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Come fare soldi partendo da zero: ripartire da capo con il nuovo anno

È indubbio che all’inizio di ogni anno, quando comunemente si traccia il bilancio del precedente periodo e si sceglie quali obiettivi perseguire nei mesi a venire, siano in molti a porsi l’interrogativo su come fare soldi partendo da zero e intraprendere nuove strade lavorative per generare quell’autonomia economica che consenta maggior margine decisionale.

Soprattutto dopo i notevoli stravolgimenti degli ultimi anni, sono sempre più le persone desiderose di trovare il proprio spazio sul mercato del lavoro o di valorizzare talenti e competenze in maniera indipendente e redditizia. C’è voglia di partire da zero e costruire qualcosa di solido e duraturo.

Ecco allora che la ricerca di idee per fare soldi anche senza esperienza o capitale iniziale diventa un topic particolarmente sentito all’inizio di ogni anno, quando fresche di motivi di cambiamento e desiderio di autodeterminazione si annidano nelle menti di molti. Comprenderne le opportunità, anche solo come integrazione del reddito familiare, è quindi una tematica che interessa una platea ampia.

Come fare soldi partendo da zero: alcune idee molto promettenti

Come generare reddito partendo da zero sono possibili diverse idee promettenti che possono essere sviluppate anche con un basso capitale iniziale. Una di queste riguarda la creazione di reddito passivo attraverso la pubblicazione di ebook su store online. Scrivendo un contenuto di valore su un determinato argomento e promuovendolo attraverso i propri canali, è possibile monetizzare le vendite nel tempo senza un costante impegno attivo.

Un’altra opportunità è offrire servizi online come la creazione di siti web, consulenza digitale o corsi online su piattaforme come Udemy. Anche in questo caso, pianificando contenuti formativi di qualità è possibile generare un flusso di entrate ricorrente. Da considerare è anche l’home staging, ovvero il ristrutturare e allestire case altrui per renderle pronte alla vendita. Con una buona organizzazione e capacità di marketing, il giro d’affari può crescere rapidamente.

Altre vie praticabili riguardano il private blogging, il commercio online su Amazon o l’affiliazione per i prodotti altrui. Con costanza e ottimizzazione continua, queste idee possono dimostrarsi valide fonti di reddito aggiuntivo o principale.

Come fare soldi partendo da zero

Come fare soldi online partendo da zero: occhio alla fatturazione e alla corretta contabilità

Generare reddito online partendo da zero comporta alcune accortezze burocratiche da non sottovalutare come la fatturazione e la contabilità.

Se anche con idee creative come ebook, corsi digitali o affiliazione è possibile avviare un’attività senza capitale iniziale, superata una certa soglia di compensi è necessario aprire partita IVA e adempiere agli obblighi di monitoraggio fiscale.

Gestire la contabilità in modo chiaro sin da subito, così come emettere fatture elettroniche secondo lo standard previsto dalla normativa, risulta fondamentale per lavorare in piena regola ed evitare potenziali sanzioni.

Anche chi inizia da zero con piccole prestazioni occasionali dovrebbe informarsi per aprire attività senza soldi ne spese iniziali, ad esempio con il regime forfettario. Solo documentando correttamente entrate e uscite tramite i registri IVA si potrà dimostrare la liceità dell’impresa nel tempo, facendola eventualmente crescere fino a diventarne l’unica fonte di reddito. Attenzione alla fatturazione e alla contabilità appaiono dunque elementi chiave per trasformare un’idea imprenditoriale online in un lavoro duraturo e sicuro anche dal punto di vista amministrativo.

TD27 fattura elettronica: per quali operazioni è utilizzata?

La corretta conoscenza della sezione TD27 della fattura elettronica è importante per chiunque decida di aprire una partita IVA. Infatti, sebbene la TD27 trovi applicazione solo in specifici casi di operazioni non imponibili, è comunque fondamentale sapere come funziona e quando può essere utilizzata.

Capire le differenze di utilizzo tra le diverse TD (sezioni) della fattura elettronica, anch’essa obbligatoria dal 2019 per la generalità dei soggetti IVA, consente di gestire gli adempimenti in modo corretto ed efficace sin dal primo giorno di avvio dell’attività. Ad esempio, ci si può trovare a dover emettere una TD27 per movimenti interni o cessioni gratuite. Conoscere prima questa casistica è utile per non incorrere in errori o sanzioni.

Familiarizzare con i diversi casi d’uso previsti dallo standard di fatturazione elettronica, come appunto la TD27, risulta fondamentale per chi si approccia per la prima volta alla gestione della contabilità di un’impresa.

TD27 fattura elettronica per autoconsumo o per cessioni gratuite senza rivalsa

La TD27 è prevista dal provvedimento dell’Agenzia delle Entrate n. 89757/2018 per le ipotesi di autoconsumo o cessioni gratuite di beni e servizi senza rivalsa dell’IVA. Tale sezione è utilizzata per documentare le operazioni non imponibili ai fini IVA, come previsto dall’articolo 10 del DPR 633/72, che esclude l’applicazione dell’imposta per le cessioni non effettuate nell’esercizio di impresa, arte o professione.

Nella prassi, la TD27 viene compilata per movimentazioni interne a fini amministrativi come trasferimento di beni da magazzino a reparto produzione. Oppure, la si utilizza per cessioni gratuite a determinati soggetti come enti no profit. Nel dettaglio, attraverso la fatturazione elettronica si inseriscono nella TD01 i dati identificativi del cessionario/committente e nella TD27 le informazioni relative a beni/servizi ceduti (natura, quantità, valore).

