DAC7: trasparenza fiscale per le piattaforme digitali

La DAC7, acronimo di Direttiva (UE) 2021/514 del Consiglio del 22 marzo 2021, rappresenta la nuova frontiera della trasparenza fiscale nell’economia digitale europea. Questa direttiva ha introdotto un regime armonizzato di rendicontazione obbligatorio per i gestori di piattaforme digitali, estendendo il monitoraggio fiscale transnazionale anche al settore del commercio online, della gig economy e delle locazioni brevi. La DAC7 è nata dalla necessità di contrastare l’evasione fiscale e l’elusione tributaria in un contesto economico dove milioni di transazioni avvenivano attraverso marketplace, app e portali senza visibilità alle amministrazioni fiscali. Con il recepimento italiano tramite il Decreto Legislativo 32/2023, la DAC7 ha acquisito piena applicabilità, imponendo a tutte le piattaforme digitali residenti in Italia e a quelle straniere che operano in territorio europeo di raccogliere, verificare e comunicare dati dettagliati sui venditori e sulle transazioni.

DAC7: gli obiettivi e il contesto normativo di riferimento

La DAC7 nasce dall’esigenza di integrare nel quadro fiscale europeo un sistema efficace per monitorare e tassare le transazioni effettuate tramite piattaforme digitali, in piena armonia con le Model Rules for Reporting by Platform Operators pubblicate dall’OCSE. Gli obiettivi principali della DAC7 sono molteplici: innanzitutto aumentare la trasparenza fiscale delle attività economiche svolte tramite piattaforma, garantire un monitoraggio sistematico e transfrontaliero dei redditi percepiti, rendere i gestori di piattaforme soggetti obbligati alla comunicazione dei dati, e combattere fenomeni di evasione, elusione e sotto-dichiarazione che caratterizzavano precedentemente l’economia digitale.

La DAC7 si inserisce nel più ampio contesto della Directive on Administrative Cooperation (DAC) e rappresenta l’evoluzione più recente della cooperazione amministrativa nel settore fiscale tra gli Stati membri dell’Unione Europea. Anziché richiedere alle autorità fiscali di scoprire autonomamente i redditi non dichiarati, la DAC7 trasforma i gestori di piattaforme in intermediari informativi, obbligandoli a fornire alle amministrazioni fiscali i dati necessari per identificare i contribuenti e riconciliare i redditi dichiarati con quelli effettivamente generati.

DAC7: piattaforme obbligate e attività monitorate

Secondo la DAC7, il concetto di gestore di piattaforma è estremamente ampio e include tutte le entità che permettono ai venditori di interagire con altri utenti per vendere beni, fornire servizi, affittare immobili o noleggiare mezzi di trasporto. Rientrano negli obblighi della DAC7 marketplace noti come Vinted, eBay, Amazon Marketplace, Etsy, piattaforme di locazione breve come Airbnb, Booking.com e Vrbo, app per servizi e micro-lavori come Fiverr e TaskRabbit, e sistemi di noleggio di mezzi come bike sharing e car sharing. L’obbligo della DAC7 si applica sia alle piattaforme con sede nell’Unione Europea sia a quelle extra-UE che consentono transazioni con venditori residenti in UE o riguardanti immobili situati nel territorio europeo.

Le attività soggette a comunicazione secondo la DAC7 sono ripartite in quattro categorie ben definite: la vendita di beni, che include sia vendite occasionali che continuative da piattaforme come Vinted ed eBay; i servizi personali, comprendenti qualsiasi servizio svolto tramite piattaforma da freelancer, grafici e professionisti; la locazione di beni immobili, incluse locazioni brevi e medio-lunghe per appartamenti e case vacanze; il noleggio di mezzi di trasporto di ogni tipologia. Per ciascuna di queste categorie, la DAC7 richiede la comunicazione di dati standardizzati alle autorità fiscali competenti.

Due diligence obbligatoria e raccolta dati

La DAC7 impone ai gestori di piattaforme un sistema strutturato di due diligence dei venditori analogo ai processi KYC (Know Your Customer) utilizzati nel settore finanziario. Secondo la DAC7, le piattaforme devono raccogliere e verificare una serie completa di informazioni per ciascun venditore: identità anagrafica completa (nome e cognome o ragione sociale), domicilio fiscale con indirizzo e Stato di residenza, codice fiscale o TIN (Tax Identification Number), coordinate bancarie complete, numero totale delle transazioni e relativa frequenza, ammontare lordo annuale dei compensi percepiti, commissioni trattenute dalla piattaforma, e per le locazioni immobiliari, indirizzo della proprietà, tipologia di immobile e giorni di locazione.

Gli obblighi operativi imposti dalla DAC7 richiedono ai gestori di verificare la coerenza dei dati raccolti, richiedere eventuali integrazioni o documentazione mancante, registrare correttamente la posizione di ciascun venditore, escludere i venditori che non forniscono le informazioni richieste entro i termini stabiliti, e trasmettere annualmente i dati raccolti alle autorità fiscali competenti, generalmente entro il 31 gennaio dell’anno successivo. Questa struttura garantisce che la DAC7 possa operare come strumento efficace di compliance fiscale automatizzata.

