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Quanto può fatturare una srls? Come funziona? Quando aprirne una?

Le SRLS (Società a Responsabilità Limitata Semplificata) sono una forma di società a responsabilità limitata che si caratterizzano per la semplicità e la flessibilità nella loro gestione. Sono state introdotte dalla Legge di Stabilità del 2014, con lo scopo di agevolare la creazione di nuove imprese e di favorire l’accesso al credito. Con questo articolo vogliamo fornire qualche utile informazione per capire cosa sono, come si costituiscono e quanto può fatturare una srls effettivamente, con limiti massimi e minimi da rispettare.

SRLS società a Responsabilità Limitata Semplificata

Le SRLS sono caratterizzate da una struttura semplificata rispetto alle altre società a responsabilità limitata, sia per quanto riguarda la loro costituzione che per la loro gestione.

Una SRLS può essere costituita da un minimo di uno a un massimo di cinquanta soci, che possono essere persone fisiche o giuridiche. Non è necessario redigere un atto costitutivo, né è richiesto il deposito di un capitale sociale minimo. I soci di una SRLS sono responsabili solo in misura proporzionale al loro conferimento, senza che vi sia il rischio di responsabilità personale.

Tassazione SRLS

Prima di arrivare a capire quanto può fatturare una srls, vediamo, nel dettaglio, la tassazione a cui sono soggette le società a responsabilità limitata semplificata. Si tratta di una tassazione ordinaria, come per le altre società a responsabilità limitata. Ciò significa che devono versare le seguenti imposte:

  • IRPEF (Imposta sul reddito delle persone fisiche) per i soci, in base alla quota di partecipazione al reddito della società.
  • IRES (Imposta sul reddito delle società) per la società, in base al reddito prodotto.
  • IVA (Imposta sul valore aggiunto) per le operazioni commerciali effettuate dalla società.

SRLS costi

Aprire una SRLS comporta dei costi che vanno considerati nella fase di pianificazione dell’impresa. I costi principali sono i seguenti:

  1. Costo della visura camerale, che varia in base alla regione in cui è richiesta.
  2. Iscrizione al Registro delle Imprese, che comprende il bollo e la tassa d’iscrizione.
  3. Costo per la redazione del libro soci, che può essere sostenuto presso un commercialista o un avvocato.

Inoltre, è necessario considerare i costi per la gestione della società, come ad esempio i compensi per il consiglio di amministrazione, il commercialista e l’eventuale contabile.

Quanto può fatturare una srls? Ecco i limiti di fatturato delle SRLS

Le SRLS non hanno limiti di fatturato. Ciò significa che una SRLS può generare un reddito illimitato, a patto che sia rispettata la normativa fiscale e commerciale in vigore.

Fatturazione elettronica SRLS

A partire dal 2019, le SRLS sono obbligate alla fatturazione elettronica per le operazioni commerciali con altre imprese e con la pubblica amministrazione. Ciò significa che le fatture emesse e ricevute devono essere trasmesse in formato elettronico, utilizzando il Sistema d’Interscambio (SdI) messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate.

La fatturazione elettronica permette di semplificare l’emissione e la gestione delle fatture, riducendo gli errori e i tempi di lavoro. Inoltre, consente di avere un maggiore controllo e tracciabilità delle operazioni commerciali.

Quanto può fatturare una srls

Aprire una SRLS

Per aprire una SRLS, è necessario soddisfare i seguenti requisiti:

  1. Avere la maggiore età.
  2. Non essere stati dichiarati falliti.
  3. Non essere sottoposti a procedure concorsuali.
  4. Inoltre, è necessario scegliere una denominazione per la società che rispetti le norme sulla registrazione dei marchi e sulla tutela della proprietà industriale.
  5. Scegliere la sede della società, che può essere l’abitazione del socio o un locale commerciale.
  6. Scegliere un legale rappresentante per la società, che può essere uno dei soci o un terzo.
  7. Comunicare l’avvio dell’attività all’ufficio del registro delle imprese e all’agenzia delle entrate.
  8. Redigere il libro soci, che contiene l’elenco dei soci, i conferimenti e le quote di partecipazione.

Srls vantaggi

Aprire una SRLS (Società a Responsabilità Limitata Semplificata) può comportare diversi vantaggi per chi desidera fare impresa:

  • Semplicità e velocità nella costituzione: le SRLS non richiedono un atto costitutivo né un capitale sociale minimo, il che le rende più semplici da aprire rispetto ad altre forme societarie. Inoltre, il processo di iscrizione al Registro delle Imprese è più rapido rispetto ad altre forme di società a responsabilità limitata.
  • Responsabilità limitata dei soci: i soci di una SRLS sono responsabili solo in misura proporzionale al loro conferimento, senza il rischio di responsabilità personale. Ciò significa che il patrimonio personale dei soci non può essere utilizzato per soddisfare i debiti della società.
  • Flessibilità nella gestione: le SRLS possono essere gestite in modo flessibile, senza l’obbligo di un consiglio di amministrazione o di un organo di controllo. Ciò le rende adatte sia a piccole imprese che a società di maggiori dimensioni.
  • Possibilità di ottenere finanziamenti: le SRLS possono accedere a finanziamenti e agevolazioni fiscali destinati alle nuove imprese, come ad esempio il credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali o il superammortamento.
  • Tassazione ordinaria: le SRLS sono soggette alla tassazione ordinaria, come le altre società a responsabilità limitata, con l’applicazione dell’IRPEF per i soci e dell’IRES e dell’Iva per la società. Ciò le rende più convenienti rispetto ad altre forme societarie, come ad esempio le società per azioni, che sono soggette a tassazione più elevata.

