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Come trovare codice Ateco da partita iva

Il codice ATECO è un identificativo numerico assegnato a ogni attività economica presente in Italia dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT). Questo codice, composto da 7 cifre, permette di classificare le attività economiche in base alla loro natura e al loro scopo. Il codice ATECO è un elemento fondamentale per molte procedure fiscali e burocratiche, come la registrazione della Partita IVA, la dichiarazione dei redditi e la presentazione del modello Unico. La conoscenza precisa del codice ATECO della propria attività economica è quindi importante per assicurarsi di adempiere correttamente a tutti gli obblighi fiscali. Fortunatamente, esistono diversi modi per trovare il codice ATECO, sia utilizzando metodi tradizionali che strumenti online.

Codice Ateco: un breve ripasso

Il codice Ateco è uno strumento molto importante per la categorizzazione delle attività economiche in Italia e per il loro riconoscimento a livello statistico e fiscale. Questo codice consente d’identificare in modo univoco l’attività economica, permettendo allo Stato di tenere traccia delle attività presenti sul territorio e di calcolare la loro incidenza sull’economia del paese.

La classificazione delle attività economiche tramite il codice Ateco è effettuata sulla base di una serie di criteri. Questi tengono conto di diversi fattori:

  1. natura e caratteristiche dell’attività stessa
  2. prodotto o servizio offerto
  3. mercato di riferimento
  4. altri fattori che possono influire sulla definizione dell’attività

Il codice è molto utile per le aziende, in quanto consente loro di comprendere meglio la loro posizione sul mercato e di adattarsi alle esigenze del mercato stesso. È uno strumento fondamentale per le istituzioni pubbliche, che possono utilizzarlo per effettuare analisi statistiche e valutare l’impatto delle politiche economiche sulla vita delle imprese.

Come trovare codice Ateco da partita iva

Come trovare codice Ateco da partita IVA: metodi tradizionali.

Il codice Ateco è un elemento importante per le attività economiche, poiché è utilizzato per classificare e identificare le attività stesse. La sua importanza deriva dal fatto che è necessario per molte pratiche burocratiche e fiscali, come la registrazione della Partita IVA, la dichiarazione dei redditi e la presentazione del modello Unico.

Il primo metodo per riuscire a trovarlo è quello di consultare il sito web dell’Agenzia delle Entrate o di altri enti pubblici competenti. Questi siti solitamente hanno una sezione dedicata alla ricerca del codice Ateco, dove basta inserire la Partita IVA per ottenere il codice corrispondente. Lo stesso meccanismo funziona anche per trovare la partita IVA con il nome dell’azienda, sempre in modo gratuito.

In alternativa, ci si può rivolgere a un commercialista o a un consulente fiscale. Questi professionisti possono aiutare a trovare il codice Ateco e fornire assistenza nella compilazione dei modelli fiscali, offrendo anche un supporto prezioso per la gestione delle pratiche burocratiche.

In ogni caso, è importante tenere presente che il codice Ateco è un elemento fondamentale per le attività economiche e che la sua corretta identificazione. È fondamentale per garantire la regolarità fiscale e per evitare sanzioni e problemi burocratici.

Trovare codice ATECO tramite partita IVA: strumenti online per la ricerca rapida

Oltre ai metodi tradizionali, esistono anche strumenti online che permettono di trovare il codice Ateco in modo rapido e semplice. Ad esempio, è possibile utilizzare il sito web di una società d’informazioni commerciali, che offre un servizio di ricerca avanzato basato sulla Partita IVA. Questi strumenti online forniscono informazioni dettagliate sull’attività economica, incluso il codice Ateco, la descrizione dell’attività, i dati fiscali e altre informazioni rilevanti.

 

Questi strumenti possono essere utilizzati in qualsiasi momento e da qualsiasi luogo con una connessione internet, il che li rende molto convenienti per chi è alla ricerca del codice. La ricerca avanzata basata sulla Partita IVA offre risultati precisi e affidabili, che possono essere utilizzati per la compilazione dei modelli fiscali, la registrazione della Partita IVA e per altre procedure fiscali e burocratiche. Gli strumenti online sono spesso molto più efficienti rispetto ai metodi tradizionali e possono aiutare a risparmiare tempo e denaro. Tuttavia, è importante utilizzare solo fonti affidabili e verificate per evitare errori o informazioni obsolete.

Come fatturare senza partita iva

Vediamo nel dettaglio come fatturare senza avere una partita IVA. Prima di tutto è necessario precisare che è possibile vendere anche se non si ha una partita IVA nei casi e nei limiti in cui stiamo effettuando una prestazione occasionale. E’ importante, però, registrare correttamente le ricevute emesse e rispettare i limiti di guadagno stabiliti per evitare sanzioni fiscali.

Come fatturare senza partita IVA

E’ possibile, come precedentemente accennato, “vendere” anche senza aprire una partita IVA, o senza fare impresa. Il termine “fatturare” in questo caso è utilizzato impropriamente in quanto il documento che andremo a emettere non è una fattura ma una ricevuta. I casi in cui è possibile effettuare una vendita senza essere in possesso di una Partita IVA sono i seguenti:

  • Prestazioni di lavoro occasionale di tipo accessorio: per chi svolge un’attività occasionale che non supera i 5.000 euro all’anno, non è necessario avere una partita IVA. In questo caso, è possibile emettere una ricevuta per prestazione occasionale indicando il proprio nome e cognome e la prestazione svolta.
  • Vendita una tantum:  per chi effettua la vendita di beni usati o piccole produzioni artigianali, dove non siamo tenuti a emettere alcun documento.
  • Associazioni senza partita IVA: alcune associazioni (per esempio le associazioni culturali con solo Codice Fiscale) sono a oggi ancora esentate dall’emissione delle fatture elettroniche e di conseguenza non hanno l’obbligo di dotarsi di una Partita IVA, in questi casi tali associazioni possono emettere delle ricevute per le quote associative.