Il documento elettronico così prodotto assolve agli obblighi di documentazione della transazione non imponibile, garantendo completezza e tracciabilità dei dati nel pieno rispetto della normativa nazionale e comunitaria.

TD27 fattura elettronica

Fattura elettronica td27: quando utilizzarla

La sezione TD27 della fattura elettronica trova applicazione in precise ipotesi di operazioni non imponibili, come previsto dall’articolo 10 del DPR 633/72. Nello specifico, la TD27 viene utilizzata per documentare le cessioni di beni e prestazioni di servizi che esulano dall’esercizio di attività d’impresa, come le cessioni gratuite a determinati soggetti (ospedali, onlus, volontariato).

Un altro caso riguarda le movimentazioni interne a fini amministrativi, come il prelievo da magazzino per essere impiegati nel ciclo produttivo. La TD27 è impiegata anche per le cessioni di beni per i quali è stata esercitata l’opzione per il margine o per le vendite in leasing.

In tutte queste ipotesi, tramite la fatturazione elettronica è possibile emettere un documento utilizzando la sezione TD27, indicando i dati del cessionario/committente e specificando i dettagli delle merci/servizi non imponibili ceduti. Ciò consente di assolvere agli obblighi di tracciabilità e prova dell’operazione in maniera formale e digitale.

Cerchiamo anche di chiarire meglio quest’ultima affermazione. L’emissione del documento elettronico tramite il Sistema di Interscambio assolve agli obblighi di registrazione e trasmissione dei dati prescritti dalla normativa in materia di tracciabilità fiscale. Questo garantisce che le informazioni riguardanti le operazioni non imponibili documentate con la TD27 vengano rese disponibili alle autorità fiscali in modo automatico, standardizzato e non manipolabile, attraverso un sistemati di interscambio protetto.

Inoltre, ogni fattura elettronica viene firmata digitalmente dal soggetto emittente, assicurando requisiti di autenticità, integrità dei dati, leggibilità e conservabilità nel tempo. Queste caratteristiche consentono di fornire prova legale delle cessioni/prestazioni non imponibili in modo completo, sicuro e non alterabile rispetto alla tradizionale documentazione cartacea. Pertanto, anche l’uso della TD27 sfrutta a pieno i vantaggi giuridici ed economici della fatturazione elettronica.

 

Libri sociali: tutela dei soci attraverso un’amministrazione trasparente

I libri sociali rivestono un ruolo fondamentale per chi avvia un’attività d’impresa fondata su una delle tipologie societarie previste dalla normativa italiana, come la S.r.l o la S.a.s. Tenere una corretta documentazione dei libri sociali obbligatori, come quello dei soci, delle assemblee e delle delibere, non è semplicemente un adempimento burocratico, bensì garantisce sicurezza e tutela a tutti coloro i quali decidono di investire nella società come soci.

I libri sociali, infatti, consentono di tracciare in modo trasparente tutte le decisioni assunte nel corso della vita dell’impresa, preservando la corretta governance societaria. Ciò permette ai soci di monitorare l’operato degli amministratori ed evitare potenziali irregolarità nella gestione. Inoltre, i libri sociali possono essere esibiti in qualsiasi momento per far valere i propri diritti, ad esempio in caso di controversie o richieste di risarcimento. Infine, in caso di cessione di quote, i libri sociali forniscono tutte le informazioni per valutare nel modo più consapevole l’investimento.

Per questi motivi, prestare massima attenzione nella tenuta formale e sostanziale dei libri sociali è fondamentale per garantire sicurezza ai soci e tutelare l’integrità della governance societaria nel tempo.

 

Libri sociali: le principali tipologie previste per la normativa italiana

I libri sociali rappresentano uno strumento fondamentale previsto dalla normativa italiana per assicurare la trasparenza nella gestione di ogni tipologia di società. Il Codice Civile stabilisce che le società di capitali (S.p.A., S.r.l., S.a.p.a.) sono obbligate alla tenuta del libro soci, del libro delle delibere e del libro dei verbali assembleari. Per le srl è altresì previsto il libro dell’inventario e dei bilanci.

Le società cooperative invece devono custodire il libro dei soci, il libro delle delibere del consiglio di amministrazione e dell’assemblea dei soci. Le società a responsabilità limitata semplificata sono soggette solo al libro dei soci e delle delibere.

Tutti i libri devono essere conservati per 10 anni e approvati dall’organo di controllo o dal revisore legale, ed sono soggetti a visione in ogni momento da parte dei soci e dei terzi a ciò legittimati.

La corretta tenuta ed archiviazione dei libri sociali riveste un ruolo di primaria importanza per assicurare la massima trasparenza nella gestione aziendale, tutelando la responsabilità sociale d’impresa verso gli stakeholder, nonché permettendo gli opportuni controlli sull’operato degli amministratori.

Libri sociali

Libri sociali obbligatori: obblighi di tenuta, conservazione e accesso

I libri sociali obbligatori rivestono grande importanza giuridica ed economica: essi servono infatti ad assicurare piena trasparenza circa il modello di business adottato dalla società e le decisioni assunte nel corso della sua attività.

La normativa stabilisce precisi obblighi di tenuta e conservazione dei libri. Essi devono essere custoditi presso la sede legale e aggiornati correttamente in modo cronologico. La tenuta può essere affidata anche a terzi, garantendo comunque l’immediata esibizione.