Coltivatore diretto: chi è, cosa fa e su quali agevolazioni può contare

Il coltivatore diretto è un imprenditore agricolo con codice Ateco specifico, iscritto alla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura dedito alla coltivazione di terreni. Si tratta di un’attività che non va confusa con l’imprenditore agricolo professionale che invece di svolgere solo attività manuale si occupa anche di dirigenza e organizzazione.

Coltivatore diretto: chi è

Per diventare un coltivatore diretto è necessario aprire una partita IVA e iscriversi alla Camera di commercio competente sul territorio di riferimento. L’attività principale svolta da questo imprenditore agricolo è manuale e riguarda la coltivazione dei terreni, oppure l’allevamento di bestiame. Il lavoro può essere svolto in autonomia, oppure con il supporto della propria famiglia. Ci sono alcuni specifici requisiti da rispettare affinché la legge riconosca il ruolo di coltivatore diretto e per poter usufruire del regime previdenziale INPS. I requisiti sono oggettivi e soggettivi:

  • Il soggetto deve dedicarsi direttamente alla coltivazione del terreno, o all’allevamento del bestiame.
  • Il lavoro svolto dal coltivatore e dalla sua famiglia deve corrispondere almeno a un terzo del lavoro complessivo necessario a condurre l’attività.
  • Deve svolgere tale attività per almeno 104 giorni l’anno.
  • L’attività agricola deve essere continuativa e prevalente.
  • Il lavoro principale del coltivatore deve essere dato dall’agricoltura e dall’allevamento, dal quale deve anche poter ricavare la maggior parte del proprio reddito.
  • Svolgendo molteplici attività, deve essere individuata quella prevalente.

Iscrizione a INPS e INAIL è obbligatoria. Invece quella al Registro delle Imprese prevede l’esonero per tutti coloro che hanno realizzato un fatturato inferiore a 7.000€ annui. Chi fattura di più deve invece procedere all’iscrizione.

Come diventare coltivatore diretto

Per diventare coltivatore diretto è necessario aprire una partita IVA con relativo codice Ateco specifico, iscriversi alla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura, all’INPS e all’INAIL. Il coltivatore diretto deve occuparsi della coltivazione diretta del terreno o dell’allevamento di bestiame. Può occuparsi dei terreni in qualità di:

  1. proprietario
  2. affittuario
  3. usufruttuario
  4. enfiteuta

Deve perciò possedere un diritto reale sul terreno in cui svolge la propria attività. È il comune di appartenenza che rilascia uno specifico certificato, della durata di un anno, nel quale è specificato il ruolo, la qualifica e il rispetto di tutti i requisiti di coltivatore diretto.

Coltivatore diretto

Coltivatori diretti e diritto di prelazione

Il coltivatore diretto ha il diritto di prelazione sul terreno dove lavora, nel caso di compravendita. In questo modo ha la possibilità di diventare, se già non lo fosse, il proprietario del terreno dove fare impresa. I soggetti che lavorano un terreno in affitto da almeno due anni, hanno quindi la possibilità di entrarne in possesso sfruttando il diritto di prelazione. Lo stesso vale nel caso in cui il soggetto operasse tramite società agricola (solo, però, se la metà dei soci è formata da coltivatori diretti). Invece, in caso di vendita forzata, permuta, fallimento, espropriazione, il diritto di prelazione non si applica.

Agevolazione PPC

Tra le tante agevolazioni che hanno i coltivatori diretti troviamo anche quella di comprare terreni con imposte agevolate:

  • Imposta catastale all’1% sul prezzo totale;
  • Imposta di registro – 200 euro fissi;
  • Bollo: esente;
  • Imposta ipotecaria – 200 euro fissi.

Le agevolazioni PPC valgono per qualunque tipo di terreno, indipendentemente dalle dimensioni e dall’ubicazione. L’unica regola da rispettare, affinché si possano applicare le agevolazioni sulle imposte, è che il terreno in questione deve essere classificato come agricolo.

Imprenditore agricolo professionale VS coltivatore diretto

Queste due figure non sono la stessa cosa. L’imprenditore agricolo professionale differisce dal coltivatore diretto in:

  • l’imprenditore deve impiegare solo il 50% del proprio tempo nell’attività agricola;
  • dal proprio lavoro, l’imprenditore agricolo professionale, deve ricavare almeno il 50% del proprio reddito complessivo;
  • l’imprenditore non svolge solo un lavoro manuale, ma anche e soprattutto di gestione e organizzazione;
  • può avere manodopera stipendiata alle proprie dipendenze;
  • non ha diritto di prelazione sull’eventuale acquisto del terreno che lavora

Si tratta, quindi, di due distinte figure professionali che, come le differenze tra impresa e azienda, sono distinte tra loro anche se spesso confuse nell’attività svolta e nei ruoli ricoperti.

Imprenditore commerciale: requisiti e attività

In un precedente articolo: “differenza tra impresa e azienda” abbiamo visto cosa significano i termini impresa e azienda. Oggi quindi vediamo chi è e cosa fa un imprenditore commerciale. Esistono diverse categorie d’imprenditori (commerciali, agricoli, ecc…) e il Codice Civile lo definisce come colui che si occupa e gestisce in modo professionale un’attività di tipo economico. Il lavoro svolto deve essere organizzato e finalizzato alla produzione, o allo scambio, di beni o servizi.

Imprenditore commerciale: definizione e classificazione

La definizione esatta è contenuta nell’articolo 2082 del Codice Civile:

“E’ imprenditore chi esercita professionalmente una attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi.”

Un imprenditore commerciale può avere diversi collaboratori e/o dipendenti. Esistono due distinte categorie di imprenditori commerciali:

  • Individuale – l’attività è svolta da una persona fisica
  • Collettivo – l’attività è svolto da un ente.

