BERS: cos’è e quali opportunità offre la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo

BERS è l’acronimo utilizzato per indicare la Banca Europea per la Ricostruzione e lo sviluppo, un’istituzione finanziaria internazionale che è stata fondata nel 1991  e che utilizza gli investimenti come strumento per costruire economia di mercato. In origine questo ente era focalizzato sui paesi dell’ex blocco orientale, salvo poi espandersi e svilupparsi per aiutare più di 30 paesi in tutto il Mondo muovendosi dall’Europa all’Asia centrale. Ciò che si cerca di favorire è il processo di internazionalizzazione, ma cos’è la BERS e come agisce?

BERS: cos’è

La Bers è la Banca Europea per la Ricostruzione e lo sviluppo, da non confondere con la BEI Banca Europea degli investimenti. Così come succede per molte banche multilaterali la BERS ha membri che provengono da tutto il mondo, ma il maggior azionista sono gli Stati Uniti. La sede della banca è a Londra da cui opera in imprese private insieme a partner commerciali. Si tratta di una banca che investendo cerca di trovare nuova economia di mercato.

Un po’ di storia

Come accennato in apertura la BERS nasce nel 1991 quando ci fu lo scioglimento dell’Unione Sovietica. Si tratta della prima banca multilaterale di sviluppo ad avere un mandato ambientale esplicito nello statuto tanto che non ha mai finanziato l’estrazione del carbone termico e la produzione di elettricità da esso, per via del suo notevole impatto ambientale.

La Bers si assunse l’impegno di dedicare oltre il 40% dei suoi investimenti al green e tale somma doveva essere stanziata entro il 2020, anche se tutto ciò fu raggiunto in soli 2 anni dal 2015 al 2017. La mission alla base della sua fondazione era quella di sostenere i paesi dell’ex blocco orientale offrendo project financing e lavorando con le società di proprietà pubblica per sostenerne la privatizzazione.

La BERS ha previsto nel suo statuto di poter collaborare solo con paesi democratici e che promuovano progetti per lo sviluppo sostenibile e rispettoso dell’ambiente.

BERS

Le operazioni messe in atto dalla BERS

La BERS è il più grande investitore nelle zone di attività dove è in grado di mobilitare ingenti investimenti esteri diretti. Insomma la Banca è in grado di finanziare molti progetti. Questo grazie anche all’appoggio di partner commerciali. Preferisce comunque dedicare la maggior parte delle sue attenzioni al settore privato come le banche e le industrie.

Questo non vuol dire che non lavora con società di proprietà pubblica e ne sostiene la privatizzazione e la ristrutturazione di società di proprietà statali per il miglioramento dei servizi municipali. Solo nel 2016 la BERS ha finanziato ben 378 progetti per una somma complessiva poco al di sotto dei 10 miliardi di euro sostenendo micro, piccole e medie imprese.

BERS e l’Europa

La BERS con il tempo si è rivelata per l’Europa un partner strategico veramente fondamentale. Un partner per il sostegno dato alle politiche e agli obiettivi prefissati in materia di crescita ed occupazione.

È possibile affermare che l’Unione Europea è il principale fornitore in materia di fondi. Sovvenzioni per l’assistenza tecnica e il cofinanziamento degli investimenti da parte proprio della BERS. Fin dagli albori dell’attività di questa banca è stata proprio l’Europa a fornire ben il 36% delle sovvenzioni che ancora vengono accordate alle imprese

Ma con il tempo i finanziamenti dell’UE sono stati sempre più incanalati attraverso le strutture a carattere regionale. Queste vennero create per combinare le sovvenzioni dell’UE con i finanziamenti BERS.

BERSLe possibilità di finanziamento da parte dell’UE

Ad oggi l’economia ha sicuramente bisogno di un grande slancio, dopo l’avvento della fatturazione elettronica e dello scontrino elettronico che ha totalmente cambiato il modo di lavorare introducendo piccole e grandi aziende alla digitalizzazione del lavoro. Non è certo un processo facile. Non mancano le possibilità che ancora oggi l’Unione Europea fornisce ai suoi stati membri e a tutte quelle aziende che richiedono una maggiore liquidità per rialzarsi e crescere.

I fondi stanziati dall’UE sono per le opere di sviluppo urbano e regionale, per l’aumento dell’occupazione e l’inclusione sociale. Non mancano mai fondi destinati all’agricoltura e lo sviluppo rurale, le politiche marittime e della pesca, ricerca e innovazione, aiuti umanitari.

