Digitalizzazione PMI: al via il fondo UE da 10 miliardi

La digitalizzazione delle PMI europee ha raggiunto un punto di svolta storico. Un nuovo fondo da 10 miliardi di euro della Banca Europea per gli Investimenti (BEI), sviluppato in collaborazione con fondi sovrani e investitori privati, rappresenta la più ambiziosa iniziativa mai lanciata per accelerare la trasformazione digitale del tessuto produttivo continentale.

Un investimento strategico senza precedenti

L’iniziativa si inserisce nel piano operativo BEI 2025-2027, che prevede investimenti annuali di oltre 95 miliardi di euro, di cui una quota significativa destinata specificamente alla digitalizzazione delle PMI e alle tecnologie innovative. Il programma TechEU, con un volume di finanziamento di almeno 20 miliardi di euro nel 2025, rappresenta il cuore pulsante di questa strategia.

La portata dell’investimento diventa ancora più evidente considerando che nel 2024 il Gruppo BEI ha già sostenuto oltre 431.000 piccole e medie imprese, mantenendo un volume di finanziamento di 45 miliardi di euro destinati alle PMI. Questo rappresenta il 47% del volume totale delle firme della BEI.

Digitalizzazione PMI: le tre direttrici tecnologiche del cambiamento

Automazione dei Processi Robotici (RPA)

L’RPA rappresenta una delle tecnologie più mature e immediatamente applicabili per la digitalizzazione delle PMI europee. Come dimostrato dal caso di Automation Hero, azienda finanziata dalla BEI, l’Intelligent Process Automation permette alle organizzazioni di ridurre gli errori umani e riassegnare i dipendenti a compiti più soddisfacenti. La soluzione sviluppata dall’azienda utilizza intelligenza artificiale proprietaria per automatizzare i processi aziendali, principalmente nel settore dei servizi finanziari.

I benefici dell’RPA si concretizzano in investimenti a basso costo con risultati rapidi, eliminando il peso delle tecnologie legacy e dei processi manuali ripetitivi. Le PMI possono ora accedere a soluzioni di automazione precedentemente riservate alle grandi corporazioni, ottenendo un processo decisionale più veloce e informato.

Intelligenza Artificiale Generativa

Il settore dell’IA rappresenta circa l’80% del gap di investimento tecnologico europeo, stimato tra 5-10 miliardi di euro annui. La Commissione Europea ha già stanziato 1,3 miliardi di euro per tecnologie strategiche critiche, inclusa l’intelligenza artificiale, mentre il programma AI Factories ha un budget di 10 miliardi di euro dal 2021 al 2027.

Il progetto europeo AI MATTERS, con un finanziamento di 60 milioni di euro, offre alle PMI coperture fino al 100% dei costi per micro e piccole imprese, 90% per le medie imprese. Questo programma si concentra specificamente su applicazioni AI per l’ottimizzazione della produzione, manutenzione predittiva e collaborazione uomo-robot.

Cybersecurity per l’Automazione

La sicurezza informatica rappresenta una priorità assoluta nell’era dell’automazione digitale. L’Unione Europea ha messo a disposizione 145,5 milioni di euro attraverso due programmi chiave: il Digital Europe Programme e Horizon Europe. Il primo round da 55 milioni di euro si concentra specificamente su soluzioni di cybersecurity per il settore sanitario, mentre il secondo round da 90,5 milioni di euro supporta PMI di vari settori, con particolare focus sull’integrazione dell’AI generativa per migliorare le operazioni di cybersecurity.

Il programma CYSSME (Cybersecurity for SMEs), finanziato dall’UE con 101 milioni di euro, offre supporto specifico per micro, piccole e medie imprese. L’iniziativa considera che le sfide di cybersecurity per le aziende europee possano essere risolte con prodotti e soluzioni di origine europea.

Meccanismi di finanziamento innovativi per la digitalizzazione delle PMI

La BEI ha sviluppato strumenti finanziari sofisticati per supportare la digitalizzazione delle PMI. Il co-investimento AI Facility da 150 milioni di euro, lanciato nel 2020, ha già dimostrato la capacità di investire insieme ai gestori di fondi supportati dal Fondo Europeo per gli Investimenti. Questa struttura permette di supportare circa 20-30 piccole e medie imprese nel settore dell’intelligenza artificiale.

Gli accordi recenti dimostrano l’efficacia di questo approccio: la partnership con Santander ha sbloccato 370 milioni di euro per sostenere piccole imprese nella transizione verde, mentre l’accordo con Mediobanca ha reso disponibili 200 milioni di euro per microimprese e aziende guidate da donne.

L’ecosistema di supporto alla digitalizzazione delle PMI

I Digital Innovation Hub rappresentano coordinatori regionali cruciali nell’ecosistema di innovazione e digitalizzazione. Questi hub servono come ponte tra domanda e offerta di soluzioni digitali, fornendo consulenza tecnica e finanziaria alle PMI. La loro importanza è cresciuta esponenzialmente durante la pandemia COVID-19, quando hanno preso azioni rapide per supportare le PMI nelle circostanze difficili.

La propensione alla digitalizzazione delle PMI non è influenzata solo da fattori finanziari, ma anche da elementi non finanziari come conoscenza e ambizione. Gli hub di innovazione digitale giocano un ruolo cruciale nel supportare questo processo di trasformazione.

Risultati misurabili e impact economico

Le ricerche dimostrano che le PMI beneficiarie del finanziamento del Gruppo BEI crescono significativamente di più in termini di asset e numero di dipendenti rispetto alle aziende comparabili che non ricevono supporto BEI. Per ogni 1% di aumento del capitale di rischio fornito dal FEI in una regione, si registra storicamente un aumento dell’1,4% nell’attività di altri investitori nella stessa regione.

Nel 2020, delle 52 unicorn europee high-tech supportate da venture capital, 28 erano state sostenute dal FEI nelle fasi iniziali del loro sviluppo. Le startup in cui il FEI ha investito capitale di rischio hanno mostrato una probabilità tre volte maggiore di partecipare a operazioni di fusione e acquisizione o di sperimentare un’offerta pubblica iniziale.

Digitalizzazione PMI: sfide e opportunità future

Meno del 20% delle PMI europee risulta altamente digitalizzato, rispetto al quasi 50% delle grandi corporazioni. I livelli di digitalizzazione sono particolarmente bassi nelle aziende dell’Europa orientale e meridionale e nei settori tradizionali. Questo gap rappresenta un’enorme opportunità di crescita che il nuovo fondo da 10 miliardi di euro mira a colmare.

La digitalizzazione non riguarda solo l’acquisizione di sistemi IT, ma coinvolge cambiamenti fondamentali nelle dimensioni aziendali: processi, prodotti e modelli di business. L’automazione crescente nella produzione, l’integrazione di simulazione e analisi dati nei processi e nelle catene di approvvigionamento possono realizzare guadagni sostanziali e continui in produttività ed efficienza delle risorse.

Il nuovo fondo europeo da 10 miliardi di euro rappresenta quindi non solo un’iniezione di capitale, ma una strategia complessiva per posizionare l’Europa come leader globale nella digitalizzazione delle PMI, combinando finanziamenti, supporto tecnologico e competenze specialistiche in un ecosistema integrato che promette di trasformare radicalmente il panorama imprenditoriale continentale.

Gestione delle scadenze: ecco come fare in pochi semplici passaggi.

Chi di noi non si è mai trovato alle prese con una RiBa a 30, 60 o 90 giorni? La gestione dei pagamenti dilazionati rappresenta una delle sfide più comuni nella vita imprenditoriale italiana. Che sia per tradizione consolidata nel nostro tessuto commerciale, per le difficoltà economiche che attraversano il mercato europeo, o per il desiderio di mantenere rapporti collaborativi con i clienti rimanendo competitivi, spesso ci ritroviamo a dover gestire scadenze multiple e complesse. Ma come orientarsi efficacemente in questo scenario, soprattutto nell’era della fatturazione elettronica?

Gestione delle scadenze e FatturaPRO.click

 

Le vie percorribili per la gestione delle scadenze in piattaforma sono due: creare delle scadenze ad hoc, che verranno inserite nei metodi di pagamento della fattura (con i pacchetti PLUS) o la gestione manuale delle scadenze. 

Sebbene la prima sia indubbiamente più allettante, la gestione manuale delle scadenze è consigliata per chi deve effettuare solo qualche fattura di tanto in tanto con questa modalità o non necessita di tutti gli automatismi e tool aggiuntivi di un pacchetto PLUS. 