DAC7: scambio di dati transnazionale e scadenze

Un elemento distintivo della DAC7 è il sistema di scambio automatico di informazioni tra gli Stati membri. Una volta che il gestore di piattaforma comunica i dati all’autorità fiscale dello Stato membro di sua residenza, questi vengono elaborati e successivamente scambiati automaticamente con gli altri Stati membri dell’Unione Europea entro la fine del mese di febbraio. In Italia, l’Agenzia delle Entrate riceve i dati comunicati dalle piattaforme e provvede allo scambio automatico con gli altri paesi europei secondo i protocolli uniformi stabiliti dalla DAC7.

La scadenza principale della DAC7 è il 31 gennaio di ogni anno, quando i gestori di piattaforme residenti in Italia devono comunicare all’Agenzia delle Entrate  tutti i dati relativi alle transazioni concluse nell’anno precedente. Questa comunicazione deve avvenire esclusivamente mediante modalità telematiche, secondo i format standardizzati previsti dalla normativa. La DAC7 consente proroghe tecniche in caso di comprovate difficoltà, come accaduto nel 2024 quando il termine è stato prorogato al 15 febbraio, ma il principio rimane che la puntualità della comunicazione è essenziale per garantire un efficace scambio di informazioni tra le amministrazioni fiscali.

Inquadramento fiscale e qualificazione dei redditi

Un aspetto critico della DAC7 riguarda la corretta qualificazione fiscale dei redditi generati tramite piattaforma. La DAC7 non introduce nuove imposte, ma aumenta significativamente la trasparenza dei flussi di reddito, rendendo essenziale una corretta classificazione tributaria. Un soggetto che effettua vendite occasionali su Vinted può qualificarsi come privato occasionale con reddito non imponibile; tuttavia, se le vendite diventano sistematiche e organizzate, la qualificazione cambia in attività di impresa, richiedendo apertura di partita IVA e regime contabile ordinario o forfettario.

Analogamente, per i host di piattaforme di locazione breve come Airbnb, il reddito può essere qualificato come reddito fondiario, reddito diverso o reddito d’impresa, a seconda della continuità dell’attività, del numero di immobili, dei servizi aggiuntivi forniti e dell’organizzazione sottostante. La DAC7, evidenziando tramite i dati comunicati il volume delle transazioni, la frequenza e l’organizzazione dell’attività, facilita significativamente l’individuazione dei casi borderline e permette alle amministrazioni fiscali di operare controlli incrociati automatizzati.

DAC7: impatto su commercialisti, piattaforme e contribuenti

L’implementazione della DAC7 comporta importanti implicazioni operative per diverse categorie di soggetti. Per i commercialisti, la DAC7 rappresenta l’occasione di offrire nuovi servizi specialistici: analizzare i dati comunicati dalle piattaforme ai clienti, verificare la coerenza con le dichiarazioni fiscali presentate, supportare l’inquadramento corretto dei redditi digitali, e assistere le stesse piattaforme nella strutturazione dei processi di due diligence e reporting. Le piattaforme devono aggiornare i propri sistemi informatici, implementare moduli KYC automatizzati, conservare adeguatamente la documentazione, e gestire il reporting annuale secondo i standard previsti.

Per i contribuenti che operano tramite piattaforme digitali, la DAC7 implica una maggiore trasparenza dei ricavi, la necessità di monitorare costantemente i dati comunicati dalla piattaforma, la verifica della coerenza tra vendite segnalate e registrazioni contabili, e la gestione attenta del rischio di riqualificazione fiscale. In sintesi, la DAC7 rappresenta un cambio paradigmatico nella fiscalità europea: da un modello reattivo basato su controlli successivi, si passa a un modello proattivo fondato sulla trasparenza automatizzata e sullo scambio sistematico di dati.

Saldo contabile

Decreto Terzo Settore: Proroga IVA e Nuove Agevolazioni

Il decreto terzo settore, approvato dal Consiglio dei Ministri il 20 novembre 2025, rappresenta un importante intervento normativo che introduce significative novità in materia fiscale per gli enti del terzo settore, le organizzazioni di volontariato e le associazioni di promozione sociale. Questo provvedimento legislativo, emanato in attuazione della delega fiscale contenuta nella legge 9 agosto 2023 n. 111, riforma profondamente il trattamento tributario degli enti non commerciali, stabilizzando le loro condizioni operative e riducendo il carico burocratico e amministrativo. Le modifiche introdotte dal decreto terzo settore interessano principalmente tre ambiti: la disciplina IVA, la commercialità delle attività e il regime forfettario, creando un quadro normativo più favorevole per migliaia di associazioni italiane.​

Decreto Terzo Settore: La Proroga della Disciplina IVA al 2036

Tra le novità più significative del decreto terzo settore figura la proroga al 1° gennaio 2036 dell’entrata in vigore delle norme che avrebbero richiesto l’assoggettamento agli obblighi strumentali ai fini IVA, nonché la tenuta della contabilità e della fatturazione, per gli enti benefici che svolgono prestazioni nei confronti dei propri associati. Questa decisione, frutto di un dialogo costruttivo con la Commissione Europea, significa che gli enti del terzo settore continueranno a beneficiare del regime di esclusione IVA sui corrispettivi specifici versati da associati, partecipanti o tesserati per lo svolgimento delle proprie attività istituzionali. Senza questa proroga, la normativa originaria avrebbe comportato un impatto economico devastante, costringendo migliaia di enti a applicare l’IVA su quote associative, corsi, attività culturali, sportive e ricreative rivolte ai propri soci.​

