Rottamazione Quinquies 2026: Interessi al 3% e 54 Rate

La rottamazione quinquies rappresenta la quinta e più innovativa edizione del meccanismo di definizione agevolata delle cartelle esattoriali, introdotta nella Legge di Bilancio 2026 all’articolo 23. Questa misura costituisce un importante strumento per i contribuenti italiani che desiderano regolarizzare la propria posizione debitoria con il fisco, eliminando sanzioni e interessi di mora attraverso un piano di pagamento sostenibile e personalizzato.​

Rottamazione Quinquies: Ambito di Applicazione e Debiti Sanabili

La rottamazione quinquies si applica ai debiti risultanti da singoli carichi affidati agli agenti della riscossione nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2023. La definizione agevolata include specificamente i debiti derivanti dall’omesso versamento di imposte risultanti dalle dichiarazioni annuali, compresi quelli dovuti all’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), con esclusione dei debiti determinati da accertamenti fiscali formali.​

Rimangono esclusi dalla rottamazione quinquies i carichi originari da accertamenti esecutivi, avvisi di contestazione, recupero di crediti d’imposta e imposte indirette come quelle relative a registri, successioni e donazioni. Tuttavia, possono accedere alla nuova sanatoria anche i carichi precedentemente interessati da altre rottamazioni (prima, bis, ter, saldo e stralcio) nei quali si sia determinata l’inefficacia per decadenza. Una novità significativa riguarda l’estensione ai contribuenti che hanno aderito alla rottamazione quater e desiderano beneficiare di una rateizzazione ancora più lunga.​

Modalità di Pagamento e Scadenze

Il pagamento nel contesto della rottamazione quinquies può avvenire secondo due modalità distinte. La prima consente il versamento in unica soluzione entro il 31 luglio 2026, senza applicazione di interessi aggiuntivi. Per coloro che optano per la dilazione, la normativa prevede fino a 54 rate bimestrali di pari ammontare, con una durata complessiva di nove anni fino a maggio 2035.​

Il calendario delle scadenze è strutturato con precisione: la prima rata scade il 31 luglio 2026, la seconda il 30 settembre 2026 e la terza il 30 novembre 2026. Dalla quarta alla cinquantunesima rata, le scadenze ricorrono il 31 gennaio, il 31 marzo, il 31 maggio, il 31 luglio, il 30 settembre e il 30 novembre di ciascun anno a decorrere dal 2027. Le ultime tre rate sono fissate per il 31 gennaio, il 31 marzo e il 31 maggio 2035.​

Rottamazione Quinquies: Interessi e Aggiornamenti Normativi

Una questione centrale della rottamazione quinquies riguarda il tasso di interesse applicato ai pagamenti rateizzati. Nella bozza originaria della Legge di Bilancio 2026, era stato fissato un tasso del 4% annuo, il doppio rispetto al 2% previsto dalla rottamazione quater. Tuttavia, il Viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha recentemente annunciato modifiche migliorative mediante emendamenti in corso di discussione parlamentare.​

Le novità annunciate includono una riduzione degli interessi dal 4% al 3%, rendendo la definizione agevolata complessivamente più vantaggiosa per i contribuenti. Inoltre, è prevista l’estensione dei benefici della rottamazione quinquies anche ai contribuenti già in regola con i pagamenti della rottamazione quater, permettendo loro di accedere a un piano di rateizzazione più lungo, passando da 18 a 54 rate.​

Come Aderire alla Rottamazione Quinquies

Il debitore manifesta la volontà di aderire rendendo apposita dichiarazione all’agente della riscossione entro il 30 aprile 2026, esclusivamente mediante modalità telematiche. Nella dichiarazione, il contribuente deve indicare il numero di rate prescelto entro il limite massimo consentito dalla norma e comunicare eventuali pendenze di giudizi aventi ad oggetto i carichi inclusi nella domanda.​

Con la presentazione della dichiarazione, sono sospesi i termini di prescrizione e decadenza, nonché gli obblighi di pagamento derivanti da precedenti dilazioni in essere alla data di adesione. Inoltre, l’Agenzia delle Entrate Riscossione rende disponibili ai debitori, nell’area riservata del proprio sito internet, i dati necessari per individuare i carichi definibili secondo la rottamazione quinquies.​

Effetti della Sospensione delle Misure Esecutive

Un aspetto cruciale della rottamazione quinquies consiste nella sospensione immediata di numerose misure esecutive. A seguito della presentazione della dichiarazione, sono sospesi i termini di prescrizione e decadenza, gli obblighi di pagamento da precedenti dilazioni, e non possono essere iscritti nuovi fermi amministrativi o ipoteche, fatti salvi quelli già registrati. Inoltre, non possono essere avviate nuove procedure esecutive, né proseguite quelle precedentemente avviate, salvo che non sia stato già tenuto il primo incanto con esito positivo.​

Il contribuente che aderisce non è considerato inadempiente ai fini delle comunicazioni all’Agenzia delle Entrate ed è garantito il rilascio del documento unico di regolarità contributiva (DURC), elemento essenziale per operare nei settori pubblici e in numerosi appalti privati.

Quadro RU

Fatture e corrispettivi nel 2026: perché diventano elementi vitali

L’Automazione di Fatture e corrispettivi diventa sempre più impattante, mentre entriamo in una nuova era.

Youtube ha da poco iniziato a sperimentare i doppiaggi automatici dei contenuti video informativi, in diverse lingue del mondo.

Questo significa una sola cosa: l’ulteriore crollo dei confini e delle barriere linguistiche.

Oggi la lingua rimaneva l’ultimo fattore da superare verso un mercato completamente globalizzato.