Indipendentemente dalla propria condizione, è necessario registrare correttamente gli eventuali documenti emessi.

Fattura elettronica senza partita IVA: perché non si può fare in questi casi

La fatturazione senza partita IVA non è possibile in quanto per “fatturazione” si intende oggi l’emissione di una fattura elettronica che può essere effettuata solo da soggetti dotati di una Partita IVA. In questo caso, trovandoci in una delle condizioni sopra indicate, il documento che dobbiamo emettere può essere solo una ricevuta per prestazione occasionale i cui vantaggi e svantaggi sono elencati di seguito:

I vantaggi principali sono:

  1. Riduzione dei costi: non è necessario pagare le tasse annuali per la partita IVA e non ci sono costi per la sua gestione.
  2. Semplicità: è più semplice gestire l’ emissione di ricevute piuttosto che di fatture elettroniche, soprattutto per le piccole attività.

D’altra parte, ci sono alcuni svantaggi da considerare:

  1. Le prestazioni occasionali non possono superare i 5.000 euro all’anno e le associazioni senza partita IVA hanno limitazioni nell’emettere ricevute, il che è un grosso limite per alcune attività.
  2. Sanzioni fiscali: se non si registrano correttamente le ricevute emesse, si rischiano sanzioni fiscali.

In generale, quindi, la vendita senza partita IVA può essere un’opzione conveniente per alcune attività, ma richiede molta attenzione nel monitoraggio dei limiti, nella gestione delle ricevute e nella registrazione delle operazioni effettuate.

Come fatturare senza partita iva

Vendita senza partita IVA: come evitare sanzioni fiscali

Per evitare sanzioni fiscali in caso di vendita di oggetti o servizi senza partita IVA, è importante seguire alcune regole:

  1. Registrare correttamente le ricevute emesse: tutte le ricevute emesse devono essere registrate e conservate per almeno dieci anni.
  2. Conservare i documenti giustificativi: è importante conservare tutti i documenti giustificativi delle spese sostenute e delle entrate percepite.
  3. Rispettare i limiti di guadagno: è importante rispettare i limiti di guadagno stabiliti per le prestazioni occasionali e per le associazioni senza partita IVA, altrimenti si rischiano sanzioni fiscali.
  4. Comunicare al cliente che si sta emettendo una ricevuta senza partita IVA: è fondamentale informare il cliente che si sta emettendo documento diverso da fattura in quanto sprovvisti di partita IVA, in modo che sia a conoscenza della situazione e possa verificare se è in regola con le normative fiscali.
  5. Utilizzare un software di emissione delle ricevute come FatturaPRO.click: per evitare errori, monitorare i limiti , tenere traccia delle proprie ricevute e la ricezione delle fatture elettroniche.

In generale è importante tenere sempre traccia di tutte le operazioni effettuate, per evitare di incorrere in errori e sanzioni fiscali.

In conclusione, la fatturazione elettronica senza partita IVA non è possibile, mentre l’emissione delle ricevute consente dei vantaggi come la riduzione dei costi e la semplicità, ma presenta anche degli svantaggi come i limiti di guadagno e le sanzioni fiscali.

Come calcolare l’iva in fattura

Il calcolo dell’IVA in fattura è una procedura importante per qualsiasi azienda che desideri emettere correttamente fatture elettroniche ai propri clienti. Vediamo quindi di capre meglio come calcolare l’IVA in fattura su un importo totale, parziale e scontato.

Come calcolare l’IVA in fattura su un importo totale

Per calcolare l’IVA in fattura su un importo totale, è necessario conoscere la percentuale di IVA applicabile per il tipo di prodotto o servizio in questione. In Italia, ad esempio, l’IVA è attualmente al 22%. Quindi, per calcolare l’IVA su un importo totale di 100 euro, si utilizzerebbe la seguente formula:

Importo IVA = Importo totale x Percentuale IVA

Nel nostro esempio, l’importo dell’IVA sarebbe di 22 euro (100 x 0,22).

La percentuale di IVA varia in base al paese e al tipo di prodotto o servizio. In Europa, alcune delle percentuali di IVA più comuni sono:

  1. Francia: l’IVA standard è del 20%, ma ci sono anche alcuni prodotti e servizi soggetti a un’IVA ridotta del 5,5% e un’IVA super ridotta del 2,1%.
  2. Germania: l’IVA standard è del 19%, ma ci sono anche alcuni prodotti e servizi soggetti a un’IVA ridotta del 7%.
  3. Regno Unito: l’IVA standard è del 20%, ma ci sono anche alcuni prodotti e servizi soggetti a un’IVA ridotta del 5% e un’IVA zero del 0%.

Tenendo conto dell’esempio che abbiamo fatto anche per l’Italia, per calcolare l’IVA su un importo totale di 100 euro in Francia, ad esempio, si utilizzerebbe la seguente formula:

  • Importo IVA = Importo totale x Percentuale IVA
  • L’importo dell’IVA sarebbe di 20 euro (100 x 0,20).

Per calcolare l’IVA su un importo totale di 100 euro in Germania, si utilizzerebbe la seguente formula:

  • Importo IVA = Importo totale x Percentuale IVA
  • L’importo dell’IVA sarebbe di 19 euro (100 x 0,19).

Per calcolare l’IVA su un importo totale di 100 euro nel Regno Unito, si utilizzerebbe la seguente formula:

  • Importo IVA = Importo totale x Percentuale IVA
  • L’importo dell’IVA sarebbe di 20 euro (100 x 0,20).

Si consiglia di verificare sempre le percentuali di IVA in vigore nel proprio paese prima di calcolare l’IVA in fattura, in quanto possono essere soggette a variazioni e cambiamenti.

