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Conservazione fatture elettroniche clienti esteri: come, quando ed esclusioni

La conservazione delle fatture elettroniche consiste nella conservazione di copie digitali delle fatture emesse e ricevute da un’impresa. Questa pratica è prevista dalla normativa fiscale italiana e dalla Direttiva Europea sulla fatturazione elettronica, che prevede l’utilizzo di fatture elettroniche in sostituzione di quelle cartacee. La conservazione delle fatture elettroniche è obbligatoria a partire dal 31 marzo 2015 per le aziende che emettono fatture verso la pubblica amministrazione e a partire dal 31 dicembre 2018 per tutte le altre aziende.

La corretta conservazione a norma di legge è fondamentale per garantire la tracciabilità e la trasparenza delle transazioni commerciali e per poter fornire prove valide in caso di verifiche fiscali. Inoltre, una corretta conservazione permette di avere sempre a disposizione i dati delle fatture, rendendo più agevole la gestione amministrativa e contabile.

Conservazione fatture elettroniche clienti esteri: metodi, strumenti e sicurezza dei dati.

La conservazione delle fatture elettroniche dei clienti esteri può avvenire tramite sistemi digitali sicuri. Gli strumenti più comuni sono la conservazione sostitutiva e l’adesione alla conservazione elettronica presso l’Agenzia delle Entrate. La conservazione sostitutiva consiste nel mantenere una copia digitale delle fatture al posto di quelle cartacee. L’adesione alla conservazione elettronica presso l’Agenzia delle Entrate invece, implica l’invio delle fatture elettroniche a un sistema gestito dall’Agenzia stessa. In entrambi i casi, è importante che i sistemi di conservazione siano sicuri e garantiscano la protezione dei dati.

Inoltre, è necessario che gli strumenti utilizzati siano conformi ai requisiti tecnologici previsti dalla normativa fiscale per garantire la validità giuridica delle fatture elettroniche conservate. Per esempio, le fatture elettroniche devono essere conservate in formato elettronico non modificabile e accessibile in qualsiasi momento per un periodo di tempo minimo di dieci anni.

Per garantire la sicurezza dei dati, è consigliabile affidarsi a soluzioni tecnologiche affidabili e certificate. I sistemi di conservazione devono essere protetti da sistemi di autenticazione robusti e da firewall adeguati per prevenire accessi non autorizzati.

Le fatture elettroniche devono inoltre essere correttamente archiviate e catalogate per garantirne la consultazione facile e veloce in caso di bisogno. Per questo motivo, è consigliabile utilizzare software di gestione documentale che permettano di organizzare le fatture in modo semplice e intuitivo.

Conservazione fatture elettroniche

Conservazione sostitutiva fatture elettroniche: quando è obbligatoria?

La conservazione delle fatture elettroniche dei clienti esteri è regolamentata dalla normativa fiscale italiana e da quella del paese in cui il cliente ha sede. Ad esempio, in Italia, l’obbligo di conservazione delle fatture elettroniche è previsto dal Decreto Legislativo n. 127 del 2015 e dal successivo Regolamento dell’Agenzia delle Entrate n. 8 del 2016. Queste norme stabiliscono la durata minima obbligatoria di conservazione delle fatture, che generalmente è di dieci anni.

È importante che le aziende adempiano a questo obbligo per evitare eventuali sanzioni fiscali. La conservazione corretta delle fatture elettroniche garantisce la tracciabilità e la verificabilità delle operazioni commerciali effettuate con i clienti esteri. Inoltre, rappresenta anche una forma di tutela per l’impresa, che potrà eventualmente farvi riferimento in caso di controlli fiscali o in caso di controversie con i clienti. Pertanto, una corretta conservazione delle fatture elettroniche dei clienti esteri rappresenta un elemento fondamentale per la regolarità e la sicurezza delle attività aziendali.

Conservazione fatture: Esclusioni dall’obbligo per clienti esteri, casi particolari, esenzioni e sanzioni.

Ci sono alcuni casi particolari in cui l’obbligo di conservazione delle fatture elettroniche dei clienti esteri non sussiste. Ad esempio, le fatture per importi inferiori a una soglia stabilita dalla legislazione fiscale possono essere escluse dall’obbligo di conservazione.

Inoltre, possono essere esenti dall’obbligo di conservazione anche i fornitori che svolgono attività esenti da imposta o che rientrano in specifiche categorie fiscali. È importante fare attenzione alle esclusioni previste dalla legislazione fiscale in quanto l’omissione della conservazione delle fatture può comportare sanzioni fiscali severe. La mancata conservazione delle fatture può anche causare problemi nella verifica della corretta applicazione delle imposte e nella eventuale verifica fiscale. Pertanto, è importante fare riferimento alla normativa fiscale per verificare se l’obbligo di conservazione dei clienti esteri sussista o meno, e seguire le procedure corrette per evitare sanzioni e problemi fiscali.

 

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Fattura di cortesia: cos’è, a cosa serve e quando è obbligatoria

Una fattura di cortesia è un documento che attesta l’avvenuta transazione commerciale tra fornitore e cliente. È emessa al momento della fornitura di beni o servizi ed è obbligatoria per tutti i fornitori che svolgono attività commerciali o professionali, che effettuano transazioni con clienti non esenti da IVA o che forniscono beni o servizi soggetti a IVA. La corretta emissione e la precisione delle informazioni presenti sulla fattura di cortesia sono d’importanza fondamentale per conferire validità giuridica alla transazione commerciale.

Fattura di cortesia: cos’è e come funziona

La fattura di cortesia è un documento fiscale emesso dal fornitore al cliente, che attesta il corretto adempimento dell’obbligo fiscale e delle disposizioni previste dalla legge. Il suo scopo principale è quello di confermare la transazione commerciale tra le parti, che può essere rilevante ai fini fiscali o per altri scopi.

