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Cosa sono le imposte: dirette, indirette e differenze con le tasse

Sapere cosa sono le imposte è un’informazione fondamentale per chiunque, ma in particolare per tutti coloro che decidono di aprire una partita IVA. Le imposte sono una componente fondamentale dell’economia di qualsiasi paese. Queste rappresentano il mezzo principale attraverso cui lo Stato può raccogliere fondi per finanziare i propri programmi, investimenti e servizi pubblici. Vediamo quindi di capire meglio cosa sono le imposte, le differenze tra imposte dirette e indirette e le principali differenze tra imposte e tasse.

Imposte: cosa sono e a cosa servono

Le imposte sono prelievi fiscali obbligatori che lo Stato impone ai cittadini, alle imprese e alle organizzazioni. Sono utilizzate per finanziare le attività dello stato e per ridistribuire le risorse nella società in modo equo. Le imposte possono essere dirette o indirette, a seconda del modo in cui sono raccolte.

Cosa sono le imposte dirette?

Le imposte dirette sono quelle prelevate direttamente dal reddito o dalla proprietà di un individuo. Includono l’imposta sul reddito, l’imposta sul patrimonio, l’imposta sulle successioni e donazioni. Le imposte dirette sono considerate più giuste rispetto alle imposte indirette, poiché sono proporzionali alla capacità contributiva dell’individuo o dell’impresa.

Cosa sono le imposte

Imposte dirette e indirette: quali sono le differenze?

Le imposte indirette sono invece quelle prelevate su beni e servizi, ad esempio l’IVA, l’accisa sulle sigarette o l’imposta sul valore aggiunto sui beni di lusso. L’imposta indiretta è pagata dal consumatore finale del prodotto o del servizio, e non dal produttore o dal venditore. Questo significa che l’imposta è inclusa nel prezzo del prodotto o del servizio e aumenta il costo per il consumatore finale.

Le differenze tra imposte dirette e indirette sono molteplici. Le imposte dirette sono considerate più progressive, in quanto le persone con un reddito più alto pagano una percentuale più elevata rispetto alle persone con un reddito più basso. Le imposte indirette, d’altra parte, colpiscono tutti allo stesso modo, indipendentemente dal reddito. Le imposte dirette sono inoltre più difficili da evadere rispetto alle imposte indirette.

Imposte e tasse: quali sono le principali differenze?

Le tasse sono un altro tipo di prelievo fiscale, ma sono diverse dalle imposte. Le tasse sono generalmente prelevate per finanziare servizi specifici, come ad esempio le tasse universitarie o le tasse sull’utilizzo di una strada a pedaggio. Le tasse sono generalmente obbligatorie e non sono negoziabili anche se esistono diversi metodi per pagare meno tasse.

Le imposte, d’altra parte, sono prelevate per finanziare i programmi generali dello Stato, come ad esempio l’assistenza sanitaria pubblica o la difesa nazionale. Le imposte sono in genere negoziabili, e i contribuenti possono spesso scegliere come allocare i propri fondi, ad esempio tramite le donazioni a scopo fiscale.

Imposte indirette: cosa sono e come funzionano?

Quindi abbiamo visto che le imposte indirette sono imposte applicate sul consumo di beni e servizi. L’imposta è generalmente inclusa nel prezzo del bene o servizio acquistato ed è pagata dal consumatore finale. L’imposta indiretta è generalmente considerata una forma regressiva di tassazione, perché colpisce in modo più pesante le persone con redditi più bassi.

Un esempio comune di imposta indiretta è l’IVA (imposta sul valore aggiunto), applicata su tutti i beni e servizi venduti in un paese. L’IVA è generalmente applicata ad una determinata percentuale sul prezzo del bene o servizio e pagata dal consumatore finale.

Le imposte indirette possono essere utilizzate per influenzare il comportamento dei consumatori, ad esempio applicando un’aliquota più elevata su prodotti considerati dannosi per la salute, come il tabacco o l’alcol. In questo modo, lo Stato cerca di incentivare il consumo di prodotti più sani e di ridurre i costi sanitari correlati ai prodotti dannosi.

Inoltre, le imposte indirette possono essere utilizzate come strumento per proteggere l’industria nazionale, ad esempio attraverso l’applicazione di dazi doganali sulle importazioni di beni stranieri. In questo modo, le merci importate diventano meno competitive rispetto ai prodotti nazionali, favorendo l’industria nazionale.

Imposte e tasse: conclusioni

Abbiamo quindi cercato di dare una spiegazione dettagliato su cosa siano imposte, le differenze tra imposte dirette e indirette e le principali differenze tra imposte e tasse. Ricapitolando possiamo quindi dire che le imposte sono un mezzo fondamentale per finanziare i programmi pubblici e ridistribuire le risorse nella società. Le imposte dirette sono quelle prelevate direttamente dal reddito o dalla proprietà di un individuo, mentre le imposte indirette sono quelle prelevate sui beni e servizi. Le tasse, d’altra parte, sono prelevate per finanziare servizi specifici, come ad esempio le tasse universitarie. Le imposte indirette possono essere utilizzate per influenzare il comportamento dei consumatori e proteggere l’industria nazionale.

Conservazione fatture elettroniche clienti esteri: come, quando ed esclusioni

La conservazione delle fatture elettroniche consiste nella conservazione di copie digitali delle fatture emesse e ricevute da un’impresa. Questa pratica è prevista dalla normativa fiscale italiana e dalla Direttiva Europea sulla fatturazione elettronica, che prevede l’utilizzo di fatture elettroniche in sostituzione di quelle cartacee. La conservazione delle fatture elettroniche è obbligatoria a partire dal 31 marzo 2015 per le aziende che emettono fatture verso la pubblica amministrazione e a partire dal 31 dicembre 2018 per tutte le altre aziende.

La corretta conservazione a norma di legge è fondamentale per garantire la tracciabilità e la trasparenza delle transazioni commerciali e per poter fornire prove valide in caso di verifiche fiscali. Inoltre, una corretta conservazione permette di avere sempre a disposizione i dati delle fatture, rendendo più agevole la gestione amministrativa e contabile.