Per quanto concerne la conservazione, i libri sono soggetti a specifici vincoli temporali: 10 anni per quelli di bilancio, registri IVA e fatture. Il formato di conservazione è indifferente, quindi è ammessa sia la forma cartacea che quella informatica. Grande importanza riveste il diritto di accesso ai libri: esso spetta ai soci, Sindaci, organi di controllo nonché all’Amministrazione Finanziaria per specifici motivi. L’esercizio del diritto di accesso deve avvenire nei luoghi di lavoro durante l’orario d’ufficio, nel rispetto della normativa sulla privacy.

Pertanto, la puntuale osservanza degli obblighi di tenuta, conservazione e accesso dei libri sociali è fondamentale per assicurare la piena trasparenza societaria. È prevista la possibilità di ricorrere alla dematerializzazione dei libri sociali tramite l’uso della firma digitale, che ne assicura l’autenticità e integrità ai sensi del Codice dell’Amministrazione Digitale.

Tale facoltà, introdotta alcuni anni fa, rappresenta un vantaggio per le società in quanto semplifica gli adempimenti burocratici e abbassa i costi di archiviazione, conservando tuttavia piena validità legale ai dati registrati.

Scritture contabili obbligatorie: ecco come avere sempre i conti in regola con il Fisco

Aprire una partita IVA e iniziare un’attività d’impresa è sicuramente un passo importante, che però richiede anche una buona dose di consapevolezza sulle incombenze burocratiche e sugli adempimenti fiscali da rispettare.

Tra gli aspetti più rilevanti ci sono le scritture contabili obbligatorie che l’Agenzia delle Entrate impone a tutte le attività economiche. Tenere registri come il libro giornale, i registri IVA, le fatture emesse e ricevute secondo le scadenze corrette è fondamentale per tracciare in modo trasparente i flussi economici in entrata e uscita.

Tuttavia, capire e rispettare tutte le regole non è sempre semplice, soprattutto per chi non ha dimestichezza con la contabilità e gli adempimenti fiscali. Proprio per questo, la cosa migliore quando si apre un’attività è rivolgersi sin da subito a un commercialista o consulente del lavoro qualificato.

Affidandosi a un professionista esperto e in regola con i corsi di aggiornamento, si avrà la certezza che i libri contabili e gli altri registri vengano tenuti correttamente e rispettando tutte le scadenze. In questo modo si eviteranno spiacevoli sorprese in caso di controllo e si potrà gestire la propria impresa con serenità, focalizzandosi sulla crescita del business.

 

Scritture contabili obbligatorie: i registri richiesti per legge

Le scritture contabili obbligatorie previste per legge costituiscono un adempimento di fondamentale importanza per ogni attività economica. I registri che devono essere compilati correttamente sono stabiliti dal Codice Civile, Codice Penale e decreto fiscale.

In particolare, l’imprenditore commerciale è tenuto alla tenuta del Registro IVA, delle Fatture Emesse e Ricevute con relativa Numerazione, del Giornale e della scrittura IVA, eventualmente anche del Registro bene ammortizzabili. Tali documenti contabili sono progettati per tracciare in modo analitico e indiscutibile il quantum delle operazioni effettivamente poste in essere, al fine di una corretta liquidazione dell’IVA e redazione delle dichiarazioni periodiche.

Il Registro IVA consente di rilevare e riportare in modo dettagliato e differenziato gli acquisti e le vendite effettuati distintamente per aliquota, in modo da poter calcolare i relativi debiti/crediti trimestralmente. Le fatture, sia passive che attive, devono essere annotate con univoca numerazione progressiva su appositi Registri, allegando anche la relativa documentazione contabile. Il Giornale deve contenere l’annotazione giornaliera degli eventi aziendali, utilizzando partite doppie che esprimono il principio di causalità.

Tali documenti devono essere conservati per 10 anni dal termine dell’annualità a cui si riferiscono o dalla data di presentazione della dichiarazione, in modo da poter essere esibiti in caso di verifiche. Pertanto, l’imprenditore commerciale è tenuto a dotarsi di tale strumentazione contabile per assolvere correttamente agli obblighi di tracciabilità imposti dalla normativa. Solo attraverso il puntuale rispetto di tali scritture obbligatorie sarà in grado di documentare in ogni momento la propria posizione fiscale.

Scritture contabili obbligatorie

Libri contabili obbligatori: le scadenze e gli adempimenti fiscali correlati

I libri contabili obbligatori devono essere redatti secondo precisi obblighi fiscali cui è soggetto l’imprenditore.

Le scritture contabili, come regole generali, devono essere tenute entro il mese successivo a quello cui si riferiscono. Fatta eccezione per il Registro acquisti che può essere compilato entro il 15° giorno successivo al mese di effettuazione delle operazioni.

Verso lo Stato sono poi previsti adempimenti periodici quali liquidazione dell’IVA con modello F24 entro il 16 del mese successivo a quello cui si riferisce; presentazione della dichiarazione IVA annuale entro il 30 novembre dell’anno successivo a quello cui si riferisce il periodo d’imposta.

I dati contabili obbligatori devono essere conservati per 10 anni con originale o copia autenticata, fatta eccezione per fatture elettroniche che possono beneficiare della sola conservazione digitale.

Tali scadenze e modalità di conservazione sono stabilite chiaramente dalla normativa vigente al fine di assicurare la corrispondenza tra contabilità e dichiarazione, nonché di consentire gli accertamenti da parte dell’Amministrazione Finanziaria. Pertanto, gli operatori economici sono tenuti a monitorare con attenzione le scadenze previste e le corrette modalità di archiviazione dei dati.