La fattura di cortesia può essere sia cartacea oppure emessa come fattura elettronica. In ogni caso e deve contenere le informazioni obbligatorie previste dalla legge, come ad esempio:

  1. nome del fornitore
  2. codice fiscale del fornitore
  3. codice fiscale del cliente
  4. descrizione del prodotto o del servizio fornito
  5. prezzo
  6. data della transazione
  7. numero d’identificazione fiscale del fornitore
  8. numero d’identificazione fiscale del fornitore del cliente
  9. data di emissione della fattura
  10. aliquota IVA applicata
  11. importo totale della transazione, comprensivo dell’IVA.

Chiunque eserciti un’attività commerciale o professionale che preveda la fornitura di beni o servizi è obbligato a emettere la fattura di cortesia ai propri clienti. Esistono comunque delle eccezioni, ad esempio per i clienti esenti da IVA, non è necessario emetterla. La fattura di cortesia deve essere conservata dal fornitore per un periodo di tempo determinato dalla legge e può essere richiesta dall’Agenzia delle Entrate in qualsiasi momento.

La correttezza e la completezza della fattura sono elementi essenziali per la validità giuridica della transazione commerciale e per evitare sanzioni fiscali. È importante che la fattura di cortesia sia emessa tempestivamente e che rispetti tutte le norme previste dalla legge.

Fattura di cortesia

Fatture di cortesia: a cosa servono e quali sono i loro vantaggi

La fattura di cortesia è un documento importante anche per il fornitore. Questo infatti gli consente di dimostrare l’avvenuto pagamento da parte del cliente e di registrare l’operazione nel proprio conto corrente. Inoltre, la fattura aiuta il fornitore a tenere traccia delle vendite e delle transazioni commerciali, e a preparare la dichiarazione dei redditi.

Si tratta anche di un importante strumento per la prevenzione dell’evasione fiscale. Consente agli organi di controllo di verificare la corretta applicazione dell’IVA e di verificare che i fornitori siano in regola con i loro obblighi fiscali.

Fattura elettronica e fattura di cortesia: obblighi e disposizioni fiscali in merito

L’emissione di una fattura di cortesia è obbligatoria per tutti i fornitori che esercitano attività commerciali o professionali, e che effettuano transazioni con clienti che non siano soggetti esenti da IVA. È obbligatoria anche in caso di fornitura di beni o servizi che rientrano nella definizione di “operazioni imponibili”, ovvero quelle soggette a IVA.

Le disposizioni fiscali stabiliscono che la fattura di cortesia deve essere emessa entro il 15 del mese successivo a quello in cui è stata effettuata la transazione. È inoltre stabilito che deve contenere tutte le informazioni necessarie per la regolare registrazione della transazione ai fini fiscali.

Inoltre, è importante tenere presente che questo tipo di fattura può essere emessa sia in formato cartaceo che elettronico. La dicitura “copia di cortesia” può essere inserita solo per indicare che si tratta di una copia destinata al cliente e non al fisco.

In ogni caso, è sempre consigliabile verificare le disposizioni fiscali vigenti e consultare un professionista del settore. Solo in questo modo è possibile avere la sicurezza di ricevere tutte le corrette informazioni sulla giusta emissione di una fattura di cortesia e sui suoi eventuali vantaggi fiscali.

Come fatturare senza partita iva

Vediamo nel dettaglio come fatturare senza avere una partita IVA. Prima di tutto è necessario precisare che è possibile vendere anche se non si ha una partita IVA nei casi e nei limiti in cui stiamo effettuando una prestazione occasionale. E’ importante, però, registrare correttamente le ricevute emesse e rispettare i limiti di guadagno stabiliti per evitare sanzioni fiscali.

Come fatturare senza partita IVA

E’ possibile, come precedentemente accennato, “vendere” anche senza aprire una partita IVA, o senza fare impresa. Il termine “fatturare” in questo caso è utilizzato impropriamente in quanto il documento che andremo a emettere non è una fattura ma una ricevuta. I casi in cui è possibile effettuare una vendita senza essere in possesso di una Partita IVA sono i seguenti:

  • Prestazioni di lavoro occasionale di tipo accessorio: per chi svolge un’attività occasionale che non supera i 5.000 euro all’anno, non è necessario avere una partita IVA. In questo caso, è possibile emettere una ricevuta per prestazione occasionale indicando il proprio nome e cognome e la prestazione svolta.
  • Vendita una tantum:  per chi effettua la vendita di beni usati o piccole produzioni artigianali, dove non siamo tenuti a emettere alcun documento.
  • Associazioni senza partita IVA: alcune associazioni (per esempio le associazioni culturali con solo Codice Fiscale) sono a oggi ancora esentate dall’emissione delle fatture elettroniche e di conseguenza non hanno l’obbligo di dotarsi di una Partita IVA, in questi casi tali associazioni possono emettere delle ricevute per le quote associative.

Indipendentemente dalla propria condizione, è necessario registrare correttamente gli eventuali documenti emessi.

Fattura elettronica senza partita IVA: perché non si può fare in questi casi

La fatturazione senza partita IVA non è possibile in quanto per “fatturazione” si intende oggi l’emissione di una fattura elettronica che può essere effettuata solo da soggetti dotati di una Partita IVA. In questo caso, trovandoci in una delle condizioni sopra indicate, il documento che dobbiamo emettere può essere solo una ricevuta per prestazione occasionale i cui vantaggi e svantaggi sono elencati di seguito:

I vantaggi principali sono:

  1. Riduzione dei costi: non è necessario pagare le tasse annuali per la partita IVA e non ci sono costi per la sua gestione.
  2. Semplicità: è più semplice gestire l’ emissione di ricevute piuttosto che di fatture elettroniche, soprattutto per le piccole attività.

