Differenza tra impresa e azienda

Sono in molti a credere che impresa, azienda e ditta siano la stessa cosa. In realtà c’è una sostanziale differenza tra impresa e azienda. I termini non sono sinonimi, almeno non per il diritto commerciale che li definisce in modo chiaro e diverso.

Definizione di impresa

La differenza tra impresa e azienda è presente addirittura nel codice civile che stabilisce chiaramente qual è la definizione dell’uno e dell’altro termine. Il Codice Civile stabilisce che un’impresa è un’attività professionale organizzata allo scopo di produrre e/o scambiare beni e/o servizi. Lo stesso codice definisce il termine “imprenditore” nell’articolo 2082:

“È imprenditore chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi”.

Da questa definizione è quindi possibile stabilire cos’è e quali caratteristiche possiede un’impresa. Per essere considerata tale, un’impresa deve essere:

  • organizzata
  • condotta professionalmente
  • detenere obiettivi di produzione e/o scambi beni e/o servizi.

Di conseguenza è l’imprenditore stesso a fare impresa, quale sua attività lavorativa principale.

Definizione di azienda

La differenza tra impresa e azienda si deduce anche nella definizione stessa di azienda, considerata, infatti, il mezzo concreto e materiale attraverso il quale è possibile esercitare l’impresa. In altre parole, l’azienda altro non è che la sede fisica di un’impresa, costituita da beni mobili e immobili, da personale e procedure, da risorse e attrezzature.

Un’impresa può esistere anche senza un’azienda. Esistono infatti alcune tipologie d’impresa, come ad esempio le ditte individuali, che esercitano senza azienda. Allo stesso modo il soggetto che decide di aprire una partita IVA non è detto che sia anche il proprietario dell’azienda presso cui opera. Infine esistono alcune aziende che non sono imprese.

Il termine “azienda” deriva dalla parola spagnola “hazia”, trasformato successivamente in “hacienda” dal latino “facienda” che significa “cosa da farsi, faccende”. Anche in questo caso, così come per l’impresa, è lo stesso Codice civile che, nell’articolo 2555, definisce l’azienda come:

“il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa”.

Differenza tra impresa e azienda

L’azienda non è dunque un’attività svolta dall’imprenditore, ma semplicemente un insieme di beni, materiali e immateriali, utilizzati dall’imprenditore per fare impresa. Un’azienda solitamente è:

  1. proposta ad attività specifiche
  2. un’organizzazione di beni e capitale umano
  3. un luogo di produzione, distribuzione o consumo di beni economici e servizi per i clienti
  4. strutturata secondo una precisa organizzazione aziendale
  5. amministrata in base a regole aziendali stabilite dal management aziendale

Differenza tra impresa e azienda

Stabilita la definizione esatta dell’una e dell’altra entità, è più facile capire quale sia la differenza tra impresa e azienda. Volendo ricapitolare l’azienda è l’organizzazione dei beni materiali e immateriali utilizzati dall’imprenditore nell’esercizio dell’impresa che altro non è che lo svolgimento dell’attività economica lavorativa.

Tra loro esiste un rapporto strumentale. L’azienda, infatti, è il mezzo attraverso il quale l’imprenditore svolge il proprio lavoro d’impresa. Imprese e aziende, inoltre, sono classificate in modo diverso. Le imprese possono essere “individuali” (da non confondere con ditta individuale) quando il soggetto giuridico è una persona fisica che risponde personalmente dei beni dell’impresa e delle sue eventuali mancanze.

Le aziende invece sono classificate in base a diversi criteri, come ad esempio:

  • all’attività economica
  • al fine perseguibile
  • in relazione al soggetto economico
  • in base alla dimensione
  • ecc…

Infine chiariamo anche il concetto di ditta. La ditta altro non è che il nome commerciale dell’imprenditore ed è individuato come soggetto di diritto nell’esercizio di un’attività d’impresa.

Quale attività aprire in un piccolo paese

I piccoli comuni possono nascondere grandi opportunità di business. Basta saper guardare, indagare e scegliere quale attività aprire in un piccolo paese scartando idee malsane e fantasiose che non porterebbero da nessuna parte. Le possibilità ci sono, l’importante è fare un’ottima ricerca di mercato (locale) e optare per nicchie e target ancora disponibili. Vediamo quindi qualche idea prima di aprire una partita IVA specifica e iniziare a fare soldi.

Quale attività aprire in un piccolo paese: i segnali da cercare

Prima di lanciarsi in un nuovo business è meglio “tastare il terreno”. In un piccolo paese gli affari della propria impresa dipendono da un ristretto numero di persone. Quindi è giusto scegliere in base alle richieste del mercato locale e optare per posizioni strategiche che possano facilitare il lavoro.

Conoscere la dimensione esatta del mercato di riferimento, aiuta a stilare un corretto business plan. Una volta capito bene come gira il mercato in paese, è possibile scegliere un’attività, piuttosto che un’altra e concentrare le proprie forse e risorse su quella che funziona meglio.

Aprire un’attività: i settori d’interesse

Anche se piccolo, un comune può offrire grandi opportunità di lavoro. Ristoranti, negozi di informatica, alimentari, lavanderie a secco, librerie, bed and breakfast, ecc… L’importante alla fine è optare per l’idea di business che il maggior potenziale possibile. È importante anche scegliere con cuore e passione, ma sono prerogative che devono sottostare alla domanda di mercato.

Aprire un ristorante

Quando si decide di aprire un ristorante è importante optare per un’attività originale che la gente del posto non può già trovare in zona, ma che desidera al punto tale di essere disposta anche a spostarsi pur di averla.

