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Automatizzare i processi aziendali: oggi è possibile grazie alla tecnologia

Oggi l’automazione dei processi aziendali è una realtà concreta e facilmente accessibile anche alle micro e piccole imprese, grazie alla molteplicità di strumenti tecnologici sviluppati appositamente per agevolare il lavoro quotidiano di queste realtà nella gestione di numerosi aspetti fondamentali per fare impresa.

Software gestionali integrati, app di produttività, piattaforme cloud e suite digitali permettono oggi di razionalizzare e standardizzare in modo semplice ed economico molte delle attività ricorrenti che caratterizzano la gestione aziendale, quali ad esempio l’emissione di documenti fiscali, la contabilizzazione, la gestione del personale e la manutenzione del magazzino.

Risulta quindi fattibile automatizzare interi processi interni anche per realtà di piccole dimensioni, migliorandone competitività e operatività quotidianaÈ fondamentale tuttavia scegliere soluzioni adeguate alle proprie esigenze, come nel caso della fatturazione elettronica la piattaforma di FatturaPro, estremamente intuitiva e flessibile nel rispondere alle necessità tipiche delle PMI.

Automatizzare i processi aziendali: cosa significa veramente

Automatizzare i processi aziendali significa rendere automatici tutti quei processi operativi che vengono svolti in maniera ricorrente all’interno di un’azienda. Grazie all’utilizzo di software e strumenti digitali è possibile digitalizzare e automatizzare le attività ripetitive che caratterizzano molte funzioni aziendali come la gestione degli ordini, la fatturazione, le risorse umane e così via.

L’automazione dei processi aziendali permette di migliorare l’efficienza e l’efficacia delle operazioni ordinarie eliminando gli errori dovuti al fattore umano e ottimizzando i tempi. Ad esempio, per quanto riguarda la fatturazione elettronica, il processo di fatturazione viene completamente digitalizzato e invio e archiviazione delle fatture elettroniche avvengono in modo automatico sulla base di dati inseriti nel sistema. Anche tutte le attività contabili e amministrative connesse vengono svolte in modo automatizzato grazie all’integrazione con i sistemi gestionali aziendali.

L’automatizzazione dei processi consente inoltre di liberare risorse riducendo i costi e migliorando i tempi di risposta verso i clienti e i fornitori. Consente infine di tracciare i processi e raccogliere grandi quantità di dati che possono essere analizzati per ottimizzare ulteriormente le procedure operative.

Contabilità automatizzata: 7 vantaggi per la micro impresa

È ormai evidente come la contabilità automatizzata rappresenti uno dei vantaggi strategici per le imprese moderne, sia esse micro, piccole o medie. Gestire internamente la contabilizzazione delle operazioni aziendali tramite software dedicati consente infatti di liberare risorse preziose e di razionalizzare tempi e processi.

I benefici portati dall’automazione contabile sono molteplici e si concretizzano in primo luogo in un taglio dei costi, grazie all’ottimizzazione delle procedure amministrative resa possibile dall’utilizzo di strumenti digitali all’avanguardia. Assumono particolare rilievo poi i vantaggi in termini di tempo, vista la possibilità di gestire in automatico adempimenti quali la fatturazione elettronica e la conservazione sostitutiva dei documenti fiscali.

FatturaPro rappresenta allo stato attuale uno degli strumenti più evoluti per la completa digitalizzazione dei flussi contabili aziendali. Il suo utilizzo da parte delle imprese consente di sfruttare appieno i benefici portati dalla piena automazione, liberando risorse preziose da reinvestire nelle attività proprie del business.

Contabilità automatizzata

Contabilità automatizzata: i concetti di base

La contabilità automatizzata si basa sui concetti di base di digitalizzazione e automatizzazione delle procedure contabili. Per contabilità automatizzata si intende il sistema che consente di gestire in modo automatizzato la rilevazione delle scritture contabili, l’archiviazione dei documenti fiscali e la produzione di stampati obbligatori come il libro giornale e il libro inventari.

Tale sistema si avvale di software gestionali specifici che sono in grado di interfacciarsi direttamente con i registratori di cassa, con i sistemi fiscali di memorizzazione e trasmissione telematica dei corrispettivi elettronici e con le banche dati dei codici fiscali e delle partite IVA. Il software è progettato per rilevare automaticamente le scritture derivanti dai documenti fiscali e contabili e movimentare automaticamente i conti economici e patrimoniali. La fatturazione automatica consente inoltre di generare e conservare le fatture elettroniche secondo le specifiche tecniche stabilite dall’Agenzia delle Entrate.

Questi sistemi permettono quindi di automatizzare l’intero ciclo contabile, alleggerendo il carico di lavoro manuale e diminuendo il rischio di errori. In particolare, la contabilità automatizzata semplifica la gestione contabile delle micro e piccole imprese consentendo un notevole risparmio di tempo e costi. 

Automatizzazione contabilità: I 7 principali vantaggi per la micro impresa

L’automatizzazione della contabilità rappresenta una risorsa molto importante per le microimprese al fine di ottimizzare i processi amministrativi e gestionali. I continui mutamenti normativi e gli stringenti adempimenti fiscali rendono infatti sempre più complessa la gestione amministrativa per le realtà di piccole dimensioni.

L’utilizzo di un software gestionale dedicato consente di semplificare gli oneri burocratici mantenendo sempre efficiente il flusso delle informazioni all’interno dell’azienda. Grazie alle potenzialità degli strumenti digitali è possibile snellire le procedure operative e disporre di un sistema informativo integrato in grado di supportare tempestivamente le necessità informative del management.