Gestione delle scadenze manuali: i passaggi da seguire 

 

La prima cosa da fare per poter inserire più scadenze nella stessa fattura è andare nelle impostazioni del proprio profilo e nella sezione avanzate andare alla voce gestione scadenze scegliendo l’opzione manuale dal menù a tendina.

Una volta fatto questo passaggio bisognerà salvare le modifiche e andare a creare la fattura. 

Quando sarete in modifica della fattura, noterete una nuova sezione: scadenze

Cliccandoci sopra si aprirà la sezione dedicata della fattura in cui troverete il tasto verde aggiungi. 

 

A questo punto bisognerà inserire:

 

  • Il metodo di pagamento
  • L’iban, qualora si scelga bonifico come metodo di pagamento
  • La data di scadenza della rata 
  • L’importo della rata 

 

Cliccando su Salva e Nuovo sarà possibile inserire subito una nuova scadenza. Una volta terminato il processo, all’ultima scadenza inserita, bisognerà cliccare su Salva e Ritorna.

NB: è importante che la somma delle rate sia precisamente il totale della fattura in quanto la piattaforma non effettua aggiustamenti automatici sui dati immessi. In caso di incongruenza verrà segnalato l’errore in fase di salvataggio della fattura. 

Una volta che avrai creato la fattura che presenta più scadenze, dovrai fare il processo inverso nelle impostazioni riportando la scadenza in automatico. 

 

Sebbene la gestione avanzata delle scadenze dei pacchetti PLUS sia più comoda e permetta il salvataggio di determinate modalità di pagamento, la possibilità di gestire le scadenze in modo manuale è un grande aiuto per chi ha bisogno, in alcune circostanze, di mettere a disposizione un dilazionamento del pagamento. 

Per ogni ulteriore dubbio restiamo sempre a disposizione. 

 

Il team di supporto

 

Regala un registratore fiscale senza cassa alla tua attività

Tra poco più di due mesi, partono i mercatini natalizi che trasformeranno l’Italia in un immenso E-commerce di 6.000 metri quadrati, dove il registratore fiscale senza cassa svolgerà un ruolo di vitale importanza.

Con la fine della pandemia, i numeri di questa “nicchia” dei mercatini ha cominciato a macinare numeri interessanti, che possono essere estremamente rilevanti per te, e per la tua attività.

Ti spiego perché, e il motivo che mi induce a definire i mercatini un “immenso e-commerce”.

Nell’epoca del turismo “mordi e fuggi” i mercatini di Natale rappresentano un’attrazione per i viaggiatori in cerca di foto curiose da scattare e piccoli acquisti per regali originali e ricordi

Molti esercenti, che gestiscono un negozio “fisico” tutto l’anno, intuiscono l’importanza di creare presidi di vendita che permettano di portare la loro attività ovunque ci siano dei clienti da servire.

Siamo cresciuti in una società che ci ha abituati a inquadrare il negoziante in un certo modo, l’ambulante in un altro.

Questo perché, fino a non molto tempo fa, impostare e avviare un esercizio commerciale in un “negozio fisico”, piuttosto che ambulante, comportava una serie di differenze troppo marcate.

Le infrastrutture necessarie e gli strumenti erano troppo diversi tra loro.

Riuscire a portare un negozio fisico in piazza era davvero complicato, e di fatto significava aprire due esercizi commerciali completamente diversi e ridondanti.

Avere le risorse economiche e mentali per fare entrambe le cose, non era effettivamente una cosa per tutti.

Oggi la storia è completamente diversa. E che tu abbia un negozio fisico, un e-commerce, o un’attività ambulante, l’onda di questo cambiamento ti riguarda comunque da vicino, affinché diventi possibile – per te – cavalcarla, invece di restarne travolti.

Le nuove norme sulla digitalizzazione fiscale rendono possibile inquadrare un negozio, un e-commerce e una “bancarella” nello stesso ecosistema, senza più sdoppiamenti, ridondanze e costi duplicati. Il registratore fiscale senza cassa è il comune denominatore

Di solito, le novità normative e di legge portano complicazioni e costi.  Non è il caso delle nuove norme che hanno sdoganato il registratore fiscale senza cassa, che ha reso la gestione fiscale dei documenti molto più semplice.

Ma non è solo un fatto di procedure che si vanno a semplificare.

Il registratore senza cassa, permette di fare cose che in passato non erano possibili, come – banalmente – il fatto di poter spostare il punto cassa da un negozio a una bancarella senza particolari implicazioni.

Lo stesso “bocchettone fiscale”, e lo stesso ecosistema, possono essere quindi usati – in modo centralizzato – in tutte e tre le dimensioni commerciali dentro cui può fare operazioni commerciali un’attività oggi:

  • Negozio fisico
  • Negozio itinerante o pop up
  • E-Commerce

Certo, per poter operare in tutte e tre le dimensioni, servono ovviamente le abilitazioni del caso connesse alla propria ragione sociale in camera di commercio, ma niente non è certamente un ostacolo, specie di fronte allo spettro di opportunità a cui un esercente si apre cogliendo tutte queste occasioni.

Tanti imprenditori si stanno accorgendo dell’opportunità dietro alla digitalizzazione totale del fisco, e si muovono in modo controintuitivo (e questo è un piccolo cambiamento epocale che devi considerare)

Per decenni le tematiche fiscali hanno inciso in modo diretto sulle scelte imprenditoriali degli esercenti italiani.

Il fattore tasse ha influenzato scelte strategiche in modo profondo.
Ma davanti all’evidenza dei numeri stanno cambiando tante cose, nel modo di ragionare di chi gestisce un esercizio fisico.

Bancarelle e mercatini, ancora oggi, sono terreno ideale di hobbisti e esercenti occasionali, che muovendo pochi pezzi e pochi volumi di vendita, attrezzano i propri banconi itineranti senza una vera e oculata gestione fiscale.

Non c’è da biasimare questa scelta, e non mi riferisco solo al fattore fiscale. Battere gli scontrini su una bancarella, non era mica una cosa semplice fino a poco tempo fa.

Dovevi acquistare un registratore di cassa apposito, farlo autorizzare, collegarlo. E poi dovevi tenere conto del meteo, della pioggia, della neve, dell’umidità.

Per non parlare del rischio di furti.

Il vecchio registratore di cassa è pensato per una gestione del contante che può fare gola a qualche malfattore, pronto ad approfittare del viavai di gente per portare a segno qualche piccolo colpo.

Con il registratore fiscale senza cassa cambia tutto.

Sparisce il contante, niente più necessità di tenere dispositivi collegati alla corrente o a sistemi “via filo”.

Oggi, con un minimo di organizzazione, che ha le stesse implicazioni e difficoltà intrinseche all’uso di un tablet per guardare film durante un viaggio.

Montare, quindi, un POS a batteria collegato a una piccola stampantina bluetooth, collegando il tutto a internet tramite un semplice hotspot, ti permette di portare il tuo sistema fiscale anche su una bancarella.

Ma i vantaggi non si limitano a questo.

E qui sta il succo del discorso: una gestione fiscale digitale, diventa anche il “pretesto” per acquisire dati di contatto “non sensibilI” del cliente, che possono diventare uno strumento per mantenere un contatto col consumatore.

Un turista che è in cerca di piccoli regali e di prodotti che non troverebbe mai più altrove, tantomeno in un paese lontano, può essere solo contento di acquistare tramite POS.

Allo stesso modo, un esercente può sfruttare l’occasione per acquisire la sua e-mail e i suoi dati di contatto con consenso, per creare un rapporto con l’acquirente da prolungare attraverso le altre due dimensioni di vendita in cui un esercizio può lavorare: negozio fisico ed e-commerce.

L’azzeramento dei limiti fisici di un esercizio commerciale tradizionale che va oltre il fattore fiscale

Nel 2023 e nel 2024 il numero di esercenti che hanno scelto di aprire la propria attività anche alla vendita su strada, e presso “negozi pop up”- che sarebbero i punti vendita “volanti” solitamente presenti nei corridoi dei centri commerciali – ha registrato un aumento del 4 e dell’8%.

Sono ancora numeri abbastanza piccoli, ma rappresentano pur sempre un trend di crescita del 100%.

Un tempo, l’esercente medio avrebbe pensato solo ai costi, tenendosi alla larga da queste opportunità:

  • Eccessive implicazioni dovute all’incremento dei codici ATECO e delle SCIA che servono per portare l’esercizio commerciale nei mercatini
  • Costi di commissione dovuti all’uso del POS associato alla vendita di piccoli prodotti a basso costo
  • Tante difficoltà tecniche.