Attività che non conoscono crisi: settori e professioni che garantiscono occupazione in ogni congiuntura   

Le fluttuazioni congiunturali sono variazioni cicliche dell’andamento dell’economia, che attraversa normalmente fasi alternate di espansione e contrazione dell’attività produttiva e dei consumi. Studi e ricercano hanno dimostrato che esistono alcune attività che non conoscono crisi in quanto anticicliche e quindi non soggette alle fluttuazioni congiunturali

Nello specifico, i cicli congiunturali si caratterizzano per:

  • Periodi di crescita economica (fase espansiva), con incremento della produzione industriale e terziaria, lievitazione degli investimenti privati e pubblici, aumento dei livelli occupazionali e di reddito.
  • Fasi recessionali, quando si registra invece un calo generalizzato della domanda aggregata che impatta negativamente su PIL, occupazione e redditi reali.

Tali alti e bassi congiunturali influenzano in modo diseguale settori e professioni. Ad esempio:

  1. Comparti legati a beni durevoli (auto, elettronica etc.) risentono maggiormente delle crisi, essendo i consumi in quei prodotti più sensibili.
  2. Alimentare e servizi sanitari, legati a bisogni essenziali, sono meno volatili.
  3. Figure dipendenti da investimenti infrastrutturali o esportazioni sono più esposte alle recessioni.
  4. Ruoli tecnici e ICT, rispondenti a esigenze di ammodernamento e digitalizzazione aziendale, risultano oggi più anticiclici.
  5. Professioni ad alta specializzazione nella consulenza strategica e di efficienza aziendale sono spesso preservate anche in periodi di crisi.

Attività che non conoscono crisi: Settori e attività imprenditoriali anticicliche

Uno dei principali obiettivi di un’impresa è quello di sviluppare un business model in grado di resistere alle fluttuazioni del ciclo economico. Analizzando i dati pubblicati dall’Istat e dall’OCSE sugli andamenti settoriali in periodi di contrazione e di crescita, emergono alcuni comparti che storicamente hanno dimostrato maggiore elasticità alla variazione della domanda aggregata.

Attività che non conoscono crisi

Tra questi, il settore alimentare rientra di diritto tra quelli definiti “anticiclici“. Grazie alla natura di bene primario dei prodotti alimentari, la spesa delle famiglie in quest’ambito risulta poco sensibile alle fasi congiunturali. Idee imprenditoriali particolarmente interessanti potrebbero coinvolgere la produzione e distribuzione di generi alimentari base a marchio proprio, specialmente per una clientela attenta alla qualità e al territorio.

Un altro comparto anticiclico è quello dei servizi di cura alla persona come parrucchieri, estetiste e centri benessere. A dispetto delle flessioni occupazionali tipiche delle recessioni, la domanda di tali prestazioni appare stabilmente ancorata a fattori socioculturali più resilienti rispetto agli andamenti dell’economia nel suo complesso.

Le attività che non conoscono crisi: figure professionali e competenze sempre richieste

Analizzando i trend occupazionali degli ultimi decenni attraverso report quali quelli diffusi dall’Istat e da Unioncamere, è possibile identificare alcune figure professionali e competenze che storicamente appaiono stabili nei diversi momenti del ciclo economico.

In particolare, il settore sanitario garantisce una costante richiesta di alcune figure chiave come medici, infermieri, operatori socio-sanitari e professionisti affini. Ciò in virtù della natura di bene essenziale dei servizi medici e dell’invecchiamento progressivo della popolazione, fattori non correlati alle fluttuazioni congiunturali. Analogamente, ruoli tecnici e di manutenzione negli ambiti idraulico, elettrico ed elettronico risultano pressoché inelastici (vale a dire insensibile al variare del prezzo o del reddito) rispetto alle fasi cicliche, grazie alla necessità di garantire il costante funzionamento di impianti e macchinari.

Anche competenze trasversali come quelle digitali, contabili, amministrative e nella sicurezza sul lavoro appaiono strutturalmente ricercate indipendentemente dal trend economico generale. Infatti rispondono a esigenze di adeguamento normativo e di efficientamento dei processi aziendali che prescindono dal ciclo. Uno studio della società di consulenza McKinsey conferma inoltre come ruoli focalizzati sull’analytics, il cloud computing e la cybersecurity godranno di ottime prospettive occupazionali anche negli anni a venire. Investimenti aziendali mirati in queste aree potrebbero quindi rivelarsi lungimiranti.

Green Jobs: professionalità emergenti nel settore dell’economia circolare e dell’energia rinnovabile

I green jobs sono sempre più delle professioni emergenti, in grande ascesa e di successo nell’economia circolare e delle energie rinnovabili in Italia e nel mondo. Secondo i dati Eurostat, negli ultimi 5 anni le occupazioni legate all’economia verde sono aumentate del 30% in Europa. In Italia si stima siano oltre 135.000 i posti di lavoro creati in questo settore nel periodo 2010-2020, con una crescita media annua del 5,7%.

Uno studio dell’ILO (International Labour Organization) prevede che nei prossimi 10 anni più di 24 milioni di lavoratori dovranno essere assunti nella sola UE per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030, soprattutto come tecnici per l’efficienza energetica e installatori di pannelli fotovoltaici.

In ambito di economia circolare, l’agenzia Circle Economy ha calcolato che nel 2050 in Europa vi sarà richiesta per 5,7 milioni di green jobs, grazie allo sviluppo di nuovi materiali biodegradabili, all’ottimizzazione della raccolta differenziata e al riciclo chimico avanzato.