Potevi al massimo tradurre un sito e qualche brochure, ma era difficile gestire l’intera comunicazione aziendale in più lingue. 

Specie se parliamo di contenuti che richiedono di parlare, e in un certo senso “recitare” davanti a una telecamera.

Siamo ormai entrati in un’era in cui anche questo ultimo bastione, che ancora ci lega al mondo del passato (fatto di competizioni locali), sta per cadere.

E in questo articolo voglio spiegarti perché tutto questo implica la massima attenzione verso il tema dell’automazione fiscale del tuo e-commerce.

YouTube contro la fuffa del content marketing generato dall’Intelligenza Artificiale (pensa a quanti contenuti noiosi e ripetitivi avrai letto su Fatture e corrispettivi in questo periodo)

Nelle graduatorie dei siti più visti al mondo, redatte dalle organizzazioni specializzate in queste rilevazioni, come StatCounter, Youtube è secondo in classifica dopo Google.

Ma qualcosa sta cambiando, e Youtube potrebbe scavalcare il motore di ricerca più famoso al mondo.

Infatti, se da una parte l’Intelligenza Artificiale ha permesso alle aziende di generare contenuti di marketing molto più velocemente, in quantità maggiore, dall’altra i contenuti sono diventati piatti.

Non è poi così difficile, ormai, capire velocemente quali contenuti sono scritti con l’IA. 

Testi leggermente “plastici”, con poca spinta emotiva e struttura delle sintassi che si ripetono.

Quando hai la sensazione di leggere un “pezzo” pieno di retorica, e scarno di informazione a valore aggiunto, ecco che probabilmente stai leggendo un testo generato da una AI.

Sul tema Fatture e Corrispettivi, ad esempio, internet è ormai un ricettacolo di testi acchiappa click scritti dall’Intelligenza Artificiale, che non dicono nulla di utile e di diverso.

Anche sui formati video, l’Intelligenza Artificiale ormai imperversa, è vero.

Ma la differenza tra un contenuto generato dall’essere umano, e uno generato da tecnologie generative, è talmente marcata e distinguibile, che non c’è possibilità di confondersi.

E qui viene il dato interessante.

I video curati da persone in carne ed ossa fidelizzano il 30% in più

I dati di StatCounter dimostrano come i canali YouTube basati su contenuti “umani”, generano un tasso di fidelizzazione superiore al 30%, rispetto ai canali che spingono contenuti generati da IA.

Quindi la strada appare ben tracciata dal mercato: chi genera contenuti video reali, senza delegare tutto all’Intelligenza Artificiale, può conquistare l’attenzione del pubblico.

I doppiaggi automatici generati da YouTube faranno da ulteriore trampolino per le aziende nel mondo, rendendo fruibili contenuti informativi aziendali a utenti sparsi in tutto il globo.

Cominci a capire perché generare Fatture e Corrispettivi a mano non sarà più una strategia perseguibile?

YouTube si appresta a sostituire la TV nella civiltà moderna (ed ecco come entra in gioco il tema delle fatture e corrispettivi)

Attenzione però.

Perché, come avviene spesso in certi ambiti della vita e del commercio, ogni cosa ha un prezzo.

Se i tuoi video su YouTube, doppiati in diverse lingue del mondo, possono aprirti le porte verso le case di potenziali clienti raggiungibili in nuovi mercati per te inesplorati, vale anche l’inverso.

Molti concorrenti, che oggi non possono più di tanto romperti le “uova nel paniere”, tra poco potranno competere con te in modo molto più diretto.

Chi sarà più bravo a creare canali informativi capaci di intrattenere e lasciare letteralmente incollati gli occhi dei potenziali clienti agli schermi di smartphone, tablet e smart TV?

Se davvero Youtube può diventare una sorta di nuova Televisione in salsa nuovo millennio, da cui intrattenere clienti in un bacino di utenza sconfinato, i tuoi processi di vendita vanno preparati di conseguenza.

Non è pensabile mettere a repentaglio i sacrifici che farai per organizzare palinsesti e contenuti, per colpa di processi di vendita analogici e manuali.

Se vendi un prodotto a un cliente distante tre o quattro fuso orari da te, devi essere in grado di processare quell’ordine a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Ecco perché digitalizzare e automatizzare fatture e corrispettivi diventa sempre di più un Must.

Se hai un E-commerce, o stai pensando di aprirne uno, inizia dai processi di vendita e dai processi fiscali

Se vuoi lanciarti nella competizione dei negozi online, o magari l’hai già fatto, sicuramente devi avere un prodotto ricercato.

Qualcosa che possa aiutarti a rendere il tuo e-commerce unico, o quantomeno diverso dagli altri.

Ma la tua capacità di prendere le decisioni giuste sull’automazione del Customer Care, e dei processi fiscali, varrà il 50% del successo o del fallimento della tua iniziativa.

Questo, ad esempio, è un concetto che difficilmente troveresti in un testo generato da una qualche Intelligenza Artificiale.

Ma è la schietta e onesta verità. 

E non ti serve certamente riflettere troppo sul passaggio logico di questa frase, per fare altre valutazioni. 

È ovvio che se riesci a prendere un ordine da un cliente che ti ha trovato attraverso i canali di divulgazione e promozione, come YouTube, non puoi aspettare ore prima di prenderlo in gestione.

Se acquisisci un ordine da un cliente che ha anche solo qualche ora di fuso orario di differenza, non puoi attendere la mattina dopo a prendere in mano il delivery.

In questa dinamica, l’automazione di tutti i processi contabili e fiscali, diventa importante tanto quanto la gestione della logistica e dei processi di spedizione.

Ecco perché devi mettere in conto di produrre fatture e corrispettivi automaticamente.

Senza che ci sia qualcuno, all’interno del backend, a svolgere questa funzione.