I principali benefici dell’automazione contabile sono molteplici e consentono alla microimpresa di razionalizzare i processi amministrativi liberando risorse da destinare al core business.  I principali vantaggi dell’automatizzazione della contabilità per una micro impresa sono i seguenti:

  1. Riduzione dei tempi: i processi contabili manuali risultano lunghi e dispersivi. L’uso di un software gestionale abilita la digitalizzazione delle scritture contabili e consente di ridurre notevolmente i tempi di compilazione dei registri IVA e del bilancio.
  2. Riduzione degli errori: l’elaborazione automatica delle operazioni esclude gli errori materiali dovuti alla compilazione manuale dei registri. Le scritture sono prodotte in modo puntuale ed accurato.
  3. Semplificazione degli adempimenti: il software per la fatturazione elettronica semplifica la gestione della documentazione fiscale. L’integrazione con l’Agenzia delle Entrate rende automatici gli adempimenti ivi previsti.
  4. Monitoraggio in tempo reale: è possibile conoscere l’andamento economico-finanziario dell’impresa attraverso report sempre aggiornati. Questo consente una migliore programmazione delle strategie aziendali.
  5. Maggiore produttività: il tempo risparmiato sui processi manuali può essere destinato ad attività a maggior valore aggiunto.
  6. Dematerializzazione: l’archiviazione digitale rende più agevole la conservazione dei documenti contabili, nel rispetto della normativa.
  7. Contabilità sempre aggiornata: la contabilità automatizzata permette di avere i registri sempre aggiornati e pronti per eventuali controlli fiscali.

 

Riforma fiscale 2024: il punto sulle modifiche in arrivo e gli impatti attesi

La Riforma fiscale 2024 approvata dal legislatore nel corso del 2024 è intervenuta su molteplici aspetti del sistema tributario nazionale, introducendo numerose novità normative di notevole impatto pratico per l’operatività quotidiana di imprese e consumatori.

Il provvedimento di attuazione che ha dato concreta applicazione a tali innovazioni, ovvero il Decreto Legislativo n.108 del 2024, è stato oggetto in alcuni casi di necessarie integrazioni e modifiche che il legislatore ha puntualmente apportato con l’obiettivo di affinare la regolamentazione di specifici istituti.

Il “correttivo” della Riforma analizzato nel presente articolo ha ampliato o precisato taluni contenuti del precedente intervento normativo, perseguendo un equilibrato recepimento delle istanze emerse nella fase transitoria, al fine di garantire una più agevole fruizione del nuovo assetto da parte degli operatori economici.

Particolare attenzione è stata riservata dagli estensori della modifica legislativa all’impatto temporale di talune disposizioni, prevedendo la graduale entrata in vigore di alcune innovazioni per consentirne una corretta applicazione operativa. L’analisi dei diversi profili introdotti dal decreto illustrati nel contributo che segue fornisce quindi utili chiavi di lettura per comprendere l’evoluzione del quadro normativo della Riforma fiscale 2024.

Riforma fiscale 2024

Riforma fiscale 2024: le principali modifiche introdotte dal decreto

Il decreto legislativo 5 agosto 2024 n.108 pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 5 agosto 2024 introduce rilevanti modifiche alla riforma fiscale del 2024. In primo luogo, vengono apportate modifiche alla disciplina dell’adempimento collaborativo, prevedendo che in caso di certificazione infedele si applichino le sanzioni previste dal D.Lgs. 241/1997 e che l’Agenzia delle Entrate comunichi la condotta del professionista all’Ordine di appartenenza.

Viene inoltre modificata la disciplina degli adempimenti tributari: l’Agenzia deve rendere disponibili i programmi ISA entro il 15 aprile dell’anno successivo, sono prorogati i termini di versamento dell‘IVA e delle ritenute sui redditi di lavoro autonomo fino a 100 euro e sono anticipati i termini di presentazione della dichiarazione precompilata.

Il decreto introduce altresì il rinvio al 15 settembre 2024 del termine di pagamento della rata della “Rottamazione-quater” in scadenza al 31 luglio 2024.

Viene inoltre prevista la possibilità per il contribuente di aderire al concordato preventivo biennale entro il 31 luglio ovvero entro il termine di presentazione della dichiarazione.

Con la Riforma fiscale 2024 sono state quindi apportate importanti modifiche agli istituti della certificazione, degli adempimenti e del concordato preventivo, nell’ottica di una semplificazione dei rapporti tra fisco e contribuenti.

Riforma fiscale 2024 ultimissime sul correttivo: l’impatto temporale delle disposizioni

Il decreto legislativo n.108 del 2024 che apporta modifiche correttive alla riforma fiscale introduce disposizioni la cui entrata in vigore presenta differenti impatti temporali.

Numerose norme trovano applicazione a far data dal 6 agosto 2024, data di entrata in vigore del provvedimento, come ad esempio le modifiche alla disciplina dell’adempimento collaborativo e degli adempimenti tributari che coinvolgono direttamente l’operatività dell’Amministrazione finanziaria e dei contribuenti.

Altre disposizioni producono i loro effetti dal primo periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2024: è il caso dell’anticipo dei termini di presentazione della dichiarazione precompilata e del differimento della messa a disposizione dei programmi ISA. Tali previsioni interessano pratiche già avviate con riferimento al 2024.