Servizi di Consegna a Domicilio

I servizi di consegna a domicilio possono essere attività da aprire senza soldi (o quasi) molto convenienti nelle piccole città/paesi. Infatti, i grandi player del settore food e home delivery, sono spesso assenti nei comuni più piccoli. Senza contare che nei paesi c’è una grande concentrazione di persone anziane che necessitano realmente di servizi di consegna a domicilio semplici ed efficienti.

Quale attività aprire in un piccolo paese

Aprire un asilo nido

La natalità più alta, spesso, è registrata proprio nelle piccole località. Aprire un asilo nido, quindi, può davvero fare la differenza. I genitori lavoratori sono infatti spesso costretti a portare i figli nelle grandi città per garantirgli assistenza e istruzione. Un deficit da sfruttare senza dubbio.

Aprire una lavanderia

Nei piccoli paesi c’è bisogni di servizi, per lo più. Quindi aprire una lavanderia è un’occasione per fare business. È un servizio utile per chiunque, soprattutto se in paese sono presenti un gran numero di pendolari che non hanno voglia o tempo di stare dietro al bucato.

Servizi Postali privati

Chi non ha proprio idea di quale attività aprire in un piccolo paese può sempre scegliere quella dei servizi postali privati. Un mercato in forte espansione, molto dinamico e performante. Infatti la rete postale privata copre meglio il territorio nazionale e offre servizi e prezzi concorrenziali. L’ufficio postale non è sempre presente in tutti i comuni e questo può significare solo la presenza di una grande lacuna in paese. Aprire una posta privata in franchising, ad esempio, può rispondere a esigenze concrete della popolazione di tutte le età.

Attività da aprire fisicamente e non solo

Le attività da aprire in un paese piccolo sono davvero moltissime. C’è chi, però, preferisce non affittare locali e pagare ingenti somme e opta quindi su attività da aprire a casa. Non dimentichiamo poi che c’è sempre la possibilità di vendere online senza partita IVA. Qualunque sia la scelta definitiva, l’importante è capire bene come funziona e come si muove la comunità locale. Individuare le attività essenziali, ma anche quelle non essenziali, ma richieste e mancanti. Dopodiché basta concentrarsi al massimo sugli obiettivi, scegliere un ottimo software fattura elettronica e iniziare il proprio business con il massimo entusiasmo.

Guadagnare con youtube: è possibile?

Guadagnare con YouTube è possibile, anche se non è molto facile. È necessario, innanzitutto, aderire al programma partner di YouTube. I guadagni su questa piattaforma funzionano tramite l’affiliazione pubblicitaria di Google Adsense. Si tratta di un sistema che consente d’inserire video pubblicitari prima, durante o dopo la visualizzazione dei video principali.

Come guadagnare con Youtube

Youtube prevede una serie di funzioni, attraverso le quali è possibile guadagnare:

  • Pubblicità – annunci display, overlay e video.
  • Abbonamenti al canale – chi si abbona paga mensilmente un canone per ottenere vantaggi e privilegi dal canale sottoscritto.
  • YouTube Premium – gli utenti abbonati Youtube Premium che guardano un dato contenuto, pagano una parte del loro abbonamento al proprietario del canale.
  • Superchat e Super Sticker – gli utenti pagano affinché i propri messaggi siano messi in evidenza negli stream della chat.
  • Sezione di Merchandising – gli utenti possono acquistare articoli di merchandising ufficiali collegati a brand e presenti nelle pagine di visualizzazione.

Chi desidera diventare imprenditore può quindi farlo anche attraverso questa grande piattaforma web 2.0. Le modalità, per essere utilizzate, richiedono alcuni requisiti minimi, nonché un numero minimo d’iscritti. I revisori di YouTube controllano attentamente ogni contenuto prima di rilasciare l’abilitazione di una o più funzioni.

Guadagna con YouTube soddisfacendo i requisiti minimi d’idoneità

Come abbiamo visto per guadagnare con YouTube non è sufficiente fare qualche video. Ci sono dei requisiti minimi da soddisfare che possono anche variare in base alle leggi locali:

  1. Pubblicità – età minima 18 anni, o possedere un tutore legale che possa gestire legalmente i guadagni con AdSense.
  2. Abbonamenti al canale – età minima 18 anni e avere almeno 1000 iscritti al canale.
  3. Sezione di Merchandising – età minima 18 anni e avere almeno 10000 iscritti al canale.
  4. Superchat e Super Sticker – età minima 18 anni e risiedere in un paese in cui è disponibile la funzione Superchat.
  5. YouTube Premium – creare contenuti che possano essere guardati da abbonati a YouTube Premium.

Guadagnare con youtube

Come guadagnare con Youtube e fatturare correttamente

Essendo YouTube una società straniera gli eventuali proventi ricavati dalla piattaforma devono assoggettare a determinate regole di fatturazione. Prima di tutto le entrate derivanti da YouTube, indipendentemente dalla funzione utilizzata, non possono mai essere classificate come prestazione occasionale. Questo è dovuto al fatto che i video pubblicitari realizzati rimangono su internet per lungo tempo.

È quindi necessario aprire una partita IVA, iscriversi alla Camera di Commercio e pagare il relativo diritto camerale e iscriversi alla Gestione separata INPS. I guadagni YouTube devono quindi essere correttamente fatturati. Ogni fattura deve riportare:

  • Numero univoco
  • Data di emissione
  • Tutti i dati completi della propria Partita IVA
  • I dati completi di Google Irlanda (Google Ireland, Gordon House, Barrow Street, Dublin 4, Ireland, Registration Number 368047, Partita IVA IE6388047V)
  • Periodo di riferimento
  • Importi corretti
  • Applicazione del reverse charge in base all’art. 7-ter del DPR 633/72
  • Totale da pagare.

