborsi superiori a euro 30.000,00 – erogabili senza garanzia, a meno che il soggetto non rientri in casistiche particolari (come, ad esempio, per i soggetti che esercitano attività d’impresa da meno di due anni, o soggetti che presentano la dichiarazione annuale IVA senza visto di conformità o di sottoscrizione alternativa.)

Per ottenere il rimborso IVA, il soggetto deve apporre alla dichiarazione annuale il visto di conformità o la sottoscrizione. In alcuni casi particolari è poi necessario allegare anche una dichiarazione sostitutiva che attesta le precise condizioni.

Startup innovative e agevolazioni IVA

Per le Startup innovative, il limite di 5.000 euro è aumentato a 50.000 euro annui. Questo vale per tutti il periodo d’iscrizione nella sezione speciale del Registro delle imprese. Lo stesso vale quando chiedono l’esonero dall’obbligo del visto di conformità, soprattutto quando è richiesta la compensazione dell’IVA.

Quindi, le Startup Innovative sono esonerate dall’obbligo di apposizione del visto di conformità per compensazione dei crediti IVA fino a 50.000 euro. Solo quando questa soglia viene superata, allora è dovuta l’apposizione del visto di conformità in dichiarazione IVA.

Startup innovative

Startup innovative agevolazioni

Vogliamo ricordare, brevemente anche tutte le altre agevolazioni di cui godono le Startup Innovative:

  • Costituzione digitale gratuita – possono quindi evitare la costituzione della società presso un notaio, grazie alla firma digitale.
  • Esonero da bollo e diritti – le Startup innovative devono iscriversi nella sezione speciale del registro delle imprese tenuto presso le Camere di Commercio. Questa registrazione consente loro di avere diritto all’esonero dall’applicazione dall’imposta di bollo.
  • Deroghe alla gestione ordinaria – con la formula giuridica di S.R.L., possono costituire categorie particolari di azioni.
  • Riporto delle perdite con disciplina derogatoria – nel caso si verificasse una diminuzione del capitale, di oltre un terzo, il tempo, entro il quale, devono provare che la perdita è diminuita è posticipato al secondo esercizio successivo.
  • Disciplina sulle società di comodo – alle start up innovative non può essere applicata la disciplina sulle società di comodo.
  • Disciplina del lavoro ad hoc – la costituzione dei contratti a tempo determinato, non può superare la soglia dei 36 mesi.
  • Strumenti di partecipazione al capitale – i collaboratori possono ricevere strumenti di partecipazione al capitale, quale forma di remunerazione. I fornitori esterni, invece, possono essere pagati attraverso work for equity.

Per concludere, si ricorda che le Startup Innovative sono società che non rientrano nel reddito imponibile, ma sono soggette solamente alla tassazione sul capital gain.

Società semplice: cos’è e come si costituisce

La società semplice è il modello base delle società di persone. Per oggetto può avere solo attività economiche lucrative non commerciali. È quindi usata, soprattutto, per le attività agricole, per la gestione dei patrimoni immobiliari, le attività di tempo libero, o altre forme con rischio d’impresa. I soci hanno una responsabilità illimitata e solidale per le obbligazioni societarie L’amministrazione societaria spetta a ciascun socio in modo disgiunto. Cerchiamo quindi di capire meglio cosa sono veramente le società semplici e come sono costituite.

Società semplice: ecco come costituirla

Per costituire una società semplice non occorre un atto costitutivo. Serve però almeno la forma scritta come specificato dall’articolo 1350 del Codice Civile, in caso di:

  • beni mobili
  • diritti reali immobiliari
  • conferimento del godimento dei beni a tempo indeterminato, o comunque superiore ai nove anni

La società va poi iscritta al Registro delle Imprese entro 30 giorni dall’espressione di volontà di avvio della società. L’iscrizione nel registro è fatta all’interno di un’apposita sezione priva di effetti giuridici. L’iscrizione serve solo a censire e certificare anagraficamente l’avvio della società, dandone pubblica notizia.

Non è richiesto capitale minimo. Per quanto riguarda il contratto ci sono alcune limitazioni relativamente all’oggetto sociale. Non potendo trattare attività economiche, le società semplici non producono reddito d’impresa. Nelle società semplici non sono nemmeno previste le assemblee dei soci. Per modifiche al contratto di società, all’atto costitutivo e ai patti societari, occorre il consenso di tutti i soci.

Non ci sono formalità obbligatorie richieste per la costituzione di una società semplice. Non serve nemmeno la redazione di un contratto scritto e non è necessaria l’esistenza di un capitale sociale minimo per l’avvio della società.