L’imprenditore commerciale: obblighi e oneri

L’imprenditore commerciale per fare impresa è tenuto ad aprire una partita IVA e a effettuare l’iscrizione al Registro delle Imprese. La Partita IVA richiede, come normale conseguenza, il versamento delle tasse annuali e l’accantonamento dei contributi all’ente previdenziale. È, inoltre, obbligato a:

  1. tenere traccia delle scritture contabili (libro giornale, libro degli inventari, ecc…)
  2. conservare documenti, fatture e contratti per eventuali futuri controlli da parte delle autorità competenti.

La figura dell’imprenditore è soggetta a una serie di oneri, tra i quali ricordiamo:

  • il fallimento/bancarotta
  • procedure concorsuali
  • obbligo d’iscrizione alla sezione ordinaria del registro delle imprese
  • obbligo di tenuta delle scritture contabili
  • la continuazione dell’impresa da parte degli incapaci può avvenire con l’autorizzazione del tribunale

Imprenditore commerciale

Imprenditore commerciale: le caratteristiche

Per essere considerato tale, la legge chiede all’imprenditore commerciale di soddisfare alcune caratteristiche specifiche. Tra queste la prima è quella relativa allo svolgimento di un’attività economica (cioè un lavoro dal quale ricavare un guadagno in termini di denaro, atto alla produzione e/o scambio di beni e servizi) che deve essere:

  • Organizzata – affinché l’attività economica svolta risulti essere organizzata, l’imprenditore può impiegare mezzi materiali, collaboratori e svolgere azioni per mandare avanti l’impresa e finalizzare risultati prestabiliti. I collaboratori impiegati possono essere interni, oppure esterni all’azienda (Ausiliari subordinati, o Ausiliari autonomi).
  • Professionale – l’attività svolta deve essere realizzata in modo continuativo e duraturo nel tempo. Non deve essere saltuaria. Si tratta quindi d’imprese stabili e durevoli, non lavori svolti una tantum.
  • Con l’obiettivo di produrre e/o scambiare beni o servizi – la finalità è l’ultima caratteristica che contraddistingue un imprenditore commerciale. L’obiettivo deve sempre essere quello di produrre e/o scambiare beni o servizi. Le attività commerciali possono essere molto disparate tra loro. Per lo più rientrano in quattro macro categorie di attività:
    • Industriali
    • Scambio e circolazione di beni
    • Trasporto via terra, acqua o aria
    • Bancarie e assicurative
    • Attività ausiliarie a tutte le precedenti sopra elencate

Capacità Di Agire

La capacità di agire è l’ultima caratteristica che contraddistingue l’imprenditore commerciale. Quando la capacità di agire viene a mancare, la condizione d’imprenditore commerciale cessa automaticamente. Questo significa che un soggetto minorenne, un interdetto, o un inabilitato non potendo svolgere normalmente un’attività, non possono diventare imprenditori commerciali.

Possono, però, continuare a esserlo se già lo erano in precedenza, vale a dire se continuano a svolgere la stessa attività di quella realizzata da un’impresa rilevata. I minori non possono essere imprenditori commerciali a meno che non siano minori emancipati.

Idee di business: cosa significa aprire un’attività innovativa

Aprire una partita iva e iniziare a fare impresa oggi, è un’idee sempre più ambita e ricercata. Per lavorare in proprio, però, occorrono idee e abilità. Mondo e persone sono cambiati nel corso del tempo e se prima aprire un ristorante, piuttosto che un negozio di abbigliamento erano le prime idee più gettonate, oggi la scelta per una nuova attività imprenditoriale è ben diversa. Allo stato attuale delle cose, è addirittura possibile vendere online senza partita iva o aprire attività senza soldi (o quasi). Vediamo quindi d’individuare alcune idee di successo che possono portare a grandi soddisfazioni in campo lavorativo.

Aprire un attività in casa propria

In un precedente articolo: “Attività da aprire da casa: quali e come” abbiamo già visto che lavorare da casa è possibile e redditizio. Ci sono molte attività che possono essere svolte restando comodamente seduti sul divano, come ad esempio, un e-commerce in dropshipping, commercio elettronico a bassi costi di avvio. Oppure è possibile scegliere di acquistare all’ingrosso grandi quantità di merci, da rivendere poi al dettaglio sfruttando la potenza d’internet. Non dimentichiamo, infine, che l’artigianato è tornato molto in voga negli ultimi anni. Realizzare con le proprie mani oggetti di artigianato (statuette, quadri, candele, marmellate, ecc…) può essere l’inizio di un nuovo business online.

Vendere corsi online

Insegnare e imparare sono attività che fanno vendere. Creare contenuti digitali, come ad esempio corsi online, podcast, video, tutorial, musica, ecc… È un modo semplice e intelligente per creare un business redditizio. Per essere venduti, prodotti e servizi, non sempre devono essere tangibili. Vendere corsi online non è un’attività in cui è necessario sostenere dei costi ricorrenti per la produzione e non ci sono spedizioni di cui doversi occupare. I margini di guadagno sono quindi molto alti.

Idee di business: la personalizzazione che fa la differenza

Fra le tante idee di business che possono essere citate, ricordiamo anche quella legata alla personalizzazione a 360°. I prodotti unici, personalizzati, artigianali e artistici sono fortemente ricercati dagli utenti di ogni età. In questo settore prevale, ad esempio, la stampa 3D. Un sistema innovativo e all’avanguardia che consente di progettare e realizzare dei veri e propri oggetti partendo da zero (modellini, accessori, componenti sanitari, ecc…), anche di grandi dimensioni e prodotti su misura sulla base di progetti specifici.