Poiché si tratta, per dirla in italiano, di operazione non soggetta all’inversione contabile (in conformità all’articolo 196 della Direttiva 2006/112/CE del Consiglio dell’Unione Europea e della Direttiva 2008/8/CE), non devi applicare IVA o ritenuta d’acconto.

Nel programma di fatturazione elettronica dovrai indicare come codice destinatario XXXXXXX (sette volte X ), questo vale per tutte le fatture emesse nei confronti di un cliente estero, anche per i forfettari, obbligati dal 1° luglio 2022 ad emettere fattura elettronica.

YouTube Shorts

Lo YouTube Shorts è un fondo da 100 milioni creato direttamente dalla piattaforma e rappresenta un premio dedicato ai creator più bravi e originali della community. Ogni mese YouTube contatta migliaia di creator per informarli che posseggono le caratteristiche minime per richiedere il premio. Tra i requisiti minimi richiesti, ricordiamo:

  • Aver caricato un video idoneo negli ultimi 180 giorni.
  • Possedere un canale che rispetti tutte le Norme della community di YouTube, le regole sul copyright e le regole sulla monetizzazione.
  • I creator devono avere almeno 13 anni negli USA oppure essere maggiorenni negli altri paesi
  • Per i creator tra i 13 e i 18 anni i genitori devono accettare i termini e configurare un account AdSense per i pagamenti

È infine necessario che i contenuti siano sempre originali. Quindi non è valido caricare i contenuti di altri creator. Non sono accettati nemmeno contenuti video con filigrane o loghi di piattaforme di social media terze.

Metodi di pagamento: quali e quanti ne esistono nel 2022

Al mondo esistono tantissimi metodi di pagamento. Nonostante questo, però, L’Italia è il “paese dei contanti”. Pagare con la moneta è, infatti, ancora il metodo più diffuso e preferito nella penisola. Per fortuna però non è l’unico. Dalle carte di credito agli assegni circolari, dalla cambiale agli F24, le possibilità sono molte.

Metodi di pagamento: contanti e pagamenti cash

Per combattere l’evasione fiscale i pagamenti in contanti sono sconsigliati, ma, nonostante tutto, sono ancora i preferiti dagli italiani. Il popolo del Bel Paese preferisce pagare cash. Il pagamento in contanti, per essere ritenuto valido, deve essere eseguito con moneta in corso di validità  secondo valore nominale. Si tratta del concetto secondo il quale il pagamento deve essere effettuato con la quantità di moneta prevista al momento in cui l’obbligazione è sorta. Non è sempre possibile pagare in contanti. Esiste una legge che pone un tetto massimo di 3000 € sulle transazioni.

Pagamento con carta di credito

Il pagamento con carta di credito è sicuramente uno dei più utilizzati. Le carte di credito sono rilasciate dagli Istituti Bancari e prevedono un massimale (somma massima) utilizzabile giornalmente e mensilmente. Le carte di credito si possono ottenere solo se già titolari di un conto corrente aziendale o privato. I massimali possono essere alzati su richiesta del cliente e previa autorizzazione bancaria. Le carte di credito sono usate sia  per acquisti fisici in negozio e che online.

Come funziona la carta di debito

Cugina della carta di credito, quella di debito è conosciuta come carta prepagata. Sulle carte di debito le somme di denaro sono versate anticipatamente dai titolari. Per averne una non è necessario avere un conto corrente. Gli esempi più comuni di carte di debito sono la PostePay e PayPal. Le carte possono essere ricaricate, secondo necessità e le somme utilizzate in un secondo momento. Gli importi ricaricabili variano da carta a carta.

Pagamento con bancomat

Il bancomat si ottiene solo se titolari di un conto corrente. Al momento del pagamento, la somma dovuta è immediatamente addebitata sul proprio conto (a differenza delle carte di credito). Anche il bancomat prevede un massimale giornaliero e mensile, modulabile secondo richiesta e accettazione. Oggi il bancomat è uno dei metodi di pagamento che ogni esercente dovrebbe accettare da quando è entrato in vigore l’obbligo POS per le transazioni commerciali.

Il bonifico bancario

Abbiamo già spiegato come fare un bonifico bancario quindi ci limitiamo a dire che, attraverso questa forma di pagamento, l’ordinante ordina alla propria banca il trasferimento di denaro sul conto corrente del beneficiario.

Compilare un assegno

Esistono tre diverse tipologie di assegni:

  1. circolare
  2. bancario
  3. postale

Assegno circolare

È emesso dalla banca che ne garantisce la copertura. È infatti emesso solo dopo ricezione e verifica della somma richiesta dall’ordinante. Per importi pari o superiori a 1000 € deve riportare la dicitura “non trasferibile”. Affinché sia ritenuto valido deve riportare i seguenti dati:

  • denominazione di assegno circolare
  • garanzia da parte dell’ente emittente del pagamento della somma dovuta
  • nome del beneficiario
  • data e luogo di emissione
  • firma dell’ente emittente

Metodi di pagamento

Assegno bancario

Con l’assegno bancario un soggetto (traente) ordina alla propria banca di pagare uno specifico beneficiario (prenditore). È pagabile a vista. Se inferiore a 1000 € può anche riportare la dicitura al portatore o trasferibile.