Società semplice

I soci

Per diventare socio occorre l’atto di conferimento. La legge inoltre stabilisce che il socio è obbligato a eseguire i conferimenti previsti nel contratto sociale. In questo genere di aggregazioni non esiste alcuna limitazione circa l’autonomia negoziale per il conferimento dei beni. Di conseguenza a un socio è possibile conferire qualunque bene o servizio, di qualsiasi entità, che occorra per il conseguimento dell’oggetto sociale. I conferimenti consistono in:

  • denaro
  • crediti
  • beni mobili
  • beni immobili
  • attività lavorativa in favore della società
  • aziende in proprietà o godimento, anche se gravate da debiti

Società semplice: tipologie e autonomia patrimoniale

La società semplice, di solito, è costituita per:

  • attività agricole
  • professioni intellettuali che vogliono prendere forma societaria
  • attività sportive dilettantistiche
  • gestione di proprietà immobiliari e mobiliari

Invece, per quanto riguarda l’autonomia patrimoniale è imperfetta. In altre parole, un eventuale creditore della società, potrà rivalersi non solo sul patrimonio sociale, ma anche su quello personale dei singoli soci. Il creditore può comunque aggredire il patrimonio del socio, solo in via sussidiaria. Significa che prima deve rivalersi su quello della struttura e solo dopo, da ultimo, in caso di insufficienza, su quello del singolo socio.

Al contrario, invece il creditore personale del singolo socio, non può rivalersi sul patrimonio societario per trovare la giusta soddisfazione del suo credito.

Società semplice: com’è amministrata

Il potere di amministrazione consiste nella gestione dell’impresa collettiva. Amministrazione che riguarda la governance interna e la fase decisoria delle operazioni sociali utili al conseguimento dell’oggetto sociale.

Per dirla in altre parole, ogni socio illimitatamente responsabile è anche amministratore della società. Quindi la società è amministrata in modo disgiunto da tutti i soci. Nulla vieta comunque un’amministrazione congiunta, tutto dipende da quello che i soci stessi stabiliscono nel contratto societario.

Con l’amministrazione disgiunta, ciascun socio ha il potere di compiere qualunque atto che rientri nell’oggetto sociale, con o senza consenso da parte degli altri soci e senza che debbano essere informati. Agli altri soci, però, spetta il diritto d’opposizione, che può essere esercitato solo prima che l’atto venga compiuto. L’opposizione può essere presentata dal singolo socio, ma deve essere giudicata e accettata dagli altri soci. La votazione non va per numero di teste, ma in base al valore degli utili attribuiti.

In conclusione, queste strutture sono amministrate disgiuntamente, hanno il vantaggio di poter contare sulla possibilità di prendere decisioni rapide. Di contro, però, le decisioni assunte dai singoli soci, possono essere, alla fine, svantaggiose per l’intera struttura e soprattutto prese all’insaputa di tutti gli altri membri societari.

Acconto iva: versamento, codice tributi e sanzioni per mancato pagamento

L’articolo precedente: “Calcolo acconto IVA: definizione, soggetti passivi iva e metodologie” ha introdotto un argomento caro a moltissimi contribuenti: il calcolo e le tempistiche dell’acconto IVA di fine anno. Entro il 27 dicembre di ogni anno, infatti, i soggetti passivi IVA, sono tenuti a versare l’acconto sull’imposta all’amministrazione finanziaria. Abbiamo, quindi, visto quali sono i soggetti obbligati a tale impegno e come può essere calcolato l’acconto di fine anno (metodo storico, previsionale e analitico). Continuiamo adesso a esplorare l’argomento andando a vedere, nel dettaglio, com’è possibile materialmente effettuare il versamento dell’acconto, quali sono i codici tributo identificativi e le eventuali sanzioni per versamento insufficiente.

Acconto IVA: ecco come effettuare i pagamenti

Una volta calcolato l’importo da versare, l’acconto può essere saldato utilizzando un modello F24, in modalità, esclusivamente, telematica. È possibile, inoltre, effettuare compensazione dell’importo dovuto a titolo d’acconto. Una scelta che può essere presa liberamente. La compensazione può essere effettuata con eventuali crediti di imposte o contributi di cui si dispone. Logico che debba trattarsi di crediti derivanti da dichiarazioni valide e presentate regolarmente.

I contribuenti trimestrali non devono, in questo caso, applicare gli interessi dell’1%. L’acconto versato deve essere poi sottratto all’IVA da versare il mese di dicembre (contribuenti mensili), in sede di dichiarazione annuale IVA (contribuenti trimestrali), o dalla liquidazione del quarto trimestre per i contribuenti speciali.