Il decreto terzo settore riconosce così la specificità delle prestazioni rese dagli enti del terzo settore, garantendo loro continuità operativa, semplificazione degli adempimenti burocratici e tutela della loro missione sociale ed economica. La conferma della proroga rappresenta un segnale politico forte del riconoscimento del valore generato dal terzo settore italiano, capace di integrare le funzioni del settore pubblico e privato nella realizzazione di servizi di interesse generale per i cittadini.​

Decreto Terzo Settore: Commercialità e Plusvalenze Latenti

Il decreto terzo settore introduce l’articolo 79 bis del Codice del Terzo Settore, una disposizione che risolve gli effetti critici derivanti dal passaggio dalle regole ordinarie a quelle specifiche degli enti non commerciali. In particolare, questa norma prevede che a fronte del mutamento di qualificazione fiscale delle attività svolte, da commerciale a non commerciale, le plusvalenze latenti sui beni strumentali non debbano essere immediatamente tassate. Questo beneficio è riconosciuto a condizione che l’ente eserciti un’apposita opzione nella dichiarazione dei redditi e che i beni rimangono destinati allo svolgimento delle attività statutarie di interesse generale.​

È importante sottolineare che la plusvalenza non è eliminata, bensì sottoposta a un congelamento temporaneo. Nel caso in cui i beni vengano successivamente ceduti, destinati a usi diversi o perduti, il beneficio viene meno e la plusvalenza torna a concorrere alla formazione del reddito imponibile. Tuttavia, il decreto terzo settore consente la rateizzazione dell’imposta fino a quattro anni, purché i beni siano stati posseduti dall’ente per almeno tre esercizi, rendendo così più gestibile il carico fiscale eventuale nel tempo.​

Innalzamento della Soglia Forfettaria a 85.000 Euro

Un’altra importante novità contenuta nel decreto terzo settore riguarda il regime forfettario applicabile alle organizzazioni di volontariato e alle associazioni di promozione sociale. La norma innalza la soglia dei ricavi, da 65.000 euro a 85.000 euro, entro la quale è consentito l’accesso al regime forfettario per le attività commerciali svolte da queste organizzazioni. Questo allineamento della soglia alle persone fisiche che accedono al regime ordinario della flat tax rappresenta una semplificazione significativa e una riduzione della complessità amministrativa.​

Nel contesto del decreto terzo settore, le organizzazioni di volontariato e le associazioni di promozione sociale con ricavi non superiori a 85.000 euro annui possono applicare il regime speciale forfettario IVA, beneficiando di notevoli semplificazioni: non applicano l’IVA sulle operazioni attive, non detraggono l’IVA sugli acquisti, non liquidano e versano l’IVA, e sono esentate da numerosi obblighi amministrativi come la comunicazione dei dati IVA e la registrazione dei corrispettivi. Inoltre, è prevista l’esenzione dalla certificazione dei corrispettivi per le organizzazioni di volontariato e le associazioni di promozione sociale che optano per il regime forfettario a partire dal 2026.​

Decreto Terzo Settore: Benefici e Prospettive Future

L’approvazione del decreto terzo settore rappresenta il riconoscimento del ruolo strategico del terzo settore nell’economia e nella società italiana, nella duplice qualità di motore di innovazione sociale e di generatore di valore economico responsabile. Le misure introdotte garantiscono stabilità normativa agli enti, facilitano il loro operato riducendo gli adempimenti burocratici e consentono loro di concentrare le risorse sulle attività di interesse generale piuttosto che sulla compliance fiscale.​

Il Governo ha espresso l’intenzione di utilizzare i prossimi anni, in collaborazione con le rappresentanze del terzo settore e gli organismi europei, per costruire una disciplina definitiva e strutturale del regime fiscale degli enti del terzo settore. Questo progetto mira a conciliare pienamente le esigenze di trasparenza e di equità fiscale con la tutela delle finalità solidaristiche e civiche degli enti, garantendo così un equilibrio sostenibile tra semplificazione amministrativa e controllo fiscale.​

Plafond IVA

Rottamazione Quinquies 2026: Interessi al 3% e 54 Rate

La rottamazione quinquies rappresenta la quinta e più innovativa edizione del meccanismo di definizione agevolata delle cartelle esattoriali, introdotta nella Legge di Bilancio 2026 all’articolo 23. Questa misura costituisce un importante strumento per i contribuenti italiani che desiderano regolarizzare la propria posizione debitoria con il fisco, eliminando sanzioni e interessi di mora attraverso un piano di pagamento sostenibile e personalizzato.​

Rottamazione Quinquies: Ambito di Applicazione e Debiti Sanabili

La rottamazione quinquies si applica ai debiti risultanti da singoli carichi affidati agli agenti della riscossione nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2023. La definizione agevolata include specificamente i debiti derivanti dall’omesso versamento di imposte risultanti dalle dichiarazioni annuali, compresi quelli dovuti all’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), con esclusione dei debiti determinati da accertamenti fiscali formali.​

Rimangono esclusi dalla rottamazione quinquies i carichi originari da accertamenti esecutivi, avvisi di contestazione, recupero di crediti d’imposta e imposte indirette come quelle relative a registri, successioni e donazioni. Tuttavia, possono accedere alla nuova sanatoria anche i carichi precedentemente interessati da altre rottamazioni (prima, bis, ter, saldo e stralcio) nei quali si sia determinata l’inefficacia per decadenza. Una novità significativa riguarda l’estensione ai contribuenti che hanno aderito alla rottamazione quater e desiderano beneficiare di una rateizzazione ancora più lunga.​