In questo contesto l’Italia intende creare almeno 100.000 nuovi posti di lavoro green entro il 2030, come annunciato dal PNRR. I green jobs rappresentano quindi sbocchi occupazionali in forte crescita nel futuro prossimo.

Green Jobs: professionalità nel settore dell’efficienza energetica

Il settore dell’efficienza energetica rappresenta una frontiera di primario interesse per progettare i lavori del futuro nel solco della transizione ecologica. I tecnici energetici si occupano di installazione e manutenzione di impianti da fonti rinnovabili, garantendone il corretto funzionamento e la piena conformità alle normative di riferimento. Gli esperti in diagnosi energetiche effettuano audit presso edifici pubblici e civili al fine di identificare interventi prioritari per il contenimento dei consumi.

I progettisti di impianti rinnovabili studiano sistemi innovativi per sfruttare risorse naturali quali sole, vento e idrogeno verde, fornendo un contributo decisivo ai lavori del futuro. Gli esperti in certificazioni collaudano gli interventi realizzati certificandone l’efficacia in termini di risparmio energetico e riduzione emissioni, secondo standard internazionali.

Tali professionalità rappresentano figure chiave per guidare la transizione del tessuto produttivo verso modelli sostenibili e a basse emissioni nell’ambito dei lavori del futuro. La domanda di queste figure professionali è destinata a crescere significativamente nei prossimi anni, alla luce degli obiettivi vincolanti di decarbonizzazione fissati a livello internazionale e degli incentivi previsti nell’attuale normativa italiana. Oltre alle competenze tecniche specifiche, queste professionalità dovranno sviluppare anche capacità di relazione e progettazione per assistere cittadini e imprese nella transizione.

Per le associazioni di categoria, entro il 2030 saranno necessari almeno 120.000 “green jobs” aggiuntivi in Italia, che andranno a compensare i posti di lavoro persi in alcuni settori inquinanti. Gli ambiti più strategici riguarderanno l’agricoltura biologica, l’economia circolare, l’elettrificazione dei trasporti e la forestazione sostenibile.

Il supporto da parte di istituti tecnici, università e centri di formazione continua sarà dunque cruciale per formare le competenze necessarie e rendere il nostro paese all’avanguardia nei green jobs del futuro.

Green Jobs

Green job: nuove figure nell’ambito della circular economy

L’economia circolare è una priorità per rendere compatibile lo sviluppo economico con la tutela ambientale, grazie anche alle nuove figure professionali che operano in questo settore. Gli esperti nella gestione rifiuti sviluppano sistemi innovativi per il riciclo e il recupero valorizzando scarti di produzione attraverso l’upcycling.

I progettisti di processi a basso impatto pianificano l’ottimizzazione dei cicli produttivi al fine di minimizzare sprechi e interventi di bonifica. I tecnici nella bonifica si occupano della caratterizzazione e risanamento di siti industriali dismessi per riqualificarli ai fini dell’insediamento di nuove attività, beneficianti di agevolazioni imprese.

Gli esperti di automazione applicata al riciclo meccanizzano e digitalizzano la selezione differenziata aumentandone l’efficienza. Tali professionalità risultano essenziali per conferire nuovo impulso all’economia circolare e guidare l’industria e il terziario verso un modello che valorizzi davvero le risorse. Negli ultimi anni sono nati in Italia numerosi corsi di laurea e master specificamente dedicati alla formazione nell’ambito dell’economia circolare e delle nuove professioni a essa correlate.

Gli atenei di Bologna, Padova e Torino vantano per esempio corsi di laurea magistrale in Ingegneria ambientale a indirizzo economia circolare, che forniscono competenze trasversali sulla progettazione eco-sostenibile di prodotti e processi. Si tratta di un settore in forte sviluppo che offre concrete opportunità occupazionali, anche grazie alle agevolazioni per le aziende che investono su tecnologie e competenze chiave.

 

Machine Learning Specialist: qual è il suo ruolo e quali competenze sono richieste

Negli ultimi anni anche nelle aziende italiane sta emergendo sempre più la figura del Machine Learning Specialist, vista la necessità di affrontare le sfide poste dalla trasformazione digitale in atto. Il ML Specialist, grazie alle sue competenze tecniche e di data analysis, può supportare concretamente i processi aziendali attraverso lo sviluppo di modelli predittivi ad hoc.

Ad esempio, nell’ambito della fatturazione elettronica, il machine learning risulta utile per automatizzare alcune delicate operazioni quali il riconoscimento ottico dei documenti in entrata, la classificazione automatica delle voci e il ricondizionamento alla contabilità aziendale.

Ciò permette di ottimizzare sensibilmente tempi e costi legati a queste attività, liberando risorse interne da dedicare ad attività a maggior valore aggiunto. Non sorprende quindi che, grazie anche agli incentivi fiscali introdotti, sempre più imprese stiano investendo nella figura chiave del ML Specialist per cogliere le opportunità connesse alla digitalizzazione di processi amministrativi come la fatturazione elettronica.

Il Machine Learning Specialist supporta le aziende anche nell’ambito del customer care, sviluppando assistenti virtuali addestrati tramite chatbot in grado di rispondere autonomamente alle richieste dei clienti, riducendo i tempi di attesa. La sua competenza risulta rilevante pure per analizzare big data al fine di incrementare le vendite tramite attività di marketing e comunicazione mirate, in linea con i reali bisogni e comportamenti dei consumatori.