Tutti progetti perfettamente in linea con quelli che sono i diktat statutari della BERS.

Rischio di credito: che cos’è e perché è importante conoscerlo

Si parla di rischio di credito nel momento in cui ci si riferisce a quei casi, che ad oggi non sono poi così rari in cui un debitore si rende insolvente e non vada a saldare i debito che ha contratto con un certo creditore. Questo per la controparte porta una perdita di denaro indipendentemente dalla volontà del debito che può essersi comportato così per la volontà di non pagare e poi impossibilità e difficoltà sopraggiunte.  Il valore del rischio di credito non è semplice da analizzare, anche se la sua valutazione si rivela un’operazione molto più importante di quella che si pensa.

Il rischio di credito è definibile come la possibilità che al verificarsi di un cambiamento inatteso ci sia anche una modifica nel valore del credito stesso. Proprio per questa sua definizione si rivela indispensabile valutarlo prima di qualunque operazione di tipo finanziario.

Aziende a rischio e assicurare il credito

Ogni azienda viene valutata in base al suo rating, di cosa si tratta? Della possibilità di insolvenza della stessa azienda. Nel momento della fatturazione elettronica di una prestazione di servizi o la cessione di bene di cui se ne consente il pagamento in maniera dilazionata, si va incontro alla possibilità che il cliente sia incapiente e che quindi alla fine non paghi nei tempi stabiliti.

Lo stesso non vale nel caso dello scontrino elettronico che invece prevede un pagamento immediato della prestazione o del bene acquistato. Nei casi in cui il pagamento poi alla fine non avviene allora si verifica uno stop del flusso di cassa e un ridimensionamento inevitabile dei profitti aziendali. Si tratta comunque di un rischio che è possibile correre nel caso in cui si punti a fidelizzare il cliente, portandolo a spendere più di ciò che al momento ha a propria disposizione. Ma si tratta di un’operazione che andrebbe fatta solo a seguito di attenta valutazione del cliente stesso.

In genere è meglio evitare di concedere fiducia a tutte quelle aziende che hanno un rating basso, anche se a volte capita anche con quelle nate relativamente da poco.

Ma per far crescere queste azienda da qualche parte si deve pur iniziare. Ecco quindi che si rende conveniente ricorrere a polizze di assicurazione del credito che vanno a coprire tutti quei crediti che hanno scadenza nell’arco dei 12 mesi.

Rischio di credito

Rischio di credito: 3 diverse tipologie

 

Nel mondo della digital transformation delle aziende è possibile affermare che controllarne la capienza e la capacità di saldare i propri debiti è estremamente semplice. Le problematiche nell’economia però, sono sempre dietro l’angolo.

Il rischio di credito si suddivide in 3 tipologie in base a diverse eventualità che possono portare il debitore a non pagare il proprio debito:

  • di inadempimento – il cliente non paga la fattura alla scadenza, si presenta ogni volta in cui il pagamento è previsto in un momento successivo a quello dello scambio.
  • di concentrazione: vi è una concessione di credito a un’azienda importante o a più clienti che insieme compongono una parte importante degli interi incassi di un’azienda;
  • rischio Paese: riguarda l’eventualità che si facciano affari con paesi esteri e quello di riferimento nel momento del saldo ha tassi di cambio pochi vantaggiosi.

Qualunque sia il rischio a cui ci si espone ciò che ne risentirà sarà il flusso di cassa che subirà una netta diminuzione.

Come si riduce il rischio in tempo di digital transformation

Come già detto non molte righe fa, non è proprio semplice determinare in maniera corretta e precisa il rischio di credito. Soprattutto in un momento storico come questo in cui la digital transformation sembra più semplice per via dell’immediatezza con cui si possono avere i dati di ogni singola azienda. Quindi l’unico modo per valutare il rischio di credito è quello di esaminare tutti i dati dell’azienda. Una verifica appurabile tramite la Camera di Commercio, consultare i bilanci annuali e le informazioni commerciali.

Insomma un percorso che porta a determinare quanto l’azienda cliente sia affidabile e quanto sia opportuno affidarsi. Si rivela inoltre utile sapere quale impatto si avrà sul flusso di cassa nel caso in cui ci sia insolvenza. Questi sembrano gli unici modi validi per ridurre al minimo il rischio che è connaturato con la natura economica degli scambi.