Modalità di Pagamento e Scadenze

Il pagamento nel contesto della rottamazione quinquies può avvenire secondo due modalità distinte. La prima consente il versamento in unica soluzione entro il 31 luglio 2026, senza applicazione di interessi aggiuntivi. Per coloro che optano per la dilazione, la normativa prevede fino a 54 rate bimestrali di pari ammontare, con una durata complessiva di nove anni fino a maggio 2035.​

Il calendario delle scadenze è strutturato con precisione: la prima rata scade il 31 luglio 2026, la seconda il 30 settembre 2026 e la terza il 30 novembre 2026. Dalla quarta alla cinquantunesima rata, le scadenze ricorrono il 31 gennaio, il 31 marzo, il 31 maggio, il 31 luglio, il 30 settembre e il 30 novembre di ciascun anno a decorrere dal 2027. Le ultime tre rate sono fissate per il 31 gennaio, il 31 marzo e il 31 maggio 2035.​

Rottamazione Quinquies: Interessi e Aggiornamenti Normativi

Una questione centrale della rottamazione quinquies riguarda il tasso di interesse applicato ai pagamenti rateizzati. Nella bozza originaria della Legge di Bilancio 2026, era stato fissato un tasso del 4% annuo, il doppio rispetto al 2% previsto dalla rottamazione quater. Tuttavia, il Viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha recentemente annunciato modifiche migliorative mediante emendamenti in corso di discussione parlamentare.​

Le novità annunciate includono una riduzione degli interessi dal 4% al 3%, rendendo la definizione agevolata complessivamente più vantaggiosa per i contribuenti. Inoltre, è prevista l’estensione dei benefici della rottamazione quinquies anche ai contribuenti già in regola con i pagamenti della rottamazione quater, permettendo loro di accedere a un piano di rateizzazione più lungo, passando da 18 a 54 rate.​

Come Aderire alla Rottamazione Quinquies

Il debitore manifesta la volontà di aderire rendendo apposita dichiarazione all’agente della riscossione entro il 30 aprile 2026, esclusivamente mediante modalità telematiche. Nella dichiarazione, il contribuente deve indicare il numero di rate prescelto entro il limite massimo consentito dalla norma e comunicare eventuali pendenze di giudizi aventi ad oggetto i carichi inclusi nella domanda.​

Con la presentazione della dichiarazione, sono sospesi i termini di prescrizione e decadenza, nonché gli obblighi di pagamento derivanti da precedenti dilazioni in essere alla data di adesione. Inoltre, l’Agenzia delle Entrate Riscossione rende disponibili ai debitori, nell’area riservata del proprio sito internet, i dati necessari per individuare i carichi definibili secondo la rottamazione quinquies.​

Effetti della Sospensione delle Misure Esecutive

Un aspetto cruciale della rottamazione quinquies consiste nella sospensione immediata di numerose misure esecutive. A seguito della presentazione della dichiarazione, sono sospesi i termini di prescrizione e decadenza, gli obblighi di pagamento da precedenti dilazioni, e non possono essere iscritti nuovi fermi amministrativi o ipoteche, fatti salvi quelli già registrati. Inoltre, non possono essere avviate nuove procedure esecutive, né proseguite quelle precedentemente avviate, salvo che non sia stato già tenuto il primo incanto con esito positivo.​

Il contribuente che aderisce non è considerato inadempiente ai fini delle comunicazioni all’Agenzia delle Entrate ed è garantito il rilascio del documento unico di regolarità contributiva (DURC), elemento essenziale per operare nei settori pubblici e in numerosi appalti privati.

Quadro RU

Fatture e corrispettivi nel 2026: perché diventano elementi vitali

L’Automazione di Fatture e corrispettivi diventa sempre più impattante, mentre entriamo in una nuova era.

Youtube ha da poco iniziato a sperimentare i doppiaggi automatici dei contenuti video informativi, in diverse lingue del mondo.

Questo significa una sola cosa: l’ulteriore crollo dei confini e delle barriere linguistiche.

Oggi la lingua rimaneva l’ultimo fattore da superare verso un mercato completamente globalizzato.

Potevi al massimo tradurre un sito e qualche brochure, ma era difficile gestire l’intera comunicazione aziendale in più lingue. 

Specie se parliamo di contenuti che richiedono di parlare, e in un certo senso “recitare” davanti a una telecamera.

Siamo ormai entrati in un’era in cui anche questo ultimo bastione, che ancora ci lega al mondo del passato (fatto di competizioni locali), sta per cadere.

E in questo articolo voglio spiegarti perché tutto questo implica la massima attenzione verso il tema dell’automazione fiscale del tuo e-commerce.

YouTube contro la fuffa del content marketing generato dall’Intelligenza Artificiale (pensa a quanti contenuti noiosi e ripetitivi avrai letto su Fatture e corrispettivi in questo periodo)

Nelle graduatorie dei siti più visti al mondo, redatte dalle organizzazioni specializzate in queste rilevazioni, come StatCounter, Youtube è secondo in classifica dopo Google.

Ma qualcosa sta cambiando, e Youtube potrebbe scavalcare il motore di ricerca più famoso al mondo.

Infatti, se da una parte l’Intelligenza Artificiale ha permesso alle aziende di generare contenuti di marketing molto più velocemente, in quantità maggiore, dall’altra i contenuti sono diventati piatti.

Non è poi così difficile, ormai, capire velocemente quali contenuti sono scritti con l’IA. 