Che cos’è il machine learning e cosa fa il Machine Learning Specialist

Il Machine Learning Specialist ricopre un ruolo chiave per sfruttare appieno le potenzialità dell’intelligenza artificiale e guidare i processi di innovazione legati ai lavori del futuro. Si occupa della progettazione e implementazione di modelli di machine learning idonei a risolvere specifiche esigenze di business, scegliendo di volta in volta l’algoritmo più adatto in base al dominio e agli obiettivi da raggiungere. Realizza quindi prototipi da integrare progressivamente nelle soluzioni aziendali.

Monitora costantemente le performance dei modelli implementati, apportando opportuni aggiustamenti al fine di guidarne l’ottimizzazione nel tempo. Ciò consente di massimizzare l’accuratezza dei risultati generati nell’esecuzione dei lavori del futuro.

Supporta inoltre le figure IT e i team di sviluppo fornendo consulenza tecnica e guidandoli nell’integrazione delle logiche di ML in maniera funzionale agli scenari operativi. La sua competenza risulta quindi sempre più strategica per trasformare le enormi potenzialità dell’intelligenza artificiale in reali vantaggi competitivi, abilitando nuove opportunità occupazionali legate alle professioni emergenti.

Il Machine Learning Specialist cura anche la formazione specifica di altre figure aziendali nella comprensione e interpretazione critica dei sistemi predittivi sviluppati, in modo da assicurare una corretta applicazione nelle attività lavorative.

Svolge un’importante funzione di storytelling dei dati, sviluppando reportistica avanzata per spiegare in modo semplice ed efficace agli stakeholder i risultati ottenuti dai modelli e stimolare una maggiore diffusione della cultura dell’AI all’interno dell’organizzazione.

Machine Learning Specialist

Machine Learning Specialist: competenze tecniche e soft skills

Le competenze tecniche e soft skills sono fondamentali per il Machine Learning Specialist a supporto dei processi decisionali sul fronte degli investimenti aziendali. A livello tecnico, è richiesta una solida formazione in programmazione utilizzando linguaggi quali Python e R, nonché familiarità con piattaforme di machine learning avanzato come TensorFlow e Keras. Requisiti indispensabili includono inoltre statistica, calcolo numerico e capacità di gestire database.

Dal punto di vista delle soft skills, risulta essenziale la capacità di teamworking data dalla natura multidisciplinare dei progetti AI. Occorre eccellere nella comunicazione efficace di concetti complessi ad attori con differenti background. Altrettanto importante è la predisposizione alla leadership nella pianificazione e supervisione di progetti data-driven volti a massimizzare il ROI degli investimenti aziendali nelle innovative soluzioni di machine learning.

Tramite il costante aggiornamento e l’applicazione sinergica di tali competenze, il Machine Learning Specialist fornisce un contributo decisivo per orientare strategicamente le scelte in ottica di crescita e competitività.

Salesforce Consultant: Principali ambiti di intervento e le attività svolte

Negli ultimi anni il ruolo del Salesforce Consultant sta assumendo una rilevanza crescente all’interno delle aziende moderne. La capacità di progettare e implementare soluzioni su misura sulla piattaforma CRM Salesforce, ottimizzandone costantemente le performance, ricopre un valore strategico nel percorso di trasformazione digitale intrapreso dalle imprese.

Grazie alle competenze tecniche e di business del Salesforce Consultant è possibile migliorare concretamente processi e flussi di lavoro, rendendoli più snelli ed efficienti. Ciò si traduce in un impatto positivo sulla produttività generale e sulla capacità di soddisfare in modo flessibile le richieste del mercato.

Non stupisce quindi che la domanda di figure professionali con questo profilo da parte del tessuto imprenditoriale sia in costante aumento. Le opportunità lavorative si moltiplicano man mano che cresce la consapevolezza, da parte delle aziende, dei vantaggi legati all’utilizzo delle moderne piattaforme digitali nelle attività d’impresa.

Integrando le potenzialità della tecnologia con una profonda conoscenza dei processi aziendali, il Salesforce Consultant si conferma una risorsa preziosa per massimizzare efficienza e flessibilità operativa, elementi sempre più cruciali per rimanere competitivi sul mercato. Non solo, la professionalità del Salesforce Consultant risulta fondamentale anche per guidare processi di cambiamento e innovazione continua, supportando le imprese ad adattare tempestivamente le proprie strategie alle evoluzioni del contesto competitivo. Grazie al contributo di queste figure dotate di solide competenze trasversali, tecnologiche e di business, le aziende possono rimanere al passo con i trend di mercato sfruttando al meglio gli strumenti digitali.

Salesforce Consultant: consulenza implementativa

La consulenza implementativa rappresenta uno dei principali ambiti di intervento del Salesforce Consultant a supporto delle attività di fare impresa.

Attraverso un’analisi accurata dei processi aziendali e delle esigenze di business, il consulente procede alla progettazione di soluzioni personalizzate all’interno della piattaforma CRM. Ciò avviene mediante l’integrazione e configurazione di applicazioni specifiche che consentono di digitalizzare e ottimizzare i flussi operativi in ottica di efficienza e competitività.

Particolare attenzione viene dedicata alla fase di requisiti, durante la quale il consulente raccoglie input dai diversi reparti al fine di mappare nel dettaglio tutti i task gestionali. Ciò permette di tradurre adeguatamente le logiche interne in termini funzionali all’interno del sistema.