 

Fare impresa: cosa significa aprire partita IVA nel 2021

Fare impresa nel 2021 vuol dire avere sicuramente grande coraggio visto il periodo delicato che sta attraversando l’economia, ma vuol dire anche gettarsi in un mercato che sta subendo una grande trasformazione a livello digitale. Fatturazione elettronica e scontrino elettronico sono solo 2 dei pilastri di un’impresa completamente nuova che sta cercando di trovare la sua dimensione. Ma cerchiamo di comprendere quali sono i passi per fare impresa nel 2021 e soprattutto quanto costa farlo.

Fare impresa: quando si apre una partita IVA

Fare impresa non vuol dire altro se non fare il grande passo ed entrare nel mondo della partita IVA, la cui apertura è indispensabile per tutti coloro che superano i 5.000 euro annui di reddito svolgendo un’attività da libero professionista o da imprenditore. Quando si parla di Partita IVA ci si riferisce a un codice numerico di 11 cifre che rilascia l’Agenzia delle Entrate e che identifica una certa impresa sul mercato o appunto un libero professionista. Niente di complicato vero? Se non fosse per tutta una serie di obblighi a cui si deve far fronte dal momento in cui si apre partita IVA.

Come si apre Partita IVA

 

La prima cosa che ti occorre per poter ottenere il tuo numero di Partita IVA è un indirizzo di posta elettronica certificata (la classica PEC per intenderci) che verrà utilizzata per ricevere e inviare tutte le comunicazioni ufficiali. Il proprio numero di partita IVA verrà poi richiesto all’Agenzia delle Entrate o affidandosi a un professionista in grado di svolgere tutte le pratiche al nostro posto oppure in completa autonomia compilando un apposito modulo di richiesta in cui dovrà essere inserito il codice ATECO della propria attività.

Un percorso piuttosto semplice questo, riservato però ai liberi professionisti. Per gli imprenditori invece si procederà all’iscrizione tramite la Camera di Commercio, la comunicazione di inizio attività al Comune in cui quest’ultima ha sede legale (SCIA) e contestualmente avverrà anche l’iscrizione alla gestione INPS per Commercianti e artigiani. Se tutto ciò in precedenza avveniva con la consegna manuale di alcuni moduli, a oggi il tutto avviene per via telematica, accedendo al sito della Camera di Commercio e del Comune, nella sezione Impresa in un giorno.

Se tale procedimento viene portato a termine in maniera autonoma, l’apertura della partita IVA non prevede alcun costo, se ci si affida a un professionista, allora se ne pagherà la parcella.

Fare impresa: a cosa serve la partita IVA

Quindi per poter dire che si sta facendo impresa occorre aprire la partita IVA, ma a cosa serve questo codice numerico? La partita IVA permette:

  • di verificare che il soggetto abbia i requisiti richiesti per l’esercizio della professione. Questo succede soprattutto in tutte quelle professioni in cui è richiesto l’iscrizione all’Albo;
  • permette di assolvere l’obbligo di iscrizione alla posizione previdenziale INPS per il pagamento dei contributi dovuti e all’INAIL per eventuali infortuni sul lavoro;
  • determina la forma giuridica dell’attività e il relativo regime fiscale.

Per dirla in poche parole la partita IVA è quell’elemento che permette all’azienda o al libero professionista di effettuare compravendite di beni e servizi ed emissione di fattura o scontrino fiscale.

Fare impresa

Regime forfettario vs regime ordinario

Come anticipato poco fa l’apertura della Partita IVA permette di determinare anche il tipe di regime a cui si aderisce. In genere la scelta avviene tra il regime forfettario e quello ordinario. A livello generico è possibile affermare che al di sotto dei 85.000 euro annui di ricavo è possibile aderire al regime forfettario a meno che non ci siano anche altri requisiti minimi non soddisfatti.

Al di sopra dei 85.000 euro di ricavi occorre procedere ad adesione al regime ordinario. Questo prevede l’aliquota fissa al 22% sul reddito imponibile. L’aliquota può variare a seconda dell’attività svolta fino a un minimo del 4% applicato alle attività che producono beni di prima necessità.

Con il regime forfettario invece si gode di non poche agevolazioni. Tra queste l’aliquota unica del 15% su una base imponibile calcolata in maniera forfettaria. Il calcolo è stabilito anche in base al proprio codice ATECO. Inoltre per tutti coloro che avviano una nuova attività per i primi 5 anni, l’imposta dovuta si riduce al 5%. Successivamente passa al 15%.