Idee di business

Distributori automatici h24

Un’altra grande idea di business per iniziare a fare soldi e fatturare è quella d’investire nei distributori automatici H24. Offrono qualunque genere di bene: dagli snack alle confezioni di caffè, dagli articoli per adulti ai giocattoli per bambini. Si tratta di un’idea sempre più redditizia e innovativa che permette di accumulare alti ricavi senza personale e senza contatto con i clienti.

Nuove idee di business: Marketing e digitalizzazione

Aprire un’attività di servizi digitali per aziende e imprese è un’idea innovativa e redditizia. Non è necessario avere una sede fisica ed è facile rispondere alle più moderne esigenze di mercato. Ogni impresa deve, oggigiorno, digitalizzarsi. Per questo motivo diventare imprenditore vuol dire anche sapere quando e perché è necessario rivolgersi a una web agency specializzata in attività di digitalizzazione e servizi di marketing per migliorare e organizzare logistica e delivery, promuoversi sui social e migliorare la propria comunicazione con clienti e fornitori.

Migliori idee di business: consigli e conclusioni

Dalla giusta combinazione di tecnologia e idee imprenditoriali innovative è possibile creare un’attività e iniziare a realizzare delle vendite. Ciascuna idea di business può essere realizzata da sola oppure in combinazione con altre, per incrementare ulteriormente i proventi, o semplicemente per integrare un’altra attività già avviata. Scegliere un’attività piuttosto che un altro rimane sempre una decisione personale. Denaro, motivazioni, capacità, risorse, ecc… Sono tutti elementi necessari per scegliere e andare avanti. Il confronto con amici, familiari e parenti può essere molto utile a trovare la strada giusta da seguire. L’importante, come sempre è seguire le proprie passioni, restando, però, con i piedi ben piantati interra.

Differenza tra impresa e azienda

Sono in molti a credere che impresa, azienda e ditta siano la stessa cosa. In realtà c’è una sostanziale differenza tra impresa e azienda. I termini non sono sinonimi, almeno non per il diritto commerciale che li definisce in modo chiaro e diverso.

Definizione di impresa

La differenza tra impresa e azienda è presente addirittura nel codice civile che stabilisce chiaramente qual è la definizione dell’uno e dell’altro termine. Il Codice Civile stabilisce che un’impresa è un’attività professionale organizzata allo scopo di produrre e/o scambiare beni e/o servizi. Lo stesso codice definisce il termine “imprenditore” nell’articolo 2082:

“È imprenditore chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi”.

Da questa definizione è quindi possibile stabilire cos’è e quali caratteristiche possiede un’impresa. Per essere considerata tale, un’impresa deve essere:

  • organizzata
  • condotta professionalmente
  • detenere obiettivi di produzione e/o scambi beni e/o servizi.

Di conseguenza è l’imprenditore stesso a fare impresa, quale sua attività lavorativa principale.

Definizione di azienda

La differenza tra impresa e azienda si deduce anche nella definizione stessa di azienda, considerata, infatti, il mezzo concreto e materiale attraverso il quale è possibile esercitare l’impresa. In altre parole, l’azienda altro non è che la sede fisica di un’impresa, costituita da beni mobili e immobili, da personale e procedure, da risorse e attrezzature.

Un’impresa può esistere anche senza un’azienda. Esistono infatti alcune tipologie d’impresa, come ad esempio le ditte individuali, che esercitano senza azienda. Allo stesso modo il soggetto che decide di aprire una partita IVA non è detto che sia anche il proprietario dell’azienda presso cui opera. Infine esistono alcune aziende che non sono imprese.

Il termine “azienda” deriva dalla parola spagnola “hazia”, trasformato successivamente in “hacienda” dal latino “facienda” che significa “cosa da farsi, faccende”. Anche in questo caso, così come per l’impresa, è lo stesso Codice civile che, nell’articolo 2555, definisce l’azienda come:

“il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa”.

Differenza tra impresa e azienda

L’azienda non è dunque un’attività svolta dall’imprenditore, ma semplicemente un insieme di beni, materiali e immateriali, utilizzati dall’imprenditore per fare impresa. Un’azienda solitamente è:

  1. proposta ad attività specifiche
  2. un’organizzazione di beni e capitale umano
  3. un luogo di produzione, distribuzione o consumo di beni economici e servizi per i clienti
  4. strutturata secondo una precisa organizzazione aziendale
  5. amministrata in base a regole aziendali stabilite dal management aziendale

Differenza tra impresa e azienda

Stabilita la definizione esatta dell’una e dell’altra entità, è più facile capire quale sia la differenza tra impresa e azienda. Volendo ricapitolare l’azienda è l’organizzazione dei beni materiali e immateriali utilizzati dall’imprenditore nell’esercizio dell’impresa che altro non è che lo svolgimento dell’attività economica lavorativa.

Tra loro esiste un rapporto strumentale. L’azienda, infatti, è il mezzo attraverso il quale l’imprenditore svolge il proprio lavoro d’impresa. Imprese e aziende, inoltre, sono classificate in modo diverso. Le imprese possono essere “individuali” (da non confondere con ditta individuale) quando il soggetto giuridico è una persona fisica che risponde personalmente dei beni dell’impresa e delle sue eventuali mancanze.

Le aziende invece sono classificate in base a diversi criteri, come ad esempio:

  • all’attività economica
  • al fine perseguibile
  • in relazione al soggetto economico
  • in base alla dimensione
  • ecc…

Infine chiariamo anche il concetto di ditta. La ditta altro non è che il nome commerciale dell’imprenditore ed è individuato come soggetto di diritto nell’esercizio di un’attività d’impresa.

Guadagnare con youtube: è possibile?