Una volta completata con successo l’implementazione, il consulente provvede a fornire sessioni di training personalizzate volte a trasferire le competenze necessarie a utilizzare consapevolmente le potenzialità della piattaforma nelle attività quotidiane di fare impresa. Tale attività è mirata a generare benefici concreti per l’organizzazione attraverso un uso efficace delle moderne soluzioni digitali nella gestione dei processi decisionali.

Salesforce Consultant

Consulente salesforce: ottimizzazione ed evoluzione delle soluzioni

L’ottimizzazione ed evoluzione delle soluzioni rappresenta un’importante attività svolta dal consulente Salesforce a supporto delle esigenze delle aziende che desiderano aprire una partita IVA. Grazie a periodici interventi di monitoraggio e manutenzione applicativa, il consulente è in grado di individuare eventuali criticità prestazionali della piattaforma CRM e proporre opportuni miglioramenti. Ciò permette di sfruttare pienamente le potenzialità del sistema nel cambio di scenario.

Particolare attenzione viene inoltre dedicata all’allineamento della soluzione agli obiettivi strategici in divenire dell’azienda, suggerendo l’introduzione di funzionalità avanzate disponibili nella roadmap di prodotto.

Operazioni di upgrade dell’infrastruttura tecnologica risultano essenziali per beneficiare di tutte le innovazioni disponibili e mantenere un livello di servizio eccellente anche in ottica di crescita dimensionale e apertura a nuovi mercati, come nel caso di un’espansione dell’attività dopo aver aperto una partita IVA. Tali interventi evolutivi contribuiscono a massimizzare il valore della piattaforma CRM nel lungo periodo, adattandone costantemente le performance alle mutate esigenze gestionali.

Il consulente Salesforce supporta anche nell’addestrare il personale amministrativo sull’utilizzo delle nuove funzionalità rilasciate, al fine di sfruttarne appieno le potenzialità all’interno dei processi tipici legati alla gestione di un’attività in partita IVA, come la fatturazione elettronica. Presta inoltre consulenza per verificare l’adeguatezza periodica della piattaforma CRM rispetto a cambiamenti normativi che impattano sulle procedure amministrative, come ad esempio le novità fiscali introdotte annualmente – garantendo così la costante compliance dell’infrastruttura digitale utilizzata nell’attività in partita IVA.

Come funziona una holding: Il modello organizzativo e le diverse tipologie a confronto

È ancora un quesito diffuso quello relativo al funzionamento di una holding. In tanti, infatti, si chiedono come funziona una holding e com’è strutturata veramente. Si tratta di una particolare struttura aziendale che, sebbene largamente impiegata, non è sempre chiara a molti.

Una holding è una società il cui scopo primario è la detenzione di partecipazioni azionarie in altre società, definiti “partecipazioni finanziarie”. Essa non svolge un’attività operativa propria, limitandosi a sostenere le società controllate tramite la fornitura di servizi amministrativi, finanziari, strategici e organizzativi.

Le holding consentono di razionalizzare i processi aziendali di gruppo, ottimizzare la gestione delle risorse finanziarie e realizzare economie di scala. In Italia la forma giuridica più diffusa è la Srl (società a responsabilità limitata), ma molte assumono anche la forma di SpA.

Secondo dati Istat, nel nostro Paese le holding costituiscono ormai il 2,3% circa di tutte le società di capitali presenti. In particolare, in Lombardia si concentra il maggior numero di holding, pari al 18,4% del totale nazionale, seguite da Lazio (12,2%), Veneto (8,1%) ed Emilia Romagna (7,3%). I dati Istat confermano come le holding ricoprano un ruolo economico rilevante nel nostro Paese. In particolare, si osserva una netta concentrazione nelle regioni del Nord Italia.

La Lombardia, polo economico per eccellenza, ospita oltre 1 holding su 5 presenti sul territorio nazionale, una quota superiore alla somma delle incidenze del Lazio (12,2%) e del Veneto (8,1%), seconde e terze regioni per diffusione.

Cos’è una holding: il modello organizzativo

Il modello organizzativo delle holding prevede una netta separazione tra le attività di direzione strategica, svolte centralmente dagli organi apicali della società capogruppo, e le attività operative delegate alle singole società partecipate.

La capogruppo detiene tipicamente il controllo di diritto, attraverso la maggioranza dei voti esercitabili nell’assemblea, e di fatto grazie alla capacità di nominare amministratori e sindaci. Tuttavia non interferisce nella gestione corrente delle controllate, che godono di ampia autonomia e responsabilità.

La holding si occupa quindi di governance, programmazione e coordinamento generale nel rispetto dei principi di trasparenza, integrità e Responsabilità sociale d’impresa. Le società partecipate mantengono invece una propria individualità giuridica e organizzativa, concentrandosi sulle singole linee di business e territori di competenza.

Questo modello consente alle holding di perseguire efficacemente strategie di diversificazione e internazionalizzazione attraverso un approccio manageriale flessibile e sfruttando le sinergie di gruppo, pur tutelando l’autonomia gestionale delle consociate. La holding può inoltre offrire servizi trasversali quali amministrazione, finanza e controllo di gestione alle consociate, ottimizzandone i processi e riducendo i costi di struttura.

Al tempo stesso, centralizza l’accesso al credito e coopera con le banche per agevolare il reperimento delle risorse finanziarie di cui tutto il gruppo può beneficiare. Questo modello rende anche più efficiente la negoziazione di partnership, forniture e contratti di lungo periodo per conto dell’intero insieme aziendale.