Oggi le difficoltà tecniche sono un ricordo, e quanto alle altre implicazioni, la scelta diventa quella di superarle attraverso la possibilità di acquisire una fascia di clientela che, fuori dai mercatini e dalle opportunità create dai periodi di festività, non raggiungeresti mai.

Come un imprenditore che si rispetti, la scelta è sobbarcarsi qualche difficoltà e qualche costo in più, in funzione di maggiori possibilità di guadagno che ripagano gli investimenti creando nuovo profitto!

Ecco perché ti dicevo che il registratore fiscale diventa lo strumento per trasformare i mercatini in un immenso e-commerce

Acquisire i dati di contatto del cliente, durante l’emissione di uno scontrino virtuale da fargli pervenire via e-mail, è l’occasione ghiotta che un numero crescente di imprenditori non si sta lasciando sfuggire per mantenere un rapporto con l’acquirente a distanza e tutto l’anno.

Dalla bancarella all’e-commerce, se il cliente abita lontano.

Dal mercatino al negozio fisico, e poi all’e-commerce, se il cliente vive vicino.

Gli esercenti che operano in questa modalità, e che hanno aperto anche un piccolo e-commerce per permettere ai propri clienti di diventare clientela affezionata, e di acquistare prodotti artigianali introvabili tutto l’anno, sono aumentati del 16% nel 2024.

Anche grazie alla facilità con cui, oggi, è possibile aprire un e-commerce senza investimenti di impatto, e senza tempi di attesa troppo lunghi.

Perché tutto ciò è importante per te?

Ho voluto scrivere questo pezzo non solo per darti degli spunti, basati sull’analisi di alcuni trend in crescita.

Ma, più che altro, per recapitarti un messaggio: il tessuto imprenditoriale italiano sta cambiando a una velocità impressionante.

Forse non tanto quanto dovrebbe, visto e considerato che il mondo attorno a noi sta cambiando a una velocità centro, forse mille volte superiore.

Tuttavia, sei cosciente di quanto l’italiano sia tipicamente restio ad affrontare cambiamenti epocali, rispetto agli insegnamenti ricevuti dai propri mentori del passato, siano essi parenti o persone con cui sono cresciuti lavorativamente.

Se un numero sempre maggiore di italiani stanno optando per cambiare il proprio modo di guardare agli affari, anche a costo di superare determinati pregiudizi su fisco e commissioni bancarie, allora vuol dire che è davvero in atto una rivoluzione.

E quando una grande rivoluzione ha inizio, sono dell’idea che sia sempre meglio esserne coscienti e prenderne parte, piuttosto che combatterla.

Non credi?

Entra in contatto subito con il nostro Support Team per un approfondimento gratuito sul registratore fiscale senza cassa, sui nuovi POS e sulla possibilità di creare un’attività 100% multicanale

Il team di FatturaPro è a tua disposizione sempre e gratuitamente per darti le giuste direttive, affinché tu possa abbracciare tutti i vantaggi della digitalizzazione e automazione fiscale.

Considera, però, che siamo a settembre. Tempo di rientri, tempo di cominciare a pensare alle strategie di fine anno. Abbiamo le linee molto calde, ma tu contattaci e ti risponderemo non appena arriverà il tuo turno nella coda.

Per questo motivo, ti suggerirei sinceramente di mandarci una tua richiesta di contatto senza impegno, prima ancora di chiudere questo articolo, per poi attendere in relax la nostra risposta che arriverà nel minor tempo possibile.

Ecco il link

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Dazi USA: l’evoluzione delle spedizioni internazionali dal 29 agosto

Dal 29 agosto 2025 la parola “dazi USA” assume oggi un significato completamente nuovo nel panorama del commercio internazionale. L’eliminazione del regime de minimis significa che tutti gli invii verso gli USA, indipendentemente dal valore e dal paese di origine, sono ora soggetti a tariffe doganali. Questa misura estende a livello globale quanto già applicato a Cina e Hong Kong dal 2 maggio 2025 tramite l’Executive Order 14256.

La rivoluzione dei dazi USA: addio alla soglia minima

 

Il provvedimento si inserisce in una strategia più ampia dell’amministrazione Trump volta a contrastare la crescita esponenziale delle spedizioni esenti da dazi, passate da 134 milioni nel 2015 a oltre 1,3 miliardi nel 2024, per un valore di 64,6 miliardi di dollari. La Casa Bianca giustifica l’adozione del provvedimento come misura di contrasto agli abusi sistematici del sistema de minimis, incluso l’ingresso di merci contraffatte e sostanze illecite.

Impatto operativo sui dazi USA: due regimi differenziati

La nuova normativa sui dazi USA prevede modalità operative differenziate in base al canale di spedizione utilizzato. Per i pacchi inviati tramite il circuito postale internazionale, è previsto un regime transitorio di sei mesi con due possibili modalità di applicazione dei dazi:

  • Dazio ad valorem: calcolato in base alle aliquote IEEPA applicabili al paese di origine
  • Dazio specifico forfettario: compreso tra 80 e 200 dollari per collo, a seconda dell’aliquota del paese di provenienza

Per le spedizioni via corrieri espressi (FedEx, DHL, UPS), la sospensione dell’esenzione è immediata e totale, richiedendo una dichiarazione doganale completa (ACE) con codice HS e paese di origine. Questo comporta l’applicazione integrale dei dazi USA ordinari senza possibilità di esenzioni.

Conseguenze immediate: la sospensione di Poste Italiane

L’impatto dei nuovi dazi USA si è manifestato immediatamente con la decisione di Poste Italiane di sospendere dal 23 agosto l’accettazione di spedizioni contenenti merci destinate agli Stati Uniti. La sospensione, che interessa sia privati che aziende, è stata motivata dai tempi ristretti concessi per l’adeguamento: le modalità operative sono state pubblicate dalla dogana americana solo il 15 agosto, lasciando appena due settimane per implementare le nuove procedure.

Questa “azione inevitabile e necessaria” accomuna tutti gli operatori postali europei, con poste tedesche, ceche, francesi e spagnole che hanno annunciato misure simili. Rimangono attivi solo i servizi di corrispondenza senza merci e il servizio “Poste Delivery International Express”, che segue un processo logistico differente con assistenza doganale inclusa.

Impatti per le PMI italiane

Per le PMI italiane, i nuovi dazi USA rappresentano una sfida complessa che varia significativamente in base alla tipologia di prodotto e al modello di business. Con l’introduzione di un dazio del 15% sui beni importati dall’Unione Europea, le aziende italiane si trovano di fronte a scenari diversificati:

I prodotti di nicchia e alta qualità possono difendere i margini puntando sulla ricerca della qualità e sul riconoscimento di un premium price, mentre i beni di largo consumo subiscono una pressione competitiva maggiore che rende difficile trasferire l’onere al consumatore finale.

Secondo le stime di Confindustria, le imprese italiane rischiano una perdita complessiva fino a 23 miliardi di euro in esportazioni, con oltre 34.000 aziende che esportano negli USA potenzialmente coinvolte. L’effetto combinato tra dazi USA e svalutazione del dollaro (13% dal 2024) potrebbe portare l’aliquota effettiva percepita dalle imprese italiane al 21%.

Strategie di adattamento al nuovo panorama internazionale

Le aziende che operano nell‘e-commerce devono rivedere completamente le proprie strategie logistiche e commerciali per affrontare i nuovi dazi USA. Alessandro Colnago di ExportUSA sottolinea come “per la prima volta, le imprese hanno un quadro certo e stabile su cui pianificare”, evidenziando l’importanza di adattarsi rapidamente alle nuove normative.

Le strategie più efficaci includono il consolidamento degli ordini per ridurre i costi per unità, l’utilizzo di fornitori di servizi logistici terzi (3PL) negli Stati Uniti, e la scelta di Incoterms DDP (Delivered Duty Paid) per evitare rifiuti da parte dei clienti. Per le PMI più strutturate, l’apertura di filiali americane e l’utilizzo di strategie come la “prima vendita” o il “costo industriale” possono permettere di calcolare i dazi USA su valori più bassi rispetto al prezzo di vendita finale.

La fine dell’era del de minimis segna un punto di svolta nelle relazioni commerciali transatlantiche, richiedendo alle aziende italiane una rapida capacità di adattamento per mantenere la competitività nel strategico mercato americano.

