Come vedere il fatturato di un’azienda

Oggi, sapere come vedere il fatturato di un’azienda è molto importante.  Si tratta, infatti, di una delle metriche di performance fondamentali per conoscere lo stato di salute di un’impresa. Esistono diversi modi per visualizzarlo, come, ad esempio, attraverso il bilancio e la dichiarazione dei redditi, oppure i rapporti finanziari periodici che includono informazioni sul fatturato. In questo articolo andiamo a vedere nel dettaglio cos’è il fatturato aziendale, a cosa serve e come e dove è possibile visualizzarlo.

Fatturato azienda: cos’è e perché è importante conoscerlo

Il fatturato di un’azienda è la quantità di denaro che l’azienda genera vendendo i suoi prodotti o servizi ai clienti. È una delle principali metriche di performance aziendali e rappresenta la quantità di denaro che l’azienda ha incassato durante un determinato periodo di tempo, solitamente un anno o un trimestre.

Il fatturato è importante perché rappresenta il livello di attività commerciale dell’azienda e può essere utilizzato per valutare la crescita o il declino dell’azienda stessa nel tempo. Inoltre, il fatturato può essere utilizzato per calcolare il margine lordo, che costituisce la differenza tra il prezzo di vendita dei prodotti o servizi e i costi diretti sostenuti per produrli. Il margine lordo può a sua volta essere utilizzato per calcolare il profitto lordo, vale a dire la quantità di denaro che l’azienda guadagna prima di dedurre le spese generali e le tasse.

Il fatturato è importante anche perché può essere utilizzato per confrontare le prestazioni di un’azienda con quelle di altre aziende del settore, o con le prestazioni storiche dell’azienda stessa. Inoltre, il fatturato può tornare utile come base per il calcolo delle tasse e per determinare il valore dell’azienda.

In sintesi, il fatturato è una metrica chiave per valutare la performance aziendale e per prendere decisioni importanti sulla strategia, il budget e le risorse dell’azienda.

Come vedere il fatturato di un’azienda

Il fatturato di un’azienda è quindi una delle metriche di performance più importanti e può essere visualizzato in diversi modi e in diversi luoghi. Ecco alcuni metodi in cui è possibile vederlo e recuperarlo facilmente:

  1. Bilancio: il bilancio è un documento che riepiloga le entrate e le uscite di un’azienda durante un determinato periodo di tempo, solitamente un anno. Il fatturato può essere trovato nella sezione delle entrate del bilancio, che mostra la quantità di denaro che l’azienda ha incassato vendendo i suoi prodotti o servizi.
  2. Dichiarazione dei redditi: la dichiarazione dei redditi è un documento che riepiloga i guadagni e le perdite di un’azienda durante un determinato periodo di tempo. Anche in questo caso, il fatturato può essere trovato nella sezione delle entrate, che mostra la quantità di denaro che l’azienda ha incassato vendendo i suoi prodotti o servizi.
  3. Rapporti finanziari: molti gruppi aziendali pubblicano dei rapporti finanziari periodici, che includono una panoramica della performance finanziaria dell’azienda. Il fatturato può essere trovato nei rapporti finanziari come parte delle entrate totali dell’azienda.
  4. Siti di terze parti: esistono diversi siti di terze parti che offrono informazioni finanziarie su molte aziende, come ad esempio Yahoo Finance o Bloomberg. È possibile cercare l’azienda in questione su questi siti per vedere il fatturato e altre informazioni finanziarie.

Inoltre, il fatturato di un’azienda può essere visualizzato direttamente dall’azienda stessa, ad esempio attraverso il suo sito web o i suoi rapporti finanziari pubblicati. È sempre importante verificare la fonte delle informazioni finanziarie per assicurarsi che siano accurate e aggiornate.

Come vedere il fatturato di un'azienda

Fatturato aziendale e Registro delle Imprese

Il registro delle imprese delle Camere di Commercio è un database pubblico che raccoglie informazioni su tutte le imprese iscritte al registro delle imprese, comprese le società per azioni, le società a responsabilità limitata e le ditte individuali. Il registro delle imprese delle Camere di Commercio è gestito dalle Camere di Commercio locali e può essere consultato da chiunque per ottenere informazioni sull’attività di un’impresa.

Per visualizzare il fatturato di un’azienda tramite il registro delle imprese delle Camere di Commercio, è necessario seguire questi passaggi:

  1. Trovare il registro delle imprese delle Camere di Commercio della zona d’interesse. In Italia, ad esempio, si possono trovare il registro delle imprese delle Camere di Commercio sul sito web delle Camere di Commercio italiane.
  2. Cercare l’azienda d’interesse. È possibile ricercare l’impresa per nome o per partita IVA.
  3. Una volta trovata l’azienda, selezionare il nome per visualizzarne i dettagli.
  4. Nella pagina dei dettagli dell’azienda, sono presenti diverse sezioni con informazioni sull’azienda stessa, come ad esempio la sua forma giuridica, il numero di dipendenti, il settore di attività e altre informazioni.
  5. Cercare la sezione “bilancio” o “dichiarazione dei redditi” per trovare il fatturato dell’azienda. In questa sezione, sono presenti le informazioni dettagliate sull’ammontare delle entrate dell’azienda durante un determinato periodo di tempo.