Conservazione fatture elettroniche clienti esteri: metodi, strumenti e sicurezza dei dati.

La conservazione delle fatture elettroniche dei clienti esteri può avvenire tramite sistemi digitali sicuri. Gli strumenti più comuni sono la conservazione sostitutiva e l’adesione alla conservazione elettronica presso l’Agenzia delle Entrate. La conservazione sostitutiva consiste nel mantenere una copia digitale delle fatture al posto di quelle cartacee. L’adesione alla conservazione elettronica presso l’Agenzia delle Entrate invece, implica l’invio delle fatture elettroniche a un sistema gestito dall’Agenzia stessa. In entrambi i casi, è importante che i sistemi di conservazione siano sicuri e garantiscano la protezione dei dati.

Inoltre, è necessario che gli strumenti utilizzati siano conformi ai requisiti tecnologici previsti dalla normativa fiscale per garantire la validità giuridica delle fatture elettroniche conservate. Per esempio, le fatture elettroniche devono essere conservate in formato elettronico non modificabile e accessibile in qualsiasi momento per un periodo di tempo minimo di dieci anni.

Per garantire la sicurezza dei dati, è consigliabile affidarsi a soluzioni tecnologiche affidabili e certificate. I sistemi di conservazione devono essere protetti da sistemi di autenticazione robusti e da firewall adeguati per prevenire accessi non autorizzati.

Le fatture elettroniche devono inoltre essere correttamente archiviate e catalogate per garantirne la consultazione facile e veloce in caso di bisogno. Per questo motivo, è consigliabile utilizzare software di gestione documentale che permettano di organizzare le fatture in modo semplice e intuitivo.

Conservazione fatture elettroniche

Conservazione sostitutiva fatture elettroniche: quando è obbligatoria?

La conservazione delle fatture elettroniche dei clienti esteri è regolamentata dalla normativa fiscale italiana e da quella del paese in cui il cliente ha sede. Ad esempio, in Italia, l’obbligo di conservazione delle fatture elettroniche è previsto dal Decreto Legislativo n. 127 del 2015 e dal successivo Regolamento dell’Agenzia delle Entrate n. 8 del 2016. Queste norme stabiliscono la durata minima obbligatoria di conservazione delle fatture, che generalmente è di dieci anni.

È importante che le aziende adempiano a questo obbligo per evitare eventuali sanzioni fiscali. La conservazione corretta delle fatture elettroniche garantisce la tracciabilità e la verificabilità delle operazioni commerciali effettuate con i clienti esteri. Inoltre, rappresenta anche una forma di tutela per l’impresa, che potrà eventualmente farvi riferimento in caso di controlli fiscali o in caso di controversie con i clienti. Pertanto, una corretta conservazione delle fatture elettroniche dei clienti esteri rappresenta un elemento fondamentale per la regolarità e la sicurezza delle attività aziendali.

Conservazione fatture: Esclusioni dall’obbligo per clienti esteri, casi particolari, esenzioni e sanzioni.

Ci sono alcuni casi particolari in cui l’obbligo di conservazione delle fatture elettroniche dei clienti esteri non sussiste. Ad esempio, le fatture per importi inferiori a una soglia stabilita dalla legislazione fiscale possono essere escluse dall’obbligo di conservazione.

Inoltre, possono essere esenti dall’obbligo di conservazione anche i fornitori che svolgono attività esenti da imposta o che rientrano in specifiche categorie fiscali. È importante fare attenzione alle esclusioni previste dalla legislazione fiscale in quanto l’omissione della conservazione delle fatture può comportare sanzioni fiscali severe. La mancata conservazione delle fatture può anche causare problemi nella verifica della corretta applicazione delle imposte e nella eventuale verifica fiscale. Pertanto, è importante fare riferimento alla normativa fiscale per verificare se l’obbligo di conservazione dei clienti esteri sussista o meno, e seguire le procedure corrette per evitare sanzioni e problemi fiscali.

 

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Quanto può fatturare una srls? Come funziona? Quando aprirne una?

Le SRLS (Società a Responsabilità Limitata Semplificata) sono una forma di società a responsabilità limitata che si caratterizzano per la semplicità e la flessibilità nella loro gestione. Sono state introdotte dalla Legge di Stabilità del 2014, con lo scopo di agevolare la creazione di nuove imprese e di favorire l’accesso al credito. Con questo articolo vogliamo fornire qualche utile informazione per capire cosa sono, come si costituiscono e quanto può fatturare una srls effettivamente, con limiti massimi e minimi da rispettare.

SRLS società a Responsabilità Limitata Semplificata

Le SRLS sono caratterizzate da una struttura semplificata rispetto alle altre società a responsabilità limitata, sia per quanto riguarda la loro costituzione che per la loro gestione.

Una SRLS può essere costituita da un minimo di uno a un massimo di cinquanta soci, che possono essere persone fisiche o giuridiche. Non è necessario redigere un atto costitutivo, né è richiesto il deposito di un capitale sociale minimo. I soci di una SRLS sono responsabili solo in misura proporzionale al loro conferimento, senza che vi sia il rischio di responsabilità personale.

Tassazione SRLS

Prima di arrivare a capire quanto può fatturare una srls, vediamo, nel dettaglio, la tassazione a cui sono soggette le società a responsabilità limitata semplificata. Si tratta di una tassazione ordinaria, come per le altre società a responsabilità limitata. Ciò significa che devono versare le seguenti imposte:

  • IRPEF (Imposta sul reddito delle persone fisiche) per i soci, in base alla quota di partecipazione al reddito della società.
  • IRES (Imposta sul reddito delle società) per la società, in base al reddito prodotto.
  • IVA (Imposta sul valore aggiunto) per le operazioni commerciali effettuate dalla società.

