Articoli

Come aprire un blog e fatturare correttamente

Oggi sono in molti a chiedersi come aprire un blog. Sembra un’operazione facile e banale, ma in realtà la gestione degli aspetti finanziaria può riservare qualche sorpresa ai meno esperti in materia. Prima di aprire una partita IVA ad hoc e iniziare a monetizzare, è importante conoscere ogni aspetto di quest’attività, dagli adempimenti fiscali, amministrativi e contributivi, fino alla gestione dei guadagni online. Indipendentemente dalla natura del blog (turistico, artistico, tecnico, ecc…)le regole da seguire rimangono sempre le stesse, sia per le affiliazioni che per i guadagni derivanti da banner pubblicitari.

Come aprire un blog e guadagnare

Per capire come aprire un blog e iniziare a guadagnare bisogna, prima di tutto, distinguere tra guadagni diretti e indiretti. Tra i guadagni indiretti derivanti da un blog troviamo:

  • Banner pubblicitari – si tratta di guadagni derivanti da accordi con società di raccolta pubblicitaria. Per ciascun click, o per ogni visualizzazione, di un banner pubblicitario presente sul blog, il blogger riceve una percentuale. Il più famoso tra tutti è sicuramente Google Adsense.
  • Affiliazioni commerciali – in questo caso i guadagni derivano dall’ospitare sul proprio blog dei banner pubblicitari di aziende terze che vogliono offrire dei servizi/prodotti agli utenti. Per ogni vendita effettuata tramite il link presente sul blog, il blogger riceve una percentuale.
  • Post sponsorizzati – i guadagni provengono da accordi tra blogger di successo (influencer) e società terze che intendono sfruttare la loro popolarità per la vendita di prodotti e servizi.

Tra i guadagni diretti ci sono:

  • Servizi offerti direttamente dal blogger – è il blogger stesso a mettere a disposizione dei suoi utenti le sue capacità e il proprio tempo. È una forma nota come inbound marketing. Una tecnica che sfrutta la capacità empatica di una persona di convincere i proprio followers a comprare servizi e prodotti pubblicizzati sulla propria piattaforma online.

Come fare ad aprire un blog: partita iva o prestazione occasionale?

È necessari aprire una partita IVA solo quando è soddisfatta la condizione di abitualità della prestazione. Questo significa svolgere un’attività in modo continuativo nel tempo. Quando invece l’attività da blogger è occasionale o sporadico, è possibile ricorrere alle prestazioni di lavoro autonomo occasionale. Invece non esiste una soglia massima di guadagni superata la quale è obbligatorio aprire partita IVA.

Come aprire un blog

Aprire un blog: gli adempimenti fiscali

La gestione fiscale di un blog richiede:

  1. Apertura di una partita IVA – come visto, è necessario aprirla solo se l’attività risponde alla caratteristica di abitualità. Aprirla non costa niente. Basta compilare e presentare un apposito modello all’Agenzia delle Entrate scegliendo il regime fiscale più adatto alle proprie esigenze (come ad esempio il regime forfettario).
  2. Iscrizione alla Camera di Commercio – l’iscrizione è obbligatoria. Le campagne pubblicitarie sono considerate un’attività commerciale che richiede l’iscrizione nel Registro delle Imprese. Ogni anno devono quindi essere versati i diritti camerali.
  3. Iscrizione alla Gestione Commercianti dell’INPS – è obbligatorio l’iscrizione all’INPS alla Gestione Commercianti e al relativo versamento annuale dei contributi fissi (circa 4800 € fino a 15.000€ di fatturato annuo).

Come guadagnare da un blog: la partita iva

I guadagni derivanti dall’apertura di un blog, sono, per lo più, di modesta entità. Per questo motivo molti sono scoraggiati nell’aprire una partita IVA ad hoc. In realtà il legislatore fiscale ha ideato un regime fiscale perfetto per questo genere di situazioni: il regime forfettario.

Come abbiamo già visto in altri articoli, il forfettario è un regime agevolato che prevede una cospicua serie di vantaggi:

  • Applicazione del regime di cassa per la determinazione del reddito
  • Determinazione dei costi dell’attività con metodo a forfait
  • Esclusione dall’ambito di applicazione di:
    • Imposta sul valore aggiunto (IVA);
    • Indici sintetici di affidabilità fiscale (ISA);
    • Ritenute di acconto.
  • Applicazione obbligatoria fatturazione elettronica (sopra i 25.000 euro di compensi dell’anno precedente) per avere la possibilità di ridurre di un’annualità i tempi di accertamento.

Sicuramente si tratta di un regime molto agevolato per chi avesse intenzione d’iniziare una nuova attività di blogger.

Autofattura agricola: cos’è e chi deve emetterla

Gli imprenditori agricoli di piccole dimensioni operano all’interno del regime di esonero agricoltura. Il regime di esonero IVA consente di avere molte agevolazioni e richiede l’emissione dell’autofattura agricola. In alcuni casi è obbligatorio emetterla e dal 1° gennaio 2019 è diventato obbligatorio l’invio della fattura elettronica.

Regime esonero agricoltura: in cosa consiste

Gli imprenditori agricoli, o coltivatori diretti, sono coloro che producono e vendono prodotti agricoli e ittici. Necessitano di una partita IVA ad hoc e svolgono un’attività lavorativa continuativa superando i 5000 € annui.