Assegno postale

Le Poste italiane sono intermediari finanziari al pari (o quasi) delle banche. Possono quindi rilasciare assegni aventi le stesse caratteristiche di quelli bancari.

Pagamento con cambiali

Si tratta di un metodo di pagamento forse un po’ obsoleto, ma ancora in corso di validità La cambiale altro non è che la promessa di pagamento in una certa data e in dato luogo. È una forma di pagamento differito con efficacia probatoria. In caso di mancato pagamento alla data stabilita, il creditore può agire in via esecutiva sul patrimonio del debitore.

Modello F24

Il modulo F24 è usato per il pagamento della maggior parte delle imposte, tasse e contributi. Ne esistono diverse tipologie: base, accise ed elide.

Ricevuta bancaria

È conosciuta come Ri.BA. e serve a conferire alla propria banca un mandato per l’incasso. È un comodo metodo di pagamento che consente al creditore d’incassare ingenti somme di denaro anche in modo ripetitivo.

Aprire attività senza soldi: spirito d’iniziativa e propensione al risparmio

Nell’articolo precedente: “Attività da aprire a casa: quali e come” abbiamo visto che oggi esistono moltissime possibilità per sviluppare un’impresa online. Non è sempre necessario avere molti fondi a disposizione per realizzare il proprio business. È infatti possibile anche aprire attività senza soldi, o comunque senza ingenti capitali a disposizione. In alcune circostanze è necessario poter fare affidamento su partner e finanziatori e, senza dubbio, è impossibile rinunciare a un buon business plan per trovare la soluzione migliore all’attività da avviare.

Aprire attività senza soldi puntando alle risorse gratuite

Chi vuole iniziare a fare impresa, ma non possiede notevoli capitali, può (e deve) fare riferimento alle migliaia di risorse gratuite che può trovare online. Il web è ricco di opportunità gratuite da sfruttare. Ad esempio, molte grandi piattaforme permettono di vendere da subito i propri prodotti, potendo così risparmiare sulla realizzazione di un proprio e-commerce. In alternativa è possibile vendere beni, prodotti e servizi direttamente sui Social Media (come Instagram, Pinterest, oppure  TikTok).

Le risorse online gratuite esistono e sono a disposizione di chiunque sappia come sfruttarle. Per saperlo, però, è importante conoscere bene le esigenze del proprio business e stilare un elenco di tutte le reali necessità da soddisfare.

Come aprire un’attività senza soldi: gestione di entrate e uscite

L’onestà paga, anche e soprattutto quella con se stessi. All’inizio aprire un’attività senza soldi non è semplice e pone difronte a molte difficoltà. La differenza è data però dall’onestà di gestione di entrate e uscite. È opportuno essere onesti con se stessi e quantificare in modo corretto le uscite da sostenere. In secondo luogo bisogna calcolare esattamente quando le prime entrate andranno finalmente a coprire le spese iniziali. Solitamente una nuova attività, prima di “ingranare la marcia giusta” e realizzare un vero profitto dal proprio lavoro, impiega circa sei mesi di tempo.

Aprire attività senza soldi

 

Gestire le finanze in modo oculato significa anche saper (e dover) risparmiare. Quindi, anche l’apertura di un conto corrente aziendale deve essere fatto con cognizione di causa, conoscendo approfonditamente il suo costo reale.

Aprire attività commerciale senza soldi: cercare dei finanziatori

Per aprire un’attività senza soldi è importante cercare dei finanziatori disposti a investire sul progetto da realizzare. I primi a cui rivolgersi sono, solitamente, amici e familiari. Le persone più care e vicine al futuro imprenditore, sono anche quelle che, solitamente, sono più predisposte, rispetto agli altri, a partecipare alle idee da sviluppare.

Qualora poi i finanziamenti così ottenuti (o non ottenuti in alcuni casi), non fossero sufficienti per partire con l’attività, le piattaforme di crowdfunding rimangono sempre un’ottima alternativa. Questo sistema permette di coinvolgere molti utenti nella propria idea di business e di parteciparvi attivamente finanziando il progetto, la realizzazione e il commercio.

Rappresentano un’altra grande opportunità gli investitori privati. A differenza dei familiari, degli amici, o delle piattaforme di crowdfunding, chi decide d’investire privatamente in un progetto lo fa perché crede nell’idea proposta e il business plan presentano è solido e accurato. Solitamente investono il proprio denaro e sono loro stessi imprenditori, oppure ex-imprenditori.

Da ultimo, ma non per importanza, citiamo anche i classici istituti di credito ai quali è sempre possibile richiedere un finanziamento per piccole imprese. Per aprire un’attività, bastano, il più delle volte, poche risorse finanziari. 3000€ possono bastare per avviare un’attività senza doversi “indebitare” esageratamente e senza dover sottostare a interessi proibitivi.

Aprire un’attività in proprio senza soldi: conclusioni

Aprire un’attività senza soldi non è certo un’impresa facile, ma nemmeno impossibile. Non esiste un manuale che insegni a fare impresa e partire con una nuova attività. Ogni caso è a se stante e le situazioni cambiano e si evolvono in modo sempre diverso. L’importante è perseverare, andare sempre avanti e credere, fino in fondo, alle proprie idee.