Aprire un negozio online tra crisi sanitarie, geopolitica e dazi doganali

Nonostante questi ultimi sei anni, vissuti con il fiato sospeso, l’espansione di attività basate su un negozio online continua incessantemente. Anche in Italia, dove solo pochissimi anni fa, le persone erano scettiche riguardo agli acquisti su internet.

  • L’e‑commerce B2C di prodotti supera i 40 miliardi di euro (+6 % rispetto al 2024); i servizi online valgono circa 22 miliardi (+8 %) – fonte Intesa San Paolo, Politecnico di Milano e Group PMI News.
  • Il valore complessivo del commercio elettronico in Italia è stimato in oltre 62 miliardi di euro nel 2025, con 35,2 milioni di consumatori digitali attivi – Fonte Arena Digitale
  • Alcuni settori guidano la crescita: Food & Grocery e Beauty & Pharma registrano +7 %, mentre Abbigliamento, Informatica, Elettronica di consumo, Arredamento & Home Living crescono tra il +5 % e il +6 % – Fonte Osservatori Digitali del Politecnico di Milano

Aprire un negozio online non è necessariamente sinonimo di successo, né tantomeno di guadagni facili.

Eppure, gli e-commerce stanno rappresentando una formula di investimento e di scelta imprenditoriale che il mercato, numeri alla mano, continua a premiare.

Non bisogna dimenticare, però, che un’impresa resta comunque, alla base, un’organizzazione bisognosa di scelte manageriali, con il suo carico di conseguenze:

  • Sapere investire sugli asset giusti per alimentare processi organizzativi ergonomici, finalizzati a gestire più clienti in meno tempo
  • Ritagliarsi tempo per comprendere cosa succede attorno all’attività imprenditoriale che si sta cercando di sviluppare.
  • In ultimo, ma non meno importante, saper prendere decisioni dividendole in scelte di corto, medio e lungo periodo.

Niente di diverso, rispetto a ciò che accade in qualsiasi altra impresa.

Sia essa una grande industria con enormi magazzini pieni di merce da gestire, e centinaia di dipendenti, o un e-commerce gestito da casa con una manciata di collaboratori.

E, certamente, negli ultimi anni, la capacità di prendere decisioni è stata messa a dura prova da colpi di scena continui:

  • Crisi sanitarie con stravolgimenti vari, non solo a livello sociale ma anche sul fronte logistico. Porti chiusi, spedizioni aeree difficilissime, corrieri nel panico
  • Guerre scoppiate in diverse parti del mondo, che – oltre ad essere catastrofi umanitarie – hanno portato a stravolgimenti epocali nelle rotte dei trasporti via terra, via cielo e via mare
  • Incidenti navali che hanno bloccato rotte di estrema importanza, come l’incagliamento di una porta container nel canale di Suez nel 2021.

Ma non basta, perché oggi apri il giornale e leggi:

Dazi USA: blocco temporaneo delle spedizioni verso gli Stati Uniti

Dal 23 agosto 2025, Poste Italiane ha sospeso l’accettazione di merci verso gli USA in attesa delle nuove specifiche doganali americane, rilasciate solo il 15 agosto.

 

Ennesimo colpo di scena, ennesima potenziale crisi da gestire per chi ha un negozio online, che fa della libera circolazione di merci una delle proprie “materie prime”.

Nel giro di poche ore, non solo Poste Italiane ha diramato comunicati simili. Anche DHAL e altri operatori logistici europei hanno adottato misure simili, con ovvie ripercussioni generali:

  • Rallentamenti o interruzioni nelle spedizioni internazionali, potenzialmente impattanti su ordini B2C.
  • Comunicazione critica con clienti e fornitori per gestire aspettative e tempi di consegna.
  • Necessità di studiare e valutare alternative logistiche o soluzioni per garantire continuità operativa.

Sembrava facile, vero?

Una persona si immagina che gestire un e-commerce significhi sedersi sul divano, con il proprio animale domestico accanto, il bimbo che gioca sul tappeto, la televisione in sottofondo, mentre con pigrizia si pigia qualche tasto e si fa qualche “click” col mouse.

La verità è che, oggi, di facile non c’è nulla e le cose sicure le hanno finite da un pezzo.

Ma allora, che senso ha aprire un e-commerce, se alla fine è così complicato? Perché questo tipo di attività continua a crescere, analizzando il numero crescente di imprenditori che ne cominciano una, o che ne aprono una seconda, se non addirittura una terza o una quarta?

Il negozio online è il nuovo – e forse ultimo – bastione per chi vuole lanciarsi nella commercializzazione di un prodotto, in un mondo in cui aprire attività fisiche presenta complessità troppo grandi per chi non dispone di risorse infinite

Alla fine degli anni Cinquanta, come all’inizio degli anni Sessanta, molte attività nascevano “per osmosi”.

Alcuni operai e dipendenti di grandi fabbriche.
Magari stanchi di rinunciare ai propri affetti, tornavano in provincia dalle grandi città italiane, dove si concentravano i grandi poli di produzione nazionali.

Con la liquidazione, e due soldi messi da parte, acquistavano un vecchio macchinario usato e un capannone. Poi partivano “in piccolo” a fare ciò che facevano prima come dipendenti.

La burocrazia c’era, i rischi anche. Fare una scelta del genere comportava sacrifici e paure anche allora. Ma l’Italia stava ancora vivendo il suo dopoguerra.

E, mentre nelle grandi città si cominciava a vivere circondati di tante cose e possibilità, nelle province c’era bisogno di tutto.

Aprire una piccola fabbrica di bombole del gas, per esempio, significava erogare un servizio di enorme comodità e importanza per tutta la comunità.

Le persone non erano più costretta a viaggiare verso un capoluogo per procurarsi un po’ di gas per cucinare.

E così via.

Oggi, pensare di aprire un’attività del genere è praticamente impensabile.
Non solo è difficile trovare una location ideale per sviluppare un’attività fisica.

Ma poi bisogna fare i conti con delle marginalità che sono sempre più risicate.

Se vuoi assumere un dipendente che ti aiuti, i costi del lavoro sono enormi. La gestione fiscale di un magazzino è complicatissima.

E il mercato globale costringe un ipotetico industriale italiano che vuole aprire una startup a misurarsi con concorrenti di tutto il mondo.

Con la possibilità di fare prezzi bassissimi, come ad esempio in Cina.

Ecco che, allora, se oggi hai un’idea interessante, un buon prodotto da commercializzare, aprire un e-commerce diventa una delle poche scelte possibili:

  • Puoi delocalizzare la produzione in giro per il mondo, trovando la nazione con il contesto più favorevole per farlo
  • Puoi esternalizzare la logistica, immagazzinando i prodotti da spedire ai clienti dove è meglio per il tuo caso specifico
  • Puoi affidare la gestione delle spedizioni a personale esterno, magari fuori dall’Italia, o anche dentro i nostri confini, ma senza necessariamente accollarti i pesantissimi costi del lavoro che nel nostro paese rappresentano una difficoltà in più.

Ma, anche una volta fatto questo, le difficoltà non sono finite, come abbiamo visto all’inizio di questa riflessione.

Aprire un e-commerce non è sinonimo di facilità: la burocrazia ha un peso enorme, mentre il mondo globale presenta sempre ostacoli e difficoltà del tutto nuove

Trovare le risorse, di tempo e mentali, per riuscire a gestire la burocrazia e – allo stesso tempo – trovare soluzioni e sbocchi per aggirare gli ostacoli creati dai frequenti colpi di scena portati dalla geopolitica, è seriamente complicato.

Come dico sempre, rischi di perdere tutti i benefici di un’attività online, la cui essenza è proprio quella di preservarti dalla complessità di un’impresa “tradizionale”, fatta di capannoni e macchinari da pagare, magazzini, inventari e centinaia di stipendi a cui pensare ogni mese.

Ma il compito dell’imprenditore digitale è essere lo stratega dell’azienda, la persona che intuisce i pericoli un attimo prima degli altri, e si occupa di trovare una soluzione.

Il tuo tempo e le tue energie non possono essere assorbite da questioni come controllare che gli scontrini dei clienti siano emessi correttamente, o che il Sistema di Interscambio non rigetti qualche tua fattura attiva.

FatturaPro.click e l’Automazione Fiscale per il tuo Negozio Online

Anche nel mese di agosto, le funzionalità più usate dai clienti di FatturaPro sono quelle finalizzate all’Automazione Fiscale dei negozi online.

Nonostante le vacanze, e anche se le persone hanno trascorso del tempo lontane dalle proprie abitazioni, e dalle proprie abitudini, gli e-commerce italiani non hanno smesso di lavorare a pieno ritmo.