Per diventare tali devono aprire una partita IVA denominata agricola e legata a regime di esonero agricoltura. L’imprenditore agricolo non può avvalersi del regime speciale o di quello ordinario. Diventare imprenditore agricolo significa aver realizzato nell’anno solare precedente un volume di affari minore a 7000€ annui. L’attività svolta deve essere costituita per almeno due terzi dalla cessione di prodotti agricoli o ittici.

Autofattura agricola

Gli imprenditori agricoli non sono inoltre tenuti a versare IVA e IRAP, né a tenere la contabilità e altra tipo di documentazione (come ad esempio la liquidazione periodica o la fatturazione elettronica). Tra i pochi obblighi che hanno c’è quello di conservare le fatture di acquisto, così come accade nel regime forfettario, di mantenere in ordine le bollette doganali e di emettere autofattura agricola.

Autofattura agricola: cos’è

Ogni volta che avviene un acquisto di prodotti agricoli o ittici presso un imprenditore agricolo che si trova a operare in regime di esonero agricoltura, è obbligatorio emettere un’autofattura agricola. L’autofattura è prodotta, solitamente, in due copie. La prima è detenuta dall’acquirente, la seconda dal venditore che deve obbligatoriamente conservarla in caso di futuri accertamenti da parte dell’autorità competente.

Autofattura agricola senza partita IVA o autofattura a titolare di partita IVA

Esistono due casi. Il primo prevede l’acquisto da parte di un privato, il secondo da parte di titolare di partita IVA. Quando la vendita è fatta nei confronti di un privato, l’imprenditore agricolo non è tenuto a emettere scontrino o ricevuta fiscale. La mancanza dell’obbligo è dovuta al fatto che questa tipologia di transazione è esonerata dall’applicazione dell’IVA.

Quando invece la vendita è fatta nei confronti di un soggetto titolare di partita IVA, l’imprenditore agricolo non è comunque obbligato a emettere fattura elettronica. Chi possiede una partita IVA, però, deve ottenere in cambio di un acquisto una fattura. Per questo motivo il coltivatore diretto deve emettere un’autofattura agricola.

Autofattura imprenditore agricolo: modello e compilazione

L’autofattura agricola deve contenere una serie di dati obbligatori. Esistono dei modelli e dei facsimili che possono anche essere presi come riferimento. Riportiamo comunque un elenco esaustivo di tutti i dati necessari a compilare correttamente un’autofattura:

  1. dati anagrafici del soggetto che acquista
  2. denominazione sociale dell’acquirente
  3. codice fiscale
  4. Partita IVA
  5. sede legale
  6. numero autofattura
  7. data di emissione di autofattura
  8. oggetto dell’acquisto suddiviso in base alla tipologia di merce e alla quantità venduta
  9. dati anagrafici del produttore agricolo esonerato
  10. denominazione sociale del produttore
  11. codice fiscale del produttore
  12. Partita IVA del produttore
  13. sede legale del produttore
  14. tipologia e quantità prodotti, per l prezzo al Kg o al pz
  15. totale imponibile
  16. aliquota IVA di compensazione
  17. totale fattura
  18. autofattura emessa per acquisti da soggetto esonerato a norma dell’art. 34, 6° c. DPR 633/72

Autofattura agricola elettronica agenzia entrate

Dal 1° gennaio 2019 l’autofattura agricola deve essere emessa in formato elettronico. Una volta emessa il venditore deve numerarla e conservarla per gli eventuali futuri controlli. L’acquirente deve a sua volta conservarla registrandola nel registro degli acquisti del cessionario.

Le agevolazioni previste dal regime esonero agricoltura cessano automaticamente a partire dal regime di imposta successivo, quando e se sono superati i 7000 € annui. Nel caso in cui un imprenditore agricolo uscisse dal regime agevolato, le autofatture non devono più essere emesse e, di conseguenza, le autofatture elettroniche non verrebbero più ricevute automaticamente dal Sistema di Interscambio.

 

DIVENTA UN ESPERTO DELL’AUTOFATTURA

Scopri il nostro approfondimento: Autofatture

Idee di business: cosa significa aprire un’attività innovativa

Aprire una partita iva e iniziare a fare impresa oggi, è un’idee sempre più ambita e ricercata. Per lavorare in proprio, però, occorrono idee e abilità. Mondo e persone sono cambiati nel corso del tempo e se prima aprire un ristorante, piuttosto che un negozio di abbigliamento erano le prime idee più gettonate, oggi la scelta per una nuova attività imprenditoriale è ben diversa. Allo stato attuale delle cose, è addirittura possibile vendere online senza partita iva o aprire attività senza soldi (o quasi). Vediamo quindi d’individuare alcune idee di successo che possono portare a grandi soddisfazioni in campo lavorativo.

Aprire un attività in casa propria

In un precedente articolo: “Attività da aprire da casa: quali e come” abbiamo già visto che lavorare da casa è possibile e redditizio. Ci sono molte attività che possono essere svolte restando comodamente seduti sul divano, come ad esempio, un e-commerce in dropshipping, commercio elettronico a bassi costi di avvio. Oppure è possibile scegliere di acquistare all’ingrosso grandi quantità di merci, da rivendere poi al dettaglio sfruttando la potenza d’internet. Non dimentichiamo, infine, che l’artigianato è tornato molto in voga negli ultimi anni. Realizzare con le proprie mani oggetti di artigianato (statuette, quadri, candele, marmellate, ecc…) può essere l’inizio di un nuovo business online.