Guadagnare con YouTube è possibile, anche se non è molto facile. È necessario, innanzitutto, aderire al programma partner di YouTube. I guadagni su questa piattaforma funzionano tramite l’affiliazione pubblicitaria di Google Adsense. Si tratta di un sistema che consente d’inserire video pubblicitari prima, durante o dopo la visualizzazione dei video principali.

Come guadagnare con Youtube

Youtube prevede una serie di funzioni, attraverso le quali è possibile guadagnare:

  • Pubblicità – annunci display, overlay e video.
  • Abbonamenti al canale – chi si abbona paga mensilmente un canone per ottenere vantaggi e privilegi dal canale sottoscritto.
  • YouTube Premium – gli utenti abbonati Youtube Premium che guardano un dato contenuto, pagano una parte del loro abbonamento al proprietario del canale.
  • Superchat e Super Sticker – gli utenti pagano affinché i propri messaggi siano messi in evidenza negli stream della chat.
  • Sezione di Merchandising – gli utenti possono acquistare articoli di merchandising ufficiali collegati a brand e presenti nelle pagine di visualizzazione.

Chi desidera diventare imprenditore può quindi farlo anche attraverso questa grande piattaforma web 2.0. Le modalità, per essere utilizzate, richiedono alcuni requisiti minimi, nonché un numero minimo d’iscritti. I revisori di YouTube controllano attentamente ogni contenuto prima di rilasciare l’abilitazione di una o più funzioni.

Guadagna con YouTube soddisfacendo i requisiti minimi d’idoneità

Come abbiamo visto per guadagnare con YouTube non è sufficiente fare qualche video. Ci sono dei requisiti minimi da soddisfare che possono anche variare in base alle leggi locali:

  1. Pubblicità – età minima 18 anni, o possedere un tutore legale che possa gestire legalmente i guadagni con AdSense.
  2. Abbonamenti al canale – età minima 18 anni e avere almeno 1000 iscritti al canale.
  3. Sezione di Merchandising – età minima 18 anni e avere almeno 10000 iscritti al canale.
  4. Superchat e Super Sticker – età minima 18 anni e risiedere in un paese in cui è disponibile la funzione Superchat.
  5. YouTube Premium – creare contenuti che possano essere guardati da abbonati a YouTube Premium.

Guadagnare con youtube

Come guadagnare con Youtube e fatturare correttamente

Essendo YouTube una società straniera gli eventuali proventi ricavati dalla piattaforma devono assoggettare a determinate regole di fatturazione. Prima di tutto le entrate derivanti da YouTube, indipendentemente dalla funzione utilizzata, non possono mai essere classificate come prestazione occasionale. Questo è dovuto al fatto che i video pubblicitari realizzati rimangono su internet per lungo tempo.

È quindi necessario aprire una partita IVA, iscriversi alla Camera di Commercio e pagare il relativo diritto camerale e iscriversi alla Gestione separata INPS. I guadagni YouTube devono quindi essere correttamente fatturati. Ogni fattura deve riportare:

  • Numero univoco
  • Data di emissione
  • Tutti i dati completi della propria Partita IVA
  • I dati completi di Google Irlanda (Google Ireland, Gordon House, Barrow Street, Dublin 4, Ireland, Registration Number 368047, Partita IVA IE6388047V)
  • Periodo di riferimento
  • Importi corretti
  • Applicazione del reverse charge in base all’art. 7-ter del DPR 633/72
  • Totale da pagare.

Poiché si tratta, per dirla in italiano, di operazione non soggetta all’inversione contabile (in conformità all’articolo 196 della Direttiva 2006/112/CE del Consiglio dell’Unione Europea e della Direttiva 2008/8/CE), non devi applicare IVA o ritenuta d’acconto.

Nel programma di fatturazione elettronica dovrai indicare come codice destinatario XXXXXXX (sette volte X ), questo vale per tutte le fatture emesse nei confronti di un cliente estero, anche per i forfettari, obbligati dal 1° luglio 2022 ad emettere fattura elettronica.

YouTube Shorts

Lo YouTube Shorts è un fondo da 100 milioni creato direttamente dalla piattaforma e rappresenta un premio dedicato ai creator più bravi e originali della community. Ogni mese YouTube contatta migliaia di creator per informarli che posseggono le caratteristiche minime per richiedere il premio. Tra i requisiti minimi richiesti, ricordiamo:

  • Aver caricato un video idoneo negli ultimi 180 giorni.
  • Possedere un canale che rispetti tutte le Norme della community di YouTube, le regole sul copyright e le regole sulla monetizzazione.
  • I creator devono avere almeno 13 anni negli USA oppure essere maggiorenni negli altri paesi
  • Per i creator tra i 13 e i 18 anni i genitori devono accettare i termini e configurare un account AdSense per i pagamenti

È infine necessario che i contenuti siano sempre originali. Quindi non è valido caricare i contenuti di altri creator. Non sono accettati nemmeno contenuti video con filigrane o loghi di piattaforme di social media terze.

Aprire attività senza soldi: spirito d’iniziativa e propensione al risparmio

Nell’articolo precedente: “Attività da aprire a casa: quali e come” abbiamo visto che oggi esistono moltissime possibilità per sviluppare un’impresa online. Non è sempre necessario avere molti fondi a disposizione per realizzare il proprio business. È infatti possibile anche aprire attività senza soldi, o comunque senza ingenti capitali a disposizione. In alcune circostanze è necessario poter fare affidamento su partner e finanziatori e, senza dubbio, è impossibile rinunciare a un buon business plan per trovare la soluzione migliore all’attività da avviare.