Il registro delle imprese delle Camere di Commercio è una risorsa molto utile per ottenere informazioni veloci accurate e certificate.

Fatture Google Ads: attività e metodo di fatturazione

Le fatture Google Ads sono un elemento fondamentale per la gestione delle campagne pubblicitarie sulla piattaforma di Google. In questo articolo, vedremo in dettaglio cos’è una fattura Google Ads, come funziona il sistema di fatturazione e come utilizzarlo al meglio per ottimizzare le nostre campagne pubblicitarie.

Come funziona Google ads

Google Ads è una piattaforma pubblicitaria online gestita da Google che permette alle aziende di pubblicare annunci sulla rete di ricerca Google e sui siti della Rete Display di Google. Gli annunci di Google Ads appaiono in cima e a lato dei risultati di ricerca di Google e possono essere targettizzati in base a parole chiave, luogo geografico, lingua e altri fattori. Le aziende pagano solo quando gli utenti fanno clic sugli annunci, il che significa che possono raggiungere un pubblico specifico senza dover pagare per visualizzazioni o impressioni non rilevanti. Google Ads offre anche strumenti di ottimizzazione e analisi per aiutare le aziende a monitorare e migliorare le prestazioni dei loro annunci.

Fatture Google Ads: cosa sono, a cosa servono e come sono utilizzate

Le fatture Google Ads sono documenti che riepilogano il costo delle campagne pubblicitarie condotte tramite la piattaforma Google Ads. Le fatture Google Ads sono generate ogni mese e contengono informazioni dettagliate sui costi delle campagne, come il costo per clic (CPC), il costo per impressione (CPM) e il tasso di conversione. Possono anche includere informazioni sulla data di inizio e fine della campagna, il numero di clic e impressioni ottenuti, il tasso di clic e altri dati.

Fatture Google Ads

Le fatture Google Ads possono essere utilizzate dalle aziende per monitorare le prestazioni delle loro campagne pubblicitarie e ottimizzare le loro strategie in base ai risultati ottenuti. Ad esempio, le aziende possono utilizzare le fatture elettroniche per identificare le parole chiave che hanno generato il maggior numero di clic e quindi aumentare il budget per quelle key per ottenere più traffico qualificato. Inoltre,  possono anche utilizzare le fatture per vedere quali annunci hanno avuto il tasso di conversione più alto e quindi concentrarsi sulla creazione di annunci simili per ottenere risultati migliori.

Le fatture Google Ads possono anche essere utilizzate per gestire il budget delle campagne pubblicitarie. Ad esempio, le aziende possono impostare un budget mensile per le loro campagne e utilizzare le fatture per monitorare quanto stanno spendendo e per fare modifiche al budget in base ai risultati ottenuti. In questo modo, possono assicurarsi di ottenere il massimo valore per il loro budget pubblicitario.

Google Ads fatture e struttura

Come abbiamo visto, una fattura di Google Ads è quindi un documento che riepiloga il costo delle campagne pubblicitarie condotte tramite la piattaforma Google Ads. Solitamente, una fattura di Google Ads è strutturata in modo da includere le seguenti voci:

  1. Dati di fatturazione: questa sezione include informazioni sulla data di emissione della fattura, il periodo di fatturazione, il numero della fattura e altri dettagli importanti.
  2. Campagne pubblicitarie: questa sezione include informazioni dettagliate su ogni campagna pubblicitaria condotta durante il periodo di fatturazione, come il nome della campagna, il budget, il numero di clic e impressioni ottenuti e il costo per clic (CPC) e il costo per impressione (CPM).
  3. Resoconto di spesa: qui troviamo il riepilogo del totale delle spese per ogni campagna pubblicitaria e per l’intero periodo di fatturazione.
  4. Metodi di pagamento: questa parte comprende informazioni sui metodi di pagamento accettati dalla piattaforma Google Ads, come ad esempio carta di credito, addebito diretto o bonifico bancario.
  5. Termini e condizioni: questa sezione include i termini e le condizioni di utilizzo della piattaforma Google Ads, come ad esempio le politiche sulla cancellazione o sulla sospensione delle campagne pubblicitarie.

Le fatture di Google Ads possono variare leggermente a seconda del paese in cui sono emesse, ma in generale seguono questa struttura di base. È importante leggere attentamente la fattura per comprendere appieno i costi delle campagne pubblicitarie e per assicurarsi di avere una chiara comprensione delle condizioni di utilizzo della piattaforma Google Ads.

Pagare le tasse è obbligatorio se non si fattura?