Vendere corsi online

Insegnare e imparare sono attività che fanno vendere. Creare contenuti digitali, come ad esempio corsi online, podcast, video, tutorial, musica, ecc… È un modo semplice e intelligente per creare un business redditizio. Per essere venduti, prodotti e servizi, non sempre devono essere tangibili. Vendere corsi online non è un’attività in cui è necessario sostenere dei costi ricorrenti per la produzione e non ci sono spedizioni di cui doversi occupare. I margini di guadagno sono quindi molto alti.

Idee di business: la personalizzazione che fa la differenza

Fra le tante idee di business che possono essere citate, ricordiamo anche quella legata alla personalizzazione a 360°. I prodotti unici, personalizzati, artigianali e artistici sono fortemente ricercati dagli utenti di ogni età. In questo settore prevale, ad esempio, la stampa 3D. Un sistema innovativo e all’avanguardia che consente di progettare e realizzare dei veri e propri oggetti partendo da zero (modellini, accessori, componenti sanitari, ecc…), anche di grandi dimensioni e prodotti su misura sulla base di progetti specifici.

Idee di business

Distributori automatici h24

Un’altra grande idea di business per iniziare a fare soldi e fatturare è quella d’investire nei distributori automatici H24. Offrono qualunque genere di bene: dagli snack alle confezioni di caffè, dagli articoli per adulti ai giocattoli per bambini. Si tratta di un’idea sempre più redditizia e innovativa che permette di accumulare alti ricavi senza personale e senza contatto con i clienti.

Nuove idee di business: Marketing e digitalizzazione

Aprire un’attività di servizi digitali per aziende e imprese è un’idea innovativa e redditizia. Non è necessario avere una sede fisica ed è facile rispondere alle più moderne esigenze di mercato. Ogni impresa deve, oggigiorno, digitalizzarsi. Per questo motivo diventare imprenditore vuol dire anche sapere quando e perché è necessario rivolgersi a una web agency specializzata in attività di digitalizzazione e servizi di marketing per migliorare e organizzare logistica e delivery, promuoversi sui social e migliorare la propria comunicazione con clienti e fornitori.

Migliori idee di business: consigli e conclusioni

Dalla giusta combinazione di tecnologia e idee imprenditoriali innovative è possibile creare un’attività e iniziare a realizzare delle vendite. Ciascuna idea di business può essere realizzata da sola oppure in combinazione con altre, per incrementare ulteriormente i proventi, o semplicemente per integrare un’altra attività già avviata. Scegliere un’attività piuttosto che un altro rimane sempre una decisione personale. Denaro, motivazioni, capacità, risorse, ecc… Sono tutti elementi necessari per scegliere e andare avanti. Il confronto con amici, familiari e parenti può essere molto utile a trovare la strada giusta da seguire. L’importante, come sempre è seguire le proprie passioni, restando, però, con i piedi ben piantati interra.

Differenza tra impresa e azienda

Sono in molti a credere che impresa, azienda e ditta siano la stessa cosa. In realtà c’è una sostanziale differenza tra impresa e azienda. I termini non sono sinonimi, almeno non per il diritto commerciale che li definisce in modo chiaro e diverso.

Definizione di impresa

La differenza tra impresa e azienda è presente addirittura nel codice civile che stabilisce chiaramente qual è la definizione dell’uno e dell’altro termine. Il Codice Civile stabilisce che un’impresa è un’attività professionale organizzata allo scopo di produrre e/o scambiare beni e/o servizi. Lo stesso codice definisce il termine “imprenditore” nell’articolo 2082:

“È imprenditore chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi”.

Da questa definizione è quindi possibile stabilire cos’è e quali caratteristiche possiede un’impresa. Per essere considerata tale, un’impresa deve essere:

  • organizzata
  • condotta professionalmente
  • detenere obiettivi di produzione e/o scambi beni e/o servizi.

Di conseguenza è l’imprenditore stesso a fare impresa, quale sua attività lavorativa principale.

Definizione di azienda

La differenza tra impresa e azienda si deduce anche nella definizione stessa di azienda, considerata, infatti, il mezzo concreto e materiale attraverso il quale è possibile esercitare l’impresa. In altre parole, l’azienda altro non è che la sede fisica di un’impresa, costituita da beni mobili e immobili, da personale e procedure, da risorse e attrezzature.

Un’impresa può esistere anche senza un’azienda. Esistono infatti alcune tipologie d’impresa, come ad esempio le ditte individuali, che esercitano senza azienda. Allo stesso modo il soggetto che decide di aprire una partita IVA non è detto che sia anche il proprietario dell’azienda presso cui opera. Infine esistono alcune aziende che non sono imprese.

Il termine “azienda” deriva dalla parola spagnola “hazia”, trasformato successivamente in “hacienda” dal latino “facienda” che significa “cosa da farsi, faccende”. Anche in questo caso, così come per l’impresa, è lo stesso Codice civile che, nell’articolo 2555, definisce l’azienda come:

“il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa”.

Differenza tra impresa e azienda

L’azienda non è dunque un’attività svolta dall’imprenditore, ma semplicemente un insieme di beni, materiali e immateriali, utilizzati dall’imprenditore per fare impresa. Un’azienda solitamente è:

  1. proposta ad attività specifiche
  2. un’organizzazione di beni e capitale umano
  3. un luogo di produzione, distribuzione o consumo di beni economici e servizi per i clienti
  4. strutturata secondo una precisa organizzazione aziendale
  5. amministrata in base a regole aziendali stabilite dal management aziendale

Differenza tra impresa e azienda

Stabilita la definizione esatta dell’una e dell’altra entità, è più facile capire quale sia la differenza tra impresa e azienda. Volendo ricapitolare l’azienda è l’organizzazione dei beni materiali e immateriali utilizzati dall’imprenditore nell’esercizio dell’impresa che altro non è che lo svolgimento dell’attività economica lavorativa.