Ulteriori norme troveranno ingresso a partire dal 2025 come l’innovazione relativa alle certificazioni uniemens e, più in generale, buona parte delle semplificazioni degli adempimenti tributari finalizzate a sostenere l’attività di fare impresa.

Significativo è inoltre il rinvio al 15 settembre 2024 del termine di pagamento della rottamazione-quater di fine luglio, che mira ad agevolare i contribuenti in questa fase di incertezza economica.

Pertanto, il correttivo della Riforma fiscale 2024 presenta un impatto temporale differenziato in una logica di graduale adeguamento del sistema fiscale.

I24: scopri il sistema evoluto per gestire i pagamenti fiscali futuri

L’I24 rappresenta un’evoluta modalità telematica per la gestione dei pagamenti fiscali futuri, introdotta di recente per semplificare gli adempimenti dei contribuenti e favorire la tracciabilità dei versamenti.

Attraverso tale sistema, è possibile inviare all’Agenzia delle Entrate le deleghe di pagamento relative alle future scadenze fiscali, autorizzando in via preventiva l’addebito delle somme su un conto corrente. Ciò consente ai soggetti che operano nel settore produttivo di programmare con anticipo il flusso finanziario legato agli obblighi tributari ricorrenti, eliminando i rischi di inadempienza.

L’I24 rientra tra gli strumenti innovativi messi a disposizione dall’Amministrazione finanziaria per agevolare lo svolgimento del fare impresa. Attraverso un’accurata pianificazione dei versamenti fiscali e una semplificazione degli adempimenti contabili, le imprese possono destinare maggiori risorse agli investimenti e alla crescita.

I24

I24: significato e finalità

L’I24 è un sistema evoluto per la gestione dei pagamenti fiscali futuri introdotto con l’articolo 17 del decreto legislativo 8 gennaio 2024, n. 1. Questo consente di effettuare in via telematica, attraverso i servizi dell’Agenzia delle Entrate, i versamenti ricorrenti, rateizzati e predeterminati di imposte, contributi e altre somme ammesse al modello F24, autorizzando preventivamente l’addebito sul conto corrente aperto presso un intermediario della riscossione.

Il provvedimento direttoriale 26 luglio 2024 chiarisce che con la sigla I24 si intende proprio questa modalità di addebito sul conto delle deleghe F24 trasmesse telematicamente, che prevede l’addebito automatizzato delle somme dovute alle future scadenze indicate. Tale sistema assicura la tracciabilità pagamenti in quanto l’Agenzia delle Entrate provvede a inoltrare le deleghe agli intermediari convenzionati richiedendo l’esecuzione dell’addebito e il riversamento delle somme dovute sulla base delle convenzioni vigenti.

L’I24 ha lo scopo di rendere più agevole la gestione dei versamenti periodici da parte del contribuente, che può inviare tramite i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate uno o più modelli F24 contenenti le somme dovute a future scadenze, senza doversi preoccupare di effettuare i pagamenti manualmente entro i termini. Il sistema si configura quindi come una semplificazione burocratica volta a ridurre l’onere a carico del contribuente per l’assolvimento degli obblighi fiscali ricorrenti

Pagamento I24: le Modalità operative

Le modalità operative per effettuare il pagamento mediante l’I24 prevedono che la richiesta di addebito sul conto per le future scadenze fiscali possa avvenire esclusivamente attraverso l’invio telematico di uno o più modelli F24 all’Agenzia delle Entrate, indicando le somme dovute e autorizzando l’addebito su un conto corrente aperto presso un intermediario della riscossione.

Gli eventi che incidono sugli obblighi di versamento, come l’estinzione o riduzione degli stessi, non comportano in modo automatico l’annullamento delle deleghe di pagamento I24 inviate per le future scadenze fiscali. Tale annullamento può essere richiesto dal contribuente soltanto tramite i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate, entro il terzultimo giorno lavorativo antecedente la data di versamento indicata.

Il contribuente deve inoltre verificare, prima dell’invio delle deleghe di pagamento I24 e al momento del pagamento, che il conto di addebito presso l’intermediario della riscossione sia aperto e coperto, e che sia intestato al medesimo contribuente o a un intermediario autorizzato.

 

 

 

 

 

 

 

Indagine di mercato: comprendere i clienti e orientare le strategie

L’ indagine di mercato riveste un ruolo sempre più importante per piccole, medie e grandi imprese. Comprendere in modo approfondito le dinamiche di settore e le esigenze dei clienti risulta infatti fondamentale per guidare efficacemente la crescita del business e incrementare il fatturato.

Attraverso gli strumenti di ricerca quali sondaggi, interviste e analisi dei Big Data, è possibile raccogliere preziose informazioni su trend emergenti, preferenze latenti e punti di forza della concorrenza. Queste attività di indagine di mercato consentono di implementare strategie commerciali aderenti alla reale domanda, migliorando per esempio la proposta di prodotto/servizio o ridefinendo le modalità promozionali.

Chi desidera massimizzare il numero di fatture elettroniche emesse non può prescindere dal monitoraggio costante del mercato di riferimento. Solo comprendendo quali esigenze il consumatore richiede e in che modo è possibile soddisfarle al meglio, un’impresa potrà intercettare opportunità di crescita e fidelizzare la propria customer base.

Le indagini di mercato rivestono pertanto un ruolo catalizzatore nell’adattare tempestivamente l’offerta commerciale ai reali bisogni della domanda, al fine di migliorare le performance finanziarie. Questa consapevolezza spinge sempre più realtà aziendali a considerare tali attività di ricerca come asset strategico per incrementare stabilmente il proprio business.