 

Digital Transformation: cos’è e come attuarla nelle aziende

Siamo in un mondo digitale e le aziende non potevano certe restare nelle retrovie a riguarda, ecco per quale motivo si parla sempre più spesso di Digital Transformation, partita con la fatturazione elettronica, primo passo verso una vera e propria rivoluzione che punta a modificare l’intero sistema lavorativo e renderlo semplice e snello.

Con il passare del tempo, da innovazione la digital transformation sta diventando la nuova normalità, ovvio che è servito del tempo per abituarcisi e ancora ne servirà con l’ingresso dello scontrino elettronico e di molto altro. Ma a cosa ci si riferisce quando si parla di trasformazione digitale delle imprese e in cosa consiste questo processo inevitabile?

Digital Transformation: cos’è

La presenza della tecnologia nella vita quotidiana è sempre più una costante e non poteva essere diversamente in ambito lavorativo. Sarebbe assurdo pensare che l’azienda potesse restare in dietro per quel che riguarda la digitalizzazione.

Quella che si sta affrontando è un’evoluzione dinamica che coinvolge l’azienda in ogni suo aspetto, tanto organizzativo quanto strategico. Tutto questo permette allo stesso professionista di sfruttare tutte le possibilità che le tecnologie offrono nei nuovissimi sistemi organizzativi che spianano la strada a numerosi cambiamenti futuri. In tale processo ciò di cui si tiene conto non è solo il mercato e i cambiamenti attuali, ma anche quelli futuri che al momento sono solo previsioni.

Digital Transformation

In che misura si tratta di un cambiamento essenziale

La digitalizzazione per le aziende è divenuta indispensabile a prescindere dalle dimensioni della stessa. Questo avviene perché solo procedendo in questa direzione si sarà in grado di soddisfare le attese sempre crescenti dei clienti. La trasformazione permette di migliorare la propria produttività a fronte di una spesa a livello di risorse per creare quello che viene definito vantaggio competitivo. Ciò che viene definita Digital Transformation non solo coinvolge tutti gli aspetti dell’azienda, ma anche a tutte le tipologie di attività che si tratti di un negozio fisico oppure un e-commerce o qualunque altra tipologia.

I vantaggi

Questi cambiamenti digitali, tanto voluti quanto temuti sono fonte di numerosi vantaggi:

  • una maggiore efficienza delle aziende
  • prodotto di qualità maggiore
  • facilità del coordinamento di squadra
  • tempi ristretti e puntualità nella consegna del prodotto
  • clienti fidelizzati
  • prodotti nuovi
  • qualità più alta

Le aziende che decidono di non conformarsi alla Digital Transformation non sono non riusciranno a ottenere i suddetti vantaggi, ma resteranno a un livello inferiore rispetto ai loro competitors. Un elemento di successo? Sicuramente si.

Digital Transformation e i suoi limiti

Diciamolo pure chiaramente, nessun cambiamento a livello storico è stato indolore oppure semplice o immediato e ci sono alcuni limiti della Digital Transformation che in alcune occasioni hanno impedito ai manager di conformarsi e di trarre vantaggio da tali modifiche.

I limiti e gli ostacoli che generalmente vengono riscontrati sono:

  • competenze limitate in ambito digitale
  • mancanza di sperimentazione per i nuovi sistemi
  • basso budget a disposizione
  • poca propensione al rischio di impresa
  • difficoltà nell’affrontare i problemi di sicurezza informatica.

Tutti limiti dovuti all’abitudine dell’agire nella maniera tradizionale, nonostante il suo essere molto meno semplice ed immediata.

B Corp: cosa sono e come funzionano

Da quando scontrino e fatturazione elettronica  sono diventate una realtà, molte aziende hanno iniziato a guardare ai processi di digitalizzazione, innovazione, automazione con un occhio diverso rispetto al passato. Se fattura e scontrino elettronico consentono di semplificare i processi ed evitare ogni sorta di errore umano, lo stesso vale infatti anche per i macchinari di nuova generazione, per l’automazione, per la domotica, per i software gestionali di ultima generazione e simili. Sono innovazioni e nuove tecnologie che aiutano le aziende a migliorare il proprio business, semplificando e rendendo più veloci molte attività, consentendo inoltre di diventare sempre più produttivi e competitivi nel proprio settore così da veder ingrassare le casse aziendali.