SRLS costi

Aprire una SRLS comporta dei costi che vanno considerati nella fase di pianificazione dell’impresa. I costi principali sono i seguenti:

  1. Costo della visura camerale, che varia in base alla regione in cui è richiesta.
  2. Iscrizione al Registro delle Imprese, che comprende il bollo e la tassa d’iscrizione.
  3. Costo per la redazione del libro soci, che può essere sostenuto presso un commercialista o un avvocato.

Inoltre, è necessario considerare i costi per la gestione della società, come ad esempio i compensi per il consiglio di amministrazione, il commercialista e l’eventuale contabile.

Quanto può fatturare una srls? Ecco i limiti di fatturato delle SRLS

Le SRLS non hanno limiti di fatturato. Ciò significa che una SRLS può generare un reddito illimitato, a patto che sia rispettata la normativa fiscale e commerciale in vigore.

Fatturazione elettronica SRLS

A partire dal 2019, le SRLS sono obbligate alla fatturazione elettronica per le operazioni commerciali con altre imprese e con la pubblica amministrazione. Ciò significa che le fatture emesse e ricevute devono essere trasmesse in formato elettronico, utilizzando il Sistema d’Interscambio (SdI) messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate.

La fatturazione elettronica permette di semplificare l’emissione e la gestione delle fatture, riducendo gli errori e i tempi di lavoro. Inoltre, consente di avere un maggiore controllo e tracciabilità delle operazioni commerciali.

Quanto può fatturare una srls

Aprire una SRLS

Per aprire una SRLS, è necessario soddisfare i seguenti requisiti:

  1. Avere la maggiore età.
  2. Non essere stati dichiarati falliti.
  3. Non essere sottoposti a procedure concorsuali.
  4. Inoltre, è necessario scegliere una denominazione per la società che rispetti le norme sulla registrazione dei marchi e sulla tutela della proprietà industriale.
  5. Scegliere la sede della società, che può essere l’abitazione del socio o un locale commerciale.
  6. Scegliere un legale rappresentante per la società, che può essere uno dei soci o un terzo.
  7. Comunicare l’avvio dell’attività all’ufficio del registro delle imprese e all’agenzia delle entrate.
  8. Redigere il libro soci, che contiene l’elenco dei soci, i conferimenti e le quote di partecipazione.

Srls vantaggi

Aprire una SRLS (Società a Responsabilità Limitata Semplificata) può comportare diversi vantaggi per chi desidera fare impresa:

  • Semplicità e velocità nella costituzione: le SRLS non richiedono un atto costitutivo né un capitale sociale minimo, il che le rende più semplici da aprire rispetto ad altre forme societarie. Inoltre, il processo di iscrizione al Registro delle Imprese è più rapido rispetto ad altre forme di società a responsabilità limitata.
  • Responsabilità limitata dei soci: i soci di una SRLS sono responsabili solo in misura proporzionale al loro conferimento, senza il rischio di responsabilità personale. Ciò significa che il patrimonio personale dei soci non può essere utilizzato per soddisfare i debiti della società.
  • Flessibilità nella gestione: le SRLS possono essere gestite in modo flessibile, senza l’obbligo di un consiglio di amministrazione o di un organo di controllo. Ciò le rende adatte sia a piccole imprese che a società di maggiori dimensioni.
  • Possibilità di ottenere finanziamenti: le SRLS possono accedere a finanziamenti e agevolazioni fiscali destinati alle nuove imprese, come ad esempio il credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali o il superammortamento.
  • Tassazione ordinaria: le SRLS sono soggette alla tassazione ordinaria, come le altre società a responsabilità limitata, con l’applicazione dell’IRPEF per i soci e dell’IRES e dell’Iva per la società. Ciò le rende più convenienti rispetto ad altre forme societarie, come ad esempio le società per azioni, che sono soggette a tassazione più elevata.

Legge di bilancio 2023: le novità per imprese e professionisti

La Legge di bilancio 2023 è stata approvata dal Governo il 28 dicembre 2022 e contiene diverse novità che interessano sia i professionisti che le imprese e tutti coloro che vogliono aprire una partita IVA. In questo articolo, cercheremo di fare una panoramica delle principali modifiche apportate dalla nuova legge e di spiegare come queste possono influire sulle attività di professionisti e imprese.

Prima di entrare nello specifico, è importante ricordare che la Legge di bilancio è uno strumento fondamentale per la definizione delle politiche economiche e finanziarie dello Stato e che ha come obiettivo quello di garantire il sostegno alle famiglie, alle imprese e ai lavoratori, nonché il rilancio dell’economia. Passiamo quindi ad analizzare le novità introdotte dalla Legge di bilancio 2023 per i professionisti.

Legge di bilancio 2023: le novità per i professionisti

Una delle principali novità introdotte dalla Legge di bilancio 2023 per i professionisti riguarda l’ampliamento della platea dei soggetti che possono accedere alla detrazione del 50% per l’acquisto di beni strumentali. Fino a oggi, infatti, tale detrazione era riservata solo ai lavoratori dipendenti e ai titolari di partita IVA con ricavi o compensi fino a 400.000 euro. Con la nuova legge, invece, la detrazione è estesa anche ai liberi professionisti iscritti alle casse di previdenza dei lavoratori autonomi e agli enti previdenziali privati.

Un’altra novità interessante per i professionisti è l’estensione della possibilità di utilizzare il regime forfettario anche ai lavoratori autonomi iscritti alle casse di previdenza dei lavoratori autonomi e agli enti previdenziali privati. Fino ad oggi, infatti, tale regime era riservato solo ai lavoratori autonomi che non superavano un determinato limite di ricavi. Con la nuova legge, invece, anche i professionisti con ricavi superiori ai limiti previsti dal regime forfettario potranno optare per tale regime, a condizione che non siano esercitate attività di impresa, arti e professioni esenti o che non diano luogo a ritenute d’acconto.