Indagine di mercato: Cosa sono e quali tipologie esistono

Le indagini di mercato sono strumenti fondamentali che consentono di comprendere in modo dettagliato le dinamiche di un settore e di orientare efficacemente le strategie di business. Esistono differenti tipologie di indagini di mercato che possono essere implementate in relazione agli obiettivi da raggiungere.

sondaggi sui prodotti permettono di ottenere feedback precisi dagli stakeholder su nuovi prodotti e concept, analizzando quali caratteristiche e funzionalità risultano maggiormente apprezzate e in linea con le esigenze del mercato. I sondaggi di feedback sulle conferenze forniscono invece indicazioni preziose per ottimizzare l’organizzazione e la gestione degli eventi, ad esempio migliorando l’infrastruttura tecnologica o ampliando i contenuti trattati.

focus group, che prevedono lo svolgimento di interviste e discussioni con piccoli gruppi di 8-10 persone, consentono di acquisire spunti e percezioni qualitative su tematiche specificheLe indagini su hardware e software agevolano invece la valutazione di prodotti tecnologici, raccogliendo informazioni dettagliate sulla user experience e sulla documentazione fornita.

Particolarmente diffuse sono le indagini condotte attraverso siti web, che permettono di ottenere feedback preziosi dagli utenti e tracciare i loro comportamenti online, ad esempio analizzando le abitudini di navigazione o gli step del processo di vendita al dettaglio. Queste attività di indagine di mercato ricoprono un ruolo fondamentale nell’orientare al meglio le strategie aziendali, individuando trend emergenti, esigenze latenti e opportunità di miglioramento.

Indagine di mercato 

Indagini di mercato: tutti i motivi per non sottovalutarle

Le indagini di mercato sono strumenti indispensabili che non dovrebbero mai essere sottovalutati, in particolare da piccole imprese e small business, dove il rischio d’impresa è più elevato.

Ignorare le dinamiche di settore e le preferenze dei clienti potrebbe impedire di intercettare esigenze mutevoli e portare al lancio di prodotti e servizi non realmente rispondenti alle aspettative del mercato. Le indagini di mercato consentono invece di ridurre significativamente l’incertezza, fornendo indicazioni preziose sul posizionamento competitivo e sulla strategia commerciale più idonea.

“Le indagini di mercato” agevolano ad esempio lo studio e l’analisi della concorrenza, permettendo di comprendere i punti di forza e le debolezze rispetto agli operatori già affermati. Queste attività possono rivelarsi determinanti per orientare efficacemente le scelte imprenditoriali e differenziarsi sul mercato proponendo soluzioni realmente competitive.

Gli strumenti di ricerca, quali sondaggi, interviste e focus group, forniscono inoltre indicazioni essenziali su come incrementare le vendite e promuovere al meglio i propri servizi, ad esempio migliorando le strategie di marketing e comunicazione.

Soprattutto per le piccole realtà aziendali e le “Small business”, affacciarsi sul mercato senza una chiara comprensione delle dinamiche in atto e delle preferenze della customer base potrebbe avere impatti negativi difficilmente recuperabili. Le indagini di mercato concorrono quindi in maniera decisiva a ridurre i rischi connessi all’imprenditorialità.

 

Pagare con il telefono: cos’è il mobile payment e quali opportunità apre

Oggigiorno «pagare con il telefono» è una realtà sempre più diffusa, rapida e agevole. I moderni «metodi di pagamento» basati su smartphone consentono infatti di effettuare transazioni economiche in mobilità con estrema semplicità.

Grazie a servizi quali Google Pay, Apple Pay e le funzionalità di contactless integrate nei device mobili, bastano pochi tap sullo schermo per finalizzare un acquisto, evitando l’utilizzo di denaro contante, carte di credito o altri strumenti di pagamento tradizionali. I sistemi NFC, in particolare, abilitano i trasferimenti di somme in prossimità, semplicemente avvicinando il dispositivo al terminale POS abilitato.

I dati testimoniano con evidenza il successo crescente dei pagamenti da smartphone. Secondo una ricerca di Morgan Stanley, del 2023 il volume delle transazioni effettuate attraverso mobile wallet raggiungerà globalmente gli 898 miliardi di dollari, con un incremento di oltre il 24% rispetto all’anno precedente. L’Italia risulta tra i Paesi europei dove il mobile payment risulta già ampiamente diffuso, con il 29% della popolazione che dichiara di utilizzare frequentemente questa modalità di pagamento, percentuale tra le più elevate del Vecchio Continente.

Quindi pagare con il telefono rappresenta oggi una realtà consolidata e in forte espansione, agevolata dall’evoluzione tecnologica che rende disponibili sistemi di pagamento sempre più istantanei e sicuri direttamente dagli strumenti che ci accompagnano abitualmente.

Pagare con il telefono: i sistemi di pagamento mobile

Quando si parla di mobile payments ci si riferisce alla possibilità di effettuare transazioni finanziarie attraverso uno smartphone. Questa modalità di pagamento si sta sempre più diffondendo tra le persone, anche a seguito della normativa che ha reso obbligatorio per legge l’utilizzo di POS negli esercizi commerciali.