Come calcolare l'iva in fattura

 

Come calcolare IVA in fattura su un importo parziale

Per sapere come calcolare l’IVA in fattura su un importo parziale, è necessario prima calcolare l’importo totale comprensivo di IVA. Quindi, si può utilizzare la seguente formula per calcolare l’importo parziale esente da IVA:

Importo parziale = Importo totale / (1 + Percentuale IVA)

Ad esempio, se l’importo totale di un prodotto con IVA al 22% è di 122 euro, l’importo parziale esente da IVA sarebbe di 100 euro (122 / 1,22).

Calcolo IVA fattura su un importo scontato

Per calcolare l’IVA in fattura su un importo scontato, è necessario prima calcolare l’importo totale scontato. Quindi, si può utilizzare la stessa formula utilizzata per calcolare l’IVA su un importo totale per calcolare l’IVA sull’importo scontato.

Ad esempio, se l’importo totale di un prodotto con IVA al 22% è di 100 euro ed è applicato uno sconto del 10%, l’importo scontato sarebbe di 90 euro (100 – 10). L’importo dell’IVA sull’importo scontato sarebbe di 19,8 euro (90 x 0,22).

Calcolo IVA in fattura:  gli aspetti da considerare

Aprire una partita IVA comporta delle conoscenze di base che riguardano anche l’amministrazione e il lato fiscale di un’impresa. Per questo è importante sapere come calcolare l’IVA in fattura e quali sono tutti i fattori da considerare durante il calcolo:

  1. La percentuale di IVA applicabile: varia in base al paese e al tipo di prodotto o servizio. È importante verificare la percentuale di IVA applicabile per il proprio prodotto o servizio prima di calcolare l’IVA in fattura.
  2. Se l’IVA è inclusa o esclusa dall’importo totale: In alcuni paesi l’IVA è inclusa nell’importo totale mentre in altri è esclusa, quindi è importante conoscere la normativa del proprio paese per calcolare correttamente l’IVA.
  3. La possibilità di sconti o agevolazioni fiscali: In alcuni casi, potrebbero essere applicati sconti o agevolazioni fiscali su determinati prodotti o servizi. Verificare quindi se si è idonei per queste agevolazioni e calcolare l’IVA di conseguenza.
  4. La necessità di registrare l’IVA in fattura in un registro IVA: In molti Stati è richiesto di registrare l’IVA in fattura in un registro IVA È importante conoscere queste regole e seguirle per evitare sanzioni fiscali.
  5. La necessità di comunicare l’IVA in fattura all’Agenzia delle Entrate: Qualche volta è richiesto di comunicare l’IVA in fattura all’Agenzia delle Entrate entro un determinato periodo di tempo. Conoscere queste regole e seguirle evita l’applicazione di sanzioni fiscali.
  6. La possibilità di dedurre l’IVA in fattura come costo aziendale: talvolta è possibile dedurre l’IVA in fattura come costo aziendale.

In generale, è importante essere sempre informati sulle norme fiscali locali e consultare un professionista del settore fiscale per avere maggiori informazioni e per effettuare il calcolo dell’IVA in modo corretto e preciso.

Come fatturare ad una onlus

In questo articolo spiegheremo in modo dettagliato come realizzare correttamente una fattura elettronica rivolta alle onlus e in generale alle organizzazioni no profit. Vedremo quindi come fatturare ad una onlus, come impostare una fattura per le associazioni, e vedremo in fatturazione elettronica come si registra una onlus.

Come Fatturare ad una Onlus

Le onlus sono organizzazioni no profit, sono enti che svolgono attività di interesse generale senza scopo di lucro. Nonostante ciò, le onlus possono emettere fatture per le prestazioni di servizi o la fornitura di beni che forniscono. In questo caso, le fatture devono essere emesse utilizzando lo stesso modello previsto per le imprese che operano a scopo di lucro.

Invece per emettere una fattura ad una onlus, è necessario seguire questi passaggi:

  • Verificare che l’onlus sia registrata nel Registro delle Onlus presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Solo le onlus iscritte a questo registro possono beneficiare delle agevolazioni fiscali previste per le organizzazioni no profit.
  • Compilare il modello di fattura elettronica secondo le indicazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate. In particolare, è necessario inserire i seguenti dati:
  • Dati del venditore (nome, indirizzo, partita IVA)
  • Dati del compratore (nome, indirizzo, partita IVA)
  • Data di emissione
  • Numero di fattura
  • Descrizione della prestazione o del bene fornito
  • Prezzo
  • Aliquota IVA
  • Importo IVA
  • Totale fattura

Fattura onlus: attenzione alla Partita IVA

È importante verificare che l’onlus abbia una partita IVA valida e attiva, in quanto questo numero identificativo è obbligatorio per emettere una fattura. Se l’onlus non ha ancora ottenuto la partita IVA, è possibile richiederla presso l’Agenzia delle Entrate o presso il competente Ufficio delle Imposte del luogo in cui ha sede l’onlus.

Come fatturare ad una onlus

Come Impostare una Fattura per le Onlus

Una volta che si è verificata la presenza della partita IVA e si è compilata la fattura elettronica, è necessario inviarla all’onlus tramite il Sistema di Interscambio (SdI) delle fatture elettroniche.

Il Sistema di Interscambio (SDI) è una piattaforma online gestita dall’Agenzia delle Entrate che permette di trasmettere, ricevere e conservare le fatture elettroniche in modo sicuro e tempestivo. Per inviare la fattura elettronica all’onlus tramite il SdI, è sufficiente avere a disposizione una piattaforma completa come quella di FatturaPRO.click che permette di creare, registrare ed inviare le fatture elettroniche a imprese, liberi professionisti e onlus.

Come Si Registra una Onlus in Fatturazione Elettronica

Per poter ricevere le fatture elettroniche, le onlus devono registrarsi al sistema di interscambio (SDI) dell’Agenzia delle Entrate. La registrazione è gratuita e permette di ottenere un codice destinatario, ovvero il numero identificativo assegnato dal SDI all’ente.