D’altra parte, ci sono alcuni svantaggi da considerare:

  1. Le prestazioni occasionali non possono superare i 5.000 euro all’anno e le associazioni senza partita IVA hanno limitazioni nell’emettere ricevute, il che è un grosso limite per alcune attività.
  2. Sanzioni fiscali: se non si registrano correttamente le ricevute emesse, si rischiano sanzioni fiscali.

In generale, quindi, la vendita senza partita IVA può essere un’opzione conveniente per alcune attività, ma richiede molta attenzione nel monitoraggio dei limiti, nella gestione delle ricevute e nella registrazione delle operazioni effettuate.

Come fatturare senza partita iva

Vendita senza partita IVA: come evitare sanzioni fiscali

Per evitare sanzioni fiscali in caso di vendita di oggetti o servizi senza partita IVA, è importante seguire alcune regole:

  1. Registrare correttamente le ricevute emesse: tutte le ricevute emesse devono essere registrate e conservate per almeno dieci anni.
  2. Conservare i documenti giustificativi: è importante conservare tutti i documenti giustificativi delle spese sostenute e delle entrate percepite.
  3. Rispettare i limiti di guadagno: è importante rispettare i limiti di guadagno stabiliti per le prestazioni occasionali e per le associazioni senza partita IVA, altrimenti si rischiano sanzioni fiscali.
  4. Comunicare al cliente che si sta emettendo una ricevuta senza partita IVA: è fondamentale informare il cliente che si sta emettendo documento diverso da fattura in quanto sprovvisti di partita IVA, in modo che sia a conoscenza della situazione e possa verificare se è in regola con le normative fiscali.
  5. Utilizzare un software di emissione delle ricevute come FatturaPRO.click: per evitare errori, monitorare i limiti , tenere traccia delle proprie ricevute e la ricezione delle fatture elettroniche.

In generale è importante tenere sempre traccia di tutte le operazioni effettuate, per evitare di incorrere in errori e sanzioni fiscali.

In conclusione, la fatturazione elettronica senza partita IVA non è possibile, mentre l’emissione delle ricevute consente dei vantaggi come la riduzione dei costi e la semplicità, ma presenta anche degli svantaggi come i limiti di guadagno e le sanzioni fiscali.

Come annullare una fattura elettronica

La fatturazione elettronica è un sistema di emissione e trasmissione di fatture attraverso il web, introdotto in Italia dal 2019. In questo articolo, spiegheremo come annullare una fattura elettronica.

Si Può Annullare una Fattura Elettronica?

Sì, è possibile annullare una fattura elettronica. In alcuni casi, potrebbe essere necessario annullare una fattura elettronica perché è stata emessa in modo errato o perché la transazione commerciale a cui si riferisce non è andata a buon fine.

Come Annullare una Fattura Elettronica Emessa Ma non ancora inviata

Per annullare una fattura elettronica non ancora inviata, basta semplicemente eliminarla dal proprio sistema di fatturazione. Una volta emessa e salvata, una fattura elettronica non può essere modificata o cancellata. Pertanto, è importante verificare attentamente i dati inseriti prima di procedere all’emissione. Se la fattura contiene un errore ma non si è ancora proceduto all’invio, è sufficiente eliminarlo definitivamente dalla propria piattaforma e crearne una nuova corretta. È importante assicurarsi di seguire le linee guida stabilite dall’Agenzia delle Entrate per l’emissione delle fatture elettroniche.

Annullare una fattura elettronica scartata dal Sistema di Interscambio

Quando una fattura elettronica inviata al Sistema di Interscambio (SdI) è scartata perché contenente errori, non può più essere annullata. Una volta emessa e inviata, una fattura elettronica non può essere modificata o cancellata. Pertanto, il primo passo da fare in questo caso è correggere gli errori della fattura scartata e inviarla nuovamente al SdI entro 5 giorni dalla data della notifica di scarto. In questo specifico caso è fondamentale assicurarsi di utilizzare lo stesso numero e la stessa data della fattura originale. In alternativa è anche possibile emettere una nuova fattura corretta con nuovo numero e data, seguendo le indicazioni dell’Agenzia delle Entrate. In ogni caso, è sempre consigliato consultare e seguire le linee guida stabilite dall’Agenzia delle Entrate per l’emissione delle fatture elettroniche.

Fattura elettronica rifiutata dalla pubblica amministrazione

La Pubblica Amministrazione può rifiutare una fattura elettronica anche se è stata già approvata dal Sistema di Interscambio (SdI). Ci sono due modi in cui questo può avvenire:

  1. la Pubblica Amministrazione può inviare una “Notifica di esito negativo“, in cui notifica gli errori presenti nella fattura
  2. può rifiutare la fattura dopo averla già accettata o più di 15 giorni dopo averla ricevuta senza prima segnalare eventuali problemi.

In questi casi, la Pubblica Amministrazione potrebbe contattare direttamente il mittente della fattura per richiedere una nota di credito e una nuova fattura elettronica. È importante correggere gli errori il prima possibile per evitare sanzioni in caso di controlli delle autorità.

Come annullare una fattura elettronica

Nota di credito fattura elettronica

La nota di credito è un documento utilizzato per annullare o modificare una fattura già emessa. Con l’entrata in vigore della fattura elettronica, l’emissione di una nota di credito diventa simile all’emissione di una fattura elettronica stessa. Anche la nota di credito deve essere trasmessa attraverso il Sistema di Interscambio (SdI) utilizzando il codice operativo TD04. In alcuni casi, non è necessario emettere una nota di credito. Ad esempio:

  • l’IBAN è diverso
  • i campi della fattura elettronica (FE) sono compilati in modo improprio
  • l’indirizzo PEC è errato ma la fattura è stata comunque ricevuta dallo SdI
  • l’importo totale è sbagliato ma l’imponibile e l’IVA sono corretti.