Tra loro esiste un rapporto strumentale. L’azienda, infatti, è il mezzo attraverso il quale l’imprenditore svolge il proprio lavoro d’impresa. Imprese e aziende, inoltre, sono classificate in modo diverso. Le imprese possono essere “individuali” (da non confondere con ditta individuale) quando il soggetto giuridico è una persona fisica che risponde personalmente dei beni dell’impresa e delle sue eventuali mancanze.

Le aziende invece sono classificate in base a diversi criteri, come ad esempio:

  • all’attività economica
  • al fine perseguibile
  • in relazione al soggetto economico
  • in base alla dimensione
  • ecc…

Infine chiariamo anche il concetto di ditta. La ditta altro non è che il nome commerciale dell’imprenditore ed è individuato come soggetto di diritto nell’esercizio di un’attività d’impresa.

Quale attività aprire in un piccolo paese

I piccoli comuni possono nascondere grandi opportunità di business. Basta saper guardare, indagare e scegliere quale attività aprire in un piccolo paese scartando idee malsane e fantasiose che non porterebbero da nessuna parte. Le possibilità ci sono, l’importante è fare un’ottima ricerca di mercato (locale) e optare per nicchie e target ancora disponibili. Vediamo quindi qualche idea prima di aprire una partita IVA specifica e iniziare a fare soldi.

Quale attività aprire in un piccolo paese: i segnali da cercare

Prima di lanciarsi in un nuovo business è meglio “tastare il terreno”. In un piccolo paese gli affari della propria impresa dipendono da un ristretto numero di persone. Quindi è giusto scegliere in base alle richieste del mercato locale e optare per posizioni strategiche che possano facilitare il lavoro.

Conoscere la dimensione esatta del mercato di riferimento, aiuta a stilare un corretto business plan. Una volta capito bene come gira il mercato in paese, è possibile scegliere un’attività, piuttosto che un’altra e concentrare le proprie forse e risorse su quella che funziona meglio.

Aprire un’attività: i settori d’interesse

Anche se piccolo, un comune può offrire grandi opportunità di lavoro. Ristoranti, negozi di informatica, alimentari, lavanderie a secco, librerie, bed and breakfast, ecc… L’importante alla fine è optare per l’idea di business che il maggior potenziale possibile. È importante anche scegliere con cuore e passione, ma sono prerogative che devono sottostare alla domanda di mercato.

Aprire un ristorante

Quando si decide di aprire un ristorante è importante optare per un’attività originale che la gente del posto non può già trovare in zona, ma che desidera al punto tale di essere disposta anche a spostarsi pur di averla.

Servizi di Consegna a Domicilio

I servizi di consegna a domicilio possono essere attività da aprire senza soldi (o quasi) molto convenienti nelle piccole città/paesi. Infatti, i grandi player del settore food e home delivery, sono spesso assenti nei comuni più piccoli. Senza contare che nei paesi c’è una grande concentrazione di persone anziane che necessitano realmente di servizi di consegna a domicilio semplici ed efficienti.

Quale attività aprire in un piccolo paese

Aprire un asilo nido

La natalità più alta, spesso, è registrata proprio nelle piccole località. Aprire un asilo nido, quindi, può davvero fare la differenza. I genitori lavoratori sono infatti spesso costretti a portare i figli nelle grandi città per garantirgli assistenza e istruzione. Un deficit da sfruttare senza dubbio.

Aprire una lavanderia

Nei piccoli paesi c’è bisogni di servizi, per lo più. Quindi aprire una lavanderia è un’occasione per fare business. È un servizio utile per chiunque, soprattutto se in paese sono presenti un gran numero di pendolari che non hanno voglia o tempo di stare dietro al bucato.

Servizi Postali privati

Chi non ha proprio idea di quale attività aprire in un piccolo paese può sempre scegliere quella dei servizi postali privati. Un mercato in forte espansione, molto dinamico e performante. Infatti la rete postale privata copre meglio il territorio nazionale e offre servizi e prezzi concorrenziali. L’ufficio postale non è sempre presente in tutti i comuni e questo può significare solo la presenza di una grande lacuna in paese. Aprire una posta privata in franchising, ad esempio, può rispondere a esigenze concrete della popolazione di tutte le età.

Attività da aprire fisicamente e non solo

Le attività da aprire in un paese piccolo sono davvero moltissime. C’è chi, però, preferisce non affittare locali e pagare ingenti somme e opta quindi su attività da aprire a casa. Non dimentichiamo poi che c’è sempre la possibilità di vendere online senza partita IVA. Qualunque sia la scelta definitiva, l’importante è capire bene come funziona e come si muove la comunità locale. Individuare le attività essenziali, ma anche quelle non essenziali, ma richieste e mancanti. Dopodiché basta concentrarsi al massimo sugli obiettivi, scegliere un ottimo software fattura elettronica e iniziare il proprio business con il massimo entusiasmo.

Guadagnare con youtube: è possibile?

Guadagnare con YouTube è possibile, anche se non è molto facile. È necessario, innanzitutto, aderire al programma partner di YouTube. I guadagni su questa piattaforma funzionano tramite l’affiliazione pubblicitaria di Google Adsense. Si tratta di un sistema che consente d’inserire video pubblicitari prima, durante o dopo la visualizzazione dei video principali.