FatturaPro.click ha iniziato a sviluppare automazioni di Fatture e Corrispettivi anni fa

Certo, quando abbiamo lanciato sul mercato la prima release di FatturaPro.click, ormai otto anni fa, non potevamo sapere quale impatto e quale accelerazione improvvisa avrebbero avuto le tecnologie di Intelligenza Artificiale nel mondo.

Solo un anno fa, pensare a questa evoluzione di YouTube e dei doppiaggi video, sarebbe apparsa come pura fantasia.

Un viaggio fantastico alla “Ventimila leghe sotto i mari”.

Eppure domani è già qui, e tutto sta accadendo a una velocità spropositata.

Ecco perché non dovresti temporeggiare più di tanto, e al tempo stesso non dovresti prenderti troppi margini di errore.

Il Team di FatturaPro.click è qui apposta per darti una mano a trovare la tua scorciatoia, e superare agilmente il passaggio a una totale automazione di Fatture e Corrispettivi.

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Esoneri Contributivi per Aggregazioni d’Impresa: Le Istruzioni INPS di Novembre 2025

Le aggregazioni d’impresa rappresentano una strategia sempre più rilevante per le aziende che intendono aumentare la propria competitività e stabilità nel mercato. In risposta a questa esigenza, il legislatore italiano ha introdotto una misura agevolativa specifica destinata a favorire i processi di fusione, cessione, conferimento e acquisizione di aziende o rami d’azienda. Con il Messaggio INPS n. 3344 del 6 novembre 2025, l’Istituto ha fornito le indicazioni operative per l’applicazione dell’incentivo contributivo previsto dall’articolo 4-ter del decreto-legge 18 gennaio 2024, n. 4, convertito dalla legge 15 marzo 2024, n. 28, una misura in via sperimentale per gli anni 2024 e 2025 che mira a favorire i processi di aggregazioni d’impresa e a tutelare l’occupazione mediante esoneri contributivi e programmi di formazione del personale.

Aggregazioni d’impresa: requisiti, modalità operative e verifiche 

L’incentivo è riservato alle nuove imprese costituite a seguito di fusioni, cessioni, conferimenti o acquisizioni di aziende o rami d’azienda che impieghino almeno 1.000 lavoratori complessivamente. Questa soglia minima di occupati rappresenta un elemento qualificante della misura, poiché l’obiettivo normativo è orientato verso le operazioni di integrazione di rilievo dimensionale, capaci di generare economie di scala e sinergie produttive significative.

Affinché l’agevolazione possa essere concessa, è necessario che le imprese beneficiarie stipulino un accordo in sede governativa con la partecipazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e delle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative. L’accordo deve contenere un progetto industriale e di politica attiva che illustri le azioni di formazione o riqualificazione dei lavoratori, prevedendo almeno 200 ore complessive nel periodo di godimento del beneficio, nonché le strategie per la salvaguardia dei livelli occupazionali.

Struttura dell’esonero contributivo nelle aggregazioni d’impresa

Il beneficio consiste in un esonero del 100% dei contributi previdenziali e assistenziali a carico del datore di lavoro, con esclusione dei premi INAIL. L’agevolazione è articolata su due fasi temporali: nella prima fase, corrispondente ai primi 24 mesi, il massimale annuo è fissato in 3.500 euro per ciascun lavoratore (291,66 euro mensili); nella seconda fase, per ulteriori 12 mesi, il tetto annuo è pari a 2.000 euro per lavoratore (166,66 euro mensili).

L’esonero è concesso nei limiti delle risorse disponibili, previa verifica del Ministero del Lavoro. La decorrenza coincide con la data di trasferimento dei lavoratori individuata nell’accordo governativo. Le imprese beneficiarie ricevono dall’INPS un codice di autorizzazione “2L”, denominato “Azienda autorizzata all’esonero di cui al DL 4/2024 art. 4-ter”, che consente la corretta esposizione dell’incentivo nei flussi contributivi.

Obblighi e verifiche per l’accesso ai benefici

L’INPS effettua verifiche annuali sui flussi Uniemens e comunica al Ministero del Lavoro l’ammontare degli esoneri effettivamente fruiti. L’agevolazione è compatibile con altri incentivi occupazionali previsti dalla normativa vigente, purché non sia superata la contribuzione datoriale dovuta. Tra gli obblighi a carico del datore di lavoro rientra la tutela del perimetro occupazionale per 48 mesi dalla data dell’operazione societaria.

In caso di licenziamenti non consentiti, è prevista una sanzione pari al doppio dell’esonero fruito per ciascun lavoratore interessato. Analogamente, la mancata attuazione dei programmi formativi comporta la revoca del beneficio e il recupero delle somme indebitamente fruite, con le sanzioni civili previste dall’articolo 116, comma 8, lettera a), della legge 388/2000.

Modalità operative nei flussi Uniemens

Per esporre correttamente l’incentivo nei flussi contributivi, i datori di lavoro privati devono valorizzare in InfoAggCausaliContrib i seguenti elementi: il CodiceCausale “IN24” (Incentivo imprese nuova costituzione Art. 4-ter DL n. 4/2024), l’IdentMotivoUtilizzoCausale con valore “N”, l’AnnoMeseRif corrispondente al periodo del conguaglio e l’ImportoAnnoMeseRif con l’importo conguagliato.

I dati confluiscono nel DM2013 “virtuale” con i nuovi codici: L631 per il conguaglio incentivo imprese di nuova costituzione e L632 per gli arretrati dell’incentivo imprese di nuova costituzione. I conguagli per periodi pregressi sono ammessi esclusivamente nei flussi di dicembre 2025, gennaio 2026 e febbraio 2026.