Testi leggermente “plastici”, con poca spinta emotiva e struttura delle sintassi che si ripetono.

Quando hai la sensazione di leggere un “pezzo” pieno di retorica, e scarno di informazione a valore aggiunto, ecco che probabilmente stai leggendo un testo generato da una AI.

Sul tema Fatture e Corrispettivi, ad esempio, internet è ormai un ricettacolo di testi acchiappa click scritti dall’Intelligenza Artificiale, che non dicono nulla di utile e di diverso.

Anche sui formati video, l’Intelligenza Artificiale ormai imperversa, è vero.

Ma la differenza tra un contenuto generato dall’essere umano, e uno generato da tecnologie generative, è talmente marcata e distinguibile, che non c’è possibilità di confondersi.

E qui viene il dato interessante.

I video curati da persone in carne ed ossa fidelizzano il 30% in più

I dati di StatCounter dimostrano come i canali YouTube basati su contenuti “umani”, generano un tasso di fidelizzazione superiore al 30%, rispetto ai canali che spingono contenuti generati da IA.

Quindi la strada appare ben tracciata dal mercato: chi genera contenuti video reali, senza delegare tutto all’Intelligenza Artificiale, può conquistare l’attenzione del pubblico.

I doppiaggi automatici generati da YouTube faranno da ulteriore trampolino per le aziende nel mondo, rendendo fruibili contenuti informativi aziendali a utenti sparsi in tutto il globo.

Cominci a capire perché generare Fatture e Corrispettivi a mano non sarà più una strategia perseguibile?

YouTube si appresta a sostituire la TV nella civiltà moderna (ed ecco come entra in gioco il tema delle fatture e corrispettivi)

Attenzione però.

Perché, come avviene spesso in certi ambiti della vita e del commercio, ogni cosa ha un prezzo.

Se i tuoi video su YouTube, doppiati in diverse lingue del mondo, possono aprirti le porte verso le case di potenziali clienti raggiungibili in nuovi mercati per te inesplorati, vale anche l’inverso.

Molti concorrenti, che oggi non possono più di tanto romperti le “uova nel paniere”, tra poco potranno competere con te in modo molto più diretto.

Chi sarà più bravo a creare canali informativi capaci di intrattenere e lasciare letteralmente incollati gli occhi dei potenziali clienti agli schermi di smartphone, tablet e smart TV?

Se davvero Youtube può diventare una sorta di nuova Televisione in salsa nuovo millennio, da cui intrattenere clienti in un bacino di utenza sconfinato, i tuoi processi di vendita vanno preparati di conseguenza.

Non è pensabile mettere a repentaglio i sacrifici che farai per organizzare palinsesti e contenuti, per colpa di processi di vendita analogici e manuali.

Se vendi un prodotto a un cliente distante tre o quattro fuso orari da te, devi essere in grado di processare quell’ordine a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Ecco perché digitalizzare e automatizzare fatture e corrispettivi diventa sempre di più un Must.

Se hai un E-commerce, o stai pensando di aprirne uno, inizia dai processi di vendita e dai processi fiscali

Se vuoi lanciarti nella competizione dei negozi online, o magari l’hai già fatto, sicuramente devi avere un prodotto ricercato.

Qualcosa che possa aiutarti a rendere il tuo e-commerce unico, o quantomeno diverso dagli altri.

Ma la tua capacità di prendere le decisioni giuste sull’automazione del Customer Care, e dei processi fiscali, varrà il 50% del successo o del fallimento della tua iniziativa.

Questo, ad esempio, è un concetto che difficilmente troveresti in un testo generato da una qualche Intelligenza Artificiale.

Ma è la schietta e onesta verità. 

E non ti serve certamente riflettere troppo sul passaggio logico di questa frase, per fare altre valutazioni. 

È ovvio che se riesci a prendere un ordine da un cliente che ti ha trovato attraverso i canali di divulgazione e promozione, come YouTube, non puoi aspettare ore prima di prenderlo in gestione.

Se acquisisci un ordine da un cliente che ha anche solo qualche ora di fuso orario di differenza, non puoi attendere la mattina dopo a prendere in mano il delivery.

In questa dinamica, l’automazione di tutti i processi contabili e fiscali, diventa importante tanto quanto la gestione della logistica e dei processi di spedizione.

Ecco perché devi mettere in conto di produrre fatture e corrispettivi automaticamente.

Senza che ci sia qualcuno, all’interno del backend, a svolgere questa funzione.

FatturaPro.click ha iniziato a sviluppare automazioni di Fatture e Corrispettivi anni fa

Certo, quando abbiamo lanciato sul mercato la prima release di FatturaPro.click, ormai otto anni fa, non potevamo sapere quale impatto e quale accelerazione improvvisa avrebbero avuto le tecnologie di Intelligenza Artificiale nel mondo.

Solo un anno fa, pensare a questa evoluzione di YouTube e dei doppiaggi video, sarebbe apparsa come pura fantasia.

Un viaggio fantastico alla “Ventimila leghe sotto i mari”.

Eppure domani è già qui, e tutto sta accadendo a una velocità spropositata.

Ecco perché non dovresti temporeggiare più di tanto, e al tempo stesso non dovresti prenderti troppi margini di errore.

Il Team di FatturaPro.click è qui apposta per darti una mano a trovare la tua scorciatoia, e superare agilmente il passaggio a una totale automazione di Fatture e Corrispettivi.