Bilancio di previsione dello Stato: le novità per le imprese

Un’altra novità importante per le imprese è l’introduzione della “Nuova Sabatini“, una misura che prevede l’erogazione di contributi a fondo perduto per l’acquisto di beni strumentali da parte di piccole e medie imprese. La “Nuova Sabatini” è rivolta sia alle imprese che alle start-up innovative e prevede un contributo a fondo perduto pari al 40% delle spese sostenute per l’acquisto di beni strumentali, fino a un massimo di 2 milioni di euro per ciascuna impresa.

Un’altra misura introdotta dalla Legge di bilancio 2023 che riguarda le imprese è il “credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali nuovi“, che prevede un credito d’imposta pari al 50% delle spese sostenute per l’acquisto di beni strumentali nuovi, fino ad un massimo di 2,5 milioni di euro per ciascuna impresa. Tale credito d’imposta è rivolto alle imprese che effettuano investimenti in beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive ubicate in territori a elevata intensità di processo e a territori svantaggiati.

Legge di bilancio 2023

Start-up innovative: le novità nella Legge di bilancio 2023

La Legge di bilancio 2023 introduce anche diverse novità per le start-up innovative, alcune delle quali riguardano il sistema fiscale. Una di queste è l’estensione della possibilità di utilizzare il regime forfettario anche alle start-up innovative, a condizione che non siano esercitate attività di impresa, arti e professioni esenti o che non diano luogo a ritenute d’acconto.

Un’altra novità interessante per le start-up innovative è l’introduzione della “Nuova Sabatini“, una misura che prevede l’erogazione di contributi a fondo perduto per l’acquisto di beni strumentali da parte di start-up innovative. La “Nuova Sabatini” prevede un contributo a fondo perduto pari al 50% delle spese sostenute per l’acquisto di beni strumentali, fino ad un massimo di 2 milioni di euro per ciascuna start-up.

Manovra finanziaria 2023: novità per il settore turistico e culturale

La Legge di bilancio 2023 introduce anche diverse novità per il settore turistico e culturale, alcune delle quali riguardano il sistema fiscale. Una di queste è l’introduzione del “credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali nuovi destinati all’internazionalizzazione“, che prevede un credito d’imposta pari al 40% delle spese sostenute per l’acquisto di beni strumentali nuovi destinati all’internazionalizzazione, fino ad un massimo di 2 milioni di euro per ciascuna impresa. Tale credito d’imposta è rivolto alle imprese del settore turistico e culturale che effettuano investimenti in beni strumentali nuovi destinati all’internazionalizzazione dell’attività.

Inoltre, la Legge di bilancio 2023 prevede anche l’istituzione di un fondo per la promozione della cultura e del turismo, che avrà una dotazione di 50 milioni di euro per l’anno 2023. Il fondo sarà destinato a finanziare iniziative di promozione del patrimonio culturale e del turismo, nonché a sostenere l’organizzazione di eventi culturali e di valorizzazione delle destinazioni turistiche.

Manovra finanziaria: conclusioni

In conclusione, la Legge di bilancio 2023 introduce diverse novità per professionisti, imprese, start-up innovative e il settore turistico e culturale, alcune delle quali riguardano il sistema fiscale e altre che sono finalizzate a sostenere l’economia e a promuovere la cultura e il turismo. Si tratta di un’importante manovra finanziaria che introduce agevolazioni imprese e liberi professionisti.

Come vedere il fatturato di un’azienda

Oggi, sapere come vedere il fatturato di un’azienda è molto importante.  Si tratta, infatti, di una delle metriche di performance fondamentali per conoscere lo stato di salute di un’impresa. Esistono diversi modi per visualizzarlo, come, ad esempio, attraverso il bilancio e la dichiarazione dei redditi, oppure i rapporti finanziari periodici che includono informazioni sul fatturato. In questo articolo andiamo a vedere nel dettaglio cos’è il fatturato aziendale, a cosa serve e come e dove è possibile visualizzarlo.

Fatturato azienda: cos’è e perché è importante conoscerlo

Il fatturato di un’azienda è la quantità di denaro che l’azienda genera vendendo i suoi prodotti o servizi ai clienti. È una delle principali metriche di performance aziendali e rappresenta la quantità di denaro che l’azienda ha incassato durante un determinato periodo di tempo, solitamente un anno o un trimestre.

Il fatturato è importante perché rappresenta il livello di attività commerciale dell’azienda e può essere utilizzato per valutare la crescita o il declino dell’azienda stessa nel tempo. Inoltre, il fatturato può essere utilizzato per calcolare il margine lordo, che costituisce la differenza tra il prezzo di vendita dei prodotti o servizi e i costi diretti sostenuti per produrli. Il margine lordo può a sua volta essere utilizzato per calcolare il profitto lordo, vale a dire la quantità di denaro che l’azienda guadagna prima di dedurre le spese generali e le tasse.

Il fatturato è importante anche perché può essere utilizzato per confrontare le prestazioni di un’azienda con quelle di altre aziende del settore, o con le prestazioni storiche dell’azienda stessa. Inoltre, il fatturato può tornare utile come base per il calcolo delle tasse e per determinare il valore dell’azienda.

In sintesi, il fatturato è una metrica chiave per valutare la performance aziendale e per prendere decisioni importanti sulla strategia, il budget e le risorse dell’azienda.

Come vedere il fatturato di un’azienda

Il fatturato di un’azienda è quindi una delle metriche di performance più importanti e può essere visualizzato in diversi modi e in diversi luoghi. Ecco alcuni metodi in cui è possibile vederlo e recuperarlo facilmente:

  1. Bilancio: il bilancio è un documento che riepiloga le entrate e le uscite di un’azienda durante un determinato periodo di tempo, solitamente un anno. Il fatturato può essere trovato nella sezione delle entrate del bilancio, che mostra la quantità di denaro che l’azienda ha incassato vendendo i suoi prodotti o servizi.
  2. Dichiarazione dei redditi: la dichiarazione dei redditi è un documento che riepiloga i guadagni e le perdite di un’azienda durante un determinato periodo di tempo. Anche in questo caso, il fatturato può essere trovato nella sezione delle entrate, che mostra la quantità di denaro che l’azienda ha incassato vendendo i suoi prodotti o servizi.
  3. Rapporti finanziari: molti gruppi aziendali pubblicano dei rapporti finanziari periodici, che includono una panoramica della performance finanziaria dell’azienda. Il fatturato può essere trovato nei rapporti finanziari come parte delle entrate totali dell’azienda.
  4. Siti di terze parti: esistono diversi siti di terze parti che offrono informazioni finanziarie su molte aziende, come ad esempio Yahoo Finance o Bloomberg. È possibile cercare l’azienda in questione su questi siti per vedere il fatturato e altre informazioni finanziarie.

