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Shopify fatturazione elettronica e corrispettivi con FatturaPRO.click

FatturaPRO.click ha sviluppato con successo un’applicazione integrata per Shopify che risolve in modo definitivo la problematica della fatturazione elettronica per i merchants che utilizzano questa piattaforma di commercio digitale. Grazie all’app FatturaPRO, gli operatori del mondo Shopify oggi possono contare su uno strumento eccezionale che garantisce l’emissione automatica e diretta di fatture e corrispettivi a partire dagli ordini registrati nel backoffice del negozio online.

Tutto il processo risulta completamente snellito e gestibile con pochi click: basta collegare il proprio account Shopify all’app tramite le proprie credenziali e impostare solo una volta i dati aziendali per attivare il flusso documentale in modo completamente digitale e conforme alle normative fiscali.

Tra i principali vantaggi di questa soluzione spiccano l’assoluta semplicità d’uso e il risparmio notevole di tempo, grazie all’automazione end-to-end del ciclo di fatturazione. Inoltre, gli avanzati sistemi di sicurezza implementati da FatturaPRO.click tutelano i dati sensibili da possibili minacce. Grazie a questa app sviluppata ad hoc, FatturaPRO si dimostra ancora una volta il partner ideale per la gestione fiscale delle attività di commercio digitale su Shopify.

Fatture Shopify: come funziona la piattaforma e-commerce

Shopify è una piattaforma di e-commerce che permette di creare e gestire negozi online in modo semplice e flessibile. Secondo il sito ufficiale di Shopify, oltre 1 milione di attività in 175 paesi utilizzano la piattaforma. Stando al report annuale pubblicato da Shopify, nel 2021 il volume globale di vendite sulla piattaforma ha raggiunto i 175 miliardi di dollari. Per quanto riguarda il mercato italiano, l’Osservatorio eCommerce B2c della School of Management del Politecnico di Milano certifica che in Italia sono oltre 50.000 gli shop online gestiti tramite Shopify.

Shopify fatturazione elettronica

La soluzione offre tutti gli strumenti necessari per avviare un business digitale: dalla gestione del catalogo prodotti e ordini, alla configurazione del tema grafico e delle modalità di pagamento, fino alla creazione di campagne promozionali e di fidelizzazione della clientela. Inoltre, grazie all’integrazione con soluzioni di terze parti, Shopify consente di ottimizzare ulteriormente le funzioni del proprio negozio online.

Per quanto riguarda Shopify fatturazione elettronica, è possibile, attraverso un’app appositamente sviluppata da FatturaPRO.click, provevdere in modo facile e veloce alla fatturazione elettronica in modo automatico e completamente integrato con la piattaforma. Il merchant può configurare direttamente i propri dati fiscali e procedere alla generazione e all’invio delle fatture elettroniche, senza passaggi manuali. Una funzione che semplifica notevolmente la gestione amministrativo-fiscale per gli utenti. Shopify rappresenta una soluzione di successo per la vendita online, grazie alla sua completa gamma di strumenti per avviare con successo un’attività di e-commerce.

Shopify fatturazione elettronica con FatturaPRO.click

Shopify è quindi oggi uno dei principali software per la vendita online, utilizzato da centinaia di migliaia di attività commerciali a livello globale. Come accaduto in precedenza per WooCommerce, anche per questa piattaforma FatturaPRO.click ha sviluppato una soluzione integrata capace di semplificare notevolmente la gestione della fatturazione fiscale da negozio online.

L’app FatturaPRO per Shopify permette infatti di generare ed emettere fatture elettroniche e corrispettivi telematici in modo diretto e completamente automatizzato a partire dagli ordini registrati nel back-end del negozio. Il merchant non deve fare altro che collegare il proprio account Shopify all’app tramite le credenziali, impostare i dati aziendali una sola volta e da quel momento ogni ordine diventa immediatamente una fattura fiscale pronta per l’invio al Sistema di Interscambio.

Grazie a questa soluzione, i titolari di e-commerce basati su Shopify hanno finalmente la possibilità di digitalizzare del tutto il flusso documentale legato agli scambi commerciali, liberandosi da fastidiosi adempimenti burocratici e gestendo la parte amministrativo-contabile direttamente all’interno del proprio shop online, con assoluta tranquillità e semplicità.

Fattura elettronica forfettari: l’obbligo dal 1° gennaio 2024

A partire dal 1°gennaio 2024, la fatturazione elettronica diventerà obbligatoria per tutti i contribuenti aderenti al regime forfettario, senza alcuna distinzione legata ai volumi di ricavi e compensi.

Si tratta di un momento importante nel percorso di digitalizzazione intrapreso dal nostro Paese, che porterà a uniformare le modalità di fatturazione tra operatori economici. Gli oltre 1,7 milioni di forfettari saranno tenuti a emettere, ricevere e conservare le fatture unicamente in formato elettronico, gestendo i documenti fiscali attraverso un idoneo sistema informatico. La normativa pone quindi la necessità per ciascun operatore di dotarsi di una piattaforma telematica sicura, certificata e di semplice utilizzo, al fine di garantire l’invio delle fatture verso i clienti e la corretta archiviazione fiscale obbligatoria, proprio come FatturaPRO.click. La scelta deve ricadere su piattaforme professionali in grado di assolvere agli adempimenti in modo efficace e conforme alle disposizioni.

Fattura elettronica forfettari: i cambiamenti dal 1° gennaio 2024

Come previsto dalla normativa, dal 1 gennaio 2024 il sistema di fatturazione elettronica sarà esteso a tutti i soggetti aderenti al regime forfettario, senza alcuna distinzione legata ai volumi di ricavi e compensi conseguiti, com’era stato finora. In particolare, l’obbligo di fatturazione elettronica riguarderà:

  1. I contribuenti forfettari che applicano il regime agevolato di determinazione del reddito (di cui all’articolo 1, commi da 54 a 89, della legge 23 dicembre 2014, n. 190);
  2. I soggetti aderenti al regime di vantaggio, caratterizzato dall’applicazione di un’aliquota IVA pari al 15% e di un’imposta sostitutiva dell’IRPEF del 5% (di cui all’articolo 27, commi 1 e 2, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111);
  3. Le associazioni sportive dilettantistiche (ASD) iscritte nel registro CONI o nel registro parallelo CIP.