Oggi cerchiamo una risposta alla seguente domanda: Pagare le tasse è obbligatorio se non si fattura? Il pagamento delle tasse è un aspetto fondamentale della vita di un imprenditore e può causare molta confusione, soprattutto quando si tratta di capire se è obbligatorio pagare le tasse anche se non si emettono fatture. In questo articolo, esamineremo questo argomento e forniremo informazioni dettagliate su cosa succede quando si apre una partita IVA senza emettere fatture, qual è il regime fiscale migliore da scegliere in questo caso e quali sono le agevolazioni contributive disponibili.

Pagamento tasse e apertura Partita IVA

Aprire una partita IVA non implica automaticamente l’obbligo di emettere fatture. Tuttavia, a seconda del regime fiscale scelto, potrebbe essere necessario emettere fatture elettroniche per tutte le prestazioni di servizi o vendite di beni effettuate. Ad esempio, nel regime ordinario di tassazione è obbligatorio emettere fatture per tutte le prestazioni di servizi o vendite di beni effettuate a clienti che non sono soggetti IVA o che appartengono a un altro Stato membro dell’UE. Inoltre, anche nel caso in cui non sia obbligatorio emettere fatture, è consigliabile farlo comunque per avere una maggiore trasparenza nei confronti dei clienti e per avere una documentazione comprovante delle prestazioni di servizi o vendite di beni effettuate.

Chi deve fare la dichiarazione dei redditi

Indipendentemente dal fatto che si emettano o meno fatture, è obbligatorio dichiarare i ricavi percepiti nel modello Unico o nel modello Redditi. In questo modo, il Fisco può verificare che le tasse siano pagate in modo corretto e che non vi siano evasioni fiscali. Pertanto, è importante tenere una buona organizzazione contabile e tenere traccia dei ricavi percepiti, anche se non si emettono fatture.

Pagare le tasse

Pagare le tasse quando si emettono poche fatture: la scelta del regime fiscale migliore

Il regime fiscale migliore da scegliere dipende dalle specifiche esigenze della propria attività e dal volume delle fatture emesse. In generale, per chi emette poche fatture, il regime fiscale più adatto potrebbe essere il regime forfettario. Questo regime prevede un’aliquota fissa del 15% sui ricavi, indipendentemente dall’effettivo reddito conseguito, e non prevede l’obbligo di tenere una contabilità ordinaria. Tuttavia, per poter accedere al regime forfettario è necessario soddisfare determinati requisiti, come ad esempio avere ricavi o compensi non superiori a 65.000 euro l’anno. Chi invece non rientra nei requisiti necessari per il regime forfettario, può valutare l’opzione del regime dei minimi.

Anche in questo caso, si tratta di un regime a tassazione forfettaria, con aliquote variabili a seconda della tipologia di attività svolta e dei ricavi conseguiti. Entrambi i regimi prevedono alcune limitazioni, ad esempio in termini di possibilità di dedurre le spese sostenute e di utilizzare il metodo di determinazione del reddito diverso da quello forfettario. Prima di scegliere il regime fiscale più adatto alla propria attività, il consiglio è quello di valutare attentamente le proprie esigenze e di fare riferimento alle disposizioni fiscali in vigore, eventualmente chiedendo consiglio a un professionista esperto in materia.

Quando si pagano le tasse

In conclusione, è importante comprendere che il pagamento delle tasse è obbligatorio indipendentemente dal fatto che si emettano o meno fatture elettroniche. Aprire una partita IVA non implica automaticamente l’obbligo di emettere fatture, ma comporta comunque l’obbligo di pagare le tasse sui ricavi percepiti, anche se non si è emessa alcuna fattura. Pertanto, è consigliabile valutare attentamente il regime fiscale più adatto alle proprie esigenze e verificare quali agevolazioni contributive possono essere fruite. Inoltre, è importante tenere sempre una buona organizzazione contabile e tenere traccia dei ricavi percepiti, anche se non si emettono fatture, per evitare eventuali problemi fiscali in futuro.

Come guadagnare con TikTok

Ci sono molte persone che ancora non sanno come guadagnare con TikTok. Con questa famosa app è possibile iniziare a fare soldi e fatturare velocemente. TikTok può essere utilizzata per creare e condividere brevi video con i propri amici ed è possibile arrivare a guadagnare in base al numero di visualizzazioni e di like ottenuti. Con milioni di nuovi utenti che si iscrivono ogni giorno, l’app rappresenta un nuovo e remunerativo modo di fatturare. L’importante è scegliere il regime fiscale giusto, emettere sempre fattura elettronica e adempiere a tutti gli obblighi fiscali previsti.

Come guadagnare con TikTok

TikTok, l’app con oltre 500 milioni di utenti attivi, può essere utilizzata per fare soldi. Gli utenti possono creare e condividere brevi video con gli amici, guadagnando in base al numero di visualizzazioni e di like ottenuti. Per iniziare a capire come guadagnare con TikTok, è necessario innanzitutto creare un account. Una volta creato l’account, possono essere caricati i propri video e iniziare a monetizzare vendendo annunci o ricevendo donazioni.