Ma tutto questo basta? Secondo molte aziende no, ci vuole ben altro per poter rendere davvero eccellente il proprio business. Non tutte le aziende credono che l’innovazione costante e la corsa a un profitto sempre maggiore siano gli unici obiettivi da perseguire. Molte aziende credono che sia necessario migliorare il proprio modo di fare business per poter garantire un impatto positivo sull’ambiente in cui viviamo, sulla comunità, sui dipendenti. Alcune aziende hanno persino deciso di dare vita a un movimento globale che ha come obiettivo dichiarato proprio quello di diffondere in tutto il mondo un nuovo modo di fare business. Stiamo parlando delle B Corp

Quali obiettivi si pongono le aziende di oggi e le B Corp

Le B Corp certificate sono aziende che hanno scelto di mettersi sulla strada dell’innovazione per cercare di avere un impatto positivo di tipo sociale e ambientale, mentre cercano di ottenere il profitto desiderato. Si tratta di un modello di business che cerca di rispondere in modo preciso e puntuale a quelle che sono le esigenze dei tempi odierni. A oggi sono oltre 100 le B Corp certificate. Inoltre sono circa 500 le aziende che hanno scelto lo status giuridico di Società Benefit. Si tratta di una forma legale che, in Italia, è arrivata solo da qualche anno. Nel proprio oggetto sociale integra agli obiettivi di profitto anche l’impatto positivo sulla società e sull’ambiente che si desidera ottenere.

Perché diventare una B Corp

Diventare una B Corp significa trasformare in modo radicale il proprio business. Ma quali vantaggi comporta tutto questo? Prima di tutto è possibile differenziarsi sul mercato. Un valore aggiunto che permette di far circolare il proprio nome più intensamente e di essere conosciuti anche all’estero con maggiore semplicità. Ottenendo questa visibilità, è possibile incrementare ulteriormente il proprio lavoro. Avere un impatto positivo su comunità e ambiente, significa anche riuscire a lavorare di più insomma!

B Corp

 

È possibile poi migliorare le proprie performance, perché si tratta di aziende che sanno trattare al meglio i dipendenti, che sanno creare per loro un luogo di lavoro eccellente. Se i dipendenti sono felici, se stanno bene, ecco che lavorano meglio. Sono aziende che proprio per questo motivo sono viste di buon occhio da tutti coloro che sono alla ricerca di un luogo di lavoro che sappia sviluppare il loro personale talento. È quindi possibile attirare talenti nelle B Corp e ottenere una forza lavoro davvero d’eccellenza. Anche gli investitori vedono in modo positivo queste aziende. I vantaggi insomma sono davvero numerosi.

Come diventare una B Corp

Prima di tutto è necessario misurare il valore creato dall’azienda, cosa che è possibile fare in modo semplice tramite lo strumento gratuito B Impact Assessment. Nel caso in cui il punteggio sia di almeno 80 punti, l’azienda può validarlo tramite l’ente certificatore delle B Corp, che prende il nome di B Lab. A quel punto è sufficiente firmare la Dichiarazione di Interdipendenza delle B Corp per diventare una B Corp a tutti gli effetti.

Nel caso in cui invece il punteggio sia inferiore, l’azienda deve farsi carico di mettere in atto tutti quei cambiamenti che possono comportare un netto miglioramento del suo impatto sull’ambiente, sui dipendenti, sulla comunità stessa. Dopo aver migliorato la situazione, è possibile poi misurare di nuovo il valore creato dall’azienda sino a quando non si sarà ottenuto il punteggio necessario. È possibile, soprattutto nel caso in cui il punteggio sia più basso di quanto si pensi, che ci voglia un po’ di tempo per raggiungere l’obiettivo desiderato. Questo non deve scoraggiare però le aziende che desiderano diventare B Corp. Anche se la strada è lunga e in salita, l’obiettivo è degno di essere considerato più che positivo.

Digitalizzazione: cos’è e perchè è importante per le aziende

È sempre più intensa la corsa alla digitalizzazione che le aziende di oggi stanno compiendo, una corsa, una rivoluzione, che porta alle aziende innumerevoli benefici. Grazie alla digitalizzazione infatti le aziende hanno la possibilità di semplificare e velocizzare molte delle loro attività quotidiane. Inoltre possono diventare sempre più performanti e produttive, così da riuscire a restare sempre concorrenziali. E oggi come oggi essere concorrenziali è importante, l’unico modo per farsi notare nella massa, l’unico modo per continuare la propria scalata verso il successo.