Pertanto, a decorrere dal 1° gennaio 2024 tutte queste categorie di operatori economici saranno obbligate a emettere fattura in formato elettronico verso terzi, senza alcun vincolo legato al volume d’affari conseguito. Attualmente, l’obbligo di fatturazione elettronica per i forfettari era già in vigore dal 1°luglio 2022, ma limitatamente a coloro che nell’anno 2021 avevano registrato introiti superiori a 25.000 euro.

Tale limite soggettivo verrà meno dal nuovo anno, rendendo omogenea l’applicazione del nuovo sistema di fatturazione per tutti i contribuenti forfettari, come confermato anche dalla recente circolare n.26/E dell’Agenzia delle Entrate.

Secondo i dati statistici emersi dalle dichiarazioni dei redditi 2022, risultano aderire al regime forfettario oltre 1,7 milioni di soggetti, prevalentemente operanti nel settore dei servizi professionali, del commercio e sanitario. Il reddito medio imponibile dichiarato è pari a circa 15.601 euro, cifra che sale a 21.853 euro per il comparto immobiliare. Ciò dimostra come il regime forfettario risulti il più utilizzato e conveniente tra quelli agevolati. Quindi, dal prossimo 1°gennaio il sistematizzato passaggio all’emissione elettronica delle fatture interesserà in maniera capillare tutti i contribuenti aderenti al regime fiscale con imposta sostitutiva semplificata.

Fattura elettronica forfettari

Fatturazione elettronica forfettari: vantaggi e opportunità

L’estensione dell’obbligo di fatturazione elettronica a tutti i soggetti in regime forfettario determinerà consistenti benefici e opportunità sia per gli operatori interessati che per l’amministrazione finanziaria.

  1. Maggiore semplicità ed efficienza nei rapporti commerciali. Grazie all’impiego uniforme della “fattura elettronica“, verrà superata la complessità legata alla gestione di diversi formati di fatturazione. Ciò consentirà tempi di scambio più rapidi e la tempestiva condivisione del documento fiscale con tutte le controparti.
  2. Riduzione dei costi di gestione e conservazione dei documenti. L’abolizione del supporto cartaceo e l’archiviazione in formato digitale della fattura elettronica porteranno a ingenti risparmi sui costi di stampa, spedizione e archiviazione delle fatture per operatori e aziende.
  3. Vantaggi fiscali per gli operatori IVA. Gli operatori IVA che emettono e ricevono solo fattura elettronica potranno beneficiare dell’eliminazione dell’obbligo contabile e della riduzione dei termini di accertamento fiscale, con alleggerimento degli adempimenti e maggiori garanzie. Per dirlo in altre parole, gli operatori IVA in regime di contabilità semplificata che emettono solo fatture elettroniche (cioè soggetti che effettuano solo cessioni di beni e prestazioni di servizi non soggette ad IVA) potranno beneficiare dell’esonero dagli obblighi contabili di registrazione delle operazioni attive e passive, come previsto dagli articoli 23 e 25 del D.P.R. 633/1972. Inoltre, gli stessi operatori IVA, ricevendo ed effettuando pagamenti tracciabili di importo superiore a 500 euro, godranno della riduzione di 2 anni dei termini di accertamento fiscale, passando da 5 a 3 anni sia per l’IVA che per le imposte dirette ai sensi degli articoli 57 del DPR 633/1972 e 43 del DPR 600/1973. Ciò comporterà un alleggerimento degli oneri amministrativi da sostenere e maggiori garanzie di definizione formale dei rapporti con il fisco, con benefici in termini fiscali per tutti gli operatori interessati dall’obbligo di fatturazione elettronica.
  4. Opportunità di digitalizzazione dei processi aziendali. L’adozione integrale della “fattura elettronica” consentirà l’ammodernamento digitale del ciclo passivo-attivo, con considerevoli benefici in termini di efficienza e tracciabilità delle informazioni fiscali.
  5. Uniformità delle disposizioni normative. L’estensione della normativa assicurerà uniformità di trattamento, semplificando gli obblighi per tutti i forfettari mediante una disciplina fiscale coerente e omogenea dal punto di vista tecnologico.

L’estensione dell’obbligo di fatturazione elettronica a tutti i contribuenti forfettari determinerà una trasformazione digitale integrale dei processi fiscali che coinvolgeranno tali categorie di operatori economici. L’ammodernamento tecnologico imposto dalla normativa consentirà di velocizzare gli scambi commerciali, semplificare gli adempimenti contabili e razionalizzare la conservazione dei documenti amministrativi. Tali benefici si riverseranno positivamente anche sull’attività di analisi dei dati svolta dall’Amministrazione Finanziaria, che potrà contare su flussi informativi più completi e tempestivi. Pur con gli oneri di adeguamento iniziale che saranno sostenuti, soprattutto dalle realtà di minori dimensioni, nel medio-lungo periodo i vantaggi economici e le opportunità di efficientamento produrranno indubbi benefici per tutto il tessuto produttivo italiano composto prevalentemente da piccole e medie imprese.

Investimenti aziendali: Le strategie migliori per la crescita e lo sviluppo dell’impresa

Gli investimenti aziendali costituiscono una voce fondamentale nel bilancio di ogni impresa e pianificarli al meglio è cruciale per garantire la crescita e lo sviluppo nel tempo. Esistono però molteplici strategie tra cui le aziende possono scegliere per indirizzare correttamente le risorse.

Innanzitutto è importante distinguerli in base all’oggetto: investimenti in capitale fisso come macchinari, impianti e infrastrutture; in capitale umano con formazione del personale; in ricerca e sviluppo per innovazione di prodotto; in marchi e brevetti.