Per la gestione pubblica, il codice di recupero è il 71, denominato “Incentivi per i processi di aggregazione delle imprese e tutela occupazionale – Art. 4-ter DL 4/2024”. Nel settore agricolo, i datori di lavoro devono utilizzare il codice 2L per i primi 24 mesi, il codice 3L per il terzo anno e il codice 4L per gli arretrati con competenza dicembre 2025.

Prospettive di sviluppo e rilevanza strategica

La misura rappresenta uno strumento di politica industriale particolarmente rilevante nel contesto attuale, dove le piccole e medie imprese italiane sono spinte verso processi di consolidamento dimensionale per affrontare le sfide della competitività internazionale. Le aggregazioni d’impresa incentivate favoriscono non solo la crescita economica ma anche la stabilizzazione dell’occupazione, rappresentando un equilibrio tra obiettivi di efficienza aziendale e protezione sociale dei lavoratori. La natura sperimentale della misura fino al 2025 suggerisce che, qualora dimostri efficacia, potrebbe essere estesa oltre l’attuale biennio di applicazione, consolidando così un framework normativo stabile per le operazioni di fusione e acquisizione nel contesto nazionale.

Fideiussione

Conservazione e Fatture Elettroniche: perché odiarla e perché no

Conservazione fatture elettroniche: perché è NORMALE odiare questo servizio (se ti adegui al pensiero medio)

 

La Conservazione delle Fatture Elettroniche è un servizio che cade esattamente nel mezzo tra obbligo e prevenzione.

Si tratta di quel servizio tecnologico che permette di creare dei veri e propri archivi legali di file.

A differenza di ciò che conservi su una chiavetta, o su un hard disk, ogni file che invii “alla Conservazione” non solo viene memorizzato su un servizio di storage, ma viene anche “timbrato”.

Viene, cioè, arricchito di dispositivi tecnico informatici come marcature temporali, metadati e firme elettroniche, il cui scopo è rendere quel contenuto non modificabile.

Quindi idoneo a costituire una prova legale in sede di controllo amministrativo, giudiziario o in tribunale.

Per questo motivo, insieme all’obbligo di emettere Fatture Elettroniche, sei anche obbligato ad avere un sistema di Conservazione.

Perché questo, mediamente, non piace?

La realtà è che a noi imprenditori italiani, non piacciono né gli obblighi, né la prevenzione.

E la Conservazione è la sintesi delle due cose: obbligatorietà e prevenzione.

Non ci piacciono le regole e le norme che ci cadono in testa dall’alto.

Specie considerando che chi fa le leggi non vive la tua quotidianità, non fa il tuo mestiere.

E, tipicamente, chi fa le leggi non conosce i risvolti negativi e le difficoltà che si celano dietro alle decisioni che prende.

Ma in questo articolo prometto di darti degli spunti per pensare alla conservazione delle fatture in modo diverso dalla massa.

Voglio, infatti, provare a darti dei riferimenti utili a comprendere scenari che i tuoi competitor non sanno e non possono capire.

Ma prima cerchiamo di fare un breve viaggio introspettivo su “come funzionano le cose in Italia”.

Da dove nasce la cultura del “me la cavo da solo”, che è l’antitesi della Conservazione

Obblighi e prevenzione, dicevamo. All’italiano non piace sentirsi dire ciò che deve fare.

Non è un istinto così anormale, se consideriamo la nostra storia.

Siamo un popolo di persone abituate a cavarsela da sole, è sempre stato così.

Ecco perché se ci parlano di servizi di conservazione, e di affidare ad altri i nostri documenti e i nostri file, la cosa ci suona un tantino strana.

Prendiamo gli ultimi 90 anni.

Il periodo storico da cui deriva la nostra cultura attuale, e da cui derivano comportamenti, consuetudini e modi di pensare.

Dalla fase finale della Seconda guerra mondiale, fino ad oggi, l’italiano ha dovuto provvedere a sé stesso.

Per usare un eufemismo, chi ha governato nell’arco di questi decenni, ha messo frequentemente i cittadini nella condizione di doversi arrangiare.

Negli anni Trenta, quaranta e cinquanta, l’Italia ha dovuto fare i conti con le conseguenze dell’ingresso in guerra.

E del conseguente cambio di sponda, arrivato alla fine del secondo conflitto.

Prima ci hanno pensato gli alleati a scaricarci addosso tonnellate di bombe, poi i tedeschi.

Ecco perché la Conservazione, gli obblighi e la prevenzione, non ci aggradano: preferiamo tirarci su le maniche e aggiustare ciò che troviamo rotto nel cammino

Per gli italiani, ciò ha significato rimboccarsi le maniche e ricostruire, partendo dalle macerie dei bombardamenti.

E abbiamo da allora imparato l’arte del cavarcela da soli, o per il tramite di conoscenti diretti con cui scambiarsi favori.

Durante il trentennio della ricostruzione, gli italiani hanno rimesso in piedi una moltitudine di ruderi dalle macerie.

Chi sapeva fare impianti elettrici li faceva per sé, o per parenti e conoscenti che ne avevano bisogno.

In cambio, chi sapeva costruire finestre e infissi si prodigava affinché la gente del posto potesse tornare a proteggersi dal freddo, una volta sistemati i tetti e i muri.

E così via.

Fino ad arrivare ai giorni nostri.

Il ventennio di alternanza e guerriglia politica tra i governi Berlusconi e i governi di sinistra ha, di fatto, paralizzato ogni prospettiva di innovazione, evoluzione e ammodernamento del paese.

L’alternanza di vedute politiche, e l’instabilità dei governi ha avuto solo un effetto.

Ciò che veniva deciso e costruito da una maggioranza di governo, era cancellato e rimosso da quella dopo.