Codice tributo acconto IVA: come compilare correttamente l’F24

Il modello F24 da utilizzare per il pagamento dell’acconto IVA deve riportare, come sempre, determinati codici tributo. In questo specifico caso quelli da indicare sono:

  • 6013 – contribuenti mensili
  • 6035 – per i contribuenti trimestrali

Acconto iva

Mentre per quanto riguarda l’anno di imposta da trascrivere è sempre quello durante il quale si sta effettuando il pagamento stesso.

Scadenza acconto IVA

Ricordiamo che la scadenza prevista per il pagamento dell’acconto IVA dell’anno corrente, è sempre il 27 dicembre. Nel caso in cui il versamento non è effettuato, oppure è eseguito in ritardo, è prevista l’applicazione di una sanzione amministrativa pari al 30%.

Sanzioni amministrative: cosa succede se l’acconto non è versato o versato in ritardo?

Come abbiamo poco prima visto, nel caso in cui l’acconto IVA non venga pagato entro i termini previsti (27 dicembre), o pagato in un importo non sufficiente, l’amministrazione finanziaria ha previsto l’applicazione di eventuali sanzioni. Nello specifico si tratta del 30% che può comunque essere regolarizzata mediante il ravvedimento operoso.

Il ravvedimento operoso è uno strumento attraverso il quale il contribuente ha la possibilità  di regolarizzare la propria posizione fiscale. Relativamente all’acconto IVA, il contribuente può pagare con il ravvedimento operoso, tramite modello F24:

  • l’imposta dovuta
  • interessi pari all’1% calcolati a giorni
  • la relativa sanzione prevista ex articolo 13, comma 1, del D.Lgs. n. 472/97

La sanzione è applicata in misura diversa a seconda di quando è effettuato il pagamento:

  • dallo 0,2% al 2,8%, se il pagamento è effettuato entro 14 giorni dalla scadenza. Per ogni giorno di ritardo è applicato lo 0,2%. Questa formula prende il nome di ravvedimento sprint
  • 3% se il pagamento è eseguito tra 15 e 30 giorni dalla scadenza
  • 3,75% se il pagamento è eseguito oltre 30 giorni ed entro il termine di presentazione del modello Iva relativo all’anno in corso

Il ravvedimento operoso consente quindi al contribuente di regolarizzare la propria posizione fiscale in caso di mancato, omesso o insufficiente pagamento di imposte e tributi (in questo caso specifico relativamente parlando dell’acconto IVA).

Il ravvedimento si esegue effettuando il pagamento del tributo, della sanzione e degli eventuali interessi calcolati. La violazione inizia dal giorno di scadenza del termine previsto. Da lì in poi, quindi, sono calcolati gli interessi da pagare.

Acconto IVA: conclusioni

La fine dell’anno corrisponde sempre a un obbligo molto importante per tutte le partite iva. Il calcolo acconto iva e il relativo pagamento entro il 27 di dicembre, segna la chiusura dell’ultimo periodo dell’anno. Vista la particolarità dell’anno in corso, è sempre bene valutare attentamente il metodo da utilizzare per il calcolo e informarsi sempre se l’Esecutivo avesse in programma delle eventuali nuove proroghe.

Calcolo acconto iva: definizione, soggetti passivi iva e metodologie

Il calcolo acconto IVA è, ogni anno, un bel cruccio per tutti i soggetti passivi IVA. Il 27 dicembre 2021 scade il termine per il pagamento dell’acconto IVA. L’importo dovuto è quello calcolato in base alle risultanze dell’ultimo periodo di versamento, relativo all’anno precedente. Diversi i metodi per calcolarlo. Con questo breve articolo vogliamo quindi vedere di chiarire, una volta per tutte, cos’è l’acconto, quali sono i soggetti che sono tenuti a pagarlo e, soprattutto, i metodi usati per calcolarlo.

Acconto IVA: cos’è e a cosa serve

L’acconto IVA è un adempimento obbligatorio. Deve essere corrisposto da tutti i soggetti passivi IVA entro il 27 dicembre di ogni anno. L’amministrazione finanziaria chiede il pagamento di un acconto dell’imposta dovuta nell’ultimo trimestre dell’anno, oppure relativo all’IVA di dicembre (per chi effettua liquidazioni mensili).