Digitalizzazione: scontrini e fatture elettroniche

Un primo importante passo verso la rivoluzione digitale è stato compiuto dalle aziende quando è entrato in vigore l’obbligo degli scontrini e della fatturazione elettronica. Sono disponibili gli strumenti per la fatturazione elettronica anche direttamente sul sito dell’Agenzia delle Entrate, strumenti macchinosi che non rendono affatto la fattura semplice da redigere e da inviare. Diverso invece il discorso per le piattaforme dedicate a questo servizio, piattaforme che le aziende di oggi scelgono così da rendere la fatturazione più semplice e veloce.

Digitalizzazione

 

Queste piattaforme infatti consentono di automatizzare molte operazioni relative alla fatturazione, come ad esempio la numerazione e la firma del documento. Basta quindi inserire pochi dettagli e il gioco è fatto! Inoltre gli strumenti dedicati alla fatturazione elettronica oggi disponibili consentono di redigere una fattura, trasmetterla al Sistema di Interscambio nel giusto formato, Sistema di Interscambio che, dopo aver effettuato i dovuti controlli, invia la fattura al destinatario ma anche direttamente all’Agenzia delle Entrate. Non solo, questi strumenti consentono anche la conservazione delle fatture così come previsto dalla legge attualmente vigente e una loro consultazione semplice e veloce. Alcuni consentono la conservazione delle fatture anche per ben 10 anni.

Lo stesso vale per lo scontrino elettronico. Esistono infatti delle piattaforme online che permettono di evitare l’acquisto di un dispositivo fiscale e che rendono semplice l’emissione di uno scontrino elettronico e la stampa del documento, piattaforme che spesso offrono la possibilità di effettuare tutto questo anche in mobilità, anche quindi dal proprio smartphone e tablet. La stampa in questo caso viene effettuata tramite una piccola stampante bluetooth.

Corsa alla digitalizzazione

Fatturazione elettronica e scontrino elettronico sono senza alcun dubbio un primo importante passo verso la digitalizzazione, un passo che le aziende hanno dovuto compiere obbligatoriamente. Ci sono molti altri passi che le aziende hanno invece deciso di compiere in totale autonomia, senza quindi che vi sia stato alcun obbligo da parte dello stato, passi che fanno parte della strategia di innovation management e che consentono alle aziende di restare sempre sulla cresta dell’onda.

Pensiamo ad esempio alla scelta dei software per la gestione dei dipendenti o delle attività aziendali. I software gestionali sino a qualche anno fa prevedevano la necessità di un’installazione sul computer. Oggi invece sono software in cloud, accessibili quindi da ogni dispositivo, accessibili spesso tramite app anche da tablet oppure da smartphone, che favoriscono quindi anche il lavoro da remoto. Inoltre molti progetti sono portati avanti dalle aziende sfruttando suite di software online, con editor che consentono a più utenti di lavorare su uno stesso documento in modo davvero molto semplice. Niente progetti su carta, niente stampe su stampe, niente revisioni che rischiano di essere perse, una digitalizzazione questa che ha semplicemente dell’incredibile.

Automazione dei processi e non solo

Per molte aziende poi la corsa alla digitalizzazione ha visto scendere in campo l’automazione di molti processi. Sono stati scelti quindi macchinari e robot che hanno permesso di rendere automatiche alcune operazioni quotidiane, senza che vi sia bisogno dell’intervento umano. In questo modo è stato possibile rendere queste operazioni precise, eliminando alla radice la possibilità di incorrere in un errore umano, veloci, performanti. L’azienda quindi ha avuto modo di diventare più produttiva, capace di rispondere al meglio alla richiesta del mercato.

Le aziende sono poi, oggi come oggi, solite:

  • registrare tutti i dati che arrivano dalle operazioni
  • creare report direttamente online
  • gestire i documenti relativi alla propria attività in cloud e non più in cartaceo

Tutte operazioni che sono oggi quotidiane e che diamo per scontato, ma che sono in realtà processi di digitalizzazione, innovazione e tecnologia, processi che portano le aziende verso un progresso sempre più inteso, costante nel corso del tempo.

Finanza agevolata: cos’è e di quali agevolazioni possono beneficiare le imprese

La finanza agevolata è l’insieme di strumenti, processi ed elementi offerti alle partite IVA per incentivare lo sviluppo economico delle attività. Ne esistono diverse forme, che prevedono differenti bonus e agevolazioni, promossi da altrettanti enti (locali, regionali, nazionali, comunitari, ecc.). Si tratta quindi di una parte importante dell’economia nazionale, alla quale è riconosciuta una rilevanza e un peso non indifferente nella politica industriale del paese. È attraverso la finanza agevolata che le imprese sono sostenute e aiutate anche dallo Stato con sgravi fiscali e incentivi alla crescita e alla competitività.