Come Fare una Fattura ad una Onlus

Una volta ottenuto il codice destinatario, le onlus possono iniziare a ricevere le fatture elettroniche dai propri fornitori. Per verificare la ricezione delle fatture, è sufficiente accedere all’area riservata del servizio di Fatturazione Elettronica dell’Agenzia delle Entrate e selezionare la voce “Fatture Ricevute”.

Le onlus possono inoltre emettere fatture elettroniche ai propri clienti seguendo le stesse procedure previste per le imprese che operano a scopo di lucro. È sufficiente compilare il modello di fattura elettronica secondo le indicazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate e inviarla tramite il sistema di interscambio (SdI).

Cosa Fare in Caso di Errore nella Fattura

Nel caso in cui si riscontrino errori o inesattezze nella fattura emessa ad una onlus, è possibile procedere con la rettifica della fattura stessa. Per fare ciò, è necessario emettere una nuova fattura elettronica con gli stessi dati della fattura originaria, ma indicando la dicitura “Fattura rettificata” e specificando gli errori o le inesattezze corretti. La nuova fattura dovrà essere inviata all’onlus tramite il sistema di interscambio (SdI).

Legge di bilancio 2023: le novità per imprese e professionisti

La Legge di bilancio 2023 è stata approvata dal Governo il 28 dicembre 2022 e contiene diverse novità che interessano sia i professionisti che le imprese e tutti coloro che vogliono aprire una partita IVA. In questo articolo, cercheremo di fare una panoramica delle principali modifiche apportate dalla nuova legge e di spiegare come queste possono influire sulle attività di professionisti e imprese.

Prima di entrare nello specifico, è importante ricordare che la Legge di bilancio è uno strumento fondamentale per la definizione delle politiche economiche e finanziarie dello Stato e che ha come obiettivo quello di garantire il sostegno alle famiglie, alle imprese e ai lavoratori, nonché il rilancio dell’economia. Passiamo quindi ad analizzare le novità introdotte dalla Legge di bilancio 2023 per i professionisti.

Legge di bilancio 2023: le novità per i professionisti

Una delle principali novità introdotte dalla Legge di bilancio 2023 per i professionisti riguarda l’ampliamento della platea dei soggetti che possono accedere alla detrazione del 50% per l’acquisto di beni strumentali. Fino a oggi, infatti, tale detrazione era riservata solo ai lavoratori dipendenti e ai titolari di partita IVA con ricavi o compensi fino a 400.000 euro. Con la nuova legge, invece, la detrazione è estesa anche ai liberi professionisti iscritti alle casse di previdenza dei lavoratori autonomi e agli enti previdenziali privati.

Un’altra novità interessante per i professionisti è l’estensione della possibilità di utilizzare il regime forfettario anche ai lavoratori autonomi iscritti alle casse di previdenza dei lavoratori autonomi e agli enti previdenziali privati. Fino ad oggi, infatti, tale regime era riservato solo ai lavoratori autonomi che non superavano un determinato limite di ricavi. Con la nuova legge, invece, anche i professionisti con ricavi superiori ai limiti previsti dal regime forfettario potranno optare per tale regime, a condizione che non siano esercitate attività di impresa, arti e professioni esenti o che non diano luogo a ritenute d’acconto.

Bilancio di previsione dello Stato: le novità per le imprese

Un’altra novità importante per le imprese è l’introduzione della “Nuova Sabatini“, una misura che prevede l’erogazione di contributi a fondo perduto per l’acquisto di beni strumentali da parte di piccole e medie imprese. La “Nuova Sabatini” è rivolta sia alle imprese che alle start-up innovative e prevede un contributo a fondo perduto pari al 40% delle spese sostenute per l’acquisto di beni strumentali, fino a un massimo di 2 milioni di euro per ciascuna impresa.

Un’altra misura introdotta dalla Legge di bilancio 2023 che riguarda le imprese è il “credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali nuovi“, che prevede un credito d’imposta pari al 50% delle spese sostenute per l’acquisto di beni strumentali nuovi, fino ad un massimo di 2,5 milioni di euro per ciascuna impresa. Tale credito d’imposta è rivolto alle imprese che effettuano investimenti in beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive ubicate in territori a elevata intensità di processo e a territori svantaggiati.

Legge di bilancio 2023

Start-up innovative: le novità nella Legge di bilancio 2023

La Legge di bilancio 2023 introduce anche diverse novità per le start-up innovative, alcune delle quali riguardano il sistema fiscale. Una di queste è l’estensione della possibilità di utilizzare il regime forfettario anche alle start-up innovative, a condizione che non siano esercitate attività di impresa, arti e professioni esenti o che non diano luogo a ritenute d’acconto.

Un’altra novità interessante per le start-up innovative è l’introduzione della “Nuova Sabatini“, una misura che prevede l’erogazione di contributi a fondo perduto per l’acquisto di beni strumentali da parte di start-up innovative. La “Nuova Sabatini” prevede un contributo a fondo perduto pari al 50% delle spese sostenute per l’acquisto di beni strumentali, fino ad un massimo di 2 milioni di euro per ciascuna start-up.

Manovra finanziaria 2023: novità per il settore turistico e culturale

La Legge di bilancio 2023 introduce anche diverse novità per il settore turistico e culturale, alcune delle quali riguardano il sistema fiscale. Una di queste è l’introduzione del “credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali nuovi destinati all’internazionalizzazione“, che prevede un credito d’imposta pari al 40% delle spese sostenute per l’acquisto di beni strumentali nuovi destinati all’internazionalizzazione, fino ad un massimo di 2 milioni di euro per ciascuna impresa. Tale credito d’imposta è rivolto alle imprese del settore turistico e culturale che effettuano investimenti in beni strumentali nuovi destinati all’internazionalizzazione dell’attività.