Si tratta, quindi, di un anticipo del versamento del saldo IVA che invece viene corrisposto l’anno successivo al momento della dichiarazione IVA annuale. È un modo, attraverso il quale, l’Amministrazione finanziaria, incassa parte dell’IVA dell’anno successivo, in quello precedente. Non tutti gli operatori economici sono comunque tenuti a versare l’acconto.

Soggetti passivi IVA: chi è tenuto a pagare l’acconto

Il calcolo acconto IVA lo devono fare tutti i contribuenti passivi d’IVA, come imprenditori e liberi professionisti. I soggetti che invece risultano esonerati da questo pagamento, sono tutti quelli non obbligati a liquidare periodicamente l’imposta (mensile, trimestrale che sia).

Il DPR n°633/72 definisce, nel dettaglio, tutti i soggetti esonerati dal calcolo acconto IVA e relativo pagamento:

  • chi ha iniziato attività nell’anno in corso
  • chi ha attività che risulti cessata prima del 30 novembre (mensili) o del 30 settembre (trimestrali)
  • i soggetti per i quali, applicando il metodo analitico di calcolo acconto IVA, risulta un’eccedenza di credito dalla liquidazione dell’imposta, alla data del 20 dicembre
  • i contribuenti che si trovano nel regime agevolato dei minimi o nel regime forfettario
  • chi presume di chiudere l’anno a credito
  • tutti i soggetti che eseguono solo operazioni esenti o non imponibili

Calcolo acconto iva

Calcolo acconto IVA: i metodi utilizzati

Il calcolo acconto IVA può essere fatto seguendo tre diverse metodologie. Chi è interessato al pagamento dell’acconto, quindi ditte individuali, società di persone e capitali e lavoratori autonomi, hanno a disposizione tre alternative per calcolare quanto dovuto all’amministrazione finanziaria.

Ciascuna tipologia di calcolo presenta un metodo differente e caratteristiche diverse. I tre metodi possono poi essere applicati rispettivamente, solo in base a determinate circostanze e situazioni. In ogni caso, comunque, gli importi versati in qualità di acconto, saranno poi detratti dal saldo dovuto l’anno successivo.

I tre metodi previsti per il calcolo acconto IVA sono:

  1. storico
  2. analitico
  3. previsionale

Vediamoli meglio nel dettaglio.

Calcolo acconto IVA: metodo storico

In questo caso il calcolo è fatto matematicamente. Gli importi sono determinati in base al saldo dell’anno precedente (contribuenti trimestrali) o in base alla liquidazione IVA del mese di dicembre (contribuenti mensili). L’acconto IVA dovuto, infatti, è pari all’88% dell’Iva dovuta. Esiste poi la categoria particolare dei contribuenti speciali ((autotrasportatori, distributori di carburante, odontotecnici) per i quali, gli importi corrispondono all’88% del quarto trimestre dell’anno precedente. Il metodo storico è quello che di norma è più comunemente utilizzato.

Calcolo acconto IVA: metodo analitico

In questo caso è presa in considerazione la liquidazione IVA straordinaria. È un sistema che basa il calcolo sulla percentuale del 100% dell’IVA risultante da una liquidazione straordinaria effettua considerando:

  • tutte le operazioni attive effettuate fino al 20 dicembre
  • le operazioni passive registrate fino al 20 dicembre

è un metodo che conviene a chi ha registrato nell’anno in corso, una sostanziale diminuzione del volume d’affari.

Calcolo acconto IVA: metodo previsionale

Come dice il nome stesso, è un metodo di calcolo che si basa su una previsione dell’andamento dell’azienda nel periodo considerato. La previsione è fatta basandosi sull’andamento del mese di dicembre. L’acconto quindi sarà pari all’88% dell’IVA che si prevede di dover versare per il mese di dicembre dell’anno in corso (contribuenti mensili), o per l’ultimo trimestre (contribuenti trimestrali).

Con questo sistema, però, si corre il rischio di vedere applicate delle sanzioni se il versamento risultasse inferiore rispetto al dovuto.

In ogni caso, comunque, l’acconto va versato entro e non oltre il 27 dicembre di ogni anno utilizzando un modello F24 con modalità telematica.

Identificazione diretta ai fini iva: come funziona la procedura di richiesta

Nell’articolo precedente: “Identificazione diretta iva: cos’è e qual è la procedura da seguire” abbiamo visto cos’è e a cosa serve l’identificazione diretta. Riassumendo è quell’operazione necessaria ad un soggetto estero che opera in Italia, di adempiere correttamente agli obblighi tributari e fiscali ai fini IVA. Oggi vogliamo concludere l’argomento riportando la procedura esatta che le aziende straniere dovrebbero seguire per l’identificazione diretta ai fini IVA quando operano su territorio italiano.