Per ottenere il massimo dai video risulta fondamentale la scelta di un titolo accattivante e la presenza di personaggi interessanti e divertenti. Altrettanto importante è assicurarsi che la qualità del video, che deve essere sempre ben girato e montato professionalmente. Risulta fruttuoso sperimentare angolazioni di ripresa nuove ed effetti di luce creativi.

Per realizzare video davvero redditizi, è possibile prendere in considerazione la possibilità di collaborare con marchi famosi, o di avviare un’attività in proprio. In entrambi i casi, è importante rispettare tutte le leggi fiscali pertinenti e adempiere a tutti gli obblighi fiscali previsti. Con un po’ d’impegno, è possibile imparare velocemente come guadagnare con TikTok e iniziare a fatturare seriamente.

Guadagnare con TikTok: serve la partita IVA?

TikTok è un’applicazione molto popolare che vanta milioni di nuovi utenti iscritti ogni giorno. È quindi facile capire come guadagnare con TikTok sia diventata una possibilità facile, aperta a tutti.

Come abbiamo detto per guadagnare con TikTok, la prima cosa da fare è iscriversi e aprire un nuovo account. È possibile farlo scaricando l’app dall’App Store o dal Google Play Store. Una volta creato un account, è necessario impostare il proprio profilo. A tal fine è necessario inserire:

  1. nome
  2. età
  3. località.
Come guadagnare con TikTok

Come guadagnare con TikTok

Successivamente è reso possibile aggiungere i video al proprio account. I video possono essere su qualunque argomento: da clip divertenti a filmati completi. I filmati aggiunti possono essere condivisi con i propri amici e resi visibili a chiunque.

I video devono essere ottimizzati. L’ottimizzazione consiste in riprese professionali che possano, grazie alla loro qualità, aggiudicarsi un gran numero di visualizzazioni e di like sufficientemente alti, in breve tempo. Più visualizzazioni e like hanno i vostri video, più soldi è possibile guadagnare. Il guadagno è ricavabile anche partecipando a brevi concorsi video, oppure vendendo spazi pubblicitari all’interno dei propri video.

Per approfittare della normativa fiscale italiana in materia di guadagni online, devono essere presentati annualmente, alle autorità fiscali, i resoconti dei guadagni. Non esiste però una normativa giuridica o fiscale specifica di riferimento. Questo significa che la dichiarazione dei guadagni online non è definita in modo chiaro e preciso. Al momento, la legge italiana, equipara la gestione di E-commerce, l’affiliazione commerciale o di vendita di post a pagamento su siti o social network, a una semplice attività economica abituale. Da questo è possibile dedurre che per guadagnare con TikTok è necessario aprire una partita IVA. In alternativa è possibile ovviare con una prestazione occasionale tranne che per i guadagni legati alle affiliazioni con i brand sponsorizzati.

Come sempre, per aprire partita IVA, occorre individuare prima di tutto, il corretto codice ATECO. Tra quelli presenti potrebbero risultare pertinenti i seguenti codici:

  • 11.01 – Ideazione di campagne pubblicitarie
  • 11.02 – Conduzione di campagne marketing e altri servizi pubblicitari
  • 90.99 – Altre attività professionali NCA

Infine va scelto il corretto regime fiscale.

Come si fa a guadagnare con TikTok: il regime fiscale giusto

Aprire partita IVA e iniziare a fatturare come influencer su TikTok richiede, infine, la scelta del regime fiscale. Sicuramente uno dei più vantaggiosi rimane sempre il regime forfettario. I soggetti che non guadagnano oltre i 65.000 € annui, possono scegliere questo regime agevolato. Quindi anche tutti gli influencer che non oltrepassano quella soglia, possono trarre vantaggio da questo regime.

L’agevolazione maggiore prevista dal forfettario è l’applicazione di un’unica imposta pari al 15%, sostitutiva delle imposte sui redditi, delle addizionali regionali e comunali e dell’IRAP. Quindi, sapere come guadagnare con TikTok significa anche essere consapevoli dei propri obblighi fiscali.

Come fare un preventivo perfetto

Un preventivo è un documento molto importante per qualunque professionista. È indispensabile a far conoscere ai propri clienti la stima dei costi per servizi e prodotti offerti. Per questo motivo è fondamentale sapere come fare un preventivo perfetto mostrando nel dettaglio tutte le attività svolte per definire il progetto, i termini e le condizioni dell’accordo.

Cosa sono i preventivi e a cosa servono

Un preventivo è un documento redatto da un professionista per far conoscere ai propri clienti tutti gli elementi che regolano un accordo. Nel preventivo sono infatti riassunte le seguenti voci:

  • metodi di pagamento
  • descrizione di tutte le attività svolte per offrire quel determinato prodotto/servizio
  • durata rapporto contrattuale
  • condizioni particolari come, ad esempio, la possibilità d’interrompere preventivamente il rapporto lavorativo
  • dati del professionista (eventuali iscrizioni all’albo, elenchi professionali, dati aziendali, ecc…)

è importante sapere come fare un preventivo perché, con l’accettazione di questo documento da parte del cliente, ha inizio la prestazione lavorativa concordata. È sempre consigliato redigerlo in forma scritta, per tutelare entrambe le parti.