E in questa totale indecisione e stagnazione politica, con governi che duravano meno di una stagione del Grande Fratello, l’imprenditore italiano si è rimboccato le maniche, come sempre.

Ha fatto da solo, trovando i suoi equilibri e i suoi metodi per continuare a gestire le proprie attività e i propri interessi, nonostante tutto.

Il paese che inventò le magliette con disegnate le cinture di sicurezza

Non c’è quindi da stupirsi se questa è la nazione dove hanno inventato le magliette bianche con disegnate le cinture di sicurezza per ingannare le forze dell’ordine durante i controlli su strada.

Era la fine degli anni ’80, l’epoca delle prime leggi che rendevano obbligatorio l’uso della cintura di sicurezza, e qualcuno pensò a questa trovata per aggirare i controlli.

Altro che conservazione obbligatoria!

L’analogia c’è tutta.

Non c’è dubbio che la cintura di sicurezza sia un dispositivo che ti salva la vita.

Un sistema che, per altro, ha presentato negli anni dei perfezionamenti tecnologici per renderla sempre più sicura, e sempre più povera di effetti collaterali.

Basta pensare all’evoluzione dei pretensionatori, per ovviare ai numerosi casi di traumi e fratture registrate da utilizzatori di cinture durante incidenti stradali molto gravi.

Eppure, per un lunghissimo periodo di tempo, la norma fu contestata, proprio al punto da inventare i sistemi più ingegnosi per aggirare la norma, a discapito della sicurezza.

Ci sono voluti tanti anni affinché la maggioranza degli italiani si adeguasse a questo obbligo, arrivandone a comprendere l’utilità.

Non solo in termini di multe evitate, ma anche di protezione della propria incolumità, della propria salute e del proprio corpo, che è quanto di più importante abbiamo.

Anno 2019, arriva l’obbligo della Fattura Elettronica (e della Conservazione)

Già a partire dal novembre del 2018, un’ondata di proteste da parte di varie associazioni, salutò questa novità imminente, come nella migliore tradizione italiana.

Obbligo di fare Fatture Elettroniche e di inviarle in conservazione? Vade retro.

Anche qui, ci sono voluti diversi anni per maturare un apprezzabile livello di “digestione” della norma, da parte del popolo degli imprenditori.

Oggi, un po’ come avvenne con le cinture di sicurezza (e un’altra infinità di casi analoghi), il nostro tessuto imprenditoriale ha assorbito il cambiamento, e ha imparato ad apprezzarlo.

Niente più tempo perso per compilare i documenti fiscali.

Sembrano già lontani anni luce gli anni in cui prendevamo la macchina, insieme a due o tre ore del nostro tempo, per andare dal commercialista a portare valige di fatture da registrare e archiviare.

Al punto che, probabilmente, se adesso qualcuno proponesse di tornare al caro – vecchio – cartaceo, dubito fortemente che vedremmo i caroselli per strada, come dopo una vittoria dell’Italia ai mondiali o agli europei (esempio più che mai nostalgico).

Eppure, se parliamo della sola conservazione, scorporandola un attimo dal contesto della Fattura Elettronica a cui viene sempre associata, la cosa cambia.

Fattura Elettronica e Conservazione non sono legate a doppio filo

Il problema è che il servizio di Conservazione è sempre stato visto come “annegato” nel contesto della Fattura Elettronica.

Quindi viene percepito come qualcosa di cui non è necessario occuparsi e preoccuparsi.

Perché tanto la questione è in mano a chi fornisce i servizi di fatturazione elettronica.

Ma non è così.

Pensarla in questo modo, equivale a lasciare le chiavi di una tua cassaforte all’operaio che te l’ha montata.

Spesso scegli un servizio di Fattura Elettronica in base alla convenienza e alla velocità con cui ti permette di registrare le fatture.

Ma non pensi minimamente alle modalità con cui il gestore del servizio è in grado di restituirti i file “originali” in caso di controlli o contenziosi.

In questi casi, infatti, gli enti di controllo ti chiedono di visionare esattamente i file contenuti all’interno del tuo servizio di Conservazione.

Ecco perché il paragone con la cassaforte è del tutto sensato.

La conservazione è la tua cassaforte dei documenti fiscali, e devi assolutamente avere il pieno controllo su di essa.

Per FatturaPro.Click, la conservazione dei tuoi documenti fiscali, e la loro distribuzione agli organi di controllo, è una questione di vitale importanza

Ora, so benissimo che la prima reazione che potresti avere è quella che fa parte dell’istinto di tutti noi:

“Ci penserò quando succede qualcosa”.

“Mi tirerò su le maniche e aggiusterò la situazione, inutile pensarci adesso”.

Ma non voglio prestarmi al gioco di metterti terrore parlandoti delle multe, delle conseguenze e dei sensi di colpa in cui potresti incappare, nel caso preferissi snobbare il problema.

Voglio limitarmi a presentarti la situazione, sapendo che riuscirai a cogliere il paragone.

Così come non accetteresti mai di non avere accesso diretto al tuo conto corrente.

O di non avere la possibilità di controllare saldo e movimenti quando vuoi.

È importante che il tuo patrimonio di documenti fiscali sia sotto il tuo diretto controllo.

Un fattore che molti tuoi competitor, certamente, ignorano. A loro rischio e pericolo.

Non estrarre per tempo i file richiesti, in fase di controllo, comporta una serie di illeciti ma soprattutto induce una serie di stati d’animo negativi.

Oltre a costare una marea di tempo per risolvere il problema.

Magari mentre ti tocca ascoltare la musichetta di attesa del call center di turno, con la voce elettronica che ti ripete di stare tranquillo.