Identificazione diretta ai fini IVA: procedura

I soggetti esteri non residenti in Italia, che operano su territorio nostrano, sono tenuti all’identificazione diretta ai fini IVA per assolvere agli obblighi di imposta. La materia è disciplinata dall’ articolo 35-ter del DPR n. 633/72, che riporta l’intera procedura che deve essere seguita.

La prima fase della procedura di identificazione diretta a i fini IVA prevede l’inoltro della richiesta. La società estera che intende operare in Italia, ma non è residente sul nostro territorio, prima di avviare qualunque attività deve presentare ad Agenzia delle Entrate il modello ANR/3. Le richieste possono essere inoltrate esclusivamente presso l’Agenzia delle Entrate – Centro operativo di Pescara – Via Rio Sparto 21 – 65100 Pescara. La documentazione può essere recapitata di persona all’ufficio, oppure inviata tramite raccomandata con ricevuta di ritorno (obbligatorio, in questo secondo caso, allegare copia fotostatica di un documento di identificazione del dichiarante e la certificazione attestante la qualità di soggetto passivo agli effetti dell’IVA posseduta nello Stato di appartenenza).

Tutti i documenti da presentare

Al modello ANR/3 devono essere allegati una serie di documenti ben precisi:

  • Certificato originale rilasciato dalle Autorità Fiscali del Paese dove ha sede legale l’impresa che attesti l’iscrizione ai fini IVA
  • Certificato aggiornato e originale rilasciato della Camera di Commercio del Paese dove ha la sede legale l’impresa
  • Traduzione in lingua italiana dell’intera documentazione presentata
  • Copia fronte retro valida di un documento di identità del firmatario o del legale rappresentante
  • Dichiarazione dove sono specificate: le attività svolte nel paese estero, l’attività che verrà svolta in Italia, le motivazioni della richiesta, l’identificazione di tutti i soggetti verso i quali si rivolge l’attività in Italia e che il soggetto straniero non è in possesso di una stabile organizzazione su nostro territorio.

Verifica della richiesta e risposta dell’Agenzia delle Entrate

Una volta che Agenzia delle Entrate ha ricevuto l’intera documentazione sopra elencata, ne controlla il contenuto e la correttezza e risponde al soggetto estero con l’avvenuta identificazione diretta ai fini IVA e il rilascio della partita IVA. Da quel momento in poi, il soggetto straniero è tenuto ad assolvere tutti gli obblighi IVA previsti dalla legge italiana.

Identificazione diretta ai fini iva

Se il soggetto estero sfora annualmente la soglia di 10.000, deve auto certificare nel modello di attribuzione della partita IVA il volume delle vendite per il quale avrebbe dovuto essere applicata l’IVA italiana. È possibile effettuare il pagamento tramite l’istituto del ravvedimento operoso.

Adempimenti

Il soggetto estero identificato IVA in Italia deve:

  • eseguire fatturazione
  • provvedere alla registrazione delle fatture di tutte le operazioni attive e passive effettuate
  • eseguire la liquidazione IVA e provvedere ai versamenti periodici
  • può richiedere eventuali rimborsi IVA trimestrali
  • effettuare la dichiarazione IVA annuale
  • redigere e conservare registri e documenti relativi all’INTRASTAT

Per i soggetti esteri non vi è obbligo di fatturazione elettronica. Inoltre possono effettuare i pagamenti tramite:

Infine, il modello ANR è quello che deve essere utilizzato anche per comunicare eventuali variazioni di uno o più dati indicati al momento della procedura per l’identificazione diretta ai fini IVA. Lo stesso vale anche in caso di cessazione di attività che deve essere comunicata sempre con il medesimo modulo. Come sempre il modello deve essere consegnato a mano, oppure inviato con raccomandata con ricevuta di ritorno presso gli uffici di Pescara dell’Agenzia delle Entrate.

La procedura per ottenere la partita IVA è particolarmente lunga, perché, purtroppo, non è ancora stata informatizzata. Si tratta inoltre di una procedura piuttosto dispendiosa. A causa di questi motivi, la maggior parte delle aziende estere preferisce procedere all’identificazione tramite stabile organizzazione, oppure nominando un rappresentante fiscale nel Bel Paese. L’unico vantaggio a procedere con l’identificazione diretta ai fini IVA è il fatto che il soggetto estero non diventa soggetto di diritti e obblighi in Italia ai fini delle imposte dirette.