Come guadagnare con Youtube

Youtube prevede una serie di funzioni, attraverso le quali è possibile guadagnare:

  • Pubblicità – annunci display, overlay e video.
  • Abbonamenti al canale – chi si abbona paga mensilmente un canone per ottenere vantaggi e privilegi dal canale sottoscritto.
  • YouTube Premium – gli utenti abbonati Youtube Premium che guardano un dato contenuto, pagano una parte del loro abbonamento al proprietario del canale.
  • Superchat e Super Sticker – gli utenti pagano affinché i propri messaggi siano messi in evidenza negli stream della chat.
  • Sezione di Merchandising – gli utenti possono acquistare articoli di merchandising ufficiali collegati a brand e presenti nelle pagine di visualizzazione.

Chi desidera diventare imprenditore può quindi farlo anche attraverso questa grande piattaforma web 2.0. Le modalità, per essere utilizzate, richiedono alcuni requisiti minimi, nonché un numero minimo d’iscritti. I revisori di YouTube controllano attentamente ogni contenuto prima di rilasciare l’abilitazione di una o più funzioni.

Guadagna con YouTube soddisfacendo i requisiti minimi d’idoneità

Come abbiamo visto per guadagnare con YouTube non è sufficiente fare qualche video. Ci sono dei requisiti minimi da soddisfare che possono anche variare in base alle leggi locali:

  1. Pubblicità – età minima 18 anni, o possedere un tutore legale che possa gestire legalmente i guadagni con AdSense.
  2. Abbonamenti al canale – età minima 18 anni e avere almeno 1000 iscritti al canale.
  3. Sezione di Merchandising – età minima 18 anni e avere almeno 10000 iscritti al canale.
  4. Superchat e Super Sticker – età minima 18 anni e risiedere in un paese in cui è disponibile la funzione Superchat.
  5. YouTube Premium – creare contenuti che possano essere guardati da abbonati a YouTube Premium.

Guadagnare con youtube

Come guadagnare con Youtube e fatturare correttamente

Essendo YouTube una società straniera gli eventuali proventi ricavati dalla piattaforma devono assoggettare a determinate regole di fatturazione. Prima di tutto le entrate derivanti da YouTube, indipendentemente dalla funzione utilizzata, non possono mai essere classificate come prestazione occasionale. Questo è dovuto al fatto che i video pubblicitari realizzati rimangono su internet per lungo tempo.

È quindi necessario aprire una partita IVA, iscriversi alla Camera di Commercio e pagare il relativo diritto camerale e iscriversi alla Gestione separata INPS. I guadagni YouTube devono quindi essere correttamente fatturati. Ogni fattura deve riportare:

  • Numero univoco
  • Data di emissione
  • Tutti i dati completi della propria Partita IVA
  • I dati completi di Google Irlanda (Google Ireland, Gordon House, Barrow Street, Dublin 4, Ireland, Registration Number 368047, Partita IVA IE6388047V)
  • Periodo di riferimento
  • Importi corretti
  • Applicazione del reverse charge in base all’art. 7-ter del DPR 633/72
  • Totale da pagare.

Poiché si tratta, per dirla in italiano, di operazione non soggetta all’inversione contabile (in conformità all’articolo 196 della Direttiva 2006/112/CE del Consiglio dell’Unione Europea e della Direttiva 2008/8/CE), non devi applicare IVA o ritenuta d’acconto.

Nel programma di fatturazione elettronica dovrai indicare come codice destinatario XXXXXXX (sette volte X ), questo vale per tutte le fatture emesse nei confronti di un cliente estero, anche per i forfettari, obbligati dal 1° luglio 2022 ad emettere fattura elettronica.

YouTube Shorts

Lo YouTube Shorts è un fondo da 100 milioni creato direttamente dalla piattaforma e rappresenta un premio dedicato ai creator più bravi e originali della community. Ogni mese YouTube contatta migliaia di creator per informarli che posseggono le caratteristiche minime per richiedere il premio. Tra i requisiti minimi richiesti, ricordiamo:

  • Aver caricato un video idoneo negli ultimi 180 giorni.
  • Possedere un canale che rispetti tutte le Norme della community di YouTube, le regole sul copyright e le regole sulla monetizzazione.
  • I creator devono avere almeno 13 anni negli USA oppure essere maggiorenni negli altri paesi
  • Per i creator tra i 13 e i 18 anni i genitori devono accettare i termini e configurare un account AdSense per i pagamenti

È infine necessario che i contenuti siano sempre originali. Quindi non è valido caricare i contenuti di altri creator. Non sono accettati nemmeno contenuti video con filigrane o loghi di piattaforme di social media terze.

Attività da aprire da casa: quali e come

La pandemia ha spalancato le porte a molteplici attività da aprire a casa per svolgere, finalmente, un lavoro redditizio e gratificante. Sempre più persone hanno, infatti, deciso, di fare soldi lavorando da casa o, addirittura, lasciare un lavoro da dipendente per diventare imprenditore e vivere il proprio business. Oggigiorno è possibile sviluppare e gestire un’impresa direttamente dal salotto di casa propria. Le idee da mettere in campo sono tantissime. Vediamo, quindi, di capire quali sono quelle più gettonate e remunerative.