E che la tua chiamata verrà presa in carico il prima possibile.

Fai parte di quel numero di imprenditori che affida Fatture Elettroniche e Conservazione a servizi in cloud, guardando solo alla convenienza operativa ed economica?

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Qualche decina di minuti investiti bene, non per farti assillare da obblighi, rischi di sanzioni e anatemi vari.

Ma per parlare unicamente di accessibilità dei dati inviati in Conservazione, di facilità nel reperirli nel momento del bisogno e della tua tranquillità personale e imprenditoriale.

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Identità digitale: la Carta d’Identità Elettronica sostituisce lo SPID

Entro il 2026, l’Italia trasformerà completamente il proprio sistema di identità digitale: lo SPID lascerà gradualmente il posto alla Carta d’Identità Elettronica (CIE) come principale strumento di accesso ai servizi pubblici. Questo cambiamento rappresenta una modernizzazione cruciale verso la centralizzazione della gestione dell’identità digitale, con importanti implicazioni per milioni di cittadini e imprese italiane. Comprendere le scadenze, i requisiti tecnici e le azioni necessarie è essenziale per una transizione fluida verso il nuovo sistema.

Dal 3 agosto 2026: la Carta d’Identità Elettronica diventa obbligatoria

La sostituzione dello SPID avverrà secondo una transizione graduale, non improvvisa. La Carta d’Identità Elettronica rappresenta lo strumento di identità digitale più moderno, gestito direttamente dallo Stato. L’obiettivo è centralizzare completamente l’autenticazione dei cittadini in un unico sistema pubblico, riducendo la dipendenza dai provider privati e semplificando il panorama dell’identità digitale nazionale.

Dal 3 agosto 2026, la carta d’identità cartacea tradizionale non sarà più valida per l’espatrio e non potrà essere utilizzata per viaggiare all’estero, neppure all’interno dell’Unione Europea. È quindi fortemente consigliato che tutti i cittadini richiedano tempestivamente la propria Carta d’Identità Elettronica presso il Comune di residenza, senza attendere l’ultimo momento.

Requisiti tecnici per accedere alla Carta d’Identità Elettronica

Per utilizzare la CIE, è fondamentale disporre della giusta strumentazione. Se possiedi uno smartphone, il dispositivo deve essere dotato di tecnologia NFC (Near Field Communication), indispensabile per leggere il chip elettronico della carta. Per chi utilizza il computer, è necessario un lettore smart card compatibile oppure un lettore NFC esterno.

La richiesta della Carta d’Identità Elettronica avviene presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di residenza. È possibile prenotare l’appuntamento online su www.cartaidentita.interno.gov.it , presentando fototessera e documento di identità attuale. Il costo varia tra 16,79 e 22 euro a seconda dei diritti comunali, e il documento viene recapitato entro sei giorni lavorativi. La validità è di tre anni per i bambini sotto i tre anni, e di cinque anni per i minori fino a 18 anni.

L’app IO e IT Wallet: il cuore della nuova identità digitale

L’IT Wallet, integrato nell’app IO, diventerà il centro nevralgico dell’identità digitale italiana dal 2026. Si tratta di un portafoglio digitale innovativo che consente di conservare sul proprio smartphone documenti ufficiali in formato digitale: patente di guida, tessera sanitaria, carta europea della disabilità, ISEE, titoli di studio, tessera elettorale e certificati di residenza. Questi documenti hanno pieno valore legale negli stessi contesti dei loro equivalenti fisici.

L’accesso all’IT Wallet avviene utilizzando le credenziali SPID o direttamente con la Carta d’Identità Elettronica. Un aspetto importante è che l’IT Wallet non elimina lo SPID o la CIE, ma li contiene al suo interno, semplificando l’esperienza utente. La versione pubblica è completamente gratuita, mentre le versioni private possono prevedere costi per funzionalità premium.

Azioni concrete da intraprendere immediatamente

Non rimandare è essenziale. Verifica se possiedi già una CIE valida: se la tua carta d’identità è ancora cartacea, prenota tempestivamente il rinnovo presso il Comune. Assicurati che il tuo smartphone sia dotato di tecnologia NFC o acquista un lettore smart card per il computer.

Scarica l’app CieID e attiva le tue credenziali Carta d’Identità Elettronica utilizzando il codice PUK ricevuto dal Comune. Inizia a familiarizzare con questo sistema utilizzando la CIE per accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione anziché lo SPID. Mantieni l’app IO aggiornata e preparati per l’implementazione completa dell’IT Wallet, il cui lancio è previsto tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026.

Una rivoluzione verso la semplificazione e la sicurezza digitale

La transizione alla Carta d’Identità Elettronica non è un semplice cambio amministrativo: è una rivoluzione che punta a semplificare e rendere più sicura la vita digitale dei cittadini. Con la CIE e l’IT Wallet, il 2026 segnerà l’inizio di una nuova era in cui l’identità digitale sarà veramente unica, centralizzata, sicura e interamente sotto il controllo dello Stato italiano, allineandosi ai moderni standard europei.

Shopify e Automazione Fiscale di FatturaPRO.click per le PMI italiane

App FatturaPRO.click in Shopify: il nostro contributo al “Checkout che converte di più al mondo”

 

Shopify è una delle piattaforme E-Commerce più apprezzate da chi vende online, e sempre più realtà ne sfruttano la semplicità di startup e configurazione per lanciarsi nel commercio online.

Una delle caratteristiche più note del sistema, è la possibilità di creare un “checkout” molto ergonomico, che facilita la finalizzazione degli ordini, riducendo il tasso di abbandono del carrello virtuale.

FatturaPRO.click, grazie alla sua specializzazione in Automazione Fiscale, ha sviluppato da tempo un’app “ufficiale”.