Un altro criterio è legato alla temporalità: investimenti per esigenze correnti, finalizzati all’ordinaria amministrazione; di medio periodo per l’ampliamento della capacità produttiva; di lungo periodo con visione strategica pluriennale. Particolare attenzione meritano gli investimenti esteri, che consentono di conquistare nuovi mercati espandendosi all’estero in ottica internazionale.

Infine, le scelte possono basarsi sul ciclo di vita aziendale: investimenti per il lancio di start up innovative, per il consolidamento nella fase di crescita, oppure per il rinnovamento e il reengineering in ottica di turnaround nelle fasi mature o di crisi.

Con un’attenta pianificazione che tenga conto degli obiettivi, del profilo di rischio e dei fondi disponibili è possibile individuare la strategia di investimento più idonea alle singole esigenze.

 

Investimenti aziendali in innovazione e ricerca

L’innovazione e la ricerca costituiscono asset strategici per qualsiasi impresa che intenda svilupparsi nel lungo periodo e mantenersi competitiva in un contesto economico in rapido mutamento. Investire risorse in queste aree risulta quindi fondamentale per fare impresa in modo sostenibile.

Tra le principali voci di spesa finalizzata all’innovazione figurano l’assunzione di personale altamente specializzato – come data scientist, ingegneri, chimici – destinato a potenziare i laboratori di ricerca e sviluppo aziendali. Rilevante anche la quota di budget allocata annualmente in collaborazioni con centri universitari ed enti di ricerca, al fine di attingere nuove competenze e favorire il trasferimento tecnologico.

Importanti anche gli investimenti in proprietà intellettuale – brevetti, marchi, design – per tutelare il know-how aziendale e trarne un vantaggio competitivo brevettando le proprie scoperte. Senza dimenticare il capitolo digital trasformation, aspetto sempre più cruciale per l’implementazione di modelli open innovation e processo 4.0 condotti in ottica datadriven.

Una saggia allocazione delle risorse finanziarie verso queste direttrici rappresenta un formidabile moltiplicatore del valore aziendale, abilitando processi efficaci per fare impresa puntando sul fattore innovazione. Gli investimenti in R&S sono agevolabili fiscalmente attraverso il credito d’imposta per ricerca e sviluppo.

È fondamentale pianificare con accuratezza il processo di investimento in innovazione, indicando obiettivi, responsabilità e metriche per valutarne i risultati. Per le PMI risulta strategico accedere a fondi europei e nazionali destinati al sostegno di progetti innovativi, spesso erogati tramite bandi regionali.

Diversificazione conglomerale

Sviluppo impresa: Ottimizzazione dei processi e ampliamento dell’offerta

Le imprese che desiderano svilupparsi e garantirsi una crescita duratura nel tempo possono perseguire una strategia mirata a ottimizzare l’efficienza dei processi produttivi e ad ampliare la gamma di prodotti/servizi offerti.

Per quanto riguarda l’ottimizzazione dei processi, risulta fondamentale investire nella digitalizzazione attraverso l’implementazione di sistemi ERP avanzati, nell’automazione di alcune fasi lavorative mediante robotica e nella riorganizzazione degli spazi produttivi secondo i dettami dell’Industria 4.0.

L’ampliamento della proposta commerciale, invece, può concretizzarsi attraverso la diversificazione in nuovi settori merceologici, mirando a soddisfare bisogni prima insoddisfatti; lo sviluppo di linee complementari all’offerta principale; il lancio di nuovi formati di prodotto più eco friendly e rispettosi dei principi di responsabilità sociale d’impresa.

Un altro strumento utile per aumentare la quota di mercato è la penetrazione commerciale su territori ancora vergini, attraverso l’apertura di nuovi punti vendita o accordi con rivenditori esteri volti all’internazionalizzazione. Con investimenti strategici su questi driver, molte imprese hanno ampliato con successo il proprio business nel tempo.

È importante valutare con attenzione la sostenibilità economico-finanziaria di questo tipo di investimenti valutandone con precisione costi, tempistiche di ritorno e impatto sul conto economico. Gli aiuti del PNRR potranno consentire alle imprese di accedere a finanziamenti agevolati per progetti di digitalizzazione, ammodernamento impianti e transizione digitale. La consulenza di figure esperte come temporary manager e business coach può supportare la governance di questi delicati processi di trasformazione aziendale.

 

I lavori del futuro trainati dall’innovazione tecnologica e dai nuovi stili di vita

Il mondo del lavoro è in costante evoluzione grazie all’innovazione tecnologica che è motore di progresso e cambiamento. I lavori del futuro legati alla trasformazione digitale emergono continuamente, richiedendo competenze e skill set sempre più sofisticati soprattutto nell’ambito tech.

Per esempio ruoli come Data Scientist, Cloud Engineer, Intelligenza Artificial Specialist, Cybersecurity Expert ai quali si affiancano nuove figure ibride con conoscenze sia informatiche che di altri settori. La romoterapeuta, che usa la tecnologia a supporto del benessere, o l’Agricoltore verticale, esperto di coltivazioni idroponiche e automatizzate.

Anche il mondo dell’imprenditoria, in ottica delle nuove professioni, subisce continui aggiornamenti normativi che definiscono meglio tutele e doveri. Uno di questi è la fatturazione elettronica, obbligatoria per legge dal 1° gennaio 2019 per la maggior parte delle attività economiche al fine di contrastare l’evasione fiscale e rendere più trasparenti i rapporti commerciali.

I professionisti che supportano le imprese in questa transizione offrendo servizi di consulenza fiscale e assistenza per l’adeguamento dei sistemi gestionali sono sempre più richiesti. Così come i liberi professionisti dotati di partita IVA che sfruttano nuovi metodi di fatturazione digitale per offrire prestazioni online.