Attività da aprire da casa: quali e come

La pandemia ha spalancato le porte a molteplici attività da aprire a casa per svolgere, finalmente, un lavoro redditizio e gratificante. Sempre più persone hanno, infatti, deciso, di fare soldi lavorando da casa o, addirittura, lasciare un lavoro da dipendente per diventare imprenditore e vivere il proprio business. Oggigiorno è possibile sviluppare e gestire un’impresa direttamente dal salotto di casa propria. Le idee da mettere in campo sono tantissime. Vediamo, quindi, di capire quali sono quelle più gettonate e remunerative.

Attività da aprire da casa: qualche idea

Esistono varie possibilità per chi decide di fare impresa con le attività da aprire a casa. Ad esempio è possibile dedicarsi alla produzione e al commercio di articoli fatti a mano. L’artigianato è, sicuramente, uno dei modi più creativi, ma anche impegnativi, per vendere online.

Chi, invece, non sa ancora cosa e come aprire un’attività da zero potrebbe optare per un più approcciabile dropshipping. Questa forma di commercio elettronico presenta bassi costi di avvio. Infatti, i venditori non devono fare magazzino e collaborano, invece, a stretto giro con i fornitori che si occupano dello stoccaggio merci e delle spedizioni.

Tra le attività da aprire per lavorare da casa troviamo anche quella che prevede l’acquisto di grandi quantitativi di merce all’ingrosso. L’acquisto avviene a prezzi più bassi perché le maggiori quantità bilanciano la spesa. La successiva vendita è quindi possibile a prezzi maggiorati. Online esistono numerose piattaforme che mettono in contatto fornitori a stock e imprenditori.

Infine segnaliamo anche la possibilità di rilevare un’attività già avviata. È possibile trovare varie attività da rilevare sul sito di Exchange Marketplace, ad esempio, per riprendere da dove qualche altro imprenditore ha lasciato. Continuare il business di qualcuno, certe volte, facilita le cose.

Attività da aprire

Attività da aprire con pochi soldi

Non sempre chi decide di vertere su attività da aprire a casa ha una cospicua disponibilità economica. Esistono però delle attività che è possibile avviare anche per chi dispone di poco denaro. Ne è un esempio perfetto la vendita di servizi online. Il trasferimento del proprio know-how in un determinato campo d’interesse, può essere sfruttato quale fonte di remunerazione. Oggi è facile imbattersi in siti che vendono corsi online, ebook e video tutorial. Insegnare agli altri quello che conosciamo è sicuramente un modo come un altro per fare business come lavoratori autonomi.

Non solo corsi. Su internet oggi è possibile vendere qualunque prodotto digitale:

  1. Fotografie
  2. Grafica
  3. Illustrazioni
  4. Animazioni
  5. Modelli grafici
  6. Software
  7. Audio (musica, campioni, podcast, ecc.)
  8. Ricerche (statistiche, rapporti, ecc.)
  9. Traduzioni
  10. Ecc…

Qualunque sia il servizio digitale vendibile online come nuova attività da aprire a casa, l’importante è ritagliarsi la propria fetta di mercato. Cercare e individuare una nicchia di pubblico di riferimento, aiuta a far crescere il proprio business senza disperdere risorse ed energie. I social network in questo possono aiutare veramente tanto. Instagram, YouTube, Twitch, TikTok, ecc… Sono palcoscenici perfetti per il proprio pubblico online e per la monetizzazione del proprio business.

Attività da aprire oggi: conclusioni

Oggi le attività da aprire per creare un proprio business da casa, sono davvero tantissime. Non c’è che l’imbarazzo della scelta. È addirittura possibile vendere online senza partita IVA. Internet è una miniera d’oro d’informazioni da ricercare e seguire per trovare la strada giusta e avviare un’impresa remunerativa. Una condizione semplificata maggiormente anche dalla possibilità di utilizzare software e piattaforme online per la fatturazione elettronica. Proprio come FatturaPRO.click che ha reso possibile una gestione facile e veloce delle fatture, dall’emissione semplificata e illimitata di Fatture Elettroniche PA, B2B e B2C alla ricezione con caricamento e archiviazione automatici. Un modo semplice e automatizzato per portare avanti il proprio business nel migliore dei modi.

Conto corrente aziendale o privato: quale usare per la propria attività

In un precedente articolo abbiamo già visto quale possa essere il costo conto corrente oggi per un privato e un’azienda. I piccoli e medi imprenditori devono quindi valutare se utilizzare un conto corrente aziendale, piuttosto che uno privato. Non è solo il costo di apertura e gestione mensile/annuale che decreta la scelta definitiva. Un conto business, in linea generale, dovrebbe essere sempre considerato a se stante, rispetto a quello privato.

Conto corrente aziendale VS privato: le differenze

La differenza fondamentale tra un conto corrente aziendale e uno privato, riguarda la provenienza del denaro depositato. Nel conto aziendale è depositato il flusso degli introiti proveniente esclusivamente dalla sfera lavorativa. In quello privato, invece, si trovano i soldi attinenti alla propria sfera personale.

Il costo varia in base a diversi fattori: commissioni di transazione, spese di manutenzione, commissioni di deposito, ecc…Alcuni istituti bancari possono offrire alle piccole e medie imprese la possibilità di aprire anche il conto gratuitamente. Stesse agevolazioni previste, in alcuni casi anche per le start up innovative. Non pagare il conto corrente, significa, comunque, dover sottostare a restrizioni e limiti più rigidi.

Le aziende possono anche aprire un conto corrente aziendale di risparmio. Si tratta di un sistema che permette di separare e risparmiare sul capitale circolante e a guadagnare dagli interessi su eventuali fondi. Alcuni, comunque, richiedono un deposito minimo.