Oggi esiste una disciplina scritta che prevede l’obbligo di preventivo scritto per i professionisti iscritti ad albi professionali. In altre parole, i lavoratori autonomi o qualunque altro soggetto che decide di diventare imprenditore ed è iscritto a un qualunque albo, deve per forza presentare ai propri clienti un preventivo scritto per l’accettazione delle prestazioni offerte. Non esiste però una specifica disciplina sanzionatoria. Attraverso il preventivo, il libero professionista, deve presentare il conferimento dell’incarico.

Come fare un preventivo

Come fare un preventivo perfetto

Un preventivo è formato da diverse parti:

  1. Intestazione – in questa parte il professionista deve riportare tutti i dati personali: partita IVA, iscrizione alla Camera di Commercio, PEC, ecc…
  2. Data – si tratta della data di presentazione della proposta d’accordo. Serve a far capire la celerità nella risposta al cliente. Di solito i preventivi hanno scadenza, una data sempre scelta da chi li emette. La scadenza è utile per mettere anche una sorta di “pressione” psicologica al cliente (prendere o lasciare)
  3. Durata – la durata indica la tempistica per l’esecuzione della prestazione venduta, quindi indica la quantità di tempo necessario a realizzare un dato progetto.
  4. Organizzazione dell’incarico – una parte essenziale utile a far comprendere al cliente qual è il risultato ottenibile attraverso i servizi offerti. È importante indicare tutte le attività da svolgere per compiere un progetto, ma anche tutte quelle estranee allo stesso. Vale a dire che non basta far sapere al cliente cosa è POSSIBILE FARE, è importante anche specificare COSA NON è COMPRESO NEL PROGETTO.
  5. Condizioni economiche – è qui che è presentato al cliente il preventivo lordo della prestazione offerta. Sono quindi da dettagliare tutti i costi vivi sostenuti per eseguire quanto promesso.
  6. Modalità di fatturazione – specificare le modalità di pagamento serve a evitare futuri problemi nella fatturazione. Devono quindi essere inseriti tutti i dati necessari per fatturare correttamente e per poter ricevere il pagamento stabilito.
  7. Eventuale recupero del credito – questa sezione serve a tutelare il professionista da un eventuale mancato pagamento e/o saldo da parte del committente. Utile in caso di avvio pratiche per il recupero del credito.
  8. Risoluzione anticipata dell’accordo – devono essere inoltre presenti le eventuali ipotesi di risoluzione anticipata dell’accordo.
  9. Firma – il preventivo deve sempre essere firmato da parte del cliente. Senza la firma il preventivo è considerato non accettato. Al cliente va lasciata una regolare copia del documento. Un preventivo non è un contratto ed è sempre modificabile fino a quando la controparte non lo accetta. Una volta formato è irrevocabile.

Come scrivere un preventivo

La forma conta tanto quanto il contenuto. Molti professionisti utilizzano una bozza di fattura come un preventivo. È un’abitudine che è meglio non avere, o perdere. Risulta molto più professionale e convincente redigere un preventivo scritto a se stante. Per avere successo e sapere come fare un preventivo perfetto basta ricordare di essere sempre tempestivi, precisi e dettagliati e scriverlo in maniera semplice e comprensibile a tutti.

Come diventare copywriter e seguire la giusta disciplina fiscale

Oggi sono in molti a essere interessati a sapere come diventare copywriter. Si tratta di una professione che si è largamente diffusa anche grazie allo smart working. I soggetti che decidono d’intraprendere questa carriera, non sono obbligati ad aprire una partita IVA. Infatti, è una professione che può, qualche volta, essere svolta anche come prestazione occasionale.

Copywriter: cosa fa

La figura del copywriter è cambiata e si è evoluta negli ultimi anni. Oggi, un copy, non si occupa solo di scrivere testi pubblicitari, slogan o contenuti persuasivi. Le sue mansioni si sono fuse e mescolate con quelle dell’articolista. In entrambi i casi, comunque, le professioni possono essere svolte sia alle dipendenze di qualcuno, che come liberi professionisti.

Come diventare copywriter

In alcuni articoli precedenti, abbiamo già visto che per lavorare come sviluppatore app o come accompagnatore turistico serve aprire una partita IVA. Per la professione del copywriter non è detto che sia necessario dotarsi di partita IVA con un preciso codice ATECO.