Grazie ad essa, puoi automatizzare la rendicontazione fiscale, rendendo ergonomico il sistema non solo per chi compra ma anche per chi vende.

Ora: queste prime righe potrebbero indurti a pensare che l’intero articolo sia pensato per chi utilizza Shopify per vendere online. Ma non è così.

Voglio approfittare, invece, di questo argomento per portarti ad una riflessione più ampia, che può risultare utile un po’ a tutti.

Il commercio entra nel momento più caldo dell’anno, e migliaia di aziende e professionisti nel mondo riscaldano i motori affidandosi a strumenti come Shopify

 

Partiamo da qui: perché ne parliamo? Perché trattare questo argomento proprio ora?

Mentre scrivo questo pezzo, siamo a fine ottobre e il commercio è in piena fibrillazione.

Blackfriday, festività natalizie, saldi di inizio anno: nei prossimi 3 mesi, molti esercenti si “giocano” una buona fetta del proprio fatturato, e il canale online diventa sempre più vitale col passare degli anni.

Shopify è la capostipite di un mondo fatto da piattaforme che permettono agli esercenti di essere presenti online.

E di entrare nella grande competizione delle vendite su internet, attraverso un investimento controllato e alleggerito di tante voci di investimento.

Creare un e-commerce da zero, infatti, può comportare spese di tutto rispetto.

Specie per le piccole realtà che non fatturano cifre milionarie, e che magari hanno delle finestre commerciali ampie solo in determinati momenti dell’anno.

Per queste attività, sviluppare un e-commerce da zero, e mantenerlo tutto l’anno a fronte – talvolta- di un’elevata stagionalità, non è particolarmente praticabile.

Che fare allora? Rinunciare? 

No. 

Ecco perché strumenti tipo Shopify, insieme ad altri, stanno riscontrando una diffusione esponenziale.

Perché sono piattaforme pensate sia “con gli occhi”  dei consumatori, sia “con gli occhi” dell’imprenditore. 

L’acquisto compulsivo viaggia su internet, e l’inverno è il suo carburante perfetto

 

A partire dal 2020, anno tristemente ricordato per la pandemia, un numero sempre maggiore di attività si è dovuta necessariamente affacciare al mondo di internet.

Ma pochissime di queste realtà avevano – e hanno – le risorse per mettere in piedi una vera e propria macchina di vendita online.

Per farlo, non serve soltanto avere disponibilità economiche tali da poter sviluppare un sito e-commerce da zero.

Perché quello sarebbe solo la punta dell’iceberg di un’avventura veramente complessa da gestire.

Dopo aver creato un ipotetico sito e-commerce da zero, questo andrebbe mantenuto.

Ma non solo.

Servirebbe poi uno staff dedicato al monitoraggio degli ordini e all’erogazione del delivery, e un altro gruppo di lavoro per la gestione degli scontrini o delle fatture.

Col passare degli anni, la consapevolezza sull’importanza di essere presenti su internet non è scemata, anzi.

Per quanto la pandemia abbia lasciato dietro di sé molti aspetti che in tanti vogliono dimenticare, l’evoluzione registrata a livello di consapevolezza imprenditoriale in ambito online, è aumentata.

E difficilmente potrà regredire.

Ciò non toglie, però, che per molte attività esista una stagionalità tale per cui avere un impianto di acquisizione clienti e vendita online, capace di vendere costantemente 365 giorni all’anno, è complicato.

Sono tante le realtà che, ad esempio, concentrano buona parte del fatturato proprio in questo momento dell’anno.

In Shopify hanno capito proprio questo, e sono stati tra coloro che meglio di altri hanno capito come mettere in piedi l’offerta perfetta:

  • Costi fissi e alla portata di qualsiasi attività commerciale nel mondo
  • Semplicità di avviamento e fine tuning
  • Automazioni facili da comprendere e da impostare, per aumentare le vendite e non rallentare le operazioni commerciali della piccola attività

Come entra FatturaPRO.click nel percorso di crescita di Shopify (soprattutto in Italia)?

 

Circa tre anni fa, abbiamo colto l’importanza che stava acquisendo Shopify nella vita di tanti imprenditori, dalla grande azienda all’esercizio “su strada”.

Da qui è nata l’idea di portare al progetto la nostra competenza sull’Automazione Fiscale.

Per estendere il grado di ergonomia che fa di Shopify un punto di riferimento nel settore dei Builder per E-Commerce anche al lato fiscale.

Del resto, se è vero ed è logico che molte imprese scelgano Shopify per la “tripletta” di benefici che abbiamo elencato sopra, è vero anche che siamo in Italia. 

E, soprattutto da noi, vendere online non è solo un “problema” di processi commerciali e organizzativi.

Da noi non basta mettere un prodotto online e attivare un sistema di pagamento con Paypal, Satispsy, Stripe o altri gateway per velocizzare gli incassi.

E non basta neppure automatizzare la comunicazione di benvenuto e di tracking, per consentire all’acquirente di seguire passo passo il processo di consegna.

Ed è qui che, a supporto dei processi di CheckOut di Shopify, abbiamo installato dei Plugin di Automazione Fiscale per semplificare, automatizzare e rendere persino “trasparenti” le attività di rendicontazione verso Agenzia delle Entrate.

Come funziona il processo l’Automazione Fiscale su Shopify?

 

Abbiamo studiato un processo di implementazione che fosse al passo con il livello di ergonomia che caratterizza l’intera esperienza d’uso che Shopify riserva da anni ai suoi utenti.

In sostanza, per attivare la nostra app di Automazione Fiscale, è sufficiente entrare nel marketplace delle estensioni di Shopify, dopo aver implementato la piattaforma e aver attivato il proprio negozio online.