 

I lavori del futuro emergenti nel campo del digitale

L’evoluzione tecnologica che caratterizza il nostro tempo sta contribuendo all’emergere di nuove figure professionali fortemente legate all’ambito digitale. Secondo recenti analisi condotte da Harvard Business Review e LinkedIn, le professioni in più rapida ascesa includono:

  1. Data Scientist, ovvero esperti nell’estrazione di informazioni preziose dai Big Data, sempre più ricercati dalle aziende per guidare processi decisionali basati sull’analisi dei dati.
  2. Esperti di cybersecurity, per la protezione delle infrastrutture informatiche e dei sistemi da rischi legati alla criminalità online.
  3. Specialisti in Intelligenza Artificiale, per integrare soluzioni di machine learning nei processi aziendali in ottica Industry 4.0.
  4. Figura del Digital Nomad, professionista che sfrutta le potenzialità del secondo lavoro online e del remote working per gestire la propria attività da qualsiasi luogo.
  5. Consulenti di Social Media Management e SEO, per supportare le aziende nella promozione e distribuzione dei propri prodotti/servizi attraverso i nuovi canali digitali.

Queste figure professionali altamente specializzate stanno già rivoluzionando molti ambiti lavorativi e continueranno a essere molto ricercate negli anni a venire, guidando la trasformazione tecnologica in atto. Questi ruoli richiedono una formazione continua per rimanere aggiornati sulle innovazioni in campo digitale, creando ottime opportunità per chi desidera reinventarsi professionalmente.

Molte delle hard e soft skill richieste si apprendono anche tramite corsi online e certificazioni digitali. Un modo accessibile per restare competitivi nel mercato del lavoro in evoluzione. La domanda per queste figure altamente specializzate supera spesso l’offerta, con la possibilità per i professionisti di lavorare anche da remoto per aziende di diversi settori e paesi.

Secondo lavoro online

Lavori del futuro: Nuove esigenze sociali e ambientali

I mutamenti in atto nella nostra società stanno quindi favorendo l’emergere di nuove figure professionali legate a bisogni emergenti quali sostenibilità ambientale e inclusione sociale.

Un ambito in forte espansione è quello della green economy, con profili tanto nel pubblico che nel privato ricercati per progettare soluzioni per l’efficientamento energetico, la produzione da fonti rinnovabili, l’economia circolare. Tecnici esperti nei sistemi di raccolta differenziata, specialisti nella riduzione delle emissioni, responsabili HSE sono alcune delle figure maggiormente richieste.

Anche il mondo del terzo settore offre opportunità di reddito da lavoro autonomo a chi desidera impiegare le proprie competenze in ambito sociale, con il coordinamento di iniziative di inclusione, volontariato, educazione alla cittadinanza globale. Particolarmente dinamico risulta infine il filone della mobilità sostenibile, con esperti nella progettazione di infrastrutture per la micro-mobilità elettrica, nella promozione del car sharing, nello sviluppo di app per l’ottimizzazione dei trasporti locali.

Si prevedono forti sviluppi per questo cluster professionale, trainato dall’attenzione crescente verso modelli economici e stili di vita più rispettosi del pianeta e delle persone. Queste professioni richiedono spesso una formazione specifica nelle scienze ambientali, ingegneria sostenibile, economia circolare e progettazione sociale.

Tuttavia, il settore offre anche opportunità di riqualificazione per chi proviene da altri ambiti disciplinari, grazie a master e corsi di aggiornamento sulle competenze green. Il lavoro in questo ambito può essere svolto sia in forma autonoma, come libero professionista o consulente, sia alle dipendenze di enti pubblici, aziende private sensibili ai temi ESG o terzo settore.

Affiliazioni: contratti, pagamenti e dichiarazione dei redditi nell’attività di affiliante

Le affiliazioni stanno diventando una strategia popolare per guadagnare denaro extra grazie alla promozione di prodotti e servizi online. Secondo una ricerca di Anthropic, nell’ultimo anno il 34% degli influencer ha integrato i propri guadagni proprio con le campagne affiliate.

Questa modalità permette di monetizzare il traffico su blog e canali social indicizzando link sponsorizzati. I pagamenti possono avvenire mediante i più diffusi programmi di commission, come previsto dagli accordi CPA, CPL o revenue sharing. Piattaforme come ShareASale e Rakuten hanno registrato nel 2021 un incremento del 20% nel numero di affiliati attivi a livello globale, segno di come il settore stia beneficiando di una crescita costante.

Per chi desidera apprendere tecniche utili per guadagnare soldi extra online, le affiliazioni rappresentano dunque un’opportunità da considerare. Non richiedono competenze tecniche avanzate ma solo impegno nello studio dei migliori prodotti/servizi su cui piazzare link promozionali, ottimizzazione SEO e abilità nel content marketing.

Con una corretta strategia, diversificando le proposte su più canali digitali da monetizzare, è possibile incrementare nel tempo i propri introiti provenienti dalle partnership commerciali. Questa fonte di reddito complementare si affianca bene ad altre attività digitali volte a integrare il bilancio personale grazie ai guadagni del web.

 

Affiliazioni: quanti e quali contratti prevedono

I contratti per le affiliazioni prevedono diversi modelli remunerativi, regolati in base agli accordi definiti con ciascun merchant od offerente. Le tipologie più diffuse nel panorama dell’economia digitale sono principalmente tre:

  1. CPA (Cost Per Action): in questo modello l’affiliato è ricompensato a ogni conversione o lead generato, ad esempio per una registrazione, un download, un acquisto. Il CPA può essere fisso o variabile in base a determinati parametri.
  2. CPL (Cost Per Lead): simile al CPA ma in questo caso il pagamento avviene per ogni contatto/Lead qualificato consegnato all’offerente.
  3. Revenue sharing: il corrispettivo per l’affiliato è calcolato in percentuale sulle effettive vendite o transazioni realizzate dai clienti acquisiti tramite il link sponsorizzato. La percentuale di revenue share è di solito più bassa rispetto ai modelli CPA/CPL.

Il network di affiliazione, che funge da tramite tra affiliati e marchi promossi, si occupa della liquidazione dei compensi sulla base degli accordi contrattuali siglati. Questi prevedono comunque sempre termini e policy rispetto i tempi di pagamento, esclusioni e penali per assicurare la tutela di entrambe le parti coinvolte nel programma di commission.