Per capire quando e se è necessaria la partita IVA, prima bisogna capire se il lavoro è svolto in maniera saltuaria e non continuativa, oppure in modo abituale. Per fare un esempio, quando la domanda di lavoro ammonta a quattro articoli da scrivere in una volta sola, durante tutto l’anno, allora la prestazione è occasionale. Quando invece i soliti quattro articoli dell’esempio devono essere scritti tutti i mesi per tutto l’anno, allora il lavoro è continuativo e abituale. In questo secondo caso serve pertanto l’apertura di una partita IVA.

Come sempre per l’apertura è necessario compilare uno specifico modulo da presentare ad Agenzia delle Entrate in via telematica o cartacea. Sul modulo deve essere indicato il codice ATECO corretto. Per questa professione non ne esiste solamente uno, ma ce ne sono diversi:

  • 90.99: altre attività professionali NCA;
  • 21.00: relazioni pubbliche e comunicazione;
  • 99.00: altre attività dei servizi d’informazione NCA;
  • 11.01: ideazione di campagne pubblicitarie.

Il codice cambia a second del lavoro svolto, degli obiettivi perseguiti e della tipologia di cliente per il quale è svolta l’attività.

Come diventare copywriter

Freelance copywriter e Iscrizione Alla Gestione Separata Dell’Inps

Tra le cose da sapere su come diventare copywriter c’è anche quella dell’iscrizione alla gestione separata dell’INPS. La gestione separata è un regime previdenziale utilizzato da tutti i professionisti non coperti dalla cassa previdenziale obbligatoria. La gestione separata prevede il versamento di contributi due volte nel corso dell’anno, in concomitanza con altri obblighi fiscali.

Il copywriter non è obbligato a iscriversi al Registro delle Imprese a meno che non svolga molte attività, una delle quali ne richiede l’iscrizione. Per un inquadramento più preciso è sempre meglio rivolgersi a un dottore commercialista che può consigliare la soluzione migliore. L’iscrizione alla gestione separata deve avvenire entro e non oltre trenta giorni dal momento in cui è aperta partita IVA. La quota annua da versare a INPS ammonta al 25,98% dul reddito imponibile.

Copywriters e regime fiscale

Il copy è un’attività che può essere svolta in regime ordinario, oppure in regime forfettario. Il forfettario è un regime fiscale agevolato che consente di avere una tassazione al 5% nei primi cinque anni di attività, per poi passare al 15% successivamente.

IVA e IRPEF sono sostituite da questa tipologia di tassazione.

Aderendo al regime forfettario, come sempre, non è possibile superar i 65.000€ annui di fatturato. Se la soglia dovesse essere superata, avviene il passaggio diretto al regime ordinario. Inoltre, da luglio 2022 anche i forfettari, quindi anche i copy in questo regime, sono obbligati per legge a mettere fatturazione elettronica. Invece, i soggetti che non superano i 25.000€ di fatturato annui, possono mettere ancora la semplice fattura cartacea.

Accompagnatore Turistico: requisiti, regole e regime

Un accompagnatore turistico non è esattamente una guida turistica. La sua attività consiste nell’accompagnare i turisti, singoli o in gruppo, nei vari viaggi svolti sul territorio italiano. Si occupa dell’organizzazione del viaggio (tappe, tour e spostamenti) e fornisce informazioni generiche sui luoghi visitati. Per svolgere questa attività in modo autonomo è necessario aprire partita IVA, scegliere il regime fiscale più consono e versare i contributi previdenziali che permettono di accedere alla pensione.

Accompagnatore Turistico: chi è e cosa fa

L’accompagnatore turistico guida gruppi di persone straniere in Italia, oppure italiani all’estero. Organizza il viaggio e segue persone e comitive per accertarsi che tutto vada per il meglio e che il programma stabilito si svolga regolarmente. Non illustra le bellezze locali descrivendone la storia e la produzione, a differenza della guida turistica.

Per svolgere questa attività sono necessarie conoscenze e requisiti specifici stabiliti dalla normativa regionale vigente. Per diventare accompagnatore turistico è necessario:

  • aver compiuto almeno 18 anni di età
  • aver conseguito il diploma di scuola media superiore
  • possedere una fedina penale pulita
  • conoscere l’inglese a livello avanzato (C1)

Ci sono poi dei requisiti ulteriori che differiscono da regione a regione. Per operare come accompagnatore, oltre al diploma di scuola superiore è necessario aver sostenuto e superato un esame specifico di abilitazione per il conseguimento del patentino.

L’accompagnatore turistico e la partita IVA

La professione è tutelata da un sindacato specifico e per svolgerla è necessaria l’iscrizione al relativo albo. Il lavoro può essere svolto sia come dipendente, che come libero professionista, aprendo partita IVA. I soggetti che invece svolgono l’attività in modo saltuario possono ricorrere alla prestazione occasionale.

Accompagnatore Turistico

Come per lo sviluppatore app, anche l’accompagnatore turistico deve aprire partita IVA compilando il modulo AA 9/11 e presentarlo ad Agenzia delle Entrate. Il codice ATECO per accompagnatori turistici è il 79.90.2. È possibile, inoltre, aderire sia al regime ordinario che a quello forfettario. Ogni volta che un accompagnatore presta un servizio, è tenuto per legge, a emettere fattura elettronica.