Per comprendere come funzionano i pagamenti da dispositivo mobile è necessario innanzitutto definire il mobile wallet, ovvero l’applicazione o la funzionalità integrata negli smartphone in grado di archiviare le informazioni finanziarie dell’utente, come ad esempio Google Pay, PayPal, Apple Pay e Samsung Pay. Grazie al mobile wallet installato sul proprio device e al successivo inserimento dei dati di pagamento, come il numero di carta o il conto bancario collegato, lo smartphone si trasforma in un vero e proprio portafogli digitale, rendendo le transazioni economiche veloci, pratiche e sicure.

I pagamenti mobile possono avvenire in modalità remote mediante l’invio crittografato dei dati finanziari al sistema online del venditore, oppure in modalità proximity grazie alla tecnologia NFC, che consente allo smartphone di comunicare con i terminali POS avvicinandosi. In entrambe le modalità le operazioni sono confermate tramite app di pagamento mobile.

Per accogliere l’aumento dei pagamenti digitali, ormai trend in crescita già nel 2023, gli esercenti devono dotarsi di strumenti che consentano l’accettazione dei mobile payments. In tal senso si rivelano utili soluzioni come FatturaPRO.click, che rende agevole ogni transazione e permette di monitorare la contabilità da remoto, gestendo altresì la fatturazione elettronica sia in emissione che in ricezione.

I vantaggi dei pagamenti da smartphone riguardano sia gli utenti, che godono di metodi di pagamento più veloci, sicuri e comodi grazie alla possibilità di effettuare operazioni ovunque e in qualsiasi momento, sia i venditori, per i quali si ampliano le opportunità commerciali beneficiando di transazioni istantanee e crittografate.

Pagare con il telefono 

Come pagare con il telefono: I vantaggi per esercenti e consumatori

I sistemi che consentono di pagare con il telefono offrono indubbi benefici sia per gli esercenti commerciali che per i consumatori. Per i venditori, accettare transazioni mediante smartphone si rivela vantaggioso in termini di aumento delle opportunità di business: gli utenti che ricorrono abitualmente ai pagamenti digitali costituiscono infatti una platea di clienti maggiormente propensa agli acquisti. Inoltre, i pagamenti contactless risultano istantanei grazie alla crittografia che ne assicura l’elevata sicurezza, senza attese alla cassa.

Possedere strumenti in grado di gestire le transazioni da dispositivo mobile, come i moderni POS all-in-one abilitati a sistemi quali Apple Pay e Google Pay, agevola altresì la tracciabilità pagamenti resa possibile dall’acquisizione elettronica di dati come il tipo di carta utilizzata o la categoria merceologica.

Per gli acquirenti, l’opzione di pagare con il telefono presenta indiscutibili vantaggi in termini di rapidità, comodità e protezione delle credenziali finanziarie. Gli utenti possono effettuare pagamenti in mobilità, ovunque vi sia connessione dati, senza dover trasportare contanti, assegni o carte.

Pertanto, i benefici reciproci determinano la crescente diffusione dei pagamenti con smartphone, ormai trend sempre più abituale nelle transazioni, a tutto vantaggio sia degli esercenti che dei consumatori.

Coefficiente di redditività forfettario: determinazione, ambito di applicazione e obblighi di comunicazione

Il calcolo del coefficiente di redditività forfettario riveste un’importanza fondamentale per tutti i soggetti che applicano il regime forfettarioIl coefficiente di redditività forfettario consente infatti di determinare il reddito presunto cui applicare l’imposta sostitutiva e di calcolare i contributi previdenziali dovuti.

Sebbene il metodo di calcolo sia relativamente semplice, in quanto prevede l’applicazione del coefficiente ai ricavi o compensi conseguiti nel periodo d’imposta, è bene che tale operazione sia affidata a professionisti esperti, in grado di individuare correttamente il codice ATECO di appartenenza e il valore del coefficiente da utilizzare.

Un errore nell’attribuzione del codice o nell’applicazione del valore tabellare del coefficiente potrebbe infatti determinare una non corretta quantificazione del reddito imponibile e di conseguenza il pagamento di un’imposta sostitutiva e di contributi previdenziali non dovuti. Affidandosi a professionisti qualificati ci si assicura dunque il rispetto di tutti gli adempimenti connessi al regime forfettario e si evitano possibili sanzioni in caso di irregolarità. 

Coefficiente di redditività forfettario: cos’è e come si calcola

Il coefficiente di redditività forfettario è uno strumento utile e obbligatorio per molti commercianti al dettaglio e artigiani per la determinazione del reddito presunto. Il calcolo del coefficiente di redditività forfettario si basa su parametri oggettivi stabiliti per legge.

Il coefficiente di redditività forfettario è applicato a tutti quei titolari di attività commerciali al dettaglio e di imprese artigianali che non sono tenute alla contabilità formale e che optano per il regime di vantaggio o per il regime dei minimi. Questo calcolo consente di determinare in modo semplificato e forfettario il reddito presunto di tali attività, che è poi assoggettato a tassazione.

Per calcolarlo è necessario in primo luogo individuare il codice di attività dell’impresa secondo la classificazione ATECOFIN. In base a questo codice sono associati a ciascuna tipologia di attività uno o più coefficienti di redditività, stabiliti con decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze sulla base dei dati desunti dalle dichiarazioni dei redditi delle imprese omogenee. Ad esempio, per il codice di attività di barbiere il coefficiente di redditività forfettario è pari al 78%.