Come fare nota di credito fattura elettronica

La necessità di sapere come annullare una fattura elettronica è nata sin da quando è entrato in vigore l’obbligo della fatturazione elettronica. A questa necessità si è affiancata anche quella di sapere come emettere una nota di credito. Vogliamo quindi ricordare brevemente le caratteristiche principali delle note di credito. La nota di credito ha caratteristiche simili a una fattura ordinaria, ma deve essere indicata come “nota di credito” e deve contenere alcune informazioni specifiche. In particolare, devono essere specificati:

  1. data di emissione
  2. numero progressivo
  3. dati dell’emittente
  4. dati del destinatario
  5. tipo di pagamento.

Inoltre, dev’essere fornita una descrizione della prestazione, che può essere l’importo totale nel caso di annullamento della fattura o l’importo da rettificare in caso di modifica della fattura. Altre informazioni da includere sono le modifiche all’IVA, alla rivalsa INPS e alla ritenuta d’acconto. Nel caso in cui sia apportata una modifica alla rivalsa INPS o all’IVA, questi importi devono essere indicati in negativo. Se è apportata una modifica alla ritenuta d’acconto, deve essere indicata in positivo. È importante compilare correttamente la nota di credito per evitare sanzioni in caso di controlli delle autorità. È anche importante tenere traccia delle note di credito emesse, in modo da poterle utilizzare come riferimento in futuro, se necessario.

Quanto può fatturare una srls? Come funziona? Quando aprirne una?

Le SRLS (Società a Responsabilità Limitata Semplificata) sono una forma di società a responsabilità limitata che si caratterizzano per la semplicità e la flessibilità nella loro gestione. Sono state introdotte dalla Legge di Stabilità del 2014, con lo scopo di agevolare la creazione di nuove imprese e di favorire l’accesso al credito. Con questo articolo vogliamo fornire qualche utile informazione per capire cosa sono, come si costituiscono e quanto può fatturare una srls effettivamente, con limiti massimi e minimi da rispettare.

SRLS società a Responsabilità Limitata Semplificata

Le SRLS sono caratterizzate da una struttura semplificata rispetto alle altre società a responsabilità limitata, sia per quanto riguarda la loro costituzione che per la loro gestione.

Una SRLS può essere costituita da un minimo di uno a un massimo di cinquanta soci, che possono essere persone fisiche o giuridiche. Non è necessario redigere un atto costitutivo, né è richiesto il deposito di un capitale sociale minimo. I soci di una SRLS sono responsabili solo in misura proporzionale al loro conferimento, senza che vi sia il rischio di responsabilità personale.

Tassazione SRLS

Prima di arrivare a capire quanto può fatturare una srls, vediamo, nel dettaglio, la tassazione a cui sono soggette le società a responsabilità limitata semplificata. Si tratta di una tassazione ordinaria, come per le altre società a responsabilità limitata. Ciò significa che devono versare le seguenti imposte:

  • IRPEF (Imposta sul reddito delle persone fisiche) per i soci, in base alla quota di partecipazione al reddito della società.
  • IRES (Imposta sul reddito delle società) per la società, in base al reddito prodotto.
  • IVA (Imposta sul valore aggiunto) per le operazioni commerciali effettuate dalla società.

SRLS costi

Aprire una SRLS comporta dei costi che vanno considerati nella fase di pianificazione dell’impresa. I costi principali sono i seguenti:

  1. Costo della visura camerale, che varia in base alla regione in cui è richiesta.
  2. Iscrizione al Registro delle Imprese, che comprende il bollo e la tassa d’iscrizione.
  3. Costo per la redazione del libro soci, che può essere sostenuto presso un commercialista o un avvocato.

Inoltre, è necessario considerare i costi per la gestione della società, come ad esempio i compensi per il consiglio di amministrazione, il commercialista e l’eventuale contabile.

Quanto può fatturare una srls? Ecco i limiti di fatturato delle SRLS

Le SRLS non hanno limiti di fatturato. Ciò significa che una SRLS può generare un reddito illimitato, a patto che sia rispettata la normativa fiscale e commerciale in vigore.

Fatturazione elettronica SRLS

A partire dal 2019, le SRLS sono obbligate alla fatturazione elettronica per le operazioni commerciali con altre imprese e con la pubblica amministrazione. Ciò significa che le fatture emesse e ricevute devono essere trasmesse in formato elettronico, utilizzando il Sistema d’Interscambio (SdI) messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate.

La fatturazione elettronica permette di semplificare l’emissione e la gestione delle fatture, riducendo gli errori e i tempi di lavoro. Inoltre, consente di avere un maggiore controllo e tracciabilità delle operazioni commerciali.

Quanto può fatturare una srls

Aprire una SRLS

Per aprire una SRLS, è necessario soddisfare i seguenti requisiti:

  1. Avere la maggiore età.
  2. Non essere stati dichiarati falliti.
  3. Non essere sottoposti a procedure concorsuali.
  4. Inoltre, è necessario scegliere una denominazione per la società che rispetti le norme sulla registrazione dei marchi e sulla tutela della proprietà industriale.
  5. Scegliere la sede della società, che può essere l’abitazione del socio o un locale commerciale.
  6. Scegliere un legale rappresentante per la società, che può essere uno dei soci o un terzo.
  7. Comunicare l’avvio dell’attività all’ufficio del registro delle imprese e all’agenzia delle entrate.
  8. Redigere il libro soci, che contiene l’elenco dei soci, i conferimenti e le quote di partecipazione.