Aprire attività senza soldi puntando alle risorse gratuite

Chi vuole iniziare a fare impresa, ma non possiede notevoli capitali, può (e deve) fare riferimento alle migliaia di risorse gratuite che può trovare online. Il web è ricco di opportunità gratuite da sfruttare. Ad esempio, molte grandi piattaforme permettono di vendere da subito i propri prodotti, potendo così risparmiare sulla realizzazione di un proprio e-commerce. In alternativa è possibile vendere beni, prodotti e servizi direttamente sui Social Media (come Instagram, Pinterest, oppure  TikTok).

Le risorse online gratuite esistono e sono a disposizione di chiunque sappia come sfruttarle. Per saperlo, però, è importante conoscere bene le esigenze del proprio business e stilare un elenco di tutte le reali necessità da soddisfare.

Come aprire un’attività senza soldi: gestione di entrate e uscite

L’onestà paga, anche e soprattutto quella con se stessi. All’inizio aprire un’attività senza soldi non è semplice e pone difronte a molte difficoltà. La differenza è data però dall’onestà di gestione di entrate e uscite. È opportuno essere onesti con se stessi e quantificare in modo corretto le uscite da sostenere. In secondo luogo bisogna calcolare esattamente quando le prime entrate andranno finalmente a coprire le spese iniziali. Solitamente una nuova attività, prima di “ingranare la marcia giusta” e realizzare un vero profitto dal proprio lavoro, impiega circa sei mesi di tempo.

Aprire attività senza soldi

 

Gestire le finanze in modo oculato significa anche saper (e dover) risparmiare. Quindi, anche l’apertura di un conto corrente aziendale deve essere fatto con cognizione di causa, conoscendo approfonditamente il suo costo reale.

Aprire attività commerciale senza soldi: cercare dei finanziatori

Per aprire un’attività senza soldi è importante cercare dei finanziatori disposti a investire sul progetto da realizzare. I primi a cui rivolgersi sono, solitamente, amici e familiari. Le persone più care e vicine al futuro imprenditore, sono anche quelle che, solitamente, sono più predisposte, rispetto agli altri, a partecipare alle idee da sviluppare.

Qualora poi i finanziamenti così ottenuti (o non ottenuti in alcuni casi), non fossero sufficienti per partire con l’attività, le piattaforme di crowdfunding rimangono sempre un’ottima alternativa. Questo sistema permette di coinvolgere molti utenti nella propria idea di business e di parteciparvi attivamente finanziando il progetto, la realizzazione e il commercio.

Rappresentano un’altra grande opportunità gli investitori privati. A differenza dei familiari, degli amici, o delle piattaforme di crowdfunding, chi decide d’investire privatamente in un progetto lo fa perché crede nell’idea proposta e il business plan presentano è solido e accurato. Solitamente investono il proprio denaro e sono loro stessi imprenditori, oppure ex-imprenditori.

Da ultimo, ma non per importanza, citiamo anche i classici istituti di credito ai quali è sempre possibile richiedere un finanziamento per piccole imprese. Per aprire un’attività, bastano, il più delle volte, poche risorse finanziari. 3000€ possono bastare per avviare un’attività senza doversi “indebitare” esageratamente e senza dover sottostare a interessi proibitivi.

Aprire un’attività in proprio senza soldi: conclusioni

Aprire un’attività senza soldi non è certo un’impresa facile, ma nemmeno impossibile. Non esiste un manuale che insegni a fare impresa e partire con una nuova attività. Ogni caso è a se stante e le situazioni cambiano e si evolvono in modo sempre diverso. L’importante è perseverare, andare sempre avanti e credere, fino in fondo, alle proprie idee.

Conto corrente aziendale o privato: quale usare per la propria attività

In un precedente articolo abbiamo già visto quale possa essere il costo conto corrente oggi per un privato e un’azienda. I piccoli e medi imprenditori devono quindi valutare se utilizzare un conto corrente aziendale, piuttosto che uno privato. Non è solo il costo di apertura e gestione mensile/annuale che decreta la scelta definitiva. Un conto business, in linea generale, dovrebbe essere sempre considerato a se stante, rispetto a quello privato.

Conto corrente aziendale VS privato: le differenze

La differenza fondamentale tra un conto corrente aziendale e uno privato, riguarda la provenienza del denaro depositato. Nel conto aziendale è depositato il flusso degli introiti proveniente esclusivamente dalla sfera lavorativa. In quello privato, invece, si trovano i soldi attinenti alla propria sfera personale.

Il costo varia in base a diversi fattori: commissioni di transazione, spese di manutenzione, commissioni di deposito, ecc…Alcuni istituti bancari possono offrire alle piccole e medie imprese la possibilità di aprire anche il conto gratuitamente. Stesse agevolazioni previste, in alcuni casi anche per le start up innovative. Non pagare il conto corrente, significa, comunque, dover sottostare a restrizioni e limiti più rigidi.

Le aziende possono anche aprire un conto corrente aziendale di risparmio. Si tratta di un sistema che permette di separare e risparmiare sul capitale circolante e a guadagnare dagli interessi su eventuali fondi. Alcuni, comunque, richiedono un deposito minimo.

Conti correnti aziendali: perché separare le finanze dalla sfera privata

Presa la decisione di fare impresa è importante capire che le finanze della sfera privata devono essere tenute separate da quella aziendale. I motivi sono tanti, soprattutto per una S.R.L.:

  1. la divisione salvaguarda le finanze personali da eventuali problemi finanziari
  2. è più facile monitorare e gestire le finanze aziendali in vista di eventuali futuri investimenti
  3. i soldi aziendali possono essere impiegati più facilmente per migliorare la gestione contabile dell’impresa
  4. è possibile ottenere linee di credito aziendale dalle banche

Conto corrente aziendale

Apertura conto corrente aziendale: perché farlo?