Conti correnti aziendali: perché separare le finanze dalla sfera privata

Presa la decisione di fare impresa è importante capire che le finanze della sfera privata devono essere tenute separate da quella aziendale. I motivi sono tanti, soprattutto per una S.R.L.:

  1. la divisione salvaguarda le finanze personali da eventuali problemi finanziari
  2. è più facile monitorare e gestire le finanze aziendali in vista di eventuali futuri investimenti
  3. i soldi aziendali possono essere impiegati più facilmente per migliorare la gestione contabile dell’impresa
  4. è possibile ottenere linee di credito aziendale dalle banche

Conto corrente aziendale

Apertura conto corrente aziendale: perché farlo?

Aprire un conto business presenta indubbi vantaggi per chi decide di diventare imprenditore:

  • Possibilità di usufruire di detrazioni fiscali.
  • Tutela dei risparmi privati e viceversa – il merito creditizio personale, o quello aziendale non subiranno alcun impatto negativo qualora vi fossero delle difficoltà nell’una o nell’altra sfera d’azione.
  • Miglior traccia di entrate e uscite – un conto corrente aziendale è facile e semplice da usare e permette di gestire al meglio il flusso di denaro in entrata e in uscita dalla propria ditta. Il conto aziendale è il termometro di un’azienda che ne monitora il reale stato di salute.
  • Pagare le tasse con facilità – dal conto dell’azienda è più semplice pagare le tasse e accedere a detrazioni fiscali.
  • Aumenta la credibilità e la professionalità di un’impresa – avere un conto corrente aziendale contribuisce a migliorare l’immagine della propria azienda agli occhi degli altri. La rende più professionale e, di conseguenza, più affidabile.

Conto corrente aziendale online: cosa offrono le banche

Le esigenze di un imprenditore sono diverse da quelle di un privato cittadino. Le caratteristiche da controllare prima di aprire un conto business sono tante:

  • Costi – come abbiamo detto possono variare moltissimo a seconda delle commissioni di transazione, spese di manutenzione, commissioni di deposito, ecc… Alcuni istituti sono disposte a rinunciare alle commissioni richiedendo pero un saldo minimo ogni mese. In altri casi, invece, le banche applicano le commissioni di transazione solo se viene superato un determinato volume di transizioni mensili. Come questa, esistono altre decine di caratteristiche che possono far crescere o diminuire il costo di un conto aziendale (online o fisico).
  • Servizi e opzioni disponibili – oltre al costo è da tenere in considerazione i servizi aggiuntivi messi a disposizione dalle banche: applicazioni mobile, carta di credito aziendale che permette l’accesso ad una linea di credito per imprese, servizi per la ricezione di pagamenti online e fisici, ecc…
  • Esigenze personali – per scegliere il giusto conto corrente aziendale è importante vedere quali sono le proprie esigenze da soddisfare (ad esempio come il numero di transazioni commerciali mensili, piuttosto che la possibilità di fare a meno di filiali fisiche).

Qualunque sia l’attività svolta, scegliere di tenere separato il conto privato da quello aziendale, è sicuramente l’opzione migliore. Facilita il lavoro e offre numerosi vantaggi.

Diventare imprenditore: vantaggi, svantaggi e possibilità

Diventare imprenditori e fare impresa comporta sempre alcuni rischi, ma i vantaggi non sono pochi. La strada per aprire una partita IVA e diventare imprenditore e quindi il capo di se stessi a volte presenta qualche difficoltà. Se affrontata con convinzione, professionalità, impegno e cognizione di causa, i risultati non tardano però ad arrivare. Di solito chi inizia una nuova attività possiede già una conoscenza di base nel settore. Non per tutti è così e chi non ha maturato alcuna esperienza, solitamente preferisce appoggiarsi a partner che ne abbiano. Gli investimenti da sostenere variano a seconda del settore. Un business presenta moltissime sfaccettature diverse che è sempre bene conoscere prima d’iniziare una nuova avventura imprenditoriale.

Diventare imprenditore: la spinosa questione della gestione del tempo

Una delle sfide principali che un neo imprenditore deve affrontare, riguarda la gestione del tempo in attività. A questa seguono contabilità e gestione del proprio business. Anche la strategia marketing richiede impegno e non è sempre una strada semplice da percorrere. Infine, un’altra spinosa questione, riguarda la dichiarazione dei redditi, che sempre più spesso, è affidata, per comodità, a dottori commercialisti professionisti del settore.

L’amministrazione del tempo rimane comunque un problema sentito da molti. Saper gestire correttamente il tempo messo a disposizione per un’attività imprenditoriale, non è affatto semplice, soprattutto per chi è alle prime armi. La maggior parte dei neo imprenditori, inizialmente, dedica meno tempo alla nuova attività perché la svolge contemporaneamente a un’altra. Di media occorrono da uno a due anni di lavoro affinché una nuova attività lavorativa imprenditoriale possa diventare davvero redditizia.

Come diventare imprenditori di successo sfruttando le nuove tecnologie digitali

Gli strumenti digitali rappresentano un punto chiave per il successo di un’impresa. Purtroppo, nonostante gli enormi passi avanti che la tecnologia ha fatto negli ultimi anni, sono ancora pochi gli imprenditori che la sfruttano per la propria attività. Alcuni soggetti, invece, hanno capito che l’integrazione della tecnologia e la digitalizzazione delle aziende consente la semplificazione dei processi con un conseguenziale risparmio economico.

Nelle attività imprenditoriali la tecnologia è sfruttata soprattutto per la fatturazione elettronica, le vendite (ad esempio, per processare gli ordini, tracciare i pagamenti e ottenere le rendicontazioni) e infine anche per il marketing.