Srls vantaggi

Aprire una SRLS (Società a Responsabilità Limitata Semplificata) può comportare diversi vantaggi per chi desidera fare impresa:

  • Semplicità e velocità nella costituzione: le SRLS non richiedono un atto costitutivo né un capitale sociale minimo, il che le rende più semplici da aprire rispetto ad altre forme societarie. Inoltre, il processo di iscrizione al Registro delle Imprese è più rapido rispetto ad altre forme di società a responsabilità limitata.
  • Responsabilità limitata dei soci: i soci di una SRLS sono responsabili solo in misura proporzionale al loro conferimento, senza il rischio di responsabilità personale. Ciò significa che il patrimonio personale dei soci non può essere utilizzato per soddisfare i debiti della società.
  • Flessibilità nella gestione: le SRLS possono essere gestite in modo flessibile, senza l’obbligo di un consiglio di amministrazione o di un organo di controllo. Ciò le rende adatte sia a piccole imprese che a società di maggiori dimensioni.
  • Possibilità di ottenere finanziamenti: le SRLS possono accedere a finanziamenti e agevolazioni fiscali destinati alle nuove imprese, come ad esempio il credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali o il superammortamento.
  • Tassazione ordinaria: le SRLS sono soggette alla tassazione ordinaria, come le altre società a responsabilità limitata, con l’applicazione dell’IRPEF per i soci e dell’IRES e dell’Iva per la società. Ciò le rende più convenienti rispetto ad altre forme societarie, come ad esempio le società per azioni, che sono soggette a tassazione più elevata.

Come fare la fattura elettronica nel 2023: tutte le novità

La fatturazione elettronica è un sistema di emissione, trasmissione e conservazione delle fatture in formato digitale che sta diventando sempre più diffuso a livello mondiale. Nel 2023 sono previste diverse novità in materia di fatturazione elettronica, sia a livello nazionale che internazionale. In questo articolo vogliamo quindi spiegare come fare la fattura elettronica nel 2023 tenendo conto di tutte le novità previste per quest’anno. In sintesi, nel 2023 sono previste diverse novità in materia di fatturazione elettronica, sia a livello nazionale che internazionale, che mirano a semplificare e velocizzare gli scambi commerciali e a facilitare l’adozione della fatturazione elettronica da parte delle piccole e medie imprese.

Come fare la fattura elettronica nel 2023: le novità previste dalla Legge di Bilancio

La Legge di Bilancio 2023 ha introdotto diverse novità in materia di fatturazione elettronica che riguardano sia le imprese che gli imprenditori. Ecco alcune delle principali novità previste dalla Legge di Bilancio 2023 in materia di fatturazione elettronica:

  1. L’Italia è autorizzata a continuare ad applicare lo split payment – resta in vigore fino al 30 giugno 2023 lo Split Payment per tutte le operazioni eseguite nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni e altri Enti e società. Regola confermata in base a quanto previsto dall’articolo 17-ter del Decreto del Presidente della Repubblica n°633/1972 e sull’istituzione della disciplina dell’imposta del valore aggiunto.
  2. Lancio della fatturazione elettronica cross-border – mantenuto ed esteso il sistema per scambiare fatture elettroniche tra paesi diversi utilizzando lo standard internazionale “PEPPOL” (Pan-European Public Procurement On-Line).
  3. Introduzione di nuovi strumenti e servizi per facilitare l’adozione della fatturazione elettronica da parte delle piccole e medie imprese. La Legge di Bilancio 2023 prevede l’introduzione di nuovi strumenti e servizi, come ad esempio software gratuiti o a basso costo, per facilitare l’adozione della fatturazione elettronica da parte delle piccole e medie imprese.

Fattura elettronica medici: proroga del divieto per le prestazioni sanitarie

Il Decreto Milleproroghe 2023, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 31 dicembre 2022, ha introdotto alcune novità in materia di fatturazione elettronica per le prestazioni sanitarie.

In particolare, il Decreto Milleproroghe 2023 ha prorogato l’esonero di emissione delle fatture elettroniche per le prestazioni sanitarie al 31 dicembre 2023. La proroga dell’esonero per le prestazioni sanitarie:

  1. i soggetti tenuti all’invio dei dati al Sistema TS con riferimento alle fatture i cui dati sono da inviare a detto Sistema
  2. soggetti che non sono tenuti all’invio dei dati al Sistema TS, con riferimento alle fatture relative a prestazioni sanitarie effettuate nei confronti di persone fisiche.

Come fare la fattura elettronica

 

Inoltre, il Decreto Milleproroghe 2023 ha previsto la possibilità per le strutture sanitarie pubbliche o private accreditate o convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale di utilizzare la fatturazione elettronica per le prestazioni sanitarie erogate nei confronti di soggetti privati a partire dal 1gennaio 2024, a condizione che le prestazioni siano pagate mediante carte di credito, bancomat o altri strumenti di pagamento elettronici.

Decreto Milleproroghe

Il Decreto Milleproroghe specifica infatti:

“Per i periodi d’imposta 2019, 2020, 2021 e 2022, i soggetti tenuti all’invio dei dati al Sistema tessera sanitaria, ai fini dell’elaborazione della dichiarazione dei redditi precompilata, ai sensi dell’articolo 3, commi 3 e 4, del decreto legislativo 21 novembre 2014, n. 175, e dei relativi decreti del Ministro dell’economia e delle finanze, non possono emettere fatture elettroniche ai sensi delle disposizioni di cui all’articolo 1, comma 3, del decreto legislativo 5 agosto 2015, n. 127, con riferimento alle fatture i cui dati sono da inviare al Sistema tessera sanitaria”

Come fare la fattura elettronica: conclusioni

Le novità introdotte nel 2023 in materia di fatturazione elettronica hanno riguardato sia le imprese che gli imprenditori nei vari regimi fiscali. In particolare, a partire dal 1° gennaio 2023 è stato introdotto l’obbligo di fatturazione elettronica per le imprese che emettono fatture nei confronti della pubblica amministrazione, mentre a partire dal 1° luglio 2023 sarà possibile scambiare fatture elettroniche tra paesi diversi utilizzando lo standard internazionale “PEPPOL“.

Inoltre, la Legge di Bilancio 2023 ha previsto l’introduzione di nuovi strumenti e servizi per facilitare l’adozione della fatturazione elettronica da parte delle piccole e medie imprese.