FatturaPro è sempre più un alleato essenziale per chi gestisce questo tipo di aziende, perché permette all’imprenditore, e ai suoi collaboratori più ristretti di concentrarsi su aspetti nevralgici del proprio business, senza perdere tempo con fatture e corrispettivi, che vengono generati in automatico.

Grazie a plugin facilissimi da installare, puoi affidare a noi la gestione dei processi necessari per la compilazione e la conservazione dei documenti fiscali, senza più doverci pensare tu.

Hai sotto controllo dati e strumenti di rendicontazione, che ti servono unicamente a tenere d’occhio le informazioni essenziali sintetizzate in un cruscotto digitale, utili anche per il tuo commercialista, ma non devi fare altro.

Ecco perché, ormai, centinaia di E-commerce non possono più fare a meno di FatturaPro.

Hai un negozio online, o stai progettando di aprirne uno? Entra subito in contatto con il nostro Support Team

Siamo alle porte di settembre, il mese dell’anno in cui si gettano le basi per il futuro, per ciò che accadrà a gennaio.

È un periodo dell’anno fantastico per portare cambiamenti alle tue routine lavorative, o per consolidare i progetti che hai in mente.

Per noi settembre è uno dei mesi dell’anno che rappresentano un po’ la nostra “alta stagione”. Molti imprenditori ci contattano esattamente per i motivi che ho raccontato nelle righe qui sopra.

Sono momenti di ritorno alla normalità dopo il caldo, le vacanze e il relax.

Ma sono anche attimi in cui si comincia a mettere in ordine pezzi di idee, di progetti o anche soltanto di buoni propositi maturati durante l’estate.

Per questo ci capita frequentemente di avere le giornate piene di appuntamenti.

Se hai un negozio online, e non ne puoi più di perdere tempo dietro a novità fiscali e produzione di fatture e corrispettivi, o se hai ancora un progetto astratto di negozio online che stai pensando di aprire, clicca sul link qui sotto ed entra in contatto con il nostro Support.

Non costa nulla, entri in contatto con un team di persone che possono darti direttive utili sia lato tecnico, sia sul fronte fiscale, e puoi ritagliarti del tempo per uscire dall’appuntamento con noi avendo idee ancora più chiare sul da farsi.

Ma non aspettare troppo, perché- per esperienza – settembre è un mese in cui tutti vogliono tornare a correre, e le agende degli appuntamenti si riempiono in fretta:

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Controllo dei Costi nelle PMI: strumenti utili

Il controllo dei costi nelle PMI rappresenta uno degli aspetti più critici per garantire la sostenibilità e la crescita delle piccole e medie imprese italiane. In un contesto economico sempre più competitivo, implementare un sistema efficace di controllo dei costi diventa essenziale per mantenere margini di redditività adeguati e prendere decisioni strategiche basate su dati concreti.

L’Importanza della Classificazione dei Costi per le PMI

La prima fase per un efficace controllo dei costi nelle PMI consiste nella corretta classificazione delle diverse categorie di spese. I costi aziendali si dividono principalmente in due tipologie fondamentali:

  • Costi fissi: spese che rimangono costanti indipendentemente dal volume di produzione, come canoni di locazione, ammortamenti, stipendi del personale amministrativo e utenze
  • Costi variabili: costi che variano proporzionalmente alla produzione, quali materie prime e manodopera diretta

Successivamente, è fondamentale identificare con precisione l’oggetto di cui si intende misurare il costo, che può essere la singola commessa, il prodotto specifico, il lotto di produzione, il processo produttivo o anche un intero reparto.

Sistemi di Contabilità Analitica per il Controllo dei Costi nelle PMI

Per implementare un efficace controllo dei costi, le PMI possono adottare diversi sistemi di contabilità analitica, ciascuno adattabile alla complessità gestionale dell’impresa:

Sistema a Forma Libera

Utilizza tabelle, schemi e prospetti per rappresentare costi, ricavi e risultati economici relativi agli oggetti di calcolo. Questo approccio risulta particolarmente adatto alle PMI con strutture organizzative semplici.

Sistema Misto

Prevede un’unica contabilità con dettagli specifici di costi e ricavi integrati nel piano dei conti della contabilità generale. Rappresenta una soluzione intermedia che bilancia semplicità e precisione analitica.

Sistema Duplice

Implementa un sistema autonomo di rilevazione dei costi parallelo alla contabilità generale, tipico delle imprese industriali più strutturate.

Direct Costing vs Full Costing: Tecniche di Controllo dei Costi nelle PMI

Le PMI possono utilizzare due metodologie principali per l’attribuzione dei costi agli oggetti di riferimento:

Direct Costing

Il metodo del direct costing imputa all’oggetto di costo solo i costi di riferimento diretto, permettendo di determinare il margine di contribuzione. Questa tecnica si concentra esclusivamente sui costi variabili, considerando i costi fissi come spese del periodo.

Un esempio pratico mostra come un’azienda con due prodotti possa valutare la redditività attraverso il direct costing:

Prodotto Ricavi Costi Variabili Margine di Contribuzione Indice di Redditività
A1 €850.000 €410.000 €440.000 51,76%
B2 €460.000 €190.000 €270.000 58,69%

Nonostante il prodotto A1 abbia un margine di contribuzione superiore in valore assoluto, il prodotto B2 risulta più redditizio con una maggiore capacità di assorbimento dei costi fissi.

Full Costing

Il full costing considera tutti i costi aziendali, inclusi quelli indiretti come i costi di amministrazione, commerciali e relativi ammortamenti. Questo metodo fornisce una visione più completa della struttura dei costi, distribuendo i costi indiretti ai prodotti attraverso specifici sistemi di allocazione.

La Break Even Analysis nel Controllo dei Costi nelle PMI

La Break Even Analysis rappresenta uno strumento fondamentale per il controllo dei costi, permettendo di identificare il punto di equilibrio tra costi e ricavi.

Per Aziende Monoprodotto

Il punto di equilibrio si calcola con la formula:

q = CF / (p-cv)

Dove:

  • q = quantità di equilibrio
  • CF = costi fissi
  • p = prezzo di vendita
  • cv = costo variabile unitario

Per Aziende Multiprodotto

Il calcolo del fatturato di equilibrio utilizza la formula:

Fatturato di equilibrio = CF / (1 – cv’)

Dove cv’ rappresenta il rapporto tra costi variabili totali e ricavi totali.

Il Margine di Contribuzione nel Controllo dei Costi nelle PMI

Il margine di contribuzione costituisce un indicatore chiave per misurare la redditività di prodotti o servizi, rappresentando la differenza tra ricavi e costi variabili. Questo strumento permette di ottimizzare produzione e vendite, indirizzando le scelte aziendali in modo consapevole.

Livelli del Margine di Contribuzione

Margine di Primo Livello (MC1): considera la redditività globale dell’azienda, sottraendo dai ricavi i soli costi variabili.

Margine di Secondo Livello (MC2): sottrae dal MC1 i costi fissi specifici di produzione, evidenziando eventuali sovradimensionamenti della struttura produttiva.

Implementazione Pratica del Controllo dei Costi nelle PMI

Per una corretta implementazione del controllo dei costi nelle PMI, è essenziale seguire un approccio graduale e sistematico:

  1. Definizione degli obiettivi: chiarire gli obiettivi strategici a breve e lungo termine
  2. Selezione degli strumenti: scegliere software di gestione finanziaria, KPI e sistemi di reporting adeguati alla dimensione aziendale
  3. Formazione del personale: garantire che il team sia formato sull’utilizzo degli strumenti di controllo
  4. Monitoraggio continuo: implementare un controllo costante delle performance con capacità di intervento in tempo reale

La gestione efficace dei costi rappresenta oggi una necessità strategica per le PMI, non solo per ridurre gli sprechi ma per saper gestire al meglio le risorse disponibili. Attraverso un controllo mirato, le piccole imprese possono migliorare significativamente la loro competitività e aumentare le opportunità di successo nel mercato di riferimento.

L’adozione di un sistema strutturato di controllo dei costi nelle PMI permette di trasformare i dati aziendali in leve concrete di efficienza, redditività e crescita sostenibile, fornendo agli imprenditori gli strumenti necessari per navigare in contesti economici sempre più complessi e competitivi.

Commercio elettronico indiretto: adempimenti IVA e regimi per vendite online

Il commercio elettronico indiretto rappresenta oggi una delle forme più diffuse di vendita online, caratterizzandosi per la spedizione diretta dei beni fisici dal venditore al consumatore finale attraverso canali telematici. Questo modello di business, che include anche il dropshipping, comporta specifici obblighi e opportunità dal punto di vista fiscale che ogni imprenditore deve conoscere per operare in conformità alle normative vigenti.