Inoltre, il fatturato di un’azienda può essere visualizzato direttamente dall’azienda stessa, ad esempio attraverso il suo sito web o i suoi rapporti finanziari pubblicati. È sempre importante verificare la fonte delle informazioni finanziarie per assicurarsi che siano accurate e aggiornate.

Come vedere il fatturato di un'azienda

Fatturato aziendale e Registro delle Imprese

Il registro delle imprese delle Camere di Commercio è un database pubblico che raccoglie informazioni su tutte le imprese iscritte al registro delle imprese, comprese le società per azioni, le società a responsabilità limitata e le ditte individuali. Il registro delle imprese delle Camere di Commercio è gestito dalle Camere di Commercio locali e può essere consultato da chiunque per ottenere informazioni sull’attività di un’impresa.

Per visualizzare il fatturato di un’azienda tramite il registro delle imprese delle Camere di Commercio, è necessario seguire questi passaggi:

  1. Trovare il registro delle imprese delle Camere di Commercio della zona d’interesse. In Italia, ad esempio, si possono trovare il registro delle imprese delle Camere di Commercio sul sito web delle Camere di Commercio italiane.
  2. Cercare l’azienda d’interesse. È possibile ricercare l’impresa per nome o per partita IVA.
  3. Una volta trovata l’azienda, selezionare il nome per visualizzarne i dettagli.
  4. Nella pagina dei dettagli dell’azienda, sono presenti diverse sezioni con informazioni sull’azienda stessa, come ad esempio la sua forma giuridica, il numero di dipendenti, il settore di attività e altre informazioni.
  5. Cercare la sezione “bilancio” o “dichiarazione dei redditi” per trovare il fatturato dell’azienda. In questa sezione, sono presenti le informazioni dettagliate sull’ammontare delle entrate dell’azienda durante un determinato periodo di tempo.

Il registro delle imprese delle Camere di Commercio è una risorsa molto utile per ottenere informazioni veloci accurate e certificate.

Sospensione Partita IVA: quando e come è possibile

Lo svolgimento di un’attività autonoma presuppone di aprire una partita IVA. Indipendentemente dal regime fiscale scelto, l’apertura della partita IVA e l’adempimento di obblighi fiscali e previdenziali, è assodato per tutti. Può capitare, però, che il lavoratore autonomo abbia necessità di sospendere partita IVA per un determinato periodo di tempo. La sospensione della partita IVA non è possibile per legge. Sospendere e riprendere dopo un certo lasso di tempo non è quindi fattibile.

Sospensione Partita IVA: regime ordinario e forfettario

Che si tratti di regime ordinario, piuttosto che del forfettario, la legge italiana non prevede in alcun caso la possibilità di sospendere temporaneamente la propria partita IVA. Questo significa che, se necessario, il lavoratore autonomo deve chiudere partita IVA, per poi riaprirla in futuro se c’è volontà di farlo.

I motivi che possono portare alla necessità di sospendere partita IVA sono molteplici, ma nessuno valido affinché ciò possa essere attuato da normativa vigente. Mantenere aperta una partita IVA ha un costo. Per lasciarla aperta, anche se non è utilizzata, il commercialista deve comunque essere pagato e, allo stesso modo, devono essere saldati i costi fissi come la contribuzione INPS.

Anche se non è possibile sospendere la partita IVA è comunque possibile sospendere la propria attività per un certo periodo di tempo. Le possibilità, in questo caso, sono:

  • chiudere definitivamente la partita IVA e riaprirne una nuova in un secondo momento
  • chiudere definitivamente la partita IVA
  • cambiare il regime fiscale
  • diventare ditta individuale che affitta ad azienda

Chiudere definitivamente la partita IVA

È necessario compilare il modello AA 9/12 e presentarlo ad Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dal momento in cui termina del tutto l’attività svolta. Il documento può essere inviato telematicamente o consegnato di persona allo sportello. Infine, è necessario comunicare a INPS e al Registro delle Imprese, o ad altra cassa previdenziale, la chiusura dell’attività.

Aprire e chiudere partita IVA stesso anno

Chiusura e riapertura è possibile sia in regime ordinario che forfettario. La nuova partita IVA non potrà essere uguale a quella vecchia. Varia il numero, probabilmente anche il codice ATECO e le varie informazioni fiscali. In caso di chiusura partita per fallimento, prima di aprire quella nuova, è obbligo aspettare il termine della procedura amministrativa.

Sospensione Partita IVA

Cambio regime fiscale in corso d’anno

È sempre possibile, in qualunque momento cambiare regime fiscale. È possibile passare a quello ordinario, a quello forfettario, oppure a quello semplificato. Da ordinario a forfettario è sufficiente rimanere sotto i 65.000€ annui di fatturato. Mentre da forfettario a ordinario non c’è bisogno di fare praticamente niente, se non avvalersi dell’aiuto di un buon commercialista e aggiungere l’IVA alle fatture. In tutti casi, quindi, non è necessario chiudere e riaprire partita IVA. Si tratta, forse, dell’esempio che più di tutti assomiglia alla sospensione partita IVA.