In sintesi, le novità introdotte nel 2023 in materia di fatturazione elettronica hanno comportato l’estensione dell’obbligo di fatturazione elettronica a nuove categorie di soggetti e l’introduzione di nuove opportunità per le imprese e gli imprenditori.

Come diventare copywriter e seguire la giusta disciplina fiscale

Oggi sono in molti a essere interessati a sapere come diventare copywriter. Si tratta di una professione che si è largamente diffusa anche grazie allo smart working. I soggetti che decidono d’intraprendere questa carriera, non sono obbligati ad aprire una partita IVA. Infatti, è una professione che può, qualche volta, essere svolta anche come prestazione occasionale.

Copywriter: cosa fa

La figura del copywriter è cambiata e si è evoluta negli ultimi anni. Oggi, un copy, non si occupa solo di scrivere testi pubblicitari, slogan o contenuti persuasivi. Le sue mansioni si sono fuse e mescolate con quelle dell’articolista. In entrambi i casi, comunque, le professioni possono essere svolte sia alle dipendenze di qualcuno, che come liberi professionisti.

Come diventare copywriter

In alcuni articoli precedenti, abbiamo già visto che per lavorare come sviluppatore app o come accompagnatore turistico serve aprire una partita IVA. Per la professione del copywriter non è detto che sia necessario dotarsi di partita IVA con un preciso codice ATECO.

Per capire quando e se è necessaria la partita IVA, prima bisogna capire se il lavoro è svolto in maniera saltuaria e non continuativa, oppure in modo abituale. Per fare un esempio, quando la domanda di lavoro ammonta a quattro articoli da scrivere in una volta sola, durante tutto l’anno, allora la prestazione è occasionale. Quando invece i soliti quattro articoli dell’esempio devono essere scritti tutti i mesi per tutto l’anno, allora il lavoro è continuativo e abituale. In questo secondo caso serve pertanto l’apertura di una partita IVA.

Come sempre per l’apertura è necessario compilare uno specifico modulo da presentare ad Agenzia delle Entrate in via telematica o cartacea. Sul modulo deve essere indicato il codice ATECO corretto. Per questa professione non ne esiste solamente uno, ma ce ne sono diversi:

  • 90.99: altre attività professionali NCA;
  • 21.00: relazioni pubbliche e comunicazione;
  • 99.00: altre attività dei servizi d’informazione NCA;
  • 11.01: ideazione di campagne pubblicitarie.

Il codice cambia a second del lavoro svolto, degli obiettivi perseguiti e della tipologia di cliente per il quale è svolta l’attività.

Come diventare copywriter

Freelance copywriter e Iscrizione Alla Gestione Separata Dell’Inps

Tra le cose da sapere su come diventare copywriter c’è anche quella dell’iscrizione alla gestione separata dell’INPS. La gestione separata è un regime previdenziale utilizzato da tutti i professionisti non coperti dalla cassa previdenziale obbligatoria. La gestione separata prevede il versamento di contributi due volte nel corso dell’anno, in concomitanza con altri obblighi fiscali.

Il copywriter non è obbligato a iscriversi al Registro delle Imprese a meno che non svolga molte attività, una delle quali ne richiede l’iscrizione. Per un inquadramento più preciso è sempre meglio rivolgersi a un dottore commercialista che può consigliare la soluzione migliore. L’iscrizione alla gestione separata deve avvenire entro e non oltre trenta giorni dal momento in cui è aperta partita IVA. La quota annua da versare a INPS ammonta al 25,98% dul reddito imponibile.

Copywriters e regime fiscale

Il copy è un’attività che può essere svolta in regime ordinario, oppure in regime forfettario. Il forfettario è un regime fiscale agevolato che consente di avere una tassazione al 5% nei primi cinque anni di attività, per poi passare al 15% successivamente.

IVA e IRPEF sono sostituite da questa tipologia di tassazione.

Aderendo al regime forfettario, come sempre, non è possibile superar i 65.000€ annui di fatturato. Se la soglia dovesse essere superata, avviene il passaggio diretto al regime ordinario. Inoltre, da luglio 2022 anche i forfettari, quindi anche i copy in questo regime, sono obbligati per legge a mettere fatturazione elettronica. Invece, i soggetti che non superano i 25.000€ di fatturato annui, possono mettere ancora la semplice fattura cartacea.

Come pagare meno tasse per i professionisti della fatturazione

I professionisti sono sempre alla ricerca di nuovi modi per sapere come pagare meno tasse. Farlo legalmente è possibile, ma è necessario cambiare un po’ mentalità. Vediamo quindi come possono ridurre in modo legale il carico fiscale professionisti e freelancer.

Come pagare meno tasse: trovare un consulente fiscale e gestire i costi

Per pagare meno tasse, prima di tutto, bisogna trovare un consulente fiscale adatto alle proprie esigenze e al proprio business. Stringere una forte e profonda collaborazione con una figura competente nel proprio settore, è sicuramente, un’agevolazione da non sottovalutare.

In secondo luogo è necessario ripensare a una corretta gestione dei costi. È importante che ogni spesa effettuato nell’esercizio della propria attività, sia correttamente registrata con fattura elettronica o scontrino elettronico. Ma non basta. Ogni documento deve anche essere giustificato nel modo giusto, visto che, purtroppo, in Italia, molte spese non possono essere dedotte perché non inerenti al proprio lavoro. Registrare e giustificare ogni spesa nel modo giusto può essere un modo per pagare meno tasse, visto che vanno a essere dedotti dal reddito professionale.

Come aumentare le deduzioni: giustificazioni corrette

Chi decide di aprire una partita IVA e inizia a fare impresa deve sapere cosa sono le deduzioni e come pagare meno tasse aumentandole legalmente. Ogni costo sostenuto dal professionista può essere dedotto se correttamente giustificato.  Affinché ogni costo sostenuto possa essere portato in deduzione deve:

La deduzione è legale, prevista e spiegata dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi. Quindi, ogni volta che si presenta l’occasione di documentare una spesa inerente alla propria attività, deve essere sfruttata per arrivare, al momento della dichiarazione dei redditi, a dedurre il maggior numero possibile di spese.