Caratteristiche e inquadramento del commercio elettronico indiretto

Il commercio elettronico indiretto è disciplinato dall’articolo 18 del D.Lgs. n. 114/98 e si configura come una forma speciale di vendita al minuto. Questa tipologia di vendita si distingue per due requisiti fondamentali: la vendita del bene avviene con modalità telematiche mentre la consegna segue modalità tradizionali tramite corriere, vettore o servizio postale.

Dal punto di vista operativo, l’e-commerce indiretto è assimilabile alla vendita per corrispondenza, beneficiando di specifiche semplificazioni fiscali. Le vendite effettuate attraverso questo canale sono infatti esonerate dall’obbligo di emissione della fattura elettronica (salvo richiesta del cliente), dall’obbligo di memorizzazione e trasmissione dei dati dei corrispettivi all’Agenzia delle Entrate e dall’obbligo di emissione del documento commerciale.

Adempimenti preliminari per avviare l’attività

Per avviare un’attività di commercio elettronico indiretto sono necessari diversi adempimenti preliminari:

  • Apertura della partita IVA: obbligatoria per qualsiasi attività strutturata e continuativa
  • Scelta del codice ATECO: per l’e-commerce il codice più appropriato è il 47.91.10 – Commercio al dettaglio effettuato via internet
  • Iscrizione al Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio competente
  • Presentazione della SCIA al Comune in cui ha sede l’impresa
  • Iscrizione alla Gestione Commercianti dell’INPS
  • Eventuali autorizzazioni specifiche in base al settore merceologico

Regimi fiscali disponibili per il commercio elettronico

Regime forfettario per e-commerce

Il regime forfettario rappresenta spesso la scelta più vantaggiosa per chi avvia un’attività di e-commerce. Per l’attività con codice ATECO 47.91.10, il coefficiente di redditività è pari al 40%, con un’imposta sostitutiva del 15% (ridotta al 5% per i primi cinque anni di attività).

I vantaggi del regime forfettario includono:

  • Gestione contabile semplificata senza obbligo di registrazione fatture ricevute
  • Esenzione dall’IVA sulle vendite (rendendo i prezzi più competitivi)
  • Contributi INPS ridotti del 35%
  • Aliquota agevolata per le startup

Il limite di fatturato per accedere al regime forfettario è di 85.000 euro annui. Superata questa soglia, diventa obbligatorio il passaggio al regime ordinario.

Regime ordinario

Il regime ordinario prevede la tenuta della contabilità semplificata per le ditte individuali o ordinaria per le società, con l’applicazione di IRPEF per le persone fisiche o IRES e IRAP per le società. Questo regime consente la detrazione dell’IVA sugli acquisti e la deduzione dei costi reali, risultando vantaggioso per attività con costi elevati.

Gestione dell’IVA nelle vendite online

La gestione dell’IVA rappresenta l’aspetto più complesso della normativa fiscale del commercio elettronico. Gli adempimenti variano significativamente in base alla tipologia di cliente e alla sua localizzazione geografica.

Vendite a consumatori finali italiani

Per le vendite B2C nazionali, le operazioni sono esonerate dall’obbligo di fatturazione elettronica e dalla certificazione dei corrispettivi. È sufficiente annotare i corrispettivi giornalieri nel registro entro il giorno non festivo successivo.

Soglia dei 10.000 euro per vendite intracomunitarie

Dal 1° luglio 2021 è stata introdotta una soglia unica di 10.000 euro per le vendite a distanza intracomunitarie. Questa soglia si calcola su base annuale, al netto dell’IVA, considerando il volume d’affari realizzato nell’intero territorio UE.

Fino al raggiungimento della soglia, l’IVA viene applicata nel paese di origine (Italia). Superata la soglia, diventa obbligatorio applicare l’IVA del paese di destinazione, richiedendo l’identificazione fiscale in ciascun stato membro o l’adesione al regime OSS.

Il regime OSS (One Stop Shop)

Il regime OSS rappresenta una significativa semplificazione per gli operatori del commercio elettronico che vendono in più paesi UE. Questo sistema opzionale consente di gestire tutti gli adempimenti IVA attraverso un’unica interfaccia nazionale, evitando l’apertura di partite IVA separate in ogni stato membro.

Vantaggi del regime OSS

  • Gestione centralizzata delle dichiarazioni IVA trimestrali
  • Riduzione dei costi amministrativi
  • Semplificazione degli adempimenti burocratici
  • Maggiore competitività sui mercati europei

L’adesione al regime OSS diventa obbligatoria una volta superata la soglia dei 10.000 euro, ma può essere scelta volontariamente anche al di sotto di tale limite.

Novità 2025: regime di franchigia transfrontaliera

Dal 1° gennaio 2025 è operativo il regime transfrontaliero di franchigia IVA per le piccole imprese. Questo nuovo sistema consente alle imprese con volume d’affari inferiore a 100.000 euro annui di operare senza applicazione dell’IVA anche in altri stati membri UE.

Requisiti per l’accesso

  • Volume d’affari annuo non superiore a 100.000 euro a livello UE
  • Soglia specifica del paese di stabilimento (85.000 euro per l’Italia)
  • Comunicazione preventiva all’Agenzia delle Entrate
  • Autorizzazione da parte degli stati membri interessati

Questo regime comporta significative semplificazioni amministrative, eliminando molti adempimenti IVA per le microimprese che operano nel mercato europeo.

Controlli e compliance

L’Agenzia delle Entrate monitora attentamente le attività di commercio elettronico attraverso diversi strumenti:

  • Segnalazione trimestrale dei pagamenti online da parte di banche e PSP
  • Controlli sui flussi di denaro digitali
  • Verifiche sulla corretta applicazione dell’IVA transfrontaliera

La non conformità alle normative può comportare sanzioni significative, rendendo fondamentale una corretta pianificazione fiscale fin dall’avvio dell’attività.

Split payment: tutto quello che bisogna sapere

Chiunque abbia avuto a che fare almeno una volta con una Pubblica Amministrazione avrà sicuramente sentito parlare di split payment, una gestione dell’iva un po’ diversa dal normale che spesso può mettere in crisi l’imprenditore che si trova a doverla applicare per la prima volta in fattura. 

 

Ma cos’è lo split payment? 

Lo Split Payment, noto in italiano come “scissione dei pagamenti”, è un meccanismo fiscale introdotto in Italia con la Legge di Stabilità 2015 (Legge 190/2014) e successivamente modificato e ampliato. L’obiettivo primario di questa misura è contrastare l’evasione dell’IVA, un problema che ha pesato significativamente sulle finanze pubbliche italiane per molti anni.

 

Il suo principio fondamentale è la separazione del pagamento dell’imponibile da quello dell’IVA nelle transazioni commerciali con determinati enti pubblici e società. Quando un fornitore vende beni o servizi a specifiche categorie di acquirenti, l’IVA non viene più incassata dal fornitore stesso, come avviene normalmente, ma viene versata direttamente all’Erario dall’acquirente

Come si fa ad applicare lo split payment con FatturaPRO.click? 

 

Applicare lo split payment con FatturaPRO.click è davvero semplice e ti costerà un solo click. 

Dovrai compilare la fattura normalmente, magari inserendo i codici CIG e CUP come richiesto dalla PA ( abbiamo affrontato l’argomento qui ) e andare alla sezione Dati Pagamento della tua fattura. 

 

A questo punto troverai come prima voce esigibilità iva. Ti basterà cliccarci sopra e selezionare scissione dei pagamenti dal menù a tendina e salvare la tua fattura. 

Visualizzando il file della fattura noterai che l’iva verrà scorporata e che la fattura sarà conforme alle richieste fatte dalla PA.

 

Tutto questo in pochissimi click! 

 

Se hai dubbi su questo o altro non esitare a contattarci, siamo sempre disponibili a supportarti.

 

Il team di supporto

Internazionalizzazione d’impresa: fiscalità nei processi di espansione

L’internazionalizzazione rappresenta oggi una necessità strategica per le imprese italiane che devono affrontare mercati sempre più competitivi e interconnessi. Non si tratta più semplicemente di esportare prodotti oltre confine, ma di strutturare una presenza operativa all’estero che richieda un approccio integrato tra aspetti commerciali, giuridici e fiscali.