Come funziona una holding

Come funziona una holding: le diverse tipologie

Esistono diverse tipologie di holding a seconda degli obiettivi strategici perseguiti. Le holding finanziarie detengono partecipazioni prevalentemente per ricavarne dividendi e plusvalenze da cessione, senza interferire nella gestione delle consociate.

Le holding industriali controllano invece società attive in diversi settori, pur con logiche di integrazione produttiva e commerciale tra loro, al fine di massimizzare sinergie e ottenere privilegi sul mercato grazie alle economie di fare impresa. Le holding patrimoniali detengono e rivalutano un portafoglio diversificato di asset senza attività industriali, mentre quelle di partecipazione acquisiscono solo minoranze per monetizzare nel tempo gli investimenti, supportare progetti di crescita e creare valore a lungo termine.

Particolarmente diffuse si sono inoltre affermate le holding miste, che combinano le logiche finanziarie e industriali secondo una diversa composizione di portafoglio a seconda dello specifico progetto strategico. Ciascuna tipologia deve ottimizzare la propria struttura per massimizzare la creazione di ricchezza in coerenza con la mission aziendale. È possibile che un’unica holding controlli al suo interno società appartenenti a più tipologie, perseguendo obiettivi plurali.

Shopify fatturazione elettronica e corrispettivi con FatturaPRO.click

FatturaPRO.click ha sviluppato con successo un’applicazione integrata per Shopify che risolve in modo definitivo la problematica della fatturazione elettronica per i merchants che utilizzano questa piattaforma di commercio digitale. Grazie all’app FatturaPRO, gli operatori del mondo Shopify oggi possono contare su uno strumento eccezionale che garantisce l’emissione automatica e diretta di fatture e corrispettivi a partire dagli ordini registrati nel backoffice del negozio online.

Tutto il processo risulta completamente snellito e gestibile con pochi click: basta collegare il proprio account Shopify all’app tramite le proprie credenziali e impostare solo una volta i dati aziendali per attivare il flusso documentale in modo completamente digitale e conforme alle normative fiscali.

Tra i principali vantaggi di questa soluzione spiccano l’assoluta semplicità d’uso e il risparmio notevole di tempo, grazie all’automazione end-to-end del ciclo di fatturazione. Inoltre, gli avanzati sistemi di sicurezza implementati da FatturaPRO.click tutelano i dati sensibili da possibili minacce. Grazie a questa app sviluppata ad hoc, FatturaPRO si dimostra ancora una volta il partner ideale per la gestione fiscale delle attività di commercio digitale su Shopify.

Fatture Shopify: come funziona la piattaforma e-commerce

Shopify è una piattaforma di e-commerce che permette di creare e gestire negozi online in modo semplice e flessibile. Secondo il sito ufficiale di Shopify, oltre 1 milione di attività in 175 paesi utilizzano la piattaforma. Stando al report annuale pubblicato da Shopify, nel 2021 il volume globale di vendite sulla piattaforma ha raggiunto i 175 miliardi di dollari. Per quanto riguarda il mercato italiano, l’Osservatorio eCommerce B2c della School of Management del Politecnico di Milano certifica che in Italia sono oltre 50.000 gli shop online gestiti tramite Shopify.

Shopify fatturazione elettronica

La soluzione offre tutti gli strumenti necessari per avviare un business digitale: dalla gestione del catalogo prodotti e ordini, alla configurazione del tema grafico e delle modalità di pagamento, fino alla creazione di campagne promozionali e di fidelizzazione della clientela. Inoltre, grazie all’integrazione con soluzioni di terze parti, Shopify consente di ottimizzare ulteriormente le funzioni del proprio negozio online.

Per quanto riguarda Shopify fatturazione elettronica, è possibile, attraverso un’app appositamente sviluppata da FatturaPRO.click, provevdere in modo facile e veloce alla fatturazione elettronica in modo automatico e completamente integrato con la piattaforma. Il merchant può configurare direttamente i propri dati fiscali e procedere alla generazione e all’invio delle fatture elettroniche, senza passaggi manuali. Una funzione che semplifica notevolmente la gestione amministrativo-fiscale per gli utenti. Shopify rappresenta una soluzione di successo per la vendita online, grazie alla sua completa gamma di strumenti per avviare con successo un’attività di e-commerce.

Shopify fatturazione elettronica con FatturaPRO.click

Shopify è quindi oggi uno dei principali software per la vendita online, utilizzato da centinaia di migliaia di attività commerciali a livello globale. Come accaduto in precedenza per WooCommerce, anche per questa piattaforma FatturaPRO.click ha sviluppato una soluzione integrata capace di semplificare notevolmente la gestione della fatturazione fiscale da negozio online.

L’app FatturaPRO per Shopify permette infatti di generare ed emettere fatture elettroniche e corrispettivi telematici in modo diretto e completamente automatizzato a partire dagli ordini registrati nel back-end del negozio. Il merchant non deve fare altro che collegare il proprio account Shopify all’app tramite le credenziali, impostare i dati aziendali una sola volta e da quel momento ogni ordine diventa immediatamente una fattura fiscale pronta per l’invio al Sistema di Interscambio.

Grazie a questa soluzione, i titolari di e-commerce basati su Shopify hanno finalmente la possibilità di digitalizzare del tutto il flusso documentale legato agli scambi commerciali, liberandosi da fastidiosi adempimenti burocratici e gestendo la parte amministrativo-contabile direttamente all’interno del proprio shop online, con assoluta tranquillità e semplicità.