Come pagare meno tasse: il principio d’inerenza

Secondo questo principio, ogni spesa sostenuta dal professionista nell’ambito dell’esercizio della propria attività, può essere dedotta. Per capire se un costo è deducibile è necessario verificare se è possibile applicare il principio d’inerenza. In pratica è necessario controllare attentamente se il costo sostenuto è da imputare alla sfera personale, oppure all’attività lavorativa.

Come pagare meno tasse

Oltre alle spese completamente deducibili, esistono quelle parzialmente deducibili. Si tratta di spese che rispettano il diritto di cassa e d’inerenza. Ne sono un esempio i beni immobili considerati strumentali per l’esercizio dell’attività professionale. Sono beni immobili strumentali deducibili gli uffici, ma anche le abitazioni private destinate in parte allo svolgimento delle proprie mansioni. L’immobile, in questo specifico caso, è destinato a uso promiscuo, cioè in parte sono designati ad abitazione privata e in parte ad ambiente lavorativo. Di conseguenza tutte le spese che lo riguardano (acquisto, affitto, bollette, ecc…) possono essere deducibili a metà. Requisito fondamentale è che l’immobile sia intestato al professionista.

Allo stesso modo, anche l’utilizzo del cellulare e l’auto aziendale, destinati a uso promiscuo, possono dare luogo a una detrazione fiscale. Le spese telefoniche sono detraibili all’80% mentre l’IVA al 50% (che sale al 100% in caso di utilizzo esclusivamente aziendale). Lo stesso vale per l’uso dell’auto aziendale. Detto al 100% in caso mezzo usato nel pieno rispetto del principio d’inerenza oppure in misura ridotta se destinato alla promiscuità.

Infine, anche vitto e alloggio sono detraibili nella percentuale del 75% purché i costi sostenuti nell’anno non siano maggiori del “% dei compensi percepiti nello stesso anno d’imposta. Tutte le spese finora elencate devono essere corroborate da regolare fattura elettronica. Solo in questo caso l’IVA è totalmente detraibile. In presenza invece di ricevuta fiscale, l’IVA diventa indetraibile.

Consulente fiscale: una scelta importante

Non facile capire come pagare meno tasse legalmente. I casi sono tanti e le situazioni tutte diverse le une dalle altre. Il mondo fiscale è piuttosto complicato e diventa difficile muoversi correttamente, evitando errori grossolani che portano a sanzioni amministrative. Diventa quindi importante affiancarsi di un consulente finanziario che sappia bene come destreggiarsi tra regolamenti e aggiornamenti fiscali e legali. Affidare a qualcuno di esperto la gestione del proprio business lavorandovi a stretto contatto, è sicuramente la mossa vincente per riuscire al meglio nel proprio lavoro.

Attività da aprire da casa: quali e come

La pandemia ha spalancato le porte a molteplici attività da aprire a casa per svolgere, finalmente, un lavoro redditizio e gratificante. Sempre più persone hanno, infatti, deciso, di fare soldi lavorando da casa o, addirittura, lasciare un lavoro da dipendente per diventare imprenditore e vivere il proprio business. Oggigiorno è possibile sviluppare e gestire un’impresa direttamente dal salotto di casa propria. Le idee da mettere in campo sono tantissime. Vediamo, quindi, di capire quali sono quelle più gettonate e remunerative.

Attività da aprire da casa: qualche idea

Esistono varie possibilità per chi decide di fare impresa con le attività da aprire a casa. Ad esempio è possibile dedicarsi alla produzione e al commercio di articoli fatti a mano. L’artigianato è, sicuramente, uno dei modi più creativi, ma anche impegnativi, per vendere online.

Chi, invece, non sa ancora cosa e come aprire un’attività da zero potrebbe optare per un più approcciabile dropshipping. Questa forma di commercio elettronico presenta bassi costi di avvio. Infatti, i venditori non devono fare magazzino e collaborano, invece, a stretto giro con i fornitori che si occupano dello stoccaggio merci e delle spedizioni.

Tra le attività da aprire per lavorare da casa troviamo anche quella che prevede l’acquisto di grandi quantitativi di merce all’ingrosso. L’acquisto avviene a prezzi più bassi perché le maggiori quantità bilanciano la spesa. La successiva vendita è quindi possibile a prezzi maggiorati. Online esistono numerose piattaforme che mettono in contatto fornitori a stock e imprenditori.

Infine segnaliamo anche la possibilità di rilevare un’attività già avviata. È possibile trovare varie attività da rilevare sul sito di Exchange Marketplace, ad esempio, per riprendere da dove qualche altro imprenditore ha lasciato. Continuare il business di qualcuno, certe volte, facilita le cose.

Attività da aprire

Attività da aprire con pochi soldi

Non sempre chi decide di vertere su attività da aprire a casa ha una cospicua disponibilità economica. Esistono però delle attività che è possibile avviare anche per chi dispone di poco denaro. Ne è un esempio perfetto la vendita di servizi online. Il trasferimento del proprio know-how in un determinato campo d’interesse, può essere sfruttato quale fonte di remunerazione. Oggi è facile imbattersi in siti che vendono corsi online, ebook e video tutorial. Insegnare agli altri quello che conosciamo è sicuramente un modo come un altro per fare business come lavoratori autonomi.

Non solo corsi. Su internet oggi è possibile vendere qualunque prodotto digitale:

  1. Fotografie
  2. Grafica
  3. Illustrazioni
  4. Animazioni
  5. Modelli grafici
  6. Software
  7. Audio (musica, campioni, podcast, ecc.)
  8. Ricerche (statistiche, rapporti, ecc.)
  9. Traduzioni
  10. Ecc…

Qualunque sia il servizio digitale vendibile online come nuova attività da aprire a casa, l’importante è ritagliarsi la propria fetta di mercato. Cercare e individuare una nicchia di pubblico di riferimento, aiuta a far crescere il proprio business senza disperdere risorse ed energie. I social network in questo possono aiutare veramente tanto. Instagram, YouTube, Twitch, TikTok, ecc… Sono palcoscenici perfetti per il proprio pubblico online e per la monetizzazione del proprio business.