Negli ultimi anni, per dare un impulso ulteriore alla crescita delle attività imprenditoriali e per sostenere alcuni settori economici, le agevolazioni concesse alle imprese, sono aumentate. I contributi per la concessione di tali agevolazioni, sono il frutto di un complesso e articolato quadro normativo. Fondamentale conoscerlo a fondo e nel dettaglio per non lasciarsi sfuggire nessuna opportunità.

Finanza agevolata: le varie tipologie di contributi previsti dal legislatore

Tanti e diversi gli strumenti messi a disposizione delle imprese, dal legislatore, a sostegno dell’economia nazionale. Tra i diversi strumenti troviamo:

  1. contributi a fondo perduto
  2. prestiti a tasso zero
  3. sgravi fiscali
  4. garanzia del credito
  5. intervento nel capitale di rischio

Contributi a fondo perduto

Il contributo a fondo perduto è uno degli strumenti della finanza agevolata maggiormente utilizzato e apprezzato. È chiamato anche contributo in conto capitale. Per spiegarla in parole semplici, si tratta dell’erogazione di capitale, per il quale non è prevista la restituzione. Il totale liquidato è sempre una percentuale del totale del progetto per il quale è richiesto il contributo (quindi un contributo percentuale).

Prestiti a tasso zero

I prestiti a tasso zero possono essere concessi da enti pubblici, istituti bancari, o entrambi in compartecipazione. La definizione “a tasso zero” non rispecchia effettivamente la precisa verità. Nel senso che i prestiti concessi prevedono quasi sempre un tasso di interesse. L’agevolazione sta nel fatto che il tasso ha una soglia nettamente inferiore a quella rispetto ai tassi di mercato. La stima media si aggira in percentuale attorno allo 0,5%. Il risparmio per le aziende è comunque molto importante.

Finanza agevolata

Sgravi Fiscali

Nella maggior parte dei casi, lo sgravio fiscale è previsto sotto forma di credito d’imposta. Questo significa vantare un credito nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. Può essere sfruttato attraverso compensazioni eseguibili con semplici F24 al momento del pagamento delle imposte dovute.

Diversi invece gli sgravi contributivi. Questi infatti sono concessi alle imprese che accettano di assumere come dipendenti, determinate categorie di lavoratori.

Garanzia del credito

Come dice il nome stesso la garanzia del credito è una misura della finanza agevolata che ha lo scopo di rendere più affidabile un’impresa. La garanzia esterna e aggiuntiva che un’impresa possa assolvere ai propri impegni creditizi qualora richiedesse un eventuale finanziamento, aiuta le aziende a far ottenere meglio e più velocemente i prestiti. Per accedere a tale agevolazione, le imprese che ne fanno richiesta sono, solitamente, sottoposte a una valutazione economica-finanziaria e andamentale.

Intervento nel capitale di rischio

In questo caso l’agevolazione si trova nella partecipazione da parte di un partner istituzionale/pubblico, al capitale di rischio di una società. La partecipazione prevede solo quote minoritarie. In questo modo le imprese risultano maggiormente rafforzate verso terzi e in più, molto spesso, ricevono anche dei finanziamenti agevolati a sostegno delle attività svolte.

Finanza agevolata: richieste e procedure

Affinché le imprese possano beneficiare dei vari contributi previsti dalla finanza agevolata, devono inoltrare richieste attraverso i bandi di finanziamento. Questi sono periodicamente aperti a livello nazionale, regionale, oppure locale.

In alternativa esistono le procedure a sportello. A differenza dei bandi, quelle a sportello non prevedono una tempistica massima per la raccolta delle richieste. Queste infatti rimangono a disposizione fino a esaurimento delle risorse del finanziamento.

Nell’uno o nell’altro caso è importante, prima di tutto, inquadrare la propria impresa in modo esatto. Dimensione, ubicazione, settore, parametri di riferimento, ecc… Il progetto proposto deve essere correttamente definito prima dell’inoltro dell’eventuale richiesta per l’agevolazione. Utile, in questi casi, definire e redigere un accurato business plan nel quale è illustrato dettagliatamente il progetto da realizzare, sia nella sua parte tecnico/pratica, che in quella economica e finanziaria.