Fattura non pagata

Programma affiliazione: la gestione fiscale dei redditi da affiliazione

I redditi derivanti dalle attività di affiliazione rientrano nella categoria dei redditi diversi, assoggettati al regime della fatturazione elettronica e della partita IVA per importi superiori ai 5.000€ annui.

I pagamenti da parte dei network sono solitamente erogati con cadenza mensile e gli importi corrisposti devono essere riportati nella Certificazione Unica che l’affiliato può scaricare dal proprio account.

Annualmente si procede alla dichiarazione dei redditi, includendo gli introiti da affiliazione nel Modello Redditi Persone Fisiche sotto la sezione dedicata ai redditi diversi. L’aliquota IRPEF applicata è del 26%. Eventuali ulteriori fonti di guadagno extra devono essere considerate nel calcolo del reddito complessivo, per non incorrere nel superamento delle soglie di compensi oltre le quali scatta l’obbligo di partita IVA.

Utilizzando il regime forfettario, l’affiliato può detrarre costi e spese sostenute per beneficiare di aliquote agevolate, purché non vengano superati gli 85.000€ annui. La corretta gestione fiscale, supportata da software contabili, come FatturaPRO.click, è fondamentale per la sostenibilità dell’attività di affiliazione nel lungo periodo.

È importante che l’affiliato conservi tutta la documentazione comprovante i pagamenti ricevuti e le spese sostenute, come fatture, scontrini e ricevute, così da poterle esibire in caso di controlli fiscali. Per importi annui di reddito da affiliazione inferiori a 5.000€ non è necessaria la partita IVA ma solo la presentazione di una dichiarazione dei redditi. Alcuni network di affiliazione forniscono ai propri affiliati dei servizi di consulenza fiscale per chiarire eventuali dubbi sulla corretta gestione della documentazione e sugli adempimenti previsti.

Come inserire rimborso spese in fattura elettronica: una guida semplice e completa

La fatturazione elettronica è ormai la norma nelle transazioni commerciali, sia tra aziende che tra professionisti e clienti. In questo contesto, è sempre più importante sapere come inserire rimborso spese in fattura elettronica, al fine di rispettare tutti gli obblighi di legge. Infatti, per le imprese è diventato essenziale emettere fatture chiare ed esaustive, che includano tutte le voci di spesa rilevanti ai fini fiscali. Inserire in modo errato un rimborso spese può comportare errori formali che possono essere sanzionati dall’Agenzia delle Entrate.

Da una parte, dunque, la fatturazione elettronica comporta la necessità di assolvere a tutti gli aspetti normativi connessi anche ai rimborsi spese. Dall’altra però, attraverso un software di fatturazione adeguato, come ad esempio FatturaPRO.click, inserire correttamente un rimborso spese è diventato più semplice.

Infatti oggi esistono strumenti che consentono di compilare automaticamente tutti i campi richiesti per un rimborso spese in fattura elettronica in modo corretto e completo. Gestire correttamente i rimborsi spese all’interno del sistema di fatturazione elettronico è ormai essenziale per aziende e professionisti, al fine di ottemperare a tutti gli obblighi fiscali ed evitare sanzioni. Gli strumenti digitali oggi consentono però di semplificare questo compito.

Rimborso spese in fattura: cosa sono

I rimborsi spese in fattura elettronica rappresentano un elemento importante nella gestione finanziaria di un’azienda. Essi consentono di documentare e rendicontare le spese sostenute per conto dei clienti o per l’esecuzione di determinate attività, garantendo la trasparenza e l’adempimento delle normative fiscali. Un rimborso spese si rende necessario quando un’azienda sostiene delle spese specifiche per conto dei suoi clienti. Queste spese possono includere, ad esempio, i costi di viaggio, le spese di alloggio, le spese di trasporto o altre spese accessorie necessarie per l’esecuzione di un servizio o la fornitura di un prodotto. Il rimborso spese consente all’azienda di ottenere il rimborso di tali spese attraverso l’inclusione di esse nella fattura emessa al cliente.

È importante distinguere tra spese documentate e spese forfettarie quando si parla di rimborsi spese. Le spese documentate sono quelle per le quali l’azienda può fornire documentazione dettagliata, come ricevute, fatture o altri documenti giustificativi. Queste spese documentate possono essere incluse nella fattura elettronica con i relativi importi e i dettagli delle transazioni. D’altra parte, le spese forfettarie sono spese standardizzate o previamente stabilite che non richiedono una documentazione dettagliata. Queste spese possono essere incluse nella fattura in base a un importo fisso o a una percentuale predefinita, senza la necessità di fornire una documentazione specifica per ciascuna spesa.

È importante notare che le spese ammissibili ai fini fiscali possono variare a seconda della legislazione fiscale del paese di riferimento. Tuttavia, in generale, le spese ammissibili includono quelle che sono direttamente correlate all’attività svolta dall’azienda e che sono documentate in modo adeguato. È consigliabile consultare un professionista fiscale o fare riferimento alle normative fiscali locali per determinare quali spese possono essere considerate ammissibili per il rimborso e l’inclusione nella fattura elettronica.

Come inserire rimborso spese in fattura elettronica

Per gestire in modo efficiente l’inserimento dei rimborsi spese in fattura elettronica, è possibile utilizzare software specifici che semplificano il processo. Questi software consentono di registrare le spese sostenute, di inserirle automaticamente nella fattura elettronica, di calcolarne gli importi e di generare report dettagliati. Inoltre, questi strumenti possono aiutare a garantire la conformità alle normative fiscali e ad automatizzare il processo di rendicontazione delle spese.

Come inserire rimborso spese in fattura elettronica

Per inserire correttamente i rimborsi spese nella fattura elettronica è necessario seguire alcuni passaggi fondamentali. In primo luogo, il cliente che richiede il rimborso spese deve fornire all’emittente della fattura tutta la documentazione giustificativa delle spese sostenute (ricevute fiscali, scontrini, fatture).