Qui è sufficiente cercare FatturaPro nella barra di ricerca.

Poi, è possibile seguire una procedura guidata per installare l’app, e il gioco è già fatto.

Come nella pubblicità della Pick Indolor degli anni ’80.

Già fatto.

Da quel momento in poi, con pochissimi accorgimenti e un Fine Tuning veramente basico, anche un utente del tutto privo di un background tecnologico può cominciare a produrre corrispettivi e fatture da inviare al Sistema di Interscambio, senza fare fatica.

Coerentemente con l’intero progetto Shopify, tutto ciò comporta la possibilità di erogare ordini acquisiti online, senza l’obbligo di dover assumere personale a presidio dei vari ambiti che supportano le operazioni commerciali di un’azienda.

Nel nostro caso, non serve una addetta amministrativa al controllo degli ordini online, né serve personale di collegamento tra azienda e studio commercialista, che può ricevere tutta la documentazione utile ai fini della contabilità fiscale, anche qui senza alcuna fatica.

Il potere della focalizzazione

 

Anche questo excursus sul percorso di collaborazione tra FatturaPRO.click, e una realtà mondiale come Shopify, costituisce una traccia di un principio fondamentale: quello della focalizzazione.

FatturaPRO.click, essenzialmente, è un team di sviluppo, che però ha maturato in 10 anni competenze di elevata profondità in ambito digitale/fiscale.

Avremmo potuto, e potremmo, sviluppare software di tutti i tipi, perché oltre a conoscere intimamente la materia fiscale, conosciamo perfettamente anche i processi delle aziende.

Potremmo sviluppare gestionali, app e sistemi di tutti i tipi.

Ma rimaniamo ancorati sul tema fiscale, non solo perché in Italia è complesso. Ma perché conosciamo perfettamente il tessuto imprenditoriale italiano.

Quali sono i suoi bisogni? Qual è il grado di semplificazione che dobbiamo raggiungere, per essere davvero utili allo sviluppo di una Piccola Media Impresa, che costituisce il 90% e oltre dell’intero mondo imprenditoriale?

Il modo in cui abbiamo focalizzato un problema – quello della vendita online e della produzione di documenti fiscali – e lo abbiamo ridotto ai minimi termini, è un esempio che vale nel caso dell’esperienza con Shopify, ma ormai può valere in qualsiasi ambito.

Se hai un’azienda, che sia online o basata su punti di vendita fisici (o magari entrambe le cose), e hai bisogno di azzerare ogni complessità e ogni rallentamento, eliminando dai processi gli ostacoli fisiologici della gestione fiscale, puoi sempre partire da  una certezza.

Il nostro servizio clienti, che può analizzare il tuo caso e trovare la via corretta per integrare il nostro know how di automazione fiscale ai tuoi gestionali, ai tuoi processi e alle tue procedure.

Forzatura di emissione documento fiscale da e-commerce? Non è mai stata più facile di così!

Come ribadito nell’articolo della scorsa settimana, l’e-commerce è stata una manna dal cielo per molti imprenditori del Bel Paese. Ma se la gestione delle aliquote iva è uno dei tasti dolenti della gestione dell’e-commerce, la gestione dei documenti fiscali non è da meno. La soluzione a questo tedioso problema è sicuramente la gestione della forzatura di emissione documento disponibile su FatturaPRO.click. 

A differenza dello scorso articolo, un pò lungo visto che abbiamo analizzato insieme come modificare le aliquote per i vari prodotti in tutti gli e-commerce, questo sarà più breve, perchè, chi ci conosce lo sa già, noi di FatturaPRO.click amiamo la semplificazione dei processi.

Cosa si intende per forzatura di emissione documento e quando sono utili? 

 

Quando si parla di forzatura di emissione ci riferiamo a un comando che forza l’emissione di un tipo di documento rispetto a quello che l’e-commerce emetterebbe in base ai dati presenti nel checkout dell’ordine. 

Si potrebbe pensare : “ perchè forzare un tipo di documento se il cliente ne ha chiesto un’altro?” 

La risposta è semplice e di natura gestionale per la maggior parte dei casi. Ma vediamo insieme le casistiche. 

Abbiamo vari tipi di forzature in FatturaPRO.click tra cui le più rilevanti sono : 

 

    1. Emetti sempre un corrispettivo: questa funzione permette di forzare l’emissione di un corrispettivo, indipendentemente dai dati presenti nel checkout. Questa forzatura è da utilizzare soltanto per ordini provenienti da UE ( o in qualche caso per il resto del mondo)  in quanto in italia il cliente ha il diritto di poter ricevere una fattura se inserisce i propri dati fiscali
    2. Emetti sempre una fattura: questa funzione permette di forzare l’emissione di una fattura. Anche questa è molto utile quando si parla di vendite estere, soprattutto quelle che si trovano fuori dall’UE, che necessitano di un documento di accompagnamento per i controlli doganali. 
    3. Compila il registro OSS: la compilazione del registro OSS viene utilizzata da molti clienti che superano una certa soglia di vendita in UE o extra UE, definita dalle normative vigenti.

Come impostare la forzatura di emissione documento su FatturaPRO.click? 

 

Come per la forzatura delle aliquote iva, anche quella dell’emissione documento è molto semplice da impostare. 

Bisognerà andare al menù account- siti e-commerce e cliccare su modifica a destra del proprio dominio. 

Una volta entrati in modifica bisognerà andare nella sezione Forza emissione e scegliere le forzature a seconda delle aree e salvare le nuove impostazioni. 

Speriamo che questa guida vi sia stata utile, come sempre noi restiamo a disposizione per ogni possibile dubbio. 

 

Il team di supporto

 

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