Coefficiente di redditività forfettario

A questo punto, per ottenere il reddito presunto si applica semplicemente il coefficiente di redditività forfettario ai ricavi dell’esercizio desunti dalla fatturazione elettronica obbligatoria. Pertanto, nell’esempio precedente del barbiere, se i suoi ricavi ammontassero a 50.000 euro, il reddito presunto, risultante dall’applicazione del coefficiente del 78%, sarebbe pari a 39.000 euro (50.000 * 0,78).

Pertanto, il calcolo del coefficiente di redditività forfettario costituisce uno strumento semplice ma obbligatorio ai fini fiscali per la determinazione del reddito presunto di molte piccole imprese, basandosi su parametri oggettivi che tengono conto della specifica attività svolta e dei suoi ordinari livelli di redditività.

Coefficienti di redditività regime forfettario: periodo di applicazione e variazioni

I coefficienti di redditività previsti per il regime forfettario sono stabiliti annualmente con decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze e trovano applicazione a decorrere dal periodo d’imposta di riferimento. Negli anni si sono registrate variazioni sia dei valori dei coefficienti che del loro periodo di efficacia.

Per gli anni 2018 e 2019 è stato deliberato, ad esempio, l’utilizzo della medesima tabella, contenente valori stabiliti in riduzione rispetto al passato per tenere conto della crisi economica. In particolare, per l’anno 2018 si sono applicati coefficienti con valori compresi tra il 40% e l’81%, in base alla tipologia di attività esercitata. Per l’anno 2019 è rimasta valida la stessa tabella, in attesa di successivi aggiornamenti normativi.

Nel gennaio 2020 è stato poi pubblicato il decreto attuativo con i nuovi coefficienti di redditività per il regime forfettario efficaci per il periodo d’imposta 2020. La nuova tabella ha previsto un rialzo generale dei valori, con coefficienti compresi ora tra il 48% e l’98% a seconda del codice ATECO. Queste variazioni sono conseguenza della ripresa economica intrapresa.

È altresì da ricordare che con la legge di bilancio 2023 è stata stabilita una nuova soglia massima di fatturato pari a 85.000 euro annui per poter beneficiare del regime forfettario. Tale limitazione ha ampliato la platea dei contribuenti assoggettabili ai coefficienti di redditività.

Fatture Intra UE: rinvio al 2030, la situazione

La fatture intra UE, previste inizialmente per il 1° gennaio 2028, sono state rinviate al 1° luglio 2030. Questo cambiamento fa parte del pacchetto legislativo “VAT in the Digital Age” (VIDA), confermato durante l’Ecofin del 14 maggio 2024. Ecco cosa è successo e cosa significa per le imprese europee.

Cos’è il Pacchetto VIDA?

Il pacchetto VIDA è una serie di misure proposte dalla Commissione Europea l’8 dicembre 2022 per modernizzare e digitalizzare il sistema dell’IVA (Imposta sul Valore Aggiunto) in Europa. Queste misure includono:

  • Obbligo di fatturazione elettronica: le aziende dovranno emettere fatture elettroniche per tutte le transazioni intra-UE;
  • Rendicontazione digitale: i dati delle operazioni saranno inviati in tempo reale alle autorità fiscali;
  • Registrazione unica IVA (SVR): le aziende avranno una sola registrazione IVA valida in tutta l’UE.

Fatture intra UE: perché il rinvio?

L’implementazione di queste nuove regole richiede tempo e preparazione da parte degli Stati membri e delle imprese. Rinviare la scadenza al 1° luglio 2030 permette di armonizzare le normative nazionali agli standard europei e di garantire che tutte le parti coinvolte siano pronte. Inoltre, questo rinvio mira a:

  • Ridurre il VAT gap: utilizzando la digitalizzazione per combattere l’evasione fiscale;
  • Contrasto alle frodi: facilitare la raccolta e lo scambio di informazioni tra le autorità fiscali.

 

Fatture Intra EU rinvio al 2030, la situazione

Nuove scadenze e modifiche

  1. Fatturazione elettronica europea: l’obbligo di fatturazione elettronica per le operazioni intra-UE entrerà in vigore il 1° luglio 2030. Questo include l’obbligo di presentare report digitali in tempo reale;
  2. Registrazione unica IVA (SVR): l’introduzione della registrazione unica IVA è stata posticipata al 1° luglio 2027, rispetto alla data iniziale del 1° gennaio 2025;
  3. Norme per le piattaforme elettroniche: la disciplina sul fornitore presunto per i gestori di piattaforme elettroniche è stata differita al 1° gennaio 2026;
  4. Armonizzazione degli standard: le normative nazionali dovranno essere armonizzate agli standard europei UBL o CII entro il 1° gennaio 2035.

Cosa significa per le imprese?

Il rinvio offre alle imprese più tempo per adeguarsi alle nuove regole, permettendo una maggiore preparazione. Le aziende potranno aggiornare i propri sistemi di fatturazione e rendicontazione, migliorando la loro capacità di conformarsi alle nuove normative. Questo cambiamento faciliterà anche la riduzione delle frodi fiscali grazie alla digitalizzazione, che aumenterà la trasparenza e l’efficienza dei processi. Inoltre, l’armonizzazione normativa consentirà a tutti i Paesi membri di adottare standard uniformi, semplificando le operazioni commerciali intra-UE.

I suggerimenti d FatturaPRO.click

La nostra missione fin dall’inizio è stata non solo di cercare una soluzione per l’assolvimento dell’imminente obbligo, ma di creare uno strumento che potesse trasformarlo in un’opportunità, capire come avrebbe potuto essere utile, migliorando e alleggerendo la tua attività quotidiana.