La scelta del modello operativo più adeguato per l’espansione internazionale – che si tratti di un ufficio di rappresentanza, una stabile organizzazione o una joint venture – comporta implicazioni fiscali dirette e significative, influenzando la distribuzione dei profitti, la gestione dei rischi tributari e la compliance con le normative nazionali e internazionali.

Internazionalizzazione attraverso l’ufficio di rappresentanza: strategia conservativa

L’ufficio di rappresentanza costituisce il primo strumento per testare un mercato estero senza assumere rilevanza fiscale diretta. Questa struttura “leggera” consente alle imprese di svolgere attività meramente ausiliarie come promozione commerciale, ricerche di mercato e supporto alla comunicazione istituzionale, senza generare ricavi diretti nel territorio estero.

Dal punto di vista della internazionalizzazione fiscale, l’ufficio di rappresentanza non è considerato una stabile organizzazione e quindi non è soggetto a imposte locali. I costi sostenuti per il suo mantenimento rimangono deducibili dalla casa madre italiana, mentre la struttura non deve presentare dichiarazioni fiscali o versare imposte nel paese estero.

Tuttavia, la gestione richiede particolare rigore per evitare che un’eccessiva autonomia operativa possa determinare una riqualificazione in stabile organizzazione “di fatto”, con conseguenti obblighi fiscali non previsti. Le autorità fiscali internazionali applicano sempre più rigorosamente il principio della prevalenza della sostanza sulla forma, rendendo fondamentale una documentazione precisa delle attività effettivamente svolte.

Internazionalizzazione mediante stabile organizzazione e regime branch exemption

Quando l’attività estera assume carattere continuativo e sostanziale, si configura una stabile organizzazione che diventa fiscalmente rilevante nel territorio estero. La stabile organizzazione viene tassata localmente per i redditi prodotti, ma tali redditi devono essere inclusi anche nella dichiarazione italiana secondo il principio della tassazione mondiale.

Per evitare fenomeni di doppia imposizione, il sistema italiano offre due alternative: il credito d’imposta estero ex art. 165 TUIR o l’esenzione integrale tramite il regime branch exemption ex art. 168-ter TUIR. Il regime di internazionalizzazione fiscale branch exemption, introdotto nel 2015, consente di esentare dalla tassazione italiana gli utili e le perdite delle stabili organizzazioni estere.

L’opzione per la branch exemption è irrevocabile e deve essere esercitata al momento della costituzione della prima stabile organizzazione, estendendosi automaticamente a tutte le future strutture estere dell’impresa. Questo regime risulta particolarmente vantaggioso quando il livello di tassazione del paese estero è più favorevole rispetto a quello italiano, consentendo di ottimizzare il carico fiscale complessivo.

Internazionalizzazione attraverso joint venture: collaborazione strategica

Le joint venture rappresentano una strategia di internazionalizzazione sempre più diffusa per condividere rischi, risorse e know-how con partner locali o internazionali. Questo modello può assumere due forme principali con riflessi fiscali distinti: la joint venture societaria, che comporta la costituzione di una nuova entità giuridica autonoma, e la joint venture contrattuale, basata su un accordo di collaborazione senza creazione di un nuovo soggetto.

Nella joint venture societaria, la nuova entità è soggetta agli obblighi fiscali del paese di costituzione, mentre gli utili distribuiti seguono le regole sui dividendi internazionali con possibili ritenute alla fonte. La joint venture contrattuale prevede invece l’attribuzione “per trasparenza” dei redditi alle imprese partecipanti, con tassazione nei rispettivi stati di residenza.

La gestione delle joint venture nell’ambito dell’internazionalizzazione richiede particolare attenzione ai profili di transfer pricing, soprattutto quando vi sia condivisione di costi, beni e personale tra i partner. È inoltre necessario valutare il rischio di configurazione di una stabile organizzazione “di fatto” per uno o più partner quando la joint venture implichi presenza fisica o funzionale significativa in un paese estero.

Sfide della fiscalità internazionale contemporanea

Il contesto fiscale internazionale è caratterizzato da trasformazioni continue che impongono alle imprese un aggiornamento costante delle strategie di internazionalizzazione. Il progetto BEPS dell’OCSE ha rafforzato i controlli sui prezzi di trasferimento, richiedendo documentazione puntuale per dimostrare che i prezzi praticati nelle transazioni infragruppo siano conformi al principio arm’s length.

La proposta di direttiva europea ATAD 3 “Unshell” rappresenta una nuova sfida per l’internazionalizzazione, mirando a contrastare le entità prive di sostanza economica costituite unicamente per accedere a regimi fiscali più favorevoli. Le imprese dovranno dimostrare attraverso indicatori oggettivi che le strutture estere sono genuine e funzionali, non semplici involucri giuridici.

L’Amministrazione finanziaria italiana ha rafforzato il controllo sulle operazioni transfrontaliere, ponendo enfasi sulla coerenza tra struttura legale e operatività effettiva. La normativa CFC (Controlled Foreign Companies) è stata aggiornata con nuovi criteri per il calcolo della tassazione effettiva e la possibilità di applicare un’imposta sostitutiva del 15%.

Shopify cresce, ma se non automatizzi la parte fiscale, sei nei guai

Nel 2024 Shopify ha sfiorato i 9 miliardi di fatturato. Ma per ogni e-commerce che cresce, c’è un imprenditore che annega nella burocrazia fiscale

Nel 2024, Shopify ha registrato un fatturato annuo di circa 8,88 miliardi di dollari, con una crescita del 26% rispetto al 2023, quando il dato si fermava a 7,06 miliardi.

Sono numeri che rappresentano una costante crescita, e confermano una tendenza ormai chiara:

Shopify è diventata la piattaforma di riferimento per chi vuole aprire un e-commerce in modo semplice, veloce e senza partire con un’attività già caricata da decine di migliaia di euro spesi in sviluppi di piattaforme e-commerce “su misura”.

Questo dato può esserti di conforto, se stai pensando di aprire un negozio online di prodotti o servizi. Se così tante persone stanno seguendo questa strada, significa che lo strumento oggettivamente aiuta.

Ma qui viene il bello… o, per meglio dire, il brutto.

Perché se è vero che Shopify ti mette in condizione di vendere online in 48 ore, è anche vero che una volta avviata “la macchina”, sta a te decidere come guidarla e come regolare specchietti e sedili.

 E se vendi in Italia, allora qui casca l’asino.

Il lato oscuro dell’e-commerce: quando l’agognato sogno di creare un’attività online, dal sapore di libertà, si trasforma in una scomoda prigionia

Se, come ripeto da tempo, l’e-commerce è il business principe per chi cerca la libertà, dell’autonomia e della gestione del proprio tempo, allora dobbiamo anche stare in guardia dalla sua stessa nemesi: la gestione manuale dei processi e dei documenti fiscali è ciò che trasforma quella libertà in una vera e propria prigione.

Una prigione fatta di:

  • Tempo perso appresso ad attività manuali e ripetitive
  • Errori fisiologici di chi deve gestire a mano processi poco redditivi ma indispensabili e necessari
  • Documenti da correggere, rifare, annullare, mentre l’erogazione del prodotto deve attendere
  • Scadenze da rincorrere per non fare brutta figura con il cliente
  • Sanzioni da temere e da scongiurare, per non bruciare la tua marginalità pagando ravvedimenti e multe.

E tutto questo, mentre cerchi di sviluppare un’attività creata dal niente, di farla crescere coccolando i tuoi clienti, cercando di sorprendere sempre quelli storici, ma anche di fare felici i clienti nuovi (sui quali hai investito tanto), spedendo ordini ed erogando il servizio in modo impeccabile.

Cercando, in tutto questo (magari), di dormire giusto qualche ora a notte.

Ti sembra che stia girando troppo il “coltello nella piaga”? Allora prova a chiederti:

Quante ore a settimana perdo a:

  • Controllare gli ordini e controllare se per ognuno di loro ho previsto del tempo per preparare i documenti e gestire eventuali richieste di fattura da clienti?
  • Emettere documenti manualmente, magari mentre la spedizione è lì che aspetta a partire
  • Cercare e caricare dati fiscali del cliente, sistemare errori, mandare pdf via mail
  • Fare copie di cortesia da conservare, cercando di non incasinare il metodo di archiviazione rendendo i documenti introvabili in caso di bisogno
  • Fare backup di file e di tonnellate di documenti fiscali, perché non si sa mai…

…e ora che hai risposto a queste domande, moltiplica questo tempo per 50 settimane l’anno.

Poi prova a tradurre quelle ore in costi: potresti usarle per vendere di più, oppure per il tuo tempo libero.

Ma invece, ogni settimana, ti tocca spendere questo tempo in attività fiscali che potresti risparmiarti, e che generano così enormi costi occulti, che magari non vedi nel bilancio (e quindi ti sembra che non ci siano, ne sminuisci l’importanza), ma ci sono.

E nella tua vita imprenditoriale pesano come un macigno.

Automazione fiscale su Shopify: vale quanto una sua killer application (forse anche di più)

Siamo abituati a parlare di automation pensando a funnel, chatbot, e-mail drip e sequenze SMS.

Ma nessuno ci parla abbastanza della fiscal automation, l’automazione della parte più tossica, ripetitiva e ad alto rischio di tutto l’e-commerce: la documentazione fiscale.

Ogni volta che un cliente effettua un ordine, parte un processo che, se non è automatizzato, diventa una catena al piede:

E se sbagli… hai un duplice problema, per una doppia dose di “dolore”. Hai da gestire la situazione con il tuo cliente, e hai da fare altrettanto con l’Agenzia. E, si sa, questi sono dolori veri.

“Ci sono passato”

Probabilmente mi hai sentito (o meglio, letto) battere su questo tasto più volte negli ultimi mesi.

E se insisto è perché ci sono passato in prima persona.

Anni fa, prima che nascesse FatturaPro, mi sono trovato nella stessa identica situazione che probabilmente stai vivendo tu ora:

  • Hai una attività da portare avanti.
  • L’attività si basa su quanti clienti gestisci e come.
  • I clienti sono contenti.
  • Ma ogni settimana hai una montagna di documenti fiscali da gestire.

E lì, puoi fare due cose: impazzire… o automatizzare.

I quattro ruoli dell’imprenditore moderno (più un quinto che non piace a nessuno)

Proviamo, quindi, a fare un attimo il punto.

Se vendi online oggi, devi occuparti di:

  1. Marketing e acquisizione: perché il passaparola non basta più.
  2. Vendita: anche se sei un consulente, uno psicologo o un artigiano.
  3. Erogazione del servizio o spedizione del prodotto.
  4. Assistenza post-vendita, per fidelizzare il cliente e stimolare il passaparola.

E il quinto? Se i primi quattro rientrano pienamente nel contesto del business e della conduzione di un’attività nei tempi moderni, il quinto ti riporta ai tempi degli egizi e degli scribi:

  1. Responsabile fiscale operativo.
    Attenzione, non ho detto “direttore finanziario” o “controller”, che sono posizioni apicali e in un certo senso “nobili” e divertenti (dipende dai punti di vista, ma sicuramente sono ruoli chiave).

    No no, ho detto proprio responsabile fiscale operativo. Cioè lo scribacchino di fatture e corrispettivi, con addosso tutta la responsabilità di questo ruolo, e con l’intero carico di insoddisfazioni, frustrazioni e problemi che si porta dietro.

    Perché se non automatizzi, qualcuno lo deve pur fare. E ammettiamolo, è un lavoro che non può piacere a nessuno. Non ci sono competenze nello scrivere documenti fiscali. Non c’è ingegneria, non c’è ragioneria, non c’è imprenditoria.

    Sei solo tu, con la tua tastiera, le tue dita, e il tuo gomito del tennista.

FatturaPro per Shopify: il plugin che fa “lo scribacchino” al posto tuo

Non c’è niente di più bello, inclusivo e moderno che scaricare sulla tecnologia i lavori che nessuno vuole fare, ma che sono assolutamente necessari per un’attività.

FatturaPro ha sviluppato un plugin per Shopify che risolve, una volta per tutte, il problema della gestione fiscale manuale.

Come funziona?

  • Ad ogni vendita, il sistema genera automaticamente il documento fiscale richiesto: documento commerciale o fattura elettronica.
  • Il documento viene conservato digitalmente a norma, per 10 anni.
  • Viene trasmesso all’Agenzia delle Entrate, senza intervento umano.
  • E può essere inviato al cliente via e-mail o consultabile in area riservata.

In pratica, tu non fai assolutamente nulla. Hai un “pilota automatico” che guida l’intero processo di vendita ed erogazione verso un morbido atterraggio nel paradiso della sicurezza e della tranquillità fiscale.

Shopify diventa così (quasi) un sistema nativamente integrato

Chi usa Shopify sa che la piattaforma ha tantissime funzionalità aggiuntive, integrate e sviluppate negli anni da una community di partner…

Tra queste, spicca il plugin di FatturaPro, che ha colmato uno spazio nel quale la burocrazia fiscale non aveva una soluzione facilmente attuabile, al punto da sembrare quasi nativa.

Il risultato? Shopify si comporta come se avesse un “motore fiscale italiano incorporato”. E al di là degli slogan, tutto questo – per te – significa che ti dimentichi per sempre l’incubo della gestione manuale.

Vuoi aprire o migrare un e-commerce su Shopify, ma questo articolo non ti ha dato abbastanza motivazioni per mettere l’automazione fiscale ai primi posti di priorità?

Ok, rivediamo allora lo scenario senza plugin, come se fosse l’azione “a rallentatore” riproposta in TV durante un evento sportivo di grido.

Ogni maledetto ordine:

  1. Ti arriva su Shopify.
  2. Devi estrapolare i dati.
  3. Generare il documento.
  4. Inviarlo.
  5. Archiviarlo.
  6. Sperare di non perderlo.
  7. Rispondere al cliente se non lo riceve.
  8. Ripetere tutto da capo al prossimo ordine.

Se vendi 5 prodotti al giorno, sono 35 documenti a settimana. Quasi uno ogni ora lavorativa, se rapportiamo una giornata alle 8 ore per comodità.
Se vendi 50 prodotti a settimana, sono 2.000 documenti ogni anno.

Fai anche solo un errore sul 2% di questi… e ti ritrovi a gestire 40 problemi potenzialmente sanzionabili.

“Sì, ok, ma quanto costa?” (ti do la risposta vera)

Automatizzare costa molto meno di quanto pensi.

Ma il vero costo lo stai già pagando mentre rimani qui a fissare lo schermo:

  • In ore.
  • In errori.
  • In tempo mentale sottratto a decisioni strategiche.
  • E, a volte, lo paghi in sanzioni vere e proprie, che incidono direttamente sul tuo conto in banca.

Ecco perché la risposta vera è che il plugin si ripaga da solo, non appena lo installi e ti liberi, così, da un ruolo che nessun imprenditore non afflitto da qualche strana e vaga forma di masochismo vorrebbe mai avere.

Ma è davvero obbligatorio emettere documenti fiscali anche su Shopify?

Vorrei poterti dare una risposta opinabile, e “smentibile”. Perché la risposta è “sì”, ed è assolutamente certo che sia “sì”.

E se il cliente ti paga con PayPal a rate, Stripe, contrassegno, abbonamento o qualsiasi altro sistema: non fa alcuna differenza.

Ogni vendita deve essere:

  • Documentata
  • Trasmessa al cliente e al sistema fiscale
  • Conservata a norma presso un sistema di conservazione certificato

E devi mettere questa cosa in cima alle tue priorità, non attendere “la fine del mese”, o di “avere tempo”.

La checklist che ti salva la pelle (e ti fa dormire meglio)

Se stai pensando di vendere online con Shopify, o lo stai già facendo, ti serve un sistema che:

✅ Si integri con Shopify
✅ Generi automaticamente documenti commerciali o fatture elettroniche
✅ Trasmetta tutto all’Agenzia delle Entrate
✅ Conservi i documenti a norma per 10 anni
✅ Ti permetta di lavorare senza diventare un esperto di normativa fiscale

Esiste?

Sì, certo. Esiste e si chiama FatturaPro.

Se vuoi avere un e-commerce su Shopify, attivare FatturaPro è la mossa più intelligente che puoi fare oggi

Shopify ti sostiene nella ricerca della tua libertà imprenditoriale, proprio perché allontana da te una mole di attività manuali che non ammettono, tra l’altro, nessun errore.


Basta solo questo per capire l’importanza di implementare sistemi per l’Automazione Fiscale su Shopify.

Altrimenti rischi di alimentare quella infinita schiera di imprenditori che partono con negli occhi un sogno, ma si trovano a vivere un incubo.

Se vendi online e sei stanco di gestire manualmente ogni documento, o vuoi semplicemente evitare di fare danni fiscali senza nemmeno accorgertene, allora registrati subito alla pagina del nostro support.

Ti basta cliccare qui sotto:

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Compila il modulo, raccontaci la tua situazione, e ti ricontattiamo.