Aprire un conto business presenta indubbi vantaggi per chi decide di diventare imprenditore:

  • Possibilità di usufruire di detrazioni fiscali.
  • Tutela dei risparmi privati e viceversa – il merito creditizio personale, o quello aziendale non subiranno alcun impatto negativo qualora vi fossero delle difficoltà nell’una o nell’altra sfera d’azione.
  • Miglior traccia di entrate e uscite – un conto corrente aziendale è facile e semplice da usare e permette di gestire al meglio il flusso di denaro in entrata e in uscita dalla propria ditta. Il conto aziendale è il termometro di un’azienda che ne monitora il reale stato di salute.
  • Pagare le tasse con facilità – dal conto dell’azienda è più semplice pagare le tasse e accedere a detrazioni fiscali.
  • Aumenta la credibilità e la professionalità di un’impresa – avere un conto corrente aziendale contribuisce a migliorare l’immagine della propria azienda agli occhi degli altri. La rende più professionale e, di conseguenza, più affidabile.

Conto corrente aziendale online: cosa offrono le banche

Le esigenze di un imprenditore sono diverse da quelle di un privato cittadino. Le caratteristiche da controllare prima di aprire un conto business sono tante:

  • Costi – come abbiamo detto possono variare moltissimo a seconda delle commissioni di transazione, spese di manutenzione, commissioni di deposito, ecc… Alcuni istituti sono disposte a rinunciare alle commissioni richiedendo pero un saldo minimo ogni mese. In altri casi, invece, le banche applicano le commissioni di transazione solo se viene superato un determinato volume di transizioni mensili. Come questa, esistono altre decine di caratteristiche che possono far crescere o diminuire il costo di un conto aziendale (online o fisico).
  • Servizi e opzioni disponibili – oltre al costo è da tenere in considerazione i servizi aggiuntivi messi a disposizione dalle banche: applicazioni mobile, carta di credito aziendale che permette l’accesso ad una linea di credito per imprese, servizi per la ricezione di pagamenti online e fisici, ecc…
  • Esigenze personali – per scegliere il giusto conto corrente aziendale è importante vedere quali sono le proprie esigenze da soddisfare (ad esempio come il numero di transazioni commerciali mensili, piuttosto che la possibilità di fare a meno di filiali fisiche).

Qualunque sia l’attività svolta, scegliere di tenere separato il conto privato da quello aziendale, è sicuramente l’opzione migliore. Facilita il lavoro e offre numerosi vantaggi.

Diventare imprenditore: vantaggi, svantaggi e possibilità

Diventare imprenditori e fare impresa comporta sempre alcuni rischi, ma i vantaggi non sono pochi. La strada per aprire una partita IVA e diventare imprenditore e quindi il capo di se stessi a volte presenta qualche difficoltà. Se affrontata con convinzione, professionalità, impegno e cognizione di causa, i risultati non tardano però ad arrivare. Di solito chi inizia una nuova attività possiede già una conoscenza di base nel settore. Non per tutti è così e chi non ha maturato alcuna esperienza, solitamente preferisce appoggiarsi a partner che ne abbiano. Gli investimenti da sostenere variano a seconda del settore. Un business presenta moltissime sfaccettature diverse che è sempre bene conoscere prima d’iniziare una nuova avventura imprenditoriale.

Diventare imprenditore: la spinosa questione della gestione del tempo

Una delle sfide principali che un neo imprenditore deve affrontare, riguarda la gestione del tempo in attività. A questa seguono contabilità e gestione del proprio business. Anche la strategia marketing richiede impegno e non è sempre una strada semplice da percorrere. Infine, un’altra spinosa questione, riguarda la dichiarazione dei redditi, che sempre più spesso, è affidata, per comodità, a dottori commercialisti professionisti del settore.

L’amministrazione del tempo rimane comunque un problema sentito da molti. Saper gestire correttamente il tempo messo a disposizione per un’attività imprenditoriale, non è affatto semplice, soprattutto per chi è alle prime armi. La maggior parte dei neo imprenditori, inizialmente, dedica meno tempo alla nuova attività perché la svolge contemporaneamente a un’altra. Di media occorrono da uno a due anni di lavoro affinché una nuova attività lavorativa imprenditoriale possa diventare davvero redditizia.

Come diventare imprenditori di successo sfruttando le nuove tecnologie digitali

Gli strumenti digitali rappresentano un punto chiave per il successo di un’impresa. Purtroppo, nonostante gli enormi passi avanti che la tecnologia ha fatto negli ultimi anni, sono ancora pochi gli imprenditori che la sfruttano per la propria attività. Alcuni soggetti, invece, hanno capito che l’integrazione della tecnologia e la digitalizzazione delle aziende consente la semplificazione dei processi con un conseguenziale risparmio economico.

Nelle attività imprenditoriali la tecnologia è sfruttata soprattutto per la fatturazione elettronica, le vendite (ad esempio, per processare gli ordini, tracciare i pagamenti e ottenere le rendicontazioni) e infine anche per il marketing.

Diventare imprenditori: ecco perché sono in molti a farlo

Aprire una propria attività presenta, senza dubbio, dei vantaggi e forti gratificazioni. Avere la propria impresa non è solo grattacapi, problemi e incertezze. Esiste anche un lato positivo. Le motivazioni che spingono sempre più persone ad aprire e gestire un’azienda sono molteplici. Tra queste ricordiamo:

  1. essere capi di se stessi
  2. crescita aziendale
  3. libertà organizzativa e di gestione del tempo
  4. libero sfogo alla propria creatività
  5. perseguimento dei propri obiettivi e della propria visione aziendale

Diventare imprenditore

Essere capi di se stessi

La possibilità di poter scegliere come, quando, dove e perché, è la gratificazione più alta e ambita per chi decide d’intraprendere una carriera da imprenditore.