Il cliente deve inoltre compilare un’autodichiarazione che consente all’emittente della fattura di emettere il relativo rimborso spese. A questo punto, utilizzando un software di fatturazione elettronica in grado di generare fatture PA, l’emittente inserisce nella fattura tutti i dettagli del rimborso spese:

  • La tipologia di spesa (ad esempio trasporti, vitto, alloggio)
  • La descrizione della spesa
  • La data
  • L’importo IVA e l’imponibile
  • Il totale.

È inoltre necessario compilare correttamente il campo “Causale“, indicando se si tratta di spese rimborsate in forma forfettaria oppure in forma analitica, sulla base della documentazione fornita. Infine, prima dell’invio telematico, è importante verificare che tutti i dati relativi al rimborso spese inserito in fattura siano corretti, in particolare importi, aliquote IVA e causali. Attraverso pochi semplici step è possibile ottenere un corretto rimborso spese in fattura elettronica, nel rispetto di tutte le normative fiscali.

Come annullare uno scontrino elettronico già emesso

Lo scontrino elettronico è ormai uno strumento ampiamente utilizzato dagli esercenti commerciali. Negli ultimi anni la sua diffusione è notevolmente aumentata, grazie alla semplificazione delle procedure per l’emissione, la trasmissione dei corrispettivi  telematici giornalieri, consultazione online e la possibilità di imparare velocemente come annullare uno scontrino elettronico già emesso.

I vantaggi sono molteplici: dal minor errore umano nella compilazione alla possibilità di annullare uno scontrino già emesso, fino al minor rischio di evasione fiscale. Anche i clienti apprezzano questo strumento, che assicura maggiore trasparenza sulle operazioni commerciali effettuate. Ebbene, pur essendo un sistema maggiormente controllato, è possibile annullare uno scontrino elettronico già emesso, ma solo se sussistono determinati requisiti.

Come annullare uno scontrino elettronico già emesso

È possibile annullare uno scontrino elettronico già emesso solo se sussistono specifici motivi, indicati dall’Agenzia delle Entrate. I casi in cui è ammesso procedere all’annullamento sono i seguenti:

  1. Ammanchi di cassa: se il pagamento dello scontrino non è stato ricevuto a causa di un incasso sbagliato. In tal caso la merce va annullata dall’inventario.
  2. Errori nella digitazione: se lo scontrino riporta dati erronei come cifre, nomi, codici ecc… Che non corrispondono all’effettiva operazione svolta.
  3. Reso della merce: se la merce oggetto dello scontrino è restituita al venditore, che è tenuto ad annullare lo scontrino per evitare errori nel magazzino.

Per procedere all’annullamento, il regolamento prevede:

  1. La generazione di un nuovo documento di annullamento del precedente.
  2. La contabilizzazione dell’operazione nella prima liquidazione IVA utile come “operazione non imponibile”.

Come annullare uno scontrino elettronico già emesso

L’Agenzia delle Entrate non consente invece l’annullamento per mere scelte commerciali o fiscali, come variazioni di prezzo o esigenze di arrotondamento. Pertanto, in conclusione, l’annullamento di uno scontrino elettronico è ammesso solo in presenza di specifiche e circoscritte casistiche ben definite dall’Amministrazione Finanziaria.

Quanto tempo si ha per annullare uno scontrino?

La normativa italiana non stabilisce specifici termini per effettuare l’annullamento di uno scontrino fiscale. Tuttavia, per gestire efficacemente tali annullamenti e garantire una corretta comunicazione con l’Agenzia delle Entrate, è consigliabile procedere con la notifica dell’annullamento nella prima liquidazione IVA periodica successiva alla data di annullamento dello scontrino.

Annullare scontrino elettronico

È possibile annullare uno scontrino elettronico già emesso seguendo delle semplici istruzioni, a seconda che il registratore di cassa sia telematico o si utilizzi l’apposita app dell’Agenzia delle Entrate.

Con un registratore di cassa telematico, bisogna:

  • Aprire la funzionalità “Annulla documento” e selezionare lo scontrino da annullare scansionando il relativo codice a barre.
  • Inserire il motivo dell’annullamento tra quelli validi previsti (errore, ammanco cassa, reso ecc…) confermare l’annullamento e stampare il nuovo documento fiscale di annullamento dello scontrino.

Utilizzando l’app dell’Agenzia delle Entrate al posto del registratore di cassa, le istruzioni sono simili:

  • Aprire la sezione “Registrazione corrispettivi” e selezionare l’opzione “Annulla documento”.
  • Inserire il numero dello scontrino da annullare e il motivo tra quelli validi.
  • Confermare e stampare il documento fiscale di annullamento.

Infine, esistono piattaforme come quella di FatturaPRO.click che consentono di annullare gli scontrini elettronici già emessi, nei casi specificati da AdE, con pochi semplici, intuitivi passaggi e senza aver bisogno di un registratore di cassa telematico. Sicuramente un sistema molto più valido ed efficace.

Indipendentemente dal metodo, è comunque importante ricordare di:

  1. Effettuare l’annullamento entro 5 giorni lavorativi dall’emissione.
  2. Comunicare l’operazione come “non imponibile” nella prima liquidazione IVA utile.

Seguendo queste semplici istruzioni è possibile annullare correttamente uno scontrino elettronico, purché ricorrano le circostanze ammesse dall’Agenzia delle Entrate.

Fattura di cortesia: cos’è, a cosa serve e quando è obbligatoria

Una fattura di cortesia è un documento che attesta l’avvenuta transazione commerciale tra fornitore e cliente. È emessa al momento della fornitura di beni o servizi ed è obbligatoria per tutti i fornitori che svolgono attività commerciali o professionali, che effettuano transazioni con clienti non esenti da IVA o che forniscono beni o servizi soggetti a IVA. La corretta emissione e la precisione delle informazioni presenti sulla fattura di cortesia sono d’importanza fondamentale per conferire validità giuridica alla transazione commerciale.

Fattura di cortesia: cos’è e come funziona

La fattura di cortesia è un documento fiscale emesso dal fornitore al cliente, che attesta il corretto adempimento dell’obbligo fiscale e delle disposizioni previste dalla legge. Il suo scopo principale è quello di confermare la transazione commerciale tra le parti, che può essere rilevante ai fini fiscali o per altri scopi.