Diventare imprenditori: ecco perché sono in molti a farlo

Aprire una propria attività presenta, senza dubbio, dei vantaggi e forti gratificazioni. Avere la propria impresa non è solo grattacapi, problemi e incertezze. Esiste anche un lato positivo. Le motivazioni che spingono sempre più persone ad aprire e gestire un’azienda sono molteplici. Tra queste ricordiamo:

  1. essere capi di se stessi
  2. crescita aziendale
  3. libertà organizzativa e di gestione del tempo
  4. libero sfogo alla propria creatività
  5. perseguimento dei propri obiettivi e della propria visione aziendale

Diventare imprenditore

Essere capi di se stessi

La possibilità di poter scegliere come, quando, dove e perché, è la gratificazione più alta e ambita per chi decide d’intraprendere una carriera da imprenditore.

Crescita aziendale

Anche veder crescere il proprio business è sicuramente un fattore che attrae e che spinge le persone a optare per la vita imprenditoriale. Un business, magari nato dal niente, che trova la propria strada e il modo giusto per aumentare ogni anno, appaga e ripaga degli sforzi compiuti.

Gestione del tempo

Al pari dell’essere a capo di se stessi, anche la gestione del tempo è un fattore cruciale che, nella maggior parte dei casi, fa oscillare l’ago della bilancia a favore dell’imprenditoria, rispetto a un lavoro dipendente. Il tempo è vita e poter disporre della propria a proprio piacimento è una delle ambizioni più alte dell’essere umano.

Dare sfogo alla creatività

Un’azienda può diventare espressione di se stessi. A chiunque venga data (o si prenda) la libertà di farlo, trova estrema soddisfazione nel manifestare il proprio “io” attraverso lavoro, impegno e creatività.

Perseguimento di obiettivi e visione aziendale

Portare a termine una visione personale di un lavoro, di un progetto e quindi una qualunque attività imprenditoriale, è estremamente appagante. Il perseguimento di un obiettivo e di una data visione aziendale, è un altro dei motivi per cui le persone decidono di mettersi in proprio e diventare imprenditore.

Paesi Sepa: quali e quanti sono

I paesi SEPA sono gli Stati che rientrano nell’area del Single Euro Payments Area (acronimo proprio di SEPA). Si tratta di una zona geolocalizzata di cui fanno parte tutti i cittadini degli Stati Membri dell’Unione Europea che effettuano operazioni di pagamento in euro verso gli altri conti correnti. La zona è caratterizzata da un’armonizzazione di piattaforme, strumenti, infrastrutture e costi che rende possibile eseguire scambi con la medesima moneta. I pagamenti effettuabili sono quelli elettronici che prendono in considerazione strumenti quali: bonifici, addebiti diretti e carte di pagamento.

SEPA: a cosa serve

Il circuito SEPA è stato creato con un preciso scopo di semplificazione di tutte le procedure bancarie. Un incentivo per stimolare gli scambi commerciali europei, aumentare la concorrenza tra i prestatori di servizi di pagamento e, di conseguenza, per far diminuire le tariffe. Si tratta di un sistema basato sulla semplicità, sull’efficienza e sulla sicurezza per un mercato europeo più libero e conveniente.

Con il circuito SEPA infatti è possibile effettuare domiciliazioni di pagamenti su conti stranieri, gestire i pagamenti degli stipendi dei propri dipendenti in tutta Europa accentrando la tesoreria in un determinato Paese, aprire un conto corrente in un paese e gestirlo da un altro, ecc…

Paesi Sepa: quali e quanti sono

I paesi SEPA, quelli cioè che rientrano nell’area SEPA, sono ben 36. Di questi 20 sono i paesi Sepa che rientrano nell’area Euro:

  • Austria, Belgio, Cipro, Croazia, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna.

Altri sette, invece, accettano l’Euro per effettuare e ricevere pagamenti, ma non adottano la moneta unica all’interno del proprio Stato:

  • Bulgaria, Danimarca, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Svezia e Ungheria.

Infine, gli ultimi nove non sono proprio Stati Membri dell’Unione Europea:

  • Città del Vaticano, Andorra, Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Principato di Monaco, Regno Unito, Svizzera e San Marino.

Accettare il sistema SEPA significa accogliere e adottare precisi schemi di pagamento in uso sul mercato nazionale (BON e RID per l’Italia) a quelli standardizzati a livello Europeo:

  1. SCT (SEPA Credit Transfer)
  2. SDD (SEPA Direct Debit).

SEPA Credit Transfer: cos’è e come funziona

Nei paesi SEPA l’SCT (SEPA Credit Transfer) è uno strumento ideato per sostituire  il bonifico nazionale. Un servizio che esiste ormai dal lontano 28 gennaio 2008. Il bonifico SEPA è uno strumento base per eseguire pagamenti da conto a conto. Non rientra in questo schema, invece, il bonifico per cassa. LA transizione dagli schemi nazionali al modello standardizzato è stata progressiva ed è durata fino al primo febbraio del 2014. Da quel momento in poi, il bonifico SEPA è diventato uno schema adottato da tutti i paesi SEPA della Comunità. Il suo utilizzo è normale e diffuso tanto che ormai tutti sanno come fare un bonifico SEPA.