Inoltre, la Legge di bilancio 2023 prevede anche l’istituzione di un fondo per la promozione della cultura e del turismo, che avrà una dotazione di 50 milioni di euro per l’anno 2023. Il fondo sarà destinato a finanziare iniziative di promozione del patrimonio culturale e del turismo, nonché a sostenere l’organizzazione di eventi culturali e di valorizzazione delle destinazioni turistiche.

Manovra finanziaria: conclusioni

In conclusione, la Legge di bilancio 2023 introduce diverse novità per professionisti, imprese, start-up innovative e il settore turistico e culturale, alcune delle quali riguardano il sistema fiscale e altre che sono finalizzate a sostenere l’economia e a promuovere la cultura e il turismo. Si tratta di un’importante manovra finanziaria che introduce agevolazioni imprese e liberi professionisti.

Come vedere il fatturato di un’azienda

Oggi, sapere come vedere il fatturato di un’azienda è molto importante.  Si tratta, infatti, di una delle metriche di performance fondamentali per conoscere lo stato di salute di un’impresa. Esistono diversi modi per visualizzarlo, come, ad esempio, attraverso il bilancio e la dichiarazione dei redditi, oppure i rapporti finanziari periodici che includono informazioni sul fatturato. In questo articolo andiamo a vedere nel dettaglio cos’è il fatturato aziendale, a cosa serve e come e dove è possibile visualizzarlo.

Fatturato azienda: cos’è e perché è importante conoscerlo

Il fatturato di un’azienda è la quantità di denaro che l’azienda genera vendendo i suoi prodotti o servizi ai clienti. È una delle principali metriche di performance aziendali e rappresenta la quantità di denaro che l’azienda ha incassato durante un determinato periodo di tempo, solitamente un anno o un trimestre.

Il fatturato è importante perché rappresenta il livello di attività commerciale dell’azienda e può essere utilizzato per valutare la crescita o il declino dell’azienda stessa nel tempo. Inoltre, il fatturato può essere utilizzato per calcolare il margine lordo, che costituisce la differenza tra il prezzo di vendita dei prodotti o servizi e i costi diretti sostenuti per produrli. Il margine lordo può a sua volta essere utilizzato per calcolare il profitto lordo, vale a dire la quantità di denaro che l’azienda guadagna prima di dedurre le spese generali e le tasse.

Il fatturato è importante anche perché può essere utilizzato per confrontare le prestazioni di un’azienda con quelle di altre aziende del settore, o con le prestazioni storiche dell’azienda stessa. Inoltre, il fatturato può tornare utile come base per il calcolo delle tasse e per determinare il valore dell’azienda.

In sintesi, il fatturato è una metrica chiave per valutare la performance aziendale e per prendere decisioni importanti sulla strategia, il budget e le risorse dell’azienda.

Come vedere il fatturato di un’azienda

Il fatturato di un’azienda è quindi una delle metriche di performance più importanti e può essere visualizzato in diversi modi e in diversi luoghi. Ecco alcuni metodi in cui è possibile vederlo e recuperarlo facilmente:

  1. Bilancio: il bilancio è un documento che riepiloga le entrate e le uscite di un’azienda durante un determinato periodo di tempo, solitamente un anno. Il fatturato può essere trovato nella sezione delle entrate del bilancio, che mostra la quantità di denaro che l’azienda ha incassato vendendo i suoi prodotti o servizi.
  2. Dichiarazione dei redditi: la dichiarazione dei redditi è un documento che riepiloga i guadagni e le perdite di un’azienda durante un determinato periodo di tempo. Anche in questo caso, il fatturato può essere trovato nella sezione delle entrate, che mostra la quantità di denaro che l’azienda ha incassato vendendo i suoi prodotti o servizi.
  3. Rapporti finanziari: molti gruppi aziendali pubblicano dei rapporti finanziari periodici, che includono una panoramica della performance finanziaria dell’azienda. Il fatturato può essere trovato nei rapporti finanziari come parte delle entrate totali dell’azienda.
  4. Siti di terze parti: esistono diversi siti di terze parti che offrono informazioni finanziarie su molte aziende, come ad esempio Yahoo Finance o Bloomberg. È possibile cercare l’azienda in questione su questi siti per vedere il fatturato e altre informazioni finanziarie.

Inoltre, il fatturato di un’azienda può essere visualizzato direttamente dall’azienda stessa, ad esempio attraverso il suo sito web o i suoi rapporti finanziari pubblicati. È sempre importante verificare la fonte delle informazioni finanziarie per assicurarsi che siano accurate e aggiornate.

Come vedere il fatturato di un'azienda

Fatturato aziendale e Registro delle Imprese

Il registro delle imprese delle Camere di Commercio è un database pubblico che raccoglie informazioni su tutte le imprese iscritte al registro delle imprese, comprese le società per azioni, le società a responsabilità limitata e le ditte individuali. Il registro delle imprese delle Camere di Commercio è gestito dalle Camere di Commercio locali e può essere consultato da chiunque per ottenere informazioni sull’attività di un’impresa.

Per visualizzare il fatturato di un’azienda tramite il registro delle imprese delle Camere di Commercio, è necessario seguire questi passaggi:

  1. Trovare il registro delle imprese delle Camere di Commercio della zona d’interesse. In Italia, ad esempio, si possono trovare il registro delle imprese delle Camere di Commercio sul sito web delle Camere di Commercio italiane.
  2. Cercare l’azienda d’interesse. È possibile ricercare l’impresa per nome o per partita IVA.
  3. Una volta trovata l’azienda, selezionare il nome per visualizzarne i dettagli.
  4. Nella pagina dei dettagli dell’azienda, sono presenti diverse sezioni con informazioni sull’azienda stessa, come ad esempio la sua forma giuridica, il numero di dipendenti, il settore di attività e altre informazioni.
  5. Cercare la sezione “bilancio” o “dichiarazione dei redditi” per trovare il fatturato dell’azienda. In questa sezione, sono presenti le informazioni dettagliate sull’ammontare delle entrate dell’azienda durante un determinato periodo di tempo.