FatturaPRO.click ha sviluppato un metodo che semplifica il processo di emissione del documento fiscale allo scopo di ottimizzare la gestione delle attività, introducendo strumenti davvero utili che automatizzano procedure, effettuano controlli, intercettano e limitano gli errori.

Se la tua attività prevede operazioni commerciali intra-UE, è cruciale essere pronti per la fatturazione elettronica europea, nonostante il rinvio dell’obbligo al 1° luglio 2030. Mentre oggi puoi cavartela con programmi base, quanti di questi sono realmente pronti per il futuro? FatturaPRO.click ti offre una soluzione già all’avanguardia, progettata per anticipare le esigenze future e rendere la tua gestione fiscale più efficiente e sicura già da oggi.

Immagina di poter automatizzare l’emissione delle fatture per tutte le operazioni intra-UE, di avere un controllo immediato e aggiornato sulle tue transazioni e di ridurre significativamente il rischio di errori e frodi. Grazie alla digitalizzazione, FatturaPRO.click ti permette di ottenere informazioni in tempo reale, tenendo sotto controllo ogni dettaglio delle tue operazioni commerciali.

È importante capire che la digitalizzazione non è solo un obbligo, ma un’opportunità per migliorare e innovare. Non ti serve un programma di contabilità complesso per ottenere questi risultati; ciò che serve è lo spirito giusto, un po’ di lungimiranza e uno strumento adeguato alle tue esigenze.

IVA sul vino: aliquote, registro e obblighi fiscali della filiera vitivinicola

L’IVA sul vino presenta in Italia alcune specifiche caratteristiche che è opportuno conoscere accuratamente per chi opera nel settore vitivinicolo. L’IVA sul vino varia in funzione del grado alcolico ovvero si applicano aliquote diverse a seconda che si superi o meno la soglia dell’11%. Inoltre, un’ulteriore distinzione è legata alla destinazione d’uso del prodotto, se per il consumo oppure per la somministrazione al banco o al tavolo.

Queste peculiarità del tributo devono essere correttamente considerate per sapere esattamente come calcolare l’iva in fattura. I produttori, i commercianti all’ingrosso e i rivenditori al dettaglio sono tenuti a indicare l’aliquota specifica a seconda del caso. Eventuali errori nell’applicazione della normativa fiscale possono comportare sanzioni.

Pertanto, al fine di operare nel rispetto delle disposizioni vigenti, risulta fondamentale per tutti i soggetti coinvolti nella filiera vitivinicola avere piena cognizione delle regole che disciplinano l’IVA sul vino in Italia e saperle correttamente applicare nella pratica contabile quotidiana.

Aliquota IVA sul vino: come varia in base al grado alcolico e alla destinazione d’uso

L’IVA sul vino con grado alcolico fino al 10% incluso è pari al 10% se destinato al consumo, mentre per la somministrazione al banco o al tavolo è del 22%. Per i vini con grado alcolico superiore al 10% e fino al 15% incluso, l’aliquota IVA è sempre del 22% a prescindere dalla destinazione. I vini con grado alcolico superiore al 15% sono invece sempre assoggettati a un’aliquota IVA del 10%, anche se destinati alla somministrazione.

Per quanto concerne la fatturazione elettronica, essa è obbligatoria per tutti i soggetti titolari di partita IVA residenti, stabiliti o identificati in Italia. Anche per le operazioni relative alla commercializzazione dei vini si applica tale obbligo. In particolare, i produttori di vino devono emettere e ricevere fatture esclusivamente in formato digitale per qualsiasi cessione effettuata, sia essa destinata alla grande distribuzione organizzata, alla ristorazione o alla vendita diretta.

IVA sul vino

I criteri che distinguono le aliquote sono stabiliti dalla normativa comunitaria e internazionale in materia di armonizzazione delle accise sui prodotti alcolici. L’IVA sul vino con grado fino al 10% è ritenuta più simile a un prodotto alimentare piuttosto che ad una bevanda alcolica e per questo è soggetta ad aliquota ridotta. Viceversa, per i vini con grado superiore all’11% prevale la componente alcolica che li rende equiparabili agli alcolici e ciò giustifica l’aliquota IVA maggiorata. 

IVA sul vino: Regime IVA per la produzione e commercializzazione del vino

Il regime IVA applicabile alla produzione e commercializzazione del vino prevede diverse disposizioni in base alle fasi del ciclo produttivo. Per quanto riguarda la produzione vera e propria, l’imposta sul valore aggiunto non grava sugli autoconsumi e le cessioni effettuate dai produttori agricoli di uve e mosti destinati alla trasformazione in vino. Questi soggetti applicano infatti il regime speciale IVA previsto per il settore agricolo in base al quale non sono assoggettati al pagamento dell’IVA. Diverso è il regime applicabile ai trasformatori, quali le cantine e i produttori di vino. Per costoro l’IVA sul vino si applica sulle cessioni effettuate, sia in acconto che a saldo. L’aliquota varia in base al grado alcolometrico del prodotto come già evidenziato.

Per la commercializzazione del vino, i soggetti che lo cedono, sia all’ingrosso che al dettaglio, sono tenuti a fatturare le operazioni applicando l’IVA secondo le aliquote previste. Eventuali esportazioni del prodotto consentono invece il rilascio della bolletta doganale che attesta l’esenzione IVA per le cessioni intracomunitarie e le esportazioni extra UE.