Paesi Sepa

L’SCT prevede ad oggi un tempo massimo di esecuzione di un 1 giorno lavorativo successivo alla data di ricezione dell’ordine grazie alla contrazione del tempo di esecuzione della banca dell’ordinante. All’inizio, per eseguire un bonifico SEPA erano necessario i seguenti codici:

Oggi invece, la procedura è stata migliorata ulteriormente ed è sufficiente l’IBAN del beneficiario. Oggi quando un membro dei Paesi SEPA effettua un bonifico SEPA non può scegliere la valuta di accredito sul conto corrente del beneficiario.

SEPA Direct Debit

L’SDD è lo strumento usato dal circuito SEPA per l’incasso pre-autorizzato su mandato all’addebito richiesto dal debitore a favore di un suo creditore. In Italia è un sistema che ha sostituito il RID.

Paese SEPA: differenza tra Stati UE e Stai non UE

Tra i paesi SEPA non appartenenti all’Unione Europea troviamo: Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera, Principato di Monaco e San Marino. La differenza che intercorre tra loro egli Stati appartenenti alla Comunità è la responsabilità soggettiva che hanno di doversi adeguare dal punto di vista tecnico e legale affinché gli strumenti di pagamento SEPA possano essere utilizzati alle stesse condizioni offerte negli Stati Membri dell’UE.

Ricordiamo, infine, che i Paesi extra SEPA sono, invece, tutti i Paesi non sono indicati finora che non fanno parte dell’accordo economico effettuato tra i vari Paesi che si trovano nel continente europeo.

Vendere online senza partita iva: è possibile? Conviene?

Vendere online senza partita IVA è possibile, ma solo in determinate circostanze. Quando l’attività è svolta occasionalmente, allora è possibile anche senza aprire una partita IVA nuova. In presenza di attività svolta in modo sporadico e occasionale, non è necessario avere partita IVA per vendere beni e servizi. La vendita di prodotti usati, ad esempio (vestiti, mobili, oggettistica, ecc…) non è tassata perché non è riconosciuta come attività lavorativa che crea reddito d’impresa. Solo quando la vendita si ripete costantemente nel tempo e con maggiore assiduità, lo Stato pretende l’apertura di una partita IVA e il pagamento delle tasse.

Vendere online occasionale o abituale: le differenze

La vendita online senza partita IVA è possibile quando è svolta una tantum e non crea quindi reddito d’impresa. In presenza di attività che si protrae nel tempo in modo costante e con frequenza, allora è necessario aprire partita IVA perché per lo Stato e il Fisco significa fare impresa. Attività che può essere occasionale (è il caso, ad esempio, di chi frequenta mercatini dell’usato o per hobbisti una volta l’anno) oppure abituale. Per la prima non occorre partita IVA, per la seconda si. L’occasionale può trasformarsi anche in abituale e commerciale se chi la svolge si organizza al meglio per realizzarla compiutamente

La differenza tra abituale e occasionale non è imposta dal reddito percepito, bensì dalle modalità di svolgimento dell’attività. La costanza, trasforma un’attività occasionale in abituale. Per non dover aprire partita IVA l’attività deve essere:

  • sporadica
  • non organizzata
  • non continua

Inoltre, nessuna vendita senza partita IVA occasionale, può avere uno shop online. La Partita IVA per e-commerce è obbligatoria perché uno shop online è un’attività organizzata!

Vendere online senza partita iva

Vendere online senza partita IVA: l’occasionalità

Vendere online senza partita IVA non comporta alcun obbligo o adempimento fiscale e contabile. Non si tratta di attività professionale e non crea reddito d’impresa (come ad esempio il pagamento dell’IRPEF e dell’IRAP. Non è nemmeno necessario emettere fatture elettroniche e i prezzi applicati, molto spesso, sono davvero irrisori.

Le transazioni sono occasionali e sporadiche e i proventi percepiti sono considerati rientranti nella categoria dei redditi diversi. Quindi, un’attività di vendita occasionale per non avere partita IVA non può nemmeno avere un e-commerce. Un sito di vendita online, infatti, è considerato un’attività organizzata supportata da promozioni e pubblicità.Vendere prodotti online senza partita IVA sfruttando i Marketplace.

I marketplace sono delle piattaforme organizzate sulle quali è possibile vendere e acquistare online oggetti di varia natura. Contengono centinaia di categorie e attraggono ogni giorno migliaia di utenti che conoscono, riconoscono e si fidano del marchio, percepito come una sorta di autenticità e garanzia dei prodotti venduti.

I marketplace sono mediatori di vendita che richiedono una determinata commissione per ciascuna transazione eseguita sulla loro piattaforma. La media della commissione si aggira attorno al 3,5 %. Sui Marketplace è possibile vendere online senza partita IVA. I marketplace (come ad esempio Ebay, oppure Facebook) consentono quindi la vendita online occasionale, non organizzata (dal soggetto privato), sporadica, a prezzi modici e non continuativa. Amazon non rientra in questa categoria. Per vendere su Amazon è necessario avere partita IVA.

Vendere prodotti online con un e-commerce

Vendere prodotti online con un e-commerce è quindi un’attività che produce reddito d’impresa e richiede l’apertura di partita IVA. Non solo. Per vendere con il proprio e-commerce è necessario: aprire partita IVA.

  1. Compilare una SICA
  2. Iscrivere l’attività al Registro delle Imprese
  3. Eseguire l’iscrizione all’INPS nella sezione gestione commercianti

È inoltre indispensabile scegliere il regime fiscale migliore per la propria attività. Una decisione molto importante che va a incidere sulla gestione aziendale. Nel caso non fosse possibile aderire al Regime Forfettario è necessario ricordare l’obbligo della registrazione contabile di ciascuna operazione legata all’attività stessa (attiva o passiva che sia).