SIMEST: cos’è e cosa fa la Cassa depositi e prestiti

La SIMSET è una società del Gruppo depositi e prestiti creata dal Ministero del commercio con l’estero. Si tratta di una Società Italiana per le Imprese Miste all’Estero ed è normata dalla legge 100/1990: “Norme sulla promozione della partecipazione a società ed imprese miste all’estero”.

Questa dispositiva stabiliva la creazione di una società italiana per le società all’estero. In altre parole la SIMEST ha il compito di sostenere, promuovere e assistere, le imprese italiane presenti nei paesi Extra UE. L’assistenza e la consulenza può volgere su qualunque argomento, dalla fatturazione elettronica (ove richiesta e necessaria), ai corrispettivi giornalieri, dai dazi doganali, ai processi di internalizzazione.

Dal 2011 la SIMEST ha il potere di acquisire anche partecipazioni di minoranza in Italia e nell’Unione europea a condizioni di mercato e senza alcuna agevolazione. Nel 2016 la svolta, durante la quale SIMEST è inglobata dal gruppo Cassa depositi e risparmi che la incorpora nella SACE. Si crea così il famoso Polo dell’Export e dell’internalizzazione del Gruppo. I servizi e l’assistenza è quindi raggruppata in un unico grande gruppo, a cui possono fare riferimento le varie imprese costituite nei paesi extra UE. Le partite IVA create hanno così un punto di riferimento per il loro intero ciclo progettuale. Dall’apertura dell’attività, con la valutazione di apertura, fino all’integrazione/inserimento nella realtà straniera e la relativa espansione attraverso investimenti diretti.

SIMEST: finanziamenti agevolati e a fondo perduto

SIMEST lavora attivamente in Italia e all’estero per sostenere le imprese nostrane nei paesi extra UE. Dal 3 giugno di quest’anno sono riprese le attività legate alla ricezione delle domande di finanziamento agevolato e a fondo perduto. Un punto di fondamentale importanza per le imprese esportatrici.

Le novità più allettanti riguardano, a differenza del 2020, i finanziamenti a fondo perduto, il cui contributo può arrivare addirittura al 50% delle domande presentate. A causa della pandemia da Covid-19, il legislatore ha previsto una serie di aiuti a favore delle imprese esportatrici, per sostenere e promuovere la ripresa economica italiana. È nato così il Fondo 394/81, gestito direttamente dalla SIMEST. Il fondo prevede una serie corposa di bandi a favore delle imprese, che contemplano quote a fondo perduto anche del 40%-50% della domanda di finanziamento presentata. Includono inoltre finanziamenti agevolati al tasso di riferimento UE per la parte richiesta rimanente.

La quota totale del contributo a fondo perduto, prevedeva un totale pari a 1.800.000€

SIMEST

Le misure di finanza agevolata

L’iniziativa era già stata promossa nel corso del 2020 e aveva riscosso un enorme successo. Infatti le richieste di finanziamenti agevolati e contributi a fondo perduto erano arrivate a quota 2 miliardi di euro dal 1° gennaio. Per questo motivo la SIMEST ha deciso di presentare anche quest’anno diverse misure di finanza agevolata.

Tra queste ricordiamo le più importanti:

  • Patrimonializzazione – indice di indipendenza finanziaria
  • Inserimento in mercati esteri, o ampliamento di strutture già esistenti
  • Temporary Export Manager – professionista che segue, in outsourcing, gli uffici commerciali di aziende, allo scopo di far crescere, o consolidarne, le vendite in mercati esteri
  • E-commerce, o marketplace
  • Fiere, mostre e missioni estere
  • Programmi di assistenza tecnica
  • Studi di fattibilità in paesi esteri

Le imprese possono presentare le proprie domande e, se il finanziamento dovesse venire accettato, sarà finanziato direttamente dalla stessa SIMEST. Ogni singola voce dell’elenco precedente, tranne la prima (patrimonializzazione delle imprese esportatrici), può essere presentata svariate volte. Esiste inoltre una misura specificatamente pensata per le imprese che organizzano eventi e fiere, che prende il nome di patrimonializzazione a supporto del sistema fieristico.

SIMEST: come presentare le domande

Per la presentazione delle domande di finanziamento e di contributi a fondo perduto, è stato creato uno specifico portale di riferimento. Le domande possono essere inoltrate a partire dal 3 giugno 2021. L’iter di verifica e accettazione segue un ordine cronologico, fino a esaurimento delle risorse. È sempre bene compilare e preparare la documentazione necessaria in largo anticipo, visto quanto sono allettanti i contributi e le agevolazioni concesse.