Attività da aprire da casa: qualche idea

Esistono varie possibilità per chi decide di fare impresa con le attività da aprire a casa. Ad esempio è possibile dedicarsi alla produzione e al commercio di articoli fatti a mano. L’artigianato è, sicuramente, uno dei modi più creativi, ma anche impegnativi, per vendere online.

Chi, invece, non sa ancora cosa e come aprire un’attività da zero potrebbe optare per un più approcciabile dropshipping. Questa forma di commercio elettronico presenta bassi costi di avvio. Infatti, i venditori non devono fare magazzino e collaborano, invece, a stretto giro con i fornitori che si occupano dello stoccaggio merci e delle spedizioni.

Tra le attività da aprire per lavorare da casa troviamo anche quella che prevede l’acquisto di grandi quantitativi di merce all’ingrosso. L’acquisto avviene a prezzi più bassi perché le maggiori quantità bilanciano la spesa. La successiva vendita è quindi possibile a prezzi maggiorati. Online esistono numerose piattaforme che mettono in contatto fornitori a stock e imprenditori.

Infine segnaliamo anche la possibilità di rilevare un’attività già avviata. È possibile trovare varie attività da rilevare sul sito di Exchange Marketplace, ad esempio, per riprendere da dove qualche altro imprenditore ha lasciato. Continuare il business di qualcuno, certe volte, facilita le cose.

Attività da aprire

Attività da aprire con pochi soldi

Non sempre chi decide di vertere su attività da aprire a casa ha una cospicua disponibilità economica. Esistono però delle attività che è possibile avviare anche per chi dispone di poco denaro. Ne è un esempio perfetto la vendita di servizi online. Il trasferimento del proprio know-how in un determinato campo d’interesse, può essere sfruttato quale fonte di remunerazione. Oggi è facile imbattersi in siti che vendono corsi online, ebook e video tutorial. Insegnare agli altri quello che conosciamo è sicuramente un modo come un altro per fare business come lavoratori autonomi.

Non solo corsi. Su internet oggi è possibile vendere qualunque prodotto digitale:

  1. Fotografie
  2. Grafica
  3. Illustrazioni
  4. Animazioni
  5. Modelli grafici
  6. Software
  7. Audio (musica, campioni, podcast, ecc.)
  8. Ricerche (statistiche, rapporti, ecc.)
  9. Traduzioni
  10. Ecc…

Qualunque sia il servizio digitale vendibile online come nuova attività da aprire a casa, l’importante è ritagliarsi la propria fetta di mercato. Cercare e individuare una nicchia di pubblico di riferimento, aiuta a far crescere il proprio business senza disperdere risorse ed energie. I social network in questo possono aiutare veramente tanto. Instagram, YouTube, Twitch, TikTok, ecc… Sono palcoscenici perfetti per il proprio pubblico online e per la monetizzazione del proprio business.

Attività da aprire oggi: conclusioni

Oggi le attività da aprire per creare un proprio business da casa, sono davvero tantissime. Non c’è che l’imbarazzo della scelta. È addirittura possibile vendere online senza partita IVA. Internet è una miniera d’oro d’informazioni da ricercare e seguire per trovare la strada giusta e avviare un’impresa remunerativa. Una condizione semplificata maggiormente anche dalla possibilità di utilizzare software e piattaforme online per la fatturazione elettronica. Proprio come FatturaPRO.click che ha reso possibile una gestione facile e veloce delle fatture, dall’emissione semplificata e illimitata di Fatture Elettroniche PA, B2B e B2C alla ricezione con caricamento e archiviazione automatici. Un modo semplice e automatizzato per portare avanti il proprio business nel migliore dei modi.

Diventare imprenditore: vantaggi, svantaggi e possibilità

Diventare imprenditori e fare impresa comporta sempre alcuni rischi, ma i vantaggi non sono pochi. La strada per aprire una partita IVA e diventare imprenditore e quindi il capo di se stessi a volte presenta qualche difficoltà. Se affrontata con convinzione, professionalità, impegno e cognizione di causa, i risultati non tardano però ad arrivare. Di solito chi inizia una nuova attività possiede già una conoscenza di base nel settore. Non per tutti è così e chi non ha maturato alcuna esperienza, solitamente preferisce appoggiarsi a partner che ne abbiano. Gli investimenti da sostenere variano a seconda del settore. Un business presenta moltissime sfaccettature diverse che è sempre bene conoscere prima d’iniziare una nuova avventura imprenditoriale.

Diventare imprenditore: la spinosa questione della gestione del tempo

Una delle sfide principali che un neo imprenditore deve affrontare, riguarda la gestione del tempo in attività. A questa seguono contabilità e gestione del proprio business. Anche la strategia marketing richiede impegno e non è sempre una strada semplice da percorrere. Infine, un’altra spinosa questione, riguarda la dichiarazione dei redditi, che sempre più spesso, è affidata, per comodità, a dottori commercialisti professionisti del settore.

L’amministrazione del tempo rimane comunque un problema sentito da molti. Saper gestire correttamente il tempo messo a disposizione per un’attività imprenditoriale, non è affatto semplice, soprattutto per chi è alle prime armi. La maggior parte dei neo imprenditori, inizialmente, dedica meno tempo alla nuova attività perché la svolge contemporaneamente a un’altra. Di media occorrono da uno a due anni di lavoro affinché una nuova attività lavorativa imprenditoriale possa diventare davvero redditizia.