Come diventare accompagnatore turistico: la scelta del regime fiscale

L’accompagnatore può decidere se aderire al regime ordinario, piuttosto che a quello forfettario. Sicuramente il più vantaggioso è il secondo. Per aderirvi è necessario rispettare alcuni requisiti, come ad esempio quello che relativo al fatturato annuo che non deve essere superiore ai 65.000€.

Il forfettario prevede un’aliquota unica pari al 15% che si abbassa al 5% nei primi 5 anni di attività. Da luglio del 2022 è diventato obbligatorio anche per i forfettari emettere fatturazione elettronica.

Scelto il regime serve poi l’iscrizione alla Gestione separata INPS. La gestione separata non prevede il versamento di una quota fissa annuale, ma solamente di una percentuale pari al 25,98% dei redditi percepiti. Infine, il regime forfettario esonera dall’obbligo delle scritture contabili e non prevede l’applicazione d’IVA e ritenute d’acconto.

Abilitazione accompagnatore turistico

L’ultimo passo da compiere per iniziare questa attività, è quello di presentare al proprio Comune di residenza una SCIA (segnalazione certificata di inizio attività). Il documento è necessario per dimostrare al proprio comune di essere in possesso di tutti i requisiti richiesti per svolgere attività di accompagnatore turistico.

Il documento deve essere presentato almeno un giorno prima dell’inizio dell’attività e può essere inviato sia per PEC, oppure telematicamente online. Il modulo deve riportare anche la firma digitale del soggetto che inoltra certificazione. È possibile trovare ulteriori informazioni consultando un dottore commercialista, oppure rivolgendosi all’ufficio SUAP del Comune dove deve essere avviata l’attività.

Sviluppatore app: partita IVA, regime fiscale e fatture elettroniche

Esperto di programmazione e informatica, lo sviluppatore app è simile al programmatore informatico, ma con qualche differenza. Per svolgere questo lavoro è necessario aprire una partita IVA, adempiere a precisi obblighi fiscali e scegliere un determinato regime fiscale in base alla natura dell’attività svolta.

Sviluppatore app: chi è e cosa fa

Esperto d’informatica, lo sviluppatore app, progetta e realizza applicazioni destinate a vari utilizzi. Dalla stampa di fotografie, a quelle utili a parcheggiare o a fare la spesa, le applicazioni oggi sono sempre più diffuse e utilizzate e si possono trovare in molti store online, gratis o a pagamento. Lo sviluppatore app può svolgere le proprie mansioni come dipendente, oppure come libero professionista.

La categoria di sviluppatori informatici non hanno una precisa disciplina fiscale. Se ne distinguono però due differenti casistiche:

  1. Sviluppatori che realizzano app per uno o più committenti – svolge attività professionale. Se continuativa deve aprire partita IVA compilando il modulo AA 9/12 e consegnarlo ad Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dall’inizio della propria attività.
  2. Sviluppatori informatici che creano app per rivenderle direttamente negli store di app.

Ci sono poi sviluppatori che fanno entrambe le cose. Chi non pratica questa attività in modo continuativo, può avvalersi della prestazione occasionale. Gli sviluppatori autonomi, quando aprono partita iva devono anche scegliere il relativo e corretto codice ATECO. Per farlo possono rivolgersi direttamente ad AdE (Agenzia delle Entrate), oppure attraverso un intermediario.

Sviluppatori app e codici ATECO

Il codice ATECO cambia a seconda della professione svolta. Gli sviluppatori di app possono scegliere tra:

  • 01.00 – produzione di software non connesso all’edizione;
  • 02.00 – consulenza nel settore delle tecnologie dell’informatica;

La scelta deve ricadere sul codice maggiormente inerente alla propria attività. Nel dubbio è possibile chiedere consiglio ad AdE, oppure a un dottore commercialista. I soggetti che decidono di creare app e venderle direttamente negli store online, devono scegliere il codice 49.91.10, relativo al commercio elettronico diretto.

Sviluppatore app

Sviluppatori di app e regimi fiscali

Il regime fiscale determina il modo con il quale lo sviluppatore app deve pagare le tasse allo Stato. Le imposte sono applicate in base alla diversa tipologia di ricavi prodotti. In questo caso, gli sviluppatori di applicazioni sono artefici di una vera e propria attività commerciale. Quindi, lo sviluppatore che crea app  e lavoro autonomamente deve:

  • aprire partita IVA
  • scegliere il regime fiscale migliore (ad esempio quello forfettario)
  • iscriversi all’INPS.

Invece, lo sviluppatore di app che crea e rivende applicazioni deve:

Gli sviluppatori di applicazioni possono aderire sia al regime ordinario che a quello forfettario. Per quanto riguarda il secondo, presenta dei notevoli vantaggi, ma tutto dipende dal fatturato annuo che non può superare i 65.000€ annui. Inoltre, non è possibile aderire a questo regime nemmeno quando il soggetto interessato partecipa ad associazioni o imprese familiari, oppure a società di persone o Srl.