Il registro delle imprese delle Camere di Commercio è una risorsa molto utile per ottenere informazioni veloci accurate e certificate.

Pagare le tasse è obbligatorio se non si fattura?

Oggi cerchiamo una risposta alla seguente domanda: Pagare le tasse è obbligatorio se non si fattura? Il pagamento delle tasse è un aspetto fondamentale della vita di un imprenditore e può causare molta confusione, soprattutto quando si tratta di capire se è obbligatorio pagare le tasse anche se non si emettono fatture. In questo articolo, esamineremo questo argomento e forniremo informazioni dettagliate su cosa succede quando si apre una partita IVA senza emettere fatture, qual è il regime fiscale migliore da scegliere in questo caso e quali sono le agevolazioni contributive disponibili.

Pagamento tasse e apertura Partita IVA

Aprire una partita IVA non implica automaticamente l’obbligo di emettere fatture. Tuttavia, a seconda del regime fiscale scelto, potrebbe essere necessario emettere fatture elettroniche per tutte le prestazioni di servizi o vendite di beni effettuate. Ad esempio, nel regime ordinario di tassazione è obbligatorio emettere fatture per tutte le prestazioni di servizi o vendite di beni effettuate a clienti che non sono soggetti IVA o che appartengono a un altro Stato membro dell’UE. Inoltre, anche nel caso in cui non sia obbligatorio emettere fatture, è consigliabile farlo comunque per avere una maggiore trasparenza nei confronti dei clienti e per avere una documentazione comprovante delle prestazioni di servizi o vendite di beni effettuate.

Chi deve fare la dichiarazione dei redditi

Indipendentemente dal fatto che si emettano o meno fatture, è obbligatorio dichiarare i ricavi percepiti nel modello Unico o nel modello Redditi. In questo modo, il Fisco può verificare che le tasse siano pagate in modo corretto e che non vi siano evasioni fiscali. Pertanto, è importante tenere una buona organizzazione contabile e tenere traccia dei ricavi percepiti, anche se non si emettono fatture.

Pagare le tasse

Pagare le tasse quando si emettono poche fatture: la scelta del regime fiscale migliore

Il regime fiscale migliore da scegliere dipende dalle specifiche esigenze della propria attività e dal volume delle fatture emesse. In generale, per chi emette poche fatture, il regime fiscale più adatto potrebbe essere il regime forfettario. Questo regime prevede un’aliquota fissa del 15% sui ricavi, indipendentemente dall’effettivo reddito conseguito, e non prevede l’obbligo di tenere una contabilità ordinaria. Tuttavia, per poter accedere al regime forfettario è necessario soddisfare determinati requisiti, come ad esempio avere ricavi o compensi non superiori a 65.000 euro l’anno. Chi invece non rientra nei requisiti necessari per il regime forfettario, può valutare l’opzione del regime dei minimi.

Anche in questo caso, si tratta di un regime a tassazione forfettaria, con aliquote variabili a seconda della tipologia di attività svolta e dei ricavi conseguiti. Entrambi i regimi prevedono alcune limitazioni, ad esempio in termini di possibilità di dedurre le spese sostenute e di utilizzare il metodo di determinazione del reddito diverso da quello forfettario. Prima di scegliere il regime fiscale più adatto alla propria attività, il consiglio è quello di valutare attentamente le proprie esigenze e di fare riferimento alle disposizioni fiscali in vigore, eventualmente chiedendo consiglio a un professionista esperto in materia.

Quando si pagano le tasse

In conclusione, è importante comprendere che il pagamento delle tasse è obbligatorio indipendentemente dal fatto che si emettano o meno fatture elettroniche. Aprire una partita IVA non implica automaticamente l’obbligo di emettere fatture, ma comporta comunque l’obbligo di pagare le tasse sui ricavi percepiti, anche se non si è emessa alcuna fattura. Pertanto, è consigliabile valutare attentamente il regime fiscale più adatto alle proprie esigenze e verificare quali agevolazioni contributive possono essere fruite. Inoltre, è importante tenere sempre una buona organizzazione contabile e tenere traccia dei ricavi percepiti, anche se non si emettono fatture, per evitare eventuali problemi fiscali in futuro.

Come guadagnare con TikTok

Ci sono molte persone che ancora non sanno come guadagnare con TikTok. Con questa famosa app è possibile iniziare a fare soldi e fatturare velocemente. TikTok può essere utilizzata per creare e condividere brevi video con i propri amici ed è possibile arrivare a guadagnare in base al numero di visualizzazioni e di like ottenuti. Con milioni di nuovi utenti che si iscrivono ogni giorno, l’app rappresenta un nuovo e remunerativo modo di fatturare. L’importante è scegliere il regime fiscale giusto, emettere sempre fattura elettronica e adempiere a tutti gli obblighi fiscali previsti.

Come guadagnare con TikTok

TikTok, l’app con oltre 500 milioni di utenti attivi, può essere utilizzata per fare soldi. Gli utenti possono creare e condividere brevi video con gli amici, guadagnando in base al numero di visualizzazioni e di like ottenuti. Per iniziare a capire come guadagnare con TikTok, è necessario innanzitutto creare un account. Una volta creato l’account, possono essere caricati i propri video e iniziare a monetizzare vendendo annunci o ricevendo donazioni.

Per ottenere il massimo dai video risulta fondamentale la scelta di un titolo accattivante e la presenza di personaggi interessanti e divertenti. Altrettanto importante è assicurarsi che la qualità del video, che deve essere sempre ben girato e montato professionalmente. Risulta fruttuoso sperimentare angolazioni di ripresa nuove ed effetti di luce creativi.

Per realizzare video davvero redditizi, è possibile prendere in considerazione la possibilità di collaborare con marchi famosi, o di avviare un’attività in proprio. In entrambi i casi, è importante rispettare tutte le leggi fiscali pertinenti e adempiere a tutti gli obblighi fiscali previsti. Con un po’ d’impegno, è possibile imparare velocemente come guadagnare con TikTok e iniziare a fatturare seriamente.