Come diventare imprenditori di successo sfruttando le nuove tecnologie digitali

Gli strumenti digitali rappresentano un punto chiave per il successo di un’impresa. Purtroppo, nonostante gli enormi passi avanti che la tecnologia ha fatto negli ultimi anni, sono ancora pochi gli imprenditori che la sfruttano per la propria attività. Alcuni soggetti, invece, hanno capito che l’integrazione della tecnologia e la digitalizzazione delle aziende consente la semplificazione dei processi con un conseguenziale risparmio economico.

Nelle attività imprenditoriali la tecnologia è sfruttata soprattutto per la fatturazione elettronica, le vendite (ad esempio, per processare gli ordini, tracciare i pagamenti e ottenere le rendicontazioni) e infine anche per il marketing.

Diventare imprenditori: ecco perché sono in molti a farlo

Aprire una propria attività presenta, senza dubbio, dei vantaggi e forti gratificazioni. Avere la propria impresa non è solo grattacapi, problemi e incertezze. Esiste anche un lato positivo. Le motivazioni che spingono sempre più persone ad aprire e gestire un’azienda sono molteplici. Tra queste ricordiamo:

  1. essere capi di se stessi
  2. crescita aziendale
  3. libertà organizzativa e di gestione del tempo
  4. libero sfogo alla propria creatività
  5. perseguimento dei propri obiettivi e della propria visione aziendale

Diventare imprenditore

Essere capi di se stessi

La possibilità di poter scegliere come, quando, dove e perché, è la gratificazione più alta e ambita per chi decide d’intraprendere una carriera da imprenditore.

Crescita aziendale

Anche veder crescere il proprio business è sicuramente un fattore che attrae e che spinge le persone a optare per la vita imprenditoriale. Un business, magari nato dal niente, che trova la propria strada e il modo giusto per aumentare ogni anno, appaga e ripaga degli sforzi compiuti.

Gestione del tempo

Al pari dell’essere a capo di se stessi, anche la gestione del tempo è un fattore cruciale che, nella maggior parte dei casi, fa oscillare l’ago della bilancia a favore dell’imprenditoria, rispetto a un lavoro dipendente. Il tempo è vita e poter disporre della propria a proprio piacimento è una delle ambizioni più alte dell’essere umano.

Dare sfogo alla creatività

Un’azienda può diventare espressione di se stessi. A chiunque venga data (o si prenda) la libertà di farlo, trova estrema soddisfazione nel manifestare il proprio “io” attraverso lavoro, impegno e creatività.

Perseguimento di obiettivi e visione aziendale

Portare a termine una visione personale di un lavoro, di un progetto e quindi una qualunque attività imprenditoriale, è estremamente appagante. Il perseguimento di un obiettivo e di una data visione aziendale, è un altro dei motivi per cui le persone decidono di mettersi in proprio e diventare imprenditore.

Vendere online senza partita iva: è possibile? Conviene?

Vendere online senza partita IVA è possibile, ma solo in determinate circostanze. Quando l’attività è svolta occasionalmente, allora è possibile anche senza aprire una partita IVA nuova. In presenza di attività svolta in modo sporadico e occasionale, non è necessario avere partita IVA per vendere beni e servizi. La vendita di prodotti usati, ad esempio (vestiti, mobili, oggettistica, ecc…) non è tassata perché non è riconosciuta come attività lavorativa che crea reddito d’impresa. Solo quando la vendita si ripete costantemente nel tempo e con maggiore assiduità, lo Stato pretende l’apertura di una partita IVA e il pagamento delle tasse.

Vendere online occasionale o abituale: le differenze

La vendita online senza partita IVA è possibile quando è svolta una tantum e non crea quindi reddito d’impresa. In presenza di attività che si protrae nel tempo in modo costante e con frequenza, allora è necessario aprire partita IVA perché per lo Stato e il Fisco significa fare impresa. Attività che può essere occasionale (è il caso, ad esempio, di chi frequenta mercatini dell’usato o per hobbisti una volta l’anno) oppure abituale. Per la prima non occorre partita IVA, per la seconda si. L’occasionale può trasformarsi anche in abituale e commerciale se chi la svolge si organizza al meglio per realizzarla compiutamente

La differenza tra abituale e occasionale non è imposta dal reddito percepito, bensì dalle modalità di svolgimento dell’attività. La costanza, trasforma un’attività occasionale in abituale. Per non dover aprire partita IVA l’attività deve essere:

  • sporadica
  • non organizzata
  • non continua

Inoltre, nessuna vendita senza partita IVA occasionale, può avere uno shop online. La Partita IVA per e-commerce è obbligatoria perché uno shop online è un’attività organizzata!

Vendere online senza partita iva

Vendere online senza partita IVA: l’occasionalità

Vendere online senza partita IVA non comporta alcun obbligo o adempimento fiscale e contabile. Non si tratta di attività professionale e non crea reddito d’impresa (come ad esempio il pagamento dell’IRPEF e dell’IRAP. Non è nemmeno necessario emettere fatture elettroniche e i prezzi applicati, molto spesso, sono davvero irrisori.

Le transazioni sono occasionali e sporadiche e i proventi percepiti sono considerati rientranti nella categoria dei redditi diversi. Quindi, un’attività di vendita occasionale per non avere partita IVA non può nemmeno avere un e-commerce. Un sito di vendita online, infatti, è considerato un’attività organizzata supportata da promozioni e pubblicità.Vendere prodotti online senza partita IVA sfruttando i Marketplace.

I marketplace sono delle piattaforme organizzate sulle quali è possibile vendere e acquistare online oggetti di varia natura. Contengono centinaia di categorie e attraggono ogni giorno migliaia di utenti che conoscono, riconoscono e si fidano del marchio, percepito come una sorta di autenticità e garanzia dei prodotti venduti.