I vantaggi del regime forfettario permettono allo sviluppatore app di non applicare l’IVA sulle fatture elettroniche e l’IRPEF. Inoltre, l’imposta sostitutiva è al 15% e si abbassa al 5% per i primi 5 anni. Le tasse sono applicate sulla base del coefficiente di redditività, che per lo sviluppatore di app è del 67%.

Programmatore app e previdenza sociale

Aperta la partita IVA è necessario comunica all’INPS l’inizio dell’attività. La comunicazione è necessaria per iniziare a versare i contributi che permettono di accedere alla pensione. In regime fiscale ordinario e forfettario è possibile l’iscrizione alla Gestione Separata INPS rivolta a tutti i professionisti.

I contributi da versare per questa categoria, ammontano a 25,98% del reddito imponibile sulla base del fatturato annuo. Se il fatturato annuo è inferiore o pari a 15.953€ esiste una quota minima di contributi da versare all’INPS pari a 3.850€.

Sospensione Partita IVA: quando e come è possibile

Lo svolgimento di un’attività autonoma presuppone di aprire una partita IVA. Indipendentemente dal regime fiscale scelto, l’apertura della partita IVA e l’adempimento di obblighi fiscali e previdenziali, è assodato per tutti. Può capitare, però, che il lavoratore autonomo abbia necessità di sospendere partita IVA per un determinato periodo di tempo. La sospensione della partita IVA non è possibile per legge. Sospendere e riprendere dopo un certo lasso di tempo non è quindi fattibile.

Sospensione Partita IVA: regime ordinario e forfettario

Che si tratti di regime ordinario, piuttosto che del forfettario, la legge italiana non prevede in alcun caso la possibilità di sospendere temporaneamente la propria partita IVA. Questo significa che, se necessario, il lavoratore autonomo deve chiudere partita IVA, per poi riaprirla in futuro se c’è volontà di farlo.

I motivi che possono portare alla necessità di sospendere partita IVA sono molteplici, ma nessuno valido affinché ciò possa essere attuato da normativa vigente. Mantenere aperta una partita IVA ha un costo. Per lasciarla aperta, anche se non è utilizzata, il commercialista deve comunque essere pagato e, allo stesso modo, devono essere saldati i costi fissi come la contribuzione INPS.

Anche se non è possibile sospendere la partita IVA è comunque possibile sospendere la propria attività per un certo periodo di tempo. Le possibilità, in questo caso, sono:

  • chiudere definitivamente la partita IVA e riaprirne una nuova in un secondo momento
  • chiudere definitivamente la partita IVA
  • cambiare il regime fiscale
  • diventare ditta individuale che affitta ad azienda

Chiudere definitivamente la partita IVA

È necessario compilare il modello AA 9/12 e presentarlo ad Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dal momento in cui termina del tutto l’attività svolta. Il documento può essere inviato telematicamente o consegnato di persona allo sportello. Infine, è necessario comunicare a INPS e al Registro delle Imprese, o ad altra cassa previdenziale, la chiusura dell’attività.

Aprire e chiudere partita IVA stesso anno

Chiusura e riapertura è possibile sia in regime ordinario che forfettario. La nuova partita IVA non potrà essere uguale a quella vecchia. Varia il numero, probabilmente anche il codice ATECO e le varie informazioni fiscali. In caso di chiusura partita per fallimento, prima di aprire quella nuova, è obbligo aspettare il termine della procedura amministrativa.

Sospensione Partita IVA

Cambio regime fiscale in corso d’anno

È sempre possibile, in qualunque momento cambiare regime fiscale. È possibile passare a quello ordinario, a quello forfettario, oppure a quello semplificato. Da ordinario a forfettario è sufficiente rimanere sotto i 65.000€ annui di fatturato. Mentre da forfettario a ordinario non c’è bisogno di fare praticamente niente, se non avvalersi dell’aiuto di un buon commercialista e aggiungere l’IVA alle fatture. In tutti casi, quindi, non è necessario chiudere e riaprire partita IVA. Si tratta, forse, dell’esempio che più di tutti assomiglia alla sospensione partita IVA.

Affitto unica azienda ditta individuale

Una ditta individuale che affitta a un’azienda, è forse l’unico caso di vera e propria sospensione partita IVA. Si tratta infatti di una soluzione che permette a un’azienda di pagare un canone per utilizzare un’azienda di un’altra impresa. Questo esempio è l’unico nel quale la partita IVA è sospesa, congelata. L’imprenditore considerato ditta individuale che affitta l’unica attività di cui è titolare, può conservare la propria partita IVA. Da considerare che nell’affitto unica azienda ditta individuale sono comunque da pagare alcune imposte, come ad esempio l’imposta sul registro per effettuare il passaggio stesso.