Guadagnare con TikTok: serve la partita IVA?

TikTok è un’applicazione molto popolare che vanta milioni di nuovi utenti iscritti ogni giorno. È quindi facile capire come guadagnare con TikTok sia diventata una possibilità facile, aperta a tutti.

Come abbiamo detto per guadagnare con TikTok, la prima cosa da fare è iscriversi e aprire un nuovo account. È possibile farlo scaricando l’app dall’App Store o dal Google Play Store. Una volta creato un account, è necessario impostare il proprio profilo. A tal fine è necessario inserire:

  1. nome
  2. età
  3. località.
Come guadagnare con TikTok

Come guadagnare con TikTok

Successivamente è reso possibile aggiungere i video al proprio account. I video possono essere su qualunque argomento: da clip divertenti a filmati completi. I filmati aggiunti possono essere condivisi con i propri amici e resi visibili a chiunque.

I video devono essere ottimizzati. L’ottimizzazione consiste in riprese professionali che possano, grazie alla loro qualità, aggiudicarsi un gran numero di visualizzazioni e di like sufficientemente alti, in breve tempo. Più visualizzazioni e like hanno i vostri video, più soldi è possibile guadagnare. Il guadagno è ricavabile anche partecipando a brevi concorsi video, oppure vendendo spazi pubblicitari all’interno dei propri video.

Per approfittare della normativa fiscale italiana in materia di guadagni online, devono essere presentati annualmente, alle autorità fiscali, i resoconti dei guadagni. Non esiste però una normativa giuridica o fiscale specifica di riferimento. Questo significa che la dichiarazione dei guadagni online non è definita in modo chiaro e preciso. Al momento, la legge italiana, equipara la gestione di E-commerce, l’affiliazione commerciale o di vendita di post a pagamento su siti o social network, a una semplice attività economica abituale. Da questo è possibile dedurre che per guadagnare con TikTok è necessario aprire una partita IVA. In alternativa è possibile ovviare con una prestazione occasionale tranne che per i guadagni legati alle affiliazioni con i brand sponsorizzati.

Come sempre, per aprire partita IVA, occorre individuare prima di tutto, il corretto codice ATECO. Tra quelli presenti potrebbero risultare pertinenti i seguenti codici:

  • 11.01 – Ideazione di campagne pubblicitarie
  • 11.02 – Conduzione di campagne marketing e altri servizi pubblicitari
  • 90.99 – Altre attività professionali NCA

Infine va scelto il corretto regime fiscale.

Come si fa a guadagnare con TikTok: il regime fiscale giusto

Aprire partita IVA e iniziare a fatturare come influencer su TikTok richiede, infine, la scelta del regime fiscale. Sicuramente uno dei più vantaggiosi rimane sempre il regime forfettario. I soggetti che non guadagnano oltre i 65.000 € annui, possono scegliere questo regime agevolato. Quindi anche tutti gli influencer che non oltrepassano quella soglia, possono trarre vantaggio da questo regime.

L’agevolazione maggiore prevista dal forfettario è l’applicazione di un’unica imposta pari al 15%, sostitutiva delle imposte sui redditi, delle addizionali regionali e comunali e dell’IRAP. Quindi, sapere come guadagnare con TikTok significa anche essere consapevoli dei propri obblighi fiscali.

Come fare un preventivo perfetto

Un preventivo è un documento molto importante per qualunque professionista. È indispensabile a far conoscere ai propri clienti la stima dei costi per servizi e prodotti offerti. Per questo motivo è fondamentale sapere come fare un preventivo perfetto mostrando nel dettaglio tutte le attività svolte per definire il progetto, i termini e le condizioni dell’accordo.

Cosa sono i preventivi e a cosa servono

Un preventivo è un documento redatto da un professionista per far conoscere ai propri clienti tutti gli elementi che regolano un accordo. Nel preventivo sono infatti riassunte le seguenti voci:

  • metodi di pagamento
  • descrizione di tutte le attività svolte per offrire quel determinato prodotto/servizio
  • durata rapporto contrattuale
  • condizioni particolari come, ad esempio, la possibilità d’interrompere preventivamente il rapporto lavorativo
  • dati del professionista (eventuali iscrizioni all’albo, elenchi professionali, dati aziendali, ecc…)

è importante sapere come fare un preventivo perché, con l’accettazione di questo documento da parte del cliente, ha inizio la prestazione lavorativa concordata. È sempre consigliato redigerlo in forma scritta, per tutelare entrambe le parti.

Oggi esiste una disciplina scritta che prevede l’obbligo di preventivo scritto per i professionisti iscritti ad albi professionali. In altre parole, i lavoratori autonomi o qualunque altro soggetto che decide di diventare imprenditore ed è iscritto a un qualunque albo, deve per forza presentare ai propri clienti un preventivo scritto per l’accettazione delle prestazioni offerte. Non esiste però una specifica disciplina sanzionatoria. Attraverso il preventivo, il libero professionista, deve presentare il conferimento dell’incarico.