I marketplace sono mediatori di vendita che richiedono una determinata commissione per ciascuna transazione eseguita sulla loro piattaforma. La media della commissione si aggira attorno al 3,5 %. Sui Marketplace è possibile vendere online senza partita IVA. I marketplace (come ad esempio Ebay, oppure Facebook) consentono quindi la vendita online occasionale, non organizzata (dal soggetto privato), sporadica, a prezzi modici e non continuativa. Amazon non rientra in questa categoria. Per vendere su Amazon è necessario avere partita IVA.

Vendere prodotti online con un e-commerce

Vendere prodotti online con un e-commerce è quindi un’attività che produce reddito d’impresa e richiede l’apertura di partita IVA. Non solo. Per vendere con il proprio e-commerce è necessario: aprire partita IVA.

  1. Compilare una SICA
  2. Iscrivere l’attività al Registro delle Imprese
  3. Eseguire l’iscrizione all’INPS nella sezione gestione commercianti

È inoltre indispensabile scegliere il regime fiscale migliore per la propria attività. Una decisione molto importante che va a incidere sulla gestione aziendale. Nel caso non fosse possibile aderire al Regime Forfettario è necessario ricordare l’obbligo della registrazione contabile di ciascuna operazione legata all’attività stessa (attiva o passiva che sia).

Costi fissi e variabili: gestire al meglio la propria azienda

Valutare correttamente costi fissi e variabili di un’impresa, è alla base di una corretta gestione aziendale. Conoscere e saper gestire al meglio i costi risulta di fondamentale importanza in fase di pianificazione imprenditoriale. L’amministrazione delle uscite, se adeguata, po’ incrementare sensibilmente il fatturato. Sul rapporto tra uscite fisse e variabili è possibile studiare una strategia di business valida e redditizia. Quando si decide di aprire una partita IVA e fare impresa è quindi importante conoscere cosa sono, come si distinguono e come possono essere ottimizzati per massimizzare l’aumento di fatturato.

Costi fissi

Si tratta dei costi che non subiscono alterazioni al variare della produzione. In altre parole, un imprenditore deve sostenere un costo fisso anche quando il fatturato è pari a zero. I costi fissi rimangono quindi costanti al variare delle quantità prodotte o vendite (vale a dire in base al volume dell’attività). Rientrano in questa categoria le spese come: affitto di spazi commerciali, parcelle di commercialisti e avvocati, canone di software, costo conto corrente, ecc…

All’interno della macro categoria di costi fissi troviamo delle spese che presentano vincoli e rigidità diverse tra loro:

  • Costi fissi impegnati – fanno riferimento a tutti quei fattori produttivi necessari a garantire una minima produzione. I fattori produttivi, ricordiamo, sono elementi indispensabili alla produzione di beni e servizi. I fissi impegnati non possono, solitamente, essere ridotti in un breve lasso di tempo (come ad esempio in un anno di vita dell’attività). Rientrano in questa sotto categoria: ammortamento e leasing su macchinari, costo dello spazio produttivo, commercialista, ecc…
  • Costi fissi discrezionali – si tratta di spese variabili in base a scelte discrezionali per soddisfare diverse esigenze aziendali. Variano in base alle priorità, alla sostenibilità economica e al periodo finanziario. Non dipendendo dalle quantità prodotte o vendute, sono comunque considerati costi fissi. Ne sono un esempio: costi di marketing e comunicazione, costi di formazione e team building e progetti di ricerca & sviluppo.

Costi fissi e variabili

Costi variabili

Il totale complessivo dei variabili, muta in base alle quantità di beni e servizi prodotti o vendute. I costi variabili risultano a zero quando non c’è produzione e aumentano proporzionalmente ai volumi prodotti. Anche in questo caso la macro categoria di variabili trova una ripartizione in:

  • Lineari – si tratta di costi variabili unitari che rimangono costanti
  • Digressivi – diminuiscono all’aumentare delle quantità di beni e servizi prodotti. Tendono ad aumentare in maniera inversamente proporzionale al variare dei volumi prodotti.
  • Progressivi – aumentano quando le quantità di beni e servizi prodotti o venduti, crescono. Di conseguenza si tratta di costi che aumentano in modo direttamente proporzionale al variare dei volumi prodotti.

Costi fissi e variali = costo totale

Dalla somma dei costi fissi e variabili si ottiene il costo totale. Il totale varia di anno in anno, a causa dei costi variabili che aumentano all’aumentare delle quantità prodotte o vendute. L’analisi dei vari costi aziendali (fissi, variabili e totali) è imperativa per la gestione aziendale, la pianificazione amministrativa e la programmazione strategica di base.

Suddividere correttamente i costi permette analisi approfondite, come quella del calcolo del punto di atterraggio (Break-Even Point – quantità di ricavi necessari a coprire la totalità dei costi aziendali). Un controllo di gestione attento e strutturato, con business plan completi e soddisfacenti, aiuta a portare avanti al meglio la propria attività.

L’analisi di costi fissi e variabili è semplice e comprensibile a tutti gli imprenditori, anche quelli meno esperti in materia. È indispensabile anche per calcolare il margine di contribuzione (differenza tra il prezzo di vendita unitario e il costo variabile unitario) e la leva operativa (che misura il grado di rischio e le opportunità collegate alle variazioni dei ricavi di vendita).