Crescita aziendale

Anche veder crescere il proprio business è sicuramente un fattore che attrae e che spinge le persone a optare per la vita imprenditoriale. Un business, magari nato dal niente, che trova la propria strada e il modo giusto per aumentare ogni anno, appaga e ripaga degli sforzi compiuti.

Gestione del tempo

Al pari dell’essere a capo di se stessi, anche la gestione del tempo è un fattore cruciale che, nella maggior parte dei casi, fa oscillare l’ago della bilancia a favore dell’imprenditoria, rispetto a un lavoro dipendente. Il tempo è vita e poter disporre della propria a proprio piacimento è una delle ambizioni più alte dell’essere umano.

Dare sfogo alla creatività

Un’azienda può diventare espressione di se stessi. A chiunque venga data (o si prenda) la libertà di farlo, trova estrema soddisfazione nel manifestare il proprio “io” attraverso lavoro, impegno e creatività.

Perseguimento di obiettivi e visione aziendale

Portare a termine una visione personale di un lavoro, di un progetto e quindi una qualunque attività imprenditoriale, è estremamente appagante. Il perseguimento di un obiettivo e di una data visione aziendale, è un altro dei motivi per cui le persone decidono di mettersi in proprio e diventare imprenditore.

Vendere online senza partita iva: è possibile? Conviene?

Vendere online senza partita IVA è possibile, ma solo in determinate circostanze. Quando l’attività è svolta occasionalmente, allora è possibile anche senza aprire una partita IVA nuova. In presenza di attività svolta in modo sporadico e occasionale, non è necessario avere partita IVA per vendere beni e servizi. La vendita di prodotti usati, ad esempio (vestiti, mobili, oggettistica, ecc…) non è tassata perché non è riconosciuta come attività lavorativa che crea reddito d’impresa. Solo quando la vendita si ripete costantemente nel tempo e con maggiore assiduità, lo Stato pretende l’apertura di una partita IVA e il pagamento delle tasse.

Vendere online occasionale o abituale: le differenze

La vendita online senza partita IVA è possibile quando è svolta una tantum e non crea quindi reddito d’impresa. In presenza di attività che si protrae nel tempo in modo costante e con frequenza, allora è necessario aprire partita IVA perché per lo Stato e il Fisco significa fare impresa. Attività che può essere occasionale (è il caso, ad esempio, di chi frequenta mercatini dell’usato o per hobbisti una volta l’anno) oppure abituale. Per la prima non occorre partita IVA, per la seconda si. L’occasionale può trasformarsi anche in abituale e commerciale se chi la svolge si organizza al meglio per realizzarla compiutamente

La differenza tra abituale e occasionale non è imposta dal reddito percepito, bensì dalle modalità di svolgimento dell’attività. La costanza, trasforma un’attività occasionale in abituale. Per non dover aprire partita IVA l’attività deve essere:

  • sporadica
  • non organizzata
  • non continua

Inoltre, nessuna vendita senza partita IVA occasionale, può avere uno shop online. La Partita IVA per e-commerce è obbligatoria perché uno shop online è un’attività organizzata!

Vendere online senza partita iva

Vendere online senza partita IVA: l’occasionalità

Vendere online senza partita IVA non comporta alcun obbligo o adempimento fiscale e contabile. Non si tratta di attività professionale e non crea reddito d’impresa (come ad esempio il pagamento dell’IRPEF e dell’IRAP. Non è nemmeno necessario emettere fatture elettroniche e i prezzi applicati, molto spesso, sono davvero irrisori.

Le transazioni sono occasionali e sporadiche e i proventi percepiti sono considerati rientranti nella categoria dei redditi diversi. Quindi, un’attività di vendita occasionale per non avere partita IVA non può nemmeno avere un e-commerce. Un sito di vendita online, infatti, è considerato un’attività organizzata supportata da promozioni e pubblicità.Vendere prodotti online senza partita IVA sfruttando i Marketplace.

I marketplace sono delle piattaforme organizzate sulle quali è possibile vendere e acquistare online oggetti di varia natura. Contengono centinaia di categorie e attraggono ogni giorno migliaia di utenti che conoscono, riconoscono e si fidano del marchio, percepito come una sorta di autenticità e garanzia dei prodotti venduti.

I marketplace sono mediatori di vendita che richiedono una determinata commissione per ciascuna transazione eseguita sulla loro piattaforma. La media della commissione si aggira attorno al 3,5 %. Sui Marketplace è possibile vendere online senza partita IVA. I marketplace (come ad esempio Ebay, oppure Facebook) consentono quindi la vendita online occasionale, non organizzata (dal soggetto privato), sporadica, a prezzi modici e non continuativa. Amazon non rientra in questa categoria. Per vendere su Amazon è necessario avere partita IVA.

Vendere prodotti online con un e-commerce

Vendere prodotti online con un e-commerce è quindi un’attività che produce reddito d’impresa e richiede l’apertura di partita IVA. Non solo. Per vendere con il proprio e-commerce è necessario: aprire partita IVA.

  1. Compilare una SICA
  2. Iscrivere l’attività al Registro delle Imprese
  3. Eseguire l’iscrizione all’INPS nella sezione gestione commercianti

È inoltre indispensabile scegliere il regime fiscale migliore per la propria attività. Una decisione molto importante che va a incidere sulla gestione aziendale. Nel caso non fosse possibile aderire al Regime Forfettario è necessario ricordare l’obbligo della registrazione contabile di ciascuna operazione legata all’attività stessa (attiva o passiva che sia).