Affitto unica azienda ditta individuale

Una ditta individuale che affitta a un’azienda, è forse l’unico caso di vera e propria sospensione partita IVA. Si tratta infatti di una soluzione che permette a un’azienda di pagare un canone per utilizzare un’azienda di un’altra impresa. Questo esempio è l’unico nel quale la partita IVA è sospesa, congelata. L’imprenditore considerato ditta individuale che affitta l’unica attività di cui è titolare, può conservare la propria partita IVA. Da considerare che nell’affitto unica azienda ditta individuale sono comunque da pagare alcune imposte, come ad esempio l’imposta sul registro per effettuare il passaggio stesso.

Coltivatore diretto: chi è, cosa fa e su quali agevolazioni può contare

Il coltivatore diretto è un imprenditore agricolo con codice Ateco specifico, iscritto alla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura dedito alla coltivazione di terreni. Si tratta di un’attività che non va confusa con l’imprenditore agricolo professionale che invece di svolgere solo attività manuale si occupa anche di dirigenza e organizzazione.

Coltivatore diretto: chi è

Per diventare un coltivatore diretto è necessario aprire una partita IVA e iscriversi alla Camera di commercio competente sul territorio di riferimento. L’attività principale svolta da questo imprenditore agricolo è manuale e riguarda la coltivazione dei terreni, oppure l’allevamento di bestiame. Il lavoro può essere svolto in autonomia, oppure con il supporto della propria famiglia. Ci sono alcuni specifici requisiti da rispettare affinché la legge riconosca il ruolo di coltivatore diretto e per poter usufruire del regime previdenziale INPS. I requisiti sono oggettivi e soggettivi:

  • Il soggetto deve dedicarsi direttamente alla coltivazione del terreno, o all’allevamento del bestiame.
  • Il lavoro svolto dal coltivatore e dalla sua famiglia deve corrispondere almeno a un terzo del lavoro complessivo necessario a condurre l’attività.
  • Deve svolgere tale attività per almeno 104 giorni l’anno.
  • L’attività agricola deve essere continuativa e prevalente.
  • Il lavoro principale del coltivatore deve essere dato dall’agricoltura e dall’allevamento, dal quale deve anche poter ricavare la maggior parte del proprio reddito.
  • Svolgendo molteplici attività, deve essere individuata quella prevalente.

Iscrizione a INPS e INAIL è obbligatoria. Invece quella al Registro delle Imprese prevede l’esonero per tutti coloro che hanno realizzato un fatturato inferiore a 7.000€ annui. Chi fattura di più deve invece procedere all’iscrizione.

Come diventare coltivatore diretto

Per diventare coltivatore diretto è necessario aprire una partita IVA con relativo codice Ateco specifico, iscriversi alla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura, all’INPS e all’INAIL. Il coltivatore diretto deve occuparsi della coltivazione diretta del terreno o dell’allevamento di bestiame. Può occuparsi dei terreni in qualità di:

  1. proprietario
  2. affittuario
  3. usufruttuario
  4. enfiteuta

Deve perciò possedere un diritto reale sul terreno in cui svolge la propria attività. È il comune di appartenenza che rilascia uno specifico certificato, della durata di un anno, nel quale è specificato il ruolo, la qualifica e il rispetto di tutti i requisiti di coltivatore diretto.

Coltivatore diretto

Coltivatori diretti e diritto di prelazione

Il coltivatore diretto ha il diritto di prelazione sul terreno dove lavora, nel caso di compravendita. In questo modo ha la possibilità di diventare, se già non lo fosse, il proprietario del terreno dove fare impresa. I soggetti che lavorano un terreno in affitto da almeno due anni, hanno quindi la possibilità di entrarne in possesso sfruttando il diritto di prelazione. Lo stesso vale nel caso in cui il soggetto operasse tramite società agricola (solo, però, se la metà dei soci è formata da coltivatori diretti). Invece, in caso di vendita forzata, permuta, fallimento, espropriazione, il diritto di prelazione non si applica.

Agevolazione PPC

Tra le tante agevolazioni che hanno i coltivatori diretti troviamo anche quella di comprare terreni con imposte agevolate:

  • Imposta catastale all’1% sul prezzo totale;
  • Imposta di registro – 200 euro fissi;
  • Bollo: esente;
  • Imposta ipotecaria – 200 euro fissi.

Le agevolazioni PPC valgono per qualunque tipo di terreno, indipendentemente dalle dimensioni e dall’ubicazione. L’unica regola da rispettare, affinché si possano applicare le agevolazioni sulle imposte, è che il terreno in questione deve essere classificato come agricolo.

Imprenditore agricolo professionale VS coltivatore diretto

Queste due figure non sono la stessa cosa. L’imprenditore agricolo professionale differisce dal coltivatore diretto in:

  • l’imprenditore deve impiegare solo il 50% del proprio tempo nell’attività agricola;
  • dal proprio lavoro, l’imprenditore agricolo professionale, deve ricavare almeno il 50% del proprio reddito complessivo;
  • l’imprenditore non svolge solo un lavoro manuale, ma anche e soprattutto di gestione e organizzazione;
  • può avere manodopera stipendiata alle proprie dipendenze;
  • non ha diritto di prelazione sull’eventuale acquisto del terreno che lavora

Si tratta, quindi, di due distinte figure professionali che, come le differenze tra impresa e azienda, sono distinte tra loro anche se spesso confuse nell’attività svolta e nei ruoli ricoperti.

Imprenditore commerciale: requisiti e attività

In un precedente articolo: “differenza tra impresa e azienda” abbiamo visto cosa significano i termini impresa e azienda. Oggi quindi vediamo chi è e cosa fa un imprenditore commerciale. Esistono diverse categorie d’imprenditori (commerciali, agricoli, ecc…) e il Codice Civile lo definisce come colui che si occupa e gestisce in modo professionale un’attività di tipo economico. Il lavoro svolto deve essere organizzato e finalizzato alla produzione, o allo scambio, di beni o servizi.

Imprenditore commerciale: definizione e classificazione

La definizione esatta è contenuta nell’articolo 2082 del Codice Civile:

“E’ imprenditore chi esercita professionalmente una attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi.”