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Esoneri Contributivi per Aggregazioni d’Impresa: Le Istruzioni INPS di Novembre 2025

Le aggregazioni d’impresa rappresentano una strategia sempre più rilevante per le aziende che intendono aumentare la propria competitività e stabilità nel mercato. In risposta a questa esigenza, il legislatore italiano ha introdotto una misura agevolativa specifica destinata a favorire i processi di fusione, cessione, conferimento e acquisizione di aziende o rami d’azienda. Con il Messaggio INPS n. 3344 del 6 novembre 2025, l’Istituto ha fornito le indicazioni operative per l’applicazione dell’incentivo contributivo previsto dall’articolo 4-ter del decreto-legge 18 gennaio 2024, n. 4, convertito dalla legge 15 marzo 2024, n. 28, una misura in via sperimentale per gli anni 2024 e 2025 che mira a favorire i processi di aggregazioni d’impresa e a tutelare l’occupazione mediante esoneri contributivi e programmi di formazione del personale.

Aggregazioni d’impresa: requisiti, modalità operative e verifiche 

L’incentivo è riservato alle nuove imprese costituite a seguito di fusioni, cessioni, conferimenti o acquisizioni di aziende o rami d’azienda che impieghino almeno 1.000 lavoratori complessivamente. Questa soglia minima di occupati rappresenta un elemento qualificante della misura, poiché l’obiettivo normativo è orientato verso le operazioni di integrazione di rilievo dimensionale, capaci di generare economie di scala e sinergie produttive significative.

Affinché l’agevolazione possa essere concessa, è necessario che le imprese beneficiarie stipulino un accordo in sede governativa con la partecipazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e delle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative. L’accordo deve contenere un progetto industriale e di politica attiva che illustri le azioni di formazione o riqualificazione dei lavoratori, prevedendo almeno 200 ore complessive nel periodo di godimento del beneficio, nonché le strategie per la salvaguardia dei livelli occupazionali.

Struttura dell’esonero contributivo nelle aggregazioni d’impresa

Il beneficio consiste in un esonero del 100% dei contributi previdenziali e assistenziali a carico del datore di lavoro, con esclusione dei premi INAIL. L’agevolazione è articolata su due fasi temporali: nella prima fase, corrispondente ai primi 24 mesi, il massimale annuo è fissato in 3.500 euro per ciascun lavoratore (291,66 euro mensili); nella seconda fase, per ulteriori 12 mesi, il tetto annuo è pari a 2.000 euro per lavoratore (166,66 euro mensili).

L’esonero è concesso nei limiti delle risorse disponibili, previa verifica del Ministero del Lavoro. La decorrenza coincide con la data di trasferimento dei lavoratori individuata nell’accordo governativo. Le imprese beneficiarie ricevono dall’INPS un codice di autorizzazione “2L”, denominato “Azienda autorizzata all’esonero di cui al DL 4/2024 art. 4-ter”, che consente la corretta esposizione dell’incentivo nei flussi contributivi.

Obblighi e verifiche per l’accesso ai benefici

L’INPS effettua verifiche annuali sui flussi Uniemens e comunica al Ministero del Lavoro l’ammontare degli esoneri effettivamente fruiti. L’agevolazione è compatibile con altri incentivi occupazionali previsti dalla normativa vigente, purché non sia superata la contribuzione datoriale dovuta. Tra gli obblighi a carico del datore di lavoro rientra la tutela del perimetro occupazionale per 48 mesi dalla data dell’operazione societaria.

In caso di licenziamenti non consentiti, è prevista una sanzione pari al doppio dell’esonero fruito per ciascun lavoratore interessato. Analogamente, la mancata attuazione dei programmi formativi comporta la revoca del beneficio e il recupero delle somme indebitamente fruite, con le sanzioni civili previste dall’articolo 116, comma 8, lettera a), della legge 388/2000.

Modalità operative nei flussi Uniemens

Per esporre correttamente l’incentivo nei flussi contributivi, i datori di lavoro privati devono valorizzare in InfoAggCausaliContrib i seguenti elementi: il CodiceCausale “IN24” (Incentivo imprese nuova costituzione Art. 4-ter DL n. 4/2024), l’IdentMotivoUtilizzoCausale con valore “N”, l’AnnoMeseRif corrispondente al periodo del conguaglio e l’ImportoAnnoMeseRif con l’importo conguagliato.

I dati confluiscono nel DM2013 “virtuale” con i nuovi codici: L631 per il conguaglio incentivo imprese di nuova costituzione e L632 per gli arretrati dell’incentivo imprese di nuova costituzione. I conguagli per periodi pregressi sono ammessi esclusivamente nei flussi di dicembre 2025, gennaio 2026 e febbraio 2026.

Per la gestione pubblica, il codice di recupero è il 71, denominato “Incentivi per i processi di aggregazione delle imprese e tutela occupazionale – Art. 4-ter DL 4/2024”. Nel settore agricolo, i datori di lavoro devono utilizzare il codice 2L per i primi 24 mesi, il codice 3L per il terzo anno e il codice 4L per gli arretrati con competenza dicembre 2025.