La fattura di cortesia può essere sia cartacea oppure emessa come fattura elettronica. In ogni caso e deve contenere le informazioni obbligatorie previste dalla legge, come ad esempio:

  1. nome del fornitore
  2. codice fiscale del fornitore
  3. codice fiscale del cliente
  4. descrizione del prodotto o del servizio fornito
  5. prezzo
  6. data della transazione
  7. numero d’identificazione fiscale del fornitore
  8. numero d’identificazione fiscale del fornitore del cliente
  9. data di emissione della fattura
  10. aliquota IVA applicata
  11. importo totale della transazione, comprensivo dell’IVA.

Chiunque eserciti un’attività commerciale o professionale che preveda la fornitura di beni o servizi è obbligato a emettere la fattura di cortesia ai propri clienti. Esistono comunque delle eccezioni, ad esempio per i clienti esenti da IVA, non è necessario emetterla. La fattura di cortesia deve essere conservata dal fornitore per un periodo di tempo determinato dalla legge e può essere richiesta dall’Agenzia delle Entrate in qualsiasi momento.

La correttezza e la completezza della fattura sono elementi essenziali per la validità giuridica della transazione commerciale e per evitare sanzioni fiscali. È importante che la fattura di cortesia sia emessa tempestivamente e che rispetti tutte le norme previste dalla legge.

Fattura di cortesia

Fatture di cortesia: a cosa servono e quali sono i loro vantaggi

La fattura di cortesia è un documento importante anche per il fornitore. Questo infatti gli consente di dimostrare l’avvenuto pagamento da parte del cliente e di registrare l’operazione nel proprio conto corrente. Inoltre, la fattura aiuta il fornitore a tenere traccia delle vendite e delle transazioni commerciali, e a preparare la dichiarazione dei redditi.

Si tratta anche di un importante strumento per la prevenzione dell’evasione fiscale. Consente agli organi di controllo di verificare la corretta applicazione dell’IVA e di verificare che i fornitori siano in regola con i loro obblighi fiscali.

Fattura elettronica e fattura di cortesia: obblighi e disposizioni fiscali in merito

L’emissione di una fattura di cortesia è obbligatoria per tutti i fornitori che esercitano attività commerciali o professionali, e che effettuano transazioni con clienti che non siano soggetti esenti da IVA. È obbligatoria anche in caso di fornitura di beni o servizi che rientrano nella definizione di “operazioni imponibili”, ovvero quelle soggette a IVA.

Le disposizioni fiscali stabiliscono che la fattura di cortesia deve essere emessa entro il 15 del mese successivo a quello in cui è stata effettuata la transazione. È inoltre stabilito che deve contenere tutte le informazioni necessarie per la regolare registrazione della transazione ai fini fiscali.

Inoltre, è importante tenere presente che questo tipo di fattura può essere emessa sia in formato cartaceo che elettronico. La dicitura “copia di cortesia” può essere inserita solo per indicare che si tratta di una copia destinata al cliente e non al fisco.

In ogni caso, è sempre consigliabile verificare le disposizioni fiscali vigenti e consultare un professionista del settore. Solo in questo modo è possibile avere la sicurezza di ricevere tutte le corrette informazioni sulla giusta emissione di una fattura di cortesia e sui suoi eventuali vantaggi fiscali.

Come fatturare senza partita iva

Vediamo nel dettaglio come fatturare senza avere una partita IVA. Prima di tutto è necessario precisare che è possibile vendere anche se non si ha una partita IVA nei casi e nei limiti in cui stiamo effettuando una prestazione occasionale. E’ importante, però, registrare correttamente le ricevute emesse e rispettare i limiti di guadagno stabiliti per evitare sanzioni fiscali.

Come fatturare senza partita IVA

E’ possibile, come precedentemente accennato, “vendere” anche senza aprire una partita IVA, o senza fare impresa. Il termine “fatturare” in questo caso è utilizzato impropriamente in quanto il documento che andremo a emettere non è una fattura ma una ricevuta. I casi in cui è possibile effettuare una vendita senza essere in possesso di una Partita IVA sono i seguenti:

  • Prestazioni di lavoro occasionale di tipo accessorio: per chi svolge un’attività occasionale che non supera i 5.000 euro all’anno, non è necessario avere una partita IVA. In questo caso, è possibile emettere una ricevuta per prestazione occasionale indicando il proprio nome e cognome e la prestazione svolta.
  • Vendita una tantum:  per chi effettua la vendita di beni usati o piccole produzioni artigianali, dove non siamo tenuti a emettere alcun documento.
  • Associazioni senza partita IVA: alcune associazioni (per esempio le associazioni culturali con solo Codice Fiscale) sono a oggi ancora esentate dall’emissione delle fatture elettroniche e di conseguenza non hanno l’obbligo di dotarsi di una Partita IVA, in questi casi tali associazioni possono emettere delle ricevute per le quote associative.

Indipendentemente dalla propria condizione, è necessario registrare correttamente gli eventuali documenti emessi.

Fattura elettronica senza partita IVA: perché non si può fare in questi casi

La fatturazione senza partita IVA non è possibile in quanto per “fatturazione” si intende oggi l’emissione di una fattura elettronica che può essere effettuata solo da soggetti dotati di una Partita IVA. In questo caso, trovandoci in una delle condizioni sopra indicate, il documento che dobbiamo emettere può essere solo una ricevuta per prestazione occasionale i cui vantaggi e svantaggi sono elencati di seguito:

I vantaggi principali sono:

  1. Riduzione dei costi: non è necessario pagare le tasse annuali per la partita IVA e non ci sono costi per la sua gestione.
  2. Semplicità: è più semplice gestire l’ emissione di ricevute piuttosto che di fatture elettroniche, soprattutto per le piccole attività.

D’altra parte, ci sono alcuni svantaggi da considerare:

  1. Le prestazioni occasionali non possono superare i 5.000 euro all’anno e le associazioni senza partita IVA hanno limitazioni nell’emettere ricevute, il che è un grosso limite per alcune attività.
  2. Sanzioni fiscali: se non si registrano correttamente le ricevute emesse, si rischiano sanzioni fiscali.