Un imprenditore commerciale può avere diversi collaboratori e/o dipendenti. Esistono due distinte categorie di imprenditori commerciali:

  • Individuale – l’attività è svolta da una persona fisica
  • Collettivo – l’attività è svolto da un ente.

L’imprenditore commerciale: obblighi e oneri

L’imprenditore commerciale per fare impresa è tenuto ad aprire una partita IVA e a effettuare l’iscrizione al Registro delle Imprese. La Partita IVA richiede, come normale conseguenza, il versamento delle tasse annuali e l’accantonamento dei contributi all’ente previdenziale. È, inoltre, obbligato a:

  1. tenere traccia delle scritture contabili (libro giornale, libro degli inventari, ecc…)
  2. conservare documenti, fatture e contratti per eventuali futuri controlli da parte delle autorità competenti.

La figura dell’imprenditore è soggetta a una serie di oneri, tra i quali ricordiamo:

  • il fallimento/bancarotta
  • procedure concorsuali
  • obbligo d’iscrizione alla sezione ordinaria del registro delle imprese
  • obbligo di tenuta delle scritture contabili
  • la continuazione dell’impresa da parte degli incapaci può avvenire con l’autorizzazione del tribunale

Imprenditore commerciale

Imprenditore commerciale: le caratteristiche

Per essere considerato tale, la legge chiede all’imprenditore commerciale di soddisfare alcune caratteristiche specifiche. Tra queste la prima è quella relativa allo svolgimento di un’attività economica (cioè un lavoro dal quale ricavare un guadagno in termini di denaro, atto alla produzione e/o scambio di beni e servizi) che deve essere:

  • Organizzata – affinché l’attività economica svolta risulti essere organizzata, l’imprenditore può impiegare mezzi materiali, collaboratori e svolgere azioni per mandare avanti l’impresa e finalizzare risultati prestabiliti. I collaboratori impiegati possono essere interni, oppure esterni all’azienda (Ausiliari subordinati, o Ausiliari autonomi).
  • Professionale – l’attività svolta deve essere realizzata in modo continuativo e duraturo nel tempo. Non deve essere saltuaria. Si tratta quindi d’imprese stabili e durevoli, non lavori svolti una tantum.
  • Con l’obiettivo di produrre e/o scambiare beni o servizi – la finalità è l’ultima caratteristica che contraddistingue un imprenditore commerciale. L’obiettivo deve sempre essere quello di produrre e/o scambiare beni o servizi. Le attività commerciali possono essere molto disparate tra loro. Per lo più rientrano in quattro macro categorie di attività:
    • Industriali
    • Scambio e circolazione di beni
    • Trasporto via terra, acqua o aria
    • Bancarie e assicurative
    • Attività ausiliarie a tutte le precedenti sopra elencate

Capacità Di Agire

La capacità di agire è l’ultima caratteristica che contraddistingue l’imprenditore commerciale. Quando la capacità di agire viene a mancare, la condizione d’imprenditore commerciale cessa automaticamente. Questo significa che un soggetto minorenne, un interdetto, o un inabilitato non potendo svolgere normalmente un’attività, non possono diventare imprenditori commerciali.

Possono, però, continuare a esserlo se già lo erano in precedenza, vale a dire se continuano a svolgere la stessa attività di quella realizzata da un’impresa rilevata. I minori non possono essere imprenditori commerciali a meno che non siano minori emancipati.

Vendita porta a porta: come funziona il regime fiscale delle vendite a domicilio

Così come aprire un blog e iniziare a fatturare correttamente richiede degli adempimenti fiscali, amministrativi e contributivi, anche la vendita porta a porta ha le proprie regole da dover rispettare. Si tratta di una particolare vendita al dettaglio di beni e servizi  direttamente presso il domicilio del cliente finale. È un’attività svolta da un incaricato alle vendite che opera, solitamente, senza alcun vincolo di subordinazione nei confronti dell’impresa mandante e al di fuori dell’inquadramento di agente di commercio.

Vendita porta a porta: il regime fiscale

La disciplina fiscale relativa alla vendita porta a porta, stabilisce le imposte sui redditi e sull’attività occasionale e professionale del venditore, con relative conseguenze sull’imposta sul valore aggiunto (IVA).

I venditori a domicilio sono agenti e rappresentanti di commercio. I guadagni derivanti dalle vendite di beni e servizi si chiamano provvigioni. Quest’ultime sono soggette all’applicazione di una ritenuta a titolo d’imposta del 23%. La ritenuta è applicata sul totale delle provvigioni ridotte del 22% a titolo di deduzione forfettaria delle spese legate alla produzione del reddito.

Il valore delle provvigioni nette è determinato dalla seguente formula:

provvigioni nette = provvigioni premi e incentivi lordi X 78%

Il valore delle provvigioni nette è la base imponibile per l’applicazione della ritenuta a titolo d’imposta del 23%. I venditori a domicilio non devono presentare dichiarazione dei redditi a meno che non percepiscano altri redditi al di fuori delle provvigioni derivanti dalla vendita porta a porta. Inoltre sono altresì esonerati dall’applicazione dell’IRAP.

Venditore a domicilio e sostituto d’imposta

La società mandante del venditore a domicilio è obbligata a versare, entro il 16 del mese successivo a quello del pagamento delle provvigioni, le ritenute. Il pagamento è eseguito tramite modello F24 con codice contributivo 1038 nella sezione erario.

Ciascuna ritenuta e i compensi annuali devono essere riepilogati nella venditore a domicilio Certificazione Unica. Infine la società committente è tenuta a segnalare con il modello 770, all’Amministrazione Finanziaria, il totale delle provvigioni per la base imponibile e il calcolo delle ritenute operate.

Vendita porta a porta

Venditore Porta A Porta: professionale od occasionale

La vendita porta a porta può essere effettuata in modo occasionale, oppure professionale. Si tratta di vendita occasionale quando il reddito annuo derivante da tale attività non supera i 5000€. I venditori porta a porta occasionali non sono tenuti ad avere scritture contabili ai fini delle imposte sui redditi. Inoltre sono esonerati dal presentare la dichiarazione dei redditi, a meno che non percepiscano altri redditi derivanti da attività diverse.