La produzione del vino gode di un particolare regime IVA di favore, mentre la trasformazione e la commercializzazione seguono le normali disposizioni in materia di imposta sul valore aggiunto.

Strutture per anziani: ecco tutti i profili gestionali e gli adempimenti normativi

Attualmente, sul territorio italiano sono presenti numerose Strutture per anziani che forniscono assistenza residenziale e semiresidenziale alle persone in terza età non autosufficienti.

Secondo gli ultimi dati ISTAT, al 2019 risultavano operanti in Italia circa 4.600 strutture residenziali per un totale di oltre 310.000 posti letto autorizzati. Tale comparto risulta in costante crescita: nell’ultimo quinquennio sono state autorizzate e aperte più di 600 nuove Strutture per anziani, con un incremento medio annuale del 3%.

Si tratta indubbiamente di un settore in espansione, che offre rilevanti opportunità occupazionali ma richiede al contempo un’adeguata formazione professionale per la gestione di tutti gli aspetti connessi all’assistenza socio-sanitaria degli ospiti.

Altrettanto complesso risulta il profilo amministrativo-fiscale che caratterizza tali attività. Oltre alla corretta tenuta della contabilità e all’assolvimento di tutti gli obblighi dichiarativi e di versamento delle imposte, una Struttura per anziani è soggetta anche alla fatturazione elettronica per le operazioni imponibili effettuate con i fornitori.

Risulta pertanto fondamentale acquisire una preparazione adeguata in materia fiscale e nella gestione dei sistemi per l’adempimento degli obblighi di fatturazione, al fine di evitare errori nella rendicontazione delle prestazioni rese e nel rispetto delle scadenze dettate dalla normativa vigente in campo contabile e tributario.

Strutture per anziani: apertura e gestione di una struttura residenziale per anziani

L’apertura e la gestione di una struttura residenziale per anziani richiede una serie di passaggi preliminari volti ad assicurare la piena conformità alle normative di settore e la sostenibilità economica dell’iniziativa imprenditoriale.

In primo luogo, è necessario individuare un immobile idoneo a ospitare la struttura, che soddisfi tutti i requisiti igienico-sanitari, di sicurezza e di funzionalità degli spazi previsti dalle linee guida regionali/nazionali in materia di Strutture per anziani. A tal fine, un’attenta analisi preliminare dell’edificio scelto permetterà di verificare la presenza dei necessari standard qualitativi e dimensionali delle camere, dei servizi comuni, degli spazi per attività ricreative e di cura.

Contestualmente, si renderà necessario aprire una partita IVA per l’esercizio dell’attività socio-assistenziale e avviare la raccolta della documentazione richiesta per ottenere le autorizzazioni ministeriali e regionali al funzionamento. Tra i documenti fondamentali figurano il progetto organizzativo e funzionale della struttura, corredato da piantine e planimetrie dettagliate, il regolamento interno che descriva nel dettaglio l’erogazione delle prestazioni garantite e i livelli di assistenza forniti in relazione alle diverse tipologie di ospiti, nonché i curricula professionali del personale medico e sociosanitario che dovrà essere assunto.

Ottenute le necessarie licenze amministrative, sarà poi indispensabile provvedere all’acquisto e all’installazione delle attrezzature e della strumentazione medica essenziali, procedere all’arredo degli spazi e avviare la selezione e la formazione del personale. Quindi, una volta ultimate le operazioni preliminari, si potrà procedere all’apertura al pubblico della Struttura per anziani e all’accoglienza dei primi ospiti, assicurando loro il livello di cura e di benessere psicofisico preventivato nel progetto autorizzato.

Una gestione oculata ed efficace in tutte le sue componenti amministrative, organizzative e socio-sanitarie apparirà di fondamentale importanza per il successo dell’iniziativa imprenditoriale nel tempo.

Strutture per anziani

Struttura per anziani: tutti gli Adempimenti fiscali, amministrativi e dichiarativi

La gestione di una Struttura per anziani comporta numerosi adempimenti fiscali, amministrativi e dichiarativi che devono essere assolti scrupolosamente e nei tempi previsti dalla normativa.

In primo luogo, l’operatore del settore è tenuto al pagamento dell’IVA e delle imposte sui redditi generate dall’attività con cadenza trimestrale e annuale utilizzando i modelli F24 predisposti dall’Agenzia delle Entrate. Un ruolo importante rivestono poi gli adempimenti contributivi mensili da espletare presso l’INPS, quali l’invio delle denunce DM10 e i versamenti per il personale dipendente.

Ogni anno vengono inoltre predisposte la dichiarazione IVA e la dichiarazione dei redditi, rispettivamente entro il termine di aprile e settembre. Altro adempimento rilevante è la Certificazione Unica da inviare all’INPS e mettere a disposizione dei dipendenti entro il 31 marzo per la gestione delle ritenute fiscali.

Particolare attenzione merita la tenuta della contabilità, che deve essere redatta in conformità ai principi civilistici e ai criteri previsti per il settore socio-sanitario, e il mantenimento dell’inventario dei beni ammortizzabili. Sotto il profilo amministrativo, si rileva l’obbligo di conservare i registri del personale, la documentazione sanitaria degli ospiti e le cartelle individuali aggiornate, nonché di comunicare l’elenco dei dipendenti all’Ispettorato Territoriale del Lavoro.

Il corretto assolvimento di tutti gli adempimenti fiscali è fondamentale per operare in regola con le normative di legge e prevenire possibili sanzioni.