Come fare un preventivo

Come fare un preventivo perfetto

Un preventivo è formato da diverse parti:

  1. Intestazione – in questa parte il professionista deve riportare tutti i dati personali: partita IVA, iscrizione alla Camera di Commercio, PEC, ecc…
  2. Data – si tratta della data di presentazione della proposta d’accordo. Serve a far capire la celerità nella risposta al cliente. Di solito i preventivi hanno scadenza, una data sempre scelta da chi li emette. La scadenza è utile per mettere anche una sorta di “pressione” psicologica al cliente (prendere o lasciare)
  3. Durata – la durata indica la tempistica per l’esecuzione della prestazione venduta, quindi indica la quantità di tempo necessario a realizzare un dato progetto.
  4. Organizzazione dell’incarico – una parte essenziale utile a far comprendere al cliente qual è il risultato ottenibile attraverso i servizi offerti. È importante indicare tutte le attività da svolgere per compiere un progetto, ma anche tutte quelle estranee allo stesso. Vale a dire che non basta far sapere al cliente cosa è POSSIBILE FARE, è importante anche specificare COSA NON è COMPRESO NEL PROGETTO.
  5. Condizioni economiche – è qui che è presentato al cliente il preventivo lordo della prestazione offerta. Sono quindi da dettagliare tutti i costi vivi sostenuti per eseguire quanto promesso.
  6. Modalità di fatturazione – specificare le modalità di pagamento serve a evitare futuri problemi nella fatturazione. Devono quindi essere inseriti tutti i dati necessari per fatturare correttamente e per poter ricevere il pagamento stabilito.
  7. Eventuale recupero del credito – questa sezione serve a tutelare il professionista da un eventuale mancato pagamento e/o saldo da parte del committente. Utile in caso di avvio pratiche per il recupero del credito.
  8. Risoluzione anticipata dell’accordo – devono essere inoltre presenti le eventuali ipotesi di risoluzione anticipata dell’accordo.
  9. Firma – il preventivo deve sempre essere firmato da parte del cliente. Senza la firma il preventivo è considerato non accettato. Al cliente va lasciata una regolare copia del documento. Un preventivo non è un contratto ed è sempre modificabile fino a quando la controparte non lo accetta. Una volta formato è irrevocabile.

Come scrivere un preventivo

La forma conta tanto quanto il contenuto. Molti professionisti utilizzano una bozza di fattura come un preventivo. È un’abitudine che è meglio non avere, o perdere. Risulta molto più professionale e convincente redigere un preventivo scritto a se stante. Per avere successo e sapere come fare un preventivo perfetto basta ricordare di essere sempre tempestivi, precisi e dettagliati e scriverlo in maniera semplice e comprensibile a tutti.

Come diventare copywriter e seguire la giusta disciplina fiscale

Oggi sono in molti a essere interessati a sapere come diventare copywriter. Si tratta di una professione che si è largamente diffusa anche grazie allo smart working. I soggetti che decidono d’intraprendere questa carriera, non sono obbligati ad aprire una partita IVA. Infatti, è una professione che può, qualche volta, essere svolta anche come prestazione occasionale.

Copywriter: cosa fa

La figura del copywriter è cambiata e si è evoluta negli ultimi anni. Oggi, un copy, non si occupa solo di scrivere testi pubblicitari, slogan o contenuti persuasivi. Le sue mansioni si sono fuse e mescolate con quelle dell’articolista. In entrambi i casi, comunque, le professioni possono essere svolte sia alle dipendenze di qualcuno, che come liberi professionisti.

Come diventare copywriter

In alcuni articoli precedenti, abbiamo già visto che per lavorare come sviluppatore app o come accompagnatore turistico serve aprire una partita IVA. Per la professione del copywriter non è detto che sia necessario dotarsi di partita IVA con un preciso codice ATECO.

Per capire quando e se è necessaria la partita IVA, prima bisogna capire se il lavoro è svolto in maniera saltuaria e non continuativa, oppure in modo abituale. Per fare un esempio, quando la domanda di lavoro ammonta a quattro articoli da scrivere in una volta sola, durante tutto l’anno, allora la prestazione è occasionale. Quando invece i soliti quattro articoli dell’esempio devono essere scritti tutti i mesi per tutto l’anno, allora il lavoro è continuativo e abituale. In questo secondo caso serve pertanto l’apertura di una partita IVA.

Come sempre per l’apertura è necessario compilare uno specifico modulo da presentare ad Agenzia delle Entrate in via telematica o cartacea. Sul modulo deve essere indicato il codice ATECO corretto. Per questa professione non ne esiste solamente uno, ma ce ne sono diversi:

  • 90.99: altre attività professionali NCA;
  • 21.00: relazioni pubbliche e comunicazione;
  • 99.00: altre attività dei servizi d’informazione NCA;
  • 11.01: ideazione di campagne pubblicitarie.

Il codice cambia a second del lavoro svolto, degli obiettivi perseguiti e della tipologia di cliente per il quale è svolta l’attività.

Come diventare copywriter

Freelance copywriter e Iscrizione Alla Gestione Separata Dell’Inps

Tra le cose da sapere su come diventare copywriter c’è anche quella dell’iscrizione alla gestione separata dell’INPS. La gestione separata è un regime previdenziale utilizzato da tutti i professionisti non coperti dalla cassa previdenziale obbligatoria. La gestione separata prevede il versamento di contributi due volte nel corso dell’anno, in concomitanza con altri obblighi fiscali.

Il copywriter non è obbligato a iscriversi al Registro delle Imprese a meno che non svolga molte attività, una delle quali ne richiede l’iscrizione. Per un inquadramento più preciso è sempre meglio rivolgersi a un dottore commercialista che può consigliare la soluzione migliore. L’iscrizione alla gestione separata deve avvenire entro e non oltre trenta giorni dal momento in cui è aperta partita IVA. La quota annua da versare a INPS ammonta al 25,98% dul reddito imponibile.

Copywriters e regime fiscale

Il copy è un’attività che può essere svolta in regime ordinario, oppure in regime forfettario. Il forfettario è un regime fiscale agevolato che consente di avere una tassazione al 5% nei primi cinque anni di attività, per poi passare al 15% successivamente.

IVA e IRPEF sono sostituite da questa tipologia di tassazione.

Aderendo al regime forfettario, come sempre, non è possibile superar i 65.000€ annui di fatturato. Se la soglia dovesse essere superata, avviene il passaggio diretto al regime ordinario. Inoltre, da luglio 2022 anche i forfettari, quindi anche i copy in questo regime, sono obbligati per legge a mettere fatturazione elettronica. Invece, i soggetti che non superano i 25.000€ di fatturato annui, possono mettere ancora la semplice fattura cartacea.