I venditori a domicilio occasionali non sono, pertanto, tenuti ad aprire una partita IVA  e non devono applicare l’IVA sui compensi percepiti. Devono solamente rilasciare una ricevuta alla società mandante per ricevere le provvigioni stabilite.

Si tratta invece di vendita porta a porta professionale quando le provvigioni annue superano i 6426,10€. In questo caso il venditore deve obbligatoriamente aprire una partita IVA entro 30 giorni. Il codice attività per aprire partita IVA è il 46.19.02, “Procacciatori di affari di vari prodotti senza prevalenza di alcuno”. È inoltre obbligato ad assoggettare a IVA tutti i compensi che eccedono il limite indicato. In questo caso i venditori non possono accedere al regime forfettario in quanto per loro esiste già un apposito regime agevolato.

Venditori Porta A Porta e INPS

Gli addetti alla vendita porta a porta sono obbligati a iscriversi alla Gestione Separata dell’INPS quando il reddito annuo supera i 5000€. L’iscrizione può essere fatta online sul sito messo a disposizione da INPS, dove è anche possibile versare i contributi relativi.

I contributi da versare sono composti da:

  1. 1/3 a carico del contribuente/venditore
  2. 2/3 a carico dell’azienda mandante

I contributi devono essere versati entro il 16 del mese successivo al pagamento delle provvigioni. Il venditore a domicilio deve indicare in fattura elettronica la trattenuta INPS per la Gestione Separata. I venditori non sono comunque tenuti a iscriversi anche all’INAIL.

Idee di business: cosa significa aprire un’attività innovativa

Aprire una partita iva e iniziare a fare impresa oggi, è un’idee sempre più ambita e ricercata. Per lavorare in proprio, però, occorrono idee e abilità. Mondo e persone sono cambiati nel corso del tempo e se prima aprire un ristorante, piuttosto che un negozio di abbigliamento erano le prime idee più gettonate, oggi la scelta per una nuova attività imprenditoriale è ben diversa. Allo stato attuale delle cose, è addirittura possibile vendere online senza partita iva o aprire attività senza soldi (o quasi). Vediamo quindi d’individuare alcune idee di successo che possono portare a grandi soddisfazioni in campo lavorativo.

Aprire un attività in casa propria

In un precedente articolo: “Attività da aprire da casa: quali e come” abbiamo già visto che lavorare da casa è possibile e redditizio. Ci sono molte attività che possono essere svolte restando comodamente seduti sul divano, come ad esempio, un e-commerce in dropshipping, commercio elettronico a bassi costi di avvio. Oppure è possibile scegliere di acquistare all’ingrosso grandi quantità di merci, da rivendere poi al dettaglio sfruttando la potenza d’internet. Non dimentichiamo, infine, che l’artigianato è tornato molto in voga negli ultimi anni. Realizzare con le proprie mani oggetti di artigianato (statuette, quadri, candele, marmellate, ecc…) può essere l’inizio di un nuovo business online.

Vendere corsi online

Insegnare e imparare sono attività che fanno vendere. Creare contenuti digitali, come ad esempio corsi online, podcast, video, tutorial, musica, ecc… È un modo semplice e intelligente per creare un business redditizio. Per essere venduti, prodotti e servizi, non sempre devono essere tangibili. Vendere corsi online non è un’attività in cui è necessario sostenere dei costi ricorrenti per la produzione e non ci sono spedizioni di cui doversi occupare. I margini di guadagno sono quindi molto alti.

Idee di business: la personalizzazione che fa la differenza

Fra le tante idee di business che possono essere citate, ricordiamo anche quella legata alla personalizzazione a 360°. I prodotti unici, personalizzati, artigianali e artistici sono fortemente ricercati dagli utenti di ogni età. In questo settore prevale, ad esempio, la stampa 3D. Un sistema innovativo e all’avanguardia che consente di progettare e realizzare dei veri e propri oggetti partendo da zero (modellini, accessori, componenti sanitari, ecc…), anche di grandi dimensioni e prodotti su misura sulla base di progetti specifici.

Idee di business

Distributori automatici h24

Un’altra grande idea di business per iniziare a fare soldi e fatturare è quella d’investire nei distributori automatici H24. Offrono qualunque genere di bene: dagli snack alle confezioni di caffè, dagli articoli per adulti ai giocattoli per bambini. Si tratta di un’idea sempre più redditizia e innovativa che permette di accumulare alti ricavi senza personale e senza contatto con i clienti.

Nuove idee di business: Marketing e digitalizzazione

Aprire un’attività di servizi digitali per aziende e imprese è un’idea innovativa e redditizia. Non è necessario avere una sede fisica ed è facile rispondere alle più moderne esigenze di mercato. Ogni impresa deve, oggigiorno, digitalizzarsi. Per questo motivo diventare imprenditore vuol dire anche sapere quando e perché è necessario rivolgersi a una web agency specializzata in attività di digitalizzazione e servizi di marketing per migliorare e organizzare logistica e delivery, promuoversi sui social e migliorare la propria comunicazione con clienti e fornitori.

Migliori idee di business: consigli e conclusioni

Dalla giusta combinazione di tecnologia e idee imprenditoriali innovative è possibile creare un’attività e iniziare a realizzare delle vendite. Ciascuna idea di business può essere realizzata da sola oppure in combinazione con altre, per incrementare ulteriormente i proventi, o semplicemente per integrare un’altra attività già avviata. Scegliere un’attività piuttosto che un altro rimane sempre una decisione personale. Denaro, motivazioni, capacità, risorse, ecc… Sono tutti elementi necessari per scegliere e andare avanti. Il confronto con amici, familiari e parenti può essere molto utile a trovare la strada giusta da seguire. L’importante, come sempre è seguire le proprie passioni, restando, però, con i piedi ben piantati interra.