In generale, quindi, la vendita senza partita IVA può essere un’opzione conveniente per alcune attività, ma richiede molta attenzione nel monitoraggio dei limiti, nella gestione delle ricevute e nella registrazione delle operazioni effettuate.

Come fatturare senza partita iva

Vendita senza partita IVA: come evitare sanzioni fiscali

Per evitare sanzioni fiscali in caso di vendita di oggetti o servizi senza partita IVA, è importante seguire alcune regole:

  1. Registrare correttamente le ricevute emesse: tutte le ricevute emesse devono essere registrate e conservate per almeno dieci anni.
  2. Conservare i documenti giustificativi: è importante conservare tutti i documenti giustificativi delle spese sostenute e delle entrate percepite.
  3. Rispettare i limiti di guadagno: è importante rispettare i limiti di guadagno stabiliti per le prestazioni occasionali e per le associazioni senza partita IVA, altrimenti si rischiano sanzioni fiscali.
  4. Comunicare al cliente che si sta emettendo una ricevuta senza partita IVA: è fondamentale informare il cliente che si sta emettendo documento diverso da fattura in quanto sprovvisti di partita IVA, in modo che sia a conoscenza della situazione e possa verificare se è in regola con le normative fiscali.
  5. Utilizzare un software di emissione delle ricevute come FatturaPRO.click: per evitare errori, monitorare i limiti , tenere traccia delle proprie ricevute e la ricezione delle fatture elettroniche.

In generale è importante tenere sempre traccia di tutte le operazioni effettuate, per evitare di incorrere in errori e sanzioni fiscali.

In conclusione, la fatturazione elettronica senza partita IVA non è possibile, mentre l’emissione delle ricevute consente dei vantaggi come la riduzione dei costi e la semplicità, ma presenta anche degli svantaggi come i limiti di guadagno e le sanzioni fiscali.

Come fatturare ad una onlus

In questo articolo spiegheremo in modo dettagliato come realizzare correttamente una fattura elettronica rivolta alle onlus e in generale alle organizzazioni no profit. Vedremo quindi come fatturare ad una onlus, come impostare una fattura per le associazioni, e vedremo in fatturazione elettronica come si registra una onlus.

Come Fatturare ad una Onlus

Le onlus sono organizzazioni no profit, sono enti che svolgono attività di interesse generale senza scopo di lucro. Nonostante ciò, le onlus possono emettere fatture per le prestazioni di servizi o la fornitura di beni che forniscono. In questo caso, le fatture devono essere emesse utilizzando lo stesso modello previsto per le imprese che operano a scopo di lucro.

Invece per emettere una fattura ad una onlus, è necessario seguire questi passaggi:

  • Verificare che l’onlus sia registrata nel Registro delle Onlus presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Solo le onlus iscritte a questo registro possono beneficiare delle agevolazioni fiscali previste per le organizzazioni no profit.
  • Compilare il modello di fattura elettronica secondo le indicazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate. In particolare, è necessario inserire i seguenti dati:
  • Dati del venditore (nome, indirizzo, partita IVA)
  • Dati del compratore (nome, indirizzo, partita IVA)
  • Data di emissione
  • Numero di fattura
  • Descrizione della prestazione o del bene fornito
  • Prezzo
  • Aliquota IVA
  • Importo IVA
  • Totale fattura

Fattura onlus: attenzione alla Partita IVA

È importante verificare che l’onlus abbia una partita IVA valida e attiva, in quanto questo numero identificativo è obbligatorio per emettere una fattura. Se l’onlus non ha ancora ottenuto la partita IVA, è possibile richiederla presso l’Agenzia delle Entrate o presso il competente Ufficio delle Imposte del luogo in cui ha sede l’onlus.

Come fatturare ad una onlus

Come Impostare una Fattura per le Onlus

Una volta che si è verificata la presenza della partita IVA e si è compilata la fattura elettronica, è necessario inviarla all’onlus tramite il Sistema di Interscambio (SdI) delle fatture elettroniche.

Il Sistema di Interscambio (SDI) è una piattaforma online gestita dall’Agenzia delle Entrate che permette di trasmettere, ricevere e conservare le fatture elettroniche in modo sicuro e tempestivo. Per inviare la fattura elettronica all’onlus tramite il SdI, è sufficiente avere a disposizione una piattaforma completa come quella di FatturaPRO.click che permette di creare, registrare ed inviare le fatture elettroniche a imprese, liberi professionisti e onlus.

Come Si Registra una Onlus in Fatturazione Elettronica

Per poter ricevere le fatture elettroniche, le onlus devono registrarsi al sistema di interscambio (SDI) dell’Agenzia delle Entrate. La registrazione è gratuita e permette di ottenere un codice destinatario, ovvero il numero identificativo assegnato dal SDI all’ente.

Come Fare una Fattura ad una Onlus

Una volta ottenuto il codice destinatario, le onlus possono iniziare a ricevere le fatture elettroniche dai propri fornitori. Per verificare la ricezione delle fatture, è sufficiente accedere all’area riservata del servizio di Fatturazione Elettronica dell’Agenzia delle Entrate e selezionare la voce “Fatture Ricevute”.

Le onlus possono inoltre emettere fatture elettroniche ai propri clienti seguendo le stesse procedure previste per le imprese che operano a scopo di lucro. È sufficiente compilare il modello di fattura elettronica secondo le indicazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate e inviarla tramite il sistema di interscambio (SdI).

Cosa Fare in Caso di Errore nella Fattura

Nel caso in cui si riscontrino errori o inesattezze nella fattura emessa ad una onlus, è possibile procedere con la rettifica della fattura stessa. Per fare ciò, è necessario emettere una nuova fattura elettronica con gli stessi dati della fattura originaria, ma indicando la dicitura “Fattura rettificata” e specificando gli errori o le inesattezze corretti. La nuova fattura dovrà essere inviata all’onlus tramite il sistema di interscambio (SdI).