Prospettive di sviluppo e rilevanza strategica

La misura rappresenta uno strumento di politica industriale particolarmente rilevante nel contesto attuale, dove le piccole e medie imprese italiane sono spinte verso processi di consolidamento dimensionale per affrontare le sfide della competitività internazionale. Le aggregazioni d’impresa incentivate favoriscono non solo la crescita economica ma anche la stabilizzazione dell’occupazione, rappresentando un equilibrio tra obiettivi di efficienza aziendale e protezione sociale dei lavoratori. La natura sperimentale della misura fino al 2025 suggerisce che, qualora dimostri efficacia, potrebbe essere estesa oltre l’attuale biennio di applicazione, consolidando così un framework normativo stabile per le operazioni di fusione e acquisizione nel contesto nazionale.

Fideiussione

Conservazione e Fatture Elettroniche: perché odiarla e perché no

Conservazione fatture elettroniche: perché è NORMALE odiare questo servizio (se ti adegui al pensiero medio)

 

La Conservazione delle Fatture Elettroniche è un servizio che cade esattamente nel mezzo tra obbligo e prevenzione.

Si tratta di quel servizio tecnologico che permette di creare dei veri e propri archivi legali di file.

A differenza di ciò che conservi su una chiavetta, o su un hard disk, ogni file che invii “alla Conservazione” non solo viene memorizzato su un servizio di storage, ma viene anche “timbrato”.

Viene, cioè, arricchito di dispositivi tecnico informatici come marcature temporali, metadati e firme elettroniche, il cui scopo è rendere quel contenuto non modificabile.

Quindi idoneo a costituire una prova legale in sede di controllo amministrativo, giudiziario o in tribunale.

Per questo motivo, insieme all’obbligo di emettere Fatture Elettroniche, sei anche obbligato ad avere un sistema di Conservazione.

Perché questo, mediamente, non piace?

La realtà è che a noi imprenditori italiani, non piacciono né gli obblighi, né la prevenzione.

E la Conservazione è la sintesi delle due cose: obbligatorietà e prevenzione.

Non ci piacciono le regole e le norme che ci cadono in testa dall’alto.

Specie considerando che chi fa le leggi non vive la tua quotidianità, non fa il tuo mestiere.

E, tipicamente, chi fa le leggi non conosce i risvolti negativi e le difficoltà che si celano dietro alle decisioni che prende.

Ma in questo articolo prometto di darti degli spunti per pensare alla conservazione delle fatture in modo diverso dalla massa.

Voglio, infatti, provare a darti dei riferimenti utili a comprendere scenari che i tuoi competitor non sanno e non possono capire.

Ma prima cerchiamo di fare un breve viaggio introspettivo su “come funzionano le cose in Italia”.

Da dove nasce la cultura del “me la cavo da solo”, che è l’antitesi della Conservazione

Obblighi e prevenzione, dicevamo. All’italiano non piace sentirsi dire ciò che deve fare.

Non è un istinto così anormale, se consideriamo la nostra storia.

Siamo un popolo di persone abituate a cavarsela da sole, è sempre stato così.

Ecco perché se ci parlano di servizi di conservazione, e di affidare ad altri i nostri documenti e i nostri file, la cosa ci suona un tantino strana.

Prendiamo gli ultimi 90 anni.

Il periodo storico da cui deriva la nostra cultura attuale, e da cui derivano comportamenti, consuetudini e modi di pensare.

Dalla fase finale della Seconda guerra mondiale, fino ad oggi, l’italiano ha dovuto provvedere a sé stesso.

Per usare un eufemismo, chi ha governato nell’arco di questi decenni, ha messo frequentemente i cittadini nella condizione di doversi arrangiare.

Negli anni Trenta, quaranta e cinquanta, l’Italia ha dovuto fare i conti con le conseguenze dell’ingresso in guerra.

E del conseguente cambio di sponda, arrivato alla fine del secondo conflitto.

Prima ci hanno pensato gli alleati a scaricarci addosso tonnellate di bombe, poi i tedeschi.

Ecco perché la Conservazione, gli obblighi e la prevenzione, non ci aggradano: preferiamo tirarci su le maniche e aggiustare ciò che troviamo rotto nel cammino

Per gli italiani, ciò ha significato rimboccarsi le maniche e ricostruire, partendo dalle macerie dei bombardamenti.

E abbiamo da allora imparato l’arte del cavarcela da soli, o per il tramite di conoscenti diretti con cui scambiarsi favori.

Durante il trentennio della ricostruzione, gli italiani hanno rimesso in piedi una moltitudine di ruderi dalle macerie.

Chi sapeva fare impianti elettrici li faceva per sé, o per parenti e conoscenti che ne avevano bisogno.

In cambio, chi sapeva costruire finestre e infissi si prodigava affinché la gente del posto potesse tornare a proteggersi dal freddo, una volta sistemati i tetti e i muri.

E così via.

Fino ad arrivare ai giorni nostri.

Il ventennio di alternanza e guerriglia politica tra i governi Berlusconi e i governi di sinistra ha, di fatto, paralizzato ogni prospettiva di innovazione, evoluzione e ammodernamento del paese.

L’alternanza di vedute politiche, e l’instabilità dei governi ha avuto solo un effetto.

Ciò che veniva deciso e costruito da una maggioranza di governo, era cancellato e rimosso da quella dopo.

E in questa totale indecisione e stagnazione politica, con governi che duravano meno di una stagione del Grande Fratello, l’imprenditore italiano si è rimboccato le maniche, come sempre.

Ha fatto da solo, trovando i suoi equilibri e i suoi metodi per continuare a gestire le proprie attività e i propri interessi, nonostante tutto.