Attività da aprire oggi: conclusioni

Oggi le attività da aprire per creare un proprio business da casa, sono davvero tantissime. Non c’è che l’imbarazzo della scelta. È addirittura possibile vendere online senza partita IVA. Internet è una miniera d’oro d’informazioni da ricercare e seguire per trovare la strada giusta e avviare un’impresa remunerativa. Una condizione semplificata maggiormente anche dalla possibilità di utilizzare software e piattaforme online per la fatturazione elettronica. Proprio come FatturaPRO.click che ha reso possibile una gestione facile e veloce delle fatture, dall’emissione semplificata e illimitata di Fatture Elettroniche PA, B2B e B2C alla ricezione con caricamento e archiviazione automatici. Un modo semplice e automatizzato per portare avanti il proprio business nel migliore dei modi.

Software fattura elettronica: come scegliere il migliore

In commercio, oggi, esistono moltissimi software fattura elettronica per emettere, inviare e ricevere e-fatture e tenere sotto controllo il proprio business. Strumenti estremamente validi e necessari ad aziende e imprenditori. I software progettati a questo scopo si distinguono in base a funzionalità, abbonamenti, costi, implementazioni e compatibilità. Quando è necessario scegliere il migliore, è d’obbligo tenere in considerazione le proprie esigenze. Dai programmi gratuiti a quelli che aiutano a inviare la dichiarazione IVA, fino a quelli in grado di gestire i rapporti contabili. Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Vediamo nel dettaglio cosa contraddistingue l’uno o l’altro sistema di fatturazione elettronica.

Software fattura elettronica: l’opzione gratuita

Tra i più richiesti e i più allettanti, sul web sono presenti una gran quantità di software per la fatturazione completamente gratuiti. Semplici e immediati, possono essere utilizzati da tutti, ma hanno dei limiti. Infatti, gratis è quasi sempre sinonimo di “limitato”. Molte delle funzioni più importanti potrebbero essere bloccate, o addirittura non presenti. Quindi, per commercianti o liberi professionisti, un programma di fatturazione gratuito potrebbe essere una soluzione auspicabile, ma quando è necessario qualcosa di maggiormente complesso, è meglio optare per altre scelte.

Programma di fatturazione elettronica: online o offline?

L’accessibilità online è, senza dubbio, un’altra caratteristica determinante nella scelta del miglior software di fatturazione. Alcune piattaforme, per poter essere utilizzate, richiedono l’installazione in locale (quindi sul proprio computer) di uno specifico programma. Altre, invece, permettono di essere eseguiti direttamente online con la possibilità di accedervi ovunque, da qualunque dispositivo e in qualsiasi istante. Altra caratteristica molto importante è l’accessibilità dei dati. I software online per la fatturazione elettronica, come FatturaPRO.click, consentono di salvare i propri dati sul cloud. Di conseguenza, è possibile recuperarli e accedervi sempre, anche durante i viaggi di lavoro.

I programmi offline, di contro, non salvano i dati sul cloud e quindi non ne permettono l’accesso da qualunque postazione. Fatture e documenti devono perciò essere salvati sempre sul proprio disco rigido. Anche se talvolta un programma offline può risultare comodo e semplice da usare, la praticità è solo apparente. Infatti, è sempre e comunque necessario scaricare la fattura per inviarla al destinatario.

Software fattura elettronica

I migliori programmi di fatturazione elettronica

Tra i migliori software di fatturazione elettronica troviamo quelli multi-dispositivo. Sono programmi che consentono di essere utilizzati con qualunque strumenti a disposizione: PC, Mac, iPad, Android oppure iPhone. L’importante è che sia sempre presente una connessione internet. La fatturazione multi-dispositivo permette di emettere fatture elettroniche da diversi dispositivi contemporaneamente. Accessi multipli, da differenti piattaforme e utenti diversi. Una caratteristica indispensabile a svolgere un lavoro versatile e flessibile, che aiuta il business a crescere sempre di più.

Come inviare le fatture elettroniche al commercialista

Per l’inserimento in contabilità, il proprio commercialista deve disporre dell’intera mole di fatture emesse e ricevute da una data attività. Un’operazione, all’apparenza banale, ma che potrebbe nascondere delle difficoltà quando non si sceglie il software fattura elettronica corretto. È facile dimenticare alcuni documenti necessari alla contabilità e ancora più semplice è incappare in errori di tipo umano o di distrazione che possono creare non pochi problemi.

Per questo è meglio cercare un software fattura elettronica che consenta di far accedere il proprio commercialista al programma stesso. Su alcune piattaforme il commercialista può creare il proprio utente e la propria password, in altri, invece, è possibile condividere il proprio account con il professionista e permettergli di fargli visualizzare esclusivamente i dati desiderati.

Software fatturazione elettronica: nessuna limitazione

Alcuni software per la fatturazione elettronica non si limitano alla sola fatturazione. Sono in grado, ad esempio, di mantenere tutti i propri affari sotto controllo, come veri e propri software gestionali.

Fatture, preventivi, proforma, note di credito, ricevute, ecc… Sono prodotte velocemente e con pochi semplici click. Tra le tante funzioni a disposizione anche quella di stimare entrate e uscite e i costi di gestione e amministrazione, sono valori aggiuntivi da tenere presente. Infine, anche la capacità di convertire i documenti, ad esempio convertendo un preventivo in una vera e propria fattura, è una caratteristica lodevole da ricercare e apprezzare in un programma ben fatto e funzionante.