Il paese che inventò le magliette con disegnate le cinture di sicurezza

Non c’è quindi da stupirsi se questa è la nazione dove hanno inventato le magliette bianche con disegnate le cinture di sicurezza per ingannare le forze dell’ordine durante i controlli su strada.

Era la fine degli anni ’80, l’epoca delle prime leggi che rendevano obbligatorio l’uso della cintura di sicurezza, e qualcuno pensò a questa trovata per aggirare i controlli.

Altro che conservazione obbligatoria!

L’analogia c’è tutta.

Non c’è dubbio che la cintura di sicurezza sia un dispositivo che ti salva la vita.

Un sistema che, per altro, ha presentato negli anni dei perfezionamenti tecnologici per renderla sempre più sicura, e sempre più povera di effetti collaterali.

Basta pensare all’evoluzione dei pretensionatori, per ovviare ai numerosi casi di traumi e fratture registrate da utilizzatori di cinture durante incidenti stradali molto gravi.

Eppure, per un lunghissimo periodo di tempo, la norma fu contestata, proprio al punto da inventare i sistemi più ingegnosi per aggirare la norma, a discapito della sicurezza.

Ci sono voluti tanti anni affinché la maggioranza degli italiani si adeguasse a questo obbligo, arrivandone a comprendere l’utilità.

Non solo in termini di multe evitate, ma anche di protezione della propria incolumità, della propria salute e del proprio corpo, che è quanto di più importante abbiamo.

Anno 2019, arriva l’obbligo della Fattura Elettronica (e della Conservazione)

Già a partire dal novembre del 2018, un’ondata di proteste da parte di varie associazioni, salutò questa novità imminente, come nella migliore tradizione italiana.

Obbligo di fare Fatture Elettroniche e di inviarle in conservazione? Vade retro.

Anche qui, ci sono voluti diversi anni per maturare un apprezzabile livello di “digestione” della norma, da parte del popolo degli imprenditori.

Oggi, un po’ come avvenne con le cinture di sicurezza (e un’altra infinità di casi analoghi), il nostro tessuto imprenditoriale ha assorbito il cambiamento, e ha imparato ad apprezzarlo.

Niente più tempo perso per compilare i documenti fiscali.

Sembrano già lontani anni luce gli anni in cui prendevamo la macchina, insieme a due o tre ore del nostro tempo, per andare dal commercialista a portare valige di fatture da registrare e archiviare.

Al punto che, probabilmente, se adesso qualcuno proponesse di tornare al caro – vecchio – cartaceo, dubito fortemente che vedremmo i caroselli per strada, come dopo una vittoria dell’Italia ai mondiali o agli europei (esempio più che mai nostalgico).

Eppure, se parliamo della sola conservazione, scorporandola un attimo dal contesto della Fattura Elettronica a cui viene sempre associata, la cosa cambia.

Fattura Elettronica e Conservazione non sono legate a doppio filo

Il problema è che il servizio di Conservazione è sempre stato visto come “annegato” nel contesto della Fattura Elettronica.

Quindi viene percepito come qualcosa di cui non è necessario occuparsi e preoccuparsi.

Perché tanto la questione è in mano a chi fornisce i servizi di fatturazione elettronica.

Ma non è così.

Pensarla in questo modo, equivale a lasciare le chiavi di una tua cassaforte all’operaio che te l’ha montata.

Spesso scegli un servizio di Fattura Elettronica in base alla convenienza e alla velocità con cui ti permette di registrare le fatture.

Ma non pensi minimamente alle modalità con cui il gestore del servizio è in grado di restituirti i file “originali” in caso di controlli o contenziosi.

In questi casi, infatti, gli enti di controllo ti chiedono di visionare esattamente i file contenuti all’interno del tuo servizio di Conservazione.

Ecco perché il paragone con la cassaforte è del tutto sensato.

La conservazione è la tua cassaforte dei documenti fiscali, e devi assolutamente avere il pieno controllo su di essa.

Per FatturaPro.Click, la conservazione dei tuoi documenti fiscali, e la loro distribuzione agli organi di controllo, è una questione di vitale importanza

Ora, so benissimo che la prima reazione che potresti avere è quella che fa parte dell’istinto di tutti noi:

“Ci penserò quando succede qualcosa”.

“Mi tirerò su le maniche e aggiusterò la situazione, inutile pensarci adesso”.

Ma non voglio prestarmi al gioco di metterti terrore parlandoti delle multe, delle conseguenze e dei sensi di colpa in cui potresti incappare, nel caso preferissi snobbare il problema.

Voglio limitarmi a presentarti la situazione, sapendo che riuscirai a cogliere il paragone.

Così come non accetteresti mai di non avere accesso diretto al tuo conto corrente.

O di non avere la possibilità di controllare saldo e movimenti quando vuoi.

È importante che il tuo patrimonio di documenti fiscali sia sotto il tuo diretto controllo.

Un fattore che molti tuoi competitor, certamente, ignorano. A loro rischio e pericolo.

Non estrarre per tempo i file richiesti, in fase di controllo, comporta una serie di illeciti ma soprattutto induce una serie di stati d’animo negativi.

Oltre a costare una marea di tempo per risolvere il problema.

Magari mentre ti tocca ascoltare la musichetta di attesa del call center di turno, con la voce elettronica che ti ripete di stare tranquillo.

E che la tua chiamata verrà presa in carico il prima possibile.

Fai parte di quel numero di imprenditori che affida Fatture Elettroniche e Conservazione a servizi in cloud, guardando solo alla